Concorso fotografico FiTo 2023
Parte il concorso fotografico a tema botanico, bandito dall’Orto e Museo Botanico del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Pisa. Il bando è aperto a tutti. Le proposte dovranno pervenire entro il 17 marzo 2023.
La commissione di valutazione selezionerà al massimo 30 immagini che saranno caricate il 3 Aprile 2023 in un apposito album denominato Concorso fotografico all’Orto e Museo Botanico di Pisa 2023 sulla pagina Facebook ufficiale dell’Orto e Museo Botanico e saranno caricate singolarmente sulla pagina Instagram ufficiale dell’Orto e Museo Botanico.
Tra queste foto, risulterà vincitrice quella che raccoglierà, entro le ore 10:00 del 7 maggio 2023, il maggior numero di apprezzamenti (like e “cuoricini”).
Il primo classificato riceverà come premio una copia della ‘Flora d’Italia’ di Sandro Pignatti (4 volumi), mentre le 12 fotografie (vincitrice inclusa) più votate, saranno utilizzate per il calendario 2024 dell’Orto e Museo Botanico di Pisa. Sono previste inoltre le seguenti “menzioni speciali”:
- migliore scatto realizzato da un alunno della Scuola Primaria;
- migliore scatto realizzato da un alunno della Scuola Superiore di Primo Grado;
- migliore scatto realizzato da un alunno della Scuola Superiore di Secondo Grado;
- migliore scatto di una pianta appartenente alla flora toscana;
- migliore scatto di particolare interesse botanico;
- scatto con il punto di vista più originale.
La presentazione delle 30 foto selezionate dalla Commissione, la consegna delle menzioni speciali e la contestuale premiazione della foto vincitrice, avverrà presso l’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa, nel pomeriggio di giovedì 18 Maggio 2023, giornata nella quale si celebra a livello internazionale il Fascination of Plants Day. A partire da quella data, sarà allestita una mostra temporanea presso il Museo Botanico, che esporrà tutte le foto selezionate.
Per scoprire se il quadro è falso ora c’è la chimica
La scienza va in aiuto all’arte per studiare i dipinti e individuare i falsi. E’ questo il tema centrale di un volume appena pubblicato dall’editore Springer del gruppo Nature e curato dalle professoresse Ilaria Degano e Maria Perla Colombini del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa insieme a Austin Nevin del Courtauld Institute of Art di Londra. Il libro, intitolato Analytical Chemistry for the Study of Paintings and the Detection of Forgeries, fa il punto sulle metodologie scientifiche più innovative che possono aiutare a verificare l’autenticità di un quadro. In tutto questo, la chimica ha un ruolo chiave e non a caso le due curatrici hanno un primato nel settore con pochissimi altri centri che possono vantare simili competenze a livello internazionale.
“Nei nostri laboratori l’attività di ricerca si affianca al lavoro sul campo – racconta Ilaria Degano – qualche anno fa, ad esempio, abbiamo contribuito ad autenticare un Picasso paragonando la composizione del legante usato con quella, nota in letteratura, di alcuni materiali pittorici provenienti dagli archivi delle case produttrici che il pittore utilizzava. Tramite questo confronto abbiamo potuto verificare che non solo i materiali erano compatibili con l'epoca di produzione presunta del dipinto, quindi non c'era niente che fosse stato sintetizzato, prodotto, commercializzato, brevettato dopo, ma addirittura che c’era una corrispondenza molto precisa del profilo composizionale”.
“Spesso siamo interpellati per opere di impressionisti – continua Degano – ed è capitato più di una volta di identificare dei pigmenti organici che sono stati brevettati e commercializzati dopo la data di morte del pittore presunto autore del quadro; pertanto, in questi casi abbiamo dovuto dare al committente la cattiva notizia della non compatibilità del materiale con la datazione dell'opera”.
Le tecniche analitiche per caratterizzare leganti, vernici e pigmenti, utilizzate nei laboratori dell’Ateneo pisano, come nel caso del Picasso documentato in uno studio del 2019 sul Journal of Cultural Heritage, sono solo alcune delle possibili a disposizione. Nel volume della Springer viene presentata una panoramica completa e aggiornata delle metodiche non invasive e microinvasive. Si va dalle fotografie in vari range di radiazione, come infrarosso e raggi X, all'imaging multi e iperspettrale sino all’intelligenza artificiale per analizzare lo stile delle pennellate o alla datazione al radiocarbonio e allo studio degli isotopi.
“I falsi rappresentano un problema scoraggiante per storici dell'arte, musei, gallerie e curatori che affrontano sfide nel determinare l'autenticità dei dipinti – conclude Maria Perla Colombini – il valore delle opere e l’abilità crescente dei falsari evidenzia la necessità di sviluppare procedure scientifiche affidabili per identificare i falsi. Data la complessità dei singoli casi è comunque sempre necessaria la convergenza di varie discipline per un approccio metodologico basato sulla valutazione storico-artistica, curatoriale, estetica, tecnica e scientifica”.
Per scoprire se il quadro è falso ora c’è la chimica
La scienza va in aiuto all’arte per studiare i dipinti e individuare i falsi. E’ questo il tema centrale di un volume appena pubblicato dall’editore Springer del gruppo Nature e curato dalle professoresse Ilaria Degano e Maria Perla Colombini del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa insieme a Austin Nevin del Courtauld Institute of Art di Londra. Il libro, intitolato Analytical Chemistry for the Study of Paintings and the Detection of Forgeries, fa il punto sulle metodologie scientifiche più innovative che possono aiutare a verificare l’autenticità di un quadro. In tutto questo, la chimica ha un ruolo chiave e non a caso le due curatrici hanno un primato nel settore con pochissimi altri centri che possono vantare simili competenze a livello internazionale.
“Nei nostri laboratori l’attività di ricerca si affianca al lavoro sul campo – racconta Ilaria Degano – qualche anno fa, ad esempio, abbiamo contribuito ad autenticare un Picasso paragonando la composizione del legante usato con quella, nota in letteratura, di alcuni materiali pittorici provenienti dagli archivi delle case produttrici che il pittore utilizzava. Tramite questo confronto abbiamo potuto verificare che non solo i materiali erano compatibili con l'epoca di produzione presunta del dipinto, quindi non c'era niente che fosse stato sintetizzato, prodotto, commercializzato, brevettato dopo, ma addirittura che c’era una corrispondenza molto precisa del profilo composizionale”.
Da sinistra, la professoressa Degano e la professoressa Colombini durante una presentazione del libro
“Spesso siamo interpellati per opere di impressionisti – continua Degano – ed è capitato più di una volta di identificare dei pigmenti organici che sono stati brevettati e commercializzati dopo la data di morte del pittore presunto autore del quadro; pertanto, in questi casi abbiamo dovuto dare al committente la cattiva notizia della non compatibilità del materiale con la datazione dell'opera”.
Le tecniche analitiche per caratterizzare leganti, vernici e pigmenti, utilizzate nei laboratori dell’Ateneo pisano, come nel caso del Picasso documentato in uno studio del 2019 sul Journal of Cultural Heritage, sono solo alcune delle possibili a disposizione. Nel volume della Springer viene presentata una panoramica completa e aggiornata delle metodiche non invasive e microinvasive. Si va dalle fotografie in vari range di radiazione, come infrarosso e raggi X, all'imaging multi e iperspettrale sino all’intelligenza artificiale per analizzare lo stile delle pennellate o alla datazione al radiocarbonio e allo studio degli isotopi.
“I falsi rappresentano un problema scoraggiante per storici dell'arte, musei, gallerie e curatori che affrontano sfide nel determinare l'autenticità dei dipinti – conclude Maria Perla Colombini – il valore delle opere e l’abilità crescente dei falsari evidenzia la necessità di sviluppare procedure scientifiche affidabili per identificare i falsi. Data la complessità dei singoli casi è comunque sempre necessaria la convergenza di varie discipline per un approccio metodologico basato sulla valutazione storico-artistica, curatoriale, estetica, tecnica e scientifica”.
Radiosonde innovative per la meteorologia lanciate nel cielo del Mediterraneo
Il Laboratorio di sistemi spaziali del Dipartimento di Ingegneria civile e industriale dell’Università di Pisa (DICI) ha effettuato una campagna di lancio di sonde atmosferiche innovative da navi traghetto della compagnia Corsica Ferries in navigazione nel Mediterraneo, che consentiranno misure e raccolta dati anche in aree non coperte dalle stazioni di rilevamento terrestri. L’attività è stata svolta nell’ambito della collaborazione esistente tra il DICI e il Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale per lo sviluppo sostenibile), Laboratorio di meteorologia di CNR e Regione Toscana.
"Abbiamo progettato un sistema di sonde miniaturizzate per la misura dei principali parametri atmosferici, come pressione, temperatura e umidità – commenta Salvo Marcuccio, docente di Impianti e sistemi aerospaziali al DICI – oltre a un sistema di innalzamento tramite palloni ad elio che porta le sonde nella stratosfera fino a quote di circa 20 km. Le sonde sono dotate di un sistema di telemetria che fornisce alla stazione di terra, in tempo reale, le misure relative alla colonna d’aria attraversata e ai dati di traiettoria ricavati tramite GNSS (Global Navigation Satellite System), con elevata risoluzione temporale e spaziale”.
“Rispetto ai sistemi di radiosondaggio tradizionali – prosegue Marcuccio – le sonde e il sistema di lancio sviluppati dai nostri ricercatori consentono l’acquisizione di dati a frequenza di campionamento più elevata e sono adattabili all'uso da qualsiasi località, come appunto da navi in movimento, con costi ridotti. I voli del nuovo sistema ne hanno dimostrato la funzionalità e hanno consentito di metterne a punto le procedure operative. Le prestazioni sono state eccellenti, consentendo di tracciare la traiettoria di volo dei palloni e acquisire i dati ambientali anche a distanze di oltre 150 km. Con i prossimi voli, in programma per i primi mesi del 2023, il sistema sarà ulteriormente affinato per renderlo di ancor più agevole utilizzo in vista dei futuri impieghi operativi in campi diversi come la meteorologia e la fisica dell’atmosfera, la vulcanologia, il monitoraggio ambientale per l’agricoltura di precisione e così via”.
La squadra di Unipi che ha preso parte alla campagna di lancio comprendeva anche Matteo Gemignani del corso di dottorato nazionale in “Space Science and Technology” e Antonio Turi, Irene Marsili e Marco Giannetti del corso di laurea magistrale in Ingegneria aerospaziale.
UniPi: insediato il Tavolo per la Transizione Digitale
Rendere l’Università di Pisa un’organizzazione sempre più dinamica e flessibile, in grado di affrontare al meglio le sfide che il futuro pone alla formazione, alla ricerca e alle attività di terza missione. È questo il compito del nuovo Tavolo per la Transizione Digitale che si è insediato in questi giorni presso l’Ateneo pisano.
Coordinato dal delegato per la Transizione Digitale, prof. Giuseppe Anastasi, il gruppo di lavoro, nominato dal rettore Riccardo Zucchi, favorirà lo sviluppo e la diffusione di nuove tecnologie digitali a supporto di tutte le attività della comunità accademica. Proseguendo, in questo modo, un lavoro iniziato nel 2016 dalla precedente governance e grazie al quale l’Università di Pisa è già oggi all’avanguardia in Italia.
Il tutto, facendo leva su una grande tradizione nei settori dell’informatica e delle tecnologie digitali che vede l’Ateneo pisano gestire, in proprio, una delle reti informatiche più estese del sistema universitario italiano, di cui fa parte anche uno dei pochissimi Data Center di classe “A” del Paese.
Il Tavolo è composto da:
Giuseppe Anastasi (coordinatore)
Delegato per la Transizione Digitale
Prof. Giuseppe Campanelli
Prorettore per gli Affari Giuridici
Prof. Giuseppe D'Onza
Delegato per il Bilancio
Prof. Antonio Cisternino
Presidente del Sistema Informatico di Ateneo
Dott. Stefano Suin
Dirigente della Direzione Infrastrutture Digitali
Dott. Maurizio Davini
Coordinatore Data Center di Ateneo
Prof. Gianluigi Ferrari
Professore di Informatica, Dipartimento di Informatica
Prof. Riccardo Mannella
Professore di Fisica, Dipartimento di Fisica
Prof. Enzo Mingozzi
Professore di Ingegneria Informatica, Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione
Dott.ssa Marcella Berti
Coordinatrice dell’Unità Bilancio, Dipartimento di Economia e Management
Dott.ssa Claudia Cimino
Coordinatrice del Settore Ricerca, Direzione Area Medicina
Dott.ssa Gloria Penso
Coordinatrice dell’Unità Didattica, Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica
Radiosonde innovative per la meteorologia lanciate nel cielo del Mediterraneo
Il Laboratorio di sistemi spaziali del Dipartimento di Ingegneria civile e industriale dell’Università di Pisa (DICI) ha effettuato una campagna di lancio di sonde atmosferiche innovative da navi traghetto della compagnia Corsica Ferries in navigazione nel Mediterraneo, che consentiranno misure e raccolta dati anche in aree non coperte dalle stazioni di rilevamento terrestri. L’attività è stata svolta nell’ambito della collaborazione esistente tra il DICI e il Consorzio LaMMA (Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica Ambientale per lo sviluppo sostenibile), Laboratorio di meteorologia di CNR e Regione Toscana.
"Abbiamo progettato un sistema di sonde miniaturizzate per la misura dei principali parametri atmosferici, come pressione, temperatura e umidità – commenta Salvo Marcuccio, docente di Impianti e sistemi aerospaziali al DICI – oltre a un sistema di innalzamento tramite palloni ad elio che porta le sonde nella stratosfera fino a quote di circa 20 km. Le sonde sono dotate di un sistema di telemetria che fornisce alla stazione di terra, in tempo reale, le misure relative alla colonna d’aria attraversata e ai dati di traiettoria ricavati tramite GNSS (Global Navigation Satellite System), con elevata risoluzione temporale e spaziale”.
“Rispetto ai sistemi di radiosondaggio tradizionali – prosegue Marcuccio – le sonde e il sistema di lancio sviluppati dai nostri ricercatori consentono l’acquisizione di dati a frequenza di campionamento più elevata e sono adattabili all'uso da qualsiasi località, come appunto da navi in movimento, con costi ridotti. I voli del nuovo sistema ne hanno dimostrato la funzionalità e hanno consentito di metterne a punto le procedure operative. Le prestazioni sono state eccellenti, consentendo di tracciare la traiettoria di volo dei palloni e acquisire i dati ambientali anche a distanze di oltre 150 km. Con i prossimi voli, in programma per i primi mesi del 2023, il sistema sarà ulteriormente affinato per renderlo di ancor più agevole utilizzo in vista dei futuri impieghi operativi in campi diversi come la meteorologia e la fisica dell’atmosfera, la vulcanologia, il monitoraggio ambientale per l’agricoltura di precisione e così via”.
La squadra di Unipi che ha preso parte alla campagna di lancio comprendeva anche Matteo Gemignani del corso di dottorato nazionale in “Space Science and Technology” e Antonio Turi, Irene Marsili e Marco Giannetti del corso di laurea magistrale in Ingegneria aerospaziale.
Il professor Romboli eletto tra i componenti laici del Consiglio superiore della magistratura
Il professor Roberto Romboli (foto), con il più alto numero di suffragi, è stato eletto ieri dal Parlamento in seduta comune tra i dieci componenti laici del Consiglio superiore della magistratura per il prossimo quadriennio. Si tratta di un riconoscimento importante alle qualità di uno studioso che si è particolarmente distinto, per le sue ricerche e nell’insegnamento, oltre che in tema di ordinamento giudiziario, sulla giustizia costituzionale, sui diritti fondamentali e sulle fonti del diritto. L’elezione riporta, a circa trent’anni di distanza, all’interno dell’organo di governo autonomo dei magistrati ordinari un altro esponente della scuola “pisana” di ordinamento giudiziario, allora rappresentata dal professor Alessandro Pizzorusso, che vi rimase dal 1990 al 1994.
Il professor Roberto Romboli è nato a Pontedera (Pisa) nel 1950. Laureato alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa, è stato professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Pisa dal 1987 al 2021 e da ottobre dello scorso anno Professore Emerito. È stato Direttore del Dipartimento di Diritto pubblico dal 1990 al 1997 e dal 2009 al 2012, Preside della Facoltà di Giurisprudenza dal 1997 al 2000 e Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza dal 2012 al 2016. È stato membro del Consiglio giudiziario della Toscana. Nel 1996 è stato insignito dell’Ordine del Cherubino. È direttore scientifico del Corso di alta formazione in “Giustizia costituzionale e tutela internazionale dei diritti”, intitolato ad Alessandro Pizzorusso, giunto alla dodicesima edizione, e che si sta svolgendo in questi giorni all’Università di Pisa.
L’Università di Pisa investe mezzo milione di euro per valorizzare la ricerca di eccellenza
Sono 12 i progetti di ricerca che l’Università di Pisa ha selezionato al suo interno e finanziato con quasi mezzo milione di euro per produrre entro sei mesi un brevetto e un prototipo funzionante validato in laboratorio o in ambienti industrialmente rilevanti. Tutti riguardano tecnologie innovative legate agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile in ambito ambientale, economico e sociale, e diversi potranno avere un impatto di interesse pubblico per la società, essendo concentrati nei campi della salute e del benessere. Più in dettaglio, gli ambiti di interesse riguardano l’agrifood, la mobilità sostenibile, l’energia, l’aerospazio, la chimica verde, la fabbrica intelligente e le tecnologie per gli ambienti di vita, con quattro progetti che svilupperanno farmaci utili nel trattamento di infezioni virali, a partire da quella da Covid-19.
I progetti selezionati sono risultati vincitori del bando interno tra le 32 proposte arrivate e il finanziamento ottenuto servirà a innalzare il livello tecnologico delle ricerche, per agevolare l’ultimo miglio del percorso verso il mercato con la nascita di spin off o l’avvio di partnership con grandi aziende nella logica dell'Open Innovation. Avranno inoltre il supporto dell’Ufficio di trasferimento tecnologico dell’Ateneo per depositare la domanda di brevetto secondo gli alti standard qualitativi che l’Università di Pisa si sta imponendo.
Questo bando segna l’inizio di una diversa strategia di valorizzazione della ricerca disegnata dalla nuova governance dell’Ateneo. “Seguendo le migliori pratiche internazionali – spiega il rettore Riccardo Zucchi – l’Università di Pisa intende avvicinarsi ai modelli dei grandi atenei mondiali, promuovendo un dialogo costante e sviluppando le collaborazioni con le macro aziende e i più importanti investitori privati”. Dal canto suo il professor Corrado Priami, delegato per la Valorizzazione della ricerca e le nuove iniziative imprenditoriali, sottolinea che “siamo all’inizio di un percorso in cui la valorizzazione della ricerca è considerata un motore per lo sviluppo sociale ed economico del Paese, attraverso lo sfruttamento economico efficace e responsabile della proprietà intellettuale generata dai ricercatori dell’Ateneo, che molto spesso sono all’avanguardia anche a livello internazionale nelle rispettive discipline”.
L’Ateneo investe mezzo milione di euro per valorizzare la ricerca di eccellenza
Sono 12 i progetti di ricerca che l’Università di Pisa ha selezionato al suo interno e finanziato con quasi mezzo milione di euro per produrre entro sei mesi un brevetto e un prototipo funzionante validato in laboratorio o in ambienti industrialmente rilevanti. Tutti riguardano tecnologie innovative legate agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile in ambito ambientale, economico e sociale, e diversi potranno avere un impatto di interesse pubblico per la società, essendo concentrati nei campi della salute e del benessere. Più in dettaglio, gli ambiti di interesse riguardano l’agrifood, la mobilità sostenibile, l’energia, l’aerospazio, la chimica verde, la fabbrica intelligente e le tecnologie per gli ambienti di vita, con quattro progetti che svilupperanno farmaci utili nel trattamento di infezioni virali, a partire da quella da Covid-19.
I progetti selezionati sono risultati vincitori del bando interno tra le 32 proposte arrivate e il finanziamento ottenuto servirà a innalzare il livello tecnologico delle ricerche, per agevolare l’ultimo miglio del percorso verso il mercato con la nascita di spin off o l’avvio di partnership con grandi aziende nella logica dell'Open Innovation. Avranno inoltre il supporto dell’Ufficio di trasferimento tecnologico dell’Ateneo per depositare la domanda di brevetto secondo gli alti standard qualitativi che l’Università di Pisa si sta imponendo.
Questo bando segna l’inizio di una diversa strategia di valorizzazione della ricerca disegnata dalla nuova governance dell’Ateneo. “Seguendo le migliori pratiche internazionali – spiega il rettore Riccardo Zucchi – l’Università di Pisa intende avvicinarsi ai modelli dei grandi atenei mondiali, promuovendo un dialogo costante e sviluppando le collaborazioni con le macro aziende e i più importanti investitori privati”. Dal canto suo il professor Corrado Priami (foto), delegato per la Valorizzazione della ricerca e le nuove iniziative imprenditoriali, sottolinea che “siamo all’inizio di un percorso in cui la valorizzazione della ricerca è considerata un motore per lo sviluppo sociale ed economico del Paese, attraverso lo sfruttamento economico efficace e responsabile della proprietà intellettuale generata dai ricercatori dell’Ateneo, che molto spesso sono all’avanguardia anche a livello internazionale nelle rispettive discipline”.
Mangiare o non mangiare? Come il digiuno modifica il cervello
Molte persone ricorrono al digiuno spinte dalla moda o dalla pubblicità. Mentre alcuni effetti positivi del digiuno sulla longevità sono noti, non conosciamo cosa accade precisamente alle cellule del nostro cervello in conseguenza di uno scarso apporto di cibo. Uno studio coordinato da Paola Tognini, ricercatrice del dipartimento di Ricerca traslazionale dell’Università di Pisa (Unità di Fisiologia), ha dimostrato che l’assenza di cibo provoca alterazioni nell’espressione genica della corteccia cerebrale, andando a influire in particolare sull’orologio biologico. I risultati della ricerca, pubblicati in un articolo sulla rivista del gruppo Springer-Nature “Cellular and Molecular Life Sciences”, sono frutto di una collaborazione tra Università di Pisa, University of California Irvine (Stati Uniti), Scuola Normale Superiore, Istituto di Neuroscienze e Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc) e IRCCS Fondazione Stella Maris.
Il team di ricercatori ha dimostrato come il beta-idrossibutirrato, un corpo chetonico prodotto dal nostro organismo durante le condizioni di digiuno, abbia la capacità di alterare la cromatina e l’espressione genica nella corteccia cerebrale: “L’assenza di cibo rappresenta uno stimolo stressante per il nostro organismo, il quale si trova a dover rispondere alle richieste energetiche di un gran numero di tessuti – spiega Paola Tognini – Il glucosio non è più sufficiente, e il nostro corpo comincia a produrre corpi chetonici come fonte energetica alternativa. Il beta-idrossibutirrato è il principale corpo chetonico che raggiunge il cervello durante periodi di digiuno. In passato si pensava che il cervello usasse il beta-idrossibutirrato solo come substrato per produrre energia. In collaborazione con i laboratori di metabolomica della dott.ssa Amalia Gastaldelli e di proteomica della dott.ssa Silvia Rocchiccioli di Cnr-Ifc abbiamo utilizzato le tecniche di spettrometria di massa ad alta risoluzione per misurare le concentrazioni di beta-idrossibutirrato nel fegato (dove viene principalmente prodotto), nel plasma (dove viene rilasciato) e nel cervello scoprendo che le cellule cerebrali sfruttano il beta-idrossibutirrato anche come donatore chimico, causando alterazioni nella struttura di proteine, in particolare proteine che si trovano nel nucleo delle cellule e che sono in contatto con il DNA (la cosiddetta cromatina). In conseguenza di ciò, abbiamo scoperto drammatici cambiamenti nell’espressione genica del cervello”.
I ricercatori hanno osservato che i principali cambiamenti nell’espressione dei geni riguardano l’orologio circadiano, che rappresenta un sistema per regolare i processi biologici in sincronia con l’alternanza del giorno e della notte lungo le 24 ore. “I nostri esperimenti hanno dimostrato che non solo i livelli dei geni dell’orologio vengono alterati – aggiunge Sara Cornuti, dottoranda della Scuola Normale Superiore e prima autrice dell’articolo – ma anche l’attività locomotoria subisce dei cambiamenti. È stato inoltre verificato che queste variazioni di ritmo circadiano si mantengono anche dopo la reintroduzione del cibo, suggerendo l’esistenza di una traccia di memoria nei circuiti implicati nel controllo di tali ritmi”.
Dimostrando come il digiuno sia un potente regolatore dei livelli di espressione genica nel sistema nervoso centrale, questa nuova ricerca apre nuove frontiere per l’utilizzo della nutrizione o dei supplementi alimentari come strategie alternative o adiuvanti per il trattamento di disturbi del neurosviluppo o neuropsichiatrici.