Tecniche di didattica a distanza come integrazione e arricchimento della didattica in presenza (seconda edizione)
L'Università di Pisa organizza un secondo ciclo di webinar di formazione sull'uso delle tecniche di didattica a distanza come integrazione e arricchimento della didattica in presenza.
I webinar, tenuti da esperti del tema, sono rivolti a tutti i docenti dell'Università di Pisa.
Gli incontri, della durata di 3 ore, sono sostanzialmente indipendenti l'uno dall'altro, per cui ciascuno potrà liberamente seguire quelli più vicini ai propri interessi e alle proprie conoscenze. Le registrazioni dei webinar saranno disponibili su questa pagina.
Avviso
ll webinar del prof. Fanucci, previsto per il 27 ottobre, è stato spostato al 18 novembre, sempre alle 15:00.
Programma degli incontri
Introduzione all'e-learning nella didattica universitaria
11 ottobre, 15:00-18:00
Mario Pireddu, Università della Tuscia
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L'e-learning nella didattica tecnico-scientifica: e-tivities per la didattica in presenza e a distanza
12 ottobre, 15:00-18:00
Giovanna Albano, Università di Salerno
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L'e-learning nella didattica umanistico-sociale: e-tivities per la didattica in presenza e a distanza
13 ottobre, 15:00-18:00
Maria Cinque, Università di Roma LUMSA
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Conduzione della lezione e sviluppo dell'interattività nella didattica a distanza
Il seminario è sospeso
Alfonso Curreri, Università di Pisa
Guarda la registrazione del webinar di maggio
Implementazione di e-tivities e materiali interattivi con Moodle
3 novembre, 15:00-18:00
Giuseppe Fiorentino, Accademia Navale di Livorno
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L'e-learning nella didattica universitaria per studenti con disabilità e disturbi specifici dell'apprendimento
18 novembre, 15:00-18:00
Luca Fanucci, Università di Pisa
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Si consiglia agli interessati di iscriversi su Microsoft Teams al team "Webinar su E-learning per la didattica in presenza” usando il codice x37ssvb
Tecniche di didattica a distanza come integrazione e arricchimento della didattica in presenza (prima edizione)
L'Università di Pisa organizza un ciclo di webinar di formazione sull'uso delle tecniche di didattica a distanza come integrazione e arricchimento della didattica in presenza.
I webinar, tenuti da esperti del tema, sono rivolti a tutti i docenti dell'Università di Pisa.
Gli incontri, della durata di 3 ore, sono sostanzialmente indipendenti l'uno dall'altro, per cui ciascuno potrà liberamente seguire quelli più vicini ai propri interessi e alle proprie conoscenze. Le registrazioni dei webinar saranno disponibili su questa pagina.
I webinar saranno ripetuti nei mesi di settembre-ottobre 2021, con un calendario che sarà comunicato successivamente.
Programma degli incontri
Introduzione all'uso di Moodle
23 marzo, 15:00-18:00
Giuseppe Fiorentino, Accademia Navale di Livorno
Guarda la registrazione dell'incontro
Funzionalità avanzate di Moodle
30 marzo, 15:00-18:00
Giuseppe Fiorentino, Accademia Navale di Livorno
Guarda la registrazione dell'incontro
Funzionalità avanzate di Office365 per la didattica
20 aprile, 15:00-18:00
Antonio Cisternino, Università di Pisa
Guarda la registrazione dell'incontro
Funzionalità avanzate di GSuite per la didattica
3 maggio, 16:00-19:00
Vincenzo Gervasi, Università di Pisa
Guarda la registrazione dell'incontro
Introduzione all'e-learning nella didattica universitaria
6 maggio, 15:00-18:00
Mario Pireddu, Università della Tuscia
Guarda la registrazione dell'incontro
L'e-learning nella didattica umanistico-sociale: e-tivities per la didattica in presenza e a distanza
10 maggio, 15:00-18:00
Maria Cinque, Università di Roma LUMSA
Guarda la registrazione dell'incontro
L'e-learning nella didattica tecnico-scientifica: e-tivities per la didattica in presenza e a distanza
11 maggio, 15:00-18:00
Giovanna Albano, Università di Salerno
Guarda la registrazione dell'incontro
Conduzione della lezione e sviluppo dell'interattività nella didattica a distanza
14 maggio, 15:00-18:00
Alfonso Curreri, Università di Pisa
Guarda la registrazione dell'incontro
L'e-learning nella didattica universitaria per studenti con disabilità e disturbi specifici dell'apprendimento
19 maggio, 15:00-18:00
Luca Fanucci, Università di Pisa
Guarda la registrazione dell'incontro
Sviluppati robot per l’apprendimento di comportamenti socialmente utili per gli animali
I robot possono insegnare agli animali comportamenti socialmente utili? La risposta arriva da uno studio coordinato dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna e pubblicato sulla rivista internazionale Journal of the Royal Society Interface, che ha coinvolto anche il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa e l’Healthcare Engineering Innovation Center (Khalifa University di Abu Dhabi).
