Un colloquio di lavoro in facoltà
A Economia il colloquio di lavoro si fa in facoltà. In occasione dei Career Days, organizzati con il supporto dell'Ufficio Job Placement dell'Università di Pisa, studenti e neolaureati hanno potuto incontrare manager di aziende che, oltre a presentare i loro settori produttivi con lezioni in aula, hanno organizzato selezioni di personale da inserire nei loro organici. "Un'opportunità unica per i nostri studenti", ha commentato Dianora Poletti, preside della facoltà di Economia. "Grazie ai Career Days i ragazzi sono entrati in contatto diretto con il mondo del lavoro e, con le iniziative mirate al reclutamento, alcuni di loro potranno trovare un impiego in aziende affermate a livello nazionale".
Sono stati oltre 300 gli iscritti alle tre giornate dedicate al lavoro, l'80% dei quali provenienti dalla facoltà di Economia, con presenze anche da Ingegneria gestionale, Scienze politiche, Giurisprudenza e Scienze motorie.
Tra le aziende ospiti della facoltà c'era infatti anche la catena sportiva Decathlon che, dopo aver presentato la propria attività, ha raccolto curricula e fatto colloqui ad alcuni ragazzi. "Uno dei requisiti per i profili richiesti era la passione per lo sport", racconta Ambra Taccola, ventiduenne di Pisa, laureata in Economia e commercio ora iscritta alla magistrale in Marketing e ricerche di mercato. "L'azienda era in cerca di 10 persone - 7 caporeparto e 3 stagisti - da inserire a tempo pieno nell'organico e, visto che voglio terminare gli studi, non so se sarò selezionata. Sono comunque entusiasta di questa esperienza, perché ho trovato riflesso nella pratica quello che sto studiando sui libri e sono ancora più motivata a seguire il mio percorso formativo".
Oltre a Decathlon, hanno partecipato ai Career Days di Economia e fatto colloqui di selezione ai ragazzi anche i manager di KPMG, Vodafone, Procter & Gamble, Unicredit e Gruppo Generali: "Le aziende ci hanno illustrato nei particolari le loro strategie di marketing e hanno spiegato come funzionano i processi di selezione del personale", afferma Elena Giorgi, 22 anni di Pisa, laureata in Economia aziendale ora iscritta alla magistrale in Strategie, management e controllo.
"I manager ci hanno dato consigli su come presentarci alle aziende, dare informazioni su noi stessi e proporci ai colloqui, suggerendo di mostrare grinta, idee e ottimismo, nonostante il periodo di crisi economica che stiamo affrontando".
"Tra i seminari proposti dalle aziende, ero molto interessato a quello sulla "Diversity" tenuto dai manager della Procter & Gamble", aggiunge Alberto Sforza, 23 anni di Lecce, studente di Economia aziendale. "Il mio curriculum di studi è coerente con i profili lavorativi presentati da questa grande multinazionale e spero un giorno di poter trovare un impiego proprio in questo settore".
Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
PisaInformaFlash.it
PisaToday.it
Duemila eBook disponibili on line
Oltre 2.000 eBooks di tutti gli ambiti disciplinari presenti sulla piattaforma Science Direct dell'editore Elsevier, pubblicati a partire dal 2008, sono adesso accessibili grazie a un progetto avviato dal consorzio Cipe, al quale hanno partecipato le università aderenti, fra cui l'Università di Pisa, tramite il Sistema Bibliotecario.
Gli eBooks sono consultabili dalla piattaforma Science Direct:
- seleziona una o più collezioni disciplinari
La piattaforma offre inoltre molteplici opinioni per la ricerca di titoli specifici. I testi possono essere consultati, stampati e scaricati senza alcuna limitazione.
Alla fine del progetto, l'Università di Pisa individuerà una selezione dei testi di maggiore interesse, di cui rimarrà proprietaria.
