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tartarugaTornerà ad essere un luogo d'eccellenza dedicato all'educazione ambientale, alla ricerca e alla conservazione ex situ della fauna l'ex "Carapax" di Massa Marittima, il Centro di studi e protezione delle tartarughe mediterranee nato più di venti anni fa e gestito oggi dal Museo di Storia naturale dell'Università di Pisa e dalla Comunità montana delle Colline Metallifere. Proprio in questi giorni è stata formalizzata una richiesta alla Regione Toscana per costituire in Maremma un centro europeo per la ricerca e la conservazione delle testuggine mediterranee, anche grazie alla collaborazione con varie università che hanno dimostrato il loro interesse.

"Il nuovo centro sarà istituito inizialmente presso la località Malfatto, a Massa Marittima, ampliando le strutture realizzate dalla Comunità Montana", annuncia Roberto Barbuti, vicedirettore del Museo di Storia Naturale e responsabile del progetto. "Quando le opere di ristrutturazione saranno terminate, il centro sarà rilocato presso il sito dell'ex Carapax, luogo più adatto per le sue caratteristiche climatiche e logistiche".

Dopo le complicate vicende giudiziarie e le polemiche che hanno riguardato la precedente gestione del centro – riportate all'attenzione alcuni giorni fa dal giornale inglese Guardian con la denuncia dello stato di abbandono e incuria in cui sono stati lasciati a vivere centinaia di esemplari di tartarughe palustri americane – l'Università di Pisa e la Comunità montana puntano a un rilancio di tutta l'area. "Nel corso dei procedimenti giudiziari - ricorda il prof. Barbuti - dal Centro Carapax sono scomparsi gli esemplari più pregiati e sono rimaste solamente le tartarughe palustri americane che, normalmente vendute come "pet" da piccole diventano, una volta cresciute, un problema per i proprietari che spesso le abbandonano in ambiente naturale con grave danno per gli ecosistemi".

Sono queste le tartarughe di cui ha parlato il Guardian, buona parte delle quali è di provenienza britannica, fatte arrivare a Massa Marittima dal British Chelonia Group, con una "dote" per ciascuna di loro. Gli esemplari pregiati conservati a Massa Marittima - recuperati dal Corpo forestale dello Stato - sono invece le tartarughe terrestri e palustri mediterranee. In particolare le specie terrestri sono la tartaruga di Hermann (Testudo hermanni), di cui sopravvivono ancora popolazioni in Italia, in particolare nell'area delle Colline Metallifere, la tartaruga Greca (Testudo graeca), di cui una sottospecie vive nella Penisola Balcanica e la tartaruga Marginata (Testudo marginata), di cui una popolazione vive in Sardegna, mentre le palustri sono rappresentate dalla Emys orbicularis che sopravvive nelle aree umide, anche della Toscana.

Le tartarughe americane rimaste presso l'ex Centro Carapax sono ancora sotto la custodia del precedente gestore, e non possono essere spostate a causa delle due ordinanze di sequestro sanitario del sindaco di Massa Marittima. Nei laghetti che ospitano le tartarughe era infatti stata riscontrata la presenza di un ceppo di salmonella pericoloso per l'uomo. La Comunità Montana e l'Università di Pisa potranno farsi carico della loro gestione non appena verrà affidata loro la custodia degli animali: è già stato prospettato uno spostamento degli esemplari presso il Centro Ittiogenico del Trasimeno che da alcuni anni funziona come centro di raccolta e mantenimento delle tartarughe americane, grazie a una collaborazione fra la Provincia di Perugia e il Corpo Forestale dello Stato.
 

Ne hanno parlato:

Terra

Tirreno Grosseto

Nazione Grosseto

Il Nuovo Corriere di Firenze

PisaNotizie.it 

PisaInformaFlash.it

InToscana.it

GreenReport.it

 

Martedì, 02 Agosto 2011 09:43

Spazio, tempo e numeri nel nostro cervello

Spazio, tempo e numeri sono correlati nella nostra percezione sensoriale in misura molto maggiore di quanto si sia soliti pensare. Il progetto inter-universitario STANIB (Space, Time And Number in the Brain) del Vision Lab di Pisa è un progetto quinquennale che, in maniera decisamente innovativa, indaga il nostro modo di percepire lo spazio e il tempo, considerandoli insieme e non come due dimensioni indipendenti e separate. Questa forte connessione, che risuona nella tradizione della fisica antica (Aristotele) e contemporanea (lo spazio-tempo einsteiniano), è invece un inedito per gli studi sulla percezione.

Come costruiamo la nostra mappa visiva del mondo?

