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Una dieta scarsamente diversificata e fortemente dipendente dal consumo di cereali, carenti di vitamina C, ha favorito l’insorgenza dello scorbuto nell’Italia preromana. Sono questi i risultati emersi da uno studio paleopatologico su resti infantili dal sito preromano di Pontecagnano (Salerno) e risalente al periodo etrusco Orientalizzante (730-580 a.C.) coordinato da Giulia Riccomi, ricercatrice presso il Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa. I risultati della ricerca sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature. “Il I millennio a.C. in Italia è stato un periodo di notevole importanza e trasformazione, caratterizzato da un’intensificazione delle pratiche agricole e della produzione cerealicola, che ha avuto un impatto significativo su diversi aspetti della vita sociale, culturale, politica ed economica dei gruppi preromani presenti nel territorio – spiega la ricercatrice – Questo processo ha favorito l’insorgenza dello scorbuto, malattia causata da una deficienza di vitamina C”.

Analisi macroscopiche e radiologiche su un campione scheletrico archeologico di individui non-adulti hanno permesso di identificare cinque casi di scorbuto infantile in bambini con età alla morte tra 2 e 6 anni: “La mancanza di acido ascorbico nella dieta provoca un difetto nella sintesi del collagene, proteina fondamentale per mantenere l’integrità dei tessuti connettivi – continua Giulia Riccomi – La sua compromissione può colpire i piccoli vasi sanguigni causando fragilità capillare e sanguinamento cronico. Il risultato di questo processo è una risposta infiammatoria con aumento della formazione capillare e una reazione periostale accompagnata da piccole porosità penetranti (minori di 1 mm) ben visibili sulla superficie ossea. Nelle aree in cui i vasi sanguigni sono superficiali o in aree in cui le contrazioni muscolari possono danneggiare le pareti di vasi sanguigni già indeboliti, la risposta del tessuto osseo al sanguinamento fornisce il mezzo più importante per identificare lo scorbuto in paleopatologia. Le lesioni scheletriche tipiche dello scorbuto infantile si localizzano soprattutto sul cranio, sul cinto scapolare, bacino e ossa lunghe”.

Molte informazioni sulle condizioni di vita e di alimentazione degli Etruschi, la più grande civiltà dell'Europa occidentale prima dell'egemonia romana, sono tradizionalmente dedotte da fonti scritte secondarie, archeologia funeraria, archeobotanica e archeozoologia. Tuttavia, le conoscenze su questi aspetti della vita degli Etruschi sono lacunose, ma grazie allo studio dei resti osteoarcheologici si è potuto valutare fino a che punto le dinamiche economiche e sociali del I millennio a.C. abbiano influenzato la salute e l'espressione degli indicatori scheletrici di malattie metaboliche nei soggetti più vulnerabili. Come già riscontrato in altri contesti e periodi storici, l’introduzione dell’agricoltura e, soprattutto, la transizione ad economie di sussistenza basate su monocolture, come quella cerealicola, hanno garantito da un lato un apporto nutrizionale più costante e regolare dal punto di vista calorico, ma hanno esposto ad un maggiore rischio di carenze nutrizionali. La ricerca ha permesso ha anche consentito di conferire un valore diagnostico a lesioni scheletriche di scorbuto infantile precedentemente non descritte nella letteratura paleopatologica.

Hanno partecipato allo studio Valentina Giuffra, professoressa del Dipartimento Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa, Ségolène Maudet, docente di storia e archeologia greca presso Le Mans Université (Francia) e Rachele Simonit, laureata in Archeologia presso l’Università di Pisa.

Prosegue la formazione dedicata al nuovo Modello di Autovalutazione, Valutazione e Accreditamento (AVA 3) delle Università Italiane delle Università Italiane e finalizzata ad un complessivo miglioramento continuo delle attività dell’Ateneo pisano.

Dopo gli appuntamenti dedicati al modello AVA3 nel suo complesso e al ruolo dell’editoria universitaria, venerdì 12 aprile si è tenuto un incontro incentrato sull’ Assicurazione della Qualità (AQ) dei Corsi di Dottorato di Ricerca dell’Università di Pisa, in vista della visita che, tra due anni, interesserà 4 dei corsi dell’Ateneo pisano.

