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Anna_Pau.jpgLa dottoressa Anna Pau (foto) ha vinto un premio dell’Associazione italiana di studiosi del diritto dell'Unione europea per la miglior tesi di dottorato in scienze giuridiche che ha svolto all’Università di Pisa con la supervisione della professoressa Sara Poli.

La tesi, dal titolo “The quest for consistency in EU external relations: selected case studies” affronta il tema della coerenza dell'azione esterna dell'Unione europea prendendo in considerazione, tra i vari casi di studio, anche i rapporti tra l'Unione Europea da un lato, e la Palestina e Israele dall'altro.'

Anna Pau, classe 1994, nata e cresciuta a Prato si è laureata presso l’Università degli Studi di Siena e ha quindi ottenuto il Dottorato di ricerca presso l’Università di Pisa. Attualmente è all’Università di Bologna con assegno di ricerca biennale.

L’Associazione Italiana degli Studiosi di Diritto dell’Unione Europea (AISDUE), nata a Roma nel 2018, ha come principale obiettivo di approfondire lo studio e di diffondere la conoscenza degli aspetti giuridici del processo di integrazione europea, nonché di favorire la collaborazione scientifica e la rappresentanza accademica degli studiosi del diritto dell’Unione europea presso le istituzioni e gli organismi, nazionali ed europei, competenti.

 

La dottoressa ha svolto il lavoro all’Università di Pisa con la supervisione della professoressa Sara Poli

La dottoressa Anna Pau ha vinto un premio dell’Associazione italiana di studiosi del diritto dell'Unione europea per la miglior tesi di dottorato in scienze giuridiche che ha svolto all’Università di Pisa con la supervisione della professoressa Sara Poli.

La tesi, dal titolo “The quest for consistency in EU external relations: selected case studies” affronta il tema della coerenza dell'azione esterna dell'Unione europea prendendo in considerazione, tra i vari casi di studio, anche i rapporti tra l'Unione Europea da un lato, e la Palestina e Israele dall'altro.'

Anna Pau, classe 1994 di Prato, si è laureata presso l’Università degli Studi di Siena e ha quindi ottenuto il Dottorato di ricerca presso l’Università di Pisa. Attualmente è all’Università di Bologna con assegno di ricerca biennale.
L’Associazione Italiana degli Studiosi di Diritto dell’Unione Europea (AISDUE), nata a Roma nel 2018, ha come principale obiettivo di approfondire lo studio e di diffondere la conoscenza degli aspetti giuridici del processo di integrazione europea, nonché di favorire la collaborazione scientifica e la rappresentanza accademica degli studiosi del diritto dell’Unione europea presso le istituzioni e gli organismi, nazionali ed europei, competenti.

 

Il Centro Nazionale di Studi Leopardiani di Recanati (CNSL), nell’ambito della promozione delle eccellenze e con l’intento di favorire la ricerca scientifica di alto livello, indìce, con il patrocinio di Regione Marche, Provincia di Macerata, Comune di Recanati e Università di Macerata, la XVII edizione del Premio “Giacomo Leopardi” per tesi di laurea magistrale/specialistica e di dottorato.

Il bando è disponibile al link https://centrostudileopardiani.itxvii-ed-premio-g-leopardi-per-tesi-di-laurea-e-dottorato 

Il termine ultimo per la presentazione della domanda è il 4 maggio 2025.

Per ulteriori informazioni contattare l'ndirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Lucia ArcarisiLucia Arcarisi, ingegnere e CEO della startup innovativa Weabios, spin-off dell'Università di Pisa, nata dal percorso del Contamination Lab, è stata premiata come una delle 30 aziende selezionate alla tappa del Centro Italia del prestigioso Woman Value Company 2024, promosso dalla Fondazione Marisa Bellisario, in collaborazione con Intesa Sanpaolo. L'ottava edizione del premio ha ricevuto quest'anno oltre 1.400 candidature da tutta Italia, mettendo in evidenza le realtà imprenditoriali femminili che si sono distinte per innovazione e sostenibilità.

