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I dati sui progetti di ricerca europei vinti dall’Università di Pisa nel corso del 2020 confermano i buoni risultati già registrati negli ultimi tre anni. 

I progetti di ricerca europei vinti dall’Università di Pisa sono 206 (nell’arco temporale dell’ultima programmazione settennale europea, ovvero dal 2014 al 2020), per un contributo europeo complessivo pari a 68,3 milioni di euro: soltanto nel 2020 sono stati vinti 43 nuovi progetti europei di ricerca, di cui 39 nell’ambito di Horizon 2020 e 4 in ulteriori programmi europei, per un finanziamento complessivo di 13,4 milioni di euro nel 2020

 

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La performance del 2020 è sicuramente condizionata dal numero ridotto di call disponibili sui vari programmi di finanziamento europei essendo stato, il 2020, l’ultimo anno della programmazione europea (2014-2020): le call Horizon 2020 sono state infatti 167 nel 2018, 155 nel 2019 e soltanto 98 nel 2020, con una notevole riduzione di opportunità non soltanto numerica ed in termini di entità di finanziamenti disponibili, ma anche di ambiti scientifici nei quali presentare proposte progettuali.

La medesima situazione di un ridotto numero di call aperte nel corso del 2020 si è presentata anche per la gran parte degli altri programmi europei la cui programmazione si chiudeva nel 2020 (es. LIFE, IMI2 ecc.).

Date tali oggettive limitazioni di contesto, il nostro Ateneo ha fatto registrare una buona performance complessiva. 

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Guardando al principale programma europeo per la ricerca, Horizon 2020, il tasso di successo dell’Università di Pisa (n° progetti finanziati/n° proposte presentate), rispetto al 2019 sale dal 18,5% nel 2019 al 19,6% nel 2020, nonostante il numero di call aperte nel corso del 2020 sia stato inferiore di oltre un terzo rispetto a quelle aperte nel 2019:

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Pur considerando che sono ancora in corso di valutazione diverse proposte progettuali presentate da UNIPI con le ultime call di Horizon 2020 (la più significativa delle quali è la call sul Green Deal che è scaduta lo scorso 26 gennaio e che vede il nostro Ateneo impegnato in più proposte), si può considerare pressoché conclusa la programmazione di Horizon 2020, consentendoci di fare un primo confronto tra la “performance” del nostro Ateneo in questi ultimi sette anni di Horizon 2020 (2014-2020) e nel precedente settennio di programmazione europea, il Seventh Framework Programme – FP7 (2007-2013)

Da tale confronto emerge una forte crescita della capacità di UNIPI di competere sulla scena europea, anche in qualità di ente coordinatore, ottenendo sempre maggiori finanziamenti competitivi ed innalzando il livello di eccellenza della ricerca: durante i sette anni del programma Horizon 2020 (2014-2020) 187 progetti europei di ricerca sono stati vinti da UNIPI, contro i 157 vinti nel Settimo Programma Quadro (2007-2013), per un finanziamento europeo di circa 64 milioni di euro in Horizon 2020 contro i circa 50 milioni di euro del 7° Programma Quadro. 

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Altrettanto evidente è la crescita del numero di progetti finanziati come coordinatori, che sale in Horizon 2020 a 39, totalizzando ben 27 milioni di euro, contro i 27 progetti coordinati nel 7° Programma Quadro per circa 17 milioni di euro.

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Tra i progetti coordinati, sono quasi raddoppiati i prestigiosi finanziamenti dello European Research Council (ERC): ben 9 quelli conquistati in Horizon 2020, per un finanziamento complessivo di oltre 10 milioni di euro, contro i 5 ottenuti nel 7° Programma Quadro, per circa 6 milioni di euro:

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Il consolidarsi della capacità del nostro Ateneo di accrescere i finanziamenti e, soprattutto di coordinare progetti europei, rivestendo l’importante ruolo di guida di complessi partenariati e di gestione dei finanziamenti ottenuti, è stato possibile anche grazie all’impulso dato ai nostri docenti dalle misure di incentivazione e supporto alla progettazione europea attivate, dall’attuale governance di Ateneo, sin dal 2017. 