Introdotto dalla professoressa Simonetta Bassi, Presidente del Presidio della Qualità, l’incontro ha visto gli interventi del professor Lorenzo Di Bari, membro del Presidio, che ha parlato del "Dottorato di Ricerca secondo il modello AVA", mettendo in evidenza la rilevanza dell'autovalutazione.

Dopo di lui ha preso la parola il Professor Alessandro Lenci, Presidente del Nucleo di Valutazione, che ha presentato la Scheda di Autovalutazione del dottorato di ricerca. La Dott.ssa Alessandra La Spina ha presentato, invece, il cruscotto con gli esiti dei questionari compilati dai dottorandi e dai dottori di ricerca

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“La giornata di formazione dedicata al ‘Dottorato di Ricerca secondo il modello AVA3’, ha segnato un momento di svolta per il nostro Ateneo e sono felice che abbia riscosso un'ampia partecipazione, coinvolgendo oltre 50 persone tra coordinatori dei corsi di dottorato, vicecoordinatori e personale tecnico amministrativo di supporto -  ha commentato la professoressa Roberta Moruzzo, Delegata per la qualità e promotrice dell’incontro assieme al Presidio della Qualità di Ateneo – Per la prima volta, peraltro, il Nucleo di Valutazione e il Presidio della Qualità sono stati contestualmente presenti al fine di supportare e indirizzare i colleghi che dovranno implementare un efficace sistema di Assicurazione Qualità (AQ) all’interno del proprio dottorato di ricerca”.

“L’incontro di oggi – ha proseguito la professoressa Moruzzo - è il frutto di un lavoro iniziato da già da più di un anno; in qualità di Delegata per la Qualità ho infatti chiesto ai colleghi dei due Organi, pur nel rispetto dei relativi ruoli e compiti, di confrontarsi e lavorare insieme al fine di facilitare l’introduzione di una Cultura della Qualità nel nostro Ateneo”.

“Nell’incontro è stata presentata la Scheda di Autovalutazione che i dottorati di ricerca dovranno predisporre a partire dall’anno in corso - ha concluso la delegata del rettore - Sono fiduciosa che la Scheda non rappresenti un mero esercizio da portare a termine in vista della visita ANVUR ma piuttosto uno strumento consolidato di lavoro capace di innescare un processo di miglioramento continuo”.

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“Con il modello AVA3 sono stati delineati i requisiti per l’assicurazione di qualità relativi alla valutazione dei corsi di dottorato di ricerca – ha dichiarato, nelle sue conclusioni, il Professor Bernardo Tellini, Prorettore per il dottorato di ricerca - Questa opportunità offre ai nostri corsi di dottorato la possibilità sia di valorizzare le loro migliori pratiche sia di individuare gli ambiti su cui avviare azioni di miglioramento”.

“L’assicurazione di qualità richiede momenti di confronto con tutti i soggetti coinvolti – ha concluso il professor Tellini - In questa direzione, la riunione con il Nucleo di Valutazione e il Presidio della Qualità̀ ritengo rappresenti un passaggio molto significativo per promuovere in modo efficace un processo di qualità̀ nell’ambito del dottorato di ricerca, attraverso un’azione di squadra, nel pieno rispetto dei ruoli. Desidero quindi esprimere il mio ringraziamento al Nucleo, al Presidio, alla Delegata per la qualità̀ e a tutti coloro che hanno contribuito e partecipato a questo incontro”.

PISA, 17 aprile. Si avvicina l’edizione 2024 del Festival della Robotica, l’evento di divulgazione scientifica che vuole presentare a Pisa, da venerdì 24 a domenica 26 maggio, sfide, risultati e applicazioni in tema di robotica e di intelligenza artificiale, richiamando l’attenzione di un pubblico ampio e trasversale, con particolare attenzione per studentesse e studenti, già dalle scuole primarie. Tutti gli eventi del Festival della Robotica prevedono l’ingresso libero, secondo le indicazioni rese note di volta in volta, e saranno ospitati in numerose location, raggiungibili con facilità a piedi e con i mezzi pubblici dalle stazioni ferroviarie di Pisa.

Il Festival della Robotica, organizzato dalla Fondazione Tech Care, è sostenuto da Giunta Regionale Toscana, Consiglio Regionale Toscano, Comune di Pisa, Università di Pisa, Scuola Superiore Sant'Anna, Scuola Normale Superiore, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, Fondazione Pisa che, anche per questa edizione, ha confermato il suo contributo, Fondazione Arpa, a cui si aggiungono aziende, enti, associazioni di categoria delle città coinvolte negli eventi che anticipano o che seguono la “tre giorni” di Pisa.

