Rete Civica Unitaria pisana: verso una città sempre più Smart
Il futuro di Pisa si fa sempre più Smart grazie al supporto della rete metropolitana dell’Università di Pisa: circa 30.000 chilometri di fibra lineare su cui, grazie al recente potenziamento, correranno sempre più veloci servizi e informazioni per cittadini e imprese del territorio. Lunedì 22 gennaio, in Palazzo alla Giornata, sede del Rettorato dell’Ateneo, è stato infatti rinnovato l’accordo quadro per il consolidamento, il potenziamento e la manutenzione della Rete Civica Unitaria della Provincia di Pisa.
“Sono passati già 25 anni da quanto il territorio pisano, per la prima volta, ha aderito al progetto regionale delle Reti Civiche unitarie a livello provinciale. Progetto che oggi trova proprio nella rete pisana uno dei suoi sviluppi più interessanti e consolidati - ha ricordato il rettore dell’Università di Pisa, Riccardo Zucchi – Con il rinnovo di questo accordo quadro diamo, quindi, sempre più forza al nostro territorio e sono fiero che l’Ateneo pisano, ancora una volta, metta a disposizione della comunità le sue forti competenze nel campo dell’ICT e le sue infrastrutture, così da sostenere i processi di digitalizzazione della nostra società e, con essi, il suo sviluppo sociale, culturale, economico e urbano. Per questo ci tengo a ringraziare tutti gli enti che fanno parte della Rete Civica Unitaria pisana e, in primo luogo, il Comune di Pisa, per il suo ruolo fondamentale di ‘regista’ di questa iniziativa”.
Il rettore dell'Università di Pisa, prof. Riccardo Zucchi, durante la cerimonia di firma dell’accordo quadro per il consolidamento, il potenziamento e la manutenzione della Rete Civica Unitaria della Provincia di Pisa
Grazie alla connettività pervasiva e sicura della rete metropolitana dell’Ateneo, con le sue infrastrutture e tecnologie digitali di ultima generazione, Pisa potrà così proseguire nel suo percorso di potenziamento dei servizi digitali erogati dalle Pubbliche Amministrazioni e offrire, in questo modo, alle proprie comunità uno sviluppo sostenibile, capillare, inclusivo, efficace e partecipato, con servizi innovativi per svolgere più facilmente ed efficacemente attività personali, formative, sociali, economiche e industriali, in linea con il paradigma delle Smart City moderne.
Nove gli enti che compongono la Rete Civica Unitaria pisana e che oggi, nella Sala Mappamondi del rettorato, hanno firmato il nuovo accordo quadro: Università, Comune, Tribunale, Procura della Repubblica, Polizia di Stato - Questura di Pisa, Arma dei Carabinieri, Guardia di Finanza, Vigili del Fuoco e Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana.
I rappresentati dei nove enti che hanno sottoscritto l’accordo quadro per il consolidamento, il potenziamento e la manutenzione della Rete Civica Unitaria della Provincia di Pisa. Partendo da Sinistra: Ing. Nicola Ciannelli, Comandante provinciale dei Vigili del Fuoco; Dott. Mauro Izzo, Comandante provinciale Arma dei Carabinieri; dott. Giovanni Porpora, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pisa; dott.ssa Gabriella Porcaro, Assessore alla Semplificazione e tecnologie della p.a. del Comune di Pisa; Prof. Riccardo Zucchi, Rettore dell'Università di Pisa; dott.ssa Beatrice Dani, Presidente del Tribunale di Pisa; dott. Sebastiano Salvo, Questore della provincia di Pisa; colonnello Salvatore Salvo, Comandante provinciale della Guardia di Finanza; dott.ssa Silvia Briani, Direttore generale AOUP.
Megalodon: uno studio rivela l’aspetto del gigantesco squalo estinto
Il Megalodon assomigliava ai grandi squali bianchi dei mari di oggi? Da anni gli studiosi si interrogano sull’aspetto dell’enorme squalo estinto vissuto circa 15–3,6 milioni di anni fa, e finalmente la risposta sembra essere giunta. Un nuovo studio scientifico, a cui ha preso parte anche il dottor Alberto Collareta, paleontologo presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, ha dimostrato infatti che il gigantesco squalo - noto con il nome scientifico di Carcharocles megalodon (o Otodus megalodon) - era provvisto di un corpo più slanciato di quanto suggerito dagli studi precedenti.
