Archeologia 2.0, the European project begins
ArchAIDE, Archaeological Automatic Interpretation and Documentation of cEramics, the European project Horizon 2020 aims to revolutionize the work of archeologists with innovative computer-based tools. The project has been awarded to the University of Pisa who will head an International consortium with funds totaling 2 million 460 thousand euros. More precisely, ArchAIDE aims to create a prototype capable of facilitating and speeding up the work of archeologists in the classification of potsherds, which are of fundamental importance in the comprehension and dating of archeological contexts and in the understanding of commercial flows and social interaction in the past.
“The classification of ancient pottery requires complex competences today, given the level of specialization reached in this specific field by archeological studies over the last century. It is extremely time-consuming work also because it must be carried out directly in the excavation area, far from libraries,” explains Professor Letizia Gualandi from the University of Pisa, coordinator of the project. “The idea, therefore, is to offer support to archeologists by means of technological tools, in order to reduce time and costs, and improve access, re-use and exploitation of the heritage in a sustainable manner.”
During the three years of the project, which will begin on 1 April, an app for mobile devices will be developed. This app will be capable of recognizing and classifying even the most fragmented potsherds based on photographic images thanks to a simple interface and efficient algorithms for the characterization, search and retrieval of the visual and geometrical correspondences. By sending the photos of the potsherd using a smartphone or tablet to a database containing information on all the various types of pottery in use in antiquity, it will be possible to identify the find, or at the very least to offer a series of indications of a possible identification, and the area of distribution of the findings: all of this rapidly and anywhere in the world. The system will also be able to update itself, as each new entry will automatically increase the database. In other words, the objective is to create a sort of electronic identity card of each potsherd, which allows for the visualization of the data in real-time and the creation of an open archive where the data can become common heritage.
“At the end of the project,” concludes Letizia Gualandi, “an initial nucleus of the database will be established by digitalizing the existing paper-based catalogues of some ceramic classes which because of their formal, chronological and geographical characteristics are best suited to test the prototype. Our objective is in fact to create an archive valid for the entire ancient world, which can be used by any researcher, academic, or enthusiast wherever they are. A website created ad hoc at the outset of the project will allow everyone to follow the research at each stage.”
Together with the University of Pisa – Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, the other partners of the ArchAIDE project are the Cnr-Istituto di Scienza e tecnologie dell’informazione, Tel Aviv University (Israel)-School of Computer Science, University of York (Great Britain)-Archaeology Data Service, Universitat de Barcellona (Spain)-Facultad de Prehistòria, Història Antiga i Arquelogia and Universitaet zu Koeln (Germany)-Institut für Archäologie. Two Spanish firms, “Baraka Arqueologos” and “ElementsCentre De Gestió i Difusió De Patrimoni Cultural”, and the Italian firm Inera srl will also be involved with the task of testing the projected prototype in the field.
Archeologia 2.0, al via il progetto europeo ArchAIDE
Rivoluzionare con strumenti informatici innovativi il lavoro degli archeologi. È questo l’obiettivo di ArchAIDE, Archaeological Automatic Interpretation and Documentation of cEramics, il progetto europeo Horizon 2020 appena vinto dall’Università di Pisa, che avrà il ruolo di capofila di un consorzio internazionale finanziato con 2 milioni e 460mila euro. In particolare, ArchAIDE si propone di creare un prototipo in grado di agevolare e accelerare il lavoro degli archeologi per quanto riguarda l’attività di classificazione delle ceramiche, che sono reperti di fondamentale importanza per capire e datare i contesti archeologici e comprendere i flussi commerciali e le interazioni sociali nel passato.
“La classificazione delle ceramiche antiche richiede oggi competenze complesse, data la specializzazione raggiunta in questo specifico campo dagli studi archeologici nell’ultimo secolo. È un lavoro che richiede tempi lunghi anche perché spesso dev’essere effettuato direttamente sugli scavi, in luoghi lontani dalle biblioteche”, spiega la professoressa Letizia Gualandi dell’Ateneo pisano, coordinatrice del progetto. “L’idea è quindi di aiutare gli archeologi con strumenti tecnologici per ridurre tempi e costi, migliorando l'accesso, il riutilizzo e la valorizzazione del patrimonio in modo sostenibile”.