 "Al centro della ricerca" ricorda Maria Concetta Morrone, professoressa di fisiologia alla Facoltà di Medicina e una dei senior researchers del Vision Lab, "c'è la nostra capacità di costruire una mappa visiva stabile del mondo esterno. Per costruire questa mappa il nostro cervello deve lavorare parecchio, dal momento che noi vediamo in alta risoluzione tantissime piccole immagini per brevi istanti che si susseguono frequentemente ogni volta che spostiamo gli occhi."

VisionLabgruppo

I movimenti con cui spostiamo gli occhi sono chiamati saccadi, sono molto veloci e avvengono in continuazione, circa 3 volte al secondo, per fare coincidere la fovea, la parte più sensibile della retina, che è piccola, con il fuoco dell'attenzione Il nostro quadro visivo complessivo è costruito rielaborando e rimettendo insieme un gigantesco mosaico le cui tessere sono le diverse impressioni registrate dalla fovea.

Dalle ricerche del Vision Lab emerge che spazio e tempo sono strettamente connessi nella costruzione di questo quadro visivo complessivo, ad esempio nella costruzione dell'immagine del monitor o del foglio di carta che state guardando, immerso nelle forme un po'sfocate del resto della stanza.

Spazio, tempo e numeri

Nel continuo lavoro di costruzione e ricostruzione dell'immagine, il cervello anticipa i nuovi dati basandosi su quelli precedenti e colloca i nuovi dettagli in una precisa posizione della mappa interna dello spazio anche in base al tempo di acquisizione dell'immagine e dello spostamento dello sguardo da un punto ad un altro. Ciò vuol dire che la mappa dello spazio viene costruita basandosi anche sulla percezione del tempo.

Nelle indagini del Vision Lab, condotte sottoponendo diverse persone a stimoli visivi molto brevi, è risultato che prima e durante i velocissimi movimenti saccadici le dimensioni degli oggetti vengono percepite come più piccole, e anche le durata degli eventi viene percepita come più breve. In queste condizioni inoltre cambia anche la percezione del numero degli oggetti. Ciò, oltre a suggerire che noi abbiamo una percezione anche immediatamente visiva del numero, indica che spazio, tempo e numerosità sono analizzate nel nostro cervello da meccanismi comuni. "Apprezzare la numerosità, la quantità degli oggetti" afferma David Burr, professore di psicologia fisiologica all'Università di Firenze, senior researcher del Vision Lab e Principal Investigator del progetto STANIB "è un fatto anche sensoriale, ha carattere percettivo e non solo cognitivo".

Gli studi dimostrano che la costruzione della mappa del mondo esterno (una mappa che comprende, forme, distanze, colori e anche numero degli oggetti) avviene nella corteccia cerebrale ad uno stadio di analisi molto più precoce di quanto si pensasse finora, come hanno illustrato le ricerche di imaging funzionale del Vision Lab..

La fallace certezza degli arbitri

Un altro interessante campo di indagine è quello dell'attenzione e della certezza delle scelte o decisioni a livello della nostra percezione visiva. Grazie ad alcune ricerche del Vision Lab possiamo affermare che quando un arbitro fischia con grande convinzione un fuorigioco che non c'è, non è detto che qualcuno lo abbia pagato per farlo.

Le osservazioni sperimentali dimostrano che in una situazione confusa, più aumenta il numero degli stimoli visivi, più al sistema decisionale del cervello viene presentata solo una soluzione, che può essere errata, ma viene presentata in maniera molto certa. Ciò è probabilmente connesso con il fatto che in certe situazioni è necessario prendere velocemente delle decisioni senza stare troppo tempo a pensare, ma il risultato, controintuitivo, è che maggiore è la confusione, maggiore è la fiducia nelle proprie percezioni, sbagliate o corrette che siano.

Osservazioni psicofisiche e imaging funzionale

Le indagini del progetto STANIB vengono condotte principalmente con due metodologie. Da una parte le osservazioni psicofisiche: si studiano le reazioni e le risposte degli individui in certe condizioni di stimolazione e si applicando metodi quantitativi, vicini ai metodi fisici e statistici, ai risultati degli esperimenti. Lo psico di "psicofisiche" si riferisce in questo caso all'attività percettiva e non a quella cognitiva, anche se, riconosce la professoressa Morrone, i confini sono labili.

Dall'altra le indagini fisiologiche che utilizzano le sofisticate apparecchiature dell'Istituto Scientifico Stella Maris di Calambrone, dove di recente è stato istallato uno tra i più potenti apparecchi europei per la risonanza magnetica funzionale. Dalle immagini del cervello ottenute grazie a questa tecnologia è possibile ottenere indicazioni sulla funzionalità delle varie aree: le immagini riflettono la variazione del flusso sanguigno nelle diverse zone del cervello e ciò serve a capire quali aree sono attivate da certi stimoli.

