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Comunicati stampa

Le stalattiti e stalagmiti della Grotta della Bàsura in Liguria hanno rivelato l’andamento delle precipitazioni negli ultimi millenni nel Mediterraneo. Un gruppo internazionale guidato dalla National Taiwan University al quale ha partecipato anche l’Università di Pisa con Elisabetta Starnini archeologa del Dipartimento di Civiltà e forme del Sapere e Gianni Zanchetta geologo del Dipartimento di Scienze della Terra ha studiato questo sorprendente archivio naturale a Toirano in provincia di Savona. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Communications, è partita dall’analisi della composizione isotopica di due concrezioni carbonatiche. Successivamente, i risultati sono stati confrontati con altri simili provenienti da altre grotte italiane e spagnole.

“Le concrezioni delle grotte, stalattiti e stalagmiti, registrano le condizioni climatiche dei millenni durante i quali si sono lentamente formate e, grazie a specifici metodi di datazione, offrono quindi la possibilità di ricostruire con buona precisione l’andamento del clima nel passato, informazioni che sono fondamentali per comprendere le variazioni climatiche in atto e la loro evoluzione futura”, spiega Elisabetta Starnini.

In particolare, i ricercatori hanno ricostruito il rapporto fra precipitazioni e venti occidentali in funzione della posizione dell’alta pressione delle Azzorre e della bassa pressione Islandese a livello europeo e mediterraneo nel corso degli ultimi 6500 anni. I venti occidentali hanno infatti un ruolo fondamentale nel trasportare calore ed umidità e nel regolare quindi le temperature e le precipitazioni. Secondo la ricostruzione tra 5400 e 3500 anni i venti occidentali complessivamente occupavano una posizione maggiormente spostata verso Nord, mentre tra 2200 e 1200 anni fa la posizione era più meridionale, il che indica ad una maggiore piovosità in quello stesso periodo nell’area del Mediterraneo occidentale.

"Lo spostamento dei venti occidentali è legato ai cambiamenti della circolazione atlantica e della temperatura degli oceani, – conclude Gianni Zanchetta – guardando la situazione attuale, su questo fronte nei prossimi decenni ci aspettiamo delle variazioni a seguito del riscaldamento globale. Capire cosa è successo nel passato è quindi molto importante per riuscire a prevedere nel prossimo futuro quali potrebbero essere i cambiamenti della direzione dei venti occidentali e delle precipitazioni".

 

Il testo full-open access dell’articolo può essere scaricato dal seguente link.

Partono lunedì 16 gennaio i corsi di orientamento dell’Università di Pisa destinati agli studenti e alle studentesse dell’ultimo anno delle scuole superiori, che hanno l’obiettivo di favorire un passaggio dalla scuola all’università il più possibile consapevole. I corsi, della durata di 15 ore, sono articolati in tre moduli e sono realizzati nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, secondo quanto previsto dal DM 934/2022.

Il programma dei corsi, che dedicano una particolare attenzione alla trasversalità delle competenze, si compone di tre moduli. Il primo, della durata di 4 ore, è un incontro informativo/esplorativo per conoscere l’Università di Pisa, con informazioni utili, ad esempio, sui concorsi per l’accesso ai corsi a numero programmato, accenni ai TOLC, sulle borse di studio erogate dal DSU, sui servizi a supporto della comunità studentesca con disabilità e con DSA, sullo sportello d’ascolto.

Il secondo modulo, della durata di 5 ore, offre la presentazione delle sei aree scientifico-disciplinari dell’Ateneo pisano, con la rispettiva offerta didattica e gli obiettivi formativi dei corsi di laurea erogati, l’organizzazione e la tipologia dei corsi di insegnamento, gli sbocchi lavorativi. Le sei aree sono: Agraria e Veterinaria, Discipline umanistiche, Ingegneria, Medicina e Farmacia; Scienze giuridiche, economiche e sociali, Scienze matematiche, fisiche e naturali.

Il terzo modulo, basato sulle attività laboratoriali, va incontro agli specifici interessi di ciascuno studente e ciascuna studentessa, con la possibilità di scegliere tre attività di 2 ore ciascuno (oppure un’attività da 4 ore più un’attività da 2 ore) tra le ampie proposte dai vari Dipartimenti.


