Campi settembrini per ragazzi al Museo di Storia Naturale
Dopo la sosta dovuta alla pandemia, ripartono “i campi settembrini” al Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa a Calci, organizzati prima dell’inizio della scuola per riabituarsi ad imparare divertendosi.
I campi si svolgono in piena sicurezza e sono frutto delle collaborazioni ormai consolidate fra il Museo di Storia Naturale, Feronia aps e Cus Pisa.
Con Feronia aps il Museo propone tre settimane di attività già partite dal 23 agosto:
23 – 27 agosto
“Mostri, strane creature e animali spaventosi! Viaggio all’interno della mostra sull’Inferno dantesco.”
30 agosto – 3 settembre
“Chi l’ha “fatta” al Museo? Storie, stranezze e curiosità sull’innominabile.”
6 – 10 settembre
“Tutti sotto terra! Cosa si nasconde sotto i nostri piedi? Scopriamo insieme insetti, fossili, radici, tane e… molto altro!”
Con il Cus Pisa il Museo propone due settimane di attività a partire dal 30 agosto:
30 agosto – 3 settembre
“Mammiferi alla riscossa. Viaggio alla scoperta di carnivori ed erbivori.”
6 – 10 settembre
“La vita subacquea. Conosciamo da vicino rettili, anfibi e cetacei.”
Le settimane sono tutte diverse, ciascuna con un proprio filo conduttore e ci si può iscrivere anche a singole giornate.
I partecipanti potranno vivere una esperienza unica all’aria aperta negli spazi verdi intorno alla Certosa e all’interno del Museo per scoprire i segreti delle sue straordinarie collezioni con attività e laboratori loro dedicati.
Gli obiettivi educativi prevedono una graduale preparazione dei bambini al rientro a scuola con divertimento, dedicando molte attività all’osservazione, al problem solving, all’apprendimento tra pari e al recupero del metodo critico e scientifico, fondamentali nello studio, anche elementare.
Il progetto è stato fortemente voluto dal Museo dell’Ateneo pisano ed è inserito dalla Regione Toscana nel più ampio circuito “S-passo al Museo” che prevede attività extrascolastiche di qualità.
Si avvale infine delle innovative idee del progetto nazionale "Musei integrati", di cui è capofila il MUSE di Trento e a cui partecipa il Museo di Storia Naturale, progetto di ricerca e sostegno delle buone pratiche in ambito museale per lo sviluppo sostenibile, anche in ambito locale.
Tutte le attività saranno realizzate nel rispetto delle norme anticontagio COVID-19.
Tutte le informazioni sono disponibili sul sito del Museo alle pagine: https://www.msn.unipi.it/it/tornano-i-campi-estivi-al-museo/
Incarico presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione: “Realizzazione di librerie software basate su Network Calculus”
Incarico presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione: “Supporto tecnico al progetto Vie d’Arte"
2 incarichi di collaborazione nella digitalizzazione dell’Erbario dell’Orto Botanico
Ripartono i campi settembrini al Museo di Storia Naturale
Dopo la sosta dovuta alla pandemia, finalmente ripartono “i campi settembrini” al Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa a Calci, organizzati prima dell’inizio della scuola per riabituarsi ad imparare divertendosi. I campi si svolgono in piena sicurezza e sono frutto delle collaborazioni ormai consolidate fra il Museo di Storia Naturale, Feronia aps e Cus Pisa.
Con Feronia aps il Museo propone tre settimane di attività già partite dal 23 agosto:
23 – 27 agosto
“Mostri, strane creature e animali spaventosi! Viaggio all’interno della mostra sull’Inferno dantesco.”
30 agosto – 3 settembre
“Chi l’ha “fatta” al Museo? Storie, stranezze e curiosità sull’innominabile.”
6 – 10 settembre
“Tutti sotto terra! Cosa si nasconde sotto i nostri piedi? Scopriamo insieme insetti, fossili, radici, tane e… molto altro!”
Con il Cus Pisa il Museo propone due settimane di attività a partire dal 30 agosto:
30 agosto – 3 settembre
“Mammiferi alla riscossa. Viaggio alla scoperta di carnivori ed erbivori.”
6 – 10 settembre
“La vita subacquea. Conosciamo da vicino rettili, anfibi e cetacei.”
Le settimane sono tutte diverse, ciascuna con un proprio filo conduttore e ci si può iscrivere anche a singole giornate.