Un ruolo importante è stato senz’altro giocato da due delle misure attivate: 

  • BIHO, il Bando Incentivi di Ateneo Horizon e Oltre, che in 4 anni ha assegnato 93 contributi ai nostri docenti per un investimento dell’Ateneo di oltre 4,3 milioni di euro e che ha visto nel 2020 addirittura raddoppiati i contributi di 50.000 euro assegnati per l’Azione 2, ovvero destinati ai coordinatori di proposte progettuali che non sono state finanziate dalla Commissione europea per insufficienza di fondi, ma che sono state valutate come meritevoli del finanziamento, avendo superato la soglia di valutazione: 20 contributi per l’Azione 2 sono stati infatti assegnati nel 2020, contro i 9 assegnati nel 2019 – a dimostrazione del costante miglioramento della qualità delle proposte coordinate e per pochi punti non finanziate;
  • il servizio di supporto alla redazione di proposte progettuali, attivato dal 2018 presso la Direzione Servizi per la Ricerca e il Trasferimento Tecnologico, grazie al quale sono state individuate quasi 200 opportunità mirate di finanziamento per i nostri docenti e quasi 300 proposte progettuali sono state seguite e presentate. Ma soprattutto il 60% dei progetti europei finanziati all’Ateneo in qualità di ente coordinatore, nel triennio 2018-2020, sono stati presentati con il supporto del servizio. Con il 2021 il servizio sarà reso permanente; è in corso, infatti, la selezione per il reclutamento di personale a tempo indeterminato che sarà assunto con uno specifico profilo professionale, approvato ad hoc dal nostro Ateneo, primo in Italia, di tecnico per la progettazione di ricerca.

Queste, insieme alle ulteriori misure di incentivazione e supporto alla progettazione europea in campo (il bando Net4UNIPI per le reti europee, la chiamata diretta per i vincitori dei finanziamenti ERC, il cofinanziamento di un RTD-b per il dipartimento ed il settore scientifico-disciplinare del docente responsabile scientifico di un progetto coordinato a livello europeo), in forza dei risultati ottenuti e delle solide prospettive di miglioramento (soprattutto con riferimento al numero dei potenziali progetti da coordinare) saranno riconfermate nel 2021 e a seguire, offrendo in tal modo ai nostri docenti quel supporto di medio-lungo periodo che, strategicamente, consoliderà la capacità di competere ed eccellere nella ricerca sulla scena europea ed internazionale. 

La “sfida europea” continuerà nelle prossime settimane con l’avvio del nuovo programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione, Horizon Europe (2021-2027) e di altri programmi i d’interesse anche per la ricerca, quali, ad esempio, Digital Europe ed EU4Health. L’Ateneo, nel corso del 2020, ha partecipato attivamente alla complessa fase di gestazione di Horizon Europe, mettendo in campo azioni di intelligence presso le istituzioni europee ed i loro referenti, anche grazie al lavoro condotto dall’Associazione Tour4EU che sostiene presso l’UE gli interessi degli atenei toscani. L’Ateneo ha anche facilitato l’accesso alle bozze dei documenti di lavoro che già contengono le prossime call di Horizon Europe, mettendoli a disposizione dei docenti con un anticipo “competitivo”.

Alle misure di incentivazione e di supporto alla presentazione delle proposte di progetto, l’Ateneo affiancherà una capillare azione di informazione sulle opportunità della nuova programmazione europea e di sostegno alla gestione e rendicontazione dei progetti finanziati, con l’obiettivo non solo di incrementare i finanziamenti ma, in ultimo, di liberare le migliori energie e risorse della comunità accademica per fare ricerca.