I primi due moduli si tengono nelle seguenti date:

  • 16/01 - Lucca (Chiesa di San Francesco)
  • 17/01 - Lucca (Chiesa di San Francesco)
  • 19/01 - Pisa (Polo Carmignani)
  • 20/01 - Pisa (Polo Carmignani)
  • 23/01 - Livorno (Accademia Navale)
  • 24/01 - Livorno (Accademia Navale)
  • 25/01 - Pisa (Polo Carmignani)

Il terzo modulo si tiene nel periodo dal 3 al 15 febbraio.

Per aderire al corso è necessario che ogni scuola stipuli una convenzione con l’Università, inviando una mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Allo stesso indirizzo si può scrivere per ulteriori informazioni e contatti.

C’è anche l’Università di Pisa tra le "100 Italian E-Mobility Stories 2023" citate nel rapporto di Fondazione Symbola, Enel ed Enel X Way che raccoglie cento storie di imprese, centri di ricerca e associazioni che stanno contribuendo allo sviluppo della mobilità elettrica. Il rapporto è stato presentato mercoledì 11 gennaio da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, Francesco Starace, amministratore delegato Enel, Elisabetta Ripa, responsabile Enel X Way, Pietro Gorlier, amministratore delegato Comau, e Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy. All'evento hanno inoltre preso parte Silvia Bodoardo, professore ordinario del Politecnico di Torino, Francesco Ausiello, referente dei progetti strategici di ART-ER, e Cristina Favini, chief design officer & strategist Logotel. Ha moderato l'evento Maria Leitner, giornalista Tg2.

presentazione 100 Italian E-Mobility Stories.jpeg

Queste le motivazioni riportate nel rapporto: “L’Università di Pisa, tra le più antiche e prestigiose al mondo, è un esempio virtuoso di convivenza tra ricerca di base e trasferimento tecnologico. Fa parte del Centro Nazionale per la Mobilità Sostenibile con altri 25 atenei e 24 aziende; recentemente ha collaborato con Vitesco Technologies, leader mondiale nella produzione di elettroiniettori, nella transizione verso la realizzazione di componenti per i motori elettrici delle nuove generazioni di veicoli, come quelli a flusso assiale.

Il professor Sergio Saponara, ordinario di Elettronica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione (DII), ha coordinato a tal fine un corso di 500 ore per oltre 100 dipendenti dell’azienda. Con Marelli, leader nell’elettronica veicolare, l’ateneo sta portando avanti un progetto sulla cybersecurity delle auto elettriche: poiché i componenti delle e-car del futuro, come convertitori, centraline e batterie, saranno sempre più connessi con la rete 5G, sarà fondamentale garantire la sicurezza delle comunicazioni via internet. Nell’ambito del progetto SUMA, finanziato dalla Regione Toscana e coordinato dal professor Roberto Roncella del DII, sta ripensando i sistemi di ricarica, per offrirne di più economici e sostenibili. Anziché ricariche sempre più veloci, si stanno sviluppando architetture che consentano ai veicoli elettrici la ricarica diurna, tramite i pannelli solari dipartimentali, più lenta, ma quotidiana e con una gestione più smart dell’energia”.

Lunedì, 16 Gennaio 2023 08:05

In ricordo di Paolo Emilio Bagnoli

Lo scorso 12 gennaio è venuto prematuramente a mancare Paolo Emilio Bagnoli, professore ordinario di Elettronica all'Università di Pisa fino al 2018, quando aveva deciso di andare in pensione con qualche anno di anticipo rispetto al limite massimo previsto dall’attuale ordinamento. Paolo Emilio faceva parte di quel nucleo di giovani ricercatori arrivati in Dipartimento nel 1983 e negli anni immediatamente successivi, dopo un lungo periodo in cui l’arruolamento nei ranghi della docenza universitaria era stato sospeso in attesa della legge di riordino 382/80 che istituiva, tra l’altro, il ruolo del ricercatore a tempo indeterminato.

