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Contribuire a una intelligenza artificiale sostenibile e progettare reti neurali artificiali a basso impatto energetico è l’obiettivo di uno studio recentemente pubblicato su Nature Machine Intelligence, prestigiosa rivista del gruppo Nature. Claudio Gallicchio (foto) del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa è l’unico italiano che ha partecipato alla ricerca insieme ad un team di studiosi delle più importanti università cinesi e di Hong Kong.

“In questo studio – spiega Claudio Gallicchio – abbiamo dimostrato come sia possibile progettare reti neurali artificiali che possano essere addestrate ed eseguite su sistemi hardware non-convenzionali, ottenendo risultati predittivi comparabili con quelli ottenibili con le unità di elaborazione grafica (GPU) e al tempo stesso riducendo il consumo energetico fino a oltre 40 volte”.

La ricerca ha riguardato nello specifico la progettazione congiunta hardware-software di reti neurali artificiali per grafi, una classe di metodologie informatiche all’avanguardia, utili a risolvere problemi in domini complessi come l’analisi delle reti sociali e la scoperta di nuovi farmaci.


“Da un punto di vista informatico – sottolinea Claudio Gallicchio - gli algoritmi proposti sfruttano una tecnica basata sulla teoria dei sistemi dinamici neurali, nota come Reservoir Computing, per ridurre al minimo la richiesta di calcolo degli algoritmi di addestramento. Da un punto di vista fisico, le reti neurali vengono implementate in random resistive memory arrays, nanodispositivi neuromorfici caratterizzati da un’elevatissima efficienza energetica”.

I risultati conseguiti sono stati possibili grazie ad una collaborazione interdisciplinare che ha mostrato i vantaggi della realizzazione di algoritmi di apprendimento automatico in hardware neuromorfico, indicando così una direzione promettente per i sistemi di Intelligenza Artificiale di prossima generazione.

fotografia di Claudio GallicchioContribuire a una intelligenza artificiale sostenibile e progettare reti neurali artificiali a basso impatto energetico è l’obiettivo di uno studio recentemente pubblicato su Nature Machine Intelligence, prestigiosa rivista del gruppo Nature. Claudio Gallicchio (foto) del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa è l’unico italiano che ha partecipato alla ricerca insieme ad un team di studiosi delle più importanti università cinesi e di Hong Kong.

“In questo studio – spiega Claudio Gallicchio – abbiamo dimostrato come sia possibile progettare reti neurali artificiali che possano essere addestrate ed eseguite su sistemi hardware non-convenzionali, ottenendo risultati predittivi comparabili con quelli ottenibili con le unità di elaborazione grafica (GPU) e al tempo stesso riducendo il consumo energetico fino a oltre 40 volte”.

La ricerca ha riguardato nello specifico la progettazione congiunta hardware-software di reti neurali artificiali per grafi, una classe di metodologie informatiche all’avanguardia, utili a risolvere problemi in domini complessi come l’analisi delle reti sociali e la scoperta di nuovi farmaci.


“Da un punto di vista informatico – sottolinea Claudio Gallicchio - gli algoritmi proposti sfruttano una tecnica basata sulla teoria dei sistemi dinamici neurali, nota come Reservoir Computing, per ridurre al minimo la richiesta di calcolo degli algoritmi di addestramento. Da un punto di vista fisico, le reti neurali vengono implementate in random resistive memory arrays, nanodispositivi neuromorfici caratterizzati da un’elevatissima efficienza energetica”.

I risultati conseguiti sono stati possibili grazie ad una collaborazione interdisciplinare che ha mostrato i vantaggi della realizzazione di algoritmi di apprendimento automatico in hardware neuromorfico, indicando così una direzione promettente per i sistemi di Intelligenza Artificiale di prossima generazione.

msca4Sono 124 i progetti finanziati dall’Unione Europea con il bando MSCA4Ukraine (Marie- Skłodowska Curie Actions for Ukraine) che permetterà a ricercatori e ricercatrici ucraini di continuare il loro lavoro presso università ed enti di ricerca in 21 paesi europei. Cinque di questi progetti saranno svolti in Italia e ben due saranno ospitati dall’Università di Pisa, uno presso il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale e l’altro presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale.

Il programma MSCA4Ukraine nasce nell’ambito della risposta dell’Unione Europea all’invasione dell'Ucraina da parte della Federazione Russa con l’obiettivo di fornire sostegno a ricercatori ucraini sfollati e consentire loro di continuare a lavorare presso organizzazioni accademiche e non accademiche negli Stati membri dell’UE e nei paesi associati a Orizzonte Europa, mantenendo i loro legami con le comunità di ricerca e innovazione in Ucraina. Il programma ha anche l’obiettivo di facilitare il reinserimento dei ricercatori nel loro paese in caso, dopo il periodo del finanziamento, siano soddisfatte le condizioni per un rientro sicuro, al fine di prevenire la fuga permanente dei cervelli e contribuire a rafforzare il settore universitario e della ricerca ucraino e la collaborazione e lo scambio con la comunità di ricerca internazionale.

“Tra le sfide globali con cui si deve confrontare oggi la nostra università, quella più drammatica di tutte è la guerra – commenta il rettore Riccardo Zucchi – La risposta che fin dall’inizio abbiamo dato come Ateneo all’emergenza generata dal conflitto in Ucraina è in linea con quella adottata dalle università degli altri paesi dell’Unione Europea: dare la possibilità a studenti, docenti e ricercatori ucraini di continuare i loro studi e le loro attività di ricerca nelle nostre aule e nei nostri laboratori è l’azione più concreta che possiamo mettere in campo come comunità accademica per aiutare una popolazione colpita dalla guerra. Il programma MSCA4Ukraine nasce proprio con questo intento e come Università di Pisa siamo onorati di poter ospitare due dei cinque ricercatori che arriveranno in Italia”.

Il progetto presso Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale durerà 12 mesi e verrà svolto da uno studente di dottorato dell’Istituto di Chimica Organica della National Academy of Sciences dell’Ucraina, con sede a Kyiv. Lo studente avrà come tutor il professor Gaetano Angelici e svolgerà un progetto di ricerca dal titolo “Sintesi di eterocicli funzionalizzabili per lo studio di nuovi coniugati peptidomimetici per applicazioni biomediche. “Sono innanzitutto grato alle istituzioni europee per aver creato uno strumento così importante per la salvaguardia di giovani ricercatori e ricercatrici in paesi a rischio – commenta il professor Angelici – Un sentito ringraziamento ai colleghi professori Fabio Bellina e Marco Lessi, per la loro collaborazione in questo progetto scientifico su nuove molecole mimetiche di composti naturali, ad attività antitumorale selettiva. Inoltre un ringraziamento speciale va a tutto il personale tecnico-amministrativo di Ateneo e del nostro Dipartimento, che nonostante i tempi strettissimi si è impegnato al massimo, conscio dell’importante contributo sociale della nostra istituzione, nell’attuale drammatico scenario internazionale”.

Il progetto presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale durerà 24 mesi e verrà svolto da un ricercatore dell’Istituto di Geochimica Ambientale della National Academy of Sciences dell’Ucraina, con sede a Kyiv. Il ricercatore avrà come tutor la professoressa Rosa Lo Frano e svolgerà un progetto dal titolo “Valutazione dell'accumulo, della contaminazione e della migrazione del trizio in impianti nucleari in calcestruzzo”. “Sono molto soddisfatta del prestigioso risultato che il nostro Ateneo è riuscito a conseguire perché potrà permettere sia al collega ucraino di continuare il suo lavoro di ricerca presso il DICI dell’Università di Pisa, che al nostro Ateneo di consolidare e rafforzare la cooperazione e le relazioni internazionali, e promuovere le attività di ricerca (premiali) che svolgiamo con passione e dedizione – commenta la professoressa Lo Frano – In particolare, il progetto ha carattere interdisciplinare e multidisciplinare con competenze che spaziano dall’ingegneria nucleare e meccanica alla bio-geochimica, dalla sperimentazione alla modellazione numerica. I risultati della ricerca permetteranno di sviluppare nuovi e innovativi metodi di “environmental remediation” aventi importanti ricadute anche in ambito industriale. Vorrei infine sottolineare l’importanza della curiosità scientifica che ci ha guidato e permesso di concretizzare quelle che in origine sembravano soltanto nuove idee”.

“Espressione letteraria e artistica” è il titolo del terzo volume della collana "Progetti di vita. Storie di studenti con disabilità", che è stato presentato venerdì 3 marzo al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi. Curata dall’Ufficio servizi per l’inclusione di studenti con disabilità (USID) dell’Università di Pisa, in collaborazione con il Polo comunicazione del Centro per l’innovazione e la diffusione della cultura (CIDIC), la collana è pubblicata on line dalla Pisa University Press sulla piattaforma open access https://progettidivita.unipi.it/.

Alla presentazione, a cui hanno partecipato alcuni studenti del liceo “Carducci” di Pisa, sono intervenuti i direttori della collana, Sandra Lischi e Luca Fanucci, che è anche delegato per l'Inclusione degli studenti e del personale con disabilità e DSA; l’ex rettore Paolo Maria Mancarella, che per anni si è occupato del tema sia come delegato dell’Ateneo pisano che come presidente della Conferenza nazionale universitaria dei delegati disabilità (CNUDD); il direttore del Museo della Grafica, Alessandro Tosi; i protagonisti del volume: Luca Casapieri, Giacomo De Nuccio, Tommaso Fanucci e Luca Razzauti. A moderare il dibattito ha provveduto la curatrice del volume, Francesca Corradi. I saluti istituzionali sono stati portati dalla prorettrice per la Coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio, Enza Pellecchia, e dall’assessore comunale con delega alla Disabilità, Sandra Munno.

Il numero presenta dunque quattro testimonianze che attestano passioni personali, a volte intrecciate con l’esperienza universitaria, nel campo della cultura e dell’espressione artistica. Così Giacomo De Nuccio racconta della passione per la poesia e Luca Razzauti della vocazione alla scrittura, già concretizzatasi in un libro. Tommaso Fanucci ripercorre l’esperienza in quella che potremmo chiamare “didattica dell’arte”, da lui ideata in occasione di uno stage universitario in una mostra di arte contemporanea e poi diventata argomento della tesi di laurea. Luca Casapieri si dedica da tempo a una forma di arte figurativa che intreccia fotografia e pittura digitale.

Sono attività che si legano al raggiungimento di possibilità effettive, anche con l’aiuto di specifiche tecnologie, e che danno esiti di grande intensità espressiva: “un singolare e significativo connubio - scrive la curatrice Francesca Corradi nell’Introduzione - fra esperienza di disabilità e realizzazione dei propri talenti e delle proprie aspirazioni attraverso l’espressione letteraria e artistica.” E poco dopo: “Luca, Giacomo, Luca e Tommaso rappresentano la magia di cui sono capaci l’espressione letteraria e artistica in tutte le sue rappresentazioni: parole, colori, suoni, movimenti, forme. Nel momento in cui si crea un’espressione, si crea un’emozione. Ed è quello che i nostri protagonisti ci regalano in queste pagine.”

Aperto dal saluto del rettore Riccardo Zucchi, il volume si chiude, come di consueto, con la riflessione affidata a uno degli esperti del Comitato scientifico, in questo caso la professoressa Sandra Lischi. “Le arti sembrano offrire - ricorda la professoressa Lischi, già ordinaria di Cinema, televisione e fotografia - una strada alla libera disposizione di sé (una libertà difficile per chiunque e ben più difficile in situazioni come quelle di cui ci stiamo occupando): e questo anche grazie alla possibilità che offrono di uscire dalle gabbie definitorie, di trovare una espressione di identità che non sia racchiusa nell’etichetta limitante della disabilità o dell’handicap”.

Dopo i primi due volumi, dedicati alle esperienze durante il periodo della pandemia e al rapporto tra università e mondo del lavoro, questo terzo numero conferma il tratto distintivo del progetto editoriale: la narrazione in prima persona da parte di studentesse e studenti con disabilità dell’ateneo pisano, accompagnata spesso da immagini. I racconti, di grande efficacia, mettono in luce gli ostacoli di ogni tipo, ma anche la determinazione, la volontà, la forza di queste persone, che sanno descriversi, a tratti, con una dose di leggerezza e autoironia, pur senza sottovalutare le difficoltà. Ne risultano illuminanti ritratti del mondo scolastico, del sostegno delle famiglie, degli ausili tecnologici e del supporto universitario; luci e ombre di un percorso che ha incontrato non pochi impedimenti e la cui narrazione ci aiuta a comprendere meglio e a mettere in atto nuovi comportamenti e modalità efficaci di sostegno e inclusione. Soprattutto, si tratta di vere e proprie “lezioni di vita”, formative per tutti.

Venerdì, 03 Marzo 2023 09:48

Contamination Lab (PHD+ e CYB+)

Il Contamination Lab Pisa è una community in cui i CLabber collaborano con docenti e mentor di estrazione accademica ed aziendale, nazionale ed internazionale per esplorare e validare modelli di business.

IL CLab, grazie ai suoi percorsi seminariali, hackathon, challenge e collaborazioni con i comitati etici dell’Ateno e realtà progettuali internazionali, sta definendo, al proprio interno ed in termini di imprenditorialità accademica un nuovo approccio all’innovazione e un nuovo processo per lo sviluppo di prodotti o servizi che siano al contempo in grado di gestire efficacemente le problematiche d’impatto sociale ed etico e ciò in considerazione dell’impatto dell’attività economica privata sul tessuto sociale e nel costruire modelli e nuove rappresentazioni.

Leggi di più sul sito: http://contaminationlab.unipi.it/ 

Il 19 marzo il Club Alpino Italiano organizza una gita speleologica al Tanone di Torano, riservata agli studenti Unipi.

Nota sin dal 1800, la grotta si apre proprio sotto il paesino di Torano (Carrara). Al suo interno gli ambienti sono molto variegati: la nuda roccia è finemente decorata da concrezioni che fanno costantemente da filo conduttore tra ambienti sabbiosi e ambienti più acquatici. La grotta non prensenta particolari difficoltà tecniche e ben si presta anche a chi non ha nessuna esperienza speleologica.

Vai al sito del CAI per i dettagli e il form di iscrizione

“Espressione letteraria e artistica” è il titolo del terzo volume della collana "Progetti di vita. Storie di studenti con disabilità", che è stato presentato venerdì 3 marzo al Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi. Curata dall’Ufficio servizi per l’inclusione di studenti con disabilità (USID) dell’Università di Pisa, in collaborazione con il Polo comunicazione del Centro per l’innovazione e la diffusione della cultura (CIDIC), la collana è pubblicata on line dalla Pisa University Press sulla piattaforma open access https://progettidivita.unipi.it/.

Alla presentazione, a cui hanno partecipato alcuni studenti del liceo “Carducci” di Pisa, sono intervenuti i direttori della collana, Sandra Lischi e Luca Fanucci, che è anche delegato per l'Inclusione degli studenti e del personale con disabilità e DSA; l’ex rettore Paolo Maria Mancarella, che per anni si è occupato del tema sia come delegato dell’Ateneo pisano che come presidente della Conferenza nazionale universitaria dei delegati disabilità (CNUDD); il direttore del Museo della Grafica, Alessandro Tosi; i protagonisti del volume: Luca Casapieri, Giacomo De Nuccio, Tommaso Fanucci e Luca Razzauti. A moderare il dibattito ha provveduto la curatrice del volume, Francesca Corradi. I saluti istituzionali sono stati portati dalla prorettrice per la Coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio, Enza Pellecchia, e dall’assessore comunale con delega alla Disabilità, Sandra Munno.

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Il numero presenta dunque quattro testimonianze che attestano passioni personali, a volte intrecciate con l’esperienza universitaria, nel campo della cultura e dell’espressione artistica. Così Giacomo De Nuccio racconta della passione per la poesia e Luca Razzauti della vocazione alla scrittura, già concretizzatasi in un libro. Tommaso Fanucci ripercorre l’esperienza in quella che potremmo chiamare “didattica dell’arte”, da lui ideata in occasione di uno stage universitario in una mostra di arte contemporanea e poi diventata argomento della tesi di laurea. Luca Casapieri si dedica da tempo a una forma di arte figurativa che intreccia fotografia e pittura digitale.

Sono attività che si legano al raggiungimento di possibilità effettive, anche con l’aiuto di specifiche tecnologie, e che danno esiti di grande intensità espressiva: “un singolare e significativo connubio - scrive la curatrice Francesca Corradi nell’Introduzione - fra esperienza di disabilità e realizzazione dei propri talenti e delle proprie aspirazioni attraverso l’espressione letteraria e artistica.” E poco dopo: “Luca, Giacomo, Luca e Tommaso rappresentano la magia di cui sono capaci l’espressione letteraria e artistica in tutte le sue rappresentazioni: parole, colori, suoni, movimenti, forme. Nel momento in cui si crea un’espressione, si crea un’emozione. Ed è quello che i nostri protagonisti ci regalano in queste pagine.”

Aperto dal saluto del rettore Riccardo Zucchi, il volume si chiude, come di consueto, con la riflessione affidata a uno degli esperti del Comitato scientifico, in questo caso la professoressa Sandra Lischi. “Le arti sembrano offrire - ricorda la professoressa Lischi, già ordinaria di Cinema, televisione e fotografia - una strada alla libera disposizione di sé (una libertà difficile per chiunque e ben più difficile in situazioni come quelle di cui ci stiamo occupando): e questo anche grazie alla possibilità che offrono di uscire dalle gabbie definitorie, di trovare una espressione di identità che non sia racchiusa nell’etichetta limitante della disabilità o dell’handicap”.

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Dopo i primi due volumi, dedicati alle esperienze durante il periodo della pandemia e al rapporto tra università e mondo del lavoro, questo terzo numero conferma il tratto distintivo del progetto editoriale: la narrazione in prima persona da parte di studentesse e studenti con disabilità dell’ateneo pisano, accompagnata spesso da immagini. I racconti, di grande efficacia, mettono in luce gli ostacoli di ogni tipo, ma anche la determinazione, la volontà, la forza di queste persone, che sanno descriversi, a tratti, con una dose di leggerezza e autoironia, pur senza sottovalutare le difficoltà. Ne risultano illuminanti ritratti del mondo scolastico, del sostegno delle famiglie, degli ausili tecnologici e del supporto universitario; luci e ombre di un percorso che ha incontrato non pochi impedimenti e la cui narrazione ci aiuta a comprendere meglio e a mettere in atto nuovi comportamenti e modalità efficaci di sostegno e inclusione. Soprattutto, si tratta di vere e proprie “lezioni di vita”, formative per tutti.

Risultato storico per gli studenti e le studentesse dell'Università di Pisa che, per la prima volta nella storia, conquistano la medaglia d'argento alle Southwestern Europe Regional Contest (SWERC) 2022-2023, che si è tenuto il 19 febbraio scorso a Milano e valido per la qualificazione all'International Collegiate Programming Contest.

Due i team dell'Ateneo pisano che hanno preso parte alla prestigiosa gara di problem solving e programmazione, sfidando formazioni provenienti, oltre che dall'Italia, da Francia, Israele, Portogallo, Spagna e Svizzera per un totale di 120 squadre partecipanti.
Dopo cinque ore di programmazione, le due formazioni "allenate" dal professor Rossano Venturini del Dipartimento di Informatica, denominate flag[10] (Filippo Casarin, Tommaso Dossi e Valerio Stancanelli) e flag[11] (Taulant Arapi, Tommaso Lunghi e Daria Pasqualetti), si sono posizionate rispettivamente al 1° e al 6° posto tra le italiane ma, soprattutto, la prima squadra, piazzandosi al 4° posto in classifica generale, è riuscita a conquistare una splendida medaglia d'argento.

"La nostra forza è stata quella di avere una formazione ben sincronizzata, perfetta per affrontare questo tipo di competizioni - afferma Valerio Stancanelli, membro del team flag[10] e portavoce del gruppo pisano - Ognuno di noi, infatti, è specialista in uno specifico ambito. In particolare, eravamo tra i pochi ad avere un componente specializzato nell’implementazione e due molto abili a sviluppare le idee. Sapevamo di poter far bene. Adesso non ci resta che attendere per capire se saremo ammessi alle ICPC World Finals".

“I miei complimenti, a nome di tutto l'Ateneo, alle ragazze e ai ragazzi che hanno conseguito questi brillanti risultati, di cui mi piace sottolineare il fatto che non si è trattato di successi individuali, ma di successo di squadre – ha commentato la professoressa Enza Pellecchia, prorettrice per la coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio - I nostri studenti e le nostre studentesse, dunque, sanno collaborare, sanno mettere l'intelligenza individuale al servizio del risultato di un gruppo; possiedono skills, come il lavorare in team, che sono ormai essenziali per affrontare le sfide delle società complesse in cui viviamo".

In questa edizione delle SWERC hanno fatto meglio dell'Ateneo pisano solo École Normale Supérieure di Parigi, ETH di Zurigo e la Harbour Space University.

 

Pisa - Ritrovati i resti di alcune domus romane a due passi dalla Torre. Lo scavo archeologico in piazza Andrea Del Sarto, diretto dal professore Fabio Fabiani del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, ha preso avvio lo scorso settembre 2022 e, dopo un breve periodo di pausa, è stato riaperto nel gennaio 2023. Le indagini finora hanno messo in luce i resti di una o più domus romane degli inizi del I secolo d.C., provviste di pavimenti decorati ancora eccezionalmente conservati e spazi scoperti, probabilmente giardini fiancheggiati da portici. Le gronde erano bordate da gocciolatoi in terracotta, di cui faceva parte un frammento di testa di leone.

Tra le stanze meglio conservate c’è un triclinio, ossia una sala da pranzo, dove i convitati mangiavano e conversavano sdraiati su tre letti sistemati sui lati e sul fondo della stanza, attorno ad un riquadro pavimentale, una sorta di tappeto riccamente decorato. Fra gli ultimi ritrovamenti ci sono poi grandi quantità di frammenti dei rivestimenti delle pareti, in intonaco dipinto, che conservano colori estremamente vivaci e indicano il notevole livello di ricchezza degli abitanti. Molte poi le suppellettili: stoviglie che ancora recano il marchio di fabbrica di officine pisane del I secolo d.C., contenitori da trasporto per vino, olio e salse di pesce, lucerne, pedine da gioco, gemme incise e numerose monete.

Al momento, lo scavo ha riguardato solo una porzione della piazza, ma i resti delle strutture antiche si estendono sicuramente su tutta l'area. È verosimile che le domus appartenessero allo stesso quartiere residenziale di cui facevano parte le abitazioni già scavate nella vicina Piazza Dei Miracoli, fiancheggiando l’antico fiume Auser. Quest’ultimo, oggi scomparso dal paesaggio urbano, caratterizzava infatti, insieme all’Arno, la Pisa romana.

Lo scavo in Piazza del Sarto ha infatti indagato un ulteriore tratto di questo antico fiume, oltre a quello già scavato presso la stazione di Pisa San Rossore dove sono stati trovati i relitti delle ormai celebri imbarcazioni romane. Tra le sabbie del dell’antico alveo, sono state recuperate grandi quantità di contenitori da trasporto, merci di vario tipo e frammenti del fasciame ligneo di antiche imbarcazioni.

Nei secoli seguenti quest'area venne progressivamente abbandonata. Nel IV secolo d.C., quando ormai le domus avevano cessato di essere utilizzate, questa zona della città continuò ad essere frequentata: ne sono prova i resti di strutture (muri e pavimenti in terra battuta) e le ceramiche che lo scavo ha permesso di recuperare. Tra fine IV-V secolo d.C., nell’area ormai diventata periferica si cominciarono a seppellire i defunti in semplici fosse scavate nella terra. Tra VI e VII secolo d.C., infine, la zona diventò un luogo di recupero di materiale da costruzione. In un momento in cui la città aveva evidentemente 'fame' di materiali per realizzare nuove opere, si dette avvio ad operazioni di smontaggio dei muri delle domus, per recuperarne le pietre. Le tracce di questo intervento sono lunghe e profonde trincee che attraversano tutto lo scavo.

L'occasione delle indagini archeologiche è stata offerta dagli scavi per la posa di condutture realizzati da Acque SpA. Allo scavo partecipano studenti e studentesse di Archeologia dell’Università di Pisa e non solo, assegnisti di ricerca, dottorandi e specializzandi.

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