L'evento si è tenuto nello storico Palazzo Incontri di Firenze, che ha accolto alcune delle figure più influenti del panorama imprenditoriale femminile italiano. Tra l’altro, Lucia Arcarisi ha avuto l'onore di essere invitata come speaker per condividere l'esperienza e il percorso della sua startup, Weabios, nata come uno spin-off dell'Università di Pisa.

Durante il suo intervento, Lucia Arcarisi ha raccontato come Weabios stia rivoluzionando il benessere posturale in azienda attraverso tecnologie indossabili avanzate. Il prodotto di punta della startup, Revelar, è un dispositivo tessile intelligente progettato per migliorare la salute posturale dei lavoratori, ridurre l'assenteismo e contribuire alla qualità della vita nei luoghi di lavoro. Questa innovazione rappresenta un concreto passo avanti nell’ambito della sostenibilità aziendale, favorendo non solo il benessere individuale, ma anche la produttività complessiva delle imprese.

Il premio Woman Value Company rappresenta un riconoscimento all’impegno delle aziende che scelgono di adottare politiche di inclusione e parità di genere, promuovendo il talento femminile e l'innovazione sostenibile. "Essere selezionata tra le 30 migliori realtà imprenditoriali del Centro Italia è un grande onore e una conferma del nostro lavoro", ha dichiarato Lucia Arcarisi al termine dell'evento.

Weabios è stata premiata non solo per la sua capacità di innovare, ma anche per il suo impegno nel creare un ambiente di lavoro equo, che valorizzi il ruolo delle donne in azienda e investa nel loro talento.

“Questo premio mi rende emozionata – afferma Lucia Arcarisi – perché è un premio sulla fiducia che altri hanno riposto in me.  In primis la mia filiale di Intesa San Paolo di Pisa, con cui si è instaurato un ottimo rapporto di collaborazione, e sicuramente i miei soci, Alessandro Tognetti, Nicola Carbonaro e Marco Laurino, che, fin dal primo giorno, mi hanno dato piena fiducia di crescere, di portare avanti questa realtà e anche di sbagliare.”

Il premio Woman Value Company, si pone come un faro per tutte quelle aziende che guardano al futuro con una visione inclusiva e sostenibile. Weabios, con la leadership di Lucia Arcarisi, è senza dubbio una di queste realtà, pronta a scrivere un nuovo capitolo dell'innovazione italiana.

I più antichi antenati del bue domestico sono stati scoperti nella valle dell’Indo e nella mezzaluna fertile in Mesopotamia: si tratta di resti di uro (Bos primigenius) risalenti a circa 10mila anni fa. La ricerca pubblicata sulla rivista Nature e condotta dal Trinity College di Dublino e dall’Università di Copenaghen, ha coinvolto Luca Pandolfi, paleontologo del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, che da tempo si occupa dell’evoluzione e dell’estinzione dei grandi mammiferi continentali anche in relazione ai cambiamenti climatici.

 

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Cranio di uro conservato al Museo di Storia Naturale dell'Università di Breslavia, Polonia (foto L. Pandolfi)

 

Gli uri addomesticati erano animali abbastanza simili a quelli selvatici, ma un po’ più piccoli, soprattutto con corna meno sviluppate ad indicare una maggiore mansuetudine. Giulio Cesare nel De Bello Gallico (De Bello Gallico, 6-28) descrive infatti l’uro selvatico come un animale di dimensioni di poco inferiori all’elefante, veloce e di natura particolarmente aggressiva. Dai resti fossili emerge che gli uri selvatici potevano raggiungere un’altezza di poco meno di due metri, i 1000 kg di peso ed avere corna lunghe più di un metro. La loro presenza ha dominato le faune dell’Eurasia e del Nord Africa a partire da circa 650 mila anni fa, per poi subire un forte declino dalla fine del Pleistocene, circa 11mila anni fa, fino alla sua estinzione in età moderna. L’ultimo esemplare di cui si ha notizia fu abbattuto il Polonia nel 1627.

 

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Pitture rupestri di Lascaux (Francia) con raffigurazioni di uro. Image credit: Prof Saxx CC BY-SA 3.0

“Lo studio su Nature ha analizzato per la prima volta questa specie per comprenderne la storia evolutiva e genetica attraverso resti fossili rinvenuti in diversi di siti in Eurasia, Italia inclusa, e Nord Africa”, dice Luca Pandolfi.