Foto Paolo Emilio Bagnoli.jpeg

Aveva iniziato la sua attività di ricercatore incentrandola, inizialmente, sulle tecnologie elettroniche per poi spostarsi, negli anni successivi, su quello dell’optoelettronica e della caratterizzazione termica di dispositivi di potenza. La sua grande passione era l’archeologia, ambito all’interno del quale si era conquistato rispetto e stima dando vita a diverse iniziative originali. L’archeologia era poi diventata, negli ultimi anni della sua carriera accademica, anche il campo in cui esercitare una preziosa attività di cross fertilizzazione, utilizzando tecniche tipicamente ingegneristiche per la soluzione di problemi ancora aperti. Un esempio per tutti: l’utilizzo di un simulatore numerico per risalire alla datazione delle incisioni rupestri a partire dal grado di corrosione della roccia. Significativa, in questo campo, la sua attività di divulgazione scientifica nelle scuole e tra i giovani con la creazione di un parco didattico ad Arni e la riproduzione murale ad uso didattico di pitture rupestri a Terrinca.

Non è infrequente che, nell’ambiente accademico, come in tutti gli ambienti, sorgano contrasti che finiscono per alimentare tensioni e turbarne l’armonia. A Paolo Emilio, invece, volevamo bene tutti, per la sua disponibilità a dare il suo contributo al gruppo senza mai dare l’impressione di voler apparire, per il suo atteggiamento simpaticamente goliardico, per il modo diretto di comunicare, talvolta condito di sarcasmo e ironia e colorato da qualche traccia di quell’accento romanesco che veniva fuori nei momenti di convivialità e che lo rendeva ancora più autentico. Negli ultimi anni appariva un po’ stanco a causa di alcuni problemi di salute che lo avevano colpito e da questo è scaturita la sua decisione di ritirarsi prima del limite dei 70 anni, per riposarsi un po’ e potersi dedicare a tempo pieno alla sua grande passione. Una morte improvvisa ha messo fine a questo progetto, consegnando il ricordo di Paolo alla memoria di chi lo ha conosciuto e apprezzato in vita.

Prof. Bruno Neri

 

Partono lunedì 16 gennaio i corsi di orientamento dell’Università di Pisa destinati agli studenti e alle studentesse dell’ultimo anno delle scuole superiori, che hanno l’obiettivo di favorire un passaggio dalla scuola all’università il più possibile consapevole. I corsi, della durata di 15 ore, sono articolati in tre moduli e sono realizzati nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, secondo quanto previsto dal DM 934/2022.

Il programma dei corsi, che dedicano una particolare attenzione alla trasversalità delle competenze, si compone di tre moduli. Il primo, della durata di 4 ore, è un incontro informativo/esplorativo per conoscere l’Università di Pisa, con informazioni utili, ad esempio, sui concorsi per l’accesso ai corsi a numero programmato, accenni ai TOLC, sulle borse di studio erogate dal DSU, sui servizi a supporto della comunità studentesca con disabilità e con DSA, sullo sportello d’ascolto.

Il secondo modulo, della durata di 5 ore, offre la presentazione delle sei aree scientifico-disciplinari dell’Ateneo pisano, con la rispettiva offerta didattica e gli obiettivi formativi dei corsi di laurea erogati, l’organizzazione e la tipologia dei corsi di insegnamento, gli sbocchi lavorativi. Le sei aree sono: Agraria e Veterinaria, Discipline umanistiche, Ingegneria, Medicina e Farmacia; Scienze giuridiche, economiche e sociali, Scienze matematiche, fisiche e naturali.

Il terzo modulo, basato sulle attività laboratoriali, va incontro agli specifici interessi di ciascuno studente e ciascuna studentessa, con la possibilità di scegliere tre attività di 2 ore ciascuno (oppure un’attività da 4 ore più un’attività da 2 ore) tra le ampie proposte dai vari Dipartimenti.


I primi due moduli si tengono nelle seguenti date:

  • 16/01 - Lucca (Chiesa di San Francesco)
  • 17/01 - Lucca (Chiesa di San Francesco)
  • 19/01 - Pisa (Polo Carmignani)
  • 20/01 - Pisa (Polo Carmignani)
  • 23/01 - Livorno (Accademia Navale)
  • 24/01 - Livorno (Accademia Navale)
  • 25/01 - Pisa (Polo Carmignani)

Il terzo modulo si tiene nel periodo dal 3 al 15 febbraio.