 

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La passata edizione del festival (fonte: ufficio stampa del Festival della Robotica)

Pisa, con i suoi circa novantamila abitanti, si conferma robotown, grazie a una delle più alte concentrazioni al mondo tra atenei, centri di ricerca e un ricchissimo tessuto imprenditoriale. Per il 2024 i settori che rappresentano la struttura portante del Festival della Robotica si confermano arte, cultura, cinema, medicina, ingegneria, economia, con l’aggiunta di mare ed enologia. In tutti i contesti, il Festival presenta risultati e ambizioni della ricerca nell’innovazione declinata come robotica e intelligenza artificiale, con l’intento di aiutare le persone in numerosi aspetti della vita quotidiana.

Da venerdì 24 a domenica 26 maggio, il Festival della Robotica sarà ospitato a Pisa, nelle sedi di Stazione Leopolda, Arsenali Repubblicani, Cinema Arsenale, Canale dei Navicelli, Unione Industriale Pisana. Un programma denso di appuntamenti, aperto con due eventi: il primo, nel pomeriggio di venerdì 24 maggio, sarà un dibattito pubblico sui grandi temi della sicurezza, della pace, della sostenibilità ecologica, del lavoro nell’era dei robot; l’altro, nella serata, consisterà in una esibizione di tecnologie robotiche indossabili per la vita di tutti i giorni e per lo sport.

Agli eventi inaugurali, sempre del pomeriggio di venerdì 24 maggio, sono attese personalità come il sindaco di Pisa Michele Conti; l’assessore del Comune di Pisa Frida Scarpa; il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani; il presidente del Consiglio regionale toscano Antonio Mazzeo; la presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche Maria Chiara Carrozza; il docente di Filosofia Morale dell’Università di Pisa Adriano Fabris; il direttore del MIT Senseable City Lab a Boston Carlo Ratti; il direttore generale della Robotica di Amazon, Stefano La Rovere; lo chief scientist and VP di Uniphore Roberto Pieraccini.

Il programma del Festival della Robotica, a Pisa, è in grado di catturare l’attenzione di un pubblico ampio, composto sia da addetti ai lavori, sia da persone che vogliono conoscere meglio l’impatto della robotica e dell’intelligenza artificiale che diventa sempre più pervasiva nella società. Ingegneria, medicina, chirurgia, industria, cultura, cinema (con il Pisa Robot Film Festival), etica, formazione (con i Laboratori di robotica educativa rivolti alle scolaresche), arte, agricoltura sono le sessioni tematiche dei tre giorni del Festival a Pisa, animati da seminari, conferenze, proiezioni, incontri con le scuole, dimostrazioni interattive.

Numerosi gli ospiti, come Oussama Khatib, docente della Stanford University, considerato uno dei massimi esperti la mondo nel campo della robotica, atteso al Festival nel pomeriggio di sabato 25 maggio, al Cinema Arsenale di Pisa, per partecipare e commentare la proiezione del docu-film “OceanRace”, insieme ad Antonio Bicchi, docente dell’Università di Pisa, e a Paolo Dario, professore emerito della Scuola Superiore Sant'Anna.

“Il Festival della Robotica che stiamo preparando – spiega il direttore scientifico Mauro Ferrari - vuole arrivare ad attrarre strati sempre maggiori della cittadinanza, ampliando il numero delle aree tematiche (il mare e il vino sono quelle nuove) e andando a sviluppare il tema dell’innovazione anche nei contesti territoriali dove queste attività si svolgono. Lo faremo dando la parola a esperti di fama internazionale, che sapranno farsi capire con un linguaggio comprensibile a tutti e faremo in modo che i visitatori possano interagire sia con gli esperti, sia con i robot e i loro simulatori in esposizione. Costruiremo un ‘training village’ con i simulatori dei robot chirurgici e chiunque potrà sedere alla consolle come fa il chirurgo. Affronteremo temi come la robotica aerospaziale, il riutilizzo del cibo, gli animaloidi per il monitoraggio ambientale e ospiteremo scolaresche per mostrare droni subacquei, ma anche film cult sulla robotica e sull’intelligenza artificiale, sui quali potranno discutere con docenti esperti di cinema e di tecnologie. Possiamo contare sulla presenza di tanti autorevoli protagonisti della robotica mondiale, molti locali, ma anche su qualche ospite d’eccezione come Oussama Khatib della Stanford University, ‘padre’ del robot OceanOne, che cambierà in maniera radicale il modo di esplorare gli abissi marini. Naturalmente tutto questo è reso possibile dal sostegno concesso alla Fondazione Tech Care da istituzioni ed enti ai quali va fin da ora il mio ringraziamento”.