La ricerca rientra negli ambiti dell’interazione animale-robot e del social learning e consente di capire l’intelligenza animale in relazione a sistemi robotici bioispirati in grado di agire all’interno della società, garantendo innovazione, sostenibilità, rispetto dell’ambiente e progresso scientifico. Una prospettiva innovativa, che apre nuovi scenari nell’interazione tra robot e animali (una frontiera di ricerca giovane e in fase di esplorazione) e nella comprensione dei meccanismi cognitivi alla base dell’apprendimento e dei comportamenti sociali.
Lo studio ha “messo in contatto” più di 500 esemplari di una specie di mosca (la Lucilia Sericata) con due sistemi robotici con caratteristiche diverse, un robot conspecifico (con morfologia uguale a quella della mosca) e un robot predatore che attua scelte che potrebbero essere potenzialmente pericolose per specie. Le mosche hanno osservato i comportamenti e le scelte dei due robot di fronte a dei dischi colorati che fungevano da surrogato di due fiori usati generalmente per alimentarsi. Nella fase successiva, quando i robot non erano più presenti, i ricercatori hanno notato che le mosche tendevano a riprodurre e imitare i comportamenti del robot conspecifico.
“Il nostro studio dimostra – spiega Donato Romano, ricercatore dell’Istituto di BioRobotica e primo autore della ricerca – come le mosche abbiano imparato non dalla loro esperienza, ma osservando un altro organismo, adottando quindi principi di social learning”.
Oltre a Donato Romano, lo studio ha coinvolto Cesare Stefanini, Professore Associato dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna, e Giovanni Benelli, ricercatore dell’Università di Pisa. Dai dati raccolti, le mosche tendono a seguire l’esempio del sistema robotico conspecifico (segno di scelta conveniente per la conservazione della specie) ed evitano la scelta fatta dal robot predatore (scelta potenzialmente pericolosa). Quando invece entrambi i robot compivano la stessa scelta, le mosche facevano prevalere la propria esperienza sull’informazione “sociale”.
“Da un punto di vista ingegneristico – continua Donato Romano - il riuscire ad “editare” il comportamento di organismi viventi grazie all’interazione con interfacce robotiche (quindi con tecniche non invasive ma collaborative) darebbe la possibilità di sviluppare sistemi bioibridi che prendono il meglio dal mondo biologico e da quello tecnologico”.
Cancro: predizioni personalizzate con un prelievo di sangue
Mentre l'evoluzione generale della malattia oncologica può essere prevista in base alle statistiche, il suo sviluppo nel singolo paziente deriva da fattori genetici ed eventi casuali specifici che ne definiscono la prognosi e le opzioni terapeutiche. Nella ricerca di biomarker-marcatori che ne possano predire più precocemente il decorso, l’analisi del genoma del tumore – la sede di tutta l’informazione che ne definisce le caratteristiche fisiologiche - finora si è dimostrata problematica a causa della difficoltà di ottenere tessuto tumorale per le analisi.
