Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi

cervello Su 24 cervelli rientrati in Italia, sono ben 3 quelli che hanno scelto l'Università di Pisa come destinazione del loro lavoro: sono Carolina Pagli, Stefano Bolognesi e Andrea Lamorgese che, grazie al Programma per Giovani ricercatori "Rita Levi Montalcini" promosso dal MIUR, hanno potuto lasciare gli istituti di ricerca all'estero dove svolgevano la loro attività e rientrare in Italia con un progetto da sviluppare nei prossimi tre anni. Nello specifico, Carolina Pagli si è trasferita dalla Plymouth University (UK) al dipartimento di Scienze della terra, Stefano Bolognesi dalla Durham University (UK) è rientrato al dipartimento di Fisica, Andrea Lamorgese è adesso al dipartimento di Ingegneria civile e industriale.

I tre ricercatori sono risultati vincitori della call del 2011, istituita dal Ministero dopo il lancio del programma – meglio conosciuto come "rientro dei cervelli" - che, nel 2009, aveva già permesso a tre ricercatori di lavorare a Pisa.
 

Carolina Pagli Carolina Pagli, 37 anni, si è laureata in Scienze Geologiche all'Università di Pisa nel 2002 e nel 2006 ha conseguito il dottorato in Geofisica alla University of Iceland. La sua carriera accademica è proseguita all'estero, prima alla University of Luxembourg, poi alla University of Leeds, fino ad arrivare alla Plymouth University, dove è stata docente di Scienze della terra fino al suo rientro in Italia. La sua attività di ricerca ha riguardato l'analisi dei meccanismi responsabili della deformazione della Terra, studiando il fenomeno attraverso l'utilizzo di InSAR – la tecnica radar capace di generare mappe dei movimenti della superficie terrestre - e del GPS. Gran parte della sua attività si è concentrata nello studio dei processi vulcanici in Islanda e nella regione dell'Afar, in Etiopia, ma Carolina Pagli ha dato contributi significativi anche allo studio dello scioglimento dei ghiacci e il suo effetto sui vulcani in Islanda. Recentemente sono stati pubblicati sulla rivista Nature Geoscience i risultati di una sua ricerca che ha dimostrato la presenza di una profonda camera magmatica assiale lungo una porzione del rift dell'Erta Ale, in Etiopia. Grazie al programma "Rita Levi Montalcini", rientra a Pisa per lavorare al progetto intitolato "La formazione di camere magmatiche ai margini di placca divergenti", finanziato con 202.000 euro.
 


Stefano Pagli Stefano Bolognesi
, 35 anni, si è laureato in Fisica all'Università di Pisa nel 2002, dove è stato allievo della Scuola Normale. Sempre alla Scuola Normale, nel 2007 ha conseguito il diploma di perfezionamento, dopo di che ha iniziato la sua carriera accademica all'estero, passando dal Niels Bohr Institute di Copenhagen, dalla University of Minnesota negli USA, dal DAMTP University of Cambridge, dalla Hebrew University of Jerusalem, fino alla Durham University. La sua attività di ricerca si sviluppa nel campo della fisica teorica, in particolare sulle soluzioni solitoniche e non perturbative in teoria dei campi. Ha infatti lavorato su molti aspetti riguardanti i solitoni e oggetti di natura topologica in genere, sulle loro relazioni con i problemi di accoppiamento forte, supersimmetria e dualità elettro-magnetica. Altri argomenti paralleli su cui ha lavorato Stefano Bolognesi sono il limite a grade N, le teorie effettive di bassa energia e la teoria di stringa in generale. Con il programma "Rita Levi Montalcini", rientra a Pisa per lavorare a un progetto intitolato "Teorie di solitoni, dualità e accoppiamento forte: con applicazioni in QCD, supersimmetria, olografia, gravità e cosmologia", finanziato con 184.000 euro.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa/1
Tirreno Pisa/2
Tirreno Livorno
Nazione Pisa 
NazionePisa.it 
TirrenoPisa.it
PaginaQ
Controcampus.it 
Greenreport.it
 

mapecMonitorare gli effetti dell'inquinamento atmosferico sui bambini come strumento di supporto alle politiche di sanità pubblica. È questo l'obiettivo principale di MAPEC_LIFE, il progetto di durata triennale che coinvolge il dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa e che, nei prossimi tre anni, svilupperà insieme alle scuole ausili didattici sui temi dell'inquinamento e sugli stili di vita sani, in collaborazione con la Società della Salute, il Comune di Pisa e l'Asl 5. I dettagli scientifici dello studio sono stati presentati il 12 marzo in rettorato da Roberto Lorenzi, direttore del dipartimento di Biologia, e Annalaura Carducci, docente responsabile dell'Unità di ricerca dell'Ateneo pisano. Nell'occasione sono intervenuti anche, l'assessore comunale alle Politiche socioeducative e scolastiche Maria Luisa Chiofalo, Maria Cristina Felline, della Società della Salute, e Emanuela De Franco, del Dipartimento di Prevenzione Asl 5.

MAPEC_LIFE, approvato nel 2013 dalla Commissione Europea e finanziato dal programma LIFE+, il fondo per l'ambiente dell'Unione europea, è coordinato dall'Università degli Studi di Brescia e vede coinvolte le Università di Lecce, Perugia, Torino, oltre a Pisa che sarà responsabile delle attività di dissemination. La ricerca permetterà di approfondire le conoscenze scientifiche sugli eventuali e potenziali rischi per la salute della popolazione a causa dell'esposizione quotidiana agli inquinanti, e di valutare il possibile ruolo protettivo, o viceversa aggravante, di altri fattori nei confronti del danno biologico da inquinanti atmosferici nei bambini.

A livello operativo, il progetto prevede di reclutare 1000 bambini in 5 città italiane, 200 per ogni città (Brescia, Lecce, Perugia, Pisa e Torino) caratterizzate da diversi livelli di inquinamento dell'aria, sia in inverno che in estate. Per ogni bambino verrà raccolto un campione biologico (cellule della mucosa orale) e tutti i dati di interesse per la ricerca mediante un questionario compilato dai genitori. La ricerca, infatti, ha l'obiettivo principale di valutare l'associazione tra la concentrazione di alcuni inquinanti atmosferici quali particolato fine (PM10 e PM 0.5), ossidi di azoto, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), nitroIPA e altri, e alcuni marcatori di effetto biologico precoce, attraverso test specifici di laboratorio che rilevano la presenza di eventuali danni al DNA nelle cellule della mucosa della bocca di bambini di 6-8 anni di età.

Tali danni, del tutto reversibili, si producono anche spontaneamente, in assenza di esposizione a fattori nocivi e vengono continuamente riparati. La loro presenza, quindi è poco significativa per il singolo bambino e non implica un rischio di sviluppare malattie, ma la frequenza di questi effetti nell'intera popolazione è un segnale di quanto essa sia esposta ad un possibile danno e potrebbe essere predittiva dell'insorgenza di patologie croniche in età adulta. "Se questi indicatori di effetto biologico mostreranno una buona associazione con i parametri di inquinamento atmosferico – ha aggiunto la professoressa Carducci - essi potranno essere proposti quali test rapidi, di semplice esecuzione e di costo contenuto, per la valutazione e il monitoraggio di specifiche situazioni ambientali e dell'impatto di interventi atti a contrastare gli effetti dell'inquinamento atmosferico sulla salute".