Dai reperti, che includono scheletri completi e crani ben conservati, sono stati estratti campioni di DNA antico. La loro analisi ha quindi permesso di individuare quattro popolazioni ancestrali distinte che hanno risposto in modo diverso ai cambiamenti climatici e all’interazione con l’uomo. Gli uri europei, in particolare, subirono una diminuzione drastica sia in termini di popolazione che di diversità genetica durante l’ultima era glaciale, circa 20 mila anni fa. La diminuzione delle temperature ridusse infatti il loro habitat spingendoli verso la Penisola Italiana e quella Iberica da cui successivamente ricolonizzarono l’intera Europa.

“Nel corso del Quaternario, epoca che va da 2 milioni e mezzo di anni fa sino ad oggi, l’uro è stato protagonista degli ecosistemi del passato, contraendo ed espandendo il proprio habitat in relazione alle vicissitudine climatiche che hanno caratterizzato questo periodo di tempo – conclude Pandolfi - le ossa di questi maestosi animali raccontano ai paleontologi la storia del successo, adattamento e declino, di una specie di cui noi stessi abbiamo concorso all’estinzione e rivelano la complessità e fragilità delle relazioni che legano gli organismi viventi al clima del nostro Pianeta”.

 

 



 

La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature, ha coinvolto il paleontologo dell’Università di Pisa, Luca Pandolfi

I più antichi antenati del bue domestico sono stati scoperti nella valle dell’Indo e nella mezzaluna fertile in Mesopotamia: si tratta di resti di uro (Bos primigenius) risalenti a circa 10mila anni fa. La ricerca pubblicata sulla rivista Nature e condotta dal Trinity College di Dublino e dall’Università di Copenaghen, ha coinvolto Luca Pandolfi, paleontologo del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, che da tempo si occupa dell’evoluzione e dell’estinzione dei grandi mammiferi continentali anche in relazione ai cambiamenti climatici.

Gli uri addomesticati erano animali abbastanza simili a quelli selvatici, ma un po’ più piccoli, soprattutto con corna meno sviluppate ad indicare una maggiore mansuetudine. Giulio Cesare nel De Bello Gallico (De Bello Gallico, 6-28) descrive infatti l’uro selvatico come un animale di dimensioni di poco inferiori all’elefante, veloce e di natura particolarmente aggressiva. Dai resti fossili emerge che gli uri selvatici potevano raggiungere un’altezza di poco meno di due metri, i 1000 kg di peso ed avere corna lunghe più di un metro. La loro presenza ha dominato le faune dell’Eurasia e del Nord Africa a partire da circa 650 mila anni fa, per poi subire un forte declino dalla fine del Pleistocene, circa 11mila anni fa, fino alla sua estinzione in età moderna. L’ultimo esemplare di cui si ha notizia fu abbattuto il Polonia nel 1627.

“Lo studio su Nature ha analizzato per la prima volta questa specie per comprenderne la storia evolutiva e genetica attraverso resti fossili rinvenuti in diversi di siti in Eurasia, Italia inclusa, e Nord Africa”, dice Luca Pandolfi.

Dai reperti, che includono scheletri completi e crani ben conservati, sono stati estratti campioni di DNA antico. La loro analisi ha quindi permesso di individuare quattro popolazioni ancestrali distinte che hanno risposto in modo diverso ai cambiamenti climatici e all’interazione con l’uomo. Gli uri europei, in particolare, subirono una diminuzione drastica sia in termini di popolazione che di diversità genetica durante l’ultima era glaciale, circa 20 mila anni fa. La diminuzione delle temperature ridusse infatti il loro habitat spingendoli verso la Penisola Italiana e quella Iberica da cui successivamente ricolonizzarono l’intera Europa.

