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Sabato 2 luglio, a Palazzo dei Congressi, si è tenuta la prima Cerimonia di consegna dei diplomi di laurea per i laureati di 1° livello della Scuola interdipartimentale di Ingegneria dell’Università di Pisa. L’idea di organizzare questo tipo di eventi è nata alcuni mesi fa come un nuovo modo di celebrare e festeggiare, da parte dei docenti, il raggiungimento della laurea triennale insieme ai giovani laureati, ai loro parenti e amici. Il diploma è stato consegnato da un’apposita commissione che, per l’occasione, si era vestita nel tradizionale abbigliamento accademico (tocco e toga). I soli laureati con lode, per i quali la consegna del diploma di laurea è previsto un altro evento tradizionale, hanno ricevuto la medaglia della Scuola di Ingegneria, coniata per l’occasione.

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La partecipazione alla cerimonia è stata facoltativa, ma a questa prima edizione hanno aderito un buon numero di laureati (137 su 305). A tutti i presenti è stata offerta l’opportunità di descrivere durante la cerimonia, pur sinteticamente, il lavoro che hanno svolto come prova finale, con relazioni che hanno testimoniato la grande ricchezza e varietà degli studi di Ingegneria. La cerimonia si è svolta su quattro turni, due antimeridiani e due pomeridiani. La fine di ogni turno è stata scandita da un intenso applauso collettivo, che ha sancito la proclamazione dei neo-dottori.

Coloro che hanno ricevuto il diploma il 2 luglio sono i laureati (triennali) dei primi 3 appelli del 2016; i laureati (triennali) degli altri tre appelli riceveranno il loro diploma in analoga cerimonia che si terrà probabilmente il 21 gennaio 2017, e per la quale sono previste interessanti innovazioni fra cui, se sarà possibile, la partecipazione del Coro o dell’Orchestra dell'Università di Pisa.

Il presidente della Scuola di Ingegneria, Massimo Ceraolo, ha espresso grande soddisfazione per il pieno successo della cerimonia, augurandosi che essa diventi una tappa fissa e apprezzata della vita del nostro Ateneo: «Desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita dell’evento, i neo dottori che hanno aderito e i loro parenti e amici in primis, le ben 14 unità di personale tecnico amministrativo del nostro ateneo che hanno operato con entusiasmo e convinzione, i presidenti di corso di studio. Tutti hanno accettato volentieri di partecipare a una cerimonia a dir poco insolita per Ingegneria, rubando alle proprie attività personali delle ore di un caldo sabato di luglio».

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La professoressa Nicoletta De Francesco, prorettore vicario dell'Università di Pisa.

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Il professor Massimo Ceraolo, presidente della Scuola di Ingegneria e coordinatore dell'inizaitiva.

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medaglia ingegneria

(Foto a cura di Marco Vincenzi).

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lemuri They are the missing or simply forgotten link, in understanding the evolution of human behaviour. These are lemurs, primates who share a common distant ancestor with us and due to their peculiarity, represent the ideal model to shed light on behavioural traits until now considered unique to monkeys, large anthropomorphs (and us). This is the central theme of the volume “The Missing Lemur Link” published by Cambridge University Press.

In the book, the authors, Elisabetta Palagi and Ivan Norscia, researchers at the Museum of Natural History of the University of Pisa, review 20 years of research on lemurs which for the most part they carried out themselves, both in the wild and in captivity. While in fact there has been extensive research at a biological and ecological level, the same cannot be said for social behaviour, which in some cases has been seen to be “unexpectedly sophisticated” and complex. Lemurs, for example, are capable of recognizing individuals even through olfactory channels, they can manage conflict using reconciliatory mechanisms and they exchange jobs (like delousing) following the market rules of supply and demand.

“Discovering the existence of these traits in lemurs,” explain Elisabetta Palagi and Ivan Norscia, “allows us not only to affirm that their cognitive capabilities and their level of sociability are much more complex than we believed, but also to join the dots which link us to them, giving them continuity with other primates.”