Le applicazioni cliniche e tecnologiche

Le ricerche del Vision Lab sono principalmente ricerche di base, ma hanno grosse ricadute sulla ricerca applicata. Qualche esempio in campo clinico: la diagnosi precoce della discalculia, la difficoltà nel calcolo, sempre più diffusa tra i bambini; o anche, in caso di interventi chirurgici al cervello, la possibilità di prevedere quali funzioni cerebrali possono essere toccate da un intervento in una determinata area; e ancora, lo sviluppo di diversi metodi riabilitativi grazie alle indicazioni delle diagnosi per immagini e comportamentali.

D'altra parte le ricerche sulla percezione sono di estremo interesse per la robotica: comprendere il nostro sistema percettivo ci dà idee su come costruirne uno artificiale. I robot che devono muoversi nello spazio devono affrontare, in un certo senso, gli stessi nostri problemi: elaborare e rendere comprensibile un'enorme quantità di dati percettivi.

Il progetto e il Vision Lab

Il progetto STANIB vive principalmente grazie ad un finanziamento multicentrico quinquennale dell'European Research Council, di circa 500.000 euro annui coordinato dal Dipartimento di Psicologia dell'Università di Firenze.

Il Vision Lab, a cui lavorano 14 persone, è un centro di ricerca interdisciplinare a cui partecipano il laboratorio di visione della facoltà di Medicina dell'Università di Pisa, l'Istituto di Neuroscienze del CNR, il laboratorio di visione di Psicologia dell'Università di Firenze e la Fondazione Stella Maris.

Le attività del laboratorio proseguono la ricca tradizione di ricerca neurofisiologica inaugurata a Pisa dal professor Giuseppe Moruzzi, e proseguita, soprattutto nel campo della visione, con gli studi di Lamberto Maffei, Adriana Fiorentini, Pierlorenzo Marchiafava e Luigi Cervetto.

Info: http://www.pisavisionlab.org/

Ne hanno parlato:

CorriereFiorentino.it

RepubblicaFirenze.it 

Asca.it

InToscana.it

LaNazionePisa.it 

IlTirrenoPisa.it

PisaNotizie.it

Corriere Fiorentino

Nuovo Corriere di Firenze

Nuovo Corriere di Prato

QS - Pisa

Danilo Barsanti è docente di Storia contemporanea alla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Pisa. Nei suoi numerosi studi si è interessato delle trasformazioni del territorio, delle istituzioni politiche, dei ceti dirigenti e dell'università nella Toscana dei secoli XVI-XIX con particolare riguardo all'area pisana e maremmana.


libro BarsantiIl libro si compone di due parti costruite con l'utilizzo di documentazione archivistica inedita. Nella prima parte viene tracciato l'importante contributo in materia di supporto ideologico e di vite umane offerto dall'Università di Pisa alla prima guerra mondiale in nome degli ideali di indipendenza e compimento dell'unità nazionale tipici dell'interventismo democratico italiano e strettamente connessi con lo spirito patriottico risorgimentale, già testato dagli studenti e dai docenti pisani nelle gloriose battaglie di Curtatone e Montanara del 1848.

Ciò spiega la massiccia partecipazione alla guerra del personale docente (37 professori e 68 aiuti e assistenti) e impiegatizio (34 fra amministrativi, tecnici e inservienti) e soprattutto degli studenti (ben 1484). Alla fine del conflitto gli studenti dell'Università di Pisa morti risultarono 125 (36 di scienze, 34 di legge, 21 di agraria, 18 di medicina, 8 di lettere, 6 di veterinaria e 2 di farmacia), cui però andavano aggiunti 4 dispersi, 2 insegnanti, e 1 inserviente, per complessivi 132 caduti (di essi 2 erano studenti della Scuola Normale).

Si trattava di un numero elevato di caduti, pari all'8% di coloro che erano stati richiamati o andati volontari alle armi. Anche per questo il rettore Supino il 9 dicembre 1919 chiese e ottenne dal ministero della Pubblica Istruzione l'autorizzazione per poter istallare una epigrafe commemorativa in marmo nel cortile della Sapienza. L'impossibilità di trovare la copertura finanziaria della spesa complessiva prevista, costrinse l'amministrazione universitaria a rinviare la realizzazione del progetto. Solo il 29 maggio 1924 fu inaugurato nel cortile della Sapienza il monumento in memoria dei 132 universitari pisani morti nella Grande Guerra, scolpito dall'artista milanese Gigi Supino. Nel suo basamento trovava finalmente posto in una piccola lastra di bronzo quella lapide con i nomi degli studenti morti che cinque anni prima non si era riusciti a realizzare.

Nella seconda parte del volumetto, viene descritta la curiosa vicenda del conferimento della laurea pisana honoris causa al presidente americano Woodrow Wilson, quando questi nei primi giorni del gennaio 1919 in un veloce viaggio in Italia fu accolto entusiasticamente da tutte le forze politiche per il suo spirito umanitario e per l'intervento determinante degli Stati Uniti nella grande guerra, mentre amministrazioni comunali e università fecero a gara a conferirgli cittadinanze e lauree onorarie.

Anche il rettore Supino dovette essere ben contento di rendere esecutiva la proposta lanciata dalla facoltà di Giurisprudenza e cercò di affrettare i tempi per consegnare il diploma ufficiale al presidente Wilson durante la sua visita in Italia. Il 4 gennaio 1919 venne approntato il diploma in pergamena, con la motivazione che "il prof. Woodrow Wilson, dall'alto seggio di presidente degli Stati Uniti d'America ed in nome di quel libero popolo, tanto nobilmente ed efficacemente ha proclamato i principi di scienza e di giustizia, di civiltà e di umanità, professati dalla sua cattedra e nei suoi scritti".

Per la brevità del soggiorno italiano e la complessità delle cerimonie ufficiali, non fu possibile consegnare il diploma personalmente al presidente Wilson e di conseguenza si dovette accettare con dispiacere di farglielo recapitare a Parigi in un prezioso "astuccio di peluche bleu con sigillo universitario". Così il 14 gennaio 1919 il rettore Supino inviò il prezioso plico al ministero della Pubblica Istruzione, perché provvedesse a inoltrarlo alla nostra ambasciata di Parigi. Il 22 gennaio 1919 da Parigi il presidente del consiglio Vittorio Emanuele Orlando, colà arrivato ormai da una quindicina di giorni per la conferenza di pace, rassicura il rettore Supino di aver provveduto a far consegnare personalmente a Wilson il diploma. Il 30 gennaio 1919 Wilson in persona invia da Parigi una lettera autografa di ringraziamento al rettore Supino.

Dopo lo scontro apertosi sulla questione dalmata, le ragioni della politica presero il sopravvento su quelle della cultura e tutto fu messo a tacere e anche della moderata e prudente laudatio della laurea ad honorem pisana non si parlò più.
 

Danilo Barsanti



Venerdì, 29 Luglio 2011 07:07

An ever greener network

rete verde The Internet has, by now, become an instrument we habitually resort to at work and in our free time. However, maybe we all ignore the fact that also the 'net' pollutes. Just think that servers of a data centre (like 'Google' for example) produce a pollution level comparable to that of a SUV; and that the impact on world CO2 production by ITC services and apparatuses in 2007 was estimated as being 2% - a percentage that corresponds to an absolute production value of CO2 equal to 0.8 billion tonnes.

With the aim of affronting such a problem some researchers from the Telecommunication Networks Research Group from the Department of I.T. Engineering at the University of Pisa have focussed their own activities on research into the reduction of energy consumption in the ICT sector, and, in particular, in the area of research relating to fixed and mobile telecommunication networks.

Their work consists of intense experimental activity carried out in the telecommunication network research laboratories at the Engineering Department aimed at the study of energy consumption of network apparatuses (commercial and prototype) to vary their functioning conditions. The objective is optimisation of resources and energy consumption, starting out with an awareness of traffic load conditions. In this scenario the work carried out by this Pisan research group is characterised by different fundamental aspects, among which is dealing with the topic of routing of network traffic while co-jointly considering the problem of energy consumption reduction.

During the last 'International Workshop on Green Communications' held at Kyoto last June the 'Best Paper Award' was presented to this group of Pisan researchers by the 'I.E.E.E.' (Institute of Electrical and Electronics Engineers) for their article entitled: 'Energy aware routing based on energy characterisation of devices: solutions and analysis' in which the authors Rosario G. Garroppo, Stefano Giordano, Gianfranco Nencioni (PhD student) and Michele Pagano gave the preliminary results of their work.

This is yet further recognition for this research group which is rated high nationally for having worked in the 'network functionality design' sector, while continuously keeping theoretical and simulative activities inseparable from experimental ones.

This work is to be applied to the activities of a project called 'E.F.F.I.C.I.E.N.T.' (Energy eFFIcient teChnologIEs for the Networks of Tomorrow) whose University of Pisa coordinator is Professor Michele Pagano. The project is financed by the 'Italian Ministry of Education, University and Research' through 'the Italian National Interest Research Projects Selection Notice Procedure.'

Look rinnovato per l'Università di Pisa, che nel giro di pochi giorni ha varato il nuovo Statuto e il primo Codice etico della sua storia. Il bilancio di questi due strumenti fondamentali è stato tracciato, in una conferenza stampa a Palazzo alla Giornata, dal rettore Massimo Augello, dal prorettore vicario, Nicoletta De Francesco, dal prorettore per gli Affari giuridici, Francesco Dal Canto, dal coordinatore della Commissione per il Codice etico, Alessandro Pizzorusso, dal direttore amministrativo, Riccardo Grasso, e dal vice direttore amministrativo, Elena Perini.

Il via libera definitivo al nuovo Statuto è stato dato dal Senato accademico nella seduta di mercoledì 27 luglio. "Con lo Statuto – ha ricordato il rettore Massimo Augello – abbiamo puntato a recuperare ogni spazio di autonomia concesso dalla legge, salvaguardando l'equilibrio tra gli Organi di Ateneo e garantendo la massima rappresentanza possibile di tutte le sue componenti". Esso è frutto di un percorso partecipato avviato all'indomani della promulgazione sulla "Gazzetta Ufficiale" della legge numero 240 del 30 dicembre 2010. Istituita a febbraio e composta da 15 membri, tra cui il rettore con funzioni di presidente, la Commissione per le modifiche di Statuto ha svolto circa 30 riunioni, con decine di audizioni sia singole che collettive. In più dell'85% delle delibere si è registrato un voto unanime e anche nel restante 15% dei casi il consenso ha sempre superato l'80%.

Lo Statuto è stato già trasmesso al ministero, che avrà quattro mesi di tempo per approvarlo, esprimere delle osservazioni su singoli aspetti. "Per dare attuazione alle novità previste – ha precisato il rettore – ci vorrà tuttavia circa un anno". Il calendario prevede infatti che lo Statuto entri ufficialmente in vigore nei primissimi mesi del 2012 e che subito dopo parta la formalizzazione dei nuovi dipartimenti, con l'assegnazione delle relative risorse. Nella primavera del prossimo anno sarà eletto prima il Senato accademico e poi, nei mesi successivi, il Consiglio di Amministrazione. Il 1° novembre 2012, infine, dovrebbero entrare ufficialmente in vigore i nuovi organismi.

In questi giorni l'Ateneo pisano ha anche approvato il primo Codice etico della sua storia, che è stato redatto da una Commissione altamente qualificata di otto membri, con la guida dell'eminente giurista Alessandro Pizzorusso. Il documento, che si compone di 24 articoli suddivisi tra le sezioni dei principi fondamentali, delle regole specifiche e delle disposizioni attuative, rende espliciti i diritti e i doveri morali che devono fare da riferimento per quanti operano all'interno dell'Università di Pisa. Il Codice etico contribuirà così alla crescita culturale e professionale del personale, alla formazione degli studenti, alla valorizzazione del ruolo sociale della ricerca in stretta connessione con l'attività didattica.

Il principio della parità di trattamento, la valorizzazione del merito, il riconoscimento della rilevanza sociale della ricerca, oltre che della libertà di insegnamento, ricerca e studio, costituiscono gli aspetti fondamentali del Codice etico. Il testo prevede la costituzione di una Commissione etica, composta da un presidente e sei componenti in rappresentanza delle varie categorie (un ordinario, un associato, un ricercatore, un membro del personale tecnico-amministrativo, uno studente, un dottorando o specializzando) e la possibilità, in accordo con il Senato accademico, di deliberare sanzioni per chi si rende responsabile di violazioni delle regole previste nel Codice.

L'Università di Pisa, la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Toscana e la Soprintendenza di Pisa hanno sottoscritto un accordo per la gestione e la valorizzazione del complesso monumentale della Certosa di Calci, nei cui spazi è ospitato il Museo di Storia naturale e del territorio dell'Ateneo. Alla firma dell'accordo erano presenti il rettore dell'Università Massimo Augello, il direttore della Direzione regionale Maddalena Ragni, e il Soprintendente Agostino Bureca.

Oltre ad aver individuato e definito gli spazi di pertinenza della Soprintendenza e dell'Università nonché gli spazi comuni, con questo accordo i soggetti firmatari si sono impegnati a perseguire e pianificare congiuntamente gli interventi tesi alla salvaguardia, alla conservazione e al recupero funzionale dell'intero complesso e delle sue pertinenze, anche tramite l'utilizzo di eventuali finanziamenti esterni.

Per una migliore gestione delle competenze e l'individuazione di obiettivi comuni è stata inoltre istituita una Commissione congiunta permanente, composta da quattro membri per l'Università e quattro membri per il ministero per i Beni e le Attività Culturali, con il compito di definire le modalità di gestione delle parti comuni, programmando inoltre un calendario degli eventi e delle attività in questi spazi.

Una delle volontà più forti è infatti operare insieme per migliorare le condizioni di accessibilità e fruibilità della Certosa, individuando aree comuni da destinare all'accoglienza (tra cui il bookshop, una caffetteria e un punto di ristoro) e un punto informativo da collocare in ambienti di facile accesso e immediata visibilità, attrezzati con strumenti di comunicazione diversificati per le diverse categorie di visitatori. Nell'accordo è prevista l'estensione dei percorsi di visita all'intero complesso, compresi gli orti e i giardini e i percorsi di preghiera. Gli strumenti informativi a supporto delle visite dovranno dunque illustrare i caratteri architettonici del complesso, la memoria della vita certosina, i rapporti della Certosa con gli altri monasteri certosini d'Italia e d'Europa, il suo ruolo nella storia sociale ed economica del territorio, la rilevante valenza paesaggistica del contesto ambientale in cui è inserita, nonché le collezioni del Museo di storia naturale e l'attività dei suoi laboratori.

Giovedì, 28 Luglio 2011 14:32

Una rete sempre più verde

Internet è diventato ormai uno strumento a cui ricorriamo abitualmente nel lavoro e nel tempo libero, ma forse tutti noi ignoriamo che anche la rete inquina. Come termine di paragone basta pensare che i server di un data center – come può essere Google - producono inquinamento paragonabile a quello di un Suv e che l'impatto sulla produzione mondiale di CO2 da parte di servizi e apparati del settore dell'Information and Communication Technology nel 2007 è stato stimato al 2%, percentuale che corrisponde a un valore assoluto di produzione di CO2 pari a circa 0.8 miliardi di tonnellate.

Con l'obiettivo di affrontare tali problemi alcuni ricercatori del Gruppo di ricerca in Reti di telecomunicazioni del dipartimento di Ingegneria dell'informazione dell'Università di Pisa hanno focalizzato le proprie attività di ricerca proprio nella riduzione del consumo energetico nel settore dell'ICT e in particolare nell'area di ricerca relativa alle reti di telecomunicazioni fisse e mobili.

Il lavoro consiste in un'intensa attività sperimentale condotta nei laboratori di ricerca in Reti di telecomunicazioni del dipartimento rivolta allo studio del consumo energetico di apparati di rete (commerciali e prototipali) al variare delle condizioni del loro lavoro. L'obiettivo è l'ottimizzazione delle risorse e del consumo energetico a partire dalla conoscenza delle condizioni di carico di traffico. In questo scenario, il lavoro svolto dal gruppo di ricercatori pisani si caratterizza per differenti aspetti fondamentali, tra i quali quello di curare il tema dell'instradamento ottimo del traffico in rete considerando congiuntamente il problema della riduzione del consumo energetico.

Nel corso dell'ultimo "International Workshop on Green Communications" tenutosi a Kyoto lo scorso mese di giugno, ai ricercatori pisani è stato conferito dall'IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers) il Best Paper Award per l'articolo

"Energy aware routing based on energy characterization of devices: solutions and analysis" in cui gli autori Rosario G. Garroppo, Stefano Giordano, Gianfranco Nencioni (dottorando) e Michele Pagano hanno raccolto i risultati preliminari della loro attività.

Ancora un importante riconoscimento per il gruppo di ricerca che nel panorama nazionale si qualifica per aver lavorato nel settore della progettazione delle funzionalità della rete mantenendo sempre inscindibili le attività di tipo teorico e simulativo da quelle di tipo sperimentale.

Il lavoro si inserisce nelle attività del progetto EFFICIENT (Tecnologie efficienti per il consumo energetico per le reti del futuro - Energy eFFIcient teChnologIEs for the Networks of Tomorrow) di cui è coordinatore per l'Università di Pisa il prof. Michele Pagano, finanziato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, tramite il Bando PRIN (Progetti di Ricerca di Interesse Nazionale).

In sintonia con l'indirizzo della Regione Toscana, volto a valorizzare il sistema universitario toscano all'estero e in particolare verso la Cina, paese cui guardano con vivo interesse sia le università che il sistema delle imprese, gli Atenei di Pisa, Firenze, Siena e Siena Stranieri hanno sottoscritto convenzioni di collaborazione reciproca nel campo dell'orientamento in ingresso verso gli studenti stranieri.

La prima iniziativa di questa azione congiunta è stata l'attività di orientamento nei confronti degli studenti cinesi, attuata d'intesa con l'associazione culturale "SeaShell SeaSide" di Pechino, che già da tempo ha un rapporto di collaborazione con le quattro università toscane.