Nei tre anni del progetto, che prenderà avvio il prossimo 1 aprile, sarà infatti sviluppata e testata un’applicazione per dispositivi mobili, capace di riconoscere e classificare i reperti – anche in condizioni frammentarie – sulla base di immagini fotografiche, grazie ad un’interfaccia semplice e ad algoritmi efficienti per la caratterizzazione, la ricerca e il recupero delle corrispondenze visive e geometriche. Inviando la foto del reperto ceramico, mediante smartphone o tablet, a un database contenente le informazioni sulle varie tipologie di ceramiche in uso nell’antichità, sarà possibile ottenere l’identificazione del reperto – o quantomeno una serie di indicazioni circa la sua possibile identificazione – e l’area di distribuzione dei rinvenimenti: il tutto in tempi rapidissimi e in qualunque angolo della terra. Il sistema inoltre sarà in grado di autoaggiornarsi, poiché ogni nuova segnalazione andrà ad arricchire automaticamente il database. L’obiettivo, in altri termini, è creare una sorta di carta d'identità elettronica delle singole ceramiche, che consenta la visualizzazione delle informazioni in tempo reale e la creazione di un archivio aperto per trasformare i dati in patrimonio comune.
“Alla fine del progetto – ha concluso Letizia Gualandi - sarà realizzato un primo nucleo di database, digitalizzando i cataloghi cartacei esistenti relativi ad alcune classi ceramiche che, per le loro caratteristiche formali, cronologiche e di distribuzione geografica, si prestano a testare al meglio il prototipo. Il nostro obiettivo è infatti creare un archivio che sia valido per tutto il mondo antico e che possa essere utilizzato da qualunque ricercatore, studioso o appassionato in qualunque luogo si trovi. Un sito web, che sarà appositamente creato all’inizio del progetto, consentirà a chiunque di seguire il lavoro di ricerca in ogni sua fase”.
Oltre all’Università di Pisa-Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, i partner del progetto ArchAIDE sono il Cnr-Istituto di Scienza e tecnologie dell’informazione, le università di Tel Aviv (Israele)-School of Computer Science, York (Gran Bretagna)-Archaeology Data Service, Barcellona (Spagna)-Facultad de Prehistòria, Història Antiga i Arquelogia e Koeln (Germania)-Institut für Archäologie. Partecipano inoltre due aziende spagnole, “Baraka Arqueologos” ed “ElementsCentre De Gestió i Difusió De Patrimoni Cultural”, e l’italiana Inera srl con il compito di sperimentare sul campo il prototipo che sarà realizzato.
La Presidente della Camera Laura Boldrini ospite al Polo Carmignani
Venerdì 22 gennaio, alle 15.30, nell'Aula Magna del Polo Carmignani, in piazza dei Cavalieri, la Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, sarà protagonista di un incontro in cui presenterà il suo ultimo libro, Lo sguardo lontano, pubblicato da Einaudi. Ai saluti del rettore Massimo Augello, seguiranno brevi riflessioni introduttive affidate ai professori Carlo Casarosa, Enza Pellecchia ed Eugenio Ripepe, e l'intervento della stessa Presidente Boldrini. Il dibattito sarà stimolato e coordinato dal giornalista Bruno Manfellotto, ex direttore del settimanale “L’Espresso".
L’incontro al Polo Carmignani, rivolto al pubblico dei cittadini e degli studenti, sarà il momento conclusivo di una giornata che la Presidente Boldrini intende dedicare alla città e all’Università e che, in mattinata, la porterà a visitare alcune delle eccellenze di Pisa. Per ragioni di protocollo si potrà accedere all’Aula Magna del Polo Carmignani fino alle 15.15.
Archeologia 2.0, al via il progetto europeo ArchAIDE
Rivoluzionare con strumenti informatici innovativi il lavoro degli archeologi. È questo l’obiettivo di ArchAIDE, Archaeological Automatic Interpretation and Documentation of cEramics, il progetto europeo Horizon 2020 appena vinto dall’Università di Pisa, che avrà il ruolo di capofila di un consorzio internazionale finanziato con 2 milioni e 460mila euro. In particolare, ArchAIDE si propone di creare un prototipo in grado di agevolare e accelerare il lavoro degli archeologi per quanto riguarda l’attività di classificazione delle ceramiche, che sono reperti di fondamentale importanza per capire e datare i contesti archeologici e comprendere i flussi commerciali e le interazioni sociali nel passato.