“Nel corso del Quaternario, epoca che va da 2 milioni e mezzo di anni fa sino ad oggi, l’uro è stato protagonista degli ecosistemi del passato, contraendo ed espandendo il proprio habitat in relazione alle vicissitudine climatiche che hanno caratterizzato questo periodo di tempo – conclude Pandolfi - le ossa di questi maestosi animali raccontano ai paleontologi la storia del successo, adattamento e declino, di una specie di cui noi stessi abbiamo concorso all’estinzione e rivelano la complessità e fragilità delle relazioni che legano gli organismi viventi al clima del nostro Pianeta”.

 


Didascalie:
Cranio di uro conservato al Museo di Storia Naturale dell'Università di Breslavia, Polonia (foto L. Pandolfi).


Pitture rupestri di Lascaux (Francia) con raffigurazioni di uro. Image credit: Prof Saxx CC BY-SA 3.0.

 

At an event filled with traditional dances and costumes, 130 newly enrolled students from various European and non-European countries joined in. The University of Pisa welcomed its first international students for the 2024-2025 academic year at a “Welcome Day” held at Polo Piagge, organized by the International Promotion Unit. Participants included students from diverse countries, including Congo, Ethiopia, India, Kazakhstan, Morocco, Mongolia, and Pakistan. Representatives from the Youth Health Society of Pisa, CUS Pisa, and three student representatives from the Department of Civilizations and Forms of Knowledge attended, welcoming the new arrivals to the Pisa student community.

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(Photo by Aamir Ali Yousuf).

Some students from the IISMA program presented a traditional Indonesian dance. The event was enlivened by other students wearing traditional attire from their respective countries, turning the Welcome Day into an opportunity for cultural discovery and exchange, like a journey through continents and traditions.

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(Photo by Aamir Ali Yousuf).

For the 2024-2025 academic year, over 600 international students are already enrolled at the University of Pisa, with another 400 enrollments pending. These numbers confirm a positive trend in recent years, showing a steady increase in international students at the university. Last academic year, enrollments almost doubled compared to the previous year, and as of now, four months before the deadline for visa-seeking students on February 28, 2025, attendance has already doubled compared to past years.

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(Photo by Aamir Ali Yousuf).

International students are supported through the WIS! (Welcome International Students!) office, open three mornings a week at Palazzina Modica. Staff from the International Promotion Unit, along with part-time students who collaborate with the office, provide assistance at every step of the enrollment process, helping newcomers navigate the University of Pisa and start their university experience in the best possible way.

È stato assegnato alla professoressa Anna Ethelwyn Baccaglini-Frank, ordinaria di Didattica e Storia della matematica dell’Università di Pisa, il prestigioso Premio «Maria Montessori e Alfredo Margreth», assegnato dall’Accademia Nazionale dei Lincei ai docenti che si sono distinti per il loro lavoro nell’innovazione didattica nelle scuole dell’infanzia ed elementari.

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Da quest’anno presidente del corso di laurea magistrale a ciclo unico in Scienze delle Formazione primaria dell’Ateneo pisano, la professoressa Baccaglini-Frank, come si legge nelle motivazioni pubblicate dai Lincei per l’assegnazione del premio, “persegue da anni progetti chiari ed esaustivi sull’insegnamento e apprendimento della matematica e geometria nella scuola primaria e dell’infanzia. Gli approcci adottati contemplano anche l’ausilio di strumenti informatici, tra cui il robottino GGBot per l’apprendimento della geometria di sua invenzione, brevettato dall’Università di Pisa. Particolarmente apprezzabile il prezioso coinvolgimento dei docenti, che possono seguire corsi di formazione e consultare gratuitamente guide multimediali. Cruciale è poi la selezione di docenti che verranno formati per alcuni anni allo scopo di disseminare a loro volta le linee guida di una buona didattica della matematica inclusiva nelle varie Regioni d’Italia. Degni di nota sono i percorsi dedicati ad alunni in condizioni di difficoltà di apprendimento (e.g., discalculia) elaborati con ricercatori in psicologia e in didattica della matematica, di cui già si può apprezzare l’impatto conseguito”. Il Premio Montessori-Margreth 2024 dei Lincei, assegnato da una Commissione nominata dalla Classe di Scienze Fisiche, Matematiche e Naturali dell’Accademia, è stato conferito in una cerimonia ufficiale che si è svolta lo scorso 7 novembre.