The book “The Missing Lemur Link” has nine chapters, each one covering a different ethological theme, following a comparative approach that compares lemurs’ behaviour with that of other primates and large anthropomorphs, including man. Each chapter also features informative boxes written by international experts who elaborate on the concepts expounded. The volume also includes a presentation by the British ethologist Jane Goodall, followed by an introduction by Ian Tattersall, curator emeritus of the Division of Anthropology of the American Museum of Natural History in New York, and by Alison Jolly, to whose memory the book is dedicated, as well as a postface by Michael Huffman from the University of Kyoto.

lemuriSono l’anello mancante (o semplicemente dimenticato) per capire l’evoluzione del comportamento umano. Si tratta dei lemuri, primati che condividono con noi un lontano antenato comune e che per la loro peculiarità rappresentano il modello ideale per far luce su comportamenti finora ritenuti esclusivi delle scimmie, delle grandi antropomorfe (e nostri).

E’ questa la tesi centrale del volume "The Missing Lemur Link" appena pubblicato dalla Cambridge University Press. Gli autori, Elisabetta Palagi e Ivan Norscia, ricercatori del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, fanno il punto su venti anni di ricerche che hanno in buona parte condotto in prima persona, sia su esemplari in natura che in cattività. Se infatti i lemuri sono stati studiati estesamente dal punto di vista biologico ed ecologico, altrettanto non si può dire per l'etologia e il comportamento sociale, che in alcuni casi si dimostra “inaspettatamente” sofisticato e complesso. Questi primati ad esempio sono capaci di riconoscimento individuale utilizzando anche il canale olfattivo, sanno gestire i conflitti attraverso meccanismi di riconciliazione e si scambiano servizi (come lo spulciamento) seguendo la regola di mercato della domanda e dell’offerta.

“Riscontrare l'esistenza di questi comportamenti nei lemuri – spiegano Elisabetta Palagi e Ivan Norscia - ci permette non solo di affermare che la loro capacità cognitiva e il loro grado di socialità siano molto più complesse di quanto si credesse finora, ma anche di unire i puntini che ci legano ad essi, mettendoli in continuità con gli altri primati”.

Il libro "The Missing Lemur Link" è composto da nove capitoli, ciascuno dei quali affronta una tematica etologica diversa, secondo un approccio comparativo, mettendo a confronto il comportamento dei lemuri con quello delle scimmie e delle grandi antropomorfe, uomo incluso. Ogni capitolo contiene inoltre dei box informativi a firma di esperti internazionali che espandono i concetti trattati. Completano il volume una presentazione dell’etologa inglese Jane Goodall, l'introduzione di Ian Tattersall, curatore emerito della sezione di antropologia del Museo di Storia Naturale di New York, e di Alison Jolly, alla cui memoria il libro è dedicato, e la postfazione di Michael Huffman dell'Università di Kyoto.

Sono l’anello mancante (o semplicemente dimenticato) per capire l’evoluzione del comportamento umano. Si tratta dei lemuri, primati che condividono con noi un lontano antenato comune e che per la loro peculiarità rappresentano il modello ideale per far luce su comportamenti finora ritenuti esclusivi delle scimmie, delle grandi antropomorfe (e nostri). E’ questa la tesi centrale del volume "The Missing Lemur Link" appena pubblicato dalla Cambridge University Press. Gli autori, Elisabetta Palagi e Ivan Norscia, ricercatori del Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, fanno il punto su venti anni di ricerche che hanno in buona parte condotto in prima persona, sia su esemplari in natura che in cattività. Se infatti i lemuri sono stati studiati estesamente dal punto di vista biologico ed ecologico, altrettanto non si può dire per l'etologia e il comportamento sociale, che in alcuni casi si dimostra “inaspettatamente” sofisticato e complesso. Questi primati ad esempio sono capaci di riconoscimento individuale utilizzando anche il canale olfattivo, sanno gestire i conflitti attraverso meccanismi di riconciliazione e si scambiano servizi (come lo spulciamento) seguendo la regola di mercato della domanda e dell’offerta.
“Riscontrare l'esistenza di questi comportamenti nei lemuri – spiegano Elisabetta Palagi e Ivan Norscia - ci permette non solo di affermare che la loro capacità cognitiva e il loro grado di socialità siano molto più complesse di quanto si credesse finora, ma anche di unire i puntini che ci legano ad essi, mettendoli in continuità con gli altri primati”.
Il libro "The Missing Lemur Link" è composto da nove capitoli, ciascuno dei quali affronta una tematica etologica diversa, secondo un approccio comparativo, mettendo a confronto il comportamento dei lemuri con quello delle scimmie e delle grandi antropomorfe, uomo incluso. Ogni capitolo contiene inoltre dei box informativi a firma di esperti internazionali che espandono i concetti trattati. Completano il volume una presentazione dell’etologa inglese Jane Goodall, l'introduzione di Ian Tattersall, curatore emerito della sezione di antropologia del Museo di Storia Naturale di New York, e di Alison Jolly, alla cui memoria il libro è dedicato, e la postfazione di Michael Huffman, dell'Università di Kyoto.

