Certificazione di qualità per il dipartimento di Scienze Veterinarie
Il dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa ha implementato il proprio Sistema di Gestione per la Qualità (SGQ) con il passaggio alla nuova edizione della norma UNI EN ISO 9001:2015. I laboratori che attuano il SGQ conforme alla norma sono quelli di Biologia Applicata ed Ecotossicologia, Biotecnologie Genetiche, Diagnostica Istopatologica, Farmacologia e Tossicologia Veterinaria, Micologia e Sierologia delle Malattie Parassitarie e Patologia Clinica Veterinaria.
Personale dei laboratori della sede di San Piero a Grado, da sinistra a destra, dr.ssa Gianfranca Monni (Responsabile Qualità, Divisione di Biologia Applicata ed Ecotossicologia), dr.ssa Valentina Meucci (Responsabile Qualità, Divisione di Farmacologia e Tossicologia Veterinaria), dr.ssa Anna Pasquini (Responsabile Qualità, Divisione di Patologia Clinica Veterinaria), sig.ra Simona Rela (addetta alle analisi, Divisione di Patologia Clinica Veterinaria).
Il passaggio alla nuova edizione della norma ha visto impegnati tecnici e docenti del dipartimento e segue la certificazione UNI EN ISO 9001:2008 ottenuta nel 2014 da Certiquality Srl per le analisi di laboratorio conto terzi.
La Certificazione di Qualità rappresenta per il dipartimento uno strumento per garantire standard qualitativi sempre più elevati e perseguire come obiettivi la soddisfazione dei clienti, il miglioramento continuo dei servizi offerti, referti precisi e accurati consegnati nel rispetto dei tempi, il coinvolgimento del personale interno e il miglioramento gestionale.
Personale dei laboratori della sede di Pisa, da sinistra a destra, dr.ssa Simona Nardoni (Responsabile Qualità, Divisione di Micologia e Sierologia delle Malattie Parassitarie), prof.ssa Roberta Ciampolini (Responsabile Qualità, Divisione di Biotecnologie Genetiche), sig. Davide Lorenzi (addetto alle analisi, Divisione di Diagnostica Istopatologica), dr.ssa Francesca Millanta (Responsabile Qualità, Divisione di Diagnostica Istopatologica)
Ulteriori informazioni sul SGQ e sui laboratori che offrono servizi conto terzi all’interno del SGQ sono disponibili alla pagina Dipartimento di Scienze Veterinarie/Certificazione ISO 9001.
Più le società sono ricche maggiore è l’incidenza dei tumori
Crescita economica e nuovi casi di tumori crescono di pari passo, a mostrarlo è una ricerca condotta all’Università di Pisa su 122 Paesi nel mondo, Italia compresa. Lo studio firmato da Tommaso Luzzati, Angela Parenti e Tommaso Rughi del dipartimento di Economia e Management è stato pubblicato sulla rivista “Ecological Economics” e, oltre a rilevare il fenomeno, cerca anche di analizzare le cause della cosiddetta “epidemia di cancro” che colpisce moltissimi paesi, soprattutto sviluppati. Per farlo i tre economisti sono partiti dai dati provenienti dal database Globocan, un progetto dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità. L’analisi ha quindi riguardato 122 paesi, ovvero circa il 90% della popolazione mondiale, e le otto tipologie di tumori più diffuse (polmone, seno, colon-retto, prostata, stomaco, fegato, cervice uterina, esofago).
“Secondo un’idea abbastanza diffusa – spiega Tommaso Luzzati - l’aumento dei casi di tumore nei paesi più ricchi sarebbe una “buona notizia” perché si legherebbe sia ad una migliore capacità di diagnosi e, quindi efficienza dei sistemi sanitari, sia all’allungamento della vita che “consentirebbe” alle persone di ammalarsi di cancro anziché morire prima per altre cause”.
Lo scopo principale della ricerca è stato quindi quello di valutare fino a che punto questa idea sia fondata.
“Gli esiti – afferma Luzzati - mostrano che l’incremento dei nuovi casi di cancro non può essere spiegato solo dalla maggiore aspettativa di vita, da statistiche migliori e da peculiarità regionali: piuttosto, un ruolo significativo deve essere attribuito al degrado ambientale e agli stili di vita, anche se purtroppo la nostra analisi empirica non è in grado di distinguere fra i due”.