Le campagne per promuovere la partecipazione allo studio effettuate nelle scuole potranno anche essere utili occasioni di confronto con insegnanti, genitori e bambini per l'approfondimento dei problemi ambientali, non solo quelli riguardanti la qualità dell'aria. Questo condurrà alla produzione di ausili didattici, con giochi interattivi, sviluppati in stretta collaborazione con insegnanti ed esperti di educazione e promozione della salute.

In questo studio inoltre si valuteranno non solo i diversi indicatori dell'inquinamento atmosferico ma anche altre possibili fonti di esposizione a inquinanti aerei come quelli presenti all'interno delle abitazioni, i fattori demografici e alcuni aspetti degli stili di vita, come l'alimentazione, che potrebbero influenzare gli effetti biologici. Infine lo studio permetterà di fornire informazioni utili per orientare interventi e scelte politiche intesi a proteggere la salute dei bambini dai possibili danni degli inquinanti atmosferici, sia a livello collettivo che individuale.

Ne hanno parlato:
Corriere.it
Tirreno Pisa 
Nazione Pisa 
PaginaQ
QuiNewsPisa.it
gonews.it 
Greenreport.it 
QuiBrescia.it
Eco dalle città 
LiberoQuotidiano.it 
StampToscana.it 
Ambiente&Ambienti

 

Guido TonelliPer il mondo della scienza il 2014 è un anno da celebrare, soprattutto a Pisa, dove 450 anni fa nacque Galileo Galilei. Dopo l'appuntamento saltato a causa della piena del fiume Arno, l'Università di Pisa ripresenta la giornata dedicata a Guido Tonelli, lo scienziato che ha contribuito alla scoperta del bosone di Higgs guidando l'esperimento CMS al CERN di Ginevra. Mercoledì 12 marzo, alle ore 15.00, nell'Aula Magna del Polo Fibonacci, il professor Tonelli terrà una lectio magistralis intitolata "Da Galileo al bosone di Higgs. Pisa crocevia delle scienze", un incontro aperto a tutta la cittadinanza, in cui racconterà i retroscena di una scoperta premiata con il premio Nobel per la Fisica nel 2013. Seguirà un confronto diretto con il pubblico.

L'evento, organizzato dal dipartimento di Fisica in collaborazione con il Comune di Pisa e l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, sarà trasmesso in diretta streaming sul sito dell'Ateneo:

http://videoreplay.unipi.it/replay/webcastShow.html?key=CW60gvHBsiji3gd

Inoltre sarà possibile seguire la diretta Twitter dell'incontro sull'account @Unipisa. A raccontare la lectio ci saranno gli studenti della redazione Twitter dell'Università di Pisa. Già in questi giorni è possibile inviare domande per il professor Tonelli usando l'hashtag #lectiotonelli.

Pisa e il bosone di Higgs
C'è molto dell'Università di Pisa e degli altri istituti di ricerca pisani nel team di scienziati che ha scoperto la cosiddetta "particella di Dio", cioè il bosone di Higgs grazie al quale ogni cosa ha una massa. Sono oltre 120, infatti, i ricercatori che si sono formati a Pisa e che hanno lavorato al progetto durante i venti anni necessari per condurre a termine l'esperimento, il più importante mai tentato sia per risorse investite che per studiosi coinvolti.

Molti di loro hanno avuto un ruolo da protagonisti. Tra i principali ricercatori figura certamente Guido Tonelli, laureato in Fisica all'Ateneo pisano nel 1975 e docente ordinario nello stesso Ateneo per anni prima di diventare ricercatore associato all'Istituto nazionale di fisica nucleare.

Il professor Guido Tonelli, alla guida dell'esperimento CMS nel periodo in cui è stata programmata e avviata la "caccia" al bosone di Higgs, è attualmente Senior Staff Scientist al Cern. Ha lavorato nel campo della fisica delle particelle elementari, partecipando a esperimenti al Cern e al Fermilab di Chicago. Fra i suoi contributi principali si contano le prime misure di precisione della vita media dei mesoni charmati, test sperimentali del Modello Standard delle interazioni fondamentali e ricerche di nuova fisica. A metà dicembre del 2011, il professor Tonelli ha presentato in un seminario congiunto al CERN insieme a Fabiola Gianotti, la prima evidenza sperimentale della presenza del bosone di Higgs intorno a 125GeV di massa, risultato che è stato poi definitivamente confermato e premiato con il Nobel a Peter Higgs e François Englert nello scorso mese di ottobre.

monica pratesiStabilire le linee guida di un progetto per valutare il grado di alfabetizzazione statistica degli italiani. E' questo uno degli obiettivi della lettera di intenti siglata da Pier Mario Pacini, direttore del Dipartimento di Economia e Management dell'Università di Pisa e da Bianca Maria Martelli, dirigente sede territoriale Istat Toscana Umbria. I primi ad essere valutati saranno proprio le matricole del corso di Statistica del Dipartimento di Economia e Management dell'Ateneo pisano. Il questionario web è partito a metà febbraio e nei prossimi mesi si avranno i risultati, ma ciò che è importante – come sottolineano gli organizzatori dell'iniziativa – è soprattutto individuare una metodologia efficace in modo da rendere l'esperienza replicabile su una scala più ampia.

"Uno degli elementi chiave dell'accordo con l'Istat – sottolinea Monica Pratesi (foto), professoressa del Dipartimento di Economia e Management dell'Università di Pisa – è infatti proprio la promozione e la diffusione della cultura statistica sia nell'università che nelle scuole primarie e secondarie".

Fra i punti salienti dell'accordo c'è inoltre lo scambio di esperienze formative tra il Dipartimento di Economia e Management e l'Istat sia mediante l'attivazione di stage presso l'Istat sia attraverso la partecipazione di personale dell'Istat alle attività didattica e di ricerca del Dipartimento di Economia e Management. Alle lezioni, che quest'anno si svolgeranno ogni lunedì dal 10 al 31 marzo, parteciperanno gli esperti dell'Istat Alessandro Valentini, Claudia Tinelli, Linda Porciani, Luca Faustini e Silvia Da Valle.

L'accordo fra i due enti prevede infine anche l'analisi e la realizzazione di strumenti informativi utili per il soddisfacimento delle esigenze conoscitive del territorio su una serie di aree tematiche quali la popolazione, la salute, la sostenibilità e coesione sociale, la povertà, l'occupazione e le attività economiche.