Giovedì, 07 Luglio 2016 11:06

Appello dell'AOUP a donare il sangue

E' entrata nel vivo l'estate e cominciano a scarseggiare le scorte di sangue in dotazione all'ospedale, sia per il calo fisiologico delle donazioni sia per l'aumento dei politraumi legati alle vacanze, che comportano interventi chirurgici che richiedono spesso il ricorso a trasfusioni.
Ecco perché l'Aoup, ospedale ad alta vocazione chirurgica in cui l'emergenza-urgenza non va in vacanza, lancia un accorato appello a tutti i donatori di sangue a recarsi quanto prima nei centri trasfusionali per rinforzare la scorte. Il direttore della Medicina trasfusionale e biologia dei trapianti, Fabrizio Scatena, ricorda che è possibile donare sangue intero, emocomponenti e piastrine.
I donatori possono presentarsi spontaneamente o convocati direttamente dai Simt-Servizi di immunoematologia e medicina trasfusionale o, infine, tramite le associazioni di donatori presenti sul territorio. Gli orari di apertura del Centro trasfusionale di Cisanello (Edificio 2 C) sono i seguenti: dalle 8 alle 11 dal lunedì al sabato mentre l'orario di apertura per il ritiro dei referti è dal lunedì al sabato, dalle 11 alle 13. Nella nuova sala donatori, recentemente inaugurata, strutturata con 16 poltrone da prelievo, è possibile effettuare contemporaneamente la raccolta di 10 donazioni di sangue intero e 5 donazioni in aferesi. Se il donatore si presenta rispettando la fascia oraria di convocazione, il tempo medio di attesa per l'accettazione è di circa 15 minuti. Se invece si presenta spontaneamente, non convocato, il tempo di attesa per l'accettazione dipende dall'affollamento momentaneo del centro. Ai donatori non abituali, ossia che non donano il sangue da almeno 2 anni, o che vogliano iniziare il percorso di donazione per la prima volta, viene proposta obbligatoriamente, secondo i protocolli di sicurezza e di qualità, la donazione cosiddetta "differita", che è possibile prenotare telefonicamente al numero 050993741, o recandosi direttamente all'accettazione del Centro trasfusionale oppure attraverso il personale delle associazioni. Gli appuntamenti per le donazioni differite saranno sempre inseriti nella fascia oraria 11-12, dal lunedì al sabato. Non è possibile accettare appuntamenti oltre l'orario indicato, poiché gli esami ematochimici non possono essere inviati al Laboratorio analisi di riferimento dopo le 12.30. L'aspirante donatore deve presentarsi in accettazione munito di tessera sanitaria e documento di riconoscimento in corso di validità. Come avviene per il donatore periodico, gli verrà consegnato il questionario anamnestico che dovrà essere compilato in ogni sua parte prima di presentarsi alla visita medica.
Per ulteriori informazioni: Centro regionale sangue: http://www.regione.toscana.it/-/centro-regionale-sangue - numero verde 800 556060 (edm).