Grazie alla collaborazione tra l’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ifc), l’Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica (Ispro), l’Università di Pisa (Unipi), l’Università di Firenze (Unifi) e l’Azienda ospedaliero universitaria pisana (Aoup) è stato messo a punto un innovativo metodo per il monitoraggio di pazienti oncologici mediante sequenziamento di terza generazione. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Molecular Cancer.
“L’approccio adottato si basa sulla biopsia liquida: si parte da un prelievo di sangue per isolare il DNA circolante, un DNA molto danneggiato, caratterizzato da frammenti piccoli, derivante per lo più dalla morte delle cellule sane ma, nei pazienti oncologici, anche dalla morte delle cellule tumorali”, spiega Silvo Conticello del Cnr-Ifc e dell’Ispro, coordinatore dello studio. “La frazione di quest’ultima componente è molto variabile e dipende dallo stato del tumore: limitata nei tumori primari e dopo la terapia, aumenta esponenzialmente in seguito allo sviluppo di metastasi. Nella nuova metodica, dopo aver purificato il DNA circolante dal plasma dei pazienti, si procede direttamente a sequenziarlo mediante tecnologia Nanopore”.
Nel sequenziamento Nanopore i filamenti di DNA vengono spinti attraverso dei nano-pori su una membrana: il passaggio delle basi che compongono il DNA (Adenina, Citosina, Guanina, Timina) attraverso il poro induce un’alterazione del segnale elettrico che viene poi decodificato per ottenere la sequenza dei diversi frammenti di DNA. Questo permette di contare il numero di frammenti di DNA presenti in ogni punto del genoma.
Il profilo genomico di campioni ottenuti da un paziente con tumore (sopra) e da un donatore sano (sotto). La linea rossa indica il numero di copie per ciascun cromosoma: i valori superiori allo zero indicano l'amplificazione di una data regione cromosomica, quelli inferiori indicano invece la perdita di porzioni di cromosoma.
“Calcolando il loro eccesso o difetto rispetto alla media, possiamo identificare le regioni del genoma dove sono presenti alterazioni nel numero di copie. Queste alterazioni sono associate allo sviluppo e alla progressione tumorale. L’essere in grado di profilare il tumore può dare indicazioni per il singolo paziente, in un’ottica di medicina personalizzata, per un’accurata classificazione dei tumori, poter scegliere la strategia terapeutica più adatta e per seguire il decorso della malattia nel tempo”, prosegue Conticello. “Il nostro approccio può rappresentare una soluzione a diversi problemi, grazie alla facilità della metodica, perché consente di ottenere risultati in poche ore e di ridurre i costi necessari per poter avviare un sequenziamento (un sequenziatore nanopore costa ~1.000 euro, il prezzo degli altri sequenziatori va dagli 80.000 euro in su)”.
“Utilizzando un protocollo semplificato, questa metodica permetterà finalmente di portare questo tipo di analisi nella pratica clinica e di poterla effettuare anche nelle strutture ospedaliere più piccole”, conferma Filippo Martignano di Ispro, che ha ideato lo studio, cui hanno partecipato le unità di ricerca di Alberto Magi di Unifi, Marzia Del Re di Unipi e Iacopo Petrini dell’Azienda Ospedaliero Universitaria pisana (Aoup). “Sarà inoltre possibile accedere all’informazione epigenetica: ossia quella serie di istruzioni che le cellule - incluso quelle tumorali - aggiungono all’informazione genetica, per esempio per attivare o disattivare parti del genoma. Quest’informazione, incrociata con quella relativa alle alterazioni cromosomiche, permetterà una caratterizzazione ancora più approfondita”.
Al via il corso “Samsung Innovation Campus - Smart Things Edition 2020/2021”
Prosegue la collaborazione tra Università di Pisa e Samsung Electronics Italia per dare vita a un nuovo progetto, questa volta dedicato agli studenti dei corsi di laurea triennale dei Dipartimenti di Informatica e di Ingegneria dell’Informazione che potranno così integrare le conoscenze acquisite durante il percorso universitario.