Per aderire al corso è necessario che ogni scuola stipuli una convenzione con l’Università, inviando una mail a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Allo stesso indirizzo si può scrivere per ulteriori informazioni e contatti.

Corsi di orientamento 2023 1

L’ortoterapia aiuta a diminuire lo stress in pazienti con anoressia nervosa di tipo restrittivo e ne migliora la percezione corporea e il disagio affettivo. La buona notizia arriva da uno studio pilota condotto da un gruppo di esperti del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa, degli Istituti di Fisiologia Clinica (IFC) e di Scienza e Tecnologie dell’Informazione “A. Faedo” (ISTI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Pisa), della Fondazione IRCCS Stella Maris e della Clinica Riabilitativa dell’Infanzia e dell’Adolescenza “Gli orti di Ada” di Calambrone (Pisa).

 

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Specie vegetali oggetto della ricerca e coltivate dai pazienti allo scopo di consentire di stimolare le loro esperienze sensoriali: ipomea (a), lupino (b), alisso (c), tagete (d), antirrino (e), girasole (f), salvia (g), lavanda (h), melissa (i), mentuccia (j), prezzemolo (k), basilico (l), cavolo di Bruxelles (m), cavolfiore (n), zucca (o), ravanello (p), lattuga (q), zucchino (r).

La ricerca pubblicata sulla rivista Nutrients ha coinvolto un campione di ragazze adolescenti con una diagnosi di anoressia nervosa di tipo restrittivo e con un indice di massa corporea minore di 16. Per dodici settimane le pazienti hanno seguito, oltre al trattamento clinico convenzionale, anche un percorso di ortoterapia che prevedeva di coltivare ortaggi, piante ornamentali e officinali e di caratterizzarne forme, colori e odori. All’inizio e alla fine del trattamento le ragazze hanno ricevuto una valutazione psichiatrica ed è stato loro somministrato un test di identificazione olfattiva per valutare sia la sensorialità relativa agli odori, sia lo stress indotto. In particolare, quest’ultimo è stato valutato dai gruppi Cnr – gli ingegneri Lucia Billeci e Alessandro Tonacci dell’IFC-CNR e Sara Colantonio e Maria Antonietta Pascali dell’ISTI-CNR - attraverso la misurazione dei parametri di frequenza cardiaca e della sua variabilità tramite una fascia cardiaca, della conduttanza cutanea, e attraverso la mappatura termica del volto. I risultati sono stati paragonati a quelli ottenuti da un gruppo di pazienti sottoposte al solo trattamento clinico convenzionale. Le analisi statistiche delle variabili cliniche e fisiologiche hanno così mostrato che i livelli di risposta allo stress sono migliorati nel tempo solo nel gruppo che ha svolto ortoterapia.

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Certificato di “pollice verde” rilasciato al termine dell’esperienza orticolturale

“Al termine dell’esperienza alle partecipanti è stato rilasciato un ‘certificato di merito’ nominandole ‘pollici verdi’ – ha raccontato la professoressa Cristina Nali docente di Patologia vegetale dell’Università di Pisa - Impegnarsi nella pratica di accudire le piante porta a rilassare la mente e il corpo e a prendere responsabilità verso gli esseri viventi che stiamo coltivando. È così possibile, oltre ad accrescere la propria salute, anche imparare il concetto di sequenza temporale, i cicli colturali e la stagionalità dei prodotti”.

“L’anoressia nervosa di tipo restrittivo è un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione che porta al rifiuto di mangiare e di mantenere il peso corporeo nella norma, con persistente mancanza di riconoscimento della gravità della condizione di sottopeso ed è la principale causa di morte tra i disordini mentali – spiegano Olivia Curzio di IFC-CNR, Sandra Maestro della Clinica "Gli Orti di Ada" e Vittorio Belmonti di IRCCS Stella Maris – se come è noto le attività all’aria aperta e a contatto della natura hanno effetti benefici sul benessere psicofisico di tutte le persone, cominciano a essere noti studi clinici che dimostrano gli effetti positivi dell’ortoterapia sulla riduzione dei livelli di stress anche in soggetti psichiatrici”.

