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Elena Pulidori (foto) del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa è tra le vincitrici della prima edizione del premio “INSTM - Donne nella Scienza e Tecnologia dei Materiali 2024” per le migliori tesi di dottorato. Classificata seconda ex-aequo su 37 candidate, la dottoressa Pulidori riceverà il premio il 12 giugno durante il XIV Convegno INSTM sulla Scienza e Tecnologia dei Materiali che si terrà a Cagliari.

Elena, livornese classe 1990, ha vinto grazie ad un progetto per valorizzare le biomasse di scarto dell’industria agroalimentare e zootecnica, in particolare le piume di pollame. Con la cheratina ricavata dalle piume sono stati realizzati elettrofilati utilizzabili in ambito biomedico e nella bonifica ambientale e riempitivi per la produzione di biocompositi con stampanti 3D.

Elena Pulidori ha conseguito la laurea magistrale con lode in Chimica analitica presso il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale (DCCI) dell’Università di Pisa nel 2015 dove è stata assunta come tecnica di laboratorio nel 2018. L’anno successivo ha iniziato il dottorato in Scienze Chimiche e dei Materiali nel gruppo di ricerca Thermolab sotto la supervisione delle professoresse Celia Duce e Maria Rosaria Tinè. Nel giugno del 2023 ha concluso con lode il suo dottorato e ad oggi continua a lavorare come tecnica presso il DCCI. Lo studio grazie al quale è stata premiata è stato condotto in collaborazione con i professori Giovanni Vozzi e Carmelo De Maria del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione e del Centro di Ricerca E. Piaggio dell’Università di Pisa e con la dottoressa Emilia Bramanti dell'Istituto di Chimica dei Composti Organometallici del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ICCOOM-CNR, Pisa).

elena_pulidori.jpgElena Pulidori (foto) del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa è tra le vincitrici della prima edizione del premio “INSTM - Donne nella Scienza e Tecnologia dei Materiali 2024” per le migliori tesi di dottorato. Classificata seconda ex-aequo su 37 candidate, la dottoressa Pulidori riceverà il premio il 12 giugno durante il XIV Convegno INSTM sulla Scienza e Tecnologia dei Materiali che si terrà a Cagliari.

Elena, livornese classe 1990, ha vinto grazie ad un progetto per valorizzare le biomasse di scarto dell’industria agroalimentare e zootecnica, in particolare le piume di pollame. Con la cheratina ricavata dalle piume sono stati realizzati elettrofilati utilizzabili in ambito biomedico e nella bonifica ambientale e riempitivi per la produzione di biocompositi con stampanti 3D.

Elena Pulidori ha conseguito la laurea magistrale con lode in Chimica analitica presso il Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale (DCCI) dell’Università di Pisa nel 2015 dove è stata assunta come tecnica di laboratorio nel 2018. L’anno successivo ha iniziato il dottorato in Scienze Chimiche e dei Materiali nel gruppo di ricerca Thermolab sotto la supervisione delle professoresse Celia Duce e Maria Rosaria Tinè. Nel giugno del 2023 ha concluso con lode il suo dottorato e ad oggi continua a lavorare come tecnica presso il DCCI. Lo studio grazie al quale è stata premiata è stato condotto in collaborazione con i professori Giovanni Vozzi e Carmelo De Maria del dipartimento di Ingegneria dell'Informazione e del Centro di Ricerca E. Piaggio dell’Università di Pisa e con la dottoressa Emilia Bramanti dell'Istituto di Chimica dei Composti Organometallici del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ICCOOM-CNR, Pisa).

Anche quest’anno il Corso di Laurea Magistrale in Ingegneria Nucleare (Nuclear Engineering), i cui insegnamenti sono impartiti in lingua inglese ormai da qualche anno, sta incentivando le iscrizioni di studenti con un titolo triennale conseguito in Italia. Quest’anno, a scopo promozionale, vengono banditi 6 contributi da 1500 Euro ciascuno per studenti con un adeguato titolo triennale italiano che si iscrivano o passino alla Laurea Magistrale in Ingegneria Nucleare entro il 31 Dicembre 2024. Si veda il bando al link: https://bandi.unipi.it/admin/Files/2024/6/e8961a8f-5cf0-4095-b205-31f353c96565.pdf 