 

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Il professore Mauro Ferrari, docente dell'Università di Pisa insignito dall'Ateneo dell'Ordine del Cherubino nel 2019

Il programma generale, in via di definizione, comprende ulteriori appuntamenti. L’anteprima è in programma martedì 30 aprile all’Agrifiera, a San Giuliano Terme (Pisa), per mostrare quale supporto possa fornire la robotica all’agricoltura. Ulteriori eventi venerdì 10 maggio a San Casciano Val di Pesa (Firenze), sulle soluzioni digitali e robotiche per gestire i vigneti, con particolare riferimento alle tecnologie in grado di mitigare le criticità legate ai cambiamenti climatici; venerdì 17 e sabato 18 maggio, a Firenze, nella sede della Giunta Regionale Toscana per “Arte nel Metaverso” che presenta i primi tentativi tecnologici e artistici nell’ambito di questo mondo virtuale, anche attraverso una mostra di alcune opere realizzate da artisti e tecnologi; domenica 19 e lunedì 20 maggio a Livorno per un focus sulla robotica marina e per riflettere sul contributo che può dare nell’incrementare e rendere più sicuri traffici marini e movimenti logistici nelle aree portuali; mercoledì 26 e giovedì 27 giugno, a Viareggio, nel contesto della regata Viareggio – Bastia – Viareggio, per mettere in contatto il mondo della ricerca universitaria sulla robotica pisana con quello delle aziende nautiche.

Il professore Massimo Bellini (foto) dell'Università di Pisa, Direttore della UOC Gastroenterologia Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, è il nuovo Presidente Nazionale di AIGO, Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri, la società scientifica che raccoglie oltre duemila gastroenterologi in tutta Italia. La nomina per il biennio 2024-2025 è stata ufficializzata nell'Assemblea Nazionale a Roma, in occasione del 30° Congresso Nazionale delle Malattie Digestive FISMAD, federazione di cui AIGO è uno dei soci fondatori.

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“AIGO è un’associazione viva e vitale, oltre che molto unita, il mio compito sarà quello di potenziare e sviluppare ulteriormente il lavoro svolto dai miei predecessori negli ultimi anni - afferma Massimo Bellini - In primo luogo, sarà importante consolidare il posizionamento dell’associazione nell’ambito della Gastroenterologia europea ed internazionale: una prospettiva indispensabile specialmente per i nostri giovani a cui dobbiamo dare speranza in questi momenti difficili. Per questo verrà creato un gruppo di lavoro specifico che possa lavorare a migliorare ulteriormente il posizionamento internazionale di AIGO”

“Lavorare con i giovani e per i giovani - continua il nuovo presidente - significherà ascoltare le loro esigenze e i loro bisogni attraverso la commissione AIGO a loro dedicata e la loro diretta e fattiva presenza nei direttivi regionali e nelle Commissioni scientifiche. Fondamentale sarà l’implementazione di tutte le attività formative promosse dall’associazione quali la EUS Academy, la Summer School of Endoscopy, la Winter School e AIGO fa scuola, ripensando anche a iniziative efficaci per sostenere i soggiorni all’estero.”

AIGO è un’associazione fortemente radicata nel territorio per questo è importante puntare a rafforzarne la presenza a livello regionale, come ha sottolineato il neo presidente. “Il nostro SSN è impostato su differenti modelli regionali e quindi l’articolazione regionale è quella che meglio risponde alla possibilità di difendere la disciplina nelle differenti realtà", ha concluso Bellini, richiamando all’unità tutto il mondo della gastroenterologia italiana per salvaguardare, al fianco delle istituzioni, il sistema sanitario pubblico dallo tsunami che l’ha investito in questi ultimi anni.