“Dopo il successo di Samsung Innovation Camp, siamo felici di rinnovare la collaborazione con l'Università di Pisa coinvolgendo alcuni dei loro migliori studenti nel percorso SmartThings – ha dichiarato Anastasia Buda, Corporate Citizenship Manager, Samsung Electronics Italia – SmartThings è un progetto di responsabilità sociale fortemente voluto dall'Head Quarter della nostra azienda. Un percorso che permetterà a questi giovani studenti e studentesse di acquisire competenze digitali avanzate su temi come l’Internet of Things applicato al mercato dei prodotti Consumer Electronics, potenziando al contempo le capacità di ideazione, gestione progettuale e problem solving, le cosiddette soft skills, ovvero quelle capacità altrettanto rilevanti per diventare professionisti preparati ad affrontare le sfide future".
“Alla selezione hanno partecipato 44 studenti degli ultimi anni dei corsi di studio e dopo la valutazione delle carriere e il superamento di un test scritto molto selettivo, sono risultati idonei 29 candidati, di cui 25 sono stati ammessi ufficialmente al corso” – ha commentato Rossano Massai, prorettore per gli studenti dell’Università di Pisa e referente del progetto – “Il progetto, nato dalle precedenti esperienze con Samsung Electronics Italia e con il contributo del prorettore per l’Informatica, professor Paolo Ferragina, è stato reso possibile grazie alla collaborazione dei docenti dei due dipartimenti che sono stati coordinati dal professor Enzo Mingozzi di Ingegneria dell’Informazione e dal professor Giuseppe Prencipe di Informatica.
“Questa iniziativa avvicina i nostri studenti a un tema rilevante nell’ambito dell’innovazione industriale e sociale, quale appunto quello dell’Intelligenza Artificiale, della Cybersecurity e delle Smart Things, per di più con un partner d’eccezione come Samsung” – ha dichiarato il professor Paolo Ferragina – “Il corso costituirà anche un modo indiretto per fare orientamento tra le varie offerte formative magistrali della nostra Università, presentando ai nostri studenti dei temi avanzati che poi potranno approfondire nelle nostre lauree magistrali”.
“Siamo felici di collaborare per questo importante progetto di formazione integrativa per gli studenti universitari selezionati, con Samsung Electronics e l’Università di Pisa dimostrando la forte sinergia instaurata con entrambi” – ha commentato Patrizia Alma Pacini, presidente dell’Unione industriale Pisana – “Il nostro contributo sarà quello di calare gli studenti nella vita aziendale applicando le tecnologie studiate, mostrando allo stesso tempo le aziende altamente tecnologiche del nostro territorio.”
Gli studenti selezionati avranno a disposizione una piattaforma di e-learning, messa a disposizione da Samsung, e inoltre seguiranno un ciclo di lezioni, che si svolgeranno a distanza, tenute da docenti dei due dipartimenti, esperti nelle materie oggetto del corso, e da manager ed esperti informatici di Samsung. Le lezioni si concluderanno a fine maggio con l’assegnazione di alcuni Project Work da sviluppare in un periodo di 80 ore in gruppi di 2-3 componenti, che saranno poi valutati da una commissione composta da tecnici Samsung e docenti dell’Ateneo. Alla fine di tutto il percorso saranno individuati i migliori 5 studenti cui Samsung assegnerà un premio dell’importo lordo di 1.875 euro.
L’organizzazione è a cura del Career Service dell’Università di Pisa.
Informazioni: www.unipi.it/careerservice/smartthings, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Elezioni del Rettore dell'Università di Firenze
Le elezioni del Rettore dell'Università di Firenze per gli anni accademici 2021 - 2027 sono indette con decreto del decano2 marzo 2021, n. 340.