Fonte: Ufficio stampa AOUP

 

Venerdì 8 luglio alle 18 al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi si inaugura la "Vital Signs". La mostra presenta i lavori su carta di dodici artisti londinesi accomunati non da uno stile o da una tecnica particolari, ma da condivise affinità elettive. L’esposizione fa seguito alla mostra presentata nel 2007 alla galleria Ceribelli di Bergamo dagli “Amici pittori di Londra” selezionati da Lino Mannocci.

Per Luke Elwes, uno degli artisti che espone, “questa mostra riguarda l’attività di produrre segni e la miriade di pensieri e immagini che emergono sulla carta grazie a questa azione elementare”. A volte è un semplice inizio, un modo di inoltrarsi in un territorio ancora sconosciuto, un ‘voyage’, come lo descrive Andrzej Jackowski, un altro degli artisti in mostra. La carta diventa così un contenitore di pensieri privilegiati, un campo di prova, un luogo onirico, una mappa mentale.

L’idea è nata nell’inverno 2011, quando due studenti fuorisede sardi a Pisa, per risparmiare sulla bolletta del gas, si misero a studiare una soluzione più economica per produrre calore e riscaldare la loro casa. Oggi quell’idea si è trasformata in impresa, con più precisione nella start up Enki Stove con sede a Livorno, che progetta, produce e vende “bruciatori pirolitici”, sistemi basati su un’innovativa tecnologia che consente di ottenere energia e calore dalle comuni biomasse (pellet, legna, ramoscelli, pigne) riducendo al minimo la produzione di gas nocivi, inquinanti o responsabili dell’effetto serra. Grazie a due campagne di crowdfunding, sono già arrivate sul mercato due linee di prodotto, Enki Stove Uno e Wild, la prima composta da tre sistemi di cottura e riscaldamento per esterni, l’altra da due modelli di fornello da campo a biomassa.
«La tecnologia alla base di tutti i prodotti Enki Stove è protetta da due brevetti ed è l’ottimizzazione di un processo già esistente, chiamato “pirolisi aperta” – spiega Ivan Mura, product designer e studente di Ingegneria aerospaziale all’Università di Pisa che per primo ha avuto l’intuizione – Sono venuto a conoscenza di questo processo grazie alla mia passione per la tecnologia e alle nozioni imparate all’università e, dopo mesi di prove ed esperimenti, con la consulenza tecnica dell’amico Davide Nughes (tecnico elettronico e oggi responsabile IT di Enki Stove), sono arrivato alla costruzione di un dispositivo che finalmente soddisfaceva le mie esigenze: una fonte di calore efficiente, stabile, a basso costo, semplice da gestire e che non producesse fumi nocivi durante l’intero processo».
In poco tempo molte persone, vedendo all’opera questo particolare dispositivo, iniziarono a chiederne uno simile per cucinare o per riscaldarsi. A quel punto, Ivan e Davide capirono di avere in mano una tecnologia utile e preziosa, tanto da decidere di farne un business, coinvolgendo nel progetto anche altri amici, oggi membri del team Enki Stove: Gianluca Ricciardi, responsabile marketing, laureato in Scienze e tecnologie della comunicazione, Andrea Moretti, responsabile public relations, specializzando in comunicazione d’impresa presso l’Università di Pisa e Simone Pisci, graphic designer.
«I sistemi Enki Stove trasformano le biomasse, sfruttando il gas derivato dalla decomposizione stessa per ottenere l’energia necessaria a sostenere il processo – spiega Ivan – Tale perfezionamento è garantito da una particolare conformazione geometrica della camera di combustione, unita a un sistema elettronico che gestisce e modula il flusso dei gas all’interno della camera, rendendo la pirolisi stabile, sicura e priva di fumi, semplice da utilizzare anche dal consumatore finale. Questa tecnologia è perfetta per costruire cucine da esterno, barbecue e fornelli da campo, ma in prospettiva è sviluppabile anche per mettere a punto riscaldamenti da interno».
Il progetto dei ragazzi ha già compiuto un lungo percorso: un aiuto prezioso è arrivato da Alessandro Capocchi, professore di Andrea, che li ha messi in contatto con Lorna Vatta, business angel dell’associazione SAMBA, l’Angel Investing Club fondato dagli ex-allievi della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che ha guidato il team Enki Stove in un intenso percorso di accelerazione e sviluppo imprenditoriale.
Successivamente Enki Stove ha partecipato al concorso indetto da CNRxEXPO, presso la facoltà di Agraria dell’Università di Milano, dove è stata premiata come “miglior tecnologia pirolitica”. Lo scorso giugno, infine, la start up ha partecipato alla Summer School in “Advanced Innovation Methods” organizzata dall’Università di Pisa nell’ambito del progetto ENDuRE.
Per espandere l’apporto finanziario e le relazioni attivate con il club d’investimento, SAMBA ha proposto al team di Enki Stove una campagna di equity crowdfunding sul portale StarsUp. La raccolta si è conclusa positivamente con circa un mese d’anticipo, raccogliendo 240 mila euro in cambio di una partecipazione del 34% circa nel capitale di 41 nuovi soci. Il capitale raccolto è servito a strutturare la società e a iniziare la produzione delle due linee di prodotto. Per il lancio dell’ultima linea Wild, l’azienda ha deciso di condurre una campagna su un altro portale di crowdfunding, Kickstarter, che ha raggiunto ottimi risultati: 94 mila euro raccolti in 1 mese da 434 backers.