Massimo Bellini si è laureato con lode in Medicina e Chirurgia con specializzazione in Malattie dell’Apparato Digerente presso l’Università di Pisa, ha conseguito il dottorato in Fisiopatologia Clinica presso l’Università di Firenze. Attualmente dirige la U.O.C. di Gastroenterologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana ed è professore ordinario di Gastroenterologia presso l’Università di Pisa.

Autore di prestigiose pubblicazioni nazionali ed internazionali, in AIGO ha ricoperto, tra gli altri, il ruolo di presidente del Comitato Scientifico Nazionale e di Vicepresidente Nazionale. Membro del Direttivo Nazionale della FISMAD dal 2022 (Federazione Italiana Società Malattie Apparato Digerente), Massimo Bellini è ora chiamato, in qualità di Presidente Nazionale, a guidare l’Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Digestivi Ospedalieri, in un momento molto delicato per il sistema sanitario italiano.

Sabato 13 aprile a Ponsacco, presso la sede comunale, si è tenuta la cerimonia di consegna della seconda borsa di studio in memoria della dr.ssa Irene Fabiani allo studente Isaia Iacoponi di Ponsacco, neo immatricolato al corso di laurea in Farmacia dell'Università di Pisa.

La consegna è avvenuta alla presenza dei familiari della dott.ssa Fabiani, stimata e preziosa collaboratrice prematuramente scomparsa nel luglio 2021 a cui Farmavaldera srl, società di gestione delle farmacie comunali di Le Melorie, Ponticelli, Santo Pietro B.re e Serrazzano, ha voluto dedicare una borsa di studio alla memoria in convenzione con l'Ateneo pisano.

Per questo, nel 2022,  il Cda di Farmavaldera ha formalizzato in un accordo quinquennale con l'Università di Pisa l’impegno a garantire un’erogazione liberale a copertura delle tasse di iscrizione per la studentessa o lo studente che risulterà come primo avente diritto all’immatricolazione al corso di laurea magistrale a ciclo unico in farmacia sulla base della graduatoria annuale dell’Ateneo.

Requisito fondamentale per accedere al finanziamento è quello di essere residenti in uno dei Comuni proprietari della società di gestione delle farmacie comunali: Capannoli, Ponsacco, Pomarance e Santa Maria a Monte. La borsa prevede il pagamento delle tasse di iscrizione per l’intero percorso di studio quinquennale, a condizione che vengano conseguiti i crediti formativi previsti entro il 30 settembre di ogni anno.  

 

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L’obiettivo è quello di sostenere e valorizzare il percorso di studi in farmacia e farlo in memoria di una professionista che tanto ha amato il suo lavoro, interpretandolo con sensibilità e intelligenza, con grande disponibilità verso i giovani, verso i quali ha più volte svolto il ruolo di tutor.

 “La professione del farmacista è in continua evoluzione. Servono giovani preparati e appassionati per interpretare il nuovo ruolo che i farmacisti sono chiamati a svolgere a garanzia di un’assistenza di prossimità, sempre più integrata con il Sistema sanitario pubblico, professionisti consapevoli come lo era Irene”, questo il commento di Alberto Mangini, presidente del CdA di Farmavaldera.

“Complimenti allo studente Isaia Iacoponi che avrà l’opportunità di avvicinarsi alla professione di farmacista già nelle prime fasi del suo percorso di studio, grazie a questa iniziativa che pone al centro l’importanza di collegare l’università proprio con il mondo del lavoro, come avviene anche con un’altra esperienza analoga che vede il nostro Ateneo  insieme a Farm@rete. Due iniziative dedicate ai futuri farmacisti che, complessivamente, interessano nove comuni del territorio”, ha dichiarato il Prof. Marco Macchia, delegato del Rettore per i rapporti con il Territorio.

Fig1Una dieta scarsamente diversificata e fortemente dipendente dal consumo di cereali, carenti di vitamina C, ha favorito l’insorgenza dello scorbuto nell’Italia preromana. Sono questi i risultati emersi da uno studio paleopatologico su resti infantili dal sito preromano di Pontecagnano (Salerno) e risalente al periodo etrusco Orientalizzante (730-580 a.C.) coordinato da Giulia Riccomi (nella foto a destra), ricercatrice presso il Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa. I risultati della ricerca sono stati recentemente pubblicati sulla rivista Scientific Reports del gruppo Nature. “Il I millennio a.C. in Italia è stato un periodo di notevole importanza e trasformazione, caratterizzato da un’intensificazione delle pratiche agricole e della produzione cerealicola, che ha avuto un impatto significativo su diversi aspetti della vita sociale, culturale, politica ed economica dei gruppi preromani presenti nel territorio – spiega la ricercatrice – Questo processo ha favorito l’insorgenza dello scorbuto, malattia causata da una deficienza di vitamina C”.