Le elezioni si svolgeranno secondo il calendario
1° votazione
- 3 e 4 giugno 2021
eventuale 2° votazione
- 10 e 11 giugno 2021
eventuale ballottaggio
- 17 e 18 giugno 2021
Elettori
Il Rettore è eletto da un corpo elettorale composto da:
- i professori di ruolo in servizio presso l’Università degli Studi di Firenze
- i ricercatori a tempo indeterminato in servizio presso l’Università degli Studi di Firenze
- i ricercatori a tempo determinato in servizio presso l’Università degli Studi di Firenze
- i rappresentanti degli studenti nel Consiglio di Amministrazione, nel Senato Accademico, nel Nucleo di Valutazione, nei Consigli dei Dipartimenti e delle Scuole
- i rappresentanti del personale tecnico-amministrativo, dei lettori e collaboratori esperti
linguistici, nel Senato e nel Consiglio di Amministrazione - il personale tecnico-amministrativo, Dirigenti, i lettori e collaboratori esperti linguistici, i cui voti saranno computati nella misura del 25% di quelli espressi per ciascun candidato, arrotondati per eccesso. E’ escluso dal computo il personale di cui al punto precedente.
Elettorato passivo
Sono eleggibili i professori ordinari a tempo pieno in servizio presso le Università italiane che assicurino una permanenza in servizio per un numero di anni almeno pari alla durata del mandato.
Qualora risulti eletto un Professore appartenente ad altro Ateneo, l’elezione si configura anche come chiamata e concomitante trasferimento dell’eletto nell’organico dei Professori dell’Università di Firenze.
Possono candidarsi anche coloro che si trovino in regime di tempo definito a condizione che contestualmente alla candidatura si impegnino per iscritto, se eletti, ad optare per il tempo pieno per l’intera durata del mandato.
Per il candidato che versi nelle situazioni di incompatibilità previste dallo Statuto di Ateneo e dalla legge, la candidatura costituisce impegno ad optare per la carica di Rettore.
- Elettorato passivo dei professori dell'Università di Firenze (pdf)
Candidature
Modalità di presentazione delle candidature
- Modulo per la sottoscrizione della candidatura (xls)
- Modulo per la presentazione della candidatura (rtf - pdf)
- Codice etico - Dichiarazione (rtf - pdf)
Normativa
- Statuto dell'Università di Firenze (art. 11)
- Regolamento Generale di Ateneo (titolo II - capo I)
- Disciplina straordinaria e provvisoria circa le modalità di voto per la elezione del Rettore per il sessennio 2021 - 2027 (pdf)
Il professor Pasqualino Albi nominato esperto giuridico del Ministro Orlando
Dall’Università di Pisa al Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Nuovo incarico per il professor Pasqualino Albi, che il Ministro Andrea Orlando ha voluto al suo fianco in veste di esperto giuridico.
«Questa nomina ci riempie d’orgoglio – ha commentato il Rettore dell’Università di Pisa, Paolo Mancarella – Con Pasqualino Albi ci conosciamo molto bene. È persona che stimo moltissimo e un esperto di grande valore. Sono convinto che saprà dare un contributo significativo per affrontare le sfide che il nostro Paese ha davanti nel campo del lavoro e delle politiche sociali. Due tematiche rese ancor più delicate dall’attuale situazione. Gli faccio i miei più sentiti auguri per questo suo nuovo incarico».
Allievo di Giuseppe Pera e Professore Ordinario di Diritto del Lavoro del Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università di Pisa, Pasqualino Albi già in passato ha ricoperto importanti cariche istituzionali: tra il 2013 e il 2014 è stato consigliere del Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca per lo studio e l’analisi dello statuto giuridico e dei rapporti di lavoro del personale del medesimo Dicastero.
In tempi più recenti ha fatto parte delle Commissioni, istituite dal Ministro della Giustizia, per l’elaborazione di proposte di interventi di riforma, la ricognizione e il riordino della disciplina delle procedure concorsuali e per la successiva elaborazione del relativo decreto legislativo di riforma.