Dunque stili di vita e qualità ambientale associati alla crescita economica hanno un ruolo fondamentale che si manifesta anche a livello molto aggregato, cioè, quando si va a studiare la relazione tra incidenza tumorale e Prodotto Interno Lordo pro capite, anche se non è facile stabilire il peso relativo di ciascuno dei due fattori. Ma che l’inquinamento ambientale giochi un ruolo non secondario secondo i ricercatori è visibile ad esempio nel caso dei tumori al polmone, in crescita anche se nei paesi più ricchi il numero dei fumatori è in diminuzione.
“Il messaggio politico che possiamo trarre dal nostro lavoro – conclude Luzzati - è che solo prendendo coscienza degli effetti negativi dello sviluppo economico saremo anche in grado di attuare politiche per affrontarli”.
La ricerca, per la sua originalità e per le sue implicazioni, ha suscitato interesse nella comunità scientifica, tra cui anche quello della rivista “Nature – Sustainability” che la riassume nel numero del 9 febbraio 2018.
Più le società sono ricche maggiore è l’incidenza dei tumori
Crescita economica e nuovi casi di tumori crescono di pari passo, a mostrarlo è una ricerca condotta all’Università di Pisa su 122 Paesi nel mondo, Italia compresa. Lo studio firmato da Tommaso Luzzati, Angela Parenti e Tommaso Rughi del dipartimento di Economia e Management è stato pubblicato sulla rivista “Ecological Economics” e, oltre a rilevare il fenomeno, cerca anche di analizzare le cause della cosiddetta “epidemia di cancro” che colpisce moltissimi paesi, soprattutto sviluppati. Per farlo i tre economisti sono partiti dai dati provenienti dal database Globocan, un progetto dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità. L’analisi ha quindi riguardato 122 paesi, ovvero circa il 90% della popolazione mondiale, e le otto tipologie di tumori più diffuse (polmone, seno, colon-retto, prostata, stomaco, fegato, cervice uterina, esofago).
“Secondo un’idea abbastanza diffusa – spiega Tommaso Luzzati - l’aumento dei casi di tumore nei paesi più ricchi sarebbe una “buona notizia” perché si legherebbe sia ad una migliore capacità di diagnosi e, quindi efficienza dei sistemi sanitari, sia all’allungamento della vita che “consentirebbe” alle persone di ammalarsi di cancro anziché morire prima per altre cause”.
Lo scopo principale della ricerca è stato quindi quello di valutare fino a che punto questa idea sia fondata.
“Gli esiti – afferma Luzzati - mostrano che l’incremento dei nuovi casi di cancro non può essere spiegato solo dalla maggiore aspettativa di vita, da statistiche migliori e da peculiarità regionali: piuttosto, un ruolo significativo deve essere attribuito al degrado ambientale e agli stili di vita, anche se purtroppo la nostra analisi empirica non è in grado di distinguere fra i due”.
Dunque stili di vita e qualità ambientale associati alla crescita economica hanno un ruolo fondamentale che si manifesta anche a livello molto aggregato, cioè, quando si va a studiare la relazione tra incidenza tumorale e Prodotto Interno Lordo pro capite, anche se non è facile stabilire il peso relativo di ciascuno dei due fattori. Ma che l’inquinamento ambientale giochi un ruolo non secondario secondo i ricercatori è visibile ad esempio nel caso dei tumori al polmone, in crescita anche se nei paesi più ricchi il numero dei fumatori è in diminuzione.
“Il messaggio politico che possiamo trarre dal nostro lavoro – conclude Luzzati - è che solo prendendo coscienza degli effetti negativi dello sviluppo economico saremo anche in grado di attuare politiche per affrontarli”.
La ricerca, per la sua originalità e per le sue implicazioni, ha suscitato interesse nella comunità scientifica, tra cui anche quello della rivista “Nature – Sustainability” che la riassume nel numero del 9 febbraio 2018.
Supporto finanziario per stage all’estero nell’ambito degli studi sulla Fissione e della Fusione Nucleare
Il corso di laurea in Ingegneria Nucleare, grazie al percorso di internazionalizzazione iniziato da un decennio con la partecipazione alla European Nuclear Education Network (ENEN) e, più recentemente, con l’affiliazione alla European Fusion Education Network (FuseNet), ha conseguito importanti vantaggi a beneficio dei suoi studenti.
