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telethon.pngLa Fondazione Telethon ha finanziato un progetto per lo studio delle ceroidolipofuscinosi neuronali, delle rare malattie ereditarie che causano epilessia, perdita della vista, disabilità cognitiva e demenza, anche in età pediatrica. La ricerca sarà coordinata dalla dottoressa Maria Marchese dell’IRCSS Fondazione Stella Maris di Pisa con la collaborazione della professoressa Simona Rapposelli dell’Università di Pisa e il professore Gian Michele Ratto dell'Istituto Nanoscienze del Consiglio nazionale delle ricerche e Scuola Normale di Pisa.

In particolare l’équipe di Simona Rapposelli del dipartimento di Farmacia si occuperà di sviluppare possibili terapie e di valutare gli effetti di nuovi farmaci, cioè di nuove molecole che saranno sintetizzate ad hoc.

Il progetto è stato finanziato con oltre 300mila euro sino al 2024 ed è stato inoltre selezionato per il Telethon Career Award. Questo ulteriore riconoscimento eroga il salario del ricercatore vincitore per tutta la durata del progetto con una cifra pari a circa 40mila euro l’anno.

giulia-casarosa.jpegGiulia Casarosa, ricercatrice in Fisica presso l'Università di Pisa e l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), ha vinto il premio "Belle II Achievement Award", assegnato annualmente a giovani ricercatori che hanno ottenuto risultati eccezionali in ambito tecnico nell'esperimento Belle II. Giulia (foto) ha ottenuto questo riconoscimento grazie al suo lavoro di sviluppo del software e studio delle prestazioni del rivelatore di vertice, realizzato in parte presso i laboratori del Dipartimento di Fisica e INFN di Pisa.

L'esperimento Belle II, formato da una collaborazione internazionale di circa mille ricercatori, raccoglie i dati prodotti dagli urti tra elettroni e positroni dell’acceleratore SuperKEKB, installato nel laboratorio KEK a Tsukuba, vicino a Tokyo. Il rivelatore di vertice è cruciale per l'ampio programma di fisica dell'esperimento, in particolare per la tracciatura delle particelle cariche e in generale per la ricostruzione delle particelle a basso impulso.

Giulia Casarosa si è laureata in Fisica all'Università di Pisa e ha poi conseguito il titolo di dottore di ricerca nello stesso Ateneo. Ha proseguito la sua carriera prima a Pisa come assegnista di ricerca e poi all'università Johannes Gutenberg di Mainz con una borsa di ricerca del Humboldt Research Fellowship Programme, per poi tornare a Pisa come ricercatrice.

Giulia Casarosa, ricercatrice in Fisica presso l'Università di Pisa e l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, ha vinto il premio "Belle II Achievement Award", assegnato annualmente a giovani ricercatori che hanno ottenuto risultati eccezionali in ambito tecnico nell'esperimento Belle II. Giulia ha ottenuto questo riconoscimento grazie al suo lavoro di sviluppo del software e studio delle prestazioni del rivelatore di vertice, realizzato in parte presso i laboratori del Dipartimento di Fisica e INFN di Pisa.
L'esperimento Belle II, formato da una collaborazione internazionale di circa mille ricercatori, raccoglie i dati prodotti dagli urti tra elettroni e positroni dell’acceleratore SuperKEKB, installato nel laboratorio KEK a Tsukuba, vicino a Tokyo. Il rivelatore di vertice è cruciale per l'ampio programma di fisica dell'esperimento, in particolare per la tracciatura delle particelle cariche e in generale per la ricostruzione delle particelle a basso impulso.
Giulia Casarosa si è laureata in Fisica all'Università di Pisa e ha poi conseguito il titolo di dottore di ricerca nello stesso Ateneo. Ha proseguito la sua carriera prima a Pisa come assegnista di ricerca e poi all'università Johannes Gutenberg di Mainz con una borsa di ricerca del Humboldt Research Fellowship Programme, per poi tornare a Pisa come ricercatrice.

L’asimmetria dentale ha effetti sulle aree del cervello associate alla memoria e può causare malattie legate a deficit cognitivi come la demenza. La scoperta arriva da uno studio pubblicato sulla rivista del gruppo Nature “Scientific Reports” e condotto da un gruppo di ricercatori dei dipartimenti di “Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia” e “Scienze Veterinarie” dell’Università di Pisa e dal Dr. Vincenzo De Cicco, medico odontoiatra di Pescara, promotore di approcci innovativi nel campo degli interventi protesici.


“I risultati della ricerca indicano che il movimento della mandibola e il contatto fra i denti possono influenzare l’attenzione, le funzioni cognitive e i processi plastici cerebrali” ha spiegato la dottoressa Maria Paola Tramonti Fantozzi, primo autore dell’articolo, nonché assegnista del Dipartimento di Ricerca Traslazionale. 


Secondo lo studio, l’asimmetria di denti e mandibole provocherebbe infatti una serie di asimmetrie a catena: muscoli più sviluppati e pupilla con diametro più grande da un lato sino alla modificazione unilaterale di alcuni geni associati alla memoria.


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Da sinistra, Diego Manzoni, Maria Paola Tramonti Fantozzi e Vincenzo De Cicco.

