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Lunedì, 20 Luglio 2015 13:24

«L'emozione di marmo»

L'emozione di marmo. I monumenti ai caduti della Grande Guerra a Pisa e nel suo territorioDal 16 luglio al 4 novembre 2015 il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi ospita L'emozione di marmo. I monumenti ai caduti della Grande Guerra a Pisa e nel suo territorio, una mostra che presenta una serie di esempi emblematici e suggestivi dei monumenti ai caduti della Grande Guerra a Pisa e nel suo territorio.
Uno spettacolare percorso tra opere grafiche (disegni e incisioni di alcuni tra i protagonisti dell'arte del '900, come Luigi Bartolini, Mario Chiattone, Lorenzo Viani, Umberto Vittorini, Giuseppe Viviani...), riproduzioni fotografiche, modelli e ricostruzioni virtuali, documenti e testimonianze, che invita il visitatore a riflettere sulle tante storie – di tipologie, committenze, artisti, istituzioni – raccontate dai monumenti, facendo riaffiorare quel valore emozionale su cui la contemporaneità deve tornare a misurarsi.

Promossa dal Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa) e curata da Alberto Mario Banti, Stefano Renzoni e Alessandro Tosi, L'emozione di marmo. I monumenti ai caduti della Grande Guerra a Pisa e nel suo territorio è realizzata in collaborazione con la Prefettura di Pisa, e con la Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno, la sezione di Pisa dell'Associazione Nazionale Combattenti e Reduci e dell'Associazione fra Mutilati e Invalidi di Guerra, Gli Amici dei Musei e Monumenti Pisani, Palazzo Blu.

Qui di seguito pubblichiamo la prefazione al catalogo della mostra stampato dalla Pisa University Press a firma dei curatori.

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L'emozione di marmo

Le parole con cui Doris Lessing affronta il tema della memoria personale e collettiva della Grande Guerra, in un magistrale passo della sua autobiografia Under my skin pubblicata nel 1994, emozionano profondamente: «Nel 1990 [...] ero nel Sud della Francia, in quella campagna collinosa che si trova alle spalle della Riviera, e visitavo quelle deliziose cittadine e quei paesetti, nati secoli addietro come roccaforti in collina; e in ogni città o paese c'era un monumento ai caduti in guerra con l'elenco di dodici o venti giovani uccisi nella prima guerra mondiale. E questo in paesi minuscoli che persino oggi contano meno di un centinaio di abitanti. Era normale che tutti i giovani di quei paesi rimanessero uccisi. In ogni città, paese o villaggio d'Europa c'è un monumento ai caduti in guerra con i nomi dei morti della prima guerra mondiale. E su un altro lato della stele o dell'obelisco si trovano i due o tre nomi dei morti nella seconda guerra mondiale. Con il 1918, tutti gli uomini giovani e sani che c'erano in Europa sono morti» (Sotto la pelle. La mia autobiografia. Primo volume. 1919-1949, Milano, Feltrinelli, 2007, pp. 20-21).

14. NavacchioQuel preciso riferimento geografico e paesaggistico acquista improvvisamente significati e valori transnazionali, condivisi, universali. Basta attraversare la dolce «campagna collinosa» pisana, così assimilabile a certo paesaggio agrario francese, per ritrovare le stesse tracce del conflitto, addirittura moltiplicate. Persino a Tripalle, piccola frazione di Crespina, è possibile scovare un obelisco di pietra ormai quasi dimenticato, nascosto alla vista, accessibile magari durante una gita in bicicletta, nella sosta per riprendere fiato tra un tornantino e l'altro: e poi trattenere il respiro davanti all'elenco dei ventidue nomi di giovani, sottratti alle fatiche della terra e alle gioie della vita, che «il popolo di Tripalle ricorda e onora».

Come in ogni frazione, paese e città d'Italia e di tanta Europa, scattano subito altri pensieri su «quella mattanza che è stata la prima guerra mondiale» – ancora in sottofondo la scrittura di Doris Lessing – con un elenco di nomi, e di «vite non vissute», di «figli non nati», non più contenibile.

E subito dopo la Guerra non si voleva dimenticare. I reduci, gli invalidi, e tutti coloro che avevano visto uno dei loro «ragazzi» cadere in guerra, dovevano sopportare un dolore immenso. Per questo avevano bisogno di conforto; avevano bisogno di essere rassicurati sul senso della sofferenza e delle morti subite; avevano bisogno di essere persuasi che migliaia e migliaia di giovani non avevano patito invano, non erano morti invano. Ed ecco, allora, sorgere quasi dovunque tutta una costellazione di statue e lapidi che, talora con umana pietas, talaltra con tracotante orgoglio, hanno congelato le emozioni nel marmo, nel bronzo, nella pietra, e hanno cercato una risposta definitiva nel nazional-patriottismo, un sistema ideologico che all'epoca dominava ancora moltissime menti: ed ecco, dunque, che i simboli del sacrificio, del martirio, dell'integrità nazionale, della grandezza e della coesione della comunità patria hanno plasmato le forme dei monumenti ai caduti.

13. Castelfranco di sottoC'è qualcosa di strano, in tutto ciò. Quella stessa ideologia che giustificando l'ingresso in guerra ha aperto ferite terribili, dopo la fine della guerra è servita a lenire i traumi che ha provocato, e a dare un senso a «un'inutile strage». È una spirale concettuale tremenda, dalla quale non moltissimi allora riuscirono a prendere le distanze. È una spirale concettuale che, negli anni seguenti, avrebbe continuato a spargere i suoi veleni attraverso l'ideologia fascista. È una spirale concettuale che ancora oggi ha bisogno di essere decifrata e decostruita, giacché anche le forme della memoria hanno una propria storia, e da noi assai complessa.

Ecco che i monumenti ai caduti a Pisa e nel suo territorio, per densità di esempi e tipologie, forse anche per qualità – rara, ma comunque avvertibile – possono offrire materia estremamente significativa. L'album fotografico che negli anni '30 mappava la provincia e quella «invasione monumentale» che ne avrebbe definitivamente segnato il paesaggio, è documento in tal senso di straordinaria rilevanza storiografica. Partendo proprio da quella prima ricognizione è possibile infatti decifrare e dunque ricomporre una memoria che passa attraverso modelli, autori, linguaggi, trasformazioni, verificata e aggiornata nel paesaggio attuale e con lo sguardo di oggi.
Da una parte, allora, la rappresentazione di una memoria sottomessa a un preciso programma simbolico, ideologico, politico; dall'altra, la sua decostruzione e riproposizione in una contemporaneità che ancora può farne occasione di intense riflessioni.

12. CalciE a questo dialogo tra due diversi momenti storici e modi della percezione – risolto nelle splendide fotografie di Simona Bellandi e Elda Chericoni, così come nella suggestione del modello tridimensionale del monumento eretto nel cortile della Sapienza agli studenti caduti dell'Università di Pisa realizzato da Marco Callieri – è stato possibile aggiungere preziose e in molti casi inedite opere grafiche, grazie alla ricchezza delle collezioni del Gabinetto Disegni e Stampe dell'Università di Pisa e alla generosa e appassionata disponibilità di collezionisti, che può spiegare molto nella formazione di un immaginario che restituisse senso alla radice etimologica di quei marmi: monumenti, cose da ricordare, appunto.

Con tali materiali, L'emozione di marmo vuole partire da un singolo contesto per invitare a riflessioni più articolate, e da molteplici prospettive di lettura, sulla nostra percezione della memoria e sul valore che può avere nella contemporaneità e potrà avere per le nuove generazioni. Un percorso tra i monumenti di una provincia toscana, in definitiva, può avere lo stesso significato dell'itinerario seguito da Doris Lessing: «Quel viaggio attraverso i villaggi di Francia e d'Inghilterra, attraverso la Scozia, ridestò in me le emozioni cariche di rabbia della mia infanzia, e poi un senso di protesta, un dolore: quello dei miei genitori. Provai anche incredulità, ma quella fu un'emozione successiva: come era potuto succedere?».