Oltre alle certificazioni di European Master of Science in Nuclear Engineering (EMSNE), conseguite dai suoi laureati con un minimo di crediti fruiti all’estero, il corso offre attualmente possibilità di supporto finanziario per tesi nei settori della fissione e della fusione nucleari. Sono infatti in atto a livello Europeo azioni per favorire il mantenimento delle competenze nei settori tecnologici che mirano ad attrarre e trattenere in Europa i migliori talenti da identificarsi tra gli studenti cosiddetti “STEM” (Science Technology Engineering and Mathematics). Nel settore nucleare le due reti per gli studi universitari relativi alla fissione e alla fusione, ENEN e FuseNet, legate da accordi di collaborazione, hanno intrapreso il percorso virtuoso del finanziamento di stage per studi nei due settori, tramite il progetto ENEN+ e i contributi messi a disposizione da Fusenet.
E’ importante sottolineare che queste azioni di attrazione di studenti di buon livello rappresentano una precisa strategia della Comunità Europea. Dal lato della fissione, in particolare, il 27% di energia elettrica prodotta in Europa dai 134 impianti esistenti deve essere mantenuto negli anni futuri per evitare di ritardare la necessaria decarbonizzazione del settore energetico. Uno degli scenari energetici previsti coinvolge il rinnovo del parco delle centrali nucleari Europee per mantenere circa il 20% di energia elettronucleare nel 2050; ciò comporta lo smantellamento di circa 100 centrali a fissione e la costruzione di altrettante centrali di nuovo tipo. Dal lato della fusione, invece, è ormai da qualche anno in atto il processo denominato di “nuclearizzazione”, ovvero la trasformazione del settore da un ambito di studio e ricerca ad una realtà industriale, che richiede di affrontare ingegneristicamente le sfide tecnologiche poste da questa nuova forma di energia.
Il fermento presente in entrambi settori è un chiaro segno dell’interesse che l’energia nucleare riscuote a livello europeo e mondiale. La sostituzione dei combustibili fossili con fonti di energia a basse emissioni di CO2 e di altri gas nocivi o clima-alteranti richiede infatti uno sviluppo mano nella mano delle energie rinnovabili e dell’energia nucleare.
Per informazioni su queste opportunità di stage, si consiglia di contattare il Prof. Walter Ambrosini (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ), già presidente dell’European Nuclear Education Network e attuale presidente del Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Nucleare, e il Prof. Nicola Forgione (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ), responsabile per il Dipartimento di Ingegneria Civile ed Industriale delle relazioni con Fusenet.
Anche i cavalli hanno una loro personalità, si vede da come risolvono i problemi
Se c’è un problema ogni cavallo lo risolverà a modo suo, in base alla propria indole e al proprio carattere. In altre parole, la singola personalità di ogni animale influenzerà il suo modo di affrontare situazioni complesse e di superare gli ostacoli. La scoperta, che mette in relazione anche nei cavalli carattere e capacità cognitive, emerge da uno studio coordinato dai ricercatori dell’Università di Pisa in collaborazione con i colleghi della John Moores University di Liverpool e della Universitat Autònoma di Barcellona. I risultati della ricerca sono stati recentemente pubblicati in un articolo su “Scientific Reports”, rivista del gruppo “Nature”.
“I cavalli hanno dimostrato di avere stili cognitivi diversi che permettono di usare strategie intellettive diverse per risolvere un certo problema - spiega Paolo Baragli del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Ateneo pisano - L’elemento molto importante è che questi diversi stili cognitivi sembrano essere strettamente connessi con la personalità degli individui”.
Nell’esperimento condotto dai ricercatori un gruppo di cavalle sono state sottoposte a un test di detour, dovevano cioè aggirare un ostacolo per raggiungere un obiettivo, con la possibilità di scegliere fra una via più lunga e una più corta. L’intento era di capire quanto fossero flessibili nell’affrontare e risolvere un compito di cognizione spaziale. Il risultato è che gli animali hanno messo in atto strategie differenti e dunque l’ipotesi dei ricercatori è che il modo di agire sia legato alla loro diversa personalità. Alcuni cavalli, ad esempio, sono stati più lenti ma più precisi nello scegliere la strada più breve e questo suggerisce uno stile cognitivo collegato a una personalità timida e più riflessiva, che li ha spinti a valutare bene il contesto e a riflettere accuratamente sulla soluzione migliore. Questi cavalli, in un contesto ecologico, probabilmente raccoglierebbero meno risorse ma correrebbero meno rischi nel farlo. Altri invece hanno scelto la velocità come strategia, a prescindere dalla lunghezza del tragitto da compiere. Sempre secondo i ricercatori si tratterebbe di soggetti dalla personalità impulsiva, spinti a ottenere un beneficio più rapidamente possibile. Questi soggetti in un contesto naturale potrebbero raggiungere più cibo degli altri ma, non prestando attenzione al contesto, correrebbero rischi maggiori. Alcuni cavalli, infine, hanno mostrato una tattica intermedia, e sebbene non precisi come i cavalli “riflessivi” sono riusciti ad unire velocità e capacità di scegliere la via breve, dimostrando una notevole flessibilità cognitiva.