I partecipanti potranno vivere una esperienza unica all’aria aperta negli spazi verdi intorno alla Certosa e all’interno del Museo per scoprire i segreti delle sue straordinarie collezioni con attività e laboratori loro dedicati. Gli obiettivi educativi prevedono una graduale preparazione dei bambini al rientro a scuola con divertimento, dedicando molte attività all’osservazione, al problem solving, all’apprendimento tra pari e al recupero del metodo critico e scientifico, fondamentali nello studio, anche elementare.
Il progetto è stato fortemente voluto dal Museo dell’Ateneo pisano ed è inserito dalla Regione Toscana nel più ampio circuito “S-passo al Museo” che prevede attività extrascolastiche di qualità. Si avvale infine delle innovative idee del progetto nazionale "Musei integrati", di cui è capofila il MUSE di Trento e a cui partecipa il Museo di Storia Naturale, progetto di ricerca e sostegno delle buone pratiche in ambito museale per lo sviluppo sostenibile, anche in ambito locale.
Tutte le attività saranno realizzate nel rispetto delle norme anticontagio COVID-19.
Tutte le informazioni sono disponibili sul sito del Museo alle pagine: https://www.msn.unipi.it/it/tornano-i-campi-estivi-al-museo/
Scienza in discussione? Dalla controversia sui vaccini all'emergenza Covid-19
La questione dei vaccini chiama in causa la relazione tra salute pubblica e autonomia individuale e tra evidenze scientifiche e loro traduzione in dispositivi e applicazioni sociali. Riemerso di recente in Italia con l’estensione dei vaccini obbligatori, il tema dell’«esitazione vaccinale» è stato ulteriormente alimentato dalla pandemia Covid-19, con le incertezze a livello di expertise e decisione politica – il cui rapporto mai come in questo frangente è apparso problematico – sulla somministrazione di vaccini sperimentati in tempi record. La rinuncia, in Italia come altrove, a imporla all'intera popolazione, così come l’avvertita necessità e la ritrosia a farlo per il personale sanitario, indicano che il problema è tutt'altro che semplice e marginale, investendo il rapporto tra stato, scienza e opinione pubblica e le modalità stesse di produzione della conoscenza scientifica.
La semplificazione mediatica, in termini di pro e anti-vax, o addirittura di pro e anti-scienza, non ne aiuta la comprensione. Guardando alla questione da diversi punti di vista – dalla governance della salute alla «post-verità», dalle professioni sanitarie alle rappresentazioni individuali e mediatiche dell’esitazione vaccinale – il volume fornisce strumenti per fare luce sulle radici teoriche e motivazionali delle varie posizioni, ritenendo insufficienti le campagne educative o le strategie di persuasione basate sull'assunto del «deficit di comprensione», cui fa da contraltare lo spostamento del confronto scientifico sul piano mediatico. Ne derivano deleterie enfatizzazioni e strumentalizzazioni.
Vi è la necessità di un modo diverso di affrontare il tema dei vaccini, non solo in termini di informazione e comunicazione ma di crescita culturale, credibilità delle istituzioni e relazione fiduciaria tra medici e pazienti. Il volume, a cura di Luigi Pellizzoni (professore di Sociologia dell’ambiente e del territorio all'Università di Pisa) e Rita Biancheri (professoressa di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all'Università di Pisa) intende contribuire all'ampliamento della prospettiva su un problema complesso, destinato ad assumere rilevanza crescente.
Qui di seguito pubblichiamo l’Introduzione al volume.
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Quella sui vaccini è, tra le controversie sull’uso sociale della scienza, una delle più antiche e accese. È bene ribadire il punto: non si tratta di una controversia scientifica in senso stretto; una controversia, cioè, che vede contrapporsi posizioni scientifiche differenti su questioni attinenti allo statuto di verità di determinate affermazioni teoriche o empiriche. Si tratta, invece, di una controversia sull’impiego del sapere scientifico e delle sue applicazioni tecniche per affrontare questioni di rilevanza sociale. Essa investe non la scienza in quanto tale, salvo forse posizioni estremamente minoritarie tese a sostenere la falsità di ogni affermazione scientifica sui vaccini, ma la scienza e la tecnica applicate alle politiche e alla regolazione della vita sociale: se, quando, come, in che misura i vaccini vadano prescritti, o imposti.
La diatriba, che in questi termini coinvolge non solo una parte della popolazione ma anche scienziati, si riaccende periodicamente, di solito in coincidenza con eventi di elevata presa sull’opinione pubblica: casi di morte o gravi patologie associati all’assunzione di vaccini; introduzione di obblighi vaccinali; epidemie. O un intreccio di queste ragioni. In Italia la diatriba è (ri)esplosa all’indomani dell’estensione dell’obbligo a 10 vaccini per i minori fino a 16 anni, introdotta dalla legge 119 del 2017. Mentre le polemiche al riguardo erano ancora molto accese è scoppiata l’emergenza pandemica Covid-19, cui è seguita la predisposizione di vaccini sperimentati in tempi record, a sua volta seguita da palpabili incertezze da parte delle autorità nazionali e internazionali sull’atteggiamento da assumere rispetto a eventi infausti associati alla somministrazione di alcuni di essi. Se e quale sarà l’impatto di questa vicenda sulla questione vaccinale nel suo assieme è impossibile dirlo in questo momento; tuttavia, la rinuncia, in Italia come altrove, a imporre l’obbligo vaccinale all’intera popolazione, nonostante le drammatiche conseguenze della pandemia, e l’esitazione a introdurlo anche solo per il personale sanitario (presso cui da sempre esiste una sia pur minoritaria resistenza alle vaccinazioni), sottende il riconoscimento dell’impatto potenzialmente negativo dell’obbligatorietà sul successo della campagna vaccinale; il che, a sua volta, implica l’ammissione che il problema è tutt’altro che trascurabile, limitato a un’esigua minoranza di persone.
Ma qual è il problema? La semplificazione mediatica in termini di pro e anti-vax non aiuta la comprensione del fenomeno. Non a caso, la letteratura più avveduta preferisce da tempo parlare di “esitazione vaccinale”, riferendosi al ventaglio di posizioni che si producono attorno alla questione. Questione che, all’origine, muove dal carattere unico dei vaccini rispetto a ogni altro intervento sanitario sul corpo umano: il fatto che si interviene su individui sani e non malati. Ciò inevitabilmente amplifica la rilevanza di effetti imprevisti e indesiderati. Le motivazioni addotte da chi è contrario all’obbligatorietà oppure alle modalità di somministrazione dei vaccini sono tuttavia articolate su più piani, con argomentazioni che, al di là della loro validità scientifica, devono essere interpretate anche attraverso l’apporto di categorie provenienti dall’ambito sociologico ed essere indagate come fenomeno complesso che investe, tra le altre variabili, le modalità stesse di produzione della conoscenza e il rapporto tra stato, scienza e opinione pubblica. Si tratta insomma di provare a capire le radici teoriche e motivazionali delle posizioni dissenzienti, anziché pensare che campagne di educazione o strategie di persuasione possano da sole “risolvere il problema”. Quest’ultima, tuttavia, pare essere la convinzione prevalente presso politici, scienziati e media, i quali sottoscrivono in tal modo l’assioma, ampiamente falsificato sul piano empirico che la diffidenza verso l’uso sociale della scienza derivi semplicemente da un “deficit di comprensione” dei suoi benefici generali e indiscutibili.
La contrapposizione fittizia tra pro e contro le vaccinazioni non solo limita la capacità di indagare la questione dell’esitazione ma altera le condizioni per realizzare un’interazione efficace che si fondi sui presupposti di chiarezza cui la scienza, tirata da più parti, rischia di non rispondere. In ogni caso, se l’ambito naturale del confronto scientifico sulla produzione della conoscenza si sposta sul piano mediatico, esso non può che produrre infodemia, cioè un disordine comunicativo che può determinare dissonanze sul piano cognitivo e comportamentale. È allora che l’informazione fornita dagli esperti sembra non essere sufficiente e le evidenze scientifiche non bastano a consentire una scelta ponderata e consapevole, diventando oggetto di strumentalizzazione politica ed enfatizzazione mediatica.
Emerge di conseguenza la necessità di un modo diverso di affrontare la questione, in termini non solo di informazione/comunicazione ma di crescita culturale. Si tratta di costruire una sinergia tra mondo della ricerca, imprese, terzo settore, operatori sanitari e cittadini, questi ultimi nella veste di individui e gruppi portatori di prospettive ed esigenze diverse. Il tema dei vaccini pone insomma una varietà di questioni, a cominciare dall’efficacia/efficienza del welfare sanitario, che si proiettano sulla credibilità delle istituzioni e la soddisfazione dell’utenza e le funzioni del medico, compresa – e in un ruolo tutt’altro che secondario – la relazione di fiducia con il paziente. La soluzione al problema dell’esitazione vaccinale, pertanto, non è semplice e non può essere solo legislativa, poiché non si tratta di contrapporre verità scientifica e false credenze ma di entrare nei meccanismi di produzione della conoscenza, dei metodi e dei finanziamenti della ricerca e, non ultimo, delle modalità di costruzione dell’opinione pubblica.
Per fare i conti con tutto ciò, a nostro avviso, è necessario un confronto interdisciplinare, al momento carente. Si tratta di ricomporre un dibattito frammentato in una serie di prospettive, da quella epidemiologica a quella psicologica, da quella istituzionale a quella comunicativa, al fine di costruire un quadro coerente e promuovere una riflessione collettiva senza pregiudiziali, in assenza della quale non è irragionevole attendersi una crescita di movimenti “antiscientifici”, o forse è più corretto dire “scettici” rispetto all’uso pubblico della scienza; crescita tanto più probabile quanto più tale uso è destinato a intensificarsi nel prossimo futuro.
Il volume non pretende naturalmente di offrire un quadro esaustivo sulla tematica né di fornire risposte alla questione dello scetticismo tecno-scientifico, ma propone un contributo teorico ed empirico in certa misura inedito, anche per l’ampiezza e la varietà delle prospettive di analisi impiegate, e quindi spunti di riflessione non necessariamente disponibili nella pur copiosa letteratura fiorita recentemente attorno al tema dell’esitazione vaccinale. Il testo prende spunto dall’insoddisfazione per l’approccio predominante a livello mediatico e presso una parte preponderante della letteratura scientifica e divulgativa, dove l’esitazione vaccinale è ridotta a questione di ignoranza scientifica e carenze comunicative. Inoltre, senza trascurare temi certamente importanti come il ruolo dei media, si desiderava approfondire aspetti quali l’evoluzione dei legami fiduciari tra medico e paziente nel contesto delle trasformazioni istituzionali del sistema sanitario, e più in generale la rilevanza di una visione alternativa a quella del “deficit”, centrata sulla percezione pubblica della rilevanza della scienza e della tecnica.
Per concludere la questione vaccinale, nel suo riproporsi in condizioni storiche e sociali sempre diverse, rappresenti non solo un tema centrale per le politiche della salute, tanto più rilevante in un periodo di risorgenti e insorgenti minacce epidemiche e pandemiche, ma anche un hot spot per interrogare questioni di portata più ampia, quali l’uso sociale della scienza e della tecnica, il ruolo dell’expertise nelle politiche pubbliche, la costruzione della responsabilità nelle decisioni individuali e collettive, l’impatto dei social media nella sfera pubblica, i cambiamenti nel modo di concepire e affrontare le sfide che si profilano all’interfaccia tra mondo biofisico e mondo sociale, il rapporto tra conoscenza e incertezza. Il presente volume spera di offrire un contributo alla riflessione su questi temi cruciali.
Luigi Pellizzoni e Rita Biancheri
Avviso per acquisto di quote di partecipazione dell’Università di Pisa nella società spin-off IUR.AP
Acquisto di quote IUR.AP: Nomina commissione e sed. pubblica 12/10
Assegnata alla professoressa Buonanno, laureata pisana, la Medaglia Dirac
Per la prima volta la Medaglia Dirac, uno dei principali premi scientifici internazionali, è stata assegnata a una ricercatrice italiana, Alessandra Buonanno, che lavora in Germania, nell’Istituto Max Planck per la Fisica gravitazionale di Potsdam.
Conferita dal Centro Internazionale di Fisica Teorica Abdus Salam (Ictp), la medaglia Dirac ha premiato la professoressa Buonanno per le sue ricerche teoriche alla base della rilevazione delle onde gravitazionali. Oltre a essere la prima italiana, Buonanno è la seconda donna in assoluto a ricevere la medaglia Dirac.
Alessandra Buonanno è a capo della divisione di Astrofisica e Relatività Cosmologica dell’istituto tedesco Max Planck. Dopo la laurea e il dottorato di ricerca in Fisica all’Università di Pisa, la ricercatrice ha lavorato al Cern di Ginevra e poi in Francia, nell’Institut des Hautes Etudes Scientifiques (Ihes). Ha inoltre lavorato nel Laboratorio di Astrofisica e Cosmologia (APC) di Parigi (2001), nell’Università del Maryland (2005) e nel 2014 è stata nominata co-direttrice dell'Istituto Max Planck per la fisica gravitazionale di Potsdam.
“La Medaglia Dirac 2021 assegnata ad Alessandra Buonanno, che è stata studentessa e dottoranda presso il nostro Dipartimento nel periodo dei suoi studi in Fisica – ha commentato il direttore del Dipartimento di Fisica, professor Dario Pisignano - ci rende felici, e fieri del livello della formazione in Fisica che l’Università di Pisa riesce con continuità, ormai da decenni, ad erogare”.
"Spero che questo premio possa fornire un messaggio positivo a tutti i giovani, e in particolare alle giovani donne, che desiderano intraprendere la strada della scienza". La professoressa Buonanno in una foto di A. Klaer.
“La Medaglia Dirac premia un lungo e difficile lavoro di studio delle equazioni di Einstein applicate a coppie di buchi neri. I risultati ottenuti con sofisticati metodi matematici da Alessandra Buonanno e Thibault Damour, due dei quattro vincitori, sono la chiave per rilevare e decifrare il segnale portato dalle onde gravitazionali", ha spiegato il professor Francesco Fidecaro del Dipartimento di Fisica, impegnato nella collaborazione internazionale Virgo per la rilevazione delle onde gravitazionali. Masse, distanza, rotazione dei buchi neri osservati da Virgo e dalla collaborazione americana LIGO sono ottenute per buona parte con le formule di Buonanno e Damour. La formazione di Alessandra Buonanno in Fisica Teorica le ha permesso di dare un contributo fondamentale alla comprensione degli interferometri per onde gravitazionali. Nel 2001 ha mostrato (con Yanbei Chen del California Institute of Technology) che la configurazione ottica degli interferometri Virgo e LIGO può aggirare il limite quantistico imposto dal principio di indeterminazione di Heinsenberg su una massa libera. Ciò è dovuto alle correlazioni tra il rumore granulare dei fotoni e il rumore della pressione di radiazione, che fino ad allora erano state erroneamente trascurate. Le loro analisi hanno identificato un nuovo effetto ottico-meccanico (molla ottica), che è stato poi verificato sperimentalmente nell'interferometro da 40 metri di Caltech e negli esperimenti di cavità ottiche da tavolo. La soluzione proposta è ora uno standard per gli interferometri, presenti e futuri.
I notevolissimi risultati scientifici di Alessandra Buonanno sono dunque dovuti soprattutto alla sua capacità di affrontare e risolvere problemi di notevole difficoltà tecnica e concettuale, e i suoi anni pisani (1987-1996) sono stati sicuramente molto importanti per la sua formazione scientifica. Alessandra Buonanno ha beneficiato del clima presente nel corso di laurea in Fisica pisano, ricorda il professor Paolo Rossi, fisico teorico del Dipartimento di Fisica, “caratterizzato dal costante interscambio con i professori e tra i compagni di studi, spesso di alto livello.” In particolare, in quegli anni diversi giovani teorici si riunivano intorno alla figura carismatica di Giuseppe Curci (1950-2006), purtroppo precocemente scomparso, che con notevole visione avviò molti di loro prima verso la conoscenza di raffinate tecniche analitiche e poi verso l’applicazione delle più sofisticate tecniche numeriche ai problemi che non ammettevano una trattazione analitica. Un’altra figura di rilievo nel gruppo teorico era Michele Maggiore, che proprio in quegli anni aveva cominciato a interessarsi alla fisica delle onde gravitazionali. Allieva di Curci per la laurea e di Maggiore per il dottorato, Alessandra Buonanno ha saputo mettere bene a frutto gli insegnamenti pisani ed ottenere gli straordinari risultati che oggi le vengono così autorevolmente riconosciuti.
“Sono molto grata al Dipartimento di Fisica; gli anni di formazione a Pisa sono stati fondamentali per la mia carriera scientifica – ha detto Alessandra Buonanno - Spero che questo premio possa fornire un messaggio positivo a tutti i giovani, e in particolare alle giovani donne, che desiderano intraprendere la strada della scienza”. La professoressa ha aggiunto: “la passione, la determinazione, la fiducia in se stessi e la disciplina sono essenziali per ottenere importanti risultati nella ricerca. È cruciale eliminare le barriere culturali e sociali che non permettono a molte donne di sviluppare pienamente queste qualità, impedendo loro di scegliere o di continuare la carriera scientifica”.