La presenza dell’Università di Pisa attiva ogni anno una produzione di oltre 650 milioni di euro e circa 7.300 unità di lavoro nella città e nella provincia di Pisa, che crescono a 810 milioni di euro e 8.400 unità di lavoro in ambito regionale e a 1.400 milioni di euro e 13.000 unità di lavoro a livello nazionale. Sono questi i dati principali elaborati nel Rapporto di Sostenibilità dell’Ateneo pisano, per la parte che riguarda l’analisi dell’impatto economico di questa istituzione sui vari ambiti territoriali, che è stato presentato nell’ambito del seminario su “Università e territorio”, All’incontro, che si è tenuto al Polo Fibonacci, hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco Marco Filippeschi, la vicepresidente della Regione, Monica Barni, il presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, Gaetano Manfredi, il rettore Giacomo Pignataro, dell'Università di Catania, membro della Giunta della stessa CRUI, il direttore generale della Direzione Università del MIUR, Daniele Livon, e il direttore dell'Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana (IRPET), Stefano Casini.
Il Rapporto sull’impatto economico, curato dalla professoressa Ada Carlesi con la collaborazione dell’IRPET, è frutto di una ricerca rigorosa, che ha potuto contare sull’utilizzo di metodologie e tecniche particolarmente sofisticate. I risultati finali, che riguardano il 2014, anno di riferimento dello studio, descrivono in tutta la loro consistenza gli effetti, diretti e indiretti, che la presenza dell’Ateneo ha sull’economia dei diversi contesti territoriali considerati, testimoniando nello stesso tempo l'efficacia delle politiche espansive messe in atto dall’Università nell'ultimo periodo.
“Questi dati – ha commentato il rettore Massimo Augello nell’intervento conclusivo del seminario – hanno un significato preciso: l’Ateneo, con la sua presenza, produce su Pisa in particolare, ma anche in ambiti territoriali più vasti, una forte spinta alla crescita dell’economia e ha svolto questo ruolo di ‘motore’ anche in un anno, come il 2014, in cui la crisi, sia a livello economico generale, sia di finanziamenti pubblici del sistema universitario, è stata decisamente pesante”.
Il professor Augello ha dedicato l’ultima parte del suo intervento a una riflessione di carattere nazionale, sostenendo l’idea di promuovere studi sul modello del Rapporto pisano anche a livello di altri atenei e di complessivo sistema universitario. “Da questo punto di vista – ha concluso il rettore - sarebbe utile confrontare i livelli di produttività dell’investimento che si registrano nel settore universitario con quelli di altri settori che beneficiano di ingenti fondi pubblici. Si scoprirebbe, allora, che investire nell’alta formazione e nella ricerca vuol dire sì puntare sul futuro, della società e dei nostri giovani, ma anche dare un impulso forte e dai ritorni immediati alle economie locali e del paese in generale”.

