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L'Università di Pisa si unisce al ricordo delle sette studentesse italiane scomparse lo scorso anno in un incidente stradale in Spagna durante il loro periodo di studio Erasmus: Valentina Gallo, Lucrezia Borghi, Elena Maestrini dell’Università di Firenze, Serena Saracino dell’Università di Torino, Elisa Valent dell’Università di Padova, Elisa Scarascia Mugnozza dell’Università La Sapienza di Roma e Francesca Bonello dell’Università di Genova. 

La perdita di quelle giovani vite è un evento che ha colpito molto anche la nostra comunità accademica, che da sempre sostiene l’Erasmus come una delle esperienze di formazione e di crescita fondamentali per i nostri studenti.

Qui di seguito riportiamo il comunicato del MIUR, in cui il ministro Valeria Fedeli annuncia ai genitori delle vittime l’impegno del Governo per una maggiore sicurezza e regole condivise a livello europeo per tutte le giovani e i giovani che prendono parte al programma di studio e mobilità all’estero.

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Erasmus, Fedeli: “Doveroso incontrare famiglie ragazze scomparse un anno fa in Spagna"

L’impegno del Governo è per maggiore sicurezza e regole condivise in Europa

"Era doveroso e importante aprire il Ministero, anche in una giornata non lavorativa, per incontrare le famiglie delle ragazze italiane tragicamente scomparse un anno fa in un incidente stradale in Catalogna durante il periodo dell'Erasmus. Da parte del Governo c'è il massimo dell'impegno affinché le studentesse e gli studenti che vivono una esperienza importante come l'Erasmus possano farlo sempre in sicurezza". Così la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli che oggi pomeriggio ha incontrato al Miur i familiari delle sette ragazze italiane che un anno fa persero la vita in Spagna a causa di un incidente mentre partecipavano al progetto Erasmus.

La Ministra ha incontrato le famiglie a nome del Governo e ha ascoltato le richieste dei genitori delle ragazze che si sono costituiti nell'associazione "Genitori Generazione Erasmus": maggiore sicurezza e regole condivise a livello europeo per tutte le giovani e i giovani che prendono parte al programma di studio e mobilità all'estero. All'incontro era presente anche il Presidente di Indire, Giovanni Biondi.

"Porrò al Consiglio europeo dell'Istruzione di maggio il tema di come dotarci di regole di sicurezza condivise, comuni per tutte le Università che ospitano l'Erasmus. Quando permettiamo alle nostre figlie e ai nostri figli di partecipare a questo progetto, li affidiamo alle istituzioni estere anche quando vivono fuori dall'università. Sono necessarie regole stringenti affinché quanto avvenuto un anno fa non avvenga mai più", ha concluso la Ministra. (Comunicato MIUR)

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anna baccaglini frankUn test per valutare le abilità matematiche degli studenti della scuola primaria e secondaria con l’obiettivo di aiutarli a colmare le lacune o a potenziare le capacità. A realizzarlo è stato un gruppo di matematici e psicologi delle Università di Pisa ed Atene grazie ad uno studio che è stato appena pubblicato sull’«Australian Journal of Learning Difficulties».

“La ricerca nasce da una collaborazione internazionale che ha avuto origine durante un convegno a San Marino organizzato dalla ‘European Dyslexia Association’, quando ho conosciuto Giannis N. Karagiannakis, dottorando al dipartimento di educazione speciale e psicologia dell’Università di Atene, e ci siamo confrontati sugli studi svolti nell’ambito delle difficoltà di apprendimento in matematica”, racconta Anna Baccaglini-Frank, matematica dell’Ateneo pisano (foto).

Da questo confronto iniziale è scaturito un partenariato che ha portato alla creazione di un modello teorico per valutare le abilità matematiche, coinvolgendo anche il professore Petros Roussos del dipartimento di psicologia dell’Università di Atene. I ricercatori hanno quindi realizzato una batteria di prove da somministrare al computer, elaborate non solo pensando ai test usati per rilevare specifici deficit come la discalculia, ma tenendo conto una prospettiva più ampia.