Ne hanno parlato:
Il Tirreno Pisa
RepubblicaFirenze.it
StampToscana.it
LiberoQuotidiano.it (AdnKronos)
Tiscali.Notizie.it (AdnKronos)
PianetaUniversitario.com
Controcampus.it
GoNews.it
PisaInformaFlash.it
PaginaQ.it

premiati1Si è svolta venerdì 7 marzo, nella Sala "Alfredo Gentili" della Camera di Commercio, la cerimonia per il conferimento dei Premi per tesi di laurea specialistica o magistrale anno accademico 2011-12, discusse all'Ateneo pisano e riguardanti aspetti economico-sociali della provincia di Pisa. Il presidente Pierfrancesco Pacini, alla presenza del prorettore alla Didattica, Paolo Mancarella, dei relatori e di alcuni docenti dell'Università di Pisa, ha premiato le cinque tesi vincitrici del concorso.

"La Camera di Commercio di Pisa, sensibile ai temi della crescita del capitale umano - ha sottolineato il presidente Pacini - ha in programma, anche per il 2014 specifiche attività di promozione dell'eccellenza nella formazione delle risorse umane. Oltre alle tesi di laurea, infatti, saranno assegnati premi agli studenti più meritevoli degli istituti tecnico-professionali e promossa l'attività dell'Università telematica del sistema camerale. Con queste iniziative, la Camera non solo premia lo sforzo degli studenti, ma porta all'attenzione della comunità delle imprese e della società proposte ed idee interessanti per il territorio".

"Nell'esprimere il più vivo apprezzamento dell'Università di Pisa per un'iniziativa che ha una lunga tradizione alle spalle - cha continuato il professor Mancarella - desidero ringraziare la Camera di Commercio di Pisa e il suo presidente, che anche in questa occasione ribadiscono il loro impegno nella valorizzazione del territorio e a favore dei giovani studiosi. In una fase così delicata per il nostro Paese e per le nuove generazioni, dobbiamo rafforzare ogni occasione di interazione tra mondo universitario e realtà produttive e imprenditoriali locali, in un'alleanza che, come in questo caso, premia i giovani e il loro talento".

Nello specifico 18 le tesi iscritte al concorso (un vero e proprio record per il concorso) ed esaminate dalla Commissione di valutazione, presieduta dal presidente della Camera di Commercio e composta dal segretario generale dell'ente, Cristina Martelli, dai professori Piero Floriani, Roberto Sbrana e dall'ingegnere Gianfranco Vannucchi. Cinque gli elaborati premiati tenuto conto non solamente della qualità complessiva del lavoro, ma anche dell'argomento affrontato.

Di seguito i candidati premiati con le motivazioni:

Emanuele Contatore, laurea in Ingegneria Edile-Architettura, relatori: Prof. Arch. Domenico Taddei, Prof. Ing. Francesco Leccese, Ing. Francesco Bibbiani, Arch. Caterina Calvani,
Tesi: SPORT A PISA: CENTRO POLISPORTIVO PER LA RIQUALIFICAZIONE DEL QUARTIERE CEP E STUDIO DEI PARAMETRI DI CONFORT VISIVO ED ACUSTICO DEL VOLLEY INDOOR
Motivazione: Un'esigenza personale di pratica sportiva e una corrispondente conoscenza del territorio e del quartiere CEP guidano Emanuele Contatore a scommettere su una puntuale riqualificazione di alcune strutture e sulla possibile crescita di un nuovo edificio sportivo. Il possibile nuovo "PalaTurris" prende la sua forma progettuale pezzo per pezzo, prima rivelando una impostazione ingegneristica intelligente nelle innovazioni, poi sviluppando l'aspetto architettonico (del quale si apprezza l'informazione attuale e l'eleganza della funzionalità), infine risolvendo il tema della giustezza della collocazione nel quartiere (è posto qui il problema di "una sorta di masterplan urbanistico, seppur di piccole dimensioni"). Un particolare impegno è poi riservato agli aspetti sportivi e al "comfort visivo e acustico", fattori fondamentali di questo genere di edifici. Nulla è lasciato al caso, e piuttosto tutto appare calcolato con armonia e con considerazione piena della realtà esistente, considerata nel rispetto e nella concretezza della realtà urbana.

Paola De Bonis, laurea in Comunicazione d'Impresa e Politica delle risorse umane, relatore: Prof. Giuseppe Bellandi,
Tesi: IL PROCESSO DI PRE-SELEZIONE DEI CENTRI IMPIEGO DELLA PROVINCIA DI PISA NELL'OTTICA DEL MIGLIORAMENTO DELL'EFFICIENZA
Motivazione: La realizzazione della tesi della dott.ssa De Bonis nasce da un'esperienza di tirocinio di un semestre presso i Centri per l'Impiego della Provincia di Pisa, al fine di indagare il processo di pre-selezione attuato dagli stessi. L'elaborato è suddiviso in due parti, strettamente collegate e complementari. Nella prima, che ha carattere prevalentemente teorico, vengono illustrate in maniera puntuale le procedure dell'attività di ricerca e selezione del personale, nonché le metodologie a tal fine utilizzate. Successivamente, sempre nella prima parte, viene presentata l'evoluzione storica e normativa dei Centri per l'Impiego, con particolare attenzione alla Regione Toscana e all'organizzazione del Centro per l'Impiego di Pisa. La seconda parte del lavoro è dedicata invece all'analisi empirica del servizio di pre-selezione messo in atto dal Centro per l'Impiego di Pisa. L'analisi è stata condotta effettuando un'intervista alle consulenti del servizio, utilizzando il Metodo Delphi, al fine di far emergere gli elementi critici di successo del processo di pre-selezione che – se saputi sfruttare – potrebbero migliorare le performance del Centro, in una realtà caratterizzata sempre più da un'accanita concorrenza.

premiati2Erica De Luca, laurea in Ingegneria Edile-Architettura, relatori: Prof. Arch. Domenico Taddei, Prof. Paolo Galantini, Arch. Caterina Calvani,
Tesi: UNA FORTEZZA PER "TUTTI". ANALISI STORICA, RIUSO E QUALIFICAZIONE DELLA CITTADELLA DEL SANGALLO A PISA
Motivazione: L'approfondita analisi delle trasformazioni storiche della Fortezza Nuova ha costituito il principale strumento d'indagine sul manufatto architettonico: lavorare su un oggetto così denso di storia ha costituito il punto di partenza per scegliere di realizzare un percorso museale al suo interno". Così la candidata ha giustificato la scelta di non destinare ad un centro per iniziative culturali il Bastione, come invece l'Amministrazione Comunale aveva previsto nell'ambito dei lavori finanziati con il PIUSS, anche in considerazione della presenza in città di altri numerosi centri. Ha quindi progettato per gli ambienti del Bastione un museo per ragazzi, vista anche la presenza di un parco giochi nel Giardino Scotto, incentrato sulla storia di Pisa. Il museo, essenzialmente multimediale, permette un forte coinvolgimento del visitatore sottoforma di stimoli sensoriali e di segnalazioni, ponendosi così in connessione con gli altri luoghi visitabili della città, stimolando nuove visite.