Vincitore del premio Massimo D'Antona 2009 per la migliore monografia scientifica in materia di diritto del lavoro, il prof. Albi nella sua carriera ha partecipato a vari progetti di ricerca scientifica nazionale ed è autore di circa centocinquanta pubblicazioni in materia di diritto del lavoro. Attualmente è Condirettore del Commentario alle leggi sul lavoro (Cedam, VI edizione, 2018) e Membro del Consiglio direttivo del Master in Gestione della Crisi di Impresa dell’Università di Pisa.
Socio dell'Associazione Italiana di Diritto del Lavoro e della Sicurezza Sociale – AIDLASS – e dell'Associazione dei Giuslavoristi Italiani – AGI, dove ha ricoperto anche il ruolo di membro del comitato scientifico, il professor Pasqualino Albi svolge anche l’attività professionale di avvocato e si occupa in via esclusiva di diritto del lavoro, diritto sindacale, diritto della previdenza sociale.
La Costituzione italiana si fa smart con "Smart EduCost", la nuova app dell'Università di Pisa
Sarà lanciata mercoledì 17 marzo, nella data che ricorda il 160° anniversario dell'Unità d'Italia, la nuova app "Smart EduCost" che l'Università di Pisa dedica agli studenti delle scuole superiori e ai docenti impegnati nell'insegnamento dell'educazione civica. L'applicazione, disponibile in modo gratuito su AppleStore e PlayStore, rappresenta un vero e proprio percorso di educazione alla cittadinanza attiva e responsabile, al tempo stesso rigoroso e coinvolgente. I ragazzi potranno approfondire la conoscenza della Costituzione italiana giocando con numeri, concetti logico-matematici e parole, e si potranno esercitare con quiz e domande sfidando amici e compagni di classe sulle competenze civiche acquisite.
La presentazione dell'app, alle ore 15,45, sarà trasmessa in diretta su YouTube (https://www.youtube.com/watch?v=KSkpWCb61Xo) e sul canale Facebook dell'Università di Pisa. Con il coordinamento della giornalista Gianna Fregonara del "Corriere della Sera", interverranno il rettore Paolo Maria Mancarella, l'assessora all'Istruzione della Regione Toscana, Alessandra Nardini, il dirigente dell'Ufficio Scolastico Regionale - Ufficio X Ambito Territoriale di Pisa, Fabio Pagliazzi, l'ideatore dell'app e responsabile scientifico del Laboratorio di Cultura Costituzionale dell'Ateneo pisano, Saulle Panizza.
In questo ambito sarà anche mostrato in anteprima il video illustrativo dell'app, che è arricchito dal sottofondo musicale tratto dal brano "Italia è" di Claudio Baglioni, il cui utilizzo è stato concesso a titolo completamente gratuito a testimonianza dell'attenzione dell'artista per questo tipo di attività.
L'idea di realizzare l'app "Smart EduCost" è nata all'interno delle attività del laboratorio di Cultura Costituzionale dell'Università di Pisa (http://culturacostituzionale.sp.unipi.it/) e trae spunto dalla pubblicazione del volume "Tutti i numeri della Costituzione. Analisi logico-matematica della Carta fondamentale", pubblicato a fine 2019 dalla Pisa University Press. Con una prospettiva originale, il volume prova a ricostruire con organicità il sistema di numeri e, più in generale, di concetti logico-matematici che contraddistinguono la nostra Costituzione, a partire dalla struttura e dalla distribuzione degli articoli: evidenziare in maniera sistematica questi intrecci e ricorrenze rappresenta un modo nuovo di avvicinarsi al testo, adatto anche a chi si sente meno portato per un approccio umanistico. L'interesse suscitato dal libro ha suggerito di sviluppare quella prospettiva anche attraverso una applicazione informatica, realizzando uno strumento innovativo e gratuito a supporto dell'attività didattica e di grande utilità sia per giovani studenti che per insegnanti.
Vite e vino: dalla ricerca arriva l'"atlante delle parentele dei vitigni italiani"
"Sangiovese" e "Visparola" sono i capostipiti della famiglia dei vitigni italiani: lo rivela uno studio genetico del germoplasma viticolo svolto da otto istituzioni scientifiche e pubblicato sulla rivista internazionale "Frontiers in Plant Science", a cui ha partecipato anche Claudio D'Onofrio, professore al Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa, primo autore dell'articolo. Indagando i profili genetici di centinaia di varietà conservate nelle collezioni italiane e internazionali, lo studio ha permesso di delineare un atlante delle parentele dei vitigni italiani.
Lo studio parte dall'idea che un contributo alla valorizzazione del patrimonio viticolo passi anche attraverso la possibilità di riconoscere e descrivere in modo univoco i diversi vitigni, valutare le parentele tra loro esistenti e individuare i tipi ancestrali, cioè i capostipiti. Nello specifico, sono stati individuati vitigni omonimi e sinonimi, si sono confermati o rigettati rapporti di parentela già ipotizzati e, infine, sono emerse molte nuove relazioni genetiche del tipo genitore-figlio.
"È emerso come il germoplasma tradizionale italiano discenda, in buona parte, da pochi vitigni primari, alcuni dei quali hanno impresso la loro impronta genetica in aree geografiche specifiche, mentre altri hanno esteso la loro impronta a tutto il territorio nazionale – spiega il professor D'Onofrio – Ne sono esempi lo "Strinto porcino", insieme al suo discendente "Sangiovese", il "Mantonico bianco" e l'"Aglianico", principali capostipiti dei vitigni meridionali; "Visparola", "Garganega" e "Bombino bianco", che hanno lasciato la loro maggiore impronta genetica nell'Italia Centrale; "Termarina (Sciaccarello)" "Orsolina" e "Uva Tosca", capostipiti di numerose varietà locali diffuse nell'Italia nord-occidentale e centrale".
La ricostruzione dei pedigree ha poi evidenziato in particolare la centralità nell'origine del germoplasma italiano della "Visparola", un vitigno per il quale si può ipotizzare una migrazione dal Sud verso il Nord Italia lungo il versante orientale, così come del "Sangiovese", migrato verosimilmente dal Sud al Centro Italia lungo il versante occidentale.
Il mondo viti-vinicolo italiano ha ora a disposizione un importante strumento genetico dalle numerose ricadute applicative: "È utile per la propagazione e la scelta dei vitigni, che sono ora dotati di un passaporto molecolare che li individua in modo univoco, risolvendo omonimie e sinonimie e assicurando un controllo varietale certo – continua D'Onofrio – mette a disposizione del miglioramento genetico dettagliate informazioni genotipiche e serve ai produttori per valorizzare e difendere i vini tradizionali, che sono l'eccellenza del territorio con un impatto significativo a livello locale. Infatti, aggiungere al terroir il fascino della storia costituisce un importante volano di sviluppo e un ulteriore elemento di riconoscibilità e caratterizzazione del prodotto".
La ricerca finanziata dal Mipaaf (progetto VIGNETO - Viticultural Characterization of the main Italian Grape Varieties and their Terroir) e da Fondazione AGER (progetto "An Italian Vitis database with multidisciplinary approach, for exploitation and valorization of the regional genotypes") è stata svolta da: CREA, con i Centri di ricerca di Genomica e Bioinformatica (V. Terzi, C. Morcia, G. Tumino) e di Viticoltura ed Enologia (M. Gardiman, M. Crespan); Università di Pisa, Scienze agrarie, Alimentari e Agro-ambientali (C. D'Onofrio); Università di Modena e Reggio Emilia, Scienze della Vita (C. Bignami); Università di Foggia, Scienze Agrarie, Alimenti, Risorse Naturali, Ingegneria (L. de Palma); Università di Palermo, Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali (M.G. Barbagallo); Università della Tuscia, Viterbo, Scienze Agrarie e Forestali (M. Muganu); Università di Torino, Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (V. Novello); CNR, Torino, Istituto Protezione Sostenibile delle Piante (A. Schneider).