“Tipicamente le prove per rilevare ‘difficoltà in matematica’ riguardano soprattutto l’artimetica – spiega Anna Baccaglini-Frank – nel nostro caso abbiamo invece scelto un approccio olistico e abbiamo declinato le abilità matematiche in quattro domini, numerico di base, della memoria, del ragionamento logico-matematico, e visuo-spaziale, sviluppando un modello che tiene conto delle principali ipotesi avanzate in psicologia e nelle neuroscienze”.

Il modello è stato quindi sperimentato attraverso la somministrazione della batteria di prove ad un campione di 165 bambini e bambine degli ultimi due anni della scuola elementare greca con un’età media di circa 11 anni.

“L’uso della batteria di prove ci ha consentito di fare ipotesi più precise, rispetto a quanto si potesse fare in precedenza, sulla natura delle difficoltà in matematica e di pianificare quindi i successivi interventi di potenziamento – ha concluso Anna Baccaglini-Frank – in un futuro, speriamo non troppo lontano, e grazie a strumenti come questi, gli insegnanti potranno conoscere i profili di apprendimento matematico dei propri alunni e quindi adattare sempre di più le attività didattiche alle esigenze della classe”.

Un test per valutare le abilità matematiche degli studenti della scuola primaria e secondaria con l’obiettivo di aiutarli a colmare le lacune o a potenziare le capacità. A realizzarlo è stato un gruppo di matematici e psicologi delle Università di Pisa ed Atene grazie ad uno studio che è stato appena pubblicato sull’«Australian Journal of Learning Difficulties».
“La ricerca nasce da una collaborazione internazionale che ha avuto origine durante un convegno a San Marino organizzato dalla ‘European Dyslexia Association’, quando ho conosciuto Giannis N. Karagiannakis, dottorando al dipartimento di educazione speciale e psicologia dell’Università di Atene, e ci siamo confrontati sugli studi svolti nell’ambito delle difficoltà di apprendimento in matematica”, racconta Anna Baccaglini-Frank, matematica dell’Ateneo pisano.
Da questo confronto iniziale è scaturito un partenariato che ha portato alla creazione di un modello teorico per valutare le abilità matematiche, coinvolgendo anche il professore Petros Roussos del dipartimento di psicologia dell’Università di Atene. I ricercatori hanno quindi realizzato una batteria di prove da somministrare al computer, elaborate non solo pensando ai test usati per rilevare specifici deficit come la discalculia, ma tenendo conto una prospettiva più ampia.
“Tipicamente le prove per rilevare ‘difficoltà in matematica’ riguardano soprattutto l’artimetica – spiega Anna Baccaglini-Frank – nel nostro caso abbiamo invece scelto un approccio olistico e abbiamo declinato le abilità matematiche in quattro domini, numerico di base, della memoria, del ragionamento logico-matematico, e visuo-spaziale, sviluppando un modello che tiene conto delle principali ipotesi avanzate in psicologia e nelle neuroscienze”.
Il modello è stato quindi sperimentato attraverso la somministrazione della batteria di prove ad un campione di 165 bambini e bambine degli ultimi due anni della scuola elementare greca con un’età media di circa 11 anni.
“L’uso della batteria di prove ci ha consentito di fare ipotesi più precise, rispetto a quanto si potesse fare in precedenza, sulla natura delle difficoltà in matematica e di pianificare quindi i successivi interventi di potenziamento – ha concluso Anna Baccaglini-Frank – in un futuro, speriamo non troppo lontano, e grazie a strumenti come questi, gli insegnanti potranno conoscere i profili di apprendimento matematico dei propri alunni e quindi adattare sempre di più le attività didattiche alle esigenze della classe”.

Nell’ambito degli incontri interculturali organizzati dall’Ufficio Internazionale dell’Università di Pisa, si è tenuta a Palazzo Vitelli un’iniziativa con protagonisti tre studenti dell’Azerbaijan che hanno tenuto una presentazione della storia, delle tradizioni, del cibo e della musica del loro paese. A salutarli c’era anche Mahammad Ahmadzada, Ambasciatore della Repubblica dell'Azerbaijan in Italia, con il suo vice Elmar Baghirov, accolti dal rettore Paolo Mancarella, dal delegato per l’internazionalizzazione, professor Francesco Marcelloni, e dallo staff dell’Ufficio Internazionale.

Tural Ahmadou, Fidan Gazarli e Hikmet Valadli vengono dalla capitale Baku e a Pisa frequentano la laurea magistrale in “Economics”, uno dei corsi tenuti in inglese dell’Ateneo pisano.

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Al pubblico hanno raccontato del loro paese, situato nella regione del Caucaso meridionale, sulle rive del Mar Caspio. L’Azerbaijan ha fatto parte dell’URSS fino al 1991, quando è stata proclamata la “Repubblica Democratica”, ed oggi è uno dei principali esportatori di petrolio e gas. I ragazzi hanno fatto ascoltare la musica tipica (Ashiqs e Mugham), mostrato i costumi tradizionali (Azərbaycan Milli geyimləri) e fatto assaggiare ai presenti alcuni piatti tipici da loro cucinati.


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Lunedì 20 marzo, dalle ore 16 alle 18, nell’Aula Magna del Polo Fibonacci dell'Università di Pisa (in Largo Bruno Pontecorvo 3), Nathalie Sinclair, della Simon Fraser University di Vancouver, terrà il seminario "Matematica in movimento: verso concetti dinamici nell'insegnamento della geometria".
Nathalie Sinclair è una delle massime personalità internazionali nel campo della ricerca in educazione matematica, e il seminario ha ricevuto più di duecento prenotazioni di insegnanti da tutta la Toscana. Si è occupata e si occupa di diversi aspetti dell'educazione matematica, dal ruolo dell'estetica, a quello delle nuove tecnologie, e in particolare dei software di geometria dinamica, nell'apprendimento della matematica.
Nei decenni passati è diventato sempre più evidente che le tecnologie digitali possono fornire potenti esperienze dinamiche matematiche agli studenti. Grazie al recente interesse in teorie sull’"embodied cognition", sta anche diventando sempre più importante promuovere, a livello didattico, vari tipi di movimenti del corpo nell'ambito di attività matematiche, siano essi gesti, manipolazioni su schermi touch o multi touch, o azioni svolte con il corpo intero. Durante questo seminario vorrei ulteriormente sottolineare: la mobilità della matematica di per sé - non solo delle tecnologie digitali e del corpo umano - e la potenzialità dell'uso della geometria dinamica per produrre nuovi concetti geometrici, nuovi modi di pensare e muoversi che favoriscono processi di generalizzazione, pensiero condizionale e riconoscimento di invarianti.
L'iscrizione al seminario è gratuita, ma è obbligatoria la registrazione online. Maggiori informazioni a questo link. Contatti: professor Pietro Di Martino, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Venerdì, 17 Marzo 2017 11:01

Il dolore e la sua terapia

copertina libro"Il dolore e la sua terapia", edito dalla Pisa University Press, racconta la storia del dolore nella medicina occidentale, partendo dall’antichità fino alla metà dell’Ottocento. Gli autori sono Gianfranco Natale, professore  del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia del nostro Ateneo, e Alberto Zampieri, membro della Società Italiana di Storia della Medicina e dell’Accademia dell’Arte Sanitaria. Il volume ha una prefazione di Andrea Bocelli ed è curato da Franco Mosca, presidente Fondazione Arpa e professore Emerito di Chirurgia Generale, di cui pubblichiamo l'introduzione.

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Del dolore fisico, manifestazione eclatante di molte malattie, troviamo testimonianze fin dalle origini della civiltà. Il significato della sua presenza è stato variamente interpretato nel corso dei secoli: da un problema prettamente medico a simbolo della punizione divina per peccati commessi: tramite la sofferenza c’è l’espiazione.

Il Dolore cattura totalmente l’attenzione del malato e, come un’ombra, non lo lascia se non quando le cause che l’hanno provocato siano rimosse o la morte non sopraggiunga. Nonostante l’acquisizione di conoscenze e la messa a punto di numerosi ed efficaci presidi terapeutici il controllo del dolore fisico rimane ancora oggi un traguardo lontano per molti pazienti e per troppi del tutto precluso.

L’incapacità di assicurare a tutti un corretto accesso alle pratiche di analgesia crea disuguaglianza: una vera e propria ingiustizia sociale che per di più porta costi aggiuntivi a totale carico delle famiglie. Per non parlare delle aree svantaggiate del mondo ove manca finanche la cognizione che il dolore fisico possa essere eliminato: chi troppo e chi nulla.

Cinquanta anni di pratica come Chirurgo generale mi hanno costantemente messo di fronte al problema del trattamento del dolore per assicurare al malato quel sollievo dalla sofferenza fisica e di conseguenza psichica, che già la deontologia più antica si era posta come un obbligo primario del medico.

La Fondazione Arpa, istituita nel 1992 con lo scopo di sostenere in Italia e nei Paesi in via di sviluppo non solo la ricerca e la formazione di Area Sanitaria ma anche di promuovere la cultura della partecipazione e della solidarietà sensibilizzando il cittadino ai temi della salute, è stata sollecitata dal Suo Presidente Onorario il Maestro Andrea Bocelli ad occuparsi strutturalmente e stabilmente della lotta contro il dolore fisico. È nato così il progetto dedicato alla memoria di Amos Martellacci, tutore del giovane Andrea articolato in tre livelli: ricerca di laboratorio, sviluppo del sistema Hospice, sostegno delle attività di assistenza domiciliare. Significative risorse sono state investite anche nella formazione di terapisti provenienti da aree difficili in Africa e Medio Oriente ponendo le basi per organizzare nei loro paesi centri di riferimento antidolore.

Ad integrazione delle suddette attività è stata pianificata una Collana di testi che partendo dalla storia delle pratiche analgesiche, arrivi a fare il punto scientifico, con taglio divulgativo, sulle conoscenze fisiopatologiche e terapeutiche nelle varie patologie. La prima pubblicazione della Collana è suddivisa in due parti vista la notevole quantità di materiale trovato; ed il primo volume esamina la storia del dolore e del suo trattamento nella medicina occidentale dalle origini fino all’ottocento. Gli autori, Gianfranco Natale e Alberto Zampieri, che ringrazio sentitamente per la passione, competenza e disinteressata collaborazione, hanno effettuato un accurato esame delle fonti testuali ed iconografiche alla ricerca delle testimonianze più significative. Così, mitologia, storia, arte, medicina, chirurgia, farmacologia, filosofia, religione e superstizione s’intrecciano in un racconto appassionante, fra divinità, piante misteriose, magie, ricette, manoscritti, miniature, orti botanici, monasteri, tavoli anatomici e strumenti chirurgici.

Il dolore va conosciuto e ben interpretato, ma soprattutto rispettato per il suo grande valore. Quando, però, è esso stesso malattia e pura sofferenza ed ha ormai perduto ogni compito, la medicina ha il dovere di rimuovere il dolore non necessario. Ed è per questo nobile intento che il Maestro Bocelli ha voluto scrivere una profonda prefazione a questo libro. Lo ringrazio affettuosamente. Considerando l’interdisciplinarietà del tema trattato, non posso che augurare unalarga diffusione ed una buona lettura a tutti. Il ricavato dalla vendita del Libro sarà dedicato interamente a finanziare il “ProgettoAmos Martellacci”.


Franco Mosca
Presidente Fondazione Arpa
Professore Emerito di Chirurgia Generale

 

Uno studio condotto dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa rivela la causa di morte del Marchese di Saluzzo Ludovico I, nato nel 1406 e morto nel 1475. Lo studio, condotto dall’anatomopatologo Raffaele Gaeta con Antonio Fornaciari e Valentina Giuffra, è stato pubblicato dall’importante rivista americana “Urology”. “Si tratta di una diagnosi patografica – spiega Raffaele Gaeta, principale autore del lavoro – ossia effettuata attraverso l’analisi di documenti scritti, lettere e racconti di secoli fa”. Basandosi infatti sui documenti è stato possibile svelare, dopo più di 500 anni, il quadro medico del Marchese di Saluzzo e le malattie che lo portarono al decesso.
L’illustre personaggio, secondo i cronisti dell’epoca, fu tormentato per molti anni dai calcoli urinari che lo spinsero ad assumere a corte l’esimio chirurgo genovese Maestro Battista da Rapallo, riconosciuto da molti come esperto nell’estrarre “calcoli grandi come un uovo”. Il Maestro Battista insegnava una nuova tecnica all’avanguardia per permettere l’asportazione dei calcoli dalla vescica. Questo metodo, rivoluzionario per l’epoca e da sempre attribuito al chirurgo Giovanni de Romanis, sarebbe stato invece inventato dal Maestro Battista e insegnato al de Romanis che avrebbe soggiornato a Saluzzo in quel periodo.
Se questo dato venisse confermato da nuovi documenti d’archivio bisognerebbe riscrivere i manuali di storia della medicina ed assegnare al Maestro Battista la paternità di una tecnica chirurgica innovativa e applicata per la prima volta nel Marchesato. Nonostante le cure del grande chirurgo di allora, Ludovico I morì nel 1475 all’età di 69 anni. Sulle cause della morte non vi furono dubbi già all’epoca. Infatti, come confermano le fonti il duca “calculis gravatus fuisset” ovvero “fu afflitto da calcoli". “Considerando che in un documento del 1473, cioè due anni prima della morte, viene riportato il salario del Maestro Battista, possiamo ipotizzare che la causa del decesso sia stata una patologia cronica e non acuta; in particolare i calcoli possono causare l’insufficienza renale cronica, una progressiva e irreversibile perdita della funzione renale” spiega Gaeta.
La Divisione di Paleopatologia di Pisa è stata impegnata nel progetto “I Marchesi di Saluzzo in San Giovanni” per la ricerca delle sepolture della famiglia marchionale, presumibilmente sepolta nell’area sepolcrale sotto il pavimento della chiesa. Il progetto ha portato al ritrovamento di un cassone di mattoni, con un cumulo di ossa e almeno 7 crani adulti. Future indagini potranno fornire dati interessanti sull’identità dei resti, se appartenenti o no ai nobili marchesi di Saluzzo.

Ludovico IUno studio condotto dalla Divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa rivela la causa di morte del Marchese di Saluzzo Ludovico I, nato nel 1406 e morto nel 1475. Lo studio, condotto dall’anatomopatologo Raffaele Gaeta con Antonio Fornaciari e Valentina Giuffra, è stato pubblicato dall’importante rivista americana “Urology”. “Si tratta di una diagnosi patografica – spiega Raffaele Gaeta, principale autore del lavoro – ossia effettuata attraverso l’analisi di documenti scritti, lettere e racconti di secoli fa”. Basandosi infatti sui documenti è stato possibile svelare, dopo più di 500 anni, il quadro medico del Marchese di Saluzzo e le malattie che lo portarono al decesso.

L’illustre personaggio, secondo i cronisti dell’epoca, fu tormentato per molti anni dai calcoli urinari che lo spinsero ad assumere a corte l’esimio chirurgo genovese Maestro Battista da Rapallo, riconosciuto da molti come esperto nell’estrarre “calcoli grandi come un uovo”. Il Maestro Battista insegnava una nuova tecnica all’avanguardia per permettere l’asportazione dei calcoli dalla vescica. Questo metodo, rivoluzionario per l’epoca e da sempre attribuito al chirurgo Giovanni de Romanis, sarebbe stato invece inventato dal Maestro Battista e insegnato al de Romanis che avrebbe soggiornato a Saluzzo in quel periodo.

Se questo dato venisse confermato da nuovi documenti d’archivio bisognerebbe riscrivere i manuali di storia della medicina ed assegnare al Maestro Battista la paternità di una tecnica chirurgica innovativa e applicata per la prima volta nel Marchesato. Nonostante le cure del grande chirurgo di allora, Ludovico I morì nel 1475 all’età di 69 anni. Sulle cause della morte non vi furono dubbi già all’epoca. Infatti, come confermano le fonti il duca “calculis gravatus fuisset” ovvero “fu afflitto da calcoli". “Considerando che in un documento del 1473, cioè due anni prima della morte, viene riportato il salario del Maestro Battista, possiamo ipotizzare che la causa del decesso sia stata una patologia cronica e non acuta; in particolare i calcoli possono causare l’insufficienza renale cronica, una progressiva e irreversibile perdita della funzione renale” spiega Gaeta.

La Divisione di Paleopatologia di Pisa è stata impegnata nel progetto “I Marchesi di Saluzzo in San Giovanni” per la ricerca delle sepolture della famiglia marchionale, presumibilmente sepolta nell’area sepolcrale sotto il pavimento della chiesa. Il progetto ha portato al ritrovamento di un cassone di mattoni, con un cumulo di ossa e almeno 7 crani adulti. Future indagini potranno fornire dati interessanti sull’identità dei resti, se appartenenti o no ai nobili marchesi di Saluzzo.

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Giovedì, 16 Marzo 2017 08:49

Cosa sono i Bitcoin?

Venerdì 17 marzo alle 15 al Museo degli Strumenti per il Calcolo dell’Università di Pisa (via dei Macelli 2) si si terrà l’incontro “I Bitcoin e le criptomonete: dall’informatica all’economia”. L’evento, organizzato dal Museo in collaborazione con l'associazione Xlinx, è a ingresso è gratuito fino a esaurimento posti; è soltanto richiesto di iscriversi inviando una email a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Rivolto a chiunque sia interessato alle criptomonete, l’incontro cercherà di illustrare con un linguaggio divulgativo, semplice e diretto, sia gli strumenti concettuali e tecnologici che sono alla base delle criptomonete, sia le caratteristiche che esse presentano dal punto di vista dei sistemi monetari.
In particolare i Bitcoin, spiegano gli organizzatori, sono una moneta insieme affidabile nelle transazioni ma anonima, non emessa da alcuno stato né soggetta a una banca centrale o ad altra autorità monetaria. Per eccellenza la valuta del dark web, ma pure delle organizzazioni di diritti digitali come la Electronic Frontiers Foundation, i Bitcoin oggi sono ormai accettati da tutti i maggiori colossi del web, da Amazon a eBay.

Prende il via il 17 marzo, con la lezione inaugurale alle 15 al Polo Piagge (Via Giacomo Matteotti, 11) il corso di alta formazione “Presidio delle funzioni di protezione civile” organizzato dal Centro Interdisciplinare di Scienze per la Pace (Cisp) dell’Università di Pisa.
Il corso, riconosciuto dalla Regione Toscana e con il patrocinio del Comune di Pisa, fornirà norme, nozioni e strumenti per collaborare con le autorità preposte alla protezione civile in caso di calamità naturali o disastri ambientali, in particolare nel ripristino ambientale di aree colpite.
La lezione inaugurale intitolata “Protezione civile, oltre l’emergenza il progetto culturale e civico” sarà tenuta da Paolo Ghezzi, vicesindaco del Comune di Pisa con delega alla Protezione civile, e da Alessandro Pirrone, consulente delle Nazioni Unite ed esperto nel disaster management.
“La realizzazione di percorsi formativi volta a promuovere ad ogni livello una cultura della protezione civile – sottolinea la Enza Pellecchia, Direttrice del Cisp – rappresenta una delle più efficaci forme di investimento culturale e sociale per veicolare il messaggio della solidarietà, della partecipazione, della condivisione, del rispetto e della sicurezza”.

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