Analisi macroscopiche e radiologiche su un campione scheletrico archeologico di individui non-adulti hanno permesso di identificare cinque casi di scorbuto infantile in bambini con età alla morte tra 2 e 6 anni: “La mancanza di acido ascorbico nella dieta provoca un difetto nella sintesi del collagene, proteina fondamentale per mantenere l’integrità dei tessuti connettivi – continua Giulia Riccomi – La sua compromissione può colpire i piccoli vasi sanguigni causando fragilità capillare e sanguinamento cronico. Il risultato di questo processo è una risposta infiammatoria con aumento della formazione capillare e una reazione periostale accompagnata da piccole porosità penetranti (minori di 1 mm) ben visibili sulla superficie ossea. Nelle aree in cui i vasi sanguigni sono superficiali o in aree in cui le contrazioni muscolari possono danneggiare le pareti di vasi sanguigni già indeboliti, la risposta del tessuto osseo al sanguinamento fornisce il mezzo più importante per identificare lo scorbuto in paleopatologia. Le lesioni scheletriche tipiche dello scorbuto infantile si localizzano soprattutto sul cranio, sul cinto scapolare, bacino e ossa lunghe”.

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Esempio di alcune lesioni localizzate sull’osso sfenoide, mascella e mandibola considerate diagnostiche per l’identificazione di scorbuto infantile in paleopatologia © Giulia Riccomi e Rachele Simonit.

Molte informazioni sulle condizioni di vita e di alimentazione degli Etruschi, la più grande civiltà dell'Europa occidentale prima dell'egemonia romana, sono tradizionalmente dedotte da fonti scritte secondarie, archeologia funeraria, archeobotanica e archeozoologia. Tuttavia, le conoscenze su questi aspetti della vita degli Etruschi sono lacunose, ma grazie allo studio dei resti osteoarcheologici si è potuto valutare fino a che punto le dinamiche economiche e sociali del I millennio a.C. abbiano influenzato la salute e l'espressione degli indicatori scheletrici di malattie metaboliche nei soggetti più vulnerabili. Come già riscontrato in altri contesti e periodi storici, l’introduzione dell’agricoltura e, soprattutto, la transizione ad economie di sussistenza basate su monocolture, come quella cerealicola, hanno garantito da un lato un apporto nutrizionale più costante e regolare dal punto di vista calorico, ma hanno esposto ad un maggiore rischio di carenze nutrizionali. La ricerca ha permesso ha anche consentito di conferire un valore diagnostico a lesioni scheletriche di scorbuto infantile precedentemente non descritte nella letteratura paleopatologica.

Hanno partecipato allo studio Valentina Giuffra, professoressa del Dipartimento Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell’Università di Pisa, Ségolène Maudet, docente di storia e archeologia greca presso Le Mans Université (Francia) e Rachele Simonit, laureata in Archeologia presso l’Università di Pisa.

L’E-Team Squadra Corse dell’Università di Pisa è alla ricerca di nuovi piloti per le prossime competizioni di Formula SAE della stagione 2023/2024.

La Squadra ha bisogno di uno studente o una studentessa dell'Università di Pisa che abbia dimestichezza ed esperienza con la guida di veicoli sportivi, la sola passione non basta.

La selezione si terrà presso il circuito di Siena (Circuito di Siena - https://g.co/kgs/d9UHnc ) alle ore 10:00 di venerdì 10 maggio.

Per poter esprimere la propria volontà a partecipare alla selezione dei piloti è necessario compilare il seguente form: https://forms.gle/yTwQQvYPtsYjdMAC6 

Per poter compilare il form è necessario accedere con la propria mail istituzionale (@studenti.unipi.it) e che il diventare piloti dell’E-Team Squadra Corse non implica necessariamente la partecipazione alle gare estive.