 

Per approfondimenti

I progetti europei di ricerca dell’Università di Pisa

Gli ERC Grant vinti all’Università di Pisa

Il sostegno dell’Università di Pisa alla progettazione e al networking europei

Horizon Europe: il nuovo Programma Quadro europeo per la Ricerca e l'Innovazione

Milène Calvetti, che nel 2020 ha conseguito il dottorato in Fisica all’Università di Pisa, ha vinto il premio internazionale per la migliore tesi di dottorato dell’esperimento ATLAS al CERN di Ginevra, grazie a uno studio sulle proprietà del bosone di Higgs.
Milene Calvetti, 29 anni, originaria di Roma, si è laureata in Fisica all'Università di Pisa e ha poi seguito il corso di dottorato nell’Ateneo pisano svolgendo la sua tesi nell'ambito dell’esperimento ATLAS al laboratorio CERN di Ginevra. Nella sua tesi ha sviluppato un’analisi per studiare le caratteristiche del bosone di Higgs, la famosa particella scoperta nel 2012. Capire i dettagli di questa particella è al momento uno dei punti chiave per fare luce sui molti enigmi ancora aperti nella fisica delle particelle.
ATLAS è una grande collaborazione internazionale di circa duemila ricercatori da tutto il mondo e ogni anno vengono premiate le tesi di dottorato più rilevanti in questo campo di ricerca. Quest'anno sono state premiate otto tesi di dottorato, due italiane, due inglesi, due USA, una francese e una svizzera.
Al momento Milène è assegnista di ricerca presso l’Università di Pisa e cooperation associate al CERN, dove sta continuando a lavorare in ATLAS sul bosone di Higgs.

Il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi (Comune di Pisa, Università di Pisa) ricorda Maria Augusta Timpanaro Morelli e Sebastiano Timpanaro jr in un incontro in diretta streaming in programma venerdì 5 febbraio alle ore 16. L’incontro, oltre che sui canali social del Museo della Grafica, si potrà seguire nel canale YouTube e nella pagina Facebook di Mediaeventi (https://www.youtube.com/watch?v=rFu8x5LJIU0).
La figura di Maria Augusta Morelli Timpanaro è legata alla straordinaria collezione di opere di Sebastiano Timpanaro senior donata nel 1957 dalla moglie Maria Timpanaro Cardini e dal figlio Sebastiano Timpanaro junior all’Università di Pisa, che ha costituito il nucleo fondante del Gabinetto Disegni e Stampe, oggi conservato presso il Museo.
L’evento, realizzato in collaborazione con il Gabinetto di Lettura di Messina, editore della rivista “Il Maurolico”, prevede i saluti di Virginia Mancini (Presidente del Museo della Grafica), Lucia Tongiorgi Tomasi (Accademia dei Lincei), Chiara Bodei (Presidente del Sistema Museale di Ateneo) e Daniele Cianchi (Direttore della Biblioteca Universitaria di Pisa), e quindi gli interventi di Alessandro Tosi (Università di Pisa), Lucietta Di Paola Lo Castro (Università di Messina – Gabinetto di Lettura), Calogero Randazzo (Centro di Storia Patria dei Nebrodi) e Rosario Pintaudi (Università di Messina).

I rivelatori LIGO e Virgo dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo – EGO a Cascina (Pisa) hanno ricevuto la Milestone IEEE della scienza e della tecnologia per la scoperta delle onde gravitazionali.

Il programma Milestone Ieee è stato lanciato nel 1983 dall'Institute of Electrical and Electronics Engineers (Ieee) per celebrare i traguardi più significativi nella storia della scienza e della tecnologia nelle aree di interesse dell'Ieee. In Italia ad esempio sono stati premiati fino ad oggi invenzioni e scoperte di Alessandro Volta, Guglielmo Marconi, Enrico Fermi, Luigi Dadda, Antonio Pacinotti e Galileo Ferraris.

La cerimonia si è svolta il 3 febbraio 2021, come evento globale, durante il quale la sede italiana di EGO a Cascina si è collegata in diretta con le equivalenti sedi statunitensi a Livingston in Louisiana e ad Hanford nel stato di Washington.

