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Comunicati stampa

La Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento delle informazioni per la sicurezza indice la VII edizione del Premio “Una tesi per la sicurezza nazionale”, iniziativa dedicata alle migliori tesi di laurea realizzate su tematiche di interesse intelligence, tra le quali: geopolitica; aree e situazioni di crisi; studi sull’intelligence; funzioni, organizzazione, diritto, dottrina e storia dell’intelligence; minacce alla sicurezza nazionale; sicurezza economico-finanziaria, energetica, spaziale, ambientale.

Il concorso ha cadenza annuale: alla nuova edizione possono quindi partecipare tutti gli studenti universitari che abbiano discusso la laurea tra il 1° aprile 2024 e il 31 marzo 2025, riportando una votazione non inferiore a 105/110.

In palio fino a 10 premi del valore di € 3.000,00 ciascuno.

Il termine ultimo per la presentazione delle domande è il 15 aprile 2025.

Le informazioni, il bando e la domanda di partecipazione sono disponibili al link: https://www.sicurezzanazionale.gov.it/contenuti/settima-edizione

Per ulteriori informazioni contattare l'indirizzo email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  

Quanto influisce il nostro background culturale e linguistico nella comunicazione e nell’interazione sociale? Quali sono gli effetti delle nostre scelte linguistiche nella comunicazione di un contenuto tra parlanti di lingue diverse? Riuniti a Pisa per il decimo Convegno Internazionale di Pragmatica e Comunicazione Interculturale (INPRA) in programma dal 30 maggio al 1° giugno al Polo Piagge, circa 200 studiosi da tutto il mondo discutono di questi e molti altri temi esplorando basi teoriche e applicazioni pratiche della pragmatica della comunicazione, analizzata da una prospettiva interculturale. La Conferenza INPRA 2024 è organizzata dalle professoresse Silvia Bruti e Gloria Cappelli del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa e dal professor István Kecskés, Distinguished Professor della State University of New York, Albany (USA), il cui lavoro ha dato un impulso fondamentale alla nascita della pragmatica interculturale.

“La pragmatica interculturale si colloca all’intersezione tra lingua, cultura e interazione sociale, focalizzandosi su come individui di diversi background linguistici utilizzano una lingua comune nelle loro interazioni sociali – ha spiegato la professoressa Gloria Cappelli nell’indirizzo di saluto – Come è stato teorizzato da studiosi come István Kecskés, che potremmo definire il fondatore della disciplina, questo campo offre una nuova prospettiva sull’interazione, spostando l’attenzione dalla comunicazione nella lingua madre al ricco e dinamico ambito della comunicazione interculturale. Siamo felici di poter collegare questa stimolante linea di ricerca a una lunga tradizione di studi pragmatici che è sempre stata viva a Pisa. La prima Conferenza INPRA si tenne infatti a Viareggio nel 1985, organizzata da Jeff Verschueren e dalla nostra professoressa Marcella Bertuccelli”.

Nei tre giorni della conferenza, ricercatori di diverse discipline (cognitive, filosofiche, linguistiche, sociali) sono chiamati a esplorare le connessioni tra la teoria pragmatica e le sue applicazioni pratiche. Alcune sessioni sono dedicate al linguaggio della politica, dei social e dei media in generale e indagano il modo in cui molti fenomeni sociali, tra cui quello dell’immigrazione, sia filtrato dal nostro “occhio culturale”. I quattro relatori plenari sono il professor István Kecskés (State University of New York), la professoressa Delia Chiaro (Università di Bologna/Forlì), il professor Peter Siemund (Università di Amburgo) e la professoressa Isidora Stojanovic (Jean-Nicod Institut, Parigi).

“L’Università di Pisa, con la sua lunga storia e tradizione che risale al 1343, è sempre stata un faro di innovazione accademica – conclude la professoressa Silvia Bruti – Siamo molto orgogliosi di ospitare questo evento, organizzato con la collaborazione del Centro Linguistico e del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, in linea con il nostro impegno a promuovere la crescita intellettuale e la collaborazione internazionale”.