Per maggiori informazioni o richieste di chiarimenti scrivere a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Aperte le iscrizioni al CyB+, il percorso del Contamination Lab Pisa (CLab Pisa), finalizzato a fornire ad aspiranti imprenditori gli strumenti necessari per lo sviluppo delle loro idee imprenditoriali.

Il Cyb+ si terrà dal 7 maggio al 3 luglio e supporterà i team, che faranno richiesta con un'idea innovativa e/o un progetto di ricerca, nello sviluppo e validazione del progetto imprenditoriale, nella stesura del Busisness Plan e nell'avvio dell'attività di impresa.

Le candidature dovranno essere effettuate mediante il form online disponibile al seguente link: https://forms.office.com/e/enXe8Jk5gm  entro il 19 aprile 2024 alle ore 12:00.

Possono partecipare all’edizione 2024 del CyB+, team che propongano un progetto di impresa o una start-up, il cui il responsabile del progetto o della startup abbia un rapporto in essere con l’Università di Pisa, quali studenti, dottorandi, assegnisti di ricerca, docenti e ricercatori e coloro che hanno conseguito il titolo presso l’Università di Pisa entro 18 mesi.

Aperte le iscrizioni al CyB+, il percorso del Contamination Lab Pisa (CLab Pisa), finalizzato a fornire ad aspiranti imprenditori gli strumenti necessari per lo sviluppo delle loro idee imprenditoriali.

Il Cyb+ si terrà dal 7 maggio al 3 luglio e supporterà i team, che faranno richiesta con un'idea innovativa e/o un progetto di ricerca, nello sviluppo e validazione del progetto imprenditoriale, nella stesura del Busisness Plan e nell'avvio dell'attività di impresa.

Le candidature dovranno essere effettuate mediante il form online disponibile al seguente link: https://forms.office.com/e/enXe8Jk5gm  entro il 19 aprile 2024 alle ore 12:00.

Possono partecipare all’edizione 2024 del CyB+, team che propongano un progetto di impresa o una start-up, il cui il responsabile del progetto o della startup abbia un rapporto in essere con l’Università di Pisa, quali studenti, dottorandi, assegnisti di ricerca, docenti e ricercatori e coloro che hanno conseguito il titolo presso l’Università di Pisa entro 18 mesi.

All’avanguardia in Europa, ampliato, potenziato e sostenibile. Il Green Data Center dell’Università di Pisa raddoppia per supportare le nuove sfide nel campo della ricerca scientifica e della didattica e per sostenere la transizione digitale del territorio. Un salto nel futuro sancito con un simbolico taglio nel nastro che, martedì 16 aprile, ha ufficialmente inaugurato la nuova sala del Data Center di San Pietro a Grado, che adesso mette a disposizione della sua comunità dell’Ateneo pisano 38 rack aggiuntivi che, sommati ai 66 già presenti nella struttura, porta a 104 il loro totale. Numeri che lo rendono il più grande Data Center universitario d’Italia, oltre ad essere l’unico ad aver ottenuto la classificazione “A” da parte di AgID.

“L’Università di Pisa aspira ad una posizione di avanguardia nello sviluppo dei processi di digitalizzazione, necessari per affrontare al meglio le nuove sfide sulla formazione, sulla ricerca e sul trasferimento tecnologico. In questo, l’investimento fatto nel Green Data Center di Ateneo è per noi strategico – ha commentato il rettore, Riccardo Zucchi – L’ampliamento di questa struttura, infatti, ci permette di compiere un salto di qualità in progetti competitivi di elevato livello e in contesti di frontiera, come il 5G, l’Intelligenza Artificiale, il quantum computing o il tema dell’high performance computing nel contesto del Centro Nazionale finanziato nel PNRR”.

 

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Una vista della nuova sala del Green Data Center dell'Università di Pisa

 

“Un data center a livello di ateneo è uno strumento competitivo fondamentale per la ricerca nell’ambito delle scienze e dell’ingegneria – ha spiegato il prorettore vicario dell’Università di Pisa, Giuseppe Iannaccone - Se ben gestito è la soluzione più efficiente dal punto di vista operativo ed economico, mentre dal punto di vista ambientale è superiore ad una situazione in cui le risorse sono distribuite tra i vari laboratori dell’ateneo”.

L’espansione del Green Data Center permetterà di incrementare notevolmente, infatti, la potenza di calcolo a disposizione della ricerca scientifica di UniPi che, attualmente, può contare già su circa 700 nodi per un totale di circa 30K cores di calcolo e più di 100 GPU di varie generazioni. Ma il potenziamento del Data Center di ateneo avrà ricadute positive anche sul territorio. Il tutto con una forte attenzione per la sostenibilità ambientale.

"Con lo sviluppo del Green Data Center di Ateneo, si potenzia anche la nostra capacità di sostenere i processi di digitalizzazione, non solo dell'ateneo ma anche del territorio, consolidando quello che è il ‘modello UniPi’ di transizione digitale, in cui il nostro ateneo mette a disposizione del territorio le sue infrastrutture e le sue forti competenze nel campo dell’ICT - ha dichiarato il delegato del rettore per la transizione digitale, Giuseppe Anastasi -  Il potenziamento del Data Center può garantire infatti nuovi servizi digitali di cui possono beneficiare non solo la comunità accademica ma anche il territorio, ponendo così le basi per uno sviluppo sempre più sostenibile, capillare, inclusivo, efficace e partecipato".

 

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Vista aerea del Green Data Center dell'Università di Pisa

 

"Studi recenti mostrano come i datacenter aiutano alla crescita del territorio e del suo PIL (solo nel 2022 il numero è cresciuto del 22%) – ha dichiarato, infine, il presidente del Sistema Informatico d’Ateneo, Antonio Cisternino – È importante che queste infrastrutture siano presenti ed aiutino non solo la didattica e la ricerca dell'Università, ma anche a sviluppare il territorio attraverso la disponibilità di infrastrutture innovative e collaborazioni. Va infine sottolineato che i datacenter stanno anche divenendo i motori dell'intelligenza artificiale e sono stati battezzati anche AI Factories"

“L’obiettivo principale del progetto di espansione del Green Data Center – ha spiegato il CTO del Data Center, Maurizio Davini - è stato quello di integrare nuovi elementi tecnologici senza snaturare il progetto originale, pensato per avere l’impatto ambientale minore possibile. Grazie alle nuove soluzioni adottate il Green Data Center è così in grado di supportare infrastrutture di High-performance computing (HPC) e di Intelligenza Artificiale di ultima generazione per i prossimi anni, limitando i consumi energetici”.

 

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Da sinistra: Antonio Cisternino, presidente del Sistema Informatico di Ateneo; Giuseppe Anastasi, delegato per la transizione digitale; Gabriella Porcaro, assessore Semplificazione e tecnologie della P.A.; Riccardo Zucchi, rettore Università di Pisa; Maurizio Davini, CTO Green Data Center; Alessandra Nardini, assessora regionale Università e Ricerca ; Stefano Suin, dirigente Direzione infrastrutture digitali UniPi

 

Per farlo, sono state opportunamente scelte innovative soluzioni di raffreddamento a liquido come Liebert® XDU di Vertiv o la soluzione HyperCool di Zutacore che permettono l’implementazione del raffreddamento a liquido anche in Data Center già esistenti con raffreddamento ad aria. È stata così possibile l’adozione anche di sistemi di calcolo ultima generazione come il Lenovo Neptune, che garantisce un abbattimento fino al 40% dei consumi di energia senza dover sacrificare le prestazioni. L’Università di Pisa, peraltro, è stata tra le prime in Europa a adottare queste soluzioni tecnologiche, facendo del suo Green Data Center una struttura all’avanguardia anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale.

Potenziata, infine, anche la connettività interna ed esterna ad alta velocità ed elevata affidabilità della struttura. "Grazie all'attivazione di un secondo nodo di collegamento alla rete nazionale a banda ultra-larga di nuova generazione (GARR-T), dedicata alla comunità dell’istruzione e della ricerca, la potenza di calcolo scientifico del nostro Green Data Center di Ateneo è aumentata enormemente - spiega Stefano Suin, dirigente della Direzione Infrastrutture Digitali dell’Università di Pisa – Oggi, infatti, questa struttura può contare su una connettività interna a 200 Gbit/sec e una esterna da 100 Gbit/sec che consente di sfruttare appieno le sue potenzialità in termini di accesso ai sistemi di High Performance Computing e Artificial Intellegence e di erogabilità in base alle necessità di ogni progetto; senza dimenticare la doverosa attenzione alla protezione dei dati e dei risultati della ricerca".

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