“La classificazione delle ceramiche antiche richiede oggi competenze complesse, data la specializzazione raggiunta in questo specifico campo dagli studi archeologici nell’ultimo secolo. È un lavoro che richiede tempi lunghi anche perché spesso dev’essere effettuato direttamente sugli scavi, in luoghi lontani dalle biblioteche”, spiega la professoressa Letizia Gualandi dell’Ateneo pisano, coordinatrice del progetto. “L’idea è quindi di aiutare gli archeologi con strumenti tecnologici per ridurre tempi e costi, migliorando l'accesso, il riutilizzo e la valorizzazione del patrimonio in modo sostenibile”.
Nei tre anni del progetto, che prenderà avvio il prossimo 1 aprile, sarà infatti sviluppata e testata un’applicazione per dispositivi mobili, capace di riconoscere e classificare i reperti – anche in condizioni frammentarie – sulla base di immagini fotografiche, grazie ad un’interfaccia semplice e ad algoritmi efficienti per la caratterizzazione, la ricerca e il recupero delle corrispondenze visive e geometriche. Inviando la foto del reperto ceramico, mediante smartphone o tablet, a un database contenente le informazioni sulle varie tipologie di ceramiche in uso nell’antichità, sarà possibile ottenere l’identificazione del reperto – o quantomeno una serie di indicazioni circa la sua possibile identificazione – e l’area di distribuzione dei rinvenimenti: il tutto in tempi rapidissimi e in qualunque angolo della terra. Il sistema inoltre sarà in grado di autoaggiornarsi, poiché ogni nuova segnalazione andrà ad arricchire automaticamente il database. L’obiettivo, in altri termini, è creare una sorta di carta d'identità elettronica delle singole ceramiche, che consenta la visualizzazione delle informazioni in tempo reale e la creazione di un archivio aperto per trasformare i dati in patrimonio comune.
“Alla fine del progetto – ha concluso Letizia Gualandi - sarà realizzato un primo nucleo di database, digitalizzando i cataloghi cartacei esistenti relativi ad alcune classi ceramiche che, per le loro caratteristiche formali, cronologiche e di distribuzione geografica, si prestano a testare al meglio il prototipo. Il nostro obiettivo è infatti creare un archivio che sia valido per tutto il mondo antico e che possa essere utilizzato da qualunque ricercatore, studioso o appassionato in qualunque luogo si trovi. Un sito web, che sarà appositamente creato all’inizio del progetto, consentirà a chiunque di seguire il lavoro di ricerca in ogni sua fase”.
Oltre all’Università di Pisa-Dipartimento di Civiltà e forme del sapere, i partner del progetto ArchAIDE sono il Cnr-Istituto di Scienza e tecnologie dell’informazione, le università di Tel Aviv (Israele)-School of Computer Science, York (Gran Bretagna)-Archaeology Data Service, Barcellona (Spagna)-Facultad de Prehistòria, Història Antiga i Arquelogia e Koeln (Germania)-Institut für Archäologie. Partecipano inoltre due aziende spagnole, “Baraka Arqueologos” ed “ElementsCentre De Gestió i Difusió De Patrimoni Cultural”, e l’italiana Inera srl con il compito di sperimentare sul campo il prototipo che sarà realizzato.
Neuroscienze e giustizia penale
Il rapporto tra neuroscienze e giustizia penale è il tema centrale del convegno “Contesti penalistici e neuroscienze” che venerdì 22 gennaio si svolge alla Gipsoteca di Arte Antica in piazza San Paolo all’Orto a Pisa e sabato 23 a Lucca presso la Scuola IMT Alti Studi in piazza San Francesco.
L’incontro arriva a conclusione del progetto “Problem solving e decisione: aspetti logici, psicologici e neuroscientifici nell’ambito della giustizia penale dell’Università di Pisa ed è organizzato da Enrico Marzaduri e Benedetta Galgani del dipartimento di Giurisprudenza e da Silvia Pellegrini del dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale. Nella due giorni di studio si confronteranno esperti di alto profilo in ambito di giustizia penale e psicologi, psichiatri e neuroscienziati che hanno contribuito al dibattito in ambito internazionale. Chiuderà il convegno una tavola rotonda sulle prospettive e i limiti del dialogo tra neuroscienze e diritto penale moderata da Andrea Lavazza, giornalista e segretario della Società Italiana di NeuroEtica. La partecipazione all’evento è gratuita e darà diritto a crediti formativi concessi dagli Ordini degli Avvocati delle Province di Pisa e di Lucca.