Da lunedì 3 giugno a venerdì 7 giugno, l’Università di Pisa ospiterà la trentatreesima edizione della conferenza internazionale “High-Performance, Parallel and Distributed Computing (HPDC)”, che si terrà per la prima volta in Italia. La conferenza, che fa parte degli eventi sostenuti dalla più importante associazione internazionale accademica dedicata alle scienze informatiche, l’Association for Computing Machinery (ACM), è dedicata al calcolo parallelo e distribuito ad alte prestazioni. Sono attesi 150 partecipanti da tutto il mondo.

I primi due giorni saranno dedicati agli eventi satellite (workshop, poster e tutorial) e si svolgeranno presso il Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa. I successivi tre giorni si terranno presso il Polo Piagge, che ospiterà la sessione principale dell’evento. L’inaugurazione ufficiale dei lavori è prevista alle ore 9 del 5 giugno, presso l’aula convegni del Polo Piagge alla presenza dei rappresentanti dell’Ateneo pisano, tra cui il prorettore vicario Giuseppe Iannaccone, e del CNR cittadino.

La conferenza HPDC si focalizza su tutti gli aspetti del calcolo distribuito ad alte prestazioni, inclusi algoritmi, architetture, applicazioni, sistemi di rete, gestione dei dati e infrastrutture di cloud computing. L'evento rappresenta una piattaforma per ricercatori e professionisti del settore per presentare i loro lavori di ricerca più recenti, discutere delle sfide attuali e future e condividere idee innovative.

Tra gli ospiti più prestigiosi il professor Laxmikant V Kale dell’Università dell’Illinois Urbana-champaign che riceverà, per l’occasione, il prestigioso premio HPDC Achievement Award e parlerà di Charm++, un framework innovativo che consente agli sviluppatori di scrivere un codice semplice ed efficiente per sfruttare la potenza dei supercomputer.

Il programma, ricco di eventi, è descritto in dettaglio sul sito web della conferenza: https://www.hpdc.org/2024/.

Il 3 giugno 1924 Franz Kafka si spegneva, dopo mesi di agonia, nella clinica del dottor Hoffmann a Kierling, nei pressi di Vienna. Di lì a poco Max Brod, suo amico ed esecutore testamentario, avrebbe pubblicato i suoi testi inediti, tra i quali i tre romanzi incompiuti (Il processo, Il castello, America), e sarebbe iniziata la sua corsa nel mito.

In occasione di questo centenario, il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa presenta “Un certo Kafka”, un ciclo di iniziative su un autore che ha segnato profondamente la letteratura europea e, più in generale, la coscienza moderna e contemporanea.

La rassegna si apre il 3 giugno 2024 presso il Cinema Arsenale con la proiezione, in copia restaurata, del film Intervista di Federico Fellini, racconto di sé del regista sul significativo sfondo del lavoro a una trasposizione filmica del romanzo America di Kafka.

Martedì 4 giugno, dalle 9.15, presso la Gipsoteca di Arte Antica (Piazza San Paolo all’Orto), si svolge una giornata di studi, durante la quale studiose e studiosi dell’opera di Kafka si confrontano tra loro e con il pubblico per offrire uno sguardo ad ampio raggio sui testi dello scrittore ieri e oggi. Il ciclo si conclude alle 17,45 con un intervento di Moni Ovadia, artista e profondo conoscitore della cultura ebraica, che presenta la propria esperienza in relazione all’opera e alla figura di Franz Kafka.

Il ciclo di iniziative è aperto a tutta la cittadinanza.

 

A partire da venerdì 7 giugno dalle ore 14:00 fino a lunedì 10 giugno alle ore 14:00 tutti i servizi legati ai database dei sistemi CINECA non saranno disponibili.