“Nella gestione dei cavalli è molto importante avere approfondite conoscenze sulla loro personalità e sul loro lo stile cognitivo per rispettare il loro benessere psichico e nello stesso tempo ottimizzare i programmi di addestramento”, conclude Paolo Baragli. Insieme a lui hanno partecipato allo studio per l’Università di Pisa, Claudio Sighieri del Dipartimento di Scienze Veterinarie, Antonio Lanatà del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione ed Elisabetta Palagi del Museo di Storia Naturale.
Anche i cavalli hanno una loro personalità, si vede da come risolvono i problemi
Se c’è un problema ogni cavallo lo risolverà a modo suo, in base alla propria indole e al proprio carattere. In altre parole, la singola personalità di ogni animale influenzerà il suo modo di affrontare situazioni complesse e di superare gli ostacoli. La scoperta, che mette in relazione anche nei cavalli carattere e capacità cognitive, emerge da uno studio coordinato dai ricercatori dell’Università di Pisa in collaborazione con i colleghi della John Moores University di Liverpool e della Universitat Autònoma di Barcellona. I risultati della ricerca sono stati recentemente pubblicati in un articolo su “Scientific Reports”, rivista del gruppo “Nature”.
“I cavalli hanno dimostrato di avere stili cognitivi diversi che permettono di usare strategie intellettive diverse per risolvere un certo problema - spiega Paolo Baragli del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Ateneo pisano - L’elemento molto importante è che questi diversi stili cognitivi sembrano essere strettamente connessi con la personalità degli individui”.
Nell’esperimento condotto dai ricercatori un gruppo di cavalle sono state sottoposte a un test di detour, dovevano cioè aggirare un ostacolo per raggiungere un obiettivo, con la possibilità di scegliere fra una via più lunga e una più corta. L’intento era di capire quanto fossero flessibili nell’affrontare e risolvere un compito di cognizione spaziale. Il risultato è che gli animali hanno messo in atto strategie differenti e dunque l’ipotesi dei ricercatori è che il modo di agire sia legato alla loro diversa personalità.
Alcuni cavalli, ad esempio, sono stati più lenti ma più precisi nello scegliere la strada più breve e questo suggerisce uno stile cognitivo collegato a una personalità timida e più riflessiva, che li ha spinti a valutare bene il contesto e a riflettere accuratamente sulla soluzione migliore. Questi cavalli, in un contesto ecologico, probabilmente raccoglierebbero meno risorse ma correrebbero meno rischi nel farlo. Altri invece hanno scelto la velocità come strategia, a prescindere dalla lunghezza del tragitto da compiere. Sempre secondo i ricercatori si tratterebbe di soggetti dalla personalità impulsiva, spinti a ottenere un beneficio più rapidamente possibile. Questi soggetti in un contesto naturale potrebbero raggiungere più cibo degli altri ma, non prestando attenzione al contesto, correrebbero rischi maggiori. Alcuni cavalli, infine, hanno mostrato una tattica intermedia, e sebbene non precisi come i cavalli “riflessivi” sono riusciti ad unire velocità e capacità di scegliere la via breve, dimostrando una notevole flessibilità cognitiva.
“Nella gestione dei cavalli è molto importante avere approfondite conoscenze sulla loro personalità e sul loro lo stile cognitivo per rispettare il loro benessere psichico e nello stesso tempo ottimizzare i programmi di addestramento”, conclude Paolo Baragli. Insieme a lui hanno partecipato allo studio per l’Università di Pisa, Claudio Sighieri del Dipartimento di Scienze Veterinarie, Antonio Lanatà del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione ed Elisabetta Palagi del Museo di Storia Naturale.