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Un momento della cerimonia all’Osservatorio Gravitazionale Europeo – EGO a Cascina (Pisa)


“Siamo orgogliosi del contributo della scuola italiana alla scienza e all’ingegneria – ha dichiarato il professore Francesco Fidecaro dell’Università di Pisa, Spokesperson della Collaborazione Virgo negli anni della progettazione - Il conferimento della IEEE Milestone è il riconoscimento dello straordinario sforzo sostenuto per raggiungere un obiettivo considerato una utopia, la rivelazione delle onde gravitazionali ed è emozionante vedere Virgo aggiungersi ai nomi di straordinari scienziati italiani Da qui la via è tracciata verso uno strumento ancora più ambizioso, l'Einstein Telescope, che l’Italia si candida ad ospitare”.

“L’impresa scientifica della rivelazione delle onde gravitazionali e di Virgo è una storia straordinaria – ha detto Stavros Katsanevas, diretto dell’Osservatorio Gravitazionale Europeo – EGO - in cui la tenacia e lo spirito visionario di alcuni scienziati, come Adalberto Giazotto e Alain Brillet, hanno aperto un nuovo campo della conoscenza e hanno inaugurato una nuova era nell’osservazione del cosmo: una cosa che sembrava impossibile a molti. Del resto le stesse tecnologie che abbiamo inventato per rivelare l’eco delle fusioni di buchi neri o di stelle a milioni di anni luce dalla Terra possono avere delle applicazioni importanti per la società ad esempio per studiare i terremoti o i cambiamenti climatici. Così gli osservatori gravitazionali possono diventare antenne in ascolto dell’ambiente vicino a noi anziché del cosmo lontano”.

Alla cerimonia di conferimento dell’IEEE Milestone, oltre al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, erano presenti numerose autorità del territorio nonché autorevoli rappresentanti di università ed enti di ricerca fra cui Università di Pisa, Scuola Normale Superiore, Scuola Superiore Sant'Anna, INFN, CNR, INAF, INGV, IIT e GSSI.

Milène Calvetti, che nel 2020 ha conseguito il dottorato in Fisica all’Università di Pisa, ha vinto il premio internazionale per la migliore tesi di dottorato dell’esperimento ATLAS al CERN di Ginevra, grazie a uno studio sulle proprietà del bosone di Higgs. 

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Milene Calvetti, 29 anni, originaria di Roma, si è laureata in Fisica all'Università di Pisa e ha poi seguito il corso di dottorato nell’Ateneo pisano svolgendo la sua tesi nell'ambito dell’esperimento ATLAS al laboratorio CERN di Ginevra. Nella sua tesi ha sviluppato un’analisi per studiare le caratteristiche del bosone di Higgs, la famosa particella scoperta nel 2012. Capire i dettagli di questa particella è al momento uno dei punti chiave per fare luce sui molti enigmi ancora aperti nella fisica delle particelle.

ATLAS è una grande collaborazione internazionale di circa duemila ricercatori da tutto il mondo e ogni anno vengono premiate le tesi di dottorato più rilevanti in questo campo di ricerca. Quest'anno sono state premiate otto tesi di dottorato, due italiane, due inglesi, due USA, una francese e una svizzera.  

Al momento Milène è assegnista di ricerca presso l’Università di Pisa e cooperation associate al CERN, dove sta continuando a lavorare in ATLAS sul bosone di Higgs.

Stimola l’attività microbica del suolo e può influenzare la disponibilità degli elementi nutritivi per le piante, favorendo un uso più razionale dei fertilizzanti. Sono questi alcuni effetti del distillato di legno scoperti da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Soil Research”.

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Distillato di Legno

“E’ la prima volta che una ricerca cerca di valutare gli effetti del distillato di legno sul suolo – spiega il professore Roberto Cardelli del dipartimento Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’ateneo pisano– si tratta infatti di un prodotto ancora poco conosciuto, sia dal mondo accademico sia dal mercato, e sebbene il suo impiego in Italia sia consentito in agricoltura biologica in realtà è usato soprattutto in Asia direttamente sulle piante con varie funzioni da biostimolante, antiparassitario e antiossidante”.