In particolare, non saranno disponibili i servizi:

  • ESSE3, portale Alice, e servizi agli studenti (inclusi Valutami e statini, libretto, satelliti Esse3, Banco Unired e Uniprog)
  • CSA e servizi relativi alla gestione delle carriere e del personale
  • Pagamenti mediante PagoPA
  • Accesso a Cedolino, U-Web missioni
  • U-Gov
  • Portale dei pagamenti (per PagoPA)

Potrebbero verificarsi malfunzionamenti in alcune funzioni di applicativi che dipendono da dati presenti nei database di didattica e contabilità. I portali University Planner, GDA e Pica saranno invece operativi.

Per chi ha appelli d'esame il 10 giugno: si raccomanda di iscriversi all'esame prima delle 14 di venerdì 7 giugno.

Mercoledì 29 maggio, a Curtatone, si è concluso il ciclo delle celebrazioni istituzionali dedicate al 176° anniversario della battaglia di Curtatone e Montanara. Per l’Università di Pisa erano presenti Marco Macchia, Michele da Caprile e Massimo Caboara, accompagnati da Roberto Picchetti. La cerimonia, come sempre molto partecipata e sentita dalla comunità mantovana, si è svolta all’interno del sacrario costruito a pochi metri dal ponte sull’Osone, laddove il Battaglione Universitario combatté con coraggio, scrivendo una delle più belle pagine del nostro Risorgimento.

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Carlo Bottani, sindaco di Curtatone e presidente della Provincia di Mantova, ha dato avvio alla commemorazione ringraziando l’Ateneo pisano per l’accoglienza riservata ai rappresentanti delle istituzioni mantovane lunedì scorso, e ha anticipato l’imminente inizio dei lavori di restauro del monumento ai caduti nella Battaglia. “Una notizia che ci rende davvero felici, considerando che l’obelisco innalzato vicino al Mincio è l’epitome del sacrificio dei nostri studenti e dei nostri docenti di allora – hanno commentato i membri della delegazione pisana – la memoria, fissata nella pietra, di quella esperienza, una delle tappe rilevanti nella costruzione dell’Italia unita”. Il sindaco Bottani, inoltre, ha anticipato che il settimo premio “Curtatone e Montanara”, sarà consegnato a settembre prossimo ad Andrea Riccardi, ex ministro alla cooperazione e fondatore della Comunità di Sant’Egidio.

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Marco Macchia, delegato per i rapporti col territorio, ha portato il saluto del rettore e della nostra comunità, ricordando il legame profondo che ci lega a quella terra, basato sul ricordo e sulla condivisione di valori forti, e ponendo l’accento sulle numerose iniziative che abbiamo condiviso con gli amici lombardi. Il professore, inoltre, ha evidenziato l’impegno della nostra università nel preservare la memoria della Battaglia, esplicitatosi attraverso le attività culturali organizzate in questi anni dal Comitato scientifico e dal CIDIC, nonché attraverso le collaborazioni in atto con altri enti e istituzioni.

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“La cerimonia ha vissuto alcuni altri momenti importanti – ricordano i delegati dell’Università di Pisa – Le considerazioni sulla Battaglia di uno studente delle scuole elementari locali, davvero mature per la giovanissima età dello scolaro, e l’intervento di Alfredo Balzanelli che ha preso spunto, per la sua riflessione storica, dai cimeli conservati presso la Domus Mazziniana con cui l’Ateneo collabora, fattivamente, da lungo tempo”.

La giornata è proseguita con varie interlocuzioni con le istituzioni locali allo scopo di predisporre nuove collaborazioni e nuovi programmi di sensibile valenza culturale che dovrebbero prender vita nel prossimo futuro.

Quanto influisce il nostro background culturale e linguistico nella comunicazione e nell’interazione sociale? Quali sono gli effetti delle nostre scelte linguistiche nella comunicazione di un contenuto tra parlanti di lingue diverse? Riuniti a Pisa per il decimo Convegno Internazionale di Pragmatica e Comunicazione Interculturale (INPRA) in programma dal 30 maggio al 1° giugno al Polo Piagge, circa 200 studiosi da tutto il mondo discutono di questi e molti altri temi esplorando basi teoriche e applicazioni pratiche della pragmatica della comunicazione, analizzata da una prospettiva interculturale. La Conferenza INPRA 2024 è organizzata dalle professoresse Silvia Bruti e Gloria Cappelli del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa e dal professor István Kecskés, Distinguished Professor della State University of New York, Albany (USA), il cui lavoro ha dato un impulso fondamentale alla nascita della pragmatica interculturale.