A Geo&Geo il primo veicolo ad ammoniaca
Lunedì 20 febbraio il professor Riccardo Lanzara, professore ordinario presso il dipartimento di Economia aziendale dell'Università di Pisa e presidente di Pont-Tech, è stato ospite di Geo&Geo, la trasmissione di Rai 3 condotta da Sveva Sagramola, per presentare il primo veicolo italiano ad ammoniaca nato a Pontedera. Il veicolo, un ibrido elettrico-ammoniaca, è stato realizzato nell'ambito del Progetto SAVIA (Sistema di Alimentazione di Veicoli a Idrogeno e Ammoniaca) finanziato dalla Regione Toscana di cui è capofila Pont-Tech e che conta fra i vari partner Università di Pisa, Scuola Superiore Sant'Anna e un pool di imprese (EDI Progetti, ACTA e BIGAS). Il progetto ha portato alla realizzazione di un veicolo ibrido dotato di un "range extender" alimentato ad ammoniaca liquida installato su di un autocarro da 35 q.li di PTT allestito con vasca portarifiuti e volta bidoni adatto in particolar modo alla raccolta porta a porta.
Guarda il video della trasmissione.
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Il progetto SAVIA (Sistema di Alimentazione di Veicoli a Idrogeno e Ammoniaca) è nato nel 2009 con l'obiettivo di realizzare il prototipo di un generatore di energica elettrica basato su un innovativo motore endotermico che utilizza come combustibile l'ammoniaca liquida arricchita, in fase di iniezione indiretta, di circa 5% di idrogeno. L'idrogeno necessario alla combustione viene ricavato dalla decomposizione termica dall'ammoniaca stessa tramite uno speciale catalizzatore appositamente realizzato nell'ambito del progetto. Il motore ad ammoniaca è direttamente collegato a un generatore elettrico tradizionale e installato a bordo di un veicolo elettrico-laboratorio. L'idea è quella di far funzionare il generatore da un sistema di ricarica delle batterie che funziona anche durante il moto del veicolo stesso.
La prima fase del progetto ha riguardato l'acquisizione del veicolo e lo studio del layout complessivo dell'intero sistema a bordo del mezzo a cui ha fatto seguito la fase di assemblaggio con la componentistica specifica e la fase finale di testing e prove su strada. Le modalità di stoccaggio dell'idrogeno sono sempre state considerate uno dei maggiori problemi per l'utilizzo a bordo di veicoli a causa dell'elevatissimo volume specifico dell'idrogeno, ma lo stoccaggio sotto forma di ammoniaca risolve in parte questo problema aumentando notevolmente la densità energetica per unità di volume e permette di stoccare l'ammoniaca liquida a temperatura ambiente e a circa 8 bar in analogia a quanto attualmente avviene per il gpl.
L'ammoniaca risulta tossica in concentrazioni elevate e per questo motivo un intero obiettivo operativo all'interno del progetto è stato dedicato alla sensorizzazione del motore allo scopo di rilevare eventuali fughe o concentrazioni eccessive di ammoniaca allo scarico per una operatività in sicurezza del prototipo. La scelta di realizzare veicoli per trasporto merci e persone con propulsione di tipo ibrido serie (veicolo elettrico alimentato da batterie, a loro volta caricate da un generatore in questo caso ad ammoniaca) permetterebbe di avere dei sistemi ZEV ("Zero Emission Vehicle") dal momento che la combustione dell'ammoniaca restituisce come prodotti soltanto vapor d'acqua e ossidi di azoto facilmente abbattibili con tradizionali sistemi catalitici.
Il progetto SAVIA si pone come continuazione ideale del progetto "H2- Filiera Idrogeno" al quale è strettamente correlato in ottica sviluppo e ottimizzazione dei risultati ottenuti (http://sites.google.com/site/progettosavia/home).
L'Università ha ricordato Alan Turing
"È significativo che la figura di Alan Turing, di cui ricorrono i cento anni dalla nascita, sia celebrata nella città di Pisa, che da sempre si è distinta come culla dell'informatica e che, con la CEP, ha dato vita al primo calcolatore elettronico italiano". Con queste parole, il prorettore vicario Nicoletta De Francesco ha aperto il convegno scientifico dedicato ad "Alan Turing: il genio e l'uomo", che si è tenuto venerdì 17 febbraio 2012 nell'Aula Magna della facoltà di Scienze MFN.
Il convegno fa parte di due giornate organizzate dal dipartimento pisano di Informatica per far conoscere il grande scienziato inglese, che è tra i padri fondatori dell'informatica e dell'intelligenza artificiale e che ha anche dato un contributo fondamentale, durante la seconda guerra mondiale, a decifrare i codici militari nazisti. Il 16 si è tenuta un'edizione speciale della Gara nazionale di programmazione della "Macchina di Turing" per gli studenti delle scuole superiori di tutta Italia che, coordinata dal professor Antonio Cisternino, ha visto la partecipazione dei 34 vincitori delle edizioni passate. La Gara è nata nel 1997 nell'ambito della settimana della cultura scientifica, su iniziativa del dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa, che tuttora la promuove. I suoi obiettivi sono sia la diffusione della cultura informatica, che l'orientamento per i ragazzi delle scuole superiori verso questa disciplina.