Complessivamente il team di ricerca era composto da Sandra Maestro, Nicola Zannoni della Clinica Riabilitativa dell’Infanzia e dell’Adolescenza "Gli Orti di Ada"; Vittorio Belmonti, Carlotta Francesca De Pasquale della Fondazione IRCCS Stella Maris; Lorenzo Cotrozzi, Cristina Nali, Francesca Venturi del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa; Lucia Billeci, Olivia Curzio, Maria-Aurora Morales, Alessandro Tonacci dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR; Sara Colantonio e Maria Antonietta Pascali dell’ Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione “A. Faedo” del CNR.



L’ortoterapia aiuta a diminuire lo stress in pazienti con anoressia nervosa di tipo restrittivo e ne migliora la percezione corporea e il disagio affettivo. La buona notizia arriva da uno studio pilota condotto da un gruppo di esperti del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa, degli Istituti di Fisiologia Clinica (IFC) e di Scienza e Tecnologie dell’Informazione “A. Faedo” (ISTI) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Pisa), della Fondazione IRCCS Stella Maris e della Clinica Riabilitativa dell’Infanzia e dell’Adolescenza “Gli orti di Ada” di Calambrone (Pisa).

La ricerca pubblicata sulla rivista Nutrients ha coinvolto un campione di ragazze adolescenti con una diagnosi di anoressia nervosa di tipo restrittivo e con un indice di massa corporea minore di 16. Per dodici settimane le pazienti hanno seguito, oltre al trattamento clinico convenzionale, anche un percorso di ortoterapia che prevedeva di coltivare ortaggi, piante ornamentali e officinali e di caratterizzarne forme, colori e odori. All’inizio e alla fine del trattamento le ragazze hanno ricevuto una valutazione psichiatrica ed è stato loro somministrato un test di identificazione olfattiva per valutare sia la sensorialità relativa agli odori, sia lo stress indotto. In particolare, quest’ultimo è stato valutato dai gruppi Cnr – gli ingegneri Lucia Billeci e Alessandro Tonacci dell’IFC-CNR e Sara Colantonio e Maria Antonietta Pascali dell’ISTI-CNR - attraverso la misurazione dei parametri di frequenza cardiaca e della sua variabilità tramite una fascia cardiaca, della conduttanza cutanea, e attraverso la mappatura termica del volto. I risultati sono stati paragonati a quelli ottenuti da un gruppo di pazienti sottoposte al solo trattamento clinico convenzionale. Le analisi statistiche delle variabili cliniche e fisiologiche hanno così mostrato che i livelli di risposta allo stress sono migliorati nel tempo solo nel gruppo che ha svolto ortoterapia.

“Al termine dell’esperienza ai partecipanti è stato rilasciato un ‘certificato di merito’ nominandoli ‘pollici verdi’ – ha raccontato la professoressa Cristina Nali docente di Patologia vegetale dell’Università di Pisa - Impegnarsi nella pratica di accudire le piante porta a rilassare la mente e il corpo e a prendere responsabilità verso gli esseri viventi che stiamo coltivando. È così possibile, oltre ad accrescere la propria salute, anche imparare il concetto di sequenza temporale, i cicli colturali e la stagionalità dei prodotti”.

“L’anoressia nervosa di tipo restrittivo è un disturbo della nutrizione e dell’alimentazione che porta al rifiuto di mangiare e di mantenere il peso corporeo nella norma, con persistente mancanza di riconoscimento della gravità della condizione di sottopeso ed è la principale causa di morte tra i disordini mentali – spiegano Olivia Curzio di IFC-CNR, Sandra Maestro della Clinica "Gli Orti di Ada" e Vittorio Belmonti di IRCCS Stella Maris – se come è noto le attività all’aria aperta e a contatto della natura hanno effetti benefici sul benessere psicofisico di tutte le persone, cominciano a essere noti studi clinici che dimostrano gli effetti positivi dell’ortoterapia sulla riduzione dei livelli di stress anche in soggetti psichiatrici”.