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Da sinistra: la professoressa Silvia Bruti e la professoressa Gloria Cappelli.

“La pragmatica interculturale si colloca all’intersezione tra lingua, cultura e interazione sociale, focalizzandosi su come individui di diversi background linguistici utilizzano una lingua comune nelle loro interazioni sociali – ha spiegato la professoressa Gloria Cappelli nell’indirizzo di saluto – Come è stato teorizzato da studiosi come István Kecskés, che potremmo definire il fondatore della disciplina, questo campo offre una nuova prospettiva sull’interazione, spostando l’attenzione dalla comunicazione nella lingua madre al ricco e dinamico ambito della comunicazione interculturale. Siamo felici di poter collegare questa stimolante linea di ricerca a una lunga tradizione di studi pragmatici che è sempre stata viva a Pisa. La prima Conferenza INPRA si tenne infatti a Viareggio nel 1985, organizzata da Jeff Verschueren e dalla nostra professoressa Marcella Bertuccelli”.

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Nei tre giorni della conferenza, ricercatori di diverse discipline (cognitive, filosofiche, linguistiche, sociali) sono chiamati a esplorare le connessioni tra la teoria pragmatica e le sue applicazioni pratiche. Alcune sessioni sono dedicate al linguaggio della politica, dei social e dei media in generale e indagano il modo in cui molti fenomeni sociali, tra cui quello dell’immigrazione, sia filtrato dal nostro “occhio culturale”. I quattro relatori plenari sono il professor István Kecskés (State University of New York), la professoressa Delia Chiaro (Università di Bologna/Forlì), il professor Peter Siemund (Università di Amburgo) e la professoressa Isidora Stojanovic (Jean-Nicod Institut, Parigi).

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La professoressa Silvia Bruti con il professor István Kecskés.

“L’Università di Pisa, con la sua lunga storia e tradizione che risale al 1343, è sempre stata un faro di innovazione accademica – conclude la professoressa Silvia Bruti – Siamo molto orgogliosi di ospitare questo evento, organizzato con la collaborazione del Centro Linguistico e del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, in linea con il nostro impegno a promuovere la crescita intellettuale e la collaborazione internazionale”.

Un branco di cavalli allo stato semi-brado del Parco Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli in Toscana è stato al centro di una ricerca dell’Università di Pisa. L’obiettivo era di capire la funzione e le strategie di gioco nei puledri allo stato naturale, una condizione molto poco studiata in questi animali. La ricerca pubblicata sulla rivista Applied Animal Behaviour Science è stata coordinata dalla professoressa Elisabetta Palagi del Dipartimento di Biologia.

Le prime prove di domesticazione dei cavalli risalgono a circa 6.000 anni fa. Da allora, i cavalli sono stati principalmente utilizzati come animali da lavoro e, in tempi più recenti, sono diventati anche uno dei nostri animali domestici preferiti con i quali molte persone riescono a stabilire legami speciali – ha detto Elisabetta Palagi - Nonostante l’impatto economico e sociale che questo animale ha per tutti noi, si sa poco circa il suo comportamento allo stato naturale. La maggior parte degli studi riguarda cavalli in stalla e spesso sono rivolti a risolvere i problemi del cavaliere più che del cavallo”.

Le ricercatrici Veronica Maglieri e Giuliana Modica dell’Università di Pisa e Chiara Scopa dell’Università di Parma, guidate da Elisabetta Palagi, hanno registrato e analizzato i comportamenti di 13 puledri dalla nascita fino a sei mesi di età. Dai risultati è emerso che i diversi tipi di gioco dipendono non solo dalle diverse fasi di sviluppo del puledro, ma anche dall'ambiente sociale in cui questo cresce.