Tra le priorità del corso di laurea, infatti, vi è l’allargamento del bacino di attrazione alle provenienze da altri Paesi, che deve però essere accompagnato dal mantenimento dell’attrattiva nei confronti degli studenti Italiani che, in passato e in anni recenti, hanno popolato il mercato del lavoro nei settori della fissione e della fusione nucleari, sia in Italia che all’estero. La formazione impartita dal Corso di Studio in Nuclear Engineering dell’Università di Pisa ha dato ai suoi studenti la possibilità di lavorare in Italia e all’estero nel settore nucleare e in quello dell’ingegneria industriale più in generale, distinguendosi per la completezza della loro preparazione e per le loro personali capacità.

Gli ingegneri nucleari pisani riscuotono questo successo grazie ad una formazione di base impiantistica e meccanica che dà loro una visione completa degli impianti industriali e dei loro problemi di esercizio e di sicurezza. Tradizionalmente l’Ingegneria Nucleare attrae studenti molto motivati, che vedono nelle discipline che caratterizzano il corso un’occasione per la loro crescita culturale e professionale e per poter essere introdotti nel mondo della ricerca e delle applicazioni energetiche più avanzate. Il contesto in cui questi studenti vengono ben presto ad operare, anche grazie alle numerose possibilità di stage in Italia e all’estero, è altamente professionale ed internazionalizzato, da cui l’opportunità di impartire i corsi in lingua inglese, in modo da favorire l’ingresso in questo mondo con le adeguate abilità linguistiche.

Il conseguimento della certificazione di European Master of Science in Nuclear Engineering (EMSNE, https://enen.eu/index.php/emsne-certification/) rilasciata dalla European Nuclear Education Network (ENEN) è ormai una costante per i nostri ingegneri che ne facciano richiesta, a testimonianza della qualità dei loro studi e dell’internazionalizzazione del loro percorso.

L’energia nucleare, peraltro, è e sarà sempre più in futuro un ingrediente importante del processo di decarbonizzazione della produzione di energia; anche se le politiche energetiche nazionali tentennano periodicamente nel confrontarsi con questa nuova forma di energia, non vi è dubbio che il suo ruolo verrà messo in sempre maggiore evidenza proprio dalle preoccupazioni ambientali che le sono talora avverse. Non producendo gas serra, infatti, gli impianti nucleari contribuiscono alla stabilità e alla sicurezza dell’approvigionamento energetico con minimo impatto ambientale.

In sintesi, chi si iscrive al corso di Laurea in Nuclear Engineering dell’Università di Pisa, oltre a beneficiare dei contributi messi a bando quest’anno, fruirà di numerosi vantaggi:

  • una lunga ed illustre tradizione nota in tutto il mondo;
  • una formazione apprezzata dall'industria, basata su di un substrato di ingegneria meccanica e nucleare rivendibile in ogni settore;
  • contatti internazionali, in particolare con ENEN (enen.eu/) e FuseNet (www.fusenet.eu ), le due reti Europee per l’istruzione nei settori della fissione e della fusione nucleari, per lavorare nel mondo degli sviluppi più recenti in questi settori;
  • ampie possibilità di stage per tesi in Italia e all'estero, per favorire il job placement.

Venerdì 28 giugno, alle ore 21.30, presso Arnovivo, avrà luogo il concerto di Rosa Brunello dal titolo "Senseless acts of love".

L'evento è realizzato da Isola del Jazz con il contributo dell'Università di Pisa per le attività studentesche autogestite.

Si esibiranno:
Rosa Brunello (basso elettrico e contrabbasso)
Yazz Ahmed (tromba, flicorno)
Tamar Osborn (sassofono)
Maurice Louca (chitarra, sintetizzatore)
Marco Frattini (batteria, percussioni)

Rosa Brunello è una bassista e compositrice le cui competenze spaziano dalle improvvisazioni libere al rock elettrico, dub alla musica sudamericana. Ama fondere suoni acustici ed elettronici per sfidare i confini tra generi vivere secondo il suo motto di senza confini. Ha sviluppato il suo stile musicale durante i suoi studi a Berlino, Parigi e Amsterdam, affinando un suono personale attraverso esibizioni in tutto il mondo. È una viaggiatrice curiosa, costantemente attratta da percorsi alternativi, effettuando tour in Sud America, Giappone, Canada, Egitto e in tutta Europa.