La ministra Valeria Fedeli visita il dipartimento di Ingegneria dell'informazione dell'Università di Pisa
La ministra dell'Istruzione, Università e Ricerca, Valeria Fedeli, ha visitato nella mattinata di giovedì 8 febbraio il dipartimento di Ingegneria dell'informazione dell'Università di Pisa, una delle strutture che recentemente si è aggiudicata il finanziamento nazionale destinato ai "dipartimenti di eccellenza”. Al suo arrivo nella sede di via Caruso, la ministra è stata accolta dalla prorettrice vicaria dell'Ateneo, Nicoletta De Francesco, e dal direttore del dipartimento, Giuseppe Anastasi. Con loro vi erano i prorettori per la Ricerca nazionale, Claudia Martini, per la Ricerca in ambito europeo e internazionale, Lisandro Benedetti Cecchi, e per l'Internazionalizzazione, Francesco Marcelloni, oltre a diversi docenti del dipartimento.
Il professor Anastasi ha illustrato alla ministra il progetto "CrossLab", grazie al quale il dipartimento di Ingegneria dell'informazione ha ottenuto il riconoscimento di "eccellente", conquistando più di 9 milioni di euro distribuiti nel prossimo quinquennio e si è affermato tra i punti di riferimento in ambito regionale e nazionale per i temi dell'ICT e dell'industria 4.0.
"L’idea chiave dei CrossLab - ha spiegato il professor Anastasi - è quella di mettere a comune competenze e strumentazioni diverse nelle tecnologie abilitanti individuate nel piano di Industria 4.0. Secondo il nuovo paradigma industriale, tutti gli 'oggetti' della fabbrica sono dotati di capacità di elaborazione e di comunicazione. La fabbrica diventa un sistema 'cyber-fisico', composto da oggetti fisici e da componenti virtuali e digitali. L'operatore umano è parte integrante di questa architettura e interagisce con essa attraverso azioni fisiche o tramite interfacce uomo-computer. I CrossLab sono di conseguenza incentrati attorno ai pilastri fondamentali della architettura cyber-fisica, e le attività di ricerca riorganizzate per stimolare l'interdisciplinarietà e la collaborazione tra laboratori. In particolare, quattro CrossLab sono concepiti focalizzandosi su altrettante aree applicative di industria 4.0, e cioè realtà aumentata, studio di materiali 'intelligenti', la nuova robotica per industria 4.0 e l'Internet of Things. Il quinto riguarda tecnologie abilitanti per il Cloud Computing, gestione dei Big Data e Cybersecurity, sicurezza informatica". Il direttore del dipartimento ha quindi concluso ricordando che un elemento chiave e altamente innovativo del progetto è il trasferimento tecnologico: i CrossLab saranno aperti alle industrie per fare ricerca congiunta con le università o condurre ricerche da sole, dando accesso a tecnologie avanzate anche a quel tessuto di piccole e medie imprese toscane che altrimenti non avrebbe mai potuto accedervi.
Visibilmente soddisfatta, la ministra Fedeli ha sottolineato nel suo intervento che il dipartimento pisano di Ingegneria dell'informazione rappresenta un modello a livello nazionale per qualità progettuale e potenzialità innovativa. Subito dopo si è intrattenuta con i docenti, rispondendo a domande e sollecitazioni.
La ministra Valeria Fedeli ha visitato il dipartimento di Ingegneria dell'informazione
La ministra dell'Istruzione, Università e Ricerca, Valeria Fedeli, ha visitato nella mattinata di giovedì 8 febbraio il dipartimento di Ingegneria dell'informazione dell'Università di Pisa, una delle strutture che recentemente si è aggiudicata il finanziamento nazionale destinato ai "dipartimenti di eccellenza”. Al suo arrivo nella sede di via Caruso, la ministra è stata accolta dalla prorettrice vicaria dell'Ateneo, Nicoletta De Francesco, e dal direttore del dipartimento, Giuseppe Anastasi. Con loro vi erano i prorettori per la Ricerca nazionale, Claudia Martini, per la Ricerca in ambito europeo e internazionale, Lisandro Benedetti Cecchi, e per l'Internazionalizzazione, Francesco Marcelloni, oltre a diversi docenti del dipartimento.