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“Sono estremamente orgogliosa di questo riconoscimento – commenta la professoressa Anna Baccaglini-Frank - perché, oltre alla passione per la ricerca di base, ho sempre dedicato molte energie e impegno alla propagazione e all’implementazione di buone pratiche didattiche per migliorare l’insegnamento e apprendimento della matematica. Tra i vari progetti che ho coordinato e che coordino, PerContare e PerContarePRO giocano un ruolo fondamentale, consentendomi di portare la ricerca in pratica, lavorando al fianco di altri ricercatori e vari meravigliosi e instancabili insegnanti, con cui desidero condividere questo premio”.

“Un importante riconoscimento per la professoressa Baccaglini-Frank – commenta il professor Giovanni Gaiffi, Direttore del Dipartimento – e anche per tutto il Dipartimento di Matematica dell’Università di Pisa, che per il secondo anno consecutivo vede premiare i suoi docenti per i risultati apprezzabili e l’innovativo lavoro di studio e ricerca nell’ambito della didattica della matematica nelle scuole dell’infanzia e primaria. È motivo d’orgoglio per il Dipartimento e per tutto l’Ateneo il fatto che questo specifico premio dell’Accademia dei Lincei, attivo da due edizioni, sia stato vinto solo a Pisa: nel 2023 il premio dei Lincei è infatti stato assegnato al professor Pietro Di Martino, ordinario di Didattica e Storia della Matematica.

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L’assegnazione dell’edizione 2024 del Premio Montessori-Margreth dei Lincei alla professoressa Baccaglini-Frank rappresenta quindi un ulteriore conferma del valore dei metodi di insegnamento e dell’innovativo approccio alla didattica della matematica che contraddistingue il Gruppo di Ricerca e Sperimentazione in Didattica della Matematica dell’Università di Pisa”.

Entrambi i nostri docenti premiati dai Lincei, coordinano il CARME - Center for Advanced Research in Mathematics Education, Centro di ricerca istituito nel 2021 dall'Università di Pisa in accordo con Uniser Pistoia e da cui è nato un importante accordo tra l’Ateneo e Ufficio Scolastico Regionale della Toscana per la promozione della ricerca, della sperimentazione e l’innovazione didattica nella progettazione e gestione dei processi di insegnamento e apprendimento della matematica.

Mercoledì, 13 Novembre 2024 10:26

Premi di laurea e di dottorato CeTAmb

L’Università degli Studi di Brescia, in collaborazione con CeTAmb, bandisce un concorso per l’assegnazione di n. 3 Premi, di cui n. 2 per le migliori tesi di laurea aventi per argomento “Gestione dell’ambiente nei paesi a risorse limitate” e n. 1 per le migliori tesi di Dottorato aventi per argomento “Tecnologie appropriate ai paesi a risorse limitate per uno sviluppo sostenibile”.

Il termine ultimo per la presentazione della domanda sono le ore 13.00 del 29 novembre 2024.

Per informazioni relative al bando è possibile contattare la U.O.C Diritto allo Studio dell’Università degli Studi di Brescia, Viale Europa 39 - Brescia, telefonicamente al numero 030 2016011 oppure aprendo un ticket attraverso il servizio Infostudente: https://www.unibs.it/it/infostudente selezionando la categoria “Diritto allo Studio - Altre borse e premi di laurea”.

Il bando è anche pubblicato sul sito web di questo Ateneo www.unibs.it.

 

L’Oréal Italia annuncia l’apertura della ventitreesima edizione del Premio L’Oréal - UNESCO “For Women in Science” Young Talents Italia.

Anche per l’edizione 2025 verranno assegnati sei Premi del valore di € 20.000 ciascuno, nei campi delle Scienze della Vita, Scienze Ambientali, Matematica, Fisica, Chimica, Ingegneria e Tecnologie.

Regolamento in allegato. Per il programma e l'iscrizione visitare il sito: https://www.forwomeninscience.com/ 

Il termine ultimo per la presentazione delle domande è il 31 gennaio 2025.

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