Il 17 mattina è stata approfondita la figura di Turing come pioniere dell'informatica e nel pomeriggio, oltre al convegno prima richiamato, è stata rappresentata la pièce teatrale dal titolo "Il bivio di Alan" scritta da Mario Cristiani, Chiara Bodei e Maria Rita Laganà. A interpretare Turing il professor Paolo Mancarella, prorettore per la Didattica, mentre a dare voce alla "Macchina" ha provveduto Francesca Gelichi. A chiudere l'iniziativa la testimonianza del professor Martin Davis, della New York University, grande logico e informatico.
Alan Turing è stato indubbiamente tra i più grandi scienziati del novecento. Poco più che ventenne, ha ideato un modello matematico, noto appunto come "Macchina di Turing", che è tuttora il modello di riferimento di ciò che possa essere calcolato da qualsiasi computer. Durante la seconda guerra mondiale, Turing fu arruolato dal governo britannico nel gruppo di crittografi, o più appropriatamente di crittoanalisti, che aveva il compito di decifrare i codici militari tedeschi. Il suo contributo fu decisivo in varie fasi, per esempio con la partecipazione al concepimento della macchina elettromeccanica messa a punto per decifrare in modo veloce i messaggi della marina militare tedesca. In quanto prima macchina in forma elettronica, questa era, di fatto, l'antenata dei moderni computer.
Nel dopoguerra Turing è stato uno dei pochi scienziati al mondo in grado di comprendere l'importanza dell'integrazione tra teoria del calcolo e tecnologia elettronica, nonché l'inefficienza del progettare macchine diverse per svolgere compiti diversi, rispetto al vantaggio di progettare una macchina universale in grado di elaborare, alla stregua dei dati, le istruzioni per trattarli. Forte di questo bagaglio, Turing s'imbarcò nel progetto di costruire una macchina elettronica capace di eseguire qualsiasi programma. La sua visione di questa sfida era quella, per dirla con le sue stesse parole, di "costruire un cervello".
Nel 1950 Turing ha pubblicato sulla rivista di filosofia "Computing Machinery and Intelligence" un saggio considerato una pietra miliare dell'intelligenza artificiale. Nel saggio ha proposto un esperimento oggi noto come "test di Turing", allo scopo di definire i requisiti necessari affinché una macchina possa essere considerata intelligente.
Data quest'ampia gamma di contributi non c'è da stupirsi se nel 1966 è stato dedicato a lui il "Turing Award", l'equivalente del premio Nobel per l'informatica. L'informatica non è stato il solo ambito cui Turing ha contribuito: dopo avere sconfinato nella filosofia, nel 1952 Turing si occupò di embriologia, sviluppando un approccio matematico alle basi chimiche della morfogenesi. S'interessò anche all'esistenza dei numeri di Fibonacci nella struttura di foglie e piante, con particolare attenzione ai girasoli. E chissà quali altri contributi avrebbe dato, se non fosse stato condannato per la sua omosessualità che all'epoca in Gran Bretagna era considerata un reato. Dovendo scegliere tra le prigioni e la castrazione chimica, scelse quest'ultima. Le conseguenze lo portarono a una profonda sofferenza e con ogni probabilità fu proprio questa a spingerlo al suicidio, nel 1954, quando aveva appena 42 anni. Solo nel 2009 il Governo Britannico ha riconosciuto pubblicamente il contributo di Turing alla scienza e alla vittoria degli Alleati e reso pubbliche scuse per il trattamento che gli era stato inflitto.
Guarda il video della pièce teatrale "Il bivio di Alan".
Guarda il servizio tg di 50 Canale sulla Gara della Macchina di Turing.
I Taviani vincitori dell'Orso d'Oro a Berlino
L'Università di Pisa si felicita con Paolo e Vittorio Taviani, vincitori dell'Orso d'Oro alla 62a edizione del festival di Berlino con il film "Cesare deve morire", in cui i detenuti del carcere di Rebibbia si trasformano in attori per mettere in scena il "Giulio Cesare" di Shakespeare.