Vite e vino: dalla ricerca arriva l’“atlante delle parentele dei vitigni italiani”
“Sangiovese” e “Visparola” sono i capostipiti della famiglia dei vitigni italiani: lo rivela uno studio genetico del germoplasma viticolo svolto da otto istituzioni scientifiche e pubblicato sulla rivista internazionale “Frontiers in Plant Science”, a cui ha partecipato anche Claudio D’Onofrio, professore al Dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’Università di Pisa, primo autore dell’articolo. Indagando i profili genetici di centinaia di varietà conservate nelle collezioni italiane e internazionali, lo studio ha permesso di delineare un atlante delle parentele dei vitigni italiani.
Lo studio parte dall’idea che un contributo alla valorizzazione del patrimonio viticolo passi anche attraverso la possibilità di riconoscere e descrivere in modo univoco i diversi vitigni, valutare le parentele tra loro esistenti e individuare i tipi ancestrali, cioè i capostipiti. Nello specifico, sono stati individuati vitigni omonimi e sinonimi, si sono confermati o rigettati rapporti di parentela già ipotizzati e, infine, sono emerse molte nuove relazioni genetiche del tipo genitore-figlio.
“È emerso come il germoplasma tradizionale italiano discenda, in buona parte, da pochi vitigni primari, alcuni dei quali hanno impresso la loro impronta genetica in aree geografiche specifiche, mentre altri hanno esteso la loro impronta a tutto il territorio nazionale – spiega il professor D’Onofrio – Ne sono esempi lo “Strinto porcino”, insieme al suo discendente “Sangiovese”, il “Mantonico bianco” e l’”Aglianico”, principali capostipiti dei vitigni meridionali; “Visparola”, “Garganega” e “Bombino bianco”, che hanno lasciato la loro maggiore impronta genetica nell’Italia Centrale; “Termarina (Sciaccarello)” “Orsolina” e “Uva Tosca”, capostipiti di numerose varietà locali diffuse nell’Italia Nord-Occidentale e Centrale”.
La ricostruzione dei pedigree ha poi evidenziato in particolare la centralità nell’origine del germoplasma italiano della “Visparola”, un vitigno per il quale si può ipotizzare una migrazione dal Sud verso il Nord Italia lungo il versante orientale, così come del “Sangiovese”, migrato verosimilmente dal Sud al Centro Italia lungo il versante occidentale.
Il mondo viti-vinicolo italiano ha ora a disposizione un importante strumento genetico dalle numerose ricadute applicative: “È utile per la propagazione e la scelta dei vitigni, che sono ora dotati di un passaporto molecolare che li individua in modo univoco, risolvendo omonimie e sinonimie e assicurando un controllo varietale certo – continua D’Onofrio – mette a disposizione del miglioramento genetico dettagliate informazioni genotipiche e serve ai produttori per valorizzare e difendere i vini tradizionali, che sono l’eccellenza del territorio con un impatto significativo a livello locale. Infatti, aggiungere al terroir il fascino della storia costituisce un importante volano di sviluppo e un ulteriore elemento di riconoscibilità e caratterizzazione del prodotto”.
La ricerca finanziata dal Mipaaf (progetto VIGNETO - Viticultural Characterization of the main Italian Grape Varieties and their Terroir) e da Fondazione AGER (progetto “An Italian Vitis database with multidisciplinary approach, for exploitation and valorization of the regional genotypes”) è stata svolta da: CREA, con i Centri di ricerca di Genomica e Bioinformatica (V. Terzi, C. Morcia, G. Tumino) e di Viticoltura ed Enologia (M. Gardiman, M. Crespan); Università di Pisa, Scienze agrarie, Alimentari e Agro-ambientali (C. D’Onofrio); Università di Modena e Reggio Emilia, Scienze della Vita (C. Bignami); Università di Foggia, Scienze Agrarie, Alimenti, Risorse Naturali, Ingegneria (L. de Palma); Università di Palermo, Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali (M.G. Barbagallo); Università della Tuscia, Viterbo, Scienze Agrarie e Forestali (M. Muganu); Università di Torino, Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (V. Novello); CNR, Torino, Istituto Protezione Sostenibile delle Piante (A. Schneider).