Vincenzo Fresta, laurea in Ingegneria Edile-Architettura, relatori: Prof. Arch. Pietro Ruschi, Prof. Arch. Ewa Karwacka, Dott. Ing. Marco Giorgio Bevilacqua
Tesi: "IL VECCHIO INCANTO SI SPRIGIONA ANCORA...": UNA PROPOSTA DI RESTAURO, RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEL COMPLESSO DI SAN SILVESTRO IN PISA PER IL NUOVO POLO SCIENTIFICO DELLA SCUOLA NORMALE SUPERIORE
Motivazione: Il lavoro riguarda lo studio e l'analisi, nell'ottica di una serie di proposte di restauro e recupero, del complesso di San Silvestro in Pisa, costituito dall'omonima Chiesa e dagli edifici che formavano il convento. E' stata eseguita una fase conoscitiva del complesso che ha consentito di chiarire le vicende storico-architettoniche e le complesse dinamiche costruttive. Dopo una lettura critica dei dati acquisiti si è giunti ad una fase progettuale articolata in più livelli che ha riguardato sia la sistemazione della piazza antistante al complesso che l'organizzazione del progetto secondo le esigenze della Scuola Normale. Sono previsti restauri di elementi significativi della costruzione riconosciuti come originali, demolizioni di elementi contrastanti con le destinazioni originali e accettazione di interventi posteriori derivati dai cambiamenti di destinazione, ma ritenuti significativi per l'identità del monumento. Con la stessa tesi, Vincenzo Fresta si è aggiudicato il primo premio DOMUS International award for restoration and preservation - IV competition 2014.

Valentina Nisticò, laurea in Scienze e Tecnologie per l'Ambiente ed il Territorio, relatori: Prof. Massimo Rovai, Dott.ssa Elena Fantoni, Dott. Simone Gorelli,
Tesi: PROGRAMMA DI VALORIZZAZIONE DELLE A.N.P.I.L. MONTE CASTELLARE E VALLE DELLE FONTI. STRATEGIE PER LA GESTIONE E LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Motivazione: La Regione Toscana ha previsto, con la Legge Regionale 49/1995, la possibilità per gli enti locali di istituire Aree Naturali Protette di Interesse Locale (ANPIL), con lo scopo di consentire, per la difesa del patrimonio naturale e nel contempo per il corretto sviluppo turistico di esso, azioni e interventi eco-compatibili. La lodevole intenzione, della quale dovrebbero essere promotori e responsabili sostanzialmente i Comuni, trova difficoltà ben comprensibili nella realizzazione: la scarsità attuale delle risorse e la limitazione di un personale adeguato rallentano, quando non bloccano del tutto, anche le più benintenzionate volontà. Ma non tutto è fermo: la legislazione è andata avanti fino agli anni più recenti, e gli enti locali si muovono ancora.
La tesi di Valentina Nisticò svolge il tema delle due ANPIL che fanno parte del Comune di San Giuliano Terme, il Monte Castellare e la Valle delle fonti, a partire da una attenta descrizione delle due Aree Naturali protette, dal punto di vista geografico e naturalistico, per poi approfondire quelle che sono le risorse paesaggistiche storiche e ecologiche. Le caratteristiche del Monte Pisano non sono ovviamente ignorate dai competenti; ma in questa indagine le potenzialità turistiche vengono rimesse in luce e riproposte con un occhio più competente - così da realizzare davvero un piano strategico di valorizzazione dell'ambiente studiato.

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
PisaInformaFlash.it

trigger_sitoUna ricerca internazionale per approfondire gli studi di genere con riferimento alle carriere femminili e ai processi culturali, rivolgendo una specifica attenzione al mondo della ricerca e ai contenuti delle discipline. È partito da alcune settimane il progetto Trigger (TRansforming Institutions by Gendering contents and Gaining Equality in Research), finanziato nell'ambito del 7° Programma Quadro dell'Unione Europea, che è coordinato dal dipartimento per i Diritti e le pari opportunità della Presidenza del Consiglio e a cui partecipa l'Università di Pisa, insieme a quelle di Londra, Parigi, Madrid e Praga. Per l'Ateneo pisano la responsabile scientifica è la professoressa Rita Biancheri, e nel progetto sono coinvolti i dipartimenti di Scienze politiche, i tre dell'area ingegneristica e i tre dell'area medica.

Il progetto Trigger, che avrà durata quadriennale, mira a sviluppare una serie di percorsi sia sul piano teorico, per quanto riguarda i fondamenti delle discipline interessate, sia a livello pratico, attraverso una serie di azioni pensate per eliminare discriminazioni e stereotipi dominanti. Esso si propone di promuovere gruppi multidisciplinari di ricerca attraverso l'uso della categoria di genere, di inserire l'approccio di genere nei percorsi formativi istituzionali e non, di sensibilizzare i ricercatori e le ricercatrici al tema delle pari opportunità e delle carriere, di realizzare un'indagine sul monitoraggio delle carriere all'interno delle istituzioni accademiche, di favorire la conciliazione dei tempi di vita e lavoro, di facilitare l'uso di un linguaggio attento al genere nei documenti amministrativi, di intensificare infine i legami con il territorio di riferimento, consolidando nel caso pisano l'applicazione della legge regionale sulla cittadinanza di genere.

L'ambiente di lavoro, i processi culturali dominanti e le norme, esplicite e tacite, che regolano il mondo della ricerca saranno dunque al centro dell'interesse del progetto, che fa della piena consapevolezza di questi temi la base fondamentale per attuare un'applicazione sostanziale dei diritti delle donne e una piena valorizzazione delle differenze. "Tali cambiamenti - ha commentato la professoressa Rita Biancheri - non possono avvenire se non ripensando i contenuti e l'offerta formativi, le attività didattiche e soprattutto superando una concezione della scienza che ha considerato il soggetto maschile come neutro, mantenendo tuttora quelle cicatrici che hanno escluso per lungo tempo le donne dai saperi".

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
RepubblicaFirenze.it
PisaToday.it
PisaInformaFlash.it
GoNews.it 

Venerdì, 07 Marzo 2014 08:40

«VQR e governo della ricerca»

AnvurVenerdì 28 febbraio, i rettori dei tre atenei generalisti della Toscana e il nuovo assessore regionale all'Università e alla Ricerca, Emmanuele Bobbio, si sono riuniti a Pisa nell'ambito della Giornata di studio sulla valutazione della ricerca, organizzata dall'Università di Pisa in collaborazione con quelle di Firenze e Siena. Oltre ai rettori Massimo Augello, Angelo Riccaboni e Alberto Tesi, all'incontro hanno partecipato il presidente dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, Stefano Fantoni, e il membro del Consiglio direttivo dell'ANVUR e docente dell'Ateneo pisano, Andrea Bonaccorsi, che ha tenuto un intervento dal titolo "VQR e governo della ricerca".

Pubblichiamo qui di seguito la relazione integrale del professor Andrea Bonaccorsi e le slide degli altri interventi della giornata:

"Evoluzione del sistema di valutazione della ricerca: dal CIVR all'ANVUR", di Roberto Barale, prorettore alla Ricerca dell'Università di Pisa

"Prospettive di sviluppo della valutazione della ricerca", di Vincenzo Sorrentino, prorettore alla Ricerca dell'Università di Siena

"L'esercizio VQR e la valutazione interna", di Giacomo Poggi, prorettore vicario dell'Università degli Studi di Firenze


*****************

VQR E GOVERNO DELLA RICERCA

bonaccorsi1Ringrazio per l'invito che mi è stato rivolto, che mi consente non solo di confrontarmi con i colleghi sui cambiamenti in corso nel sistema universitario, ma anche di tornare nella mia Università, nella quale potrò rientrare solo tra un anno, alla fine della esperienza ANVUR.

Ho scelto come titolo dell'intervento VQR e governo della ricerca perché cercherò di illustrare come si stia delineando un sistema che lega la valutazione della ricerca alle scelte degli atenei, in particolare nella allocazione delle risorse e nel reclutamento, in modo integrato.

1. Affidabilità e robustezza della VQR

Iniziamo con il chiederci se la valutazione della ricerca appena conclusa costituisce una buona base per le decisioni degli atenei. Ciò equivale a chiedersi se la VQR è affidabile e robusta.

Circa la affidabilità (reliability) ritengo che la discussione di questi mesi abbia fornito una risposta ampiamente positiva. I criteri di valutazione sono stati formulati da 450 esperti, tenendo conto dettagliatamente delle differenze disciplinari. Nella proposta dei criteri gli esperti dei GEV hanno rappresentato le migliori esperienze valutative internazionali nei rispettivi settori. Nei settori bibliometrici vi è ampio consenso sulla scelta di una combinazione variabile tra indicatori citazionali e indicatori di impatto delle riviste. Nei settori non bibliometrici la situazione è più articolata. I dati mostrano che la peer review fornisce punteggi sistematicamente inferiori rispetto alla bibliometria: in particolare sembra che i decisori umani siano più prudenti degli algoritmi nell'assegnare il punteggio massimo corrispondente ad un giudizio di eccellenza.

Nella prossima edizione della VQR terremo in conto alcuni suggerimenti per migliorare la peer review. Primo, sarà possibile pubblicare la lista integrale dei referee, chiedendo in anticipo la liberatoria ai fini della riservatezza dei dati personali, in modo da responsabilizzare i valutatori. Secondo, la valutazione qualitativa potrebbe essere resa obbligatoria e in ogni caso verrà comunicata all'autore. Terzo, occorrerà lavorare più intensamente per la calibrazione dei giudizi qualitativi dei pari, in modo da ottenere maggiore comparabilità. Altri miglioramenti possono emergere dal dibattito in corso.

Una critica che è stata avanzata riguarda il ruolo del criterio della internazionalizzazione presente nella valutazione dei prodotti: si è sostenuto che le aree umanistiche e sociali, nelle quali si pubblicano più frequentemente monografie e lavori in lingua italiana, avrebbero ricevuto punteggi inferiori a causa della presenza di questa dimensione della valutazione. Non credo che questa critica abbia fondamento. Il criterio della internazionalizzazione è ormai diventato normativo nel quadro legislativo che regola la valutazione e in generale la qualità del sistema universitario e non poteva essere trascurato. È possibile che questo criterio abbia penalizzato le aree umanistiche e sociali in particolare? Se questo fosse vero allora tutte le aree avrebbero avuto un effetto di abbassamento dei punteggi. Ma ciò non è avvenuto: in molte aree che pubblicano prevalentemente in italiano, come in storia o nelle discipline letterarie, non vi è traccia di questo effetto. Inoltre se i valutatori fossero stati convinti che la internazionalizzazione è un criterio divergente rispetto alla qualità, allora vi sarebbe bassa correlazione tra i punteggi assegnati a questo criterio e i punteggi assegnati ai criteri di originalità e rilevanza. Invece ciò non accade: prendendo ad esempio le aree 13 e 14 la correlazione a due a due, calcolata sui giudizi individuali dei revisori assegnati allo stesso prodotto, oscilla tra .80 e .90. Ciò significa che nel valutare la internazionalizzazione i revisori non hanno meccanicamente penalizzato i prodotti non in inglese, ma al contrario si sono chiesti se i prodotti in italiano potessero competere con i migliori prodotti nelle principali lingue veicolari nelle quali si esprime la ricerca scientifica nel rispettivo ambito.

In ogni caso la differenza tra peer review e bibliometria conferma quanto abbiamo fin dall'inizio sostenuto, e cioè che i punteggi non possono essere rigorosamente confrontati tra discipline diverse, perché può cambiare il mix valutativo, ed in particolare la proporzione tra peer review e bibliometria. Tuttavia i punteggi sono una guida altamente affidabile per effettuare confronti interni alle discipline, e verificare il posizionamento relativo dei dipartimenti.

Quanto alla robustezza (robustness) della VQR, occorre distinguere tra confronti interni alle discipline e aggregazioni di ateneo. Ritengo che sul fronte dei confronti interni i dati siano ampiamente robusti. Ciò significa che è possibile usarli per confrontare tra loro aree scientifiche simili tra atenei diversi, o anche dipartimenti, utilizzando le disaggregazioni più fini a livello di SSD. Allo scopo di neutralizzare le differenze nel mix di discipline interno ai dipartimenti, è possibile studiare normalizzazioni diverse, come quella proposta dal prof. Poggi basata sulla nozione di dipartimento virtuale. Si tratta di una proposta molto interessante, che abbiamo fin da subito accolto come strumento di lavoro utile per gli atenei.

Altra questione è quella del ranking delle università. L'ANVUR non poteva non produrre un ranking, perché la legge prevedeva che i risultati sarebbero stati utilizzati a fini di allocazione della quota premiale. Naturalmente ogni aggregazione si basa su ipotesi specifiche, che non sono neutrali e che possono anche essere controverse. Ad esempio aggregare secondo il criterio del numero dei ricercatori implica la assunzione che il costo della ricerca sia uniformemente distribuito tra le discipline; aggregare secondo il criterio del costo della ricerca ha l'inconveniente di basarsi su costi storici che possono incorporare inefficienze; aggregare secondo standard internazionali significa assumere la comparabilità nelle strutture di costo, etc. L'ANVUR ne ha proposte diverse, allo scopo di minimizzare le distorsioni e offrire al Ministro la possibilità di scelta. Deve essere chiaro che ogni aggregazione porta con sé inevitabilmente la formulazione di giudizi non neutrali.

In riferimento al ranking vi sono inoltre due osservazioni metodologiche. La prima è che i ranking attirano l'attenzione dei media molto di più del contenuto della valutazione, perché riassumono in pochi numeri una grande quantità di informazioni complesse e multidimensionali. La seconda è che i ranking si basano per definizione su indicatori deterministici. Su questi aspetti è utile riferire dei risultati di alcune attività di ricerca che sto svolgendo sulla esperienza della VQR e che verranno sottoposti a rivista internazionale nelle prossime settimane. Sul primo fronte abbiamo esaminato la copertura dei media italiani per due mesi, dopo la pubblicazione dei risultati della VQR nel luglio 2013. Emerge una interessante concentrazione dei titoli sui ranking tra università, mentre scarsa attenzione viene assegnata ai contenuti della valutazione e al confronto tra discipline. Un caso interessante è il picco mediatico raggiunto dopo le dichiarazioni del Governatore Chiodi che chiedeva di utilizzare i dati VQR per chiudere alcune università del Sud, come Messina, seguite da un diluvio di dichiarazioni e polemiche. Si trattava di una discussione costruita sul nulla, ma che ha ricevuto alta copertura per il semplice fatto di utilizzare lo schema del ranking, della classifica tra chi sta in cima e chi in fondo.

In riferimento alla natura deterministica dei dati, se l'obiettivo è costruire un indicatore sulla base del quale assegnare risorse finanziarie, allora i dati elementari devono essere assunti con un solo valore, e non con una distribuzione. Quindi ad esempio ad ogni dipartimento viene assegnato un punteggio solo, che rappresenta la media dei punteggi ricevuti dai prodotti. In realtà le valutazioni sono assimilabili a valori estratti da distribuzioni di probabilità. Noi abbiamo, a fini di ricerca, ricalcolato gli indicatori VQR studiando la distribuzione dei punteggi all'interno dei dipartimenti e costruendo dei cluster di dipartimenti con un criterio statistico: all'interno del cluster i dipartimenti sono statisticamente indistinguibili, mentre sono diversi da quelli degli altri cluster. Ebbene, quello che si trova è che in tutte le aree, ad eccezione delle aree più piccole, si trovano 5-6 cluster ben distinti tra loro. Ciò significa che esiste variabilità interna ai dipartimenti, ma anche una significativa e robusta variabilità tra dipartimenti. Quindi è possibile classificare i dipartimenti interni ad ogni ateneo in base alla loro posizione nazionale e impostare su questo posizionamento robusto delle strategie. Utilizzare i dati della VQR ai fini del governo della ricerca interno all'ateneo è quindi possibile in modo robusto e affidabile.

2. Valutazione della ricerca e governo della ricerca di ateneo

È utile chiedersi come la valutazione della ricerca impatta sulla vita degli atenei.

Il primo snodo è certamente il passaggio dal livello centrale agli atenei. Il quadro normativo prevede che la valutazione abbia un impatto sui finanziamenti, come del resto era stato richiesto da più parti dopo il primo esperimento del CIVR. Questo snodo funziona ormai molto bene: gli atenei traducono gli esiti della valutazione in un impatto finanziario quasi immediato. Occorre qui richiamare l'orientamento recente del legislatore, in particolare la norma inclusa nel c.d. Decreto del fare del 2013. Il legislatore ha non solo confermato l'orientamento ad assegnare una quota del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) su base premiale, ma anche a far aumentare la percentuale di premialità progressivamente nel corso degli anni e ad utilizzare la VQR come base di calcolo. Sulla base di questo orientamento il MIUR ha ripartito la quota 2013, nella parte dipendente dalla ricerca, per il 90% sulla base della VQR e per il restante 10% sulla base dei risultati del reclutamento 2004-2010, anch'essi derivati dalla VQR. Quindi il primo passaggio, dal centro agli atenei, sembra aver raggiunto un certo grado di stabilità normativa e di efficacia.

Il secondo snodo è quello che va dagli atenei ai dipartimenti. Qui la situazione è più variabile e conta moltissimo la capacità di iniziativa interna dei singoli atenei.

Dal nostro punto di osservazione vediamo che molte università, soprattutto nel Centro Nord, ed in particolare tra quelle che hanno l'ambizione di consolidare o migliorare le proprie performance di ricerca, stanno utilizzando gli indicatori della VQR per allocare internamente varie risorse, dai posti di ricercatore a tempo determinato agli assegni di ricerca ai fondi di ricerca di ateneo. Ciò accade anche in alcune università meridionali, talora anche penalizzate dalla VQR, che intendono lavorare sui propri punti di forza per recuperare. Si tratta di un dinamismo per certi versi inedito, che si colloca nella linea della autonomia.

Occorre qui richiamare il fatto che in questi esercizi non possono essere usati i punteggi grezzi delle singole aree, che non sono tra loro confrontabili, ma piuttosto il piazzamento delle aree di ateneo nel quadro nazionale per singola disciplina.

Più in generale è importante che la VQR sia percepita come uno strumento per impostare il governo della ricerca, cioè innanzitutto una strategia a lungo termine. L'ateneo dovrebbe chiedersi in quali aree è più forte e in quali è debole. Dovrebbe farlo in sede pubblica, per attivare la riflessione e l'iniziativa dei colleghi. Si è detto in alcune sedi che la valutazione è punitiva: si tratta di un giudizio superficiale. Non è affatto detto che un ateneo debba "punire" le proprie aree più deboli: potrebbe invece decidere di investire di più per migliorarne le performance. Il punto cruciale è che la valutazione crea un forte incentivo per il governo degli atenei a stimolare internamente il miglioramento.

Vorrei qui richiamare con forza alla necessità che la VQR venga dibattuta, area per area, alla ricerca comune delle strategie per il miglioramento. Non servono sotterfugi o furbizie. Mi è stata mostrata la mail di un direttore di dipartimento che ha avuto un basso piazzamento alla VQR e che suggerisce che i docenti che sono risultati inattivi vengano inseriti come co-autori dagli altri autori. Si va poco lontano con questi strumenti. Se anche alla prossima VQR tutti i dipartimenti avessero adottato queste furbizie, resterebbero ampie differenze nella qualità della ricerca, e si sarebbe persa una occasione importante per migliorare.

3. Governo della ricerca e reclutamento dei docenti

Il cambiamento del modello di governo degli atenei si riflette anche sul tema, delicato, del reclutamento. Vorrei insistere sul cambiamento che si è verificato con il nuovo quadro legislativo. Con una formula sintetica direi che si sta passando da un modello collegiale ad un modello misto o quasi-presidenziale. Nel modello collegiale (collegiate), tipico di tutti i paesi dell'Europa continentale, le decisioni di reclutamento sono prese dalle comunità scientifiche e vengono ratificate dagli atenei, che non hanno un vero potere negoziale. In altri termini, sono le comunità scientifiche, per il tramite delle commissioni di concorso, che stabiliscono le promozioni, e gli atenei non hanno gli strumenti e/o gli incentivi per entrare nel merito. Nei paesi anglosassoni (USA, Regno Unito, Canada, Australia) e nei paesi che hanno adottato la valutazione della ricerca come strumento di governo (in Europa i casi più rilevanti sono l'Olanda, i paesi scandinavi, la Svizzera), i vertici degli atenei sono assai più interessati alle decisioni di reclutamento, perché esse hanno un impatto diretto sul finanziamento pubblico. Nei paesi anglosassoni il modello prevalente è chiamato presidenziale (presidential), perché oltre ad un rettore o preside eletto dal corpo accademico esiste una figura di vertice non elettiva, che è responsabile delle strategie a lungo termine e del finanziamento. Il fatto che la figura del presidente non sia elettiva assicura un principio di funzionamento diverso e dialettico rispetto a quello accademico e collegiale. In questi casi le decisioni di reclutamento non sono più delegate alle comunità scientifiche, ma passano al vaglio di organi di ateneo, che sono rivestiti di un mandato formale e che possono entrare nel merito delle singole candidature. Uso l'espressione quasi-presidenziale perché in realtà nel nostro ordinamento è rimasta al vertice dell'università la figura del rettore e non sono previste figure come quella del presidente. Tuttavia la L.240 configura un equilibrio di poteri tra Senato, Consiglio di Amministrazione e rettore che deve essere configurato in chiave dinamica. Si apre un grande spazio perché gli organi di vertice degli atenei sviluppino una vera e propria strategia di reclutamento. Credo dunque che sia corretto affermare che oggi il reclutamento non è più delegato alle comunità scientifiche, ma diventa una attività strategica a livello di ateneo.

Come gestire questo nuovo quadro in riferimento alla Abilitazione scientifica nazionale? Richiamiamo qui i principi di base, senza entrare nel merito della discussione sugli esiti delle commissioni, tema su cui ci pronunceremo in modo ufficiale al termine dell'intera procedura. L'ANVUR sta inoltre preparando un documento sui criteri con i quali, ai sensi della l.240, propone di valutare ex post il reclutamento svolto dagli atenei. Il criterio di fondo sarà: un buon reclutamento è quello che consente di migliorare le proprie performance di ricerca, aumenta la mobilità e favorisce la internazionalizzazione.

La Abilitazione configura un sistema a due livelli: a livello nazionale si assegna la abilitazione scientifica, a livello locale si decidono le chiamate. È essenziale ribadire che la abilitazione ha carattere esclusivamente scientifico ed i suoi criteri non devono essere confusi con altri criteri, spesso impropriamente chiamati in causa, come la didattica o la terza missione. La abilitazione attesta la maturità scientifica dei candidati, punto. Spetta invece ai singoli atenei, o ai dipartimenti se ad essi è delegata dall'ateneo, comporre un quadro di criteri più ampio, che includa non solo la ricerca ma anche l'insegnamento e, laddove rilevante, varie forme di terza missione.

È anche importante richiamare il fatto che l'abilitazione, in quanto non vincolata ad alcun parametro dimensionale di sistema, genera un numero di abilitati superiore alle disponibilità e quindi induce di fatto una competizione tra gli abilitati ai fini delle chiamate. La abilitazione non attribuisce alcun diritto: essa è una condizione necessaria ma non sufficiente per le chiamate. Dalla combinazione tra valutazione della ricerca, allocazione della quota premiale e abilitazione emerge con chiarezza che gli atenei hanno interesse a competere per reclutare i ricercatori migliori.

In primo luogo occorre che si definiscano criteri o linee guida a livello di ateneo. Se i dipartimenti sono lasciati liberi di procedere senza linee guida, ci si deve attendere che procederanno inerzialmente, "prenotando" a proprio vantaggio le chiamate dirette. In generale la sproporzione tra numero di candidati che hanno ricevuto la abilitazione e numero delle chiamate creerà inevitabilmente una tensione, che va governata e non subita. Ciò è richiesto anche dalla necessità di soddisfare i vincoli previsti, in particolare il non superamento del 50% delle risorse per chiamate dirette e il minimo del 20% di reclutamento dall'esterno.

Occorre in tutti i modi evitare gli automatismi. Non tutte le abilitazioni sono uguali. Credo che sia nell'interesse dell'ateneo, e se opportunamente sensibilizzati anche dei singoli dipartimenti, reclutare i migliori abilitati. L'ateneo deve stabilire cosa questo significhi. Intanto i dati della abilitazione forniscono una utile traccia di partenza: serve verificare se il giudizio è o meno all'unanimità, è utile verificare la posizione del commissario OCSE, è necessario leggere con attenzione i giudizi qualitativi.

In secondo luogo vi è la scelta tra chiamata diretta e procedura comparativa. Merita ricordare che la chiamata diretta per i professori associati e ordinari è un istituto derivato: la legge estende per un massimo di sei anni dalla entrata in vigore (quindi fino alla fine del 2016) una possibilità inizialmente prevista solo per i ricercatori di tipo b). Le chiamate dirette non possono impegnare più del 50% delle risorse. Inoltre per definizione non contribuiscono al raggiungimento del 20% di chiamate dall'esterno. L'intento del legislatore è chiaro: si ha chiamata diretta per una promozione interna di candidati meritevoli, già selezionati inizialmente con procedura comparativa. Da questo quadro normativo discende che la chiamata diretta non può essere usata in modo automatico (come accadrebbe ad esempio affermando il principio: "in tutti i SSD dove vi è un solo abilitato all'interno dell'ateneo si procede per chiamata diretta"). Occorre esercitarla come una vera e propria politica di promozione, che deve essere basata su criteri espliciti e procedure trasparenti. L'ateneo deve assumersi delle responsabilità, definire delle strategie, formulare dei criteri. Non è vietato fare le chiamate dirette, è vietato farle in modo automatico e senza assunzione di responsabilità.

Terzo, se questo avviene per le chiamate dirette, a maggior ragione per le procedure comparative. Qui credo che sia ancora più importante per l'ateneo indicare dei criteri ai quali chiedere alle commissioni di uniformarsi. Altrimenti si invocano le commissioni come una sorta di garanzia di imparzialità esterna, mentre invece ancora una volta serve una assunzione di responsabilità. È importante indicare anche dei criteri di composizione delle commissioni.

Termino con un riferimento storico. Ci avviamo verso un sistema in grado di gestire più elevati livelli di competizione, che devono essere impostati secondo rigore e trasparenza. Si tratta di un cambiamento importante, che richiederà del tempo per essere assorbito. Vorrei ricordare che il nostro paese ha vissuto epoche nelle quali un principio di competizione veniva sistematicamente adottato. Quando la città di Firenze assegnò a Brunelleschi l'incarico della cupola del Duomo, lo fece dopo un concorso di idee molto esteso e dopo aver esaminato numerose alternative. Trattandosi di un progetto molto audace, la città ritenne necessario che all'incarico per Brunelleschi fosse affiancato anche un incarico competitivo per Ghiberti, suo rivale, incaricato di controllare l'avanzamento dei lavori. Quindi non solo competizione ex ante, ma anche in itinere, durante lo svolgimento del cantiere. Poi la storia racconta come il geniale Brunelleschi brigò per ridimensionare il rivale. Ma la morale resta in vita: nelle epoche migliori della nostra storia la competizione è stata usata intensamente. Può essere una lezione da ricordare.

Andrea Bonaccorsi, Consiglio Direttivo ANVUR


PhD plus 2014 Sono 126 gli allievi con idee da trasformare in impresa che hanno inaugurato la quarta edizione del PhD plus, il programma dell'Università di Pisa dedicato allo sviluppo dello spirito imprenditoriale, alla promozione dell'innovazione e alla valorizzazione delle proprie idee e dei risultati della ricerca. Ideato nel 2011 come percorso extra curriculare dedicato esclusivamente ai dottorandi e dottori di ricerca, da cui trae il nome, il PhD plus coinvolge in questa edizione 85 dottorandi, 7 dottori di ricerca, 11 tra assegnisti e post doc, 14 laureandi e, novità di quest'anno, anche 9 docenti e ricercatori dell'Ateneo.

L'edizione 2014 è stata aperta dai saluti del rettore Massimo Augello, del prorettore per la Ricerca applicata e l'innovazione Paolo Ferragina e di Maria Teresa Cometto, giornalista collaboratrice da New York per il Corriere della Sera, che ha tenuto un intervento sulle "Startup high-tech newyorkesi e la ricetta del loro successo". A seguire si è tenuta una tavola rotonda con investitori ed esperti di innovazione, moderata da Marco Bicocchi Pichi, Business Angel e co-fondatore di WIB srl, a cui hanno partecipato Tomaso Marzotto Caotorta (Associazione IBAN), Riccardo Fontanelli (M31), Marzia Guardati (ASSEFI), Matteo Piras (Stars Up), Nicola Redi (TT Venture).

Guarda il video dell'inaugurazione.

Leggi l'intervento di Maria Teresa Cometto.
 

PhD plus 2014 Il corso ha coinvolto fino ad oggi oltre 300 persone con una formazione non solo di tipo tecnico-scientifico, ma anche umanistico. I risultati sono stati sorprendenti: dall'inizio sono state generate 12 startup che si sono affermate in varie competizioni nazionali e internazionali dedicate alla creazione di imprese innovative, quali la Start Cup Toscana, vinta nel 2011 e nel 2013. Confermata l'interazione con il master in Business Administration del dipartimento di Economia e Management e, novità di quest'anno, ci sarà un collegamento in diretta streaming con il CNR di Pisa e l'Università di Palermo, che potranno seguire e partecipare attivamente alle attività del corso.

Il PhD plus si articola in una serie di seminari tenuti da prestigiosi relatori nazionali e internazionali provenienti dal mondo accademico, imprenditoriale, da enti locali e governativi, da finanziatori istituzionali e non. I seminari vertono su temi legati alla creazione di impresa, alla valorizzazione di sé e delle proprie idee scientifiche, alla brevettazione e alla gestione dell'innovazione. Vi saranno testimonianze di esperti di innovazione e investitori che si confronteranno sull'ecosistema del trasferimento tecnologico, di ex allievi che racconteranno le loro esperienze, casi di studio di start up già avviate. I partecipanti impareranno a valorizzare le loro idee fino alla realizzazione di un pitch finale davanti a potenziali investitori, in cui la sfida consiste nel riuscire a presentare in maniera chiara, completa e convincente il proprio progetto in pochi minuti.

Ne hanno parlato:
Nazione Pisa 
Controcampus.it
gonews.it
PisaInformaFlash.it
StampToscana
laVoceSociale.it 

Martedì, 04 Marzo 2014 14:15

Inventariazione

 

Gestione contabile patrimonio mobiliare

Bollinatura

Galileo#galileo450: nell'era dei social network Galileo diventa un hashtag. Per raccogliere tutti gli eventi che, da qui fino alla fine dell'anno, si terranno in onore del 450° anniversario della nascita dello scienziato pisano. Un programma stilato in collaborazione tra vari enti, istituzioni e associazioni della città.

Dodici conferenze, tra cui "Da Galileo al Bosone di Higgs", in programma il 12 marzo, una lectio magistralis del fisico pisano Guido Tonelli, protagonista dell'esperimento che ha dimostrato l'esistenza del bosone di Higgs. A fine settembre il 100° congresso nazionale della Società Italiana di Fisica, intorno a cui «saranno organizzati vari eventi per coinvolgere la città» promette Maria Antonella Galanti, prorettrice dell'Università di Pisa. Quattro le mostre, tra cui "Balle di Scienza. Storie di errori prima e dopo Galileo", a Palazzo Blu dal 22 marzo al 29 giugno «con cui vogliamo ricordare Galilei non solo parlando del passato, ma soprattutto proiettandolo nel futuro» spiega il professor Cervelli. «Sarà una mostra di alto livello, per la quale abbiamo già avuto richieste per esportarla all'estero una volta finita» racconta il presidente della Fondazione Palazzo Blu Cosimo Bracci Torsi.

«Nell'anno sarà restaurata la facciata della Domus Galileiana di via Santa Maria grazie al contributo della Fondazione Pisa e d'accordo con la Soprintendenza» annuncia Fabio Beltram, direttore della Scuola Normale Superiore e commissario della Domus. Ma il 2014 sarà soprattutto l'anno della Cittadella Galileiana, un vero e proprio parco della Scienza che sorgerà nell'area dei Vecchi Macelli, ora in corso di recupero con i fondi Piuss. «In una zona turisticamente strategica, tra piazza dei Miracoli e il futuro Museo delle Navi - spiega il sindaco Filippeschi - la Cittadella Galileiana ospiterà un percorso galileiano interattivo, incubatori di impresa e sarà inoltre una grande area a verde a disposizione di cittadini e turisti». Ma non è finita qui perché il tema del Giugno Pisano di quest'anno sarà proprio Galileo, tra le inziative la mostra che il 15 giugno sarà inaugurata al Museo della Grafica "Galileo - Il mito tra Ottocento e Novecento": documenti, dipinti, libri e tanti oggetti per raccontare la presenza di Galileo nell'immaginario collettivo. Senza scordare spettacoli, concerti, proiezioni, visite guidate e laboratori che ci accompagneranno durante tutto l'anno.

Galileo a Pisa 
Nato nella casa Ammanati in via Giusti, nel quartiere di San'Andrea, Galileo prima di diventare fisico e astronomo studiò medicina nell'ateneo pisano. Tra gli episodi famosi legati a Pisa, l'osservazione della lampada del Duomo che permise allo scienziato di elaborare la legge del pendolo e gli esperimenti di caduta dei gravi dalla Torre Pendente.

Galileo e Pisa oggi
Dal 1941 esiste in via Santa Maria la Domus Galileiana, biblioteca che racchiude 40mila volumi di storia della scienza. Da pochi mesi la gestione è passata alla Scuola Normale, che pensa al recupero e al rilancio. Mentre continuano i lavori, finanziati con i fondi Piuss, per la creazione della Cittadella Galileiana nell'area dei Vecchi Macelli e delle ex-Stallette: sarà un museo-parco della scienza con laboratori di ricerca, ludoteca e parco scientifico.

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa