Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi

Antonio Cisternino presidente SIASono tre anni, e questo 2023 è il primo anno senza emergenza COVID, è inevitabile quindi guardarsi indietro e ripensare a quel giorno di tre anni fa dove tutto è cambiato per sempre, e oggi possiamo cominciare a guardare in retrospettiva quei momenti convulsi e i cambiamenti che hanno portato nel nostro modo di vivere e nei servizi che gestiamo. Personalmente ho avuto un posto in prima fila in quei giorni, con la responsabilità addosso di migrare tutte le attività di un grande Ateneo italiano come l'Università di Pisa on-line per assicurare che tutto proseguisse nonostante il rigoroso lock-down che cominciò il 9 marzo del 2020, un lunedì. Penso che sia giusto raccontare quei giorni, per ricordare il senso di smarrimento, di dubbio, ma anche di grande solidarietà che ci ha costretto a digitalizzare il nostro paese molto più di numerose leggi, decreti-legge e circolari governative.

La quiete prima della tempesta

Dopo settimane di notizie sui media e servizi sempre più preoccupanti sul dilagare di questo coronavirus di cui poco si sapeva ma che già stava mettendo in crisi le strutture sanitarie del paese, si cominciava a parlare sempre più insistentemente di spostare i servizi on-line e quali fossero le opzioni per erogare attività come la didattica frontale a distanza. Il nostro Ateneo faceva uso di due piattaforme cloud pubbliche, entrambe con funzioni di web conferencing, già integrate con il sistema di identità di Ateneo ma che erano scarsamente utilizzate dalla maggior parte degli utenti.

Cominciammo a studiare le API di queste piattaforme, nella consapevolezza che supportare digitalmente le circa 2.000 attività formative che il nostro Ateneo tiene in un semestre avrebbe richiesto meccanismi di automazione e integrazione con i database di Ateneo.
La pressione sull'organizzazione IT dell'Ateneo stava già montando autonomamente, sia per il Sistema Informatico di Ateneo che per la Direzione Infrastrutture Digitali, con colleghi che, spaventati dalle notizie, scrivevano sempre più insistentemente chiedendo se la trasposizione in digitale di una certa procedura cartacea fosse possibile per ridurre le persone allo sportello. Ho visto uffici che erano ritenuti inossidabili baluardi della firma cartacea cambiare repentinamente posizione e dire che, in fondo, un messaggio di posta elettronica era più che sufficiente.

All'ultima riunione del gruppoICT della #CRUI, a fine febbraio, eravamo preoccupati e ci confrontavamo sulle azioni che avremmo potuto promuovere per supportare e coordinare gli Atenei italiani in quella che si stava rapidamente delineando come una crisi pandemica globale, uno di quegli eventi che si verificano ogni cento anni. Non era di certo rassicurante avere la responsabilità dei servizi IT, e in molti ci chiedevamo se il repentino incremento delle attività on-line sarebbe stato supportato dalle infrastrutture a disposizione.

Ricordo che mentre salivo in treno per tornare dall'incontro romano mi chiamarono il Rettore Paolo Mancarella e il prorettore all'Informatica Paolo Ferragina chiedendomi dettagli a proposito dei servizi di streaming e quali erano le opzioni a disposizione.
Ma qualcuno sperava che fosse solo un temporale, che in fondo si trattasse solo di un'influenza un po' più pesante, ma le notizie sui primi focolai, i servizi al TG delineavano una situazione completamente differente.

Il 4 marzo: l'inizio di tutto

Mercoledì 4 marzo mattina il Rettore convoca una riunione d'emergenza con le figure di riferimento per annunciare che il Ministro ha comunicato lo spostamento delle attività a distanza a partire da lunedì 9 marzo: gli atenei devono sospendere le attività in presenza (non era ancora chiaro in quel momento che il 9 marzo sarebbe stato annunciato dal Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, il lock-down di tutta la nazione).

Ricordo che ci misi qualche minuto a metabolizzare l'informazione appena ricevuta e le sue conseguenze. Dopo un momento di shock condiviso con i presenti cominciammo a discutere animatamente sulle azioni da intraprendere, ognuno per le aree di propria competenza.

La parte IT era inevitabilmente centrale alla discussione: tutto sarebbe stato erogato on-line qualsiasi cosa volesse dire. Per fortuna nei giorni precedenti ci si era cominciati a porre qualche domanda; quindi, avevo avuto il tempo di studiarmi la libreria PowerShell di Microsoft Teams mentre il Prof. Vincenzo Gervasi aveva cominciato a studiare le API e l'ambiente di scripting di Google GSuite.

Decidemmo rapidamente il modello: un Team di Microsoft Teams e una classe Google Classroom per ciascun insegnamento. Era necessario però pensare a come:

  • Generare i Teams e le Classroom in modo che i proprietari fossero i docenti
  • Definire una convenzione per i nomi per supportare gli studenti nella loro ricerca
  • Preparare la documentazione di base che consentisse ai docenti di effettuare lo streaming delle lezioni
  • Preparare la documentazione per gli studenti
  • Modificare i portali di Ateneo, in particolare il portale Esami dove sono presenti i programmi degli esami e dove ci si iscrive alle prove, per introdurre una sezione dedicata alle "aule virtuali" che ne consentisse la ricerca

La piattaforma #moodle di Ateneo avrebbe continuato a supportare le attività degli insegnamenti (affiancata da Teams e Classroom) ma lo streaming sarebbe stato limitato alle piattaforme cloud poiché non eravamo sicuri che i processori a disposizione nel nostro datacenter avrebbero supportato oltre 30.000 stream contemporanei. Speravamo che il cloud pubblico avrebbe retto anche se avevamo tutti la paura che passando tutto on-line, soprattutto dopo l'annuncio del lockdown generale, gli stessi operatori avrebbero avuto problemi a sostenere il carico.

Al termine della riunione il Rettore decide di sospendere la didattica nei giorni 5 e 6 marzo 2020 in modo da poter concentrare tutte le risorse sulla transizione on-line delle attività didattiche.

La transizione in quattro giorni

Una volta definita la direzione abbiamo cominciato tutti a lavorare convulsamente, il personale IT per contribuire a supportare la transizione alla didattica a distanza di quasi 2.000 docenti, il Comitato del Sistema Informatico di Ateneo a contribuire a diffondere le informazioni presso tutte le strutture, raccogliendo le problematiche e cercando di contribuire al meglio nel rassicurare i colleghi e comunicare le informazioni man mano che divenivano disponibili. Personalmente ho cominciato a lavorare a script e coordinare la parte sviluppo per realizzare tutte quelle funzioni necessarie ad esportare le informazioni necessarie a trasformare la programmazione didattica in gruppi Teams e Classroom per la piattaforma Google.

Ho ricordi molto intensi di quei giorni, fatti non solo di cicli di sviluppo e test continui, ma anche di innumerevoli call Teams per supportare i colleghi e dare consigli non solo su come utilizzare gli strumenti, ma anche su come rivedere il materiale perché fosse condivisibile, e su come si potesse rendere il proprio materiale disponibile online agli studenti. Ricordo di aver dormito tra le tre e le quattro ore a notte in quei giorni, e il resto del tempo era un lavorare frenetico, validando ipotesi fatte e sperando che l'impalcatura reggesse all'avvio della didattica a distanza.

Tutti davano il proprio contributo, scrivendo documenti di istruzioni, revisionandoli per assicurare che fossero il più comprensibili possibile.

9 marzo 2020 - il DAD-Day

Dopo quattro giorni di lavoro continuo il lunedì 9 marzo abbiamo cominciato con 2.000 insegnamenti e 30.000 studenti on-line circa. Tutto è filato liscio, l'impalcatura è stata sufficientemente robusta per reggere l'impatto, ovviamente non tutti e 2.000 gli insegnamenti avevano lezione il primo giorno. Questo ci ha dato tempo prezioso per mettere a pieno regime, supportando i colleghi mentre si apprestavano a cominciare l'avventura della DAD.

Lo stesso giorno Conte annunciava il primo lock down, quello più duro. Dichiarati servizi essenziali, il personale IT dell'Ateneo, incluso il sottoscritto, poteva andare al lavoro per assicurare il funzionamento dei servizi. Ricordo chiaramente le strade spettrali mentre andavo in ufficio ad assicurare che i servizi funzionassero e a supportare i colleghi.

Il lockdown generale ha innestato ulteriori emergenze, si è infatti reso necessario consentire non solo a docenti e studenti poter operare a distanza, ma anche consentire l'accesso in modalità sicura da parte del personale tecnico amministrativo per assicurare che i procedimenti amministrativi essenziali proseguissero anche a distanza. Per fortuna negli anni precedenti avevamo fatto importanti investimenti nelle infrastrutture ICT di Ateneo, e quindi i meccanismi e i servizi di accesso sicuro da remoto, grazie anche ad una nuova infrastruttura di sicurezza, erano largamente pronti, e con non troppo sforzo abbiamo messo in grado i colleghi tecnici e amministrativi di poter operare anche a distanza.

 

IMG 20200312 175915 2

Il lungarno Antonio Pacinotti completamente deserto il 12 marzo 2020

 

La solidarietà di fronte alla crisi

Tutta la comunità ha contribuito a questo processo di transizione digitale epocale, mettendosi a disposizione, sforzandosi di apprendere strumenti nuovi, essendo tollerante nei confronti dei mille problemi che una transizione del genere inevitabilmente introduceva. Avrei centinaia di aneddoti da raccontare ma uno in particolare mi ha colpito, e nel suo essere buffo racconta di come tutti in quei giorni fossero pronti a fare la propria parte.

Mi chiama in ufficio un collega appena pensionato che doveva tenere un corso. Non aveva una formazione tecnico scientifica ed esordisce la telefonata con "Cisternino devo fare lezione a distanza, mi hanno detto che può aiutarmi". Io mi metto a disposizione e chiedo "Qual è il problema?", "non vedo il mio Team". Vista la rapidità nello sviluppo degli script non potevo escludere bug; quindi, comincio a cercare e verificare che le strutture dati fossero a posto, dopo poco dico "mi sembra tutto a posto, quale computer usa?", "non lo so...", "ha una mela?", "si", "bene, è un Mac, può provare ad aprire Teams". Comincia quindi una serie di domande in cui cerco di guidare il collega per capire il problema, e mi capita spesso di dire "clicchi su quel tasto" e ricevere come risposta "non succede niente... (pausa)... ah! no, sì, ora vedo, ma non vedo la mia classe".

Dopo circa venti minuti ed altrettanta frustrazione ho un'illuminazione: "scusi ma dove sta cliccando?", e il collega come se fosse la cosa più naturale del mondo risponde "sulle istruzioni!". Le istruzioni erano fatte con molti screenshot e quindi il collega leggeva le istruzioni, cliccava sulle immagini e quindi non succedeva niente, ma poi scorrendo trovava la schermata successiva che al telefono sembrava essere la naturale esecuzione. Una volta capito il problema l'ho assistito passo passo, e in pochi minuti era pronto ad operare. Per curiosità l'ho seguito: ha tenuto l'intero corso senza sbagliare niente e senza chiedere ulteriori aiuti, impegnandosi nell'apprendere un modo completamente nuovo nonostante la formazione lontana dalla tecnica e l'età.

Anche sul piano nazionale si respirava un clima di solidarietà di fronte alla pandemia: come membro del gruppoICT della #CRUI contribuivo all'organizzazione di webinar per mettere a comune le esperienze tra i vari Atenei, mettendo a disposizione anche il codice sviluppato e condividendo le esperienze, anche con il supporto dei vendor ICT che mettevano a disposizione risorse per aiutare in un momento di emergenza collettiva. C'erano numerosi dibattiti sui passi successivi, su come svolgere attività centrali come gli esami a distanza e quali strumenti usare, in particolare si parlava molto degli strumenti di "proctoring", strumenti un po' draconiani per il controllo a distanza dello studente durante la prova. Personalmente ero contrario a questi strumenti, mi sentivo già in difficoltà nell'entrare nelle case dei miei studenti con la telecamera, gli sfondi erano ricchi di informazioni e sono convinto che fosse sbagliato costruire un sistema di prevenzione che comunque non risolveva il problema. In quel momento ho anche scritto un articolo dedicato al tema su Agenda Digitale.

Un'infrastruttura resiliente

Mentre sviluppavamo servizi e facevamo uso del cloud le infrastrutture di Ateneo sono state aggiornate per assicurare che la rete, divenuta essenziale insieme ai sistemi audio video, fosse adeguata alla nuova realtà, prima a distanza e poi mista. Senza Stefano Suin e Maurizio Davini sarebbe stato impossibile avere quella stabilità e il supporto necessario a supportare i servizi sviluppati, grazie anche al potenziamento dell'infrastruttura WiFi nei poli didattici, e delle procedure di procurement portate a compimento in tempi rapidissimi quando le WebCam erano divenuto un bene prezioso al pari dei diamanti.

La robustezza e l'affidabilità del Green Data Center di San Piero a Grado ha svolto un ruolo centrale nell'erogazione dei servizi a distanza.

I primi tentativi di tirare le somme

La transizione all'uso quasi esclusivo di strumenti digitali ci ha travolto al punto da non lasciare spazio a riflessioni, ecco quindi che ogni volta che le acque si calmavano almeno in parte c'era la possibilità di fare il punto. Lo abbiamo fatto come CRUI e GARR con un altro articolo su Agenda Digitale. Più avanti lo abbiamo fatto insieme alla Human foundation producendo il primo studio sull'impatto sociale della DAD nel contesto dell'alta formazione, presentato in un evento (rigorosamente a distanza) con la partecipazione dell'allora Ministro Manfredi.

Lo studio offre un interessante spaccato sull'intero periodo, con commenti raccolti di studenti, docenti, e personale tecnico amministrativo, mostrando un quadro in cui si riconoscevano indubbiamente meriti alla DAD, soprattutto nei confronti di alcune fasce di studenti che trovavano più facilmente materiale video e di studio per riprendere percorsi di studio interrotti. Ma dopo l'entusiasmo iniziale dovuta alle attività a distanza è evidente come l'intera comunità chiedesse un ritorno alle attività in presenza senza però cancellare quanto di buono era stato introdotto durante la pandemia.

Costruire per il futuro

Come tutti ben ricordiamo ci sono state varie fasi durante la pandemia, e ciascuna ha richiesto di individuare soluzioni IT, e ogni volta ho cercato di fare investimenti guardando anche al post pandemia, e alcuni degli strumenti che oggi stanno divenendo portanti delle nostre infrastrutture di servizio sono nati per affrontare problemi legati alla pandemia.

A maggio 2020 l'avv. Sandra Bernardini, Dirigente della direzione affari legali in cui si trova l'ufficio elettorale, mi chiama dicendo "Antonio, hai mica un'idea di come fare a svolgere le elezioni studentesche a distanza?". Il caso ha voluto che avessi appena letto di una libreria open source per realizzare sistemi di voto elettronico che mi aveva colpito e nella mia ingenuità pensai che con poco sforzo avrei potuto usarla per realizzare un sistema di voto interno. È nato così Eligere, il sistema di voto elettronico open source che mantengo ed è già stato usato da altri Atenei e dalla CRUI per svolgere operazioni di voto elettronico. Ad oggi il sistema ha supportato l'elezione in oltre 700 collegi elettorali raccogliendo decine di migliaia di voti.

Ad agosto del 2020 mi chiama il Rettore chiedendomi di trovare una soluzione al tracciamento dei contatti in aula, dopo un primo momento di scetticismo (Immuni faticava a decollare nonostante tutti gli investimenti del governo) decido di riesumare una vecchia idea che avevo e sviluppiamo il sistema Signs (con Davide Borgioli e Giuseppe Maccioni) e attaccando oltre 30.000 codici QR sulle sedute di Ateneo e tracciando quindi con la scansione chi si siede in un particolare posto e in caso di contatto positivo potevamo ricostruire i vicini. Nuovamente il sistema è stato concepito in modo da poter essere usato in futuro per fornire accesso a materiale didattico digitale durante le lezioni in presenza. Il sistema ha trovato poi applicazione anche nella cartellonistica cittadina per promuovere il territorio in una collaborazione con l'assessorato alla cultura (e il progetto PiSigns).

A luglio 2021, in preparazione per l'avvio dell'anno accademico con la didattica mista (a distanza e in presenza), il Rettore richiede lo sviluppo di un software per gestire in modo equo l'alternanza tra partecipazione in presenza e a distanza alle lezioni, sulla scia di un'esperienza analoga fatta a Bologna. Sempre con lo spirito di costruire per il futuro, con Davide Borgioli, Antonio Zoglio, Claudia Arigoni, Giuseppe Maccioni e Annalisa Rosella, il software è divenuto Agenda Didattica, uno strumento che si sta rivelando sempre più importante per offrire un assistente digitale che supporti il percorso di studi di ciascun studente.

Infine, la necessità di realizzare procedure digitali rivolte a migliaia di persone ha portato all'adozione di procedure basate su workflow ed eventi utilizzate per molte delle procedure durante la pandemia e ora per procedure ordinarie grazie all'esperienza fatta e a cui Linda Martorini ha dato un contributo essenziale.

Un nuovo inizio

Ed eccoci qui, a tre anni di distanza, con 35.000 utenti che quotidianamente usano i servizi digitali del nostro Ateneo (prima della pandemia erano poche migliaia), a cercare di consolidare tutto il lavoro fatto in questi anni. Non sarebbe stato possibile senza il contributo di tutto il personale IT dell'Ateneo, che ha mostrato un grandissimo senso di appartenenza lavorando, per lunghi periodi, anche la sera e nei weekend, prendendosi il rischio di essere presenti anche quando la pandemia faceva ancora paura.

L'Ateneo post-pandemia ha quasi interamente bandito la carta ed è decisamente più digitale di quanto fosse nel 2019. Ma come sempre questo è un punto di partenza e non di arrivo, e il nuovo percorso è già iniziato, spesso per consolidare e rivedere i processi che durante l'emergenza sono stati realizzati senza troppa analisi. Per ora gli strumenti realizzati (ne ho menzionati solo alcuni) si stanno rivelando preziosi ed un buon punto di partenza da cui cominciare a disegnare un nuovo futuro insieme al tavolo per la Transizione Digitale - Università di Pisa Digitale e a Giuseppe Anastasi, delegato per la Transizione Digitale del nuovo Rettore Riccardo Zucchi.

A me personalmente questi anni hanno regalato tantissimo lavoro e stress, non sempre ero sicuro di riuscire a portare a casa il risultato, e in molti casi la mia naturale incoscienza mi ha aiutato nel lanciarmi a capofitto in progetti che sembravano molto difficili da portare a compimento. Ma è stata una grandissima avventura che mi ha fatto conoscere persone splendide e un senso di comunità che sarebbe bello sopravvivesse all'emergenza. Ringrazio chi mi ha aiutato sia in Ateneo che gli amici del gruppoICT CRUI, chi mi ha seguito anche quando sembrava che fosse un po' folle, e tutti i colleghi IT e del Comitato del SIA che non si sono mai tirati indietro e a cui va tutta la mia gratitudine.

 

Prof. Antonio Cisternino

Presidente Sistema Informatico d'Ateneo

“Attiveremo un centro per promuovere gli studi di genere nell’ottica della valorizzazione delle differenze”. E’ questo l’annuncio lanciato dal rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi in occasione della Giornata internazionale della donna in un video messaggio alla comunità accademica.


“L’8 marzo - ha detto Zucchi - è l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali che sono, da un lato, le pari opportunità e il rispetto della parità di genere, dall’altro, la valorizzazione delle differenze, perché le differenze di genere non vanno eliminate, sono un aspetto complementare e un principio di arricchimento, la cosa fondamentale è integrale nel modo migliore e assicurare pari opportunità”.

Fra le iniziative concrete messe in campo dall’Ateneo ricordate dal rettore c’è lo Sportello interuniversitario contro la violenza di genere nato nel 2022 grazie a un lavoro di coordinamento dei Comitati Unici di Garanzia dell'Università di Pisa, della Scuola Normale Superiore e della Scuola Superiore Sant'Anna. Anonimo, gratuito e senza obbligo di denuncia, lo Sportello è a disposizione di chi studia, fa ricerca, insegna e lavora nei tre atenei pisani. Chiunque abbia subito atti di discriminazione e violenza di genere o comunque legati alla propria identità sessuale, anche in luoghi diversi da quelli universitari, vi si può rivolgere.

Un altro primato per l’Università di Pisa e poi la recente istituzione dell’Ufficio per l’Eguaglianza e le Differenze che si occuperà concretamente di elaborare, attuare, monitorare e valutare la strategia messe in atto in questo campo. La sua creazione è in linea con l’obiettivo 5 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, secondo il quale il raggiungimento dell’eguaglianza di genere è il presupposto per una società sostenibile.

“E’ sempre più importante essere partecipi della costruzione di una cultura attenta al genere come testimonia il messaggio del rettore – ha sottolineato la professoressa Renata Pepicelli, delegata per Gender Studies and Equal Opportunities – e come testimonia il lavoro portato avanti in ateneo attraverso le ricerche e i corsi per studenti e dottorandi come "Studi di genere e prospettive interdisciplinari" e "Gender Issues and University, Research, Education and Institutional Engagement””.

 

 

“Attiveremo un centro per promuovere gli studi di genere nell’ottica della valorizzazione delle differenze”. E’ questo l’annuncio lanciato dal rettore dell’Università di Pisa Riccardo Zucchi in occasione della Giornata internazionale della donna in un video messaggio che andrà on line sul sito Unipi.it.

“L’8 marzo - ha detto Zucchi - è l’occasione per ribadire alcuni principi fondamentali che sono, da un lato, le pari opportunità e il rispetto della parità di genere, dall’altro, la valorizzazione delle differenze, perché le differenze di genere non vanno eliminate, sono un aspetto complementare e un principio di arricchimento, la cosa fondamentale è integrale nel modo migliore e assicurare pari opportunità”.

Fra le iniziative concrete messe in campo dall’Ateneo ricordate dal rettore c’è lo Sportello interuniversitario contro la violenza di genere nato nel 2022 grazie a un lavoro di coordinamento dei Comitati Unici di Garanzia dell'Università di Pisa, della Scuola Normale Superiore e della Scuola Superiore Sant'Anna. Anonimo, gratuito e senza obbligo di denuncia, lo Sportello è a disposizione di chi studia, fa ricerca, insegna e lavora nei tre atenei pisani. Chiunque abbia subito atti di discriminazione e violenza di genere o comunque legati alla propria identità sessuale, anche in luoghi diversi da quelli universitari, vi si può rivolgere.

Un altro primato per l’Università di Pisa e poi la recente istituzione dell’Ufficio per l’Eguaglianza e le Differenze che si occuperà concretamente di elaborare, attuare, monitorare e valutare la strategia messe in atto in questo campo. La sua creazione è in linea con l’obiettivo 5 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, secondo il quale il raggiungimento dell’eguaglianza di genere è il presupposto per una società sostenibile.

“E’ sempre più importante essere partecipi della costruzione di una cultura attenta al genere come testimonia il messaggio del rettore – ha sottolineato la professoressa Renata Pepicelli, Delegata per Gender Studies and Equal Opportunities – e come testimonia il lavoro portato avanti in ateneo attraverso le ricerche e i corsi per studenti e dottorandi come "Studi di genere e prospettive interdisciplinari" e "Gender Issues and University, Research, Education and Institutional Engagement””.

Per effetto del cambiamento climatico la distribuzione di Echinococcus multilocularis, un parassita di canidi e piccoli mammiferi, e dannoso per la salute umana, è in espansione. La notizia arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Global Change Biology e condotto dal professor Alessandro Massolo del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach di Trento.

“Il cambiamento globale in corso sta influenzando drammaticamente la diffusione e l’emergere di molte malattie infettive, sia nelle popolazioni umane, sia in quelle animali – spiega il professor Massolo – si stima infatti che oltre il 60% delle malattie infettive umane conosciute e circa il 75% di quelle emergenti siano causate da agenti patogeni di origine animale; comprendere dunque l'impatto del cambiamento globale sulla distribuzione e la prevalenza dei parassiti è una questione cruciale per la salute pubblica”.

La ricerca ha analizzato, con l’aiuto di tecniche di machine learning, la distribuzione attuale e futura in Europa di Echinococcus multilocularis, sulla base di scenari di cambiamento climatico e di uso del suolo.
Le proiezioni suggeriscono un aumento generale di aree ad molto idonee per questo parassita verso le latitudini settentrionali (Gran Bretagna e Penisola Finno-scandinava) e nell'intera regione alpina, mentre ne prevedono una diminuzione in Europa centrale (Germania, Polonia, Svizzera, Austria e Repubblica Ceca).

Echinococcus multilocularis è un verme piatto che circola tra canidi (selvatici e domestici) e piccoli mammiferi (soprattutto roditori) e che causa una grave patologia denominata Echinococcosi alveolare che ha spesso esiti fatali nell’uomo. Si tratta del secondo più importante parassita trasmesso per via orale all’uomo in Europa, e terzo al mondo dopo la Taenia solium e l’Echinococcus granulosus.
“Per la prima volta abbiamo stimato la distribuzione di Echinococcus multilocularis in base a vari scenari relativi ai cambiamenti climatici e all’uso del suolo – dice Massolo – per farlo abbiamo integrato varie discipline quali l’ecologia animale, la modellizzazione ecologica, la parassitologia e la epidemiologia”.

Insieme al professor Massolo, hanno lavorato alla ricerca per l’Ateneo pisano Lucia Cenni, dottoranda in Biologia, e Andrea Simoncini, studente di magistrale di Biologia in Conservazione ed Evoluzione - WCE.
Oltre ai ricercatori e ricercatrici di UNIPI, hanno partecipato allo studio le Dott.sse Heidi Christine Hauffe e Annapaola Rizzoli della Fondazione Edmund Mach di Trento, e il Dott. Luciano Massetti dell’Istituto per la BioEconomia del CNR di Firenze.

 

Venerdì 10 marzo, a partire dalle ore 9.00, fa tappa a Pisa la quindicesima edizione dell’UniStem Day, evento di divulgazione scientifica internazionale dedicato a studentesse e studenti delle scuole superiori. In occasione di questa giornata l’Università di Pisa apre le sue porte a centinaia di ragazze e ragazzi, permettendo loro di intraprendere un viaggio nella ricerca scientifica a partire dalle cellule staminali.
Per iscriversi all’evento, incluso tra le iniziative dell’Ateneo per l’orientamento, cliccare questo link entro l’8 marzo.

Ragazzi e ragazze potranno incontrare in laboratorio i ricercatori e le ricercatrici dell’Unità di Biologia cellulare e dello sviluppo del Dipartimento di Biologia e dell’Unità di Biologia applicata del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale e osservare da vicino i fenomeni di rigenerazione nella planaria, un organismo modello per lo studio delle cellule staminali, e gli organoidi cerebrali, provando, per un giorno, a mettersi nei panni di un ricercatore.

All'iniziativa interverranno la professoressa Vittoria Raffa, Delegata del Rettore per la promozione della ricerca nel settore delle Scienze della vita, la professoressa Alessandra Salvetti del Dipartimento di Medicina clinica e sperimentale, il professor Marco Onorati del Dipartimento di Biologia, Maria Teresa Dell’Anno del Cellular engineering laboratory, Fondazione pisana per la scienza e Serena Danti del Dipartimento di Ingegneria civile e industriale.

L’UniStem Day è coordinato dalla professoressa della Statale di Milano e senatrice a vita Elena Cattaneo con il team di UniStem, il Centro di ricerca sulle cellule staminali dell’Università degli studi di Milano. L’evento si svolgerà in contemporanea in 87 università e istituti di ricerca in Australia, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Olanda, Polonia, Regno Unito, Serbia, Spagna, Svezia, Ungheria: 14 Paesi, 2 continenti e 30.000 studenti.

gcb.v29.3.cover.jpgPer effetto del cambiamento climatico la distribuzione di Echinococcus multilocularis, un parassita di canidi e piccoli mammiferi, e dannoso per la salute umana, è in espansione. La notizia arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Global Change Biology e condotto dal professor Alessandro Massolo del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach di Trento.

“Il cambiamento globale in corso sta influenzando drammaticamente la diffusione e l’emergere di molte malattie infettive, sia nelle popolazioni umane, sia in quelle animali – spiega il professor Massolo – si stima infatti che oltre il 60% delle malattie infettive umane conosciute e circa il 75% di quelle emergenti siano causate da agenti patogeni di origine animale; comprendere dunque l'impatto del cambiamento globale sulla distribuzione e la prevalenza dei parassiti è una questione cruciale per la salute pubblica”.

La ricerca ha analizzato, con l’aiuto di tecniche di machine learning, la distribuzione attuale e futura in Europa di Echinococcus multilocularis, sulla base di scenari di cambiamento climatico e di uso del suolo.
Le proiezioni suggeriscono un aumento generale di aree ad molto idonee per questo parassita verso le latitudini settentrionali (Gran Bretagna e Penisola Finno-scandinava) e nell'intera regione alpina, mentre ne prevedono una diminuzione in Europa centrale (Germania, Polonia, Svizzera, Austria e Repubblica Ceca).

Echinococcus multilocularis è un verme piatto che circola tra canidi (selvatici e domestici) e piccoli mammiferi (soprattutto roditori) e che causa una grave patologia denominata Echinococcosi alveolare che ha spesso esiti fatali nell’uomo. Si tratta del secondo più importante parassita trasmesso per via orale all’uomo in Europa, e terzo al mondo dopo la Taenia solium e l’Echinococcus granulosus.
“Per la prima volta abbiamo stimato la distribuzione di Echinococcus multilocularis in base a vari scenari relativi ai cambiamenti climatici e all’uso del suolo – dice Massolo – per farlo abbiamo integrato varie discipline quali l’ecologia animale, la modellizzazione ecologica, la parassitologia e la epidemiologia”.

Insieme al professor Massolo, hanno lavorato alla ricerca per l’Ateneo pisano Lucia Cenni, dottoranda in Biologia, e Andrea Simoncini, studente di magistrale di Biologia in Conservazione ed Evoluzione - WCE.
Oltre ai ricercatori e ricercatrici di UNIPI, hanno partecipato allo studio le Dott.sse Heidi Christine Hauffe e Annapaola Rizzoli della Fondazione Edmund Mach di Trento, e il Dott. Luciano Massetti dell’Istituto per la BioEconomia del CNR di Firenze.

 

L’Università di Pisa entra nell’era GARR-T. Da questa mattina, infatti, il Green Data Center di San Piero a Grado è collegato con un secondo nodo (PoP) alla rete nazionale a banda ultra-larga di nuova generazione, dedicata alla comunità dell’istruzione e della ricerca. La connessione internet della rete di Ateneo passa così da 10 a 100 gigabit. Un salto di qualità di cui beneficerà tutta la comunità scientifica pisana, ma anche buona parte del territorio della Toscana di Nord-Ovest.

“Con questo secondo PoP la potenza di calcolo scientifico del nostro Green Data Center cresce enormemente, consolidando il suo ruolo di asset strategico per le attività di ricerca del nostro ateneo - spiega Antonio Cisternino, presidente del Sistema Informatico di Ateneo - A beneficiare di questo potenziamento non sarà, però, solo l’Università di Pisa, ma l’intero sistema pisano della ricerca, oltre alla rete civica cittadina e alle tantissime scuole che oggi sono collegate alla nostra fibra ottica”.

“Da oggi, l’infrastruttura territoriale dell’Ateneo, con oltre 9.000 km di fibra ottica e una banda utilizzabile di 200 Gigabit/secondo, potrà finalmente sfruttare appieno le sue potenzialità - spiega Stefano Suin, dirigente della Direzione Infrastrutture Digitali dell’Università di Pisa – Questo ci consentirà di valorizzare anche le risorse che vi sono ospitate, prime fra tutte il Green Data Center dell’Ateneo, fra i principali datacenter italiani nel panorama delle Pubbliche amministrazioni e uno dei pochissimi classificato «A» da AgID”.

“Quello che da tempo stiamo cercando di sviluppare è un vero e proprio ‘modello UniPi’ di transizione digitale, in cui il nostro ateneo mette a disposizione del territorio le sue infrastrutture e le sue forti competenze nel campo dell’ICT – conclude Giuseppe Anastasi, delegato del rettore per la transizione digitale – Adesso speriamo di poter ampliare ancora di più il network già esistente, così da accelerare la trasformazione digitale della Toscana di Nord-Ovest”.

Oltre ai 250 edifici dell’Università di Pisa sono collegati alla rete di ateneo anche le sedi pisane del CNR, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dell’Istituto Nazionale di Vulcanologia (INGV); la Scuola Superiore Sant'Anna, la Scuola Normale Superiore, la Stella Maris e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana. Per non parlare del Centro Onde Gravitazionali “Virgo” di Cascina e dell’Accademia Navale di Livorno.

Attraverso accordi e convenzioni, inoltre, l’infrastruttura dell’Ateneo serve ormai da tempo anche l’intera rete civica pisana e collega le scuole di ogni ordine e grado di Pisa e Livorno.

L’Università di Pisa entra nell’era GARR-T. Da questa mattina, infatti, il Green Data Center di San Piero a Grado è collegato con un secondo nodo (PoP) alla rete nazionale a banda ultra-larga di nuova generazione, dedicata alla comunità dell’istruzione e della ricerca. La connessione internet della rete di Ateneo passa così da 10 a 100 gigabit. Un salto di qualità di cui beneficerà tutta la comunità scientifica pisana, ma anche buona parte del territorio della Toscana di Nord-Ovest.