La sperimentazione alla base della ricerca è stata eseguita in volontari sani che, durante il morso, attivavano maggiormente i muscoli di un lato rispetto all’altro. Molti di essi non lamentavano disturbo durante il movimento della mandibola, ma tutti presentavano, oltre a questa asimmetria muscolare, anche un’asimmetria del diametro pupillare. I ricercatori hanno osservato che correggendo l’occlusione con un bite costruito ad hoc, si eliminavano sia l’asimmetria muscolare che quella delle pupille e che i soggetti miglioravano significativamente la performance nei test di abilità visuo-spaziale. Gli esperimenti condotti sui modelli animali hanno inoltre mostrato che la sezione unilaterale di alcune diramazioni nervose dentali produceva, nel giro di uno o due mesi, una modificazione asimmetrica dell’espressione di alcuni geni importanti per la regolazione della plasticità neuronale, a livello della corteccia cerebrale e dell’ippocampo, la zona del cervello associata alla memoria.

“L’asimmetria pupillare associata a quella muscolare ci fa pensare che le asimmetrie del nervo trigemino, quello che innerva gran parte della bocca, sbilancino l’attività dei sistemi che regolano il diametro pupillare e l’eccitabilità del cervello, creando un’asimmetria a livello degli emisferi cerebrali, che peggiora la prestazione cognitiva – ha detto la dottoressa Tramonti Fantozzi - Inoltre, le modificazioni a lungo termine nei geni che regolano la plasticità neuronale indicano che le disfunzioni trigeminali potrebbero peggiorare nel tempo la nostra memoria e le nostre capacità intellettuali, con potenziali applicazioni anche alle patologie neurodegenerative”.

 “Questo lavoro testimonia il ruolo importante che l’Università può giocare nella società moderna - ha concluso il professore Diego Manzoni dell’Ateneo pisano coordinatore del gruppo di ricerca interdipartimentale – ovvero mettere a fuoco le domande che nascono dalle molteplici attività umane come in questo caso dalla pratica clinica dell’amico e collega dentista Dr. De Cicco, così da trovare risposte per aumentare la nostra capacità di comprendere la realtà e di migliorarla”.

 

 

L’asimmetria dentale ha effetti sulle aree del cervello associate alla memoria e può causare malattie legate a deficit cognitivi come la demenza. La scoperta arriva da uno studio pubblicato sulla rivista del gruppo Nature “Scientific Reports” e condotto da un gruppo di ricercatori dei dipartimenti di “Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia” e “Scienze Veterinarie” dell’Università di Pisa e dal Dr. Vincenzo De Cicco, medico odontoiatra di Pescara, promotore di approcci innovativi nel campo degli interventi protesici.


“I risultati della ricerca indicano che il movimento della mandibola e il contatto fra i denti possono influenzare l’attenzione, le funzioni cognitive e i processi plastici cerebrali” ha spiegato la dottoressa Maria Paola Tramonti Fantozzi, primo autore dell’articolo, nonché assegnista del Dipartimento di Ricerca Traslazionale. 


Secondo lo studio, l’asimmetria di denti e mandibole provocherebbe infatti una serie di asimmetrie a catena: muscoli più sviluppati e pupilla con diametro più grande da un lato sino alla modificazione unilaterale di alcuni geni associati alla memoria.


La sperimentazione alla base della ricerca è stata eseguita in volontari sani che, durante il morso, attivavano maggiormente i muscoli di un lato rispetto all’altro. Molti di essi non lamentavano disturbo durante il movimento della mandibola, ma tutti presentavano, oltre a questa asimmetria muscolare, anche un’asimmetria del diametro pupillare. I ricercatori hanno osservato che correggendo l’occlusione con un bite costruito ad hoc, si eliminavano sia l’asimmetria muscolare che quella delle pupille e che i soggetti miglioravano significativamente la performance nei test di abilità visuo-spaziale. Gli esperimenti condotti sui modelli animali hanno inoltre mostrato che la sezione unilaterale di alcune diramazioni nervose dentali produceva, nel giro di uno o due mesi, una modificazione asimmetrica dell’espressione di alcuni geni importanti per la regolazione della plasticità neuronale, a livello della corteccia cerebrale e dell’ippocampo, la zona del cervello associata alla memoria.

“L’asimmetria pupillare associata a quella muscolare ci fa pensare che le asimmetrie del nervo trigemino, quello che innerva gran parte della bocca, sbilancino l’attività dei sistemi che regolano il diametro pupillare e l’eccitabilità del cervello, creando un’asimmetria a livello degli emisferi cerebrali, che peggiora la prestazione cognitiva – ha detto la dottoressa Tramonti Fantozzi - Inoltre, le modificazioni a lungo termine nei geni che regolano la plasticità neuronale indicano che le disfunzioni trigeminali potrebbero peggiorare nel tempo la nostra memoria e le nostre capacità intellettuali, con potenziali applicazioni anche alle patologie neurodegenerative”.

 

“Questo lavoro testimonia il ruolo importante che l’Università può giocare nella società moderna - ha concluso il professore Diego Manzoni dell’Ateneo pisano coordinatore del gruppo di ricerca interdipartimentale – ovvero mettere a fuoco le domande che nascono dalle molteplici attività umane come in questo caso dalla pratica clinica dell’amico e collega dentista Dr. De Cicco, così da trovare risposte per aumentare la nostra capacità di comprendere la realtà e di migliorarla”.

 

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