I due grandi fratelli del cinema d'autore italiano sono nati a San Miniato, in provincia di Pisa, e hanno trascorso gli anni della gioventù nella Pisa dell'immediato dopoguerra, frequentando per alcuni periodi la facoltà di Lettere dell'Ateneo pisano. Il contatto con gli ambienti culturali e universitari della città ha stimolato la loro passione per il cinema, spingendoli ad approfondire la conoscenza sia della sua storia che della tecnica, fino a farne attivi animatori del cineclub pisano. Dal Palazzo della Sapienza dell'Ateneo, con la regia del documentario su "Curtatone e Montanara", è partita la loro prestigiosa carriera.
Proprio per sottolineare questo legame, nel marzo del 2008 l'Università di Pisa ha conferito a Paolo e Vittorio Taviani la laurea specialistica honoris causa in "Cinema, teatro e produzione multimediale". "Questa è stata la nostra Università – hanno ricordato i due fratelli in quell'occasione – anni di formazione, forti. Anche se pochi sono gli esami che abbiamo dato. È stata la nostra Università perché qui sono nate le prime sollecitazioni al nostro lavoro nel cinema...".
Leggi tutta la Lectio Magistralis tenuta da Paolo e Vittorio Taviani con il titolo "Itinerari: dalla Sapienza allo schermo"
Un'alleanza scientifica per l'Internet Governance
Studiare come governare il sistema Internet, sia per quanto riguarda gli aspetti più propriamente normativi, sia per quanto riguarda temi più ampi quali la libertà di espressione attraverso la rete e la neutralità della stessa rete. Con l'obiettivo di approfondire la riflessione sull'Internet Governance, nuova materia di ricerca e di didattica, è nata la nuova alleanza scientifica tra la facoltà di Economia dell'Università di Pisa e l'Istituto di Informatica e Telematica del CNR. Quest'ultimo metterà a disposizione il proprio bagaglio di conoscenze e di esperienze sperimentali nel settore, mentre gli studiosi di Economia si concentreranno maggiormente sulla parte di analisi ed elaborazione dei dati. Il tutto con un'attenzione rivolta alla possibilità di coinvolgere nel progetto studenti, laureati e giovani studiosi dell'Ateneo.
Il Protocollo d'intesa tra i due enti è stato presentato venerdì 17 febbraio 2012 dal preside della facoltà di Economia, Dianora Poletti, e dal direttore dell'IIT del CNR, Domenico Laforenza, alla presenza del prorettore per la Ricerca applicata e l'innovazione, Paolo Ferragina, e della dirigente dell'IIT, Laura Abba.
Se in altri Paesi del mondo questa nuova e complessa disciplina, che incrocia aspetti giuridici, economici, tecnologici e politologici, gode già di uno status scientifico autonomo e riconosciuto, in Italia non è ancora così, motivo per cui questo Protocollo di Intesa ha un rilievo ancora maggiore. "Nel 1986 il CNR a Pisa, insieme ad altre istituzioni scientifiche, ha promosso e fatto circolare in Italia il protocollo TCP/IP – ha affermato Laura Abba, la responsabile scientifica dell'accordo - Successivamente si è qualificato come uno dei fondatori della Internet Society (ISOC) e oggi sta conducendo il passaggio dal vecchio protocollo di rete alla nuova versione, Ipv6. Non solo: il CNR, attraverso lo IIT, contribuisce con esperti scelti fra i propri ricercatori e tecnologi alla definizione di una posizione ufficiale italiana all'interno delle sedi in cui si decide il futuro di Internet, come l'Icann e l'Internet Governance Forum. La facoltà di Economia di Pisa è un'eccellenza italiana, anche in merito ai temi di Internet: è impegnata da anni in attività di studio in merito a differenti aspetti della rete e, in collaborazione con altre istituzioni, ha avviato un percorso di formazione sui profili giuridici, economici e aziendali dei modelli di gestione e sviluppo del sistema e sulle difficoltà, i rischi o le opportunità che Internet attualmente presenta. Per queste ragioni, siamo particolarmente lieti di aver dato vita a questa collaborazione".
"Sono onorata – ha dichiarato la preside Poletti - che il prestigioso IIT per siglare il primo accordo con una facoltà universitaria abbia scelto la mia facoltà, nella quale l'attenzione verso queste tematiche è comprovata, tra altre iniziative, dalla presenza di un corso di insegnamento di Diritto dell'Informatica che sta per compiere il decimo anno della sua attivazione".