“Con questo secondo PoP la potenza di calcolo scientifico del nostro Green Data Center cresce enormemente, consolidando il suo ruolo di asset strategico per le attività di ricerca del nostro ateneo - spiega Antonio Cisternino, presidente del Sistema Informatico di Ateneo - A beneficiare di questo potenziamento non sarà, però, solo l’Università di Pisa, ma l’intero sistema pisano della ricerca, oltre alla rete civica cittadina e alle tantissime scuole che oggi sono collegate alla nostra fibra ottica”.

“Da oggi, l’infrastruttura territoriale dell’Ateneo, con oltre 9.000 km di fibra ottica e una banda utilizzabile di 200 Gigabit/secondo, potrà finalmente sfruttare appieno le sue potenzialità - spiega Stefano Suin, dirigente della Direzione Infrastrutture Digitali dell’Università di Pisa – Questo ci consentirà di valorizzare anche le risorse che vi sono ospitate, prime fra tutte il Green Data Center dell’Ateneo, fra i principali datacenter italiani nel panorama delle Pubbliche amministrazioni e uno dei pochissimi classificato «A» da AgID”.

 

mappa rete pisa

Come si estende la rete universitaria nella città di Pisa

 

“Quello che da tempo stiamo cercando di sviluppare è un vero e proprio ‘modello UniPi’ di transizione digitale, in cui il nostro ateneo mette a disposizione del territorio le sue infrastrutture e le sue forti competenze nel campo dell’ICT – conclude Giuseppe Anastasi, delegato del rettore per la transizione digitale – Adesso speriamo di poter ampliare ancora di più il network già esistente, così da accelerare la trasformazione digitale della Toscana di Nord-Ovest”.

Oltre ai 250 edifici dell’Università di Pisa sono collegati alla rete di ateneo anche le sedi pisane del CNR, dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dell’Istituto Nazionale di Vulcanologia (INGV); la Scuola Superiore Sant'Anna, la Scuola Normale Superiore, la Stella Maris e l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana. Per non parlare del Centro Onde Gravitazionali “Virgo” di Cascina e dell’Accademia Navale di Livorno.

Attraverso accordi e convenzioni, inoltre, l’infrastruttura dell’Ateneo serve ormai da tempo anche l’intera rete civica pisana e collega le scuole di ogni ordine e grado di Pisa e Livorno.

È stata inaugurata a Pisa la residenza universitaria dell’Azienda Regionale per il Diritto allo Studio in località San Cataldo alla presenza del presidente del DSU Toscana Marco Del Medico, del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani e dell'assessora regionale all'università e alla ricerca Alessandra Nardini. Una struttura molto attesa che permetterà di incrementare l’offerta del patrimonio residenziale pubblico destinato agli universitari aventi diritto che hanno scelto di iscriversi all’Ateneo di Pisa. Presenti alla cerimonia anche il rettore dell'Università di Pisa Riccardo Zucchi e il sindaco Michele Conti.

IMG-20230306-WA0017.jpg

L’edificio situato in via Paolo Semeraro dispone di 140 camere, suddivise tra 102 camere doppie e 38 camere singole, per un totale di 242 posti letto. Tra questi 9 sono stati allestiti per alloggiare studenti disabiliI posti letto DSU della sede di Pisa da assegnare per l’anno accademico 22/23 previsti nel bando di concorso sono 1291 e con l’aggiunta di quelli della nuova struttura di San Cataldo diventeranno 1533 implementando sensibilmente l'offerta abitativa studentesca.

All’interno dell’edificio, oltre agli alloggi, sono stati previsti un’aula per conferenze e proiezioni utilizzabile anche da utenza esterna e altri spazi comuni destinati ad aule studio, un’ampia zona lavanderia, un deposito per le biciclette e altri vani di servizio e deposito. Ogni piano della residenza è dotato di uno spazio cucina ad uso comune e all’esterno è presente ampio parcheggio. Il complesso è servito da un sistema stradale composto da due strade pubbliche e da una strada di piano con i relativi percorsi pedonali. Ciò consentirà una grande accessibilità pedonale da ogni lato del complesso oltre a permettere, anche la dislocazione di un adeguato numero di posti auto sulla strada di comparto.

È stata posta grande attenzione alla qualità architettonica e all’efficientamento energetico al fine di ottenere la certificazione dall’Ente certificatore autonomo “Casa Clima” in classe Gold, in considerazione della presenza di fonti rinnovabili di approvvigionamento basati su pannelli fotovoltaici e solari/termici. La stessa attenzione è stata posta nella scelta degli infissi che garantiscono il miglior isolamento termico e la minima dispersione e nei dispositivi per l’erogazione di acqua ed energia elettrica per il contenimento dei consumi.

san_cataldo_ok.jpg

Il CdA dell'Azienda Regionale DSU di Pisa firmò nel 2003 un accordo con il Demanio per la concessione perpetua in uso gratuito del terreno con l'intenzione di costruirvi una nuova residenza universitaria. L'iniziativa venne ripresa successivamente dal CdA dell'Azienda unica regionale DSU della Toscana ad inizio 2011 in concomitanza con l'uscita del nuovo bando Legge 338/2000 inerente interventi per alloggi e residenze per studenti universitari al quale l'Azienda partecipò presentando un progetto definitivo predisposto da professionisti interni ed esterni da sviluppare sulla stessa porzione di terreno. La domanda venne accolta nel 2012 dal Ministero dell'Università e della Ricerca che concesse il cofinanziamento del 50% dell’intervento. Nel 2014, a seguito di espletamento di procedura di gara ad evidenza pubblica, è stato individuato il soggetto esecutore dell'opera tramite affidamento di appalto integrato per la progettazione esecutiva e la realizzazione della struttura, nella ditta Edificanda srl di Latina. I lavori di costruzione sono iniziati nel 2016 e, nonostante lo stop per circa 18 mesi a causa di problematiche amministrative/burocratiche nonché quelli dovuti all’emergenza sanitaria durante la pandemia, si è proceduto a terminare i lavori. Il costo complessivo dell’intervento è di € 14.100.000,00 comprensivo di IVA, oltre € 1.121.000,00 per gli arredamenti e le opere di cablaggio/collegamenti rete e telefonia e viene sostenuto in parte dal contributo del bando MIUR ed in parte da risorse Regionali e risorse DSU.