Per ulteriori informazioni contattare l'indirizzo email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Venerdì 28 giugno, alle ore 21.30, presso Arnovivo, avrà luogo il concerto di Rosa Brunello dal titolo "Senseless acts of love".

L'evento è realizzato da Isola del Jazz con il contributo dell'Università di Pisa per le attività studentesche autogestite.

Si esibiranno:
Rosa Brunello (basso elettrico e contrabbasso)
Yazz Ahmed (tromba, flicorno)
Tamar Osborn (sassofono)
Maurice Louca (chitarra, sintetizzatore)
Marco Frattini (batteria, percussioni)

Rosa Brunello è una bassista e compositrice le cui competenze spaziano dalle improvvisazioni libere al rock elettrico, dub alla musica sudamericana. Ama fondere suoni acustici ed elettronici per sfidare i confini tra generi vivere secondo il suo motto di senza confini. Ha sviluppato il suo stile musicale durante i suoi studi a Berlino, Parigi e Amsterdam, affinando un suono personale attraverso esibizioni in tutto il mondo. È una viaggiatrice curiosa, costantemente attratta da percorsi alternativi, effettuando tour in Sud America, Giappone, Canada, Egitto e in tutta Europa.

Per ulteriori informazioni contattare l'indirizzo email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Per Luca Razzauti arriva la terza laurea, il titolo magistrale in Storia dell’Arte, conseguito con il massimo dei voti, 110 e lode, presso il dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università di Pisa. Un traguardo importante per il ragazzo originario di Livorno, 37 anni, affetto dalla nascita dalla Sindrome di Martin Belle, meglio conosciuta come "X Fragile", una patologia rara che conferisce tratti autistici con relativa difficoltà comunicativa. Circondato dalla sua famiglia e dagli amici, Luca è riuscito per la terza volta a centrare l’obiettivo che si era prefissato, dopo una laurea triennale in Discipline dello spettacolo e della comunicazione e una magistrale in Storia delle arti visive e dello spettacolo, sempre nell’Ateneo pisano.

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Ad accompagnare Luca in questa nuova tappa del suo percorso universitario, c’è stata ancora una volta l’Unità di servizi per l'integrazione degli studenti con disabilità (USID) dell’Università di Pisa: Luca ha potuto seguire le lezioni in presenza, affiancato da un tutor durante le attività didattiche. “Sono veramente appagato e contento per aver raggiunto questo nuovo obiettivo – commenta Luca – Sono inoltre grato all’Università di Pisa per avermi accolto nella sua comunità come il più gradito dei suoi membri. Questo nuovo tassello della mia vita mi stimola a guardare oltre fiducioso. Auguro a tutte le persone in difficoltà di poter fare un percorso simile al mio”.

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Luca Razzauti ha discusso una tesi dal titolo "L'esperienza di un incontro fecondo, il mito di Ulisse e Circe nell'arte figurativa e nel cinema" con la professoressa Sonia Maffei (Storia dell’Arte) e professor Maurizio Ambrosini (Storia del Cinema). "Nel seguire come relatrice Luca nella sua tesi di laurea in Storia dell'Arte – racconta la professoressa Maffei – sono rimasta colpita non solo dalla sua sensibilità e originalità nell’approccio ai temi culturali, ma anche dalla sua capacità, nel confronto tra temi artistici e narrato cinematografico, a indentificare trame visive inedite e a interpretale in modo acutamente personale".

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"Ho avuto la fortuna di svolgere per Luca il ruolo di tutor e relatore della tesi triennale e della prima tesi magistrale in Storia e critica del cinema e di apprezzarne sin da subito la dedizione allo studio e, in particolare, alla scrittura – aggiunge il professor Ambrosini – Si incontrano in lui i tratti dell’analista puntuale di testi filmici e quelli dello scrittore capace di fare della propria esperienza la materia di una narrazione lucida e ironica. In questa nuova tesi interdisciplinare, tra Storia dell'arte e del cinema, l'interpretazione filmica si è fatta ancor più raffinata e Luca spinge infine il discorso critico verso una dimensione ulteriore e più personale rispetto ai confini del campo d'indagine".