Con Cloudfridge il frigo si comanda dalle nuvole
Si chiama Cloudfridge e, grazie alla tecnologia VIPER sviluppata da un team dell’Università di Pisa, è un sistema capace di rendere intelligente un frigorifero industriale, una cella frigorifera di un ristorante o un banco frigo di un supermercato. Il progetto è stato premiato con 150.000 euro da ENEL tramite INCENSe, l’acceleratore dedicato alle aziende della clean technology sostenuto dalla Commissione Ue attraverso il programma FIWARE. In tutta Europa, sono 28 le start-up vincitrici, di cui 7 italiane. Tra loro anche TOI, lo spin off dell’Università di Pisa inventore di VIPER, premiato con una cerimonia che si è svolta a Roma, presso la sede centrale di Enel. A ritirare il premio per TOI c’erano Daniele Mazzei e Gabriele Montelisciani.
La storia di Cloudfridge inizia in California, dove l’imprenditore Marco Graziano, amministratore delegato della Visible Energy di Palo Alto, ha avuto l’idea del frigo intelligente. Il team di VIPER e Marco Graziano si sono conosciuti a luglio dopo l’uscita di VIPER sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter e hanno iniziato a collaborare per mettere VIPER nel cuore di Cloudfridge e dare vita al progetto ROI: Refrigeration On Internet: «Il progetto è un classico esempio di Internet delle cose - spiega Gualtiero Fantoni, ingegnere del team e docente dell’Università di Pisa - un prodotto semplice e soggetto a scarsa innovazione come una cella frigorifera diventa capace di adattarsi alle condizioni d’uso, comandato a distanza dalle “nuvole”».
Cloudfridge acquisisce i dati di temperatura della cella frigorifera, di consumo di energia del compressore e dell’evaporatore, li correla con le aperture della porta della cella, i dati di temperatura ambientali e le previsioni del tempo, li invia al Cloud dove gli algoritmi di controllo ottimizzano i parametri di funzionamento del frigorifero. I possessori di Cloudfridge, ma anche gli addetti alla loro manutenzione, possono accedere alle celle frigorifere e monitorare istante per istante i consumi energetici tramite una App direttamente dal loro telefono.
«Cloudfridge si accende meno frequentemente se la temperatura esterna sta per calare, si raffredda maggiormente nei giorni di apertura del ristorante e va in letargo nel giorno di chiusura settimanale e tutto questo in maniera da ridurre il consumo energetico e far risparmiare il costo di gestione pur mantenendo le merci alla temperatura corretta – continua Gualtiero Fantoni - VIPER, la suite software made in Pisa per la programmazione rapida dei microcontrollori, è il cervello di Cloudfridge dove operano i sistemi di controllo e connessione Wi-Fi al Cloud. Si installa a lato della cella frigorifera già esistente così da trasformarla, con poche modifiche al quadro elettrico e l’installazione di alcuni sensori, in un sistema intelligente capace di far risparmiare energia fino al 30%, monitorare lo stato dei cibi e preparare la documentazione necessaria per rispondere alle normative alimentari». Il risultato del progetto è una soluzione scalabile per i ristoranti, i fast food, le catene di supermercati che hanno bisogno di ridurre i costi di refrigerazione, mantenendo traccia delle temperature e dei parametri per garantire la qualità dei loro prodotti alimentati.
Con Cloudfridge il frigo si comanda dalle nuvole
Si chiama Cloudfridge e, grazie alla tecnologia VIPER sviluppata da un team dell’Università di Pisa, è un sistema capace di rendere intelligente un frigorifero industriale, una cella frigorifera di un ristorante o un banco frigo di un supermercato. Il progetto è stato premiato con 150.000 euro da ENEL tramite INCENSe, l’acceleratore dedicato alle aziende della clean technology sostenuto dalla Commissione Ue attraverso il programma FIWARE. In tutta Europa, sono 28 le start-up vincitrici, di cui 7 italiane. Tra loro anche TOI, lo spin off dell’Università di Pisa inventore di VIPER, premiato con una cerimonia che si è svolta a Roma, presso la sede centrale di Enel. A ritirare il premio per TOI c’erano Daniele Mazzei e Gabriele Montelisciani.