“Con il completamento e l'apertura della residenza San Cataldo particolarmente attesa a Pisa - sottolinea il presidente del DSU Toscana Marco Del Medico – il patrimonio residenziale pubblico complessivo del DSU diventerà di 4891 alloggi riservati ad universitari in tutta la regione, consolidando a livello nazionale l’Ente della Toscana una fra le realtà più virtuose per il numero, la distribuzione, la qualità di servizi resi. In un momento in cui le garanzie sociali per i più deboli vengono costantemente ridotte continua l’impegno assunto all’inizio del mandato da questa amministrazione dell'Azienda di ampliare gli interventi per il diritto allo studio e rendere fruibile una struttura in un territorio come quello pisano dove è particolarmente pressante la richiesta abitativa da parte degli universitari fuori sede economicamente svantaggiati”.
(Fonte Ufficio stampa DSU Toscana).

 

Sono 124 i progetti finanziati dall’Unione Europea con il bando MSCA4Ukraine (Marie- Skłodowska Curie Actions for Ukraine) che permetterà a ricercatori e ricercatrici ucraini di continuare il loro lavoro presso università ed enti di ricerca in 21 paesi europei. Cinque di questi progetti saranno svolti in Italia e ben due saranno ospitati dall’Università di Pisa, uno presso il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale e l’altro presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale.

Il programma MSCA4Ukraine nasce nell’ambito della risposta dell’Unione Europea all’invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa con l’obiettivo di fornire sostegno a ricercatori ucraini sfollati e consentire loro di continuare a lavorare presso organizzazioni accademiche e non accademiche negli Stati membri dell’UE e nei paesi associati a Orizzonte Europa, mantenendo i loro legami con le comunità di ricerca e innovazione in Ucraina. Il programma ha anche l’obiettivo di facilitare il reinserimento dei ricercatori nel loro paese in caso, dopo il periodo del finanziamento, siano soddisfatte le condizioni per un rientro sicuro, al fine di prevenire la fuga permanente dei cervelli e contribuire a rafforzare il settore universitario e della ricerca ucraino e la collaborazione e lo scambio con la comunità di ricerca internazionale.

“Tra le sfide globali con cui si deve confrontare oggi la nostra università, quella più drammatica di tutte è la guerra – commenta il rettore Riccardo Zucchi – La risposta che fin dall’inizio abbiamo dato come Ateneo all’emergenza generata dal conflitto in Ucraina è in linea con quella adottata dalle università degli altri paesi dell’Unione Europea: dare la possibilità a studenti, docenti e ricercatori ucraini di continuare i loro studi e le loro attività di ricerca nelle nostre aule e nei nostri laboratori è l’azione più concreta che possiamo mettere in campo come comunità accademica per aiutare una popolazione colpita dalla guerra. Il programma MSCA4Ukraine nasce proprio con questo intento e come Università di Pisa siamo onorati di poter ospitare due dei cinque ricercatori che arriveranno in Italia”.

Il progetto presso Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale durerà 12 mesi e verrà svolto da uno studente di dottorato dell’Istituto di Chimica Organica della National Academy of Sciences dell’Ucraina, con sede a Kyiv. Lo studente avrà come tutor il professor Gaetano Angelici e svolgerà un progetto di ricerca dal titolo “Sintesi di eterocicli funzionalizzabili per lo studio di nuovi coniugati peptidomimetici per applicazioni biomediche. “Sono innanzitutto grato alle istituzioni europee per aver creato uno strumento così importante per la salvaguardia di giovani ricercatori e ricercatrici in paesi a rischio – commenta il professor Angelici – Un sentito ringraziamento ai colleghi professori Fabio Bellina e Marco Lessi, per la loro collaborazione in questo progetto scientifico su nuove molecole mimetiche di composti naturali, ad attività antitumorale selettiva. Inoltre un ringraziamento speciale va a tutto il personale tecnico-amministrativo di Ateneo e del nostro Dipartimento, che nonostante i tempi strettissimi si è impegnato al massimo, conscio dell’importante contributo sociale della nostra istituzione, nell’attuale drammatico scenario internazionale”.

Il progetto presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale durerà 24 mesi e verrà svolto da un ricercatore dell’Istituto di Geochimica Ambientale della National Academy of Sciences dell’Ucraina, con sede a Kyiv. Il ricercatore avrà come tutor la professoressa Rosa Lo Frano e svolgerà un progetto dal titolo “Valutazione dell'accumulo, della contaminazione e della migrazione del trizio in impianti nucleari in calcestruzzo”. “Sono molto soddisfatta del prestigioso risultato che il nostro Ateneo è riuscito a conseguire perché potrà permettere sia al collega ucraino di continuare il suo lavoro di ricerca presso il DICI dell’Università di Pisa, che al nostro Ateneo di consolidare e rafforzare la cooperazione e le relazioni internazionali, e promuovere le attività di ricerca (premiali) che svolgiamo con passione e dedizione – commenta la professoressa Lo Frano – In particolare, il progetto ha carattere interdisciplinare e multidisciplinare con competenze che spaziano dall’ingegneria nucleare e meccanica alla bio-geochimica, dalla sperimentazione alla modellazione numerica. I risultati della ricerca permetteranno di sviluppare nuovi e innovativi metodi di “environmental remediation” aventi importanti ricadute anche in ambito industriale. Vorrei infine sottolineare l’importanza della curiosità scientifica che ci ha guidato e permesso di concretizzare quelle che in origine sembravano soltanto nuove idee”.

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa