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Giovani ricercatori e ricercatrici di tutta la Toscana sono invitati a iscriversi alla selezione regionale di Famelab, che quest’anno si terrà a Pisa. Famelab è la più famosa competizione di divulgazione scientifica al mondo, nella quale i partecipanti devono catturare l’attenzione del pubblico (e della giuria!) raccontando un argomento scientifico in soli 3 minuti. Le pre-selezioni si svolgeranno la mattina del 19 maggio presso la Scuola Normale Superiore, i primi 10 classificati saranno ammessi alle selezioni, che avranno luogo nel pomeriggio dello stesso giorno presso l’Osservatorio Gravitazionale Europeo, che ospita l’interferometro Virgo, a Cascina.

L’edizione pisana di Famelab Italia è organizzata dalle più importanti istituzioni scientifiche e di ricerca del territorio: l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), la Scuola Superiore Sant'Anna, la Scuola Normale Superiore, l'Università di Pisa, l’Osservatorio Gravitazionale Europeo (EGO) e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

Per iscriversi basterà compilare entro giovedì 4 maggio il modulo di iscrizione disponibile al link: https://famelab-italy.it/famelab-pisa/.

FameLab è rivolto a giovani ricercatrici e ricercatori sotto i 35 anni che studiano o lavorano nel mondo della ricerca scientifica, medica, ingegneristica o umanistica presso istituzioni di ricerca pubbliche o private e che vogliono mettersi in gioco nel raccontare la scienza in modo emozionante e coinvolgente.

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La competizione internazionale, nata nel 2005 nel Regno Unito, ha coinvolto oltre 30 differenti paesi e si svolge dal 2012 anche in Italia con il coordinamento di Psiquadro in partnership con Cheltenham Festivals, ideatore del formato.

Come funziona. Una giornata all’insegna dell’emozione e dell’adrenalina in un vero talent show: durante le pre-selezioni in mattinata presso la Scuola Normale i partecipanti racconteranno un tema scientifico in 3 minuti, di fronte ad una giuria composta da esperti nei settori scientifici e nel campo della comunicazione. Presidente della giuria quest’anno sarà Barbara Bernardini, comunicatrice scientifica che ha collaborato, fra le altre cose, con il programma televisivo Superquark. I 10 migliori classificati porteranno poi un secondo tema in 3 minuti alla finale, che si terrà nel pomeriggio presso EGO e per la quale la giuria di esperti verrà affiancata da una giuria popolare composta da studenti di scuole superiori toscane.

Le finali. Il contest pisano selezionerà due candidati che competeranno con gli altri vincitori e vincitrici nelle altre 11 selezioni locali che si svolgeranno in varie città di tutta Italia nella selezione nazionale a Perugia il 30 settembre 2023 in occasione della Notte Europea dei Ricercatori. Prima di approdare alla finale nazionale, come premio, i due finalisti di ogni selezione locale parteciperanno alla Masterclass di FameLab Italia, un workshop di formazione in comunicazione della scienza e public speaking a Perugia dal 9 all’11 giugno e vedrà la partecipazione di Wendy Sadler di Science Made Simple. Il vincitore di FameLab Italia 2023 avrà accesso alla finalissima del concorso FameLab International che si svolgerà online il 24 novembre 2023.

Il 60 per cento degli alberi attualmente presenti nell’Orto Botanico di Pisa sono a rischio estinzione entro la fine del secolo a causa del cambiamento climatico. La notizia arriva da uno studio dell’Università di Pisa pubblicata sulla rivista internazionale Sustainability e condotto da Marco D’Antraccoli, Nóra Weiger, Leonardo Cocchi dell’Orto Botanico in collaborazione con il direttore Lorenzo Peruzzi, professore del Dipartimento di Biologia.
L’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa, il più antico al mondo per fondazione, annovera tra le sue collezioni oltre 2.000 specie provenienti da ogni parte del mondo, incluse circa 200 specie di alberi, tra cui alcuni esemplari di carattere monumentale, come un albero dei ventagli (Ginkgo biloba) e una magnolia (Magnolia grandiflora) messa a dimora nel 1787.

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Da sinistra Leonardo Cocchi, Nóra Weiger, Marco D'Antraccoli e Lorenzo Peruzzi.

Secondo lo scenario più pessimistico, lo studio stima che entro la fine di questo secolo fino al 60% delle specie arboree coltivate si troverà al di fuori delle condizioni climatiche compatibili con la loro vita, sia per precipitazioni che temperature. Tra le specie più a rischio ci sono ad esempio l’alloro (Laurus nobilis), la noce del Caucaso (Pterocarya fraxinifolia), la palma del Cile (Jubaea chilensis) e la sequoia (Sequoia sempervirens).
“Il nostro studio analizza alcuni scenari di cambiamento climatico possibili – spiega Marco D’Antraccoli, Curatore dell’Orto Botanico – confrontando poi le condizioni climatiche attese per il futuro con quelle tipiche delle specie che attualmente abbiamo in coltivazione”.
“Conoscere il grado di sensibilità ai cambiamenti climatici dei singoli esemplari – conclude il professor Peruzzi – permette di cartografare delle vere e proprie mappe di rischio climatico dell’intero Orto Botanico che permetteranno di iniziare a elaborare un piano a medio-lungo termine di sostituzione di specie, in modo da mitigare quello che verosimilmente sarà un significativo impatto sul patrimonio arboreo e sull’assetto del giardino”.



Si terrà lunedì 20 marzo, nella sede di Carrara Fiere di Viale Galilei 133, un incontro che l’Università di Pisa dedica agli studenti e alle studentesse dell’ultimo anno delle scuole superiori per orientarli nel passaggio dalla scuola all’università il più possibile consapevole.

L’evento, che ha una particolare attenzione per la trasversalità delle competenze, è realizzato nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Per partecipare è necessario iscriversi singolarmente sul portale https://prenotazione-eventi.unipi.it e che la scuola stipuli una convenzione con l’Università.

Dalle ore 9 alle 13 saranno presentate le sei aree scientifico-disciplinari dell’Università di Pisa: Agraria e Veterinaria, Discipline Umanistiche, Ingegneria, Medicina e Farmacia, Scienze giuridiche, economiche e sociali, Scienze matematiche, fisiche e naturali. Ogni area illustrerà la propria offerta didattica soffermandosi sugli obiettivi formativi dei corsi di laurea erogati, l’organizzazione e la tipologia dei corsi di insegnamento, gli sbocchi lavorativi.

Nel pomeriggio, dalle ore 14 alle 19, docenti, tutor alla pari e lo staff dell’ufficio orientamento saranno a disposizione per fornire informazioni utili, per esempio, sui concorsi per l’accesso ai corsi a numero programmato, accenni ai test on line per accedere all’università, sulle borse di studio erogate dal DSU, sui servizi a supporto della comunità studentesca con disabilità e con DSA, sullo sportello d’ascolto e per rispondere a domande, dubbi, curiosità di ciascuno studente e ciascuna studentessa.

La partecipazione all’evento potrà essere riconosciuta nell’ambito delle attività di PCTO.

Per maggiori informazioni, prenotazioni e contatti si può visitare la pagina: https://orientamento.unipi.it/per-le-scuole/corsi-di-orientamento/

Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa ospiterà, dal 17 marzo al 12 novembre 2023, la mostra “Kryptòs. Inganno e mimetismo nel mondo animale”, con animali vivi, fotografie in grande formato e proiezioni video. L’inaugurazione si terrà venerdì 17 marzo alle ore 17.00, nella Sala conferenze del Museo. Dopo i saluti della direttrice del Museo Elena Bonaccorsi, i curatori della mostra Emanuele Biggi e Francesco Tomasinelli presenteranno il loro lavoro e accompagneranno il pubblico presente in una visita guidata davvero speciale.

In natura nulla è come sembra e l'inganno è l'unica costante. Mimetismo non vuole dire solo nascondersi, ma fingere di essere qualcosa di diverso; gli animali assumono forme e colori di quanto li circonda, oppure spaventano i nemici con colorazioni vistose. Moltissimi fingono di essere quello che in realtà non sono: una foglia, un fiore, un rametto, un ciuffo di muschio, oppure adottano la livrea di specie pericolose quando sono del tutto privi di mezzi offensivi.

La mostra “Kryptòs. Inganno e mimetismo nel mondo animale” racconta questo mondo affascinante con una selezione di interessanti animali vivi: rane, insetti foglia, mantidi e ragni con livree sorprendenti, presentati all'interno di grandi terrari arredati che riproducono l’ambiente naturale delle specie ospitate (tutte nate in cattività e non pericolose).

L'esposizione nella prima parte illustra gli adattamenti che gli animali mettono a punto per mimetizzarsi con gli ambienti in cui vivono, nella seconda mostra le variopinte colorazioni di avvertimento e le forme di inganno più raffinate. L’ultima sezione, infine, racconta i diversi modi con cui gli animali vedono il mondo e spiega il perché di alcune curiose livree. L’esposizione è arricchita da fotografie in grande formato e da proiezioni video a parete che raccontano la vita segreta delle specie presenti.

La mostra “Kryptòs. Inganno e mimetismo nel mondo animale” è curata da Emanuele Biggi e Francesco Tomasinelli, naturalisti, fotografi professionisti e autori di diverse esposizioni scientifiche.

La familiarità sembra avere un ruolo chiave nel favorire la risposta mimica nell'uso degli smartphone e, potenzialmente, nella dipendenza da questi dispositivi. A rivelarlo è un recente studio condotto da un gruppo di etologi del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa e pubblicato sulla rivista Human Nature edita da Springer.

“Durante la pandemia COVID-19 - spiega la professoressa Elisabetta Palagi dell’Università di Pisa - abbiamo condotto un primo esperimento per valutare gli effetti del lockdown sulla risposta mimica nell'uso degli smartphone. I risultati raccolti hanno confermato la presenza di tale fenomeno e dimostrato che le limitate interazioni sociali ‘dal vivo’ possono modificare, almeno nel breve termine, il modo in cui interagiamo con gli altri rendendoci più inclini ad impegnarci in interazioni sociali ‘virtuali’”.

“A distanza di un anno – prosegue Palagi – abbiamo fatto un nuovo esperimento i cui risultati sono stati, da un certo punto di vista, sorprendenti. Non solo, infatti, questo fenomeno non scompare nel tempo, come era invece lecito attendersi, ma sembra essere strettamente legato al ‘gradiente di familiarità’. Come avviene con la risata o lo sbadiglio, anche la risposta mimica nell’uso dello smartphone è più evidente quando si è insieme a persone che si conoscono”.

“Ad innescare quello che viene definito dalla scienza come ‘effetto camaleonte’, ossia l’imitazione inconscia dei comportamenti altrui, è la direzione dello sguardo di chi, in un gruppo, utilizza lo smartphone per primo”, spiega Veronica Maglieri, primo nome nel lavoro che ha messo in evidenza questo elemento di novità.

Se è ben noto, infatti, come lo sguardo sia, tra gli animali sociali, un elemento di comunicazione importantissimo, che guida il loro comportamento anche in situazioni di pericolo, è la prima volta che tale meccanismo (c.d. gaze-following) viene rilevato in relazione agli oggetti manipolati dagli individui che interagiscono.

Grazie a questo risultato, dunque, lo studio condotto dalla prof.ssa Palagi assieme al prof. Dimitri Giunchi e alle dottoresse Veronica Maglieri e Anna Zanoli, apre a una miglior comprensione del successo di questi dispositivi, portando all’attenzione dei ricercatori un fenomeno etologico che potrebbe essere alla base del possibile fenomeno di dipendenza da questi “strumenti sociali”.

La familiarità sembra avere un ruolo chiave nel favorire la risposta mimica nell'uso degli smartphone e, potenzialmente, nella dipendenza da questi dispositivi. A rivelarlo è un recente studio condotto da un gruppo di etologi del Dipartimento di Biologia dell'Università di Pisa e pubblicato sulla rivista Human Nature edita da Springer.

“Durante la pandemia COVID-19 - spiega la professoressa Elisabetta Palagi dell’Università di Pisa - abbiamo condotto un primo esperimento per valutare gli effetti del lockdown sulla risposta mimica nell'uso degli smartphone. I risultati raccolti hanno confermato la presenza di tale fenomeno e dimostrato che le limitate interazioni sociali ‘dal vivo’ possono modificare, almeno nel breve termine, il modo in cui interagiamo con gli altri rendendoci più inclini ad impegnarci in interazioni sociali ‘virtuali’”.

“A distanza di un anno – prosegue Palagi – abbiamo fatto un nuovo esperimento i cui risultati sono stati, da un certo punto di vista, sorprendenti. Non solo, infatti, questo fenomeno non scompare nel tempo, come era invece lecito attendersi, ma sembra essere strettamente legato al ‘gradiente di familiarità’. Come avviene con la risata o lo sbadiglio, anche la risposta mimica nell’uso dello smartphone è più evidente quando si è insieme a persone che si conoscono”.

 

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La dott.ssa Veronica Maglieri e la professoressa Elisabetta Palagi dell'Università di Pisa

 

“Ad innescare quello che viene definito dalla scienza come ‘effetto camaleonte’, ossia l’imitazione inconscia dei comportamenti altrui, è la direzione dello sguardo di chi, in un gruppo, utilizza lo smartphone per primo”, spiega Veronica Maglieri, primo nome nel lavoro che ha messo in evidenza questo elemento di novità.

Se è ben noto, infatti, come lo sguardo sia, tra gli animali sociali, un elemento di comunicazione importantissimo, che guida il loro comportamento anche in situazioni di pericolo, è la prima volta che tale meccanismo (c.d. gaze-following) viene rilevato in relazione agli oggetti manipolati dagli individui che interagiscono.

Grazie a questo risultato, dunque, lo studio condotto dalla prof.ssa Palagi assieme al prof. Dimitri Giunchi e alle dottoresse Veronica Maglieri e Anna Zanoli, apre a una miglior comprensione del successo di questi dispositivi, portando all’attenzione dei ricercatori un fenomeno etologico che potrebbe essere alla base del possibile fenomeno di dipendenza da questi “strumenti sociali”.

Nel 2007 a Viareggio, a 2 km dalla costa, uno scavo fortuito portò alla luce quattro enormi vertebre caudali (una intera altre frammentarie) che Giovanni Bianucci, paleontologo del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, identificò come appartenenti a una balenottera comune (Balaenoptera physalus) o a una balenottera azzurra (Balaenoptera musculus) di circa 20 metri di lunghezza. Inizia così la storia della balenottera che a Viareggio già chiamano “Ondona”.

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Ricostruzione della balenottera con evidenziate le vertebre recuperate.


Successive indagini geofisiche condotte da Monica Bini e Adriano Ribolini, geomorfologi del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, e da ricercatori dell’Università di Parma hanno permesso di individuare la probabile presenza di parti significative di scheletro, nella stessa area da dove provengono le vertebre già recuperate, a 1-2 metri di profondità sotto il livello del suolo. L’area di ritrovamento è geologicamente caratterizzata da una serie di cordoni litoranei formati progressivamente negli ultimi 7000 anni dai sedimenti trasportati dai corsi d’acqua e poi presi in carico dalle correnti litoranee e deposti lungo costa.

Dopo anni di attesa, si sono create finalmente le condizioni per poter recuperare e studiare questo importante reperto, grazie anche alla sensibilità del sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro che con entusiasmo sta sostenendo questa iniziativa. È stato pertanto costituito un gruppo di lavoro che ha come capofila ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa e che vedrà coinvolti anche tirocinanti, dottorandi e il Museo Geopaleontologico GAMPS di Scandicci (FI) che da anni collabora con i paleontologi dell’Università di Pisa per il recupero di vertebrati fossili. Il giornalista e divulgatore scientifico Francesco Bertolucci curerà un documentario esclusivo destinato a tv italiane e straniere.

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Le vertebre caudali rinvenute nel 2007.

Il progetto prevede anche l’organizzazione di un laboratorio didattico aperto alle scuole che permetterà agli alunni di partecipare alle fasi di scavo e di studio di questo reperto. Si tratterebbe di un’iniziativa simile a quella del "Laboratorio per il monitoraggio dell'ambiente e del clima” svolto presso il Teatro della Musica a Torre del Lago anch’esso attivato dal Dipartimento di Scienze dell’Università di Pisa insieme al Comune di Viareggio e alla Fondazione Festival.

Dal punto di vista scientifico - spiega Monica Bini - contestualizzare il ritrovamento nell’ambito dell’evoluzione della pianura costiera versiliese potrebbe avere un’importanza rilevante. In particolare potrebbe contribuire a definire nel dettaglio le tempistiche di progradazione di questo tratto costiero. Si potranno così indagare meglio le cause, non solo di questo fenomeno di progressiva sedimentazione, ma anche delle eventuali stasi sedimentarie o addirittura di fasi di retrogradazione con indubbie ricadute anche sulla possibile evoluzione futura di questo territorio.

In quest’ottica le operazioni di scavo – precisa Adriano Ribolini - potrebbero essere precedute da ulteriori indagini geofisiche (Georadar) per permettere sia di individuare con maggiore dettaglio la posizione dello scheletro e potenzialmente di verificare l’esistenza di altri resti fossili, ma anche di definire il contesto stratigrafico in cui sono preservati.

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Prospezione con Georadar condotta dai ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa finalizzata ad individuare eventuali ossa fossili nel sottosuolo.


Lo scheletro di questa balenottera - afferma Giovanni Bianucci - riveste una grande importanza scientifica, didattica e mediatica per molti motivi legati principalmente alle sue enormi dimensioni. In particolare, rappresenta un tassello importante per ricostruire gli effetti dell’impatto antropico e della recente evoluzione climatica sull’ecosistema Mediterraneo. Supporta infatti l’ipotesi, avvallata da diversi ritrovamenti fossili e archeologici, che in passato le balene del Mediterraneo fossero più grandi e diversificate di quelle attuali.

Le balene - continua Giovanni Bianucci - sono oggi considerate “gli ingegneri dei mari” poiché la loro presenza è fondamentale per la stabilità degli ecosistemi marini e pertanto le azioni finalizzate alla loro conservazione, dalla messa al bando della caccia alla protezione delle aree di maggiore frequentazione di questi grandi cetacei, sono molto importanti.

Altrettanto significative - conclude Monica Bini - sono però anche le campagne di sensibilizzazione e tutte quelle azioni che contribuiscono a portare il grande pubblico a conoscenza di temi così attuali: fra queste rientra a pieno titolo la valorizzazione della balenottera di Viareggio, trovata all’interno del Santuario Pelagos, un’area marina protetta di interesse internazionale nota per la concentrazione di cetacei ma anche estremamente vulnerabile.

L’interazione fra persone, animali e ambiente è al centro del progetto OSCAR, grazie quale il dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa ha conquistato il riconoscimento di Dipartimento di Eccellenza del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR).

“La qualità della ricerca e un intenso lavoro di squadra ci hanno consentito di essere riconosciuti fra i 180 dipartimenti universitari di eccellenza in Italia per il 2023-27”, dice il direttore Francesco Di Iacovo.

OSCAR (Open Science in Co-Creative Animal Research) durerà di 5 anni e prevede un percorso di condivisione attraverso ‘co-creation labs’ nei quali coinvolgere ricercatori, rappresentanti della società civile, del mondo produttivo e delle istituzioni. Il progetto si occuperà soprattutto di ricerca, ma avrà ricadute importanti anche sulla didattica.

“Nella nostra società gli animali stanno acquisendo una rilevanza strategica, sociale ed economica per gli impatti di diverso segno sulla salute e sull’ambiente, e questo che si parli di animali da compagnia, da produzione o selvatici” precisa Di Iacovo.

Per raggiungere i risultati prefissati, il dipartimento ha previsto una riorganizzazione delle proprie attività di ricerca intorno a tre temi, ciascuno dei quali costituirà il focus di un co-creation lab: cura e conoscenza degli animali; relazione persone-animali e prodotti di origine animale; impatto e sostenibilità delle produzioni agro-zootecniche e impatto dell’ambiente e del clima sugli animali.

“Siamo già al lavoro, oramai da anni, e il risultato del dipartimento di eccellenza ci assicura ancor più forza e convinzione di essere sulla strada giusta per contribuire alle trasformazioni che la società sta vivendo - dice la professoressa Chiara Mariti, delegata alla ricerca del Dipartimento che ha guidato l’iter per il raggiungimento del riconoscimento del ministero - Oggi abbiamo tutti la necessità di guardare con occhi nuovi e fiduciosi al futuro e alle nostre relazioni nell’ambiente fisico e sociale, anche inter-specifico, in cui viviamo. La conoscenza scientifica in collaborazione con la società può fare molto per tramutare le esperienze di crisi in cui siamo coinvolti, in soluzioni utili di trasformazione”.

Il dipartimento di Scienze Veterinarie è uno dei sette dell’Università di Pisa che si sono aggiudicati il riconoscimento di eccellenza del MUR insieme a Biologia; Civiltà e Forme del Sapere; Filologia, Letteratura e Linguistica; Fisica; Ingegneria dell'informazione e Matematica.

C’era anche un team di studenti del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa alla 12esima edizione della Milgard Invitational Case Competition on Social Responsibility che si è tenuta all'Università di Washington Tacoma (USA) lo scorso 24 febbraio. Organizzata dal Center for Leadership & Social Responsibility della Milgard School of Business, la competizione ha visto protagonisti 18 team di studenti provenienti dalle migliori università del mondo che si sono confrontati sull’analisi di casi aziendali, con focus specifico sulle problematiche della sostenibilità e della responsabilità sociale delle imprese.

Il team dell’Ateneo pisano era composto da Alberto Giovannetti, Gianluca Leone, Matilde Mori, Maria Chiara Pederzani, attualmente iscritti al terzo anno del corso di laurea in Management for Business and Economics (MBE). Dopo aver superato una selezione interna al Dipartimento di Economia e Management, i ragazzi e le ragazze hanno partecipato alla competizione internazionale, divisa in due fasi: alle squadre è stata infatti concessa una settimana di tempo per analizzare nel complesso l’industria del trasporto aereo, identificare una compagnia operante nel settore e produrre un’analisi di investimento completa di implicazioni economico-finanziarie, politico-ambientali e sociali adottate dall’azienda sotto esame.

La squadra pisana ha scelto di approfondire le dinamiche aziendali della compagnia aerea ultra low-cost Ryanair, spesso del tutto ignorate dal consumatore medio. Dopo averne esaminato attentamente il profilo finanziario, affiancandolo con una solida analisi dell’impegno in ambito di sostenibilità (ambientale, sociale, etc.), il team ha esposto le sue raccomandazioni finali in merito a un potenziale investimento nella compagnia.
Una volta consegnato l’elaborato, i quattro studenti si sono personalmente recati a Tacoma per prendere parte alle fasi finali della competizione, dove hanno esposto la loro analisi davanti a una giuria di dirigenti di aziende, tra cui Microsoft e Amazon. “Abbiamo vissuto l’evento con grande emozione, in quanto ha rappresentato per noi una grande occasione di crescita e arricchimento sia sul piano personale che professionale – commentano i ragazzi – Abbiamo lavorato con serietà, dedizione e impegno per arrivare poi a confrontarci con studenti e metodi di esposizione mai sperimentati prima. L’esperienza a Tacoma è stata per noi una grande opportunità formativa”.

C’era anche un team di studenti del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa alla 12esima edizione della Milgard Invitational Case Competition on Social Responsibility che si è tenuta all'Università di Washington Tacoma (USA) lo scorso 24 febbraio. Organizzata dal Center for Leadership & Social Responsibility della Milgard School of Business, la competizione ha visto protagonisti 18 team di studenti provenienti dalle migliori università del mondo che si sono confrontati sull’analisi di casi aziendali, con focus specifico sulle problematiche della sostenibilità e della responsabilità sociale delle imprese.

Fotografia degli studenti
Il team dell’Ateneo pisano composto da studenti del Dipartimento di Economia

Il team dell’Ateneo pisano era composto da Alberto Giovannetti, Gianluca Leone, Matilde Mori, Maria Chiara Pederzani, attualmente iscritti al terzo anno del corso di laurea in Management for Business and Economics (MBE). Dopo aver superato una selezione interna al Dipartimento di Economia e Management, i ragazzi e le ragazze hanno partecipato alla competizione internazionale, divisa in due fasi: alle squadre è stata infatti concessa una settimana di tempo per analizzare nel complesso l’industria del trasporto aereo, identificare una compagnia operante nel settore e produrre un’analisi di investimento completa di implicazioni economico-finanziarie, politico-ambientali e sociali adottate dall’azienda sotto esame.

Fotografia di gruppo con tutti i partecipanti alla competizione
I partecipanti internazionali alla competizione

La squadra pisana ha scelto di approfondire le dinamiche aziendali della compagnia aerea ultra low-cost Ryanair, spesso del tutto ignorate dal consumatore medio. Dopo averne esaminato attentamente il profilo finanziario, affiancandolo con una solida analisi dell’impegno in ambito di sostenibilità (ambientale, sociale, etc.), il team ha esposto le sue raccomandazioni finali in merito a un potenziale investimento nella compagnia.
Una volta consegnato l’elaborato, i quattro studenti si sono personalmente recati a Tacoma per prendere parte alle fasi finali della competizione, dove hanno esposto la loro analisi davanti a una giuria di dirigenti di aziende, tra cui Microsoft e Amazon. “Abbiamo vissuto l’evento con grande emozione, in quanto ha rappresentato per noi una grande occasione di crescita e arricchimento sia sul piano personale che professionale – commentano i ragazzi – Abbiamo lavorato con serietà, dedizione e impegno per arrivare poi a confrontarci con studenti e metodi di esposizione mai sperimentati prima. L’esperienza a Tacoma è stata per noi una grande opportunità formativa”.

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