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Comunicati stampa

Nell'anno 2024 ricorre il centesimo anniversario della morte di Giacomo Puccini e il Festival Puccini di Torre del Lago Puccini, giunto quest'anno alla 70° edizione, presenta un cartellone che ripercorre la parabola del compositore toscano con 18 rappresentazioni nel Gran Teatro G. Puccini.

Anche quest'anno si riconfermano le agevolazioni economiche riservate agli studenti, ai docenti e al personale dell'Università per assistere alle rappresentazioni delle opere liriche del Festival, come di seguito riportato:

-gli studenti under 18 potranno acquistare un biglietto per titolo in cartellone nel I, II e III settore al costo di 1 euro e l'accompagnatore del minore potrà usufruire di uno sconto del 10%

-gli studenti over 18, i docenti e il personale potranno acquistare un biglietto per titolo in cartellone nel I, II e III settore con uno sconto del 20% (previa una presentazione di tesserino di riconoscimento o docuentazione equivalente). Lo sconto darà del 30% qualora l'aquirente acquisti biglietti per più di due titoli.

-sarà possibile assistere alla prova generale aperta di un'opera acquistando un biglietto al prezzo speciale di 1 euro per gli under 18 e di 5 euro per gli accompagnatori, studenti over 18, docenti e personale. La data e il titolo della rappresentazione alle cui prove generali sarà possibile assistere sarà comunicata nei prossimi mesi.

Il programma del Festival Puccini di Torre del Lago Puccini 2024 è disponibile sul sito www.puccinifestival.it e sui profili social associati.

Mercoledì 31 gennaio, mercoledì 7, mercoledì 14 e mercoledì 21 febbraio continua "Ritratti nell'Orto", il corso online di acquerello botanico con Silvana Rava.

Il corso per principianti dal titolo "Le arance: il colore arancio e la rotondità dei frutti" avrà luogo nei giorni previsti tra le ore 14.30 e le ore 16.00. Il corso intermedio-avanzato dal titolo "I fiori bianchi: magnolia grandiflora" avrà luogo negli stessi giorni dalle ore 17.00 alle ore 18.30.

La registrazione è obbligatoria.

Maggiori informazioni al link: https://www.ortomuseobot.sma.unipi.it/2024/01/ritratti-nellorto-corso-onlin/  

Per maggiori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Per maggiori iscrizioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

 

Did the Megalodon look like the great white sharks of today’s seas? For years, researchers have been wondering about the appearance of   this huge extinct shark that lived about 15-3.6 million years ago, and finally the answer seems to have been found. A new scientific study, in which Dr Alberto Collareta, a palaeontologist at the Department of Earth Sciences at the University of Pisa, took part, has shown that the giant shark known by the scientific name of Carcharocles megalodon (or Otodus megalodon) had a slimmer body than previous studies had suggested.

“In science fiction novels and movies, the Megalodon is typically portrayed as a monstrous shark of titanic proportions," explains Dr Alberto Collareta, the only Italian member of the team of 26 international scientists, who took part in this research. “This is not surprising, since the maximum size of this shark, one of the largest marine predators that has ever existed, is now estimated at around 15-20 metres in total length, and there is little doubt about its hyper-carnivorous diet.

“Understanding the biology, evolution and extinction of the Megalodon," Dr. Collareta continues, “is important for the significant impact this species had on the ecology and evolution of the marine ecosystems that gave rise to current oceans. However, the fossil record of Megalodon is almost essentially represented by its characteristic huge teeth, while skeletal remains are extremely rare”.

The lack of complete Megalodon skeletons has always led researchers to reconstruct the appearance of this ancient giant of the seas by modelling it on that of the current white shark (Carcharodon carcharias). This hypothesis has now been refuted by the study of the international research team of which Collareta is a member and which has recently published a new study in the prestigious international scientific journal Palaeontologia Electronica. This study shows that the Megalodon had a slenderer body shape than the current white shark.