Complessivamente il team di ricerca era composto da Sandra Maestro, Nicola Zannoni della Clinica Riabilitativa dell’Infanzia e dell’Adolescenza "Gli Orti di Ada"; Vittorio Belmonti, Carlotta Francesca De Pasquale della Fondazione IRCCS Stella Maris; Lorenzo Cotrozzi, Cristina Nali, Francesca Venturi del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa; Lucia Billeci, Olivia Curzio, Maria-Aurora Morales, Alessandro Tonacci dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR; Sara Colantonio e Maria Antonietta Pascali dell’ Istituto di Scienza e Tecnologie dell’Informazione “A. Faedo” del CNR.

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Link all'articolo scientifico: https://doi.org/10.3390/nu14245198

 

Didascalie:

Specie vegetali oggetto della ricerca e coltivate dai pazienti allo scopo di consentire di stimolare le loro esperienze sensoriali: ipomea (a), lupino (b), alisso (c), tagete (d), antirrino (e), girasole (f), salvia (g), lavanda (h), melissa (i), mentuccia (j), prezzemolo (k), basilico (l), cavolo di Bruxelles (m), cavolfiore (n), zucca (o), ravanello (p), lattuga (q), zucchino (r).

Certificato di “pollice verde” rilasciato al termine dell’esperienza orticolturale.

Carlo BaroniIl professor Carlo Baroni, ordinario di Geografia fisica e Geomorfologia al Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, è fra gli esperti che hanno redatto la perizia tecnica sul distacco del ghiacciaio della Marmolada avvenuto lo scorso 3 luglio, provocando undici vittime sulla Regina delle Dolomiti. La relazione, presentata alla Procura di Trento, è a firma anche del professor Alberto Bellin, della Facoltà di Ingegneria dell'Università di Trento, e ha avuto il contributo di altri tre docenti universitari. A ulteriore testimonianza del rilievo scientifico del gruppo di ricerca pisano, due di loro, Chiara Frassi e Maria Cristina Salvatore, sono sempre del Dipartimento di Scienze della Terra, mentre il terzo è Luca Carturan dell’Università di Padova. Alla perizia ha collaborato anche il ricercatore del Cnr, Andrea Berton.

Dalla perizia è emerso che, “sulla base delle conoscenze disponibili, l’evento non era prevedibile” e che "non è stato possibile identificare elementi che potessero, qualora osservati nei giorni precedenti, suggerire un alto rischio di crollo imminente”. Nella relazione si ricorda che il ghiacciaio della Marmolada in "soli 10 anni avrebbe perso oltre cinque metri di spessore medio e oltre 7,7 milioni di metri cubi di ghiaccio", dimezzando la sua estensione in poco più di 30 anni. Secondo gli esperti, a provocare il distacco di 6.480 metri cubi di ghiaccio è stato un insieme di fattori: dallo scioglimento della neve di superficie alla formazione di "bédière" (torrenti epiglaciali), che contribuiscono ad accrescere la disgregazione del ghiaccio. Le temperature elevate registrate da metà giugno hanno indotto un'intensa fusione, superficiale della neve residua, del nevato e del ghiaccio, comportando una riduzione di circa sette centimetri al giorno del ghiacciaio della Marmolada.

Il professor Carlo Baroni, che nel 2020 è stato insignito dell’Ordine del Cherubino, massima onorificenza dall’Università di Pisa, nel corso della sua carriera ha contribuito in misura determinante allo sviluppo delle Scienze della Terra con i suoi studi sulla criosfera terrestre che ha condotto sia in ambiente alpino che nelle aree polari e, particolarmente, nel continente antartico. È autore di oltre 150 lavori scientifici pubblicati su prestigiose riviste indicizzate nazionali e internazionali, oltre che di numerose carte geomorfologiche e geologiche. L’attività di ricerca principale del professor Carlo Baroni ha riguardato la dinamica glaciale, i suoi effetti sulla morfologia terrestre, i suoi legami con l’ambiente e il clima in una prospettiva diacronica.

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