Il distillato di legno è un liquido piuttosto scuro, dall'odore di affumicato e dal pH acido che si ottiene dal trattamento termico del legno o dalla combustione in un ambiente povero di ossigeno. La sua composizione chimica deriva dalla rottura termica delle componenti delle strutture vegetali che, degradandosi, portano alla formazione di diverse molecole organiche più o meno complesse, prima fra tutte l'acido acetico.
“Dalle analisi in laboratorio abbiamo visto che a concentrazioni non superiori all'1%, il distillato di legno sembra generalmente stimolare la biomassa microbica del terreno – continua Cardelli - l'unica attività del suolo che ha registrato una diminuzione è stata quella ureasica, e questo apre la strada al suo utilizzo anche per la concimazione azotata a lenta cessione”.

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Da sinistra, Valentina Cantini, Roberto Cardelli, Michelangelo Becagli

Il concetto di fertilità, come sottolineano i ricercatori, non è infatti legato soltanto alla dotazione di elementi nutritivi, ma anche ad altre caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche del suolo, tra cui la presenza e attività dei microrganismi. Il distillato di legno, contenendo molecole organiche facilmente degradabili, può favorire lo sviluppo della biomassa microbica intervenendo anche sugli enzimi che regolano i principali processi metabolici.
Il gruppo di ricerca che ha svolto il lavoro è composto da Roberto Cardelli, Michelangelo Becagli (dottorando), Valentina Cantini (borsista) tutti del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agroambientali. Alla ricerca ha collaborato il Gruppo RM Energy Solutions di Arezzo.

Stimola l’attività microbica del suolo e può influenzare la disponibilità degli elementi nutritivi per le piante, favorendo un uso più razionale dei fertilizzanti. Sono questi alcuni effetti del distillato di legno scoperti da un gruppo di ricercatori dell’Università di Pisa secondo uno studio pubblicato sulla rivista “Soil Research”.
“E’ la prima volta che una ricerca cerca di valutare gli effetti del distillato di legno sul suolo – spiega il professore Roberto Cardelli del dipartimento Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’ateneo pisano– si tratta infatti di un prodotto ancora poco conosciuto, sia dal mondo accademico sia dal mercato, e sebbene il suo impiego in Italia sia consentito in agricoltura biologica in realtà è usato soprattutto in Asia direttamente sulle piante con varie funzioni da biostimolante, antiparassitario e antiossidante”.
Il distillato di legno è un liquido piuttosto scuro, dall'odore di affumicato e dal pH acido che si ottiene dal trattamento termico del legno o dalla combustione in un ambiente povero di ossigeno. La sua composizione chimica deriva dalla rottura termica delle componenti delle strutture vegetali che, degradandosi, portano alla formazione di diverse molecole organiche più o meno complesse, prima fra tutte l'acido acetico.
“Dalle analisi in laboratorio abbiamo visto che a concentrazioni non superiori all'1%, il distillato di legno sembra generalmente stimolare la biomassa microbica del terreno – continua Cardelli - l'unica attività del suolo che ha registrato una diminuzione è stata quella ureasica, e questo apre la strada al suo utilizzo anche per la concimazione azotata a lenta cessione”.
Il concetto di fertilità, come sottolineano i ricercatori, non è infatti legato soltanto alla dotazione di elementi nutritivi, ma anche ad altre caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche del suolo, tra cui la presenza e attività dei microrganismi. Il distillato di legno, contenendo molecole organiche facilmente degradabili, può favorire lo sviluppo della biomassa microbica intervenendo anche sugli enzimi che regolano i principali processi metabolici.
Il gruppo di ricerca che ha svolto il lavoro è composto da Roberto Cardelli, Michelangelo Becagli (dottorando), Valentina Cantini (borsista) tutti del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agroambientali. Alla ricerca ha collaborato il Gruppo RM Energy Solutions di Arezzo.

 

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