enki stove wildThe idea came about in winter 2011 when two Sardinian students at the University of Pisa, intent on saving money on gas bills, began to look for a more inexpensive solution to heat their home. Today that idea has turned into an enterprise or more precisely into the startup Enki Stove based in Leghorn, which designs, produces and sells ‘pyrolytic burners’, systems based on innovative technology which generate energy and heat from common biomass fuels (pellets, wood, twigs, pine cones) minimizing the production of harmful gases which pollute or are responsible for the greenhouse effect. Thanks to two crowdfunding campaigns, two lines of production have already come onto the market, Enki Stove Uno and Wild. The former includes three systems for cooking and outdoor heating while the latter has two models of biomass fuelled camp stoves.

enki stove team“The technology behind all the Enki Stove products is protected by two patents and is the optimization of a pre-existing process called ‘open-system pyrolysis’,” explains Ivan Mura, the product designer and an aerospace engineering student at the University of Pisa who first had the idea. “I became aware of this process thanks to my passion for technology and the notions I learnt at university. After months of trials and experiments, and with the technical consultation from my friend Davide Nughes (an electronic technician now in charge of IT at Enki Stove), I was finally able to construct a device which satisfied my requirements: an efficient, stable, low-cost source of heat which was easy to use and did not produce harmful fumes throughout the entire process.”

Shortly after having seen the device at work, a number of people began to ask for a similar product for cooking or heating. At that point, Ivan and Davide realized they were in possession of such a useful and precious piece of technology that they decided to turn the idea into a business and included other friends in the project.

enki stove WILD BG

These friends are now members of the Enki Stove team: Gianluca Ricciardi, marketing manager, with a degree in Information Science and Technologies, Andrea Moretti, public relations manager, specializing in Business Communications at the University of Pisa and Simone Pisci, graphic designer.

“The Enki Stove systems transform biomass fuel by exploiting the gas derived from the decomposition of the same fuel to produce the energy necessary for the process,” explains Ivan. “This optimization is guaranteed by a particular geometric conformation of the combustion chamber, together with an electronic system which manages and modulates the flux of gas inside the chamber, making the pyrolysis stable, safe and smokeless as well as user friendly for the consumer. This technology is perfect for the design of outdoor kitchens, barbecues and camp stoves, but it could also be developed further for indoor heating.”

wild tent campingThe students’ project has undergone a lengthy journey. Precious help came from Alessandro Capocchi, Andrea’s professor, who put them in touch with Lorna Vatta, a business angel with the SAMBA association, the Angel Investing Club founded by ex-students of the Sant’Anna School of Advanced Studies in Pisa, who led the Enki Stove team on an intense course of business development and acceleration.

Subsequently, Enki Stove participated in the CNRxEXPO at the Faculty of Agriculture of the University of Milan, where it received the ‘best pyrolytic technology’ award. Finally, last June, the startup participated in the Summer School in ‘Advanced Innovation Methods’ organized by the University of Pisa as part of the ENDuRE project.

wild sea

In order to expand the financial shareholding and the liaisons activated by the investment club, SAMBA offered the Enki Stove team an equity crowdfunding campaign on the StarsUp portal. The collection ended positively a month before time, raising 240 thousand euros in exchange for a 34% participation in the capital of 41 new business partners. The capital raised was used to structure the society and begin the production of the two lines. For the launch of the latest line Wild, the company has decided to lead a campaign on another crowdfunding portal, Kickstarter, which has obtained excellent results: 94 thousand euros raised in a month from 434 backers.

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