Emozioni, dunque, da ricomporre e su cui riflettere. Che vuol dire rinnovata cognizione del dolore, consapevolezza «che da quella guerra non avevamo imparato niente. Ed è proprio questa la peggiore eredità che abbiamo ricevuto dalla prima guerra mondiale: se siamo una razza incapace di imparare, cosa ne sarà di noi?».
Un'emozione di marmo, ma assai più spesso di pietra, di bronzo, di carta, come rilettura delle cose e attraverso queste come riappropriazione della storia e dei suoi documenti visivi, per provare a imparare, per dare un senso al ricordare, al pensare. Anzi, per ricordarci di pensare.

Alberto Mario Banti, Stefano Renzoni, Alessandro Tosi

Nelle foto, dall'alto: la locandina della mostra; Navacchio, Monumento ai Caduti, 1923, Zoraldo Frattini; Castelfranco di Sotto, Monumento ai Caduti, 1927; Calci, Monumento ai Caduti, 1923, Bruno Galeotti.

Venerdì, 17 Luglio 2015 10:06

La microbiologia del vino pisana a EXPO 2015

Agnolucci ToffaninIl 21 luglio nel Padiglione Italia di EXPO 2015 si svolgerà la presentazione del Gruppo Nazionale per la Microbiologia del Vino. All'evento, sponsorizzato dalla CRUI e coordinato dalla giornalista Sylvie Coyaud, partecipano i maggiori esponenti della microbiologia del vino italiana fra cui Monica Agnolucci e Annita Toffanin (foto), ricercatrici del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa.
Nel corso dell'incontro, gli studiosi esporranno le loro ricerche sull'importanza dei microrganismi benefici in tutta la filiera di produzione del vino, dal campo, alla cantina, alla tavola.
In particolare, le due ricercatrici pisane parleranno della biodiversità dei microrganismi presenti nel vigneto e della loro influenza sulla crescita della vite e sulla qualità del vino. Questi microrganismi sono infatti parte integrante di quello che i francesi definiscono "terroir" e contribuiscono grandemente allo sviluppo degli aromi e delle caratteristiche organolettiche dei vini tipici delle diverse aree di produzione.

Ne hanno parlato:
InToscana.it
ViteVinoQualita.it
Nazione.it
La Nazione Pisa
GoNews.it
PisaInformaFlash
WineNews.it

IurAp smauIn occasione della manifestazione SMAU Toscana Tecnologica, che si è svolta a Firenze alla Fortezza da Basso il 14 e 15 luglio, l'Università di Pisa ha presentato le sue iniziative dedicate al trasferimento tecnologico nello stand "Scuole, Università e CNR" della Regione Toscana, dove era presente lo staff dell'Unità valorizzazione della ricerca. Nell'occasione erano presenti anche alcuni spin off dell'Ateneo, cioè ACTA, QUIPU e IurAp, che hanno avuto la possibilità di stringere nuovi rapporti e possibili partnership con il mondo delle aziende innovative, le migliori start up e i professionisti nel campo dell'innovazione.

IurAp, incardinato presso il dipartimento di Scienze politiche, è una delle pochissime esperienze di spin off accademico nelle scienze giuridiche e sociali a oggi operante in Italia, che offre servizi di formazione a catalogo, di assistenza all'attuazione normativa, all'implementazione delle innovazioni e del benessere organizzativo, nonché studi e indagini. Il progetto di Iur.Ap è fortemente innovativo e pionieristico nel settore della formazione e consulenza alle amministrazioni pubbliche, imprese, nonché soggetti del terzo settore. Le principali aree di interesse di Iur.Ap riguardano l'innovazione e la semplificazione nella pubblica amministrazione, il welfare, la gestione del personale, il governo del territorio, dell'ambiente e dei beni culturali, le pari opportunità, gli studi di genere e la progettazione europea.

QUIPU opera nel campo della diagnostica medica preventiva ad alta tecnologia, dello sviluppo e della produzione di sistemi e tecniche per la valutazione dei primi marcatori di rischio vascolare. ACTA sviluppa software innovativi volti a offrire servizi di ingegneria avanzata nei settori della sicurezza industriale e nucleare.

Nella foto Luigi Rufo e Francesca Carpita dello spin off Iur.Ap.

Venerdì, 17 Luglio 2015 08:11

La microbiologia del vino pisana a EXPO 2015

Il 21 luglio nel Padiglione Italia di EXPO 2015 si svolgerà la presentazione del Gruppo Nazionale per la Microbiologia del Vino. All'evento, sponsorizzato dalla CRUI e coordinato dalla giornalista Sylvie Coyaud, partecipano i maggiori esponenti della microbiologia del vino italiana fra cui Monica Agnolucci e Annita Toffanin, ricercatrici del dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell'Università di Pisa.
Nel corso dell'incontro, gli studiosi esporranno le loro ricerche sull'importanza dei microrganismi benefici in tutta la filiera di produzione del vino, dal campo, alla cantina, alla tavola. In particolare, le due ricercatrici pisane parleranno della biodiversità dei microrganismi presenti nel vigneto e della loro influenza sulla crescita della vite e sulla qualità del vino. Questi microrganismi sono infatti parte integrante di quello che i francesi definiscono "terroir" e contribuiscono grandemente allo sviluppo degli aromi e delle caratteristiche organolettiche dei vini tipici delle diverse aree di produzione.

Sono terminati i progetti di ricerca realizzati in collaborazione tra l'Università d Pisa e la Nucleoeléctrica Argentina SA, la principale società pubblica argentina del settore energetico, che hanno riguardato studi e analisi sulla sicurezza della centrale nucleare di Atucha-2. I risultati raggiunti nell'ambito di questa importante attività scientifica sono stati illustrati durante una cerimonia che si è svolta al Rettorato dell'Ateneo pisano, giovedì 16 luglio 2015, alla presenza dell'ambasciatore della Repubblica Argentina in Italia, Torcuato Salvador Nicolas Di Tella. All'iniziativa sono intervenuti il rettore Massimo Augello, il direttore generale Riccardo Grasso e il professor Francesco D'Auria, coordinatore pisano del Gruppo di ricerca nucleare di San Piero a Grado, per l'Ateneo; il presidente della NA-SA, José Luis Antúnez, che ha parlato in videoconferenza, e il responsabile del settore internazionale, Javier Farias, oltre al responsabile della sicurezza delle centrali nucleari in Argentina, Oscar Mazzantini.
La cooperazione con la società argentina è iniziata nel 2007, quando gli studiosi pisani sono stati invitati a effettuare ricerche e analisi finalizzate a ottimizzare i sistemi di sicurezza dell'impianto nucleare di Atucha-2, un sito posto a cento chilometri da Buenos Aires in cui si stava costruendo un reattore con una potenza elettrica pari a circa 800 Megawatt, dal costo di tre miliardi di euro, entrato effettivamente in funzione nel 2014 e da quest'anno attivo a piena potenza. Nel 2011 sono stati sottoscritti accordi ufficiali tra l'allora ministro degli esteri, Franco Frattini, e le autorità argentine per definire il contributo dell'Università di Pisa. In sette anni il progetto è stato finanziato con svariati milioni di euro e ha coinvolto una cinquantina di studiosi ed esperti di varie nazionalità, molti dei quali provenienti dal Gruppo di ricerca nucleare di San Piero a Grado.
"Lo scopo della giornata odierna - ha detto il professor D'Auria - è stato quello di sottolineare i risultati tecnologici del progetto, le metodologie di lavoro adottate e i diversi aspetti che hanno determinato l'ottimo risultato finale, tutti elementi che possono servire come premessa per possibili e auspicabili ulteriori cooperazioni".
"Questa importante collaborazione - ha concluso il rettore Augello - testimonia la vitalità e il prestigio internazionale del settore dell'Ingegneria nucleare dell'Ateneo, che da diversi decenni è all'avanguardia sui temi legati alla sicurezza degli impianti nucleari, che sono assai delicati e di grande impatto pubblico".

Sarà presente l'ambasciatore della Repubblica Argentina in Italia, Torcuato Salvador Nicolas Di Tella, alla cerimonia di chiusura dei progetti di ricerca realizzati in collaborazione tra l'Università d Pisa e la società nucleoelettrica argentina NA-Sa e che hanno riguardato studi e analisi sulla sicurezza della centrale nucleare di Atucha-2.
All'incontro, che si terrà giovedì 16 luglio nella Sala dei Mappamondi del Rettorato alle ore 10,30, interverranno rappresentanti accademici e docenti del gruppo di ricerca nucleare di San Piero a Grado che ha sviluppato questa importante collaborazione scientifica internazionale.

sunblack 1Il mondo della ricerca e della grande distribuzione cooperativa si alleano per estendere la rete di vendita del "SunBlack", il pomodoro nero brevettato e caratterizzato dalla presenza di un alto contenuto di antociani, sostanze dal fortissimo potere antiossidante, sviluppato con il progetto di ricerca "Tomantho", coordinato dalla Scuola Sant'Anna di Pisa e portato avanti insieme alle Università di Pisa, della Tuscia (Viterbo), Modena e Reggio Emilia. Il "SunBlack" finora è stato commercializzato in esclusiva dall'azienda "L'Ortofruttifero" di San Giuliano Terme (Pisa) ma da alcuni giorni è già disponibile anche nei punti vendita di Unicoop Firenze, nelle province di Firenze, Pistoia, Prato, Lucca, Pisa, Siena. L'accordo rappresenta l'ulteriore conferma del fortissimo interesse commerciale per il "SunBlack".

sunblack 2Gli antiossidanti presenti nel "SunBlack" si ritrovano soprattutto in uva nera, mirtilli, fragole, ciliegie, ma non in quantità significative nelle comuni varietà di pomodori. Da qui la scommessa del progetto di ricerca che alle caratteristiche nutrizionali del pomodoro ha aggiunto le capacità antiossidanti delle frutta "a buccia nera", ma in quantità aumentata. Il "SunBlack" rientra nella categoria degli alimenti nutraceutici, in grado di portare benefici per mantenere le persone in uno stato di buona salute, ma non è un Ogm: i suoi semi sono stati ottenuti attraverso la tradizionale tecnica dell'incrocio.

Ottenuto da Gian Piero Soressi dell'Università della Tuscia (Viterbo), il "SunBlack" è stato caratterizzato in maniera approfondita negli ultimi anni dal Sant'Anna, dall'Università di Pisa - con i professori Alberto Pardossi e Francesco Malorgio - e dallo stesso ateneo dell'alto Lazio. L'arrivo in commercio del pomodoro nero è stato possibile grazie ai semi forniti dal gruppo guidato dal prof. Andrea Mazzucato dell'Università della Tuscia, in due varianti: a frutto medio e a frutto piccolo, nelle due varietà a grappolo e ciliegino.

sunblack 3"Per la prima volta - commenta Pierdomenico Perata, rettore del Sant'Anna e coordinatore del progetto di ricerca 'Tomantho' – un prodotto della nostra attività di ricerca viene commercializzato da un gruppo leader nella grande distribuzione, consolidando così il nostro ruolo di motore di sviluppo e la volontà di trasferire innovazione alle imprese radicate in Toscana. Il 'SunBlack' si è rivelato un duplice successo: sul fronte della ricerca, abbiamo dimostrato come gli antociani presenti nella buccia contribuiscono a proteggere il 'SunBlack' dalle malattie, sia per la commercializzazione, con decine di migliaia di piantine vendute dal 2014. Adesso si aprono nuove prospettive attraverso la rete distributiva di Unicoop Firenze dimostrando come la ricerca possa portare a risultati utili a tutti, alle persone e al sistema economico."

"Ringraziamo tutti gli 'attori' di questo progetto – sottolinea Piero Forconi, direttore commerciale di Unicoop Firenze - la nostra cooperativa ha fra i suoi scopi principali la tutela della salute e lo sviluppo delle imprese del territorio. In questo caso i due obiettivi si incrociano, anzi a questi due si aggiunge un terzo: la ricerca di qualità che si mette a servizio di questi obiettivi, rafforzando l'idea che quando ricerca, salute, qualità e filiera corta si incontrano il risultato per il consumatore è senza dubbio positivo e questo, per noi, rappresenta un elemento di grande soddisfazione. Per queste ragioni abbiamo da subito aderito al progetto, con l'idea che potrebbe essere un modello anche per altre nuove esperienze".

atucha1Sono terminati i progetti di ricerca realizzati in collaborazione tra l'Università d Pisa e la Nucleoeléctrica Argentina SA, la principale società pubblica argentina del settore energetico, che hanno riguardato studi e analisi sulla sicurezza della centrale nucleare di Atucha-2.

I risultati raggiunti nell'ambito di questa importante attività scientifica sono stati illustrati durante una cerimonia che si è svolta al Rettorato dell'Ateneo pisano, giovedì 16 luglio 2015, alla presenza dell'ambasciatore della Repubblica Argentina in Italia, Torcuato Salvador Nicolas Di Tella. All'iniziativa sono intervenuti il rettore Massimo Augello, il direttore generale Riccardo Grasso e il professor Francesco D'Auria, coordinatore pisano del Gruppo di ricerca nucleare di San Piero a Grado, per l'Ateneo; il presidente della NA-SA, José Luis Antúnez, che ha parlato in videoconferenza, e il responsabile del settore internazionale, Javier Farias, oltre al responsabile della sicurezza delle centrali nucleari in Argentina, Oscar Mazzantini.

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La cooperazione con la società argentina è iniziata nel 2007, quando gli studiosi pisani sono stati invitati a effettuare ricerche e analisi finalizzate a ottimizzare i sistemi di sicurezza dell'impianto nucleare di Atucha-2, un sito posto a cento chilometri da Buenos Aires in cui si stava costruendo un reattore con una potenza elettrica pari a circa 800 Megawatt, dal costo di tre miliardi di euro, entrato effettivamente in funzione nel 2014 e da quest'anno attivo a piena potenza. Nel 2011 sono stati sottoscritti accordi ufficiali tra l'allora ministro degli esteri, Franco Frattini, e le autorità argentine per definire il contributo dell'Università di Pisa. In sette anni il progetto è stato finanziato con svariati milioni di euro e ha coinvolto una cinquantina di studiosi ed esperti di varie nazionalità, molti dei quali provenienti dal Gruppo di ricerca nucleare di San Piero a Grado.

nucleare3"Lo scopo della giornata odierna - ha detto il professor D'Auria - è stato quello di sottolineare i risultati tecnologici del progetto, le metodologie di lavoro adottate e i diversi aspetti che hanno determinato l'ottimo risultato finale, tutti elementi che possono servire come premessa per possibili e auspicabili ulteriori cooperazioni".

"Questa importante collaborazione - ha concluso il rettore Augello - testimonia la vitalità e il prestigio internazionale del settore dell'Ingegneria nucleare dell'Ateneo, che da diversi decenni è all'avanguardia sui temi legati alla sicurezza degli impianti nucleari, che sono assai delicati e di grande impatto pubblico".

spinpetSpin-Pet, spin off dell'Università di Pisa, ha vinto la call nazionale "Competitività e Semplificazione" promossa dal Gruppo Lombardo dei Cavalieri del Lavoro in collaborazione con ItaliaCamp. L'azienda, rappresentata da Francesco Ciardelli, professore emerito in Chimica Industriale dell'Università di Pisa e CEO di SPIN-PET, è arrivata prima tra le 10 finaliste – tra cui figurava anche IURAP, altro spin off dell'Ateneo pisano – davanti ad Art, dell'Università di Parma, e WakeUp, della Sapienza di Roma.

Spin-Pet si occupa dello studio, della progettazione, della realizzazione e della collaborazione alla commercializzazione in Italia e all'estero di materiali e di manufatti realizzati con polimeri post-industriali e post-consumo. I progetti finalisti sono stati protagonisti del barcamp che si è svolto a Milano a fine giugno nel corso del Convegno Nazionale della Federazione dei Cavalieri del Lavoro.

La Call for Idea del Gruppo Lombardo dei Cavalieri del Lavoro aveva come obiettivo far emergere idee e progetti per individuare nuove e concrete soluzioni per il rilancio della competitività del sistema imprenditoriale italiano, focalizzando l'attenzione su due chiavi strategiche, innovazione tecnologica e semplificazione. La competizione era rivolta a università, imprese, liberi professionisti, istituzioni, think-tank e centri di ricerca. Adesso i progetti di Spin-Pet e delle altre due aziende selezionate saranno incubati e direttamente sostenuti.

Guarda il video di Askanews.

Grazie a un finanziamento di quasi un milione di euro potranno avviare la loro attività di ricerca indipendente e lavorare a progetti che indagheranno modelli informatici per l'apprendimento automatico, la presenza dei minerali di tallio in Versilia e il funzionamento dei bilanci aziendali. Davide Bacciu del dipartimento di Informatica, Cristian Biagioni di Scienze della Terra e Giulio Greco di Economia e Management sono i tre giovani ricercatori dell'Università di Pisa risultati vincitori del programma SIR (Scientific Independence of young Researchers) promosso dal MIUR a livello nazionale. Con questo bando il ministero ha infatti destinato oltre 47 milioni di euro ai giovani ricercatori italiani per sostenerli nella fase di avvio della propria attività, assegnando ai tre progetti dell'Ateneo pisano un totale di 935.296 euro per la durata di 3 anni.

Davide Bacciu, 35 anni, con il progetto "LISTIT - Learning non-Isomorph Structured Transductions for Image and Text fragments", studierà metodologie che permetteranno di sviluppare modelli di apprendimento automatico per una particolare classe di dati, gli alberi, che viene utilizzata per rappresentare efficacemente relazioni gerarchiche nei contenuti digitali, come un'immagine, di sintetizzare i commenti di microblog e reti sociali e di creare software che apprendano a rispondere a domande formulate in linguaggio naturale. La ricerca ha ottenuto un finanziamento di 293.560 euro.

Il progetto "THALMIGEN – Thallium: Mineralogy, Geochemistry and Environmental Hazards", di Cristian Biagioni, 34 anni, porterà avanti le ricerche mineralogiche condotte al dipartimento di Scienze della Terra che negli ultimi anni hanno contribuito a individuare la presenza di minerali di tallio all'interno di alcune mineralizzazioni a barite e pirite poste nelle Alpi Apuane meridionali, alle spalle di Pietrasanta, in Versilia. La ricerca di Biagioni, che ha ottenuto un finanziamento di 555.060 euro, si prefigge lo scopo di acquisire ulteriori dati sulla mineralogia e la geochimica di queste mineralizzazioni, essenziali per poter meglio comprendere i meccanismi di rilascio e dispersione del tallio nell'ambiente.

Giulio Greco, 38 anni, ha ottenuto il finanziamento SIR di 86.676 euro con il progetto "Audit quality and impairment of goodwill" che riguarda il tema del rapporto tra revisione legale dei conti e attendibilità dei bilanci aziendali, con particolare riferimento all'avviamento e alla sua svalutazione. La ricerca esaminerà aziende statunitensi ed europee quotate e verificherà l'effettiva capacità dei revisori esterni di controllare la bontà e l'attendibilità delle valutazioni al fair value riferite all'avviamento. Le implicazioni pratiche riguardano la prevenzione delle frodi finanziarie e il corretto funzionamento dei mercati finanziari.

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