Dietro invito di quest'ultima, nel periodo dal 7 al 18 luglio, i rappresentanti degli Atenei si sono recati in Cina per un ciclo di incontri di orientamento tenuti in alcune città cinesi presso università, scuole superiori e operatori specializzati nella formazione universitaria. In particolare sono state interessate le città di Pechino, Xian, Chengdu, JinCheng, Hangzhou e Nanchino e le università del Nord Ovest e di Sichuan.

Durante questi incontri con i giovani cinesi interessati a frequentare i corsi di lingua italiana e a iscriversi ai corsi di studio sia di primo che di secondo livello delle università toscane, sono state presentate, per ogni Ateneo, l'offerta didattica, i servizi per gli studenti sia nella prima accoglienza che per l'intero periodo di studio, le eccellenze e specificità di ciascuno, oltre che le ragioni per cui le città toscane possono rappresentare una meta ideale per gli studenti stranieri. A questo fine sono stati presentati anche i servizi messi a disposizione del DSU della Regione Toscana.

L'iniziativa si è rivelata particolarmente proficua e ha offerto notevoli spunti di riflessione per una migliore comprensione della realtà cinese e dei meccanismi attraverso i quali promuovere le eccellenze del sistema universitario toscano. Allo stesso modo essa può rappresentare un valido modello per un utilizzo più efficace e razionale delle risorse degli Atenei del sistema toscano.

Sono stati oltre cento i ragazzi che si sono presentati al Centro "Matricolandosi" nel giorno d'apertura. Giovani a volte accompagnati da genitori o amici, la maggior parte già convinti del corso di laurea da seguire, altri in cerca di semplici informazioni e suggerimenti sulla strada migliore da intraprendere. Quasi tutti di Pisa e provincia, anche se non sono mancati visitatori provenienti anche da molto lontano: sono stati infatti più di dieci gli aspiranti studenti stranieri venuti a iscriversi all'Ateneo pisano dall'Albania, dalla Tunisia, dal Perù e dall'Estonia.

Tra loro anche l'israeliana Annabel, che ci ha spiegato: "Mi piaceva la vostra cultura e il vostro modo di vivere e così ho deciso già da alcuni giorni di prendere contatto con la realtà italiana. Pisa è una città vivibile e tranquilla e l'Università, che è molto conosciuta nel mio Paese, mi ha subito conquistato. Il prossimo anno frequenterò la facoltà di Medicina veterinaria".

Arriva da molto vicino, invece, Giulia, pisana diplomata al Liceo scientifico "Dini", venuta al Centro per avere informazioni su come procedere all'iscrizione alle prove di concorso di Medicina: "Il mio sogno sarebbe di lavorare nel settore della psichiatria. Avevo anche pensato a corsi di laurea in altre discipline, ma poi mi sono chiesta: cosa farò dopo la laurea?".

In effetti, tra le principali preoccupazioni degli studenti c'è il futuro lavorativo. È anche il caso di Paola, ventunenne di Crespina, che ha già un lavoro nel settore dei prestiti. Paola è arrivata a "Matricolandosi" per iscriversi a un corso di professioni sanitarie, Igienista dentale o Fisioterapia, anche se la sua aspirazione era un'altra: "In teoria mi sarebbe piaciuto studiare Sociologia - ha confidato - Ma per scegliere un corso di laurea oggi è necessario soprattutto tenere conto degli sbocchi lavorativi e anche io mi sono orientata su percorsi di studio che possono dare maggiori possibilità di impiego".

Marco è partito da Genova con il padre Gianni e il fratello più piccolo: "Ho deciso di iscrivermi al corso di Viticultura ed enologia della facoltà di Agraria. Mi è sembrata una scelta opportuna perché in un settore di nicchia, che attualmente sforna professionisti molto ricercati sul mercato, è sicuramente più facile trovare un buon lavoro".

Ha le idee chiare anche Maria Vittoria, 19 anni di Calcinaia, che è arrivata a "Matricolandosi" per iscriversi a Ingegneria civile: "Mi sono diplomata al Liceo scientifico di Pontedera e la mia aspirazione è continuare a studiare le materie che più mi piacciono. Oggi mi sono iscritta al test di valutazione che ci sarà il 6 settembre: ingegneria civile non è a numero chiuso, ma con questa prova potrò valutare la mia preparazione nelle discipline di base, come la matematica, la fisica e la chimica".