La collaborazione, oltre al promuovere attività didattiche e scientifiche relative alla Internet Governance, si propone di accrescere questo grande patrimonio di conoscenze e di renderlo disponibile alla comunità italiana non solo di esperti e operatori del settore, ma di tutti coloro che usano la rete.
Il Protocollo avrà un primo momento di attuazione il 27 febbraio, quando è programmata una lezione della dottoressa Abba alla facoltà di economia dedicata alla nascita di Internet.
Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
PisaNotizie.it
PisaInformaFlash.it
Le nuove frontiere del giornalismo on-line
Qual è il rapporto tra le nuove forme di giornalismo e il giornalismo tradizionale? E come convive la carta stampata con le nuove testate on-line? Per Bruno Manfellotto, direttore de l'Espresso, non c'è dubbio, Internet ha costretto i giornali a rinnovarsi e ha portato cambiamenti sostanziali nel modo di dare notizie: "Noi giornalisti cerchiamo di governare la rivoluzione che stiamo vivendo, ma nel nostro mondo c'è una cosa che pesa più delle altre: vince chi ha le notizie e chi le sa confezionare nel modo corretto. Quello che conta è mantenere il senso di responsabilità: Internet ha molte potenzialità, la cosa essenziale è saperne fare un uso corretto".
Bruno Manfellotto è stato ospite della Scuola dei Master della facoltà di Lettere e filosofia dell'Università di Pisa nella giornata inaugurale dei corsi e, salutato dal preside della facoltà Maurizio Iacono e dal direttore del master in Comunicazione pubblica e politica Adriano Fabris, ha tenuto un intervento che ha indagato le nuove frontiere del giornalismo on-line, partendo da un dato oggettivo: "La carta stampata ha costi elevati difficili da comprimere e il web dà la possibilità di fare informazione con risorse molto più contenute. Il problema è che la pubblicità sui nuovi canali è ancora insufficiente: è vero che si sta aprendo a Internet, ma lo sta facendo molto lentamente, anche perché l'individuazione del target di pubblico, fondamentale per i pubblicitari, è un'operazione molto complicata nel mondo della rete".
Nonostante un futuro ancora non ben definito, sono molti i giornali che hanno accettato la sfida del web, dando vita a testate on-line curate e approfondite e aprendosi social network come Facebook e Twitter per veicolare le proprie notizie: "Esistono oggi giornali on-line che sono diventati punti di riferimento fondamentali per il dibattito culturale e politico dei rispettivi pubblici di riferimento", racconta Manfellotto.
"È il caso dell'Huffington Post, il sito americano che mette insieme l'informazione i base, un gossip "alto" che racconta i retroscena politici di Washington e blog che ospitano interventi di intellettuali, docenti universitari ed esponenti del mondo della cultura. Il sito statunitense ha di recente deciso di sbarcare in Europa e sta prendendo accordi con testate tra cui "Le Monde" in Francia, "El Pais" in Spagna e il gruppo "l'Espresso" in Italia per dar vita a piattaforme on-line che ricalchino le impostazioni di quella statunitense". Manfellotto annuncia poi che l'Huffington Post ha stretto l'accordo direttamente con il sito de l'Espresso, che presto si sdoppierà per diventare da un lato un notiziario in real time, con una parte dedicata ai blog e un'altra ai retroscena politici, dall'altro un sito esclusivamente di inchieste da far convivere con l'edizione cartacea.
Ma la carta stampata è dunque destinata a scomparire? Il direttore de l'Espresso ricorda cosa gli ha confidato poco tempo fa il suo collega del settimanale americano "New Yorker": "Lui dice che i figli considerano la carta stampata come un "gatto morto", ma la realtà è che i giornali tradizionali hanno una tecnologia molto avanzata: si possono arrotolare e si possono facilmente mettere in borsa". E alla fine del suo intervento Manfellotto fa emergere l'opinione che un giornalista di lungo corso come lui – forse inevitabilmente – ha dei giornali tradizionali: "Un giornale è un luogo di valori che, soprattutto fino agli anni Settanta, dava un'identità precisa ai suoi lettori, facendoli sentire parte di un "pensiero" collettivo, di una comunità. I giornali on-line spesso non hanno identità ed è sempre bene tenere presente la fonte originaria".
Le “Innocenze perdute” di un giovane regista pisano selezionato per i “Corti d’Argento”
Il primo lavoro l'ha girato a 13 anni e oggi che ne ha 27 un suo film è stato selezionato per concorrere ai "Corti d'Argento", la sezione dei "Nastri d'Argento" che premia i cortometraggi. Francesco Giusiani, laureato in cinema all'Università di Pisa, ha girato "Innocenze perdute" nel 2010 ed entro la fine di febbraio saprà se, tra le trenta opere scelte, la sua sarà una delle dodici finaliste al prestigioso premio promosso dal Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani. Un grande riconoscimento per il giovane regista pisano e per il suo cortometraggio di 13 minuti che ha le musiche firmate da un altro laureato a Pisa, Manfred Giampietro, attualmente direttore dell'Orchestra universitaria.
Dopo la laurea in "Cinema, teatro e produzione multimediale", nel 2010 Francesco Giusiani si è diplomato all'Accademia del cinema e della televisione di Cinecittà, specializzandosi in regia cinematografica sotto la guida di Carlo Lizzani e Cristiano Bortone. L'idea del cortometraggio "Innocenze perdute" è nata in quel periodo, quando Giusiani abitava a Roma e ha avuto la possibilità di frequentare le periferie della città entrando in contatto con le realtà marginali della metropoli: "Un amico mi ha portato a fare un giro nella "Roma intorno a Roma", in quelle parti di città sconosciute e inaspettate, dove scopri che a comandare sono vere e proprie baby gang", spiega il regista. "È lì che sono entrato in contatto con i bambini del luogo, decidendo di girare una storia proprio su loro, abitanti di quartieri difficili, che vivono secondo uno schema della paura che porta a sopprimere i sentimenti più belli".
E la storia di Giusiani ha per protagonisti proprio quei ragazzi, tutti tra i 10 e i 15 anni, scelti tra i palazzi e nei campetti di calcio che fanno da sfondo alle scene del cortometraggio. Per selezionarli il giovane regista è andato a cercarli nelle strade e ha fatto loro una specie di provino, anche se confessa che forse è stato lui ad essere stato esaminato dai suoi "attori", diffidenti verso chiunque venisse da fuori: "Per dirigerli non ci sono state sceneggiature vere e proprie", specifica Giusiani. "Ho fatto con loro una specie di gioco di ruolo, del tipo "se succedesse questo, voi cosa fareste" e io ho semplicemente cercato di guidarli nella storia lavorando sulle intenzioni e sui toni. La cosa sorprendente è stata vedere che loro facevano quello che io avevo pensato, ed è stato allora che mi sono reso conto di aver scritto una storia vera". Oggi alcuni di quei bambini fanno teatro e forse il cortometraggio di Giusiani è servito loro per trovare una vera passione.
Il regista pisano, attualmente dottorando al dipartimento di Storia delle Arti, ha già in cantiere altri progetti, documentari, riadattamenti di opere letterarie e, pensando in prospettiva, un lungometraggio, il vero sogno di ogni aspirante regista. Intanto si gode il successo di "Innocenze perdute" che, oltre alla nomination ai Corti d'Argento, ha già vinto alcuni premi e girato molti festival: nel 2011 è entrato in concorso ai David di Donatello ed è stato presentato alla 64° edizione del Festival di Cannes nella categoria court-metrage dello Short Film Corner e all'ultima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.
Nove docenti dell’Università di Pisa sono stati nominati nei Gruppi di esperti della valutazione della VQR 2004-2010
Nove docenti dell'Università di Pisa sono stati nominati tra i 450 membri, molti dei quali provenienti da atenei e centri di ricerca stranieri, dei Gruppi di esperti della valutazione che avranno il compito di monitorare, per conto dell'ANVUR, la qualità della ricerca per il periodo 2004-2010. Sono rispettivamente i professori Marco Abate e Giuseppe Mario Buttazzo per quanto riguarda l'Area 1 delle Scienze matematiche e informatiche; il professor Ennio Arimondo per l'Area 2 delle Scienze fisiche; la professoressa Maria Perla Colombini per l'Area 3 delle Scienze chimiche; i professori Uberto Bortolotti e Paolo Miccoli per l'Area 6 delle Scienze mediche; il professor Leonardo Tognotti per l'Area 9 dell'Ingegneria industriale e dell'informazione; il professor Guido Paduano per l'Area 10 delle Scienze dell'antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche; il professor Neri Salvadori per l'Area 13 delle Scienze economiche e statistiche.