“Nei romanzi e nei film di fantascienza il Megalodon è tipicamente rappresentato come uno squalo mostruoso e dalle proporzioni titaniche – spiega il dottor Alberto Collareta, unico italiano a far parte del team di 26 scienziati internazionali autori dello studio - Ciò non deve stupire, in quanto la taglia massima di questo squalo, uno dei più grandi predatori marini mai esistiti, è oggi stimata intorno a 15-20 metri di lunghezza totale e vi sono pochi dubbi riguardo alla sua dieta ipercarnivora”.
“Comprendere la biologia, l'evoluzione e l'estinzione del Megalodon – prosegue Collareta - è importante alla luce dell’impatto significativo che tale specie deve aver avuto sull'ecologia e sull'evoluzione degli ecosistemi marini che hanno dato origine agli oceani moderni. Tuttavia, la documentazione fossile del Megalodon è quasi essenzialmente rappresentata dai caratteristici enormi denti, mentre i reperti scheletrici sono estremamente rari”.
Proprio la mancanza di scheletri completi riferiti al Megalodon ha da sempre indotto gli studiosi a ricostruire l’aspetto di questo antico gigante dei mari modellandolo su quello dell’attuale squalo bianco (Carcharodon carcharias). Ipotesi adesso confutata dal lavoro del gruppo di ricerca internazionale di cui Collareta fa parte e che ha da poco pubblicato un nuovo studio sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Palaeontologia Electronica. Studio che dimostra come il Megalodon avesse una forma del corpo più slanciata rispetto a quella che caratterizza lo squalo bianco.
“Questa deduzione – spiega ancora il ricercatore - deriva dalla revisione di un set incompleto di vertebre fossili appartenenti ad un unico esemplare di Megalodon scoperto in Belgio nel diciannovesimo secolo. In particolare, la lunghezza totale del corpo di tale esemplare, se stimata sulla base del diametro delle vertebre dello squalo bianco attuale, risulta molto minore della lunghezza della sola colonna vertebrale incompleta (9,2 metri vs 11,1 metri)”. “Questa semplice osservazione – conclude Collareta - suggerisce fortemente che il Megalodon non fosse meramente riconducibile ad una versione più voluminosa del moderno grande squalo bianco, ma che differisse da quest’ultimo per una fisionomia più slanciata”.
Sebbene, in assenza di reperti scheletrici completi, l’esatta forma del corpo del Megalodon rimanga ancora incerta, i risultati presentati in questa nuova ricerca costituiscono l’evidenza empirica più cogente di tale forma e rappresentano un passo avanti significativo verso la sua ricostruzione.
L’articolo “White shark comparison reveals a slender body for the extinct megatooth shark, Otodus megalodon (Lamniformes: Otodontidae)” è liberamente accessibile online al seguente indirizzo internet: https://doi.org/10.26879/1345. I suoi autori sono: Phillip Sternes, Patrick Jambura, Julia Türtscher, Jürgen Kriwet, Mikael Siversson, Iris Feichtinger, Gavin Naylor, Adam Summers, John Maisey, Taketeru Tomita, Joshua Moyer, Timothy Higham, João Paulo da Silva, Hugo Bornatowski, Douglas Long, Victor Perez, Alberto Collareta, Charlie Underwood, David Ward, Romain Vullo, Gerardo González-Barba, Harry Maisch IV, Michael Griffiths, Martin Becker, Jake Wood e Kenshu Shimada.
Artificial Intelligence: towards a more “human” and sustainable future
Creating microprocessors capable of replicating biological learning systems, to make artificial intelligence more flexible, efficient, and environmentally sustainable is the challenge launched by an international group of researchers coordinated by the Neuromorphic AI Lab (NUAI Lab) at the UTSA (University of Texas at San Antonio) - which includes Vincenzo Lomonaco, one of Italy’s leading experts in Continual Learning, a researcher at the Department of Computer Science at the University of Pisa and one of the authors of the article “Design principles for lifelong learning AI accelerators”, recently published in the prestigious scientific journal Nature Electronics.
“The fallibility of Artificial Intelligence is still too high, and this is because AI, as we know it today, is based on non-adaptable machine learning systems, which make it incapable of dealing with new conditions not previously encountered during the training process, explains Vincenzo Lomonaco. “In fact, we make it learn a large amount of information all at once, but if something new emerges on a certain topic, we have to update the system from scratch. In addition to being inefficient, AI has a costly economic and environmental impact, considering the high energy consumption and consequent CO2 emissions of this process”.