Ancora un po' incerto sul corso da scegliere, Stefano, diciannovenne pisano di origine cinese, che però sa già cosa vuole fare nella vita: "Mi piacciono gli animali, la natura e i viaggi avventurosi - ha raccontato - Ho frequentato il Liceo artistico di Pisa, ma ora che devo scegliere cosa studiare all'università, voglio puntare più sulle mie passioni. Per ora ho preso informazioni sui corsi di laurea di Veterinaria, magari lì posso specializzarmi nelle specie animali in via d'estinzione e viaggiare nel mondo per studiarle".

Sono venute in gruppo cinque amiche di Pisa, quattro delle quali hanno frequentato la stessa classe del Magistrale. Federica, Jessica, Miriam e Serena sono più decise sul percorso da seguire: tre di loro vorrebbero iscriversi ai corsi delle professioni sanitarie e una a quello di Scienze biologiche. Ancora in dubbio è Giulia, divisa tra Lettere e Giurisprudenza.

Tra le tante storie personali che passano dal Centro "Matricolandosi", singolare è quella di Mirella, 49 anni di Asciano, che due anni fa ha preso il diploma in ragioneria e adesso ha deciso di iscriversi a Lettere moderne: "Sono tornata a scuola dopo 30 anni, una vita di lavoro e due bambini diventati adulti. Oggi ho deciso di seguire le mie aspirazioni, perché credo che bisogna sempre crescere e non è mai troppo tardi per studiare. I miei figli hanno 26 e 21 anni e dopo il diploma hanno deciso di non continuare gli studi: per me era importante che qualcuno in famiglia prendesse una laurea e così adesso ci penserò io".

Giovedì, 28 Luglio 2011 14:28

Scavi e misteri nell’antica abbazia

I primi resti sono venuti alla luce agli inizi di luglio, quando gli studenti dell'Università di Pisa hanno avviato la campagna di scavi presso la Badia Pozzeveri (Altopascio, Lucca) e rinvenuto le tracce di un cimitero risalente alla prima metà del XIX secolo. Antiche sepolture con preziose testimonianze del passato che, sottoposte a un'attenta campagna archeologica, potrebbero portare alla scoperta di reperti risalenti a periodi storici più lontani. "Il nostro obbiettivo è quello di esplorare i livelli di epoca medievale – dichiara Gino Fornaciari, direttore della divisione di Paleopatologia dell'Università di Pisa e responsabile della campagna archeologica. "Fra l'altro, è proprio intorno all'antica abbazia che nel 1325 lucchesi e fiorentini si affrontarono nella battaglia di Altopascio ed è probabile che nell'area intorno alla chiesa siano presenti le fosse comuni con i resti dei soldati caduti nello scontro. Inoltre, grazie a questo scavo sarà possibile tracciare non solo un quadro della ritualità funeraria medievale, ma anche conoscere qualcosa di più sulle antiche malattie e le epidemie che nel passato colpirono la zona".

Fino ad oggi sono stati rinvenuti i resti di 15 individui, tutti risalenti alla prima metà del XIX secolo. Tra questi uno scheletro che ha attirato subito l'attenzione degli archeologi perchè tumulato in una posizione non consueta per l'Ottocento. Si tratta infatti di una sepoltura prona, con il defunto con il volto rivolto verso il basso: "Questo tipo di tumulazione era presente in tempi molto più antichi rispetto all'epoca del cimitero - precisa il professor Fornaciari. "Inoltre era una pratica con un forte valore simbolico: talora erano gli eretici e le streghe ad essere sepolti a faccia in giù, ma nell'Ottocento questa usanza era ormai lontana. La nostra ipotesi è che si tratti di una sepoltura affrettata, probabilmente dettata dall'urgenza di liberarsi di un corpo affetto da qualche malattia infettiva. È noto infatti che questa zona fu colpita duramente dall'epidemia di colera del 1855 e quindi potrebbe trattarsi una vittima di quella malattia". I resti riportati alla luce verranno studiati con le tecniche più moderne nei laboratori di paleopatologia dell'Università che si trovano alla Certosa di Calci e alla Scuola Medica di via Roma.

La prima fase degli scavi ha avuto come protagonisti gli studenti del Master in Bioarcheologia, Paleopatologia e Antropologia Forense organizzato dalle Università di Bologna, Milano e Pisa, mentre dal 25 luglio parteciperanno allo scavo 25 studenti e dottorandi provenienti dalla Ohio State University, partner della campagna archeologica insieme alla Università di Pisa. Sul sito http://www.paleopatologia.it/ sarà possibile seguire l'avanzamento degli scavi giorno per giorno e leggere notizie storiche e curiosità sull'intera campagna di scavi.

Il progetto archeologico è svolto in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, con il Comune di Altopascio, col Comitato per Badia Pozzeveri e con la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca.

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