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Comunicati stampa

Con un corso di laurea in Geologia erogato in lingua inglese, l’Università di Pisa inizia la sua avventura in Uzbekistan, dove la scorsa settimana ha inaugurato la sua prima sede estera nella capitale Tashkent. All’inaugurazione era presente una delegazione dell’Università di Pisa formata dal prorettore alla didattica, Marco Abate, il prorettore alla cooperazione e relazioni internazionali, Francesco Marcelloni, il direttore della Dipartimento di Scienze della Terra, Luca Pandolfi, il precedente direttore di Scienze della Terra, Sergio Rocchi, la presidentessa del corso di laurea in Scienze Geologiche, Anna Gioncada. La sede si trova all’interno della nuova area che ospiterà il Comitato di Stato per la Geologia e le Risorse Minerarie dell’Uzbekistan.

L’Università di Pisa avrà a disposizione 7 aule attrezzate che possono ospitare fino a 50 studenti ognuna, laboratori didattici e laboratori di ricerca dotati di moderne attrezzature, una mensa e un dormitorio che può ospitare fino a 600 studenti. La sede sarà gestita in collaborazione con il Comitato di Stato e con l’Università di Scienze Geologiche dell’Uzbekistan. Oltre al corso di laurea in Geologia, in futuro potranno essere affiancati altri corsi di studio.

“È la prima volta che l’Università di Pisa varca i confini nazionali – dichiara Francesco Marcelloni – per portare la sua esperienza e la sua eccellenza in uno dei paesi del Centro Asia, che più sta investendo nell’educazione superiore dei suoi molti giovani. La sede, che non avrà alcun costo per l’Università di Pisa, consentirà di formare 50 geologi ogni anno e di attivare collaborazioni strette tra i geologi uzbeki e i geologi dell’Università di Pisa e contribuirà a rafforzare il legame tra l’Italia e l’Uzbekistan. L’apertura di questa sede si affianca alle tante iniziative intraprese in questi ultimi anni per far conoscere sempre di più l’Università di Pisa all’estero, al fine di promuovere collaborazioni con altre università e attrarre studenti, ricercatori e investitori stranieri a Pisa, generando una forte ricaduta sul territorio.”

“L’Uzbekistan è un paese estremamente ricco di risorse minerarie – aggiunge Luca Pandolfi – e fortemente interessato a una loro gestione in un quadro di sviluppo sostenibile.  La collaborazione con il Comitato di Stato uzbeko è quindi di grande interesse per la ricerca di base e applicata della nostra università nell’ambito delle discipline geologiche. La visita a Tashkent è stata l’occasione non solo per visitare le strutture che ospiteranno i futuri studenti nella nuova sede e mettere a punto la parte logistica necessaria all'apertura del corso di laurea, ma anche per gettare le basi di una stretta e proficua cooperazione scientifica”.

Martedì 24 maggio, alle ore 14, nell'Aula Magna Storica del Palazzo La Sapienza, si tiene il convegno "Next Generation Surgery. From robotics to interconnected digital surgery" dedicato ai nuovi sviluppi della chirurgia, resi possibili dal massiccio impiego delle tecnologie digitali. Nell’occasione interviene Gary Guthart, Chief Executive Officer di Intuitive, l'azienda che produce il sistema di chirurgia robotica Da Vinci.

Sono previsti interventi di Paolo Mancarella, rettore dell'Università di Pisa, Dino Pedreschi, Università di Pisa, Antonio Bicchi, Università di Pisa, Arianna Menciassi, Biorobotics Institute, Scuola Superiore S. Anna, Gary Guthart, Intuitive CEO.

Le emozioni nascono nel cuore, e non nel cervello, dicevano i poeti. Ora la ricerca scientifica conferma le fondamenta di questo topos letterario. Uno studio dei bioingegneri dell’Università di Pisa in collaborazione con l’Università di Padova e l'University of California Irvine e pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Science of the USA” analizza il meccanismo che ci porta a provare una specifica emozione a fronte di determinati stimoli e trova nel cuore la radice delle emozioni.