Cosa significa essere cittadini digitali e quali sono le sfide da affrontare? È questa la domanda da cui partirà il dialogo tra Enrico Nardelli dell’Università di Roma Tor Vergata, autore del libro “La rivoluzione informatica”, e Anna Baccaglini-Frank, docente di Matematiche Complementari dell’Università di Pisa. Intervistati da Francesca Franceschi, giornalista di 50Canale, i due docenti saranno protagonisti dell’incontro pubblico su “Scuola e Cittadinanza Digitale” che si terrà giovedì 13 giugno, alle ore 17, presso l’Auditorium delle Benedettine in P.zza San Paolo a Ripa d'Arno a Pisa. Organizzato dall’Ateneo pisano l’incontro fa parte del ciclo “Dialoghi su digitale e società”.

Lunedì, 10 Giugno 2024 07:38

Premio Fabio Favaretto - VIII edizione

CAI-Veneto, la Commissione Centrale TAM e la Sezione di Mestre del Club Alpino Italiano bandiscono l'VIII edizione del Premio Fabio Favaretto, dedicato a due tesi di laurea magistrale che abbiano inteso affrontare le tematiche dell’uso e della tutela del territorio montano alpino o appenninico. 
Possono partecipare al bando i neo laureati, che hanno discusso la tesi di laurea magistrale (escluse le lauree triennali), nel periodo 1 gennaio 2023 – 31 luglio 2024 presso le Università degli Studi di tutto il territorio nazionale.
Le domande di ammissione e relativi allegati devono essere inviate via web entro e non oltre il 31 agosto 2024.

Bando di concorso

Domanda di ammissione

Grande successo per il tradizionale Concerto del Coro dell’Università del Giugno Pisano, giunto alla sua venticinquesima edizione. Venerdì 7 giugno alle ore 21:30, nella chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, il Coro dell'Università ha eseguito la grandiosa Messa a quattro voci con orchestra (detta Messa di Gloria) di Giacomo Puccini, composta a Lucca nel 1880. La serata è stata organizzata nell’ambito delle celebrazioni in occasione del primo centenario dalla morte del compositore lucchese. Per l’occasione, alle nutrite fila del Coro pisano si sono uniti i coristi del Coro dell’Università di Perugia in scambio culturale col nostro Ateneo. Solisti il tenore Marco Mustaro e il baritono Carlo Morini, insieme all’Orchestra Sinfonica Città di Grosseto, sotto la direzione di Stefano Barandoni.

 

Note di sala
Il XXV Concerto annuale nel Giugno Pisano del Coro dell’Università di Pisa cade nell’anno delle celebrazioni per il centenario della morte di Giacomo Puccini, il grande compositore lucchese che tante istituzioni musicali si stanno impegnando a ricordare.

L’occasione era dunque propizia per presentare, nella splendida cornice della chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, l’unica grande opera sacra del Maestro: la Messa a quattro voci con orchestra. A rendere ancora più solenne l’evento è la presenza, nelle file del Coro, delle amiche e degli amici del Coro dell’Università di Perugia, giunti a Pisa per uno scambio culturale col nostro Coro, che nello stesso mese di giugno si recherà a Perugia per una seconda esecuzione congiunta della messa pucciniana. “Pisa e Perugia: due cori universitari per Giacomo Puccini” potrebbe essere il motto di questo progetto che ci ha visti alacremente impegnati da mesi di studio e prove.

La Messa a quattro voci con orchestra fu composta a Lucca da Puccini nel 1880 (a ventidue anni, dunque) per conseguire il diploma presso l’illustre Istituto Musicale “G. Pacini”, lo stesso di cui era stato direttore il padre di Giacomo, Michele. Spesso è indicata con il titolo Messa di Gloria: si tratta tuttavia, come ha anche precisato la specialista Gabriella Biagi Ravenni, di un errore, perché generalmente, e salvo poche eccezioni, quel titolo indica una composizione che comprende solo le due prime sezioni (Kyrie e Gloria), mentre qui sono presenti tutte e cinque le parti consuete di una messa (Kyrie, Gloria, Credo, Sanctus, Benedictus e Agnus Dei).

Quella pucciniana però, della quale il suo autore non volle mai pubblicare il manoscritto completo e che, una volta raggiunta la notorietà, definì “peccato giovanile”, cadde presto nell’oblio: dopo la prima esecuzione nella Chiesa di San Paolino di Lucca (il 12 luglio), infatti, sarebbero trascorsi settantadue anni prima che fosse eseguita di nuovo, a Chicago (1952) e alcuni mesi dopo a Napoli.

La sua riscoperta fu al centro di una vicenda confusa e rocambolesca: alla fine della Seconda guerra mondiale, Dante Del Fiorentino, il parroco della St. Lucy’s Church (Brooklyn) incaricato di scrivere una biografia del compositore (dall’eloquente titolo Immortal Bohemian: An intimate memoir of G. P., 1952) fece pubblicare quella che riteneva essere la partitura autografa, acquistata dalla famiglia Vandini di Lucca. Trattandosi invece di una copia, la Messa entrò in una battaglia legale che terminò con la divisione dei diritti d’autore tra la Ricordi e l’editore americano.

Al tempo della sua composizione, Puccini, che in quello stesso anno si tra- sferirà a Milano per frequentare il Conservatorio, poteva dirsi già un esperto esecutore di pianoforte e soprattutto di organo, il cui imponente spessore ispira qui molte pagine. Il Credo peraltro era stato già composto nel 1878 come pezzo autonomo, eseguito insieme al Mottetto Plaudite Populi, per la chiesa di San Paolino. Puccini aveva inoltre composto un Preludio a orchestra, la cantata I figli d’Italia bella e un valzer per la banda cittadina; ma soprattutto aveva già assistito a uno spettacolo operistico di rilievo, un’Aida rappresentata con grande fasto al teatro Nuovo di Pisa, dove si recò da Lucca insieme a un gruppo di amici, in un viaggio notturno fatto in gran parte a piedi, rimasto leggendario. L’influenza del tardo Verdi è evidente del resto fin dalle prime note del Kyrie, o nel successivo Qui tollis; ma tutte le prime prove sacre del giovane e talentuoso Giacomo erano spesso criticate (anche in famiglia) per indulgere a toni mondani, profani e troppo operistici.

La prima opera teatrale di Puccini sarà Le Villi, scritta tre anni dopo questa Messa per un concorso indetto a Milano dall’editore Sanzogno, e rappresentata nel 1884. Dopo Le Villi, lo straordinario destino artistico di Puccini non dimenticherà mai l’importanza della componente religiosa, sia nel teatro, sia nella produzione sacra (ancora nel 1905 comporrà un Requiem in memoria di Verdi). È nota la presenza, nella Messa, di alcuni temi che, con opportune trasformazioni, il melomane riconosce subito come familiari: il Gloria riemerge nel finale del primo atto di Tosca, l’Agnus Dei nel secondo atto della Manon (il celebre madrigale Sulla vetta tu del monte), il Kyrie nell’Edgar.

Ma la Messa ha ben altro peso nella formazione pucciniana perché, seppur in forma aurorale, vi si ritrovano quasi tutti gli aspetti innovativi che caratterizzeranno la successiva e più famosa produzione. A una generale e diffusa sensibilità di tipo drammaturgico, usuale per l’epoca (basti pensare al Requiem di Verdi, del 1874), si sommano, specie nel ritmo, molte finezze coloristiche che conferiscono alla melodia un tono sentimentale e a tratti pastorale, e che garantiscono una continuità tra i diversi pezzi fatta anche di fughe frenetiche e con- trasti trionfali che saranno poi tipici del teatro pucciniano. Anche se sono presenti fin dall’inizio del Gloria delle concessioni “mondane” (ad esempio le impennate di tromba di stampo garibaldino), che la stessa sorella Iginia rimproverava a Giacomo, la Messa è comunque musica sacra di altissimo livello.

La scrittura vocale si ispira allo stile imitativo della polifonia classica di Palestrina, che a quel tempo era un modello di studio nei Conservatori italiani. L’Et in terra pax e il Laudamus te mostrano chiare impronte della mu- sica religiosa del suo tempo, a partire dai grandi oratori di Mendelssohn. Più autenticamente pucciniano è il Gratias agimus tibi, per voce di tenore solista, dove emerge il calore espressivo e l’accento profondamente umano del futuro compositore delle arie di De Grieux, Rodolfo e Cavaradossi.L’ombra di Verdi si stende invece sul Qui tollis, pagina comunque animata dalla sensibilità per i valori razionali ed estetici dell’armonia. Il Cum Sancto Spiritu poi, che venne definito “un fugone coi baffi” dal critico della “Provincia di Lucca”, si rivela un esercizio bachiano di alta scuola (nonché di impervia esecuzione), che arriva ambiziosamente a incorporare nella doppia fuga finale il tema del Gloria. Siamo quindi al recupero di quel Credo composto due anni prima, una bellissima, forse solo un po’ ingessata e poco innovativa, professione di fede in do minore, che si apre in fortissimo e alterna episodi monoritmici a scambi contrappuntistici. Più originali risultano decisamente tutti e quattro i brani che seguono: il Crucifixus, affidato alla sola sezione grave maschile del coro, il Sanctus, il Benedictus e l’Agnus Dei. Il Benedictus, in particolare, intonato dal baritono solista, si dispiega con l’immediatezza comunicativa tipica del compositore, ma leggero e intimista è anche il duetto finale tra baritono e tenore (Agnus Dei), punteggiato in modo semplicissimo dal richiamo del coro (Miserere nobis). La Messa si conclude così con un ritmo di valzer, accompagnato dai fiati e dal pizzicato degli archi, quasi a evocare un’uscita spensierata, verso giovanili svaghi serali, da una chiesa lucchese.

Fabrizio Cigni
Responsabile del Polo Musicale “Maria Antonella Galanti” dell’Università di Pisa

Lunedì 10 giugno, a cento anni esatti dal rapimento e dall’assassinio di Giacomo Matteotti, il ricordo dell’Università di Pisa, della Domus Mazziniana e del Comitato Pisano per la storia del Risorgimento e dell’età delle rivoluzioni, a partire dalle 17.00 presso la Domus Mazziniana (via Massimo d’Azeglio 14 - Pisa).

Lunedì 10 a rievocare Giacomo Matteotti sarà il prof. Enzo Fimiani, docente di storia contemporanea all’Università di Gabriele D’Annunzio di Chieti-Pescara, che presenterà in anteprima nazionale il proprio volume Un’idea di Matteotti un secolo dopo (Bologna, Marianetti 1820, 2024). Fimiani fa parte del direttivo nazionale della Società italiana per lo studio della storia contemporanea (Sissco) e del Consiglio di indirizzo dell’Istituto nazionale Ferruccio Parri, per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea ed è uno dei maggiori esperti italiani della storia della democrazia plebiscitaria e dei totalitarismi del XX secolo.

Il volume ripercorre la vicenda di Matteotti e della sua uccisione in modo non rituale. Di uno dei delitti più simbolici dell’intero Novecento non si vuole, infatti offrire un racconto dettagliato, ma utilizzarlo come punto di partenza per reinterpretare la figura di Giacomo Matteotti, proponendo al lettore alcune sfide intellettuali e civili: decostruire il mito per ricondurlo alla storia e alle sue molteplici variabili; «normalizzare» la sua uccisione togliendole la patina di evento eccezionale, non per fare opera di deminutio bensì per inserirla in contesti più ampi e complessi; riflettere, infine, sullo strano destino politico di Matteotti, icona del Novecento, ma, per certi versi, cattiva coscienza delle contraddizioni e dei cortocircuiti di tutte le famiglie politiche del secolo, nella «sua» sinistra come nelle destre, perché a nessuna omologabile, da nessuna manipolabile e, per tutte, «una macchia, una colpa».
 
A discutere con Enzo Fimiani saranno Emanuela Minuto, docente di storia contemporanea al Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa, studiosa dei movimenti democratici tra ‘800 e ‘900 e Sheyla Moroni, dell’Università di Firenze, dove insegna Public History e Storia sociale e culturale e che si occupa dei populismi fra XIX e XX secolo e della storia del socialismo italiano.
L’incontro, dopo i saluti istituzionali, sarà introdotto ecoordinato da Giovanni Mennillo dell’Università di Pisa.
Per informazioni e contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. tel: 05024174.
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