La storia di Cloudfridge inizia in California, dove l’imprenditore Marco Graziano, amministratore delegato della Visible Energy di Palo Alto, ha avuto l’idea del frigo intelligente. Il team di VIPER e Marco Graziano si sono conosciuti a luglio dopo l’uscita di VIPER sulla piattaforma di crowdfunding Kickstarter e hanno iniziato a collaborare per mettere VIPER nel cuore di Cloudfridge e dare vita al progetto ROI: Refrigeration On Internet.
«Il progetto è un classico esempio di Internet delle cose - spiega Gualtiero Fantoni, ingegnere del team e docente dell’Università di Pisa- un prodotto semplice e soggetto a scarsa innovazione come una cella frigorifera diventa capace di adattarsi alle condizioni d’uso, comandato a distanza dalle “nuvole”».
Cloudfridge acquisisce i dati di temperatura della cella frigorifera, di consumo di energia del compressore e dell’evaporatore, li correla con le aperture della porta della cella, i dati di temperatura ambientali e le previsioni del tempo, li invia al Cloud dove gli algoritmi di controllo ottimizzano i parametri di funzionamento del frigorifero. I possessori di Cloudfridge, ma anche gli addetti alla loro manutenzione, possono accedere alle celle frigorifere e monitorare istante per istante i consumi energetici tramite una App direttamente dal loro telefono.
«Cloudfridge si accende meno frequentemente se la temperatura esterna sta per calare, si raffredda maggiormente nei giorni di apertura del ristorante e va in letargo nel giorno di chiusura settimanale e tutto questo in maniera da ridurre il consumo energetico e far risparmiare il costo di gestione pur mantenendo le merci alla temperatura corretta – continua Gualtiero Fantoni - VIPER, la suite software made in Pisa per la programmazione rapida dei microcontrollori, è il cervello di Cloudfridge dove operano i sistemi di controllo e connessione Wi-Fi al Cloud. Si installa a lato della cella frigorifera già esistente così da trasformarla, con poche modifiche al quadro elettrico e l’installazione di alcuni sensori, in un sistema intelligente capace di far risparmiare energia fino al 30%, monitorare lo stato dei cibi e preparare la documentazione necessaria per rispondere alle normative alimentari».
Il risultato del progetto è una soluzione scalabile per i ristoranti, i fast food, le catene di supermercati che hanno bisogno di ridurre i costi di refrigerazione, mantenendo traccia delle temperature e dei parametri per garantire la qualità dei loro prodotti alimentati.
Ne hanno parlato:
ADNkronos
Controcampus
Tirreno Pisa
TirrenoPisa.it
QuiNewsPisa.it
gonews.it
Panorama.it
PisaToday.it
InToscana.it
Greenreport
Jos Technology, spin-off dell’Ateneo vince il Wired Audi Innovation Award
Jos Technology, spin-off dell’Università di Pisa, si è aggiudicata il Wired Audi Innovation Award 2015, il premio dedicato alle imprese innovative giunto alla sua terza edizione. Ad annunciarlo è la stessa rivista Wired a gennaio: l’azienda pisana è stata selezionata tra oltre 250 realtà italiane e a conquistare la giuria è stata Jos (Just One System), la piattaforma senza cavi ideale per gestire i sistemi di illuminazione a led e soprattutto ricaricare tablet, smartphone, ma anche alimentare sistemi audio e video, fino ai piccoli elettrodomestici. Flessibile e facilmente integrabile, Jos è un’unica superficie che può essere appoggiata, appesa alle pareti e che presto diventerà anche portatile grazie al pannello fotovoltaico integrato, consentendo un risparmio energetico del 25%.
«Il sistema a linea è superato, bisogna permettere all’utente di mettere i propri oggetti dove vuole su superfici bidimensionali che siano anche eleganti. Il futuro è nella Internet of Things: le reti che renderanno le nostre case intelligenti andranno alimentate», spiega Marco Ariani, CEO di JOS Technology.
Intanto, dopo questo ultimo riconoscimento e i finanziamenti europei di Horizon 2020, Jos si prepara ad arrivare sul mercato. «Abbiamo dei prototipi molto interessanti – conclude Marco Ariani - come tavole da un metro dove ricaricare tutto nello stesso momento. Abbiamo lavorato molto e siamo pronti, la perseveranza è la prima qualità di una start-up».