PressReleaseFigure news sito en

“This deduction,” the researcher goes on to explain, “comes from the restudy of an incomplete set of fossil vertebrae belonging to a single specimen of Megalodon discovered in Belgium in the 19th century. In particular, the total body length of that specimen, if estimated on the diameter of the vertebrae of the current white shark, is much less than the length of the incomplete vertebral column alone (9.2 metres vs. 11.1 metres)” “This simple observation,’ Collareta concludes, “strongly suggests that Megalodon was not merely a bulkier version of the modern great white shark, but it was different from the latter in a slenderer physiognomy.

Although, in the absence of complete skeletal remains, the exact shape of Megalodon’s body remains uncertain, the results presented in this new research constitute the most cogent empirical evidence for such a shape and represent a significant step towards its reconstruction.

The article “White shark comparison reveals a slender body for the extinct megatooth shark, Otodus megalodon (Lamniformes: Otodontidae)” is freely accessible online at the following web address: https://doi.org/10.26879/1345

The authors are Phillip Sternes, Patrick Jambura, Julia Türtscher, Jürgen Kriwet, Mikael Siversson, Iris Feichtinger, Gavin Naylor, Adam Summers, John Maisey, Taketeru Tomita, Joshua Moyer, Timothy Higham, João Paulo da Silva, Hugo Bornatowski, Douglas Long, Victor Perez, Alberto Collareta, Charlie Underwood, David Ward, Romain Vullo, Gerardo González-Barba, Harry Maisch IV, Michael Griffiths, Martin Becker, Jake Wood and Kenshu Shimada.

Il Megalodon assomigliava ai grandi squali bianchi dei mari di oggi? Da anni gli studiosi si interrogano sull’aspetto dell’enorme squalo estinto vissuto circa 15–3,6 milioni di anni fa, e finalmente la risposta sembra essere giunta. Un nuovo studio scientifico, a cui ha preso parte anche il dottor Alberto Collareta, paleontologo presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, ha dimostrato infatti che il gigantesco squalo - noto con il nome scientifico di Carcharocles megalodon (o Otodus megalodon) - era provvisto di un corpo più slanciato di quanto suggerito dagli studi precedenti.

“Nei romanzi e nei film di fantascienza il Megalodon è tipicamente rappresentato come uno squalo mostruoso e dalle proporzioni titaniche – spiega il dottor Alberto Collareta, unico italiano a far parte del team di 26 scienziati internazionali autori dello studio - Ciò non deve stupire, in quanto la taglia massima di questo squalo, uno dei più grandi predatori marini mai esistiti, è oggi stimata intorno a 15-20 metri di lunghezza totale e vi sono pochi dubbi riguardo alla sua dieta ipercarnivora”.

“Comprendere la biologia, l'evoluzione e l'estinzione del Megalodon – prosegue Collareta - è importante alla luce dell’impatto significativo che tale specie deve aver avuto sull'ecologia e sull'evoluzione degli ecosistemi marini che hanno dato origine agli oceani moderni. Tuttavia, la documentazione fossile del Megalodon è quasi essenzialmente rappresentata dai caratteristici enormi denti, mentre i reperti scheletrici sono estremamente rari”.

Proprio la mancanza di scheletri completi riferiti al Megalodon ha da sempre indotto gli studiosi a ricostruire l’aspetto di questo antico gigante dei mari modellandolo su quello dell’attuale squalo bianco (Carcharodon carcharias). Ipotesi adesso confutata dal lavoro del gruppo di ricerca internazionale di cui Collareta fa parte e che ha da poco pubblicato un nuovo studio sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Palaeontologia Electronica. Studio che dimostra come il Megalodon avesse una forma del corpo più slanciata rispetto a quella che caratterizza lo squalo bianco.

“Questa deduzione – spiega ancora il ricercatore - deriva dalla revisione di un set incompleto di vertebre fossili appartenenti ad un unico esemplare di Megalodon scoperto in Belgio nel diciannovesimo secolo. In particolare, la lunghezza totale del corpo di tale esemplare, se stimata sulla base del diametro delle vertebre dello squalo bianco attuale, risulta molto minore della lunghezza della sola colonna vertebrale incompleta (9,2 metri vs 11,1 metri)”. “Questa semplice osservazione – conclude Collareta - suggerisce fortemente che il Megalodon non fosse meramente riconducibile ad una versione più voluminosa del moderno grande squalo bianco, ma che differisse da quest’ultimo per una fisionomia più slanciata”.

Sebbene, in assenza di reperti scheletrici completi, l’esatta forma del corpo del Megalodon rimanga ancora incerta, i risultati presentati in questa nuova ricerca costituiscono l’evidenza empirica più cogente di tale forma e rappresentano un passo avanti significativo verso la sua ricostruzione.

L’articolo “White shark comparison reveals a slender body for the extinct megatooth shark, Otodus megalodon (Lamniformes: Otodontidae)” è liberamente accessibile online al seguente indirizzo internet: https://doi.org/10.26879/1345. I suoi autori sono: Phillip Sternes, Patrick Jambura, Julia Türtscher, Jürgen Kriwet, Mikael Siversson, Iris Feichtinger, Gavin Naylor, Adam Summers, John Maisey, Taketeru Tomita, Joshua Moyer, Timothy Higham, João Paulo da Silva, Hugo Bornatowski, Douglas Long, Victor Perez, Alberto Collareta, Charlie Underwood, David Ward, Romain Vullo, Gerardo González-Barba, Harry Maisch IV, Michael Griffiths, Martin Becker, Jake Wood e Kenshu Shimada.

Il futuro di Pisa si fa sempre più Smart grazie al supporto della rete metropolitana dell’Università di Pisa: circa 30.000 chilometri di fibra lineare su cui, grazie al recente potenziamento, correranno sempre più veloci servizi e informazioni per cittadini e imprese del territorio. Lunedì 22 gennaio, in Palazzo alla Giornata, sede del Rettorato dell’Ateneo, è stato infatti rinnovato l’accordo quadro per il consolidamento, il potenziamento e la manutenzione della Rete Civica Unitaria della Provincia di Pisa.

“Sono passati già 25 anni da quanto il territorio pisano, per la prima volta, ha aderito al progetto regionale delle Reti Civiche unitarie a livello provinciale. Progetto che oggi trova proprio nella rete pisana uno dei suoi sviluppi più interessanti e consolidati  - ha ricordato il rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi – Con il rinnovo di questo accordo quadro diamo, quindi, sempre più forza al nostro territorio e sono fiero che l’Ateneo pisano, ancora una volta, metta a disposizione della comunità le sue forti competenze nel campo dell’ICT e le sue infrastrutture, così da sostenere i processi di digitalizzazione della nostra società e, con essi, il suo sviluppo sociale, culturale, economico e urbano. Per questo ci tengo a ringraziare tutti gli enti che fanno parte della Rete Civica Unitaria pisana e, in primo luogo, il Comune di Pisa, per il suo ruolo fondamentale di ‘regista’ di questa iniziativa”.

Grazie alla connettività pervasiva e sicura della rete metropolitana dell’Ateneo, con le sue infrastrutture e tecnologie digitali di ultima generazione, Pisa potrà così proseguire nel suo percorso di potenziamento dei  servizi digitali erogati dalle Pubbliche Amministrazioni e offrire, in questo modo, alle proprie comunità uno sviluppo sostenibile, capillare, inclusivo, efficace e partecipato, con servizi innovativi per svolgere più facilmente ed efficacemente attività personali, formative, sociali, economiche e industriali, in linea con il paradigma delle Smart City moderne.

Nove gli enti che compongono la Rete Civica Unitaria pisana e che oggi, nella Sala Mappamondi del rettorato, hanno firmato il nuovo accordo quadro: Università, Comune, Tribunale, Procura della Repubblica, Polizia di Stato - Questura di Pisa, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.