Il professor Anastasi ha illustrato alla ministra il progetto "CrossLab", grazie al quale il dipartimento di Ingegneria dell'informazione ha ottenuto il riconoscimento di "eccellente", conquistando più di 9 milioni di euro distribuiti nel prossimo quinquennio e si è affermato tra i punti di riferimento in ambito regionale e nazionale per i temi dell'ICT e dell'industria 4.0.
"L’idea chiave dei CrossLab - ha spiegato il professor Anastasi - è quella di mettere a comune competenze e strumentazioni diverse nelle tecnologie abilitanti individuate nel piano di Industria 4.0. Secondo il nuovo paradigma industriale, tutti gli 'oggetti' della fabbrica sono dotati di capacità di elaborazione e di comunicazione. La fabbrica diventa un sistema 'cyber-fisico', composto da oggetti fisici e da componenti virtuali e digitali. L'operatore umano è parte integrante di questa architettura e interagisce con essa attraverso azioni fisiche o tramite interfacce uomo-computer. I CrossLab sono di conseguenza incentrati attorno ai pilastri fondamentali della architettura cyber-fisica, e le attività di ricerca riorganizzate per stimolare l'interdisciplinarietà e la collaborazione tra laboratori. In particolare, quattro CrossLab sono concepiti focalizzandosi su altrettante aree applicative di industria 4.0, e cioè realtà aumentata, studio di materiali 'intelligenti', la nuova robotica per industria 4.0 e l'Internet of Things. Il quinto riguarda tecnologie abilitanti per il Cloud Computing, gestione dei Big Data e Cybersecurity, sicurezza informatica". Il direttore del dipartimento ha quindi concluso ricordando che un elemento chiave e altamente innovativo del progetto è il trasferimento tecnologico: i CrossLab saranno aperti alle industrie per fare ricerca congiunta con le università o condurre ricerche da sole, dando accesso a tecnologie avanzate anche a quel tessuto di piccole e medie imprese toscane che altrimenti non avrebbe mai potuto accedervi.
Visibilmente soddisfatta, la ministra Fedeli ha sottolineato nel suo intervento che il dipartimento pisano di Ingegneria dell'informazione rappresenta un modello a livello nazionale per qualità progettuale e potenzialità innovativa. Subito dopo si è intrattenuta con i docenti, rispondendo a domande e sollecitazioni.
Selezione di n. 3 unità a tempo determinato presso la Direzione Edilizia e Telecomunicazione - Scad: 23/02
Apertura straordinaria della Domus Mazziniana
In occasione dell’anniversario della Repubblica Romana, proclamata il 9 febbraio 1849, la Domus Mazziniana effettuerà un’apertura straordinaria al pubblico nei giorni di venerdì, sabato e domenica prossimi, con visite guidate al museo e alla biblioteca dell’Istituto e, in particolare la domenica mattina, con laboratori dedicati alle famiglie in collaborazione con l'Associazione "CorreLaMente".
L’apertura straordinaria sarà una vera e propria prova generale in vista dell’inaugurazione dell’anno mazziniano che avverrà, come da tradizione, il prossimo 10 marzo, anniversario della morte di Giuseppe Mazzini avvenuta a Pisa nel 1872.
Sarà dunque un anno particolarmente denso di impegni per la Domus che – dopo un lungo periodo di commissariamento – è ritornata alla gestione ordinaria, con un nuovo Consiglio d’amministrazione presieduto dal rettore dell’Università, Paolo Mancarella. Il programma del 2018 si svilupperà, in stretta sinergia con l’Ateneo, lungo due assi portanti: le celebrazioni per il 70° anniversario della Costituzione e quelle per il 170° anniversario della battaglia di Curtatone e Montanara, a conferma del forte legame tra il Risorgimento e la Repubblica che è alla base della stessa mission della Domus Mazziniana.
Una particolare attenzione sarà dedicata, come nella tradizione della Domus, al mondo della scuola, con tre appuntamenti nei pomeriggi prossima settimana dedicati in maniera specifica ai docenti e alla presentazione dell’attività didattica della Domus Mazziniana.
Le visite guidate avverranno su prenotazione:
Venerdì 9 febbraio: ore 15.30-16;30
Sabato 10 e domenica 11: ore 9.30-11.30 e 15-16.30
Laboratori per famiglie: domenica 11, ore 11
Incontri per i docenti:
Lunedì 12, mercoledì 14 e venerdì 16, dalle ore 15 alle 16.30.
Per informazioni e prenotazioni: www.domusmazziniana.it, tel: 050-24174,Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Per i docenti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.