“Così come accade anche nei nostri bambini, il gioco si fa sempre più complesso con il passare del tempo – spiega Palagi - I giochi solitari, come mordere e lanciare oggetti o saltare, scalciare e girare su sé stessi, e quelli rivolti alla madre (che spesso fa molta fatica a rispondere!) compaiono e si affermano molto precocemente, suggerendo come esplorazione ed esercizio fisico già nei primi giorni di vita siano cruciali per raggiungere un certo livello di maturazione psicomotoria”.

Attraverso il gioco, i puledri mettono alla prova le proprie capacità e saggiano quelle dei loro coetanei, utilizzando tecniche di autocontrollo e riduzione della tensione quando necessario. I puledri di madri di alto rango, cioè con una posizione dominante all’interno del branco, erano inoltre più coinvolti nel gioco sociale ed erano capaci di migliore autocontrollo quando giocavano con puledri di madri di basso rango. Questa capacità migliorava la reciproca partecipazione al gioco, creando le premesse per sessioni più appaganti ed efficaci. Inoltre, i giochi erano spesso intervallati da reciproche toelettature del pelo (grooming) che contribuivano a prolungare le interazioni ludiche. Sembra quindi che il gioco nei puledri non sia legato alla necessità di migliorare la propria posizione gerarchica nel gruppo, peraltro già ereditata dalle madri.

“Negli esseri umani e nelle grandi scimmie non esiteremmo ad attribuire tali tattiche a competenze cognitive complesse – conclude Palagi - Sebbene siamo lontani dall'essere in grado di comprendere appieno il ruolo della cognizione nel gioco sociale, è giunto il momento di considerare altre specie modello, come il cavallo appunto, se vogliamo ipotizzare nuovi scenari sull'evoluzione del comportamento ludico nei mammiferi. Questa tipologia di studio aiuta a capire meglio le tappe naturali di sviluppo e di complessità di questi meravigliosi animali e le informazioni che ne derivano possono essere utilizzate per migliorarne la gestione anche nelle scuderie”.

Elisabetta Palagi è professoressa associata al dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa. I suoi interessi di studio riguardano il comportamento sociale in varie specie animali, uomo incluso, in particolare la comprensione dell’evoluzione di alcuni comportamenti come il gioco, i meccanismi di risoluzione dei conflitti e le capacità empatiche alla base della vita sociale. Nel 2020, ha ricevuto il premio dall’Animal Behavior Society per i risultati conseguiti grazie ai suoi studi sul comportamento animale. Veronica Maglieri è assegnista di ricerca del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa. Studia il comportamento sociale in numerose specie di mammiferi, uomo incluso. Nel 2021 si aggiudica il Pineapple Science Awards per la Psicologia. Chiara Scopa è dottoranda dell’Università di Parma, esperta di meccanismi di mimica facciale nei primati (uomo incluso) e cultrice della materia presso il dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa. Collabora da numerosi anni con il gruppo di ricerca di Elisabetta Palagi. Giuliana Modica, studentessa presso l’Università di Pisa, ha conseguito la laurea in Conservazione ed Evoluzione al Dipartimento di Biologia con una tesi sul comportamento di gioco nel cavallo.




Un branco di cavalli allo stato semi-brado del Parco Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli in Toscana è stato al centro di una ricerca dell’Università di Pisa. L’obiettivo era di capire la funzione e le strategie di gioco nei puledri allo stato naturale, una condizione molto poco studiata in questi animali. La ricerca pubblicata sulla rivista Applied Animal Behaviour Science è stata coordinata dalla professoressa Elisabetta Palagi del Dipartimento di Biologia.

Le prime prove di domesticazione dei cavalli risalgono a circa 6.000 anni fa. Da allora, i cavalli sono stati principalmente utilizzati come animali da lavoro e, in tempi più recenti, sono diventati anche uno dei nostri animali domestici preferiti con i quali molte persone riescono a stabilire legami speciali – ha detto Elisabetta Palagi - Nonostante l’impatto economico e sociale che questo animale ha per tutti noi, si sa poco circa il suo comportamento allo stato naturale. La maggior parte degli studi riguarda cavalli in stalla e spesso sono rivolti a risolvere i problemi del cavaliere più che del cavallo”.

Le ricercatrici Veronica Maglieri e Giuliana Modica dell’Università di Pisa e Chiara Scopa dell’Università di Parma, guidate da Elisabetta Palagi, hanno registrato e analizzato i comportamenti di 13 puledri dalla nascita fino a sei mesi di età. Dai risultati è emerso che i diversi tipi di gioco dipendono non solo dalle diverse fasi di sviluppo del puledro, ma anche dall'ambiente sociale in cui questo cresce.

 

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Da sinistra a destra Veronica Maglieri, Giuliana Modica, Elisabetta Palagi, Chiara Scopa nel giorno della laurea di Giuliana

“Così come accade anche nei nostri bambini, il gioco si fa sempre più complesso con il passare del tempo – spiega Palagi - I giochi solitari, come mordere e lanciare oggetti o saltare, scalciare e girare su sé stessi, e quelli rivolti alla madre (che spesso fa molta fatica a rispondere!) compaiono e si affermano molto precocemente, suggerendo come esplorazione ed esercizio fisico già nei primi giorni di vita siano cruciali per raggiungere un certo livello di maturazione psicomotoria”.

Attraverso il gioco, i puledri mettono alla prova le proprie capacità e saggiano quelle dei loro coetanei, utilizzando tecniche di autocontrollo e riduzione della tensione quando necessario. I puledri di madri di alto rango, cioè con una posizione dominante all’interno del branco, erano inoltre più coinvolti nel gioco sociale ed erano capaci di migliore autocontrollo quando giocavano con puledri di madri di basso rango. Questa capacità migliorava la reciproca partecipazione al gioco, creando le premesse per sessioni più appaganti ed efficaci. Inoltre, i giochi erano spesso intervallati da reciproche toelettature del pelo (grooming) che contribuivano a prolungare le interazioni ludiche. Sembra quindi che il gioco nei puledri non sia legato alla necessità di migliorare la propria posizione gerarchica nel gruppo, peraltro già ereditata dalle madri.

“Negli esseri umani e nelle grandi scimmie non esiteremmo ad attribuire tali tattiche a competenze cognitive complesse – conclude Palagi - Sebbene siamo lontani dall'essere in grado di comprendere appieno il ruolo della cognizione nel gioco sociale, è giunto il momento di considerare altre specie modello, come il cavallo appunto, se vogliamo ipotizzare nuovi scenari sull'evoluzione del comportamento ludico nei mammiferi. Questa tipologia di studio aiuta a capire meglio le tappe naturali di sviluppo e di complessità di questi meravigliosi animali e le informazioni che ne derivano possono essere utilizzate per migliorarne la gestione anche nelle scuderie”.

Elisabetta Palagi è professoressa associata al dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa. I suoi interessi di studio riguardano il comportamento sociale in varie specie animali, uomo incluso, in particolare la comprensione dell’evoluzione di alcuni comportamenti come il gioco, i meccanismi di risoluzione dei conflitti e le capacità empatiche alla base della vita sociale. Nel 2020, ha ricevuto il premio dall’Animal Behavior Society per i risultati conseguiti grazie ai suoi studi sul comportamento animale. Veronica Maglieri è assegnista di ricerca del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa. Studia il comportamento sociale in numerose specie di mammiferi, uomo incluso. Nel 2021 si aggiudica il Pineapple Science Awards per la Psicologia. Chiara Scopa è dottoranda dell’Università di Parma, esperta di meccanismi di mimica facciale nei primati (uomo incluso) e cultrice della materia presso il dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa. Collabora da numerosi anni con il gruppo di ricerca di Elisabetta Palagi. Giuliana Modica, studentessa presso l’Università di Pisa, ha conseguito la laurea in Conservazione ed Evoluzione al Dipartimento di Biologia con una tesi sul comportamento di gioco nel cavallo.




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