A questi docenti va aggiunto un assegnista del dipartimento pisano di Ingegneria dell'informazione, Filippo Costa, che è stato selezionato tra i 13 collaboratori che si occuperanno di supportare il lavoro dei GEV e come unico referente per l'Area 9 dell'Ingegneria industriale e dell'informazione.
La nomina nei GEV, che è sganciata da criteri di appartenenza alle rispettive sedi universitarie, rappresenta di fatto un attestato dell'autorevolezza scientifica dei docenti selezionati, che vengono riconosciuti tra i massimi esperti della disciplina nel cui ambito operano. Per l'Università di Pisa è dunque motivo di grande soddisfazione, accresciuta dal fatto che un altro docente pisano, il professor Andrea Bonaccorsi, è stato nominato già da diversi mesi tra i sette membri del Consiglio direttivo dell'ANVUR e a lui è stato affidato il ruolo di vice coordinatore delle attività di Valutazione della qualità della ricerca (VQR) per il periodo 2004-2010.
I GEV, che costituiscono l'organismo di base del processo valutativo, sono già operativi e impegnati a completare la scelta dei criteri per sottoporre a valutazione i diversi "prodotti" della ricerca. Nei prossimi due mesi, in parallelo con le attività di selezione e di trasmissione da parte degli atenei di tre "prodotti" per ogni docente, i GEV andranno a definire il database dei revisori. A quel punto potrà partire il vero e proprio processo della valutazione, che sarà successivamente integrato con altri indicatori di qualità. Compito finale dei GEV sarà quello di predisporre il rapporto conclusivo, sulla cui base sarà elaborata la relazione finale dell'ANVUR. L'obiettivo è di completare questo iter in circa un anno.
Si sono laureate le prime studentesse del corso di laurea in Discipline dello spettacolo e della comunicazione
Sono Mara Cortese, 23enne originaria della Puglia, e Jacqueline Marzuoli, 24enne della provincia di Firenze, le prime laureate del corso triennale in Discipline dello spettacolo e della comunicazione (DISCO). Le due giovani hanno discusso la tesi martedì 14 febbraio 2012, nell'Aula Multimediale della facoltà di Lettere e filosofia, davanti alla Commissione presieduta dalla professoressa Sandra Lischi e composta dai professori Maurizio Ambrosini, Lorenzo Cuccu, Pier Marco De Santi ed Elena Marcheschi.
"Le due studentesse - dice la professoressa Lischi, relatrice delle tesi - hanno affrontato temi attuali e innovativi: Mara Cortese ha realizzato un video che fa rivivere i racconti di fiabe dei nonni attraverso un montaggio di immagini e la voce da un vecchio nastro audio ritrovato; Jacqueline Marzuoli ha realizzato una ricerca sulle mutazioni e le novità nel campo delle sale cinematografiche col passaggio al digitale".
Il corso in Discipline dello spettacolo e della comunicazione, che quest'anno registra oltre 200 immatricolati, è articolato in due classi. La prima - Discipline delle arti figurative, della musica, dello spettacolo e della moda - è finalizzata a formare figure professionali che possono lavorare nell'ambito dell'organizzazione e dell'industria culturale, delle televisioni e dei mass-media, dello spettacolo nei suoi vari aspetti. La seconda - Scienze della comunicazione - mira a formare figure professionali che operino nelle organizzazioni pubbliche e private in qualità di addetti alla comunicazione e alle relazioni con il pubblico, in grado di concepire progetti e realizzare strategie promozionali e comunicative con l'uso di vari media.
"Il nostro corso – conclude la professoressa Lischi, che è anche presidente del corso di laurea – vuole affiancare alla preparazione umanistica e alle competenze specifiche nei settori dello spettacolo e della comunicazione, le attività che si svolgono nei corsi a carattere laboratoriale e pratico, al fine di fornire agli iscritti una solida base teorico-pratica da investire nel mondo del lavoro. Sono segmenti didattici da incoraggiare, nonostante le difficoltà create dalla mancanza di adeguati finanziamenti e dagli impedimenti di vario tipo che rischiano di impoverire l'università pubblica italiana e la sua offerta formativa".