Jos Technology, spin-off dell’Università di Pisa vince il Wired Audi Innovation Award
Jos Technology, spin-off dell’Università di Pisa, si è aggiudicata il Wired Audi Innovation Award 2015, il premio dedicato alle imprese innovative giunto alla sua terza edizione. Ad annunciarlo è la stessa rivista Wired a gennaio: l’azienda pisana è stata selezionata tra oltre 250 realtà italiane e a conquistare la giuria è stata Jos (Just One System), la piattaforma senza cavi ideale per gestire i sistemi di illuminazione a led e soprattutto ricaricare tablet, smartphone, ma anche alimentare sistemi audio e video, fino ai piccoli elettrodomestici. Flessibile e facilmente integrabile, Jos è un’unica superficie che può essere appoggiata, appesa alle pareti e che presto diventerà anche portatile grazie al pannello fotovoltaico integrato, consentendo un risparmio energetico del 25%.
«Il sistema a linea è superato, bisogna permettere all’utente di mettere i propri oggetti dove vuole su superfici bidimensionali che siano anche eleganti. Il futuro è nella Internet of Things: le reti che renderanno le nostre case intelligenti andranno alimentate», spiega Marco Ariani, CEO di JOS Technology.
Intanto, dopo questo ultimo riconoscimento e i finanziamenti europei di Horizon 2020, Jos si prepara ad arrivare sul mercato.
«Abbiamo dei prototipi molto interessanti – conclude Marco Ariani - come tavole da un metro dove ricaricare tutto nello stesso momento. Abbiamo lavorato molto e siamo pronti, la perseveranza è la prima qualità di una start-up».
All’Università di Pisa arriva la licenza Campus per il software Matlab
All’Università di Pisa arriva la licenza Campus per “Matlab”, il software di calcolo più utilizzato in Ateneo, che adesso sarà disponibile senza costi aggiuntivi per tutti i docenti, ricercatori, tecnici, ma anche - e soprattutto - per tutti gli studenti.
«Questa nuova opportunità è estremamente rilevante sia per la ricerca di molti dipartimenti dell’ateneo sia per la didattica di numerosi corsi di studio», commenta il professor Riccardo Cambini, presidente del Sistema Informatico Dipartimentale.
Matlab è infatti un software trasversale, diffuso a livello mondiale per svolgere calcolo computazionale, simulazioni, analisi statistiche e finanziarie, per gestire sistemi di controllo e modellazione fisica, elaborazione dei segnali, per affrontare ricerche di biologia computazionale. «Stiamo parlando di uno strumento di uso comune nell’ambito dell’ingegneria, delle scienze matematiche, fisiche e naturali, dell’economia. I docenti e i ricercatori avranno a disposizione un numero di estensioni del software – i cosiddetti toolbox – che da soli non avrebbero mai potuto economicamente permettersi».
Sono però gli studenti i principali beneficiari di questa licenza Campus e, solo per fare un esempio, si tratta di un migliaio di iscritti a ingegneria e un centinaio a economia, che devono seguire corsi e sostenere esami utilizzando il software Matlab. «Gli studenti, grazie alla licenza Campus, non soltanto potranno trovare il software in tutte le aule e laboratori informatici dell’Ateneo ma potranno addirittura installare Matlab sui propri computer personali per poter studiare e preparare a casa gli esami», aggiunge Cambini.
Le potenzialità della licenza Campus dell’Università di Pisa sono notevoli: oltre a Matlab e Simulink sono a disposizione 55 toolbox aggiuntivi (40 per Matlab e 15 per Simulink), la possibilità di creare cluster per calcolo intensivo con un massimo di 32 worker, l’accesso per tutto il personale e per tutti gli studenti dell’Ateneo, senza alcun ulteriore pagamento, a 4 corsi online organizzati dalla società “The MathWorks”.
«Il successo di questa iniziativa - conclude il professor Riccardo Cambini – è testimoniata dal fatto che durante le vacanze di Natale, quindi in periodo di sospensione della didattica, 140 docenti e 115 studenti hanno installato Matlab sui propri computer.»
Informazioni sui servizi offerti dalla licenza Campus e istruzioni complete per l’accesso e l’installazione del software sono disponibili in dettaglio alla pagina http://matlab.sid.unipi.it.