Il futuro di Pisa si fa sempre più Smart grazie al supporto della rete metropolitana dell’Università di Pisa: circa 30.000 chilometri di fibra lineare su cui, grazie al recente potenziamento, correranno sempre più veloci servizi e informazioni per cittadini e imprese del territorio. Lunedì 22 gennaio, in Palazzo alla Giornata, sede del Rettorato dell’Ateneo, è stato infatti rinnovato l’accordo quadro per il consolidamento, il potenziamento e la manutenzione della Rete Civica Unitaria della Provincia di Pisa.

“Sono passati già 25 anni da quanto il territorio pisano, per la prima volta, ha aderito al progetto regionale delle Reti Civiche unitarie a livello provinciale. Progetto che oggi trova proprio nella rete pisana uno dei suoi sviluppi più interessanti e consolidati  - ha ricordato il rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi – Con il rinnovo di questo accordo quadro diamo, quindi, sempre più forza al nostro territorio e sono fiero che l’Ateneo pisano, ancora una volta, metta a disposizione della comunità le sue forti competenze nel campo dell’ICT e le sue infrastrutture, così da sostenere i processi di digitalizzazione della nostra società e, con essi, il suo sviluppo sociale, culturale, economico e urbano. Per questo ci tengo a ringraziare tutti gli enti che fanno parte della Rete Civica Unitaria pisana e, in primo luogo, il Comune di Pisa, per il suo ruolo fondamentale di ‘regista’ di questa iniziativa”.

 

Rettore sito

Il rettore dell'Università di Pisa, prof. Riccardo Zucchi, durante la cerimonia di firma dell’accordo quadro per il consolidamento, il potenziamento e la manutenzione della Rete Civica Unitaria della Provincia di Pisa

 

Grazie alla connettività pervasiva e sicura della rete metropolitana dell’Ateneo, con le sue infrastrutture e tecnologie digitali di ultima generazione, Pisa potrà così proseguire nel suo percorso di potenziamento dei  servizi digitali erogati dalle Pubbliche Amministrazioni e offrire, in questo modo, alle proprie comunità uno sviluppo sostenibile, capillare, inclusivo, efficace e partecipato, con servizi innovativi per svolgere più facilmente ed efficacemente attività personali, formative, sociali, economiche e industriali, in linea con il paradigma delle Smart City moderne.

Nove gli enti che compongono la Rete Civica Unitaria pisana e che oggi, nella Sala Mappamondi del rettorato, hanno firmato il nuovo accordo quadro: Università, Comune, Tribunale, Procura della Repubblica, Polizia di Stato - Questura di Pisa, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.

Gruppo firmatari sito

I rappresentati dei nove enti che hanno sottoscritto l’accordo quadro per il consolidamento, il potenziamento e la manutenzione della Rete Civica Unitaria della Provincia di Pisa. Partendo da Sinistra: Ing. Nicola Ciannelli, Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco; Dott. Mauro Izzo, Comandante provinciale Arma dei Carabinieri; dott. Giovanni Porpora, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pisa; dott.ssa Gabriella Porcaro, Assessore alla Semplificazione e tecnologie della p.a. del Comune di Pisa; Prof. Riccardo Zucchi, Rettore dell'Università di Pisa; dott.ssa Beatrice Dani, Presidente del Tribunale di Pisa; dott. Sebastiano Salvo, Questore della provincia di Pisa; colonnello Salvatore Salvo, Comandante provinciale della Guardia di Finanza; dott.ssa Silvia Briani, Direttore generale AOUP.

Il Megalodon assomigliava ai grandi squali bianchi dei mari di oggi? Da anni gli studiosi si interrogano sull’aspetto dell’enorme squalo estinto vissuto circa 15–3,6 milioni di anni fa, e finalmente la risposta sembra essere giunta. Un nuovo studio scientifico, a cui ha preso parte anche il dottor Alberto Collareta, paleontologo presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, ha dimostrato infatti che il gigantesco squalo - noto con il nome scientifico di Carcharocles megalodon (o Otodus megalodon) - era provvisto di un corpo più slanciato di quanto suggerito dagli studi precedenti.

“Nei romanzi e nei film di fantascienza il Megalodon è tipicamente rappresentato come uno squalo mostruoso e dalle proporzioni titaniche – spiega il dottor Alberto Collareta, unico italiano a far parte del team di 26 scienziati internazionali autori dello studio - Ciò non deve stupire, in quanto la taglia massima di questo squalo, uno dei più grandi predatori marini mai esistiti, è oggi stimata intorno a 15-20 metri di lunghezza totale e vi sono pochi dubbi riguardo alla sua dieta ipercarnivora”.

“Comprendere la biologia, l'evoluzione e l'estinzione del Megalodon – prosegue Collareta - è importante alla luce dell’impatto significativo che tale specie deve aver avuto sull'ecologia e sull'evoluzione degli ecosistemi marini che hanno dato origine agli oceani moderni. Tuttavia, la documentazione fossile del Megalodon è quasi essenzialmente rappresentata dai caratteristici enormi denti, mentre i reperti scheletrici sono estremamente rari”.

Proprio la mancanza di scheletri completi riferiti al Megalodon ha da sempre indotto gli studiosi a ricostruire l’aspetto di questo antico gigante dei mari modellandolo su quello dell’attuale squalo bianco (Carcharodon carcharias). Ipotesi adesso confutata dal lavoro del gruppo di ricerca internazionale di cui Collareta fa parte e che ha da poco pubblicato un nuovo studio sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Palaeontologia Electronica. Studio che dimostra come il Megalodon avesse una forma del corpo più slanciata rispetto a quella che caratterizza lo squalo bianco.

PressReleaseFigure news sito

“Questa deduzione – spiega ancora il ricercatore - deriva dalla revisione di un set incompleto di vertebre fossili appartenenti ad un unico esemplare di Megalodon scoperto in Belgio nel diciannovesimo secolo. In particolare, la lunghezza totale del corpo di tale esemplare, se stimata sulla base del diametro delle vertebre dello squalo bianco attuale, risulta molto minore della lunghezza della sola colonna vertebrale incompleta (9,2 metri vs 11,1 metri)”. “Questa semplice osservazione – conclude Collareta - suggerisce fortemente che il Megalodon non fosse meramente riconducibile ad una versione più voluminosa del moderno grande squalo bianco, ma che differisse da quest’ultimo per una fisionomia più slanciata”.

Sebbene, in assenza di reperti scheletrici completi, l’esatta forma del corpo del Megalodon rimanga ancora incerta, i risultati presentati in questa nuova ricerca costituiscono l’evidenza empirica più cogente di tale forma e rappresentano un passo avanti significativo verso la sua ricostruzione.

L’articolo “White shark comparison reveals a slender body for the extinct megatooth shark, Otodus megalodon (Lamniformes: Otodontidae)” è liberamente accessibile online al seguente indirizzo internet: https://doi.org/10.26879/1345. I suoi autori sono: Phillip Sternes, Patrick Jambura, Julia Türtscher, Jürgen Kriwet, Mikael Siversson, Iris Feichtinger, Gavin Naylor, Adam Summers, John Maisey, Taketeru Tomita, Joshua Moyer, Timothy Higham, João Paulo da Silva, Hugo Bornatowski, Douglas Long, Victor Perez, Alberto Collareta, Charlie Underwood, David Ward, Romain Vullo, Gerardo González-Barba, Harry Maisch IV, Michael Griffiths, Martin Becker, Jake Wood e Kenshu Shimada.

Creating microprocessors capable of replicating biological learning systems, to make artificial intelligence more flexible, efficient, and environmentally sustainable is the challenge launched by an international group of researchers coordinated by the Neuromorphic AI Lab (NUAI Lab) at the UTSA (University of Texas at San Antonio) - which includes Vincenzo Lomonaco, one of Italy’s leading experts in Continual Learning, a researcher at the Department of Computer Science at the University of Pisa and one of the authors of the article “Design principles for lifelong learning AI accelerators”, recently published in the prestigious scientific journal Nature Electronics.

“The fallibility of Artificial Intelligence is still too high, and this is because AI, as we know it today, is based on non-adaptable machine learning systems, which make it incapable of dealing with new conditions not previously encountered during the training process, explains Vincenzo Lomonaco. “In fact, we make it learn a large amount of information all at once, but if something new emerges on a certain topic, we have to update the system from scratch. In addition to being inefficient, AI has a costly economic and environmental impact, considering the high energy consumption and consequent CO2 emissions of this process”.

Vincenzo Lomonaco UniPi copy

Vincenzo Lomonaco

Upgrading an AI system can cost up to several million euros. Furthermore, according to a recent study carried out by the University of Massachusetts, training several large AI models can emit five times the amount of carbon dioxide emitted by an average American car during its life cycle, including the manufacturing process.

One solution, according to Lomonaco and the other researchers of the Neuromorphic AI Lab - coordinated by Professor Dhireesha Kudithipudi -, is represented by Continuous Automatic Learning (also known as Continual Learning or Lifelong Learning), which would allow AI to assimilate a large amount of knowledge in sequence, without forgetting what has been learned previously.

“To realise such a learning system, it is necessary to change the current computational paradigms, eliminating the current infrastructural constraints,” continues Lomonaco, “that is why, with some colleagues at the NUAI Lab in San Antonio, we laid the groundwork for a new incremental learning system, based on hardware-software co-design. Designing hardware and software components simultaneously, to create a robust and autonomous lifelong learning system for AI. All based on next-generation algorithms that, working like human intelligence, allow AI to increase its knowledge continuously, faster, and more efficiently, with energy consumption close to that of a light bulb”.

Il ciclo Sguardi nel Futuro inaugura il 2024 con la scienziata Maria Chiara Carrozza (foto). Lunedì 22 gennaio alle 16 al Polo Carmignani dell’Università di Pisa (Piazza dei Cavalieri), la Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche incontrerà studentesse e studenti dell’Ateneo e delle ultime classi delle scuole superiori. Carrozza parlerà di "Eco-Robotica: un nuovo percorso verso un futuro digitale e sostenibile". L’Eco-robotica è una nuova disciplina della robotica collaborativa orientata alla sostenibilità che mette al centro l’ambiente declinato in tre grandi scenari, aria, acqua e terra. Da questo punto di vista l’Eco-robotica può contribuire concretamente a tutelare la biodiversità e, al contempo, pone domande sulla sostenibilità della robotica stessa, anche nell’ottica di un’economia circolare, prefigurando un percorso estremamente innovativo verso un futuro digitale e sostenibile.

L’evento sarà trasmesso in streaming, la partecipazione in presenza di studentesse e studenti Unipi è previa registrazione.

Dopo aver ospitato personalità come Nicola Armaroli del CNR-ISOF, la senatrice a vita Elena Cattaneo, Roberto Battiston, già Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Fosca Giannotti, professoressa di Informatica alla Scuola Normale Superiore, e Gianfausto Ferrari, presidente Digital Universitas, fondatore di Talent Garden e Superpartes Innovation Campus, l’incontro con Maria Chiara Carrozza prosegue quindi il ciclo "Sguardi nel futuro" mettendo al centro il futuro della robotica. Ad oggi sono circa 800 le studentesse e gli studenti che hanno partecipato ai vari eventi del ciclo.

I prossimi appuntamenti a febbraio sono il 6 con Gherardo Colombo, giurista, già Consigliere della Corte di Cassazione che parlerà su “Dove va la democrazia? Dove la facciamo andare?” e il 23 con Umberto Agrimi, dell’Istituto Superiore di Sanità, con un intervento su “One Health: l’occasione per ripensare il rapporto dell’uomo con il Pianeta”.

“Sguardi nel futuro” è a cura del professore Dario Pisignano, del Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC) dell’Università di Pisa, e del divulgatore e giornalista Piero Bianucci.

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