"Che il corpo giochi un ruolo fondamentale nel definire gli stati emotivi è ormai ampiamente riconosciuto dalla comunità scientifica – spiega Gaetano Valenza, docente di bioingegneria al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e ricercatore al Centro “E. Piaggio” – Tuttavia, se escludiamo alcune teorie proposte agli inizi del secolo scorso, fino ad ora l’attività cardiovascolare è stata vista come un semplice supporto metabolico a sostegno del cervello. E solo il cervello sarebbe la sede dei processi biologici responsabili dell’esperienza emotiva cosciente. Noi abbiamo invece evidenze del fatto che l’attività cardiovascolare gioca un ruolo causale nell'iniziare e nel sentire una specifica emozione, e precede temporalmente l’attivazione dei neuroni della corteccia cerebrale. In sostanza, per dirla parafrasando William James, che fu il padre, insieme a John Lange, della cosiddetta teoria periferica delle emozioni, non abbiamo la tachicardia perché abbiamo paura, ma la sensazione di paura è l’esperienza emotiva cosciente innescata dalla tachicardia”.

Per dimostrare questa teoria sono stati utilizzati modelli matematici complessi applicati ai segnali elettrocardiografici ed elettroencefalografici in soggetti sani durante la visione di filmati con contenuto emotivo altamente spiacevole o piacevole. I ricercatori hanno così scoperto che nei primi secondi lo stimolo modifica l’attività cardiaca, che a sua volta induce e modula una specifica risposta della corteccia. Un continuo e bidirezionale scambio di informazioni tra cuore e cervello sottende quindi l’intera esperienza cosciente dell’emozione e, soprattutto, della sua intensità. “Ovviamente – prosegue Valenza – la complessità delle emozioni che proviamo deriva da uno scambio molto complesso tra il nostro sistema nervoso e i vari sistemi "periferici", ma è l’attività cardiaca, e non quella cerebrale, a dare il via all’esperienza emotiva.”

Per potere estrarre da una semplice analisi dell’ECG la valutazione di uno stato emotivo, i ricercatori hanno sviluppato delle equazioni matematiche in grado di "decodificare" continuamente la comunicazione cuore-cervello nei diversi stati emozionali. In pratica, data una certa dinamica cardiaca, in un futuro prossimo, potrebbe essere possibile comprendere quale emozione è stata provata dal soggetto sotto osservazione, per esempio utilizzando uno smartwatch.

“La scoperta può avere delle ricadute molto rilevanti sulla comprensione dei disturbi psichici e sulla loro relazione con la salute fisica – afferma Claudio Gentili, del Dipartimento di Psicologia Generale e Centro per i Servizi Clinici Psicologici dell’Università di Padova – e può spiegare perché soggetti con disturbi affettivi, come la depressione, sono associati ad una maggior probabilità di sviluppare patologie cardiache, o, viceversa, tra soggetti con problemi cardiaci quali patologie coronariche o aritmie si riscontra un incremento di ansia e depressione. Il nostro lavoro, oltre a riportare in auge la teoria della genesi periferica delle emozioni, conferma le più recenti posizioni neuroscientifiche che propongono di superare il dualismo tra il cervello inteso come organo esclusivo della mente e il corpo, suggerendo come noi non siamo (solo) il nostro cervello”.

FotoSaponaraIl professor Sergio Saponara, ordinario di Elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, è stato nominato dalla ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa componente del “Tavolo tecnico per lo studio e la formulazione di contenuti in materia di tecnologie dei semiconduttori” istituito presso il MUR. Il Tavolo ha la finalità di supportare il ministero nel dialogo interistituzionale sulla tematica e lavorare alla definizione di una strategia per lo sviluppo di tecnologie innovative e sostenibili per microprocessori, in coerenza con quanto delineato nelle misure proposte dalla Commissione dell’Unione Europea.

L’attività didattica e di ricerca del professor Saponara si incentra sui Sistemi Elettronici Integrati e le applicazioni dell’Elettronica a vari campi (i veicoli, l’industria4.0, i sistemi per IoT e High Performance Computing), dove è coinvolto con l’Università di Pisa in progetti quali l’European Processor Initiative e il nuovo Centro Nazionale per HPC, Big Data e Quantum.

Del Tavolo fanno parte, oltre al professor Saponara, Luca Benini (docente Università di Bologna), Paolo Giuseppe Ravazzani (dirigente CNR-Milano), Enrico Sangiorgi (docente Università di Bologna), Cristina Silvano (docente Politecnico di Milano), Rosario Corrado Spinella (dirigente CNR-Roma), Francesco Svelto (docente Università degli Studi di Pavia), Giovanni Verzellesi (docente Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia), e Massimo Violante (docente Politecnico Torino).

Sono 14, su 20, i Dipartimenti dell’Università di Pisa, ammessi dal Ministero dell’Università e della Ricerca alla procedura di selezione dei 180 Dipartimenti di Eccellenza per il quinquennio 2023-2027. È stata infatti pubblicata la graduatoria, definita dall’ANVUR, l’Agenzia nazionale di valutazione del Sistema universitario e della ricerca, dei primi 350 dipartimenti selezionati in ordine decrescente sulla base del valore dell’Indicatore Standardizzato di Performance Dipartimentale (ISPD). I Dipartimenti che supereranno la selezione otterranno un budget annuale di oltre un milione di euro per cinque anni.

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Per l’Ateneo pisano, sono presenti in graduatoria i dipartimenti di Biologia, Civiltà e forme del sapere, Economia e management, Farmacia, Filologia, letteratura e Linguistica, Fisica, Ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni, Ingegneria dell’informazione, Matematica, Medicina clinica e sperimentale, Patologia chirurgica, medica, molecolare e dell’area critica, Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia, Scienze della terra, Scienze veterinarie. Tra questi, ben 7 hanno ricevuto il punteggio massimo di valutazione (100) e 2 una valutazione pari a 99.

I 14 i dipartimenti sono adesso chiamati a presentare entro il prossimo 16 settembre un proprio progetto di sviluppo quinquennale che sarà valutato da una commissione di sette componenti, nominata con decreto ministeriale.

In totale sono 271 i milioni di euro stanziati dal Ministero e ogni dipartimento di Eccellenza può aspirare ad essere finanziato con un budget annuale che va dai 1,620 ai 1,080 milioni di euro per cinque anni. Per i dipartimenti delle aree CUN da 1 a 9 sarà assegnato anche un budget di 250 mila euro annui vincolato a infrastrutture di ricerca.

“Un risultato importantissimo, che dimostra quanto il nostro Ateneo sia cresciuto in questi sei anni – ha commentato il Rettore, Paolo Mancarella – Nel 2017, anno del precedente bando, i dipartimenti dell’Università di Pisa ammessi alla selezione erano stati 10 su 20, oggi ne abbiamo invece 14, tutti con un ottimo ISPD, segno che le scelte strategiche e gli investimenti fatti stanno dando i loro frutti. E questo fa ben sperare per l’esito finale. Di tutto ciò non posso che ringraziare tutta la nostra comunità universitaria che, una volta di più, ha dato prova di grande qualità e unità”.

“Il nostro Ateneo ha svolto un grande lavoro, che ha visto impegnati prima di tutto i singoli docenti che hanno potuto esporre pubblicazioni di eccellente livello internazionale e nazionale, i dipartimenti che insieme alle Direzioni centrali dell’Ateneo, ai Centri e alle Biblioteche hanno fornito il sostegno logistico, strumentale e amministrativo necessario, il Rettore e gli organi politici che hanno favorito fortemente lo sviluppo della ricerca – commenta la professoressa Claudia Martini, prorettrice per la ricerca in ambito nazionale – È stato il lavoro di squadra di tutta la comunità accademica che ha permesso di raggiungere risultati molto promettenti in vista dell’esito finale della selezione”.

“Le collezioni museali non sono soltanto custodi del nostro passato, ma sono anche fucine di idee per le ricerche del futuro”. Questa affermazione trova una sua espressione nel video “Lo zolfo dei Monti Livornesi. Storia di un enigma mineralogico”, realizzato dal Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra e il Polo Multimediale del Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC). Partendo da un insolito esemplare di zolfo conservato nelle collezioni mineralogiche dell’Ateneo pisano e proveniente dai Monti Livornesi, i ricercatori hanno effettuato una serie di indagini di carattere storico e geologico per cercare di comprenderne la reale provenienza.

 

In questo studio essi hanno collaborato con esperti naturalisti e collezionisti di minerali attivi sul territorio. Dalle pagine ingiallite dei lavori del geologo Igino Cocchi, ai resti di una collina che non esiste più, attraverso il materiale da costruzione dell’Acquedotto Lorenese che serviva la città di Livorno, i ricercatori hanno dovuto mettere assieme le disordinate tessere di un puzzle che le vicende geologiche ed umane avevano contribuito a confondere. Dalla speranza di aver trovato le tessere giuste, allo sconforto di non averle collocate correttamente, sino alla idea rivelatrice che porta all’eccitazione della scoperta, il video ripercorre le vicende che hanno condotto ad individuare una nuova ed interessante località mineralogica ricca di campioni di zolfo ma che apre una nuova serie di problematiche geologiche che dovranno essere oggetto di future ricerche scientifiche.

Il video è stato realizzato nell’ambito della iniziativa nazionale “Lo zolfo in Italia”, promossa dalla Commissione Musei della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, in occasione dell’Anno della Mineralogia 2022 proclamato dalla International Mineralogical Association. Esso quindi fa parte di una delle iniziative rivolte alla Terza Missione organizzate dal Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra. La realizzazione del video si è avvalsa delle competenze professionali del personale del CIDIC, che ne ha curato la regia, le riprese e il montaggio. Si tratta della seconda "fruttuosa" collaborazione tra i due centri di Ateneo. L’anteprima del video “Lo zolfo dei Monti Livornesi. Storia di un enigma mineralogica” è stata proiettata in occasione del convegno “Mineralogia della Toscana: 150 anni dopo” che si è svolto presso la sede del Museo di Storia Naturale sabato 21 maggio. Oltre che sulla pagina Youtube del Museo di Storia Naturale, il video sarà anche visibile durante la mostra temporanea “Lo zolfo in Italia” che si terrà dal 6 giugno al 2 ottobre 2022.


Lo zolfo dei Monti Livornesi – Storia di un enigma mineralogico

(video documentario di 8'03’’).

Idea e progettazione: Daniela Mauro, Cristian Biagioni

Sceneggiatura: Daniela Mauro, Cristian Biagioni

Regia: Alessio Sbrana

Riprese drone: GCAVCOM

Interpreti in ordine di apparizione: Daniela Mauro, Franco Sammartino, Riccardo Torri, Massimo D’Orazio, Cristian Biagioni

Ringraziamenti: Azienda Agricola Biologica Cordecimo 2, di Vitale Fabrizio e Carlotta Miniati; Patrizia Gargani, proprietaria dei terreni dove si apre la Buca delle Fate.

Con un corso di laurea in Geologia erogato in lingua inglese, l’Università di Pisa inizia la sua avventura in Uzbekistan, dove la scorsa settimana ha inaugurato la sua prima sede estera nella capitale Tashkent. All’inaugurazione era presente una delegazione dell’Università di Pisa formata dal prorettore alla didattica, Marco Abate, il prorettore alla cooperazione e relazioni internazionali, Francesco Marcelloni, il direttore della Dipartimento di Scienze della Terra, Luca Pandolfi, il precedente direttore di Scienze della Terra, Sergio Rocchi, la presidentessa del corso di laurea in Scienze Geologiche, Anna Gioncada. La sede si trova all’interno della nuova area che ospiterà il Comitato di Stato per la Geologia e le Risorse Minerarie dell’Uzbekistan.

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La sede vista dall'esterno.

L’Università di Pisa avrà a disposizione 7 aule attrezzate che possono ospitare fino a 50 studenti ognuna, laboratori didattici e laboratori di ricerca dotati di moderne attrezzature, una mensa e un dormitorio che può ospitare fino a 600 studenti. La sede sarà gestita in collaborazione con il Comitato di Stato e con l’Università di Scienze Geologiche dell’Uzbekistan. Oltre al corso di laurea in Geologia, in futuro potranno essere affiancati altri corsi di studio.

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I locali della mensa.

“È la prima volta che l’Università di Pisa varca i confini nazionali – dichiara Francesco Marcelloni – per portare la sua esperienza e la sua eccellenza in uno dei paesi del Centro Asia, che più sta investendo nell’educazione superiore dei suoi molti giovani. La sede, che non avrà alcun costo per l’Università di Pisa, consentirà di formare 50 geologi ogni anno e di attivare collaborazioni strette tra i geologi uzbeki e i geologi dell’Università di Pisa e contribuirà a rafforzare il legame tra l’Italia e l’Uzbekistan. L’apertura di questa sede si affianca alle tante iniziative intraprese in questi ultimi anni per far conoscere sempre di più l’Università di Pisa all’estero, al fine di promuovere collaborazioni con altre università e attrarre studenti, ricercatori e investitori stranieri a Pisa, generando una forte ricaduta sul territorio.”

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“L’Uzbekistan è un paese estremamente ricco di risorse minerarie – aggiunge Luca Pandolfi – e fortemente interessato a una loro gestione in un quadro di sviluppo sostenibile.  La collaborazione con il Comitato di Stato uzbeko è quindi di grande interesse per la ricerca di base e applicata della nostra università nell’ambito delle discipline geologiche. La visita a Tashkent è stata l’occasione non solo per visitare le strutture che ospiteranno i futuri studenti nella nuova sede e mettere a punto la parte logistica necessaria all'apertura del corso di laurea, ma anche per gettare le basi di una stretta e proficua cooperazione scientifica”.

Le emozioni nascono nel cuore, e non nel cervello, dicevano i poeti. Ora la ricerca scientifica conferma le fondamenta di questo topos letterario. Uno studio dei bioingegneri dell’Università di Pisa in collaborazione con l’Università di Padova e l'University of California Irvine e pubblicato sulla rivista “Proceedings of the National Academy of Science of the USA” analizza il meccanismo che ci porta a provare una specifica emozione a fronte di determinati stimoli e trova nel cuore la radice delle emozioni.

"Che il corpo giochi un ruolo fondamentale nel definire gli stati emotivi è ormai ampiamente riconosciuto dalla comunità scientifica – spiega Gaetano Valenza, docente di bioingegneria al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e ricercatore al Centro “E. Piaggio” – Tuttavia, se escludiamo alcune teorie proposte agli inizi del secolo scorso, fino ad ora l’attività cardiovascolare è stata vista come un semplice supporto metabolico a sostegno del cervello. E solo il cervello sarebbe la sede dei processi biologici responsabili dell’esperienza emotiva cosciente. Noi abbiamo invece evidenze del fatto che l’attività cardiovascolare gioca un ruolo causale nell'iniziare e nel sentire una specifica emozione, e precede temporalmente l’attivazione dei neuroni della corteccia cerebrale. In sostanza, per dirla parafrasando William James, che fu il padre, insieme a John Lange, della cosiddetta teoria periferica delle emozioni, non abbiamo la tachicardia perché abbiamo paura, ma la sensazione di paura è l’esperienza emotiva cosciente innescata dalla tachicardia”.

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Per dimostrare questa teoria sono stati utilizzati modelli matematici complessi applicati ai segnali elettrocardiografici ed elettroencefalografici in soggetti sani durante la visione di filmati con contenuto emotivo altamente spiacevole o piacevole. I ricercatori hanno così scoperto che nei primi secondi lo stimolo modifica l’attività cardiaca, che a sua volta induce e modula una specifica risposta della corteccia. Un continuo e bidirezionale scambio di informazioni tra cuore e cervello sottende quindi l’intera esperienza cosciente dell’emozione e, soprattutto, della sua intensità. “Ovviamente – prosegue Valenza – la complessità delle emozioni che proviamo deriva da uno scambio molto complesso tra il nostro sistema nervoso e i vari sistemi "periferici", ma è l’attività cardiaca, e non quella cerebrale, a dare il via all’esperienza emotiva.”

Per potere estrarre da una semplice analisi dell’ECG la valutazione di uno stato emotivo, i ricercatori hanno sviluppato delle equazioni matematiche in grado di "decodificare" continuamente la comunicazione cuore-cervello nei diversi stati emozionali. In pratica, data una certa dinamica cardiaca, in un futuro prossimo, potrebbe essere possibile comprendere quale emozione è stata provata dal soggetto sotto osservazione, per esempio utilizzando uno smartwatch.

“La scoperta può avere delle ricadute molto rilevanti sulla comprensione dei disturbi psichici e sulla loro relazione con la salute fisica – afferma Claudio Gentili, del Dipartimento di Psicologia Generale e Centro per i Servizi Clinici Psicologici dell’Università di Padova – e può spiegare perché soggetti con disturbi affettivi, come la depressione, sono associati ad una maggior probabilità di sviluppare patologie cardiache, o, viceversa, tra soggetti con problemi cardiaci quali patologie coronariche o aritmie si riscontra un incremento di ansia e depressione. Il nostro lavoro, oltre a riportare in auge la teoria della genesi periferica delle emozioni, conferma le più recenti posizioni neuroscientifiche che propongono di superare il dualismo tra il cervello inteso come organo esclusivo della mente e il corpo, suggerendo come noi non siamo (solo) il nostro cervello”.

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