Vincenzo Lomonaco
Upgrading an AI system can cost up to several million euros. Furthermore, according to a recent study carried out by the University of Massachusetts, training several large AI models can emit five times the amount of carbon dioxide emitted by an average American car during its life cycle, including the manufacturing process.
One solution, according to Lomonaco and the other researchers of the Neuromorphic AI Lab - coordinated by Professor Dhireesha Kudithipudi -, is represented by Continuous Automatic Learning (also known as Continual Learning or Lifelong Learning), which would allow AI to assimilate a large amount of knowledge in sequence, without forgetting what has been learned previously.
“To realise such a learning system, it is necessary to change the current computational paradigms, eliminating the current infrastructural constraints,” continues Lomonaco, “that is why, with some colleagues at the NUAI Lab in San Antonio, we laid the groundwork for a new incremental learning system, based on hardware-software co-design. Designing hardware and software components simultaneously, to create a robust and autonomous lifelong learning system for AI. All based on next-generation algorithms that, working like human intelligence, allow AI to increase its knowledge continuously, faster, and more efficiently, with energy consumption close to that of a light bulb”.
Sguardi nel futuro: la prima ospite del 2024 è Maria Chiara Carrozza
Il ciclo Sguardi nel Futuro inaugura il 2024 con la scienziata Maria Chiara Carrozza (foto). Lunedì 22 gennaio alle 16 al Polo Carmignani dell’Università di Pisa (Piazza dei Cavalieri), la Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche incontrerà studentesse e studenti dell’Ateneo e delle ultime classi delle scuole superiori. Carrozza parlerà di "Eco-Robotica: un nuovo percorso verso un futuro digitale e sostenibile". L’Eco-robotica è una nuova disciplina della robotica collaborativa orientata alla sostenibilità che mette al centro l’ambiente declinato in tre grandi scenari, aria, acqua e terra. Da questo punto di vista l’Eco-robotica può contribuire concretamente a tutelare la biodiversità e, al contempo, pone domande sulla sostenibilità della robotica stessa, anche nell’ottica di un’economia circolare, prefigurando un percorso estremamente innovativo verso un futuro digitale e sostenibile.
L’evento sarà trasmesso in streaming, la partecipazione in presenza di studentesse e studenti Unipi è previa registrazione.
Dopo aver ospitato personalità come Nicola Armaroli del CNR-ISOF, la senatrice a vita Elena Cattaneo, Roberto Battiston, già Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Fosca Giannotti, professoressa di Informatica alla Scuola Normale Superiore, e Gianfausto Ferrari, presidente Digital Universitas, fondatore di Talent Garden e Superpartes Innovation Campus, l’incontro con Maria Chiara Carrozza prosegue quindi il ciclo "Sguardi nel futuro" mettendo al centro il futuro della robotica. Ad oggi sono circa 800 le studentesse e gli studenti che hanno partecipato ai vari eventi del ciclo.
I prossimi appuntamenti a febbraio sono il 6 con Gherardo Colombo, giurista, già Consigliere della Corte di Cassazione che parlerà su “Dove va la democrazia? Dove la facciamo andare?” e il 23 con Umberto Agrimi, dell’Istituto Superiore di Sanità, con un intervento su “One Health: l’occasione per ripensare il rapporto dell’uomo con il Pianeta”.
“Sguardi nel futuro” è a cura del professore Dario Pisignano, del Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC) dell’Università di Pisa, e del divulgatore e giornalista Piero Bianucci.
Sguardi nel futuro: la prima ospite del 2024 è Maria Chiara Carrozza
Il ciclo Sguardi nel Futuro inaugura il 2024 con la scienziata Maria Chiara Carrozza (foto). Lunedì 22 gennaio alle 16 al Polo Carmignani dell’Università di Pisa (Piazza dei Cavalieri), la Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche incontrerà studentesse e studenti dell’Ateneo e delle ultime classi delle scuole superiori. Carrozza parlerà di "Eco-Robotica: un nuovo percorso verso un futuro digitale e sostenibile". L’Eco-robotica è una nuova disciplina della robotica collaborativa orientata alla sostenibilità che mette al centro l’ambiente declinato in tre grandi scenari, aria, acqua e terra. Da questo punto di vista l’Eco-robotica può contribuire concretamente a tutelare la biodiversità e, al contempo, pone domande sulla sostenibilità della robotica stessa, anche nell’ottica di un’economia circolare, prefigurando un percorso estremamente innovativo verso un futuro digitale e sostenibile.
L’evento sarà trasmesso in streaming, la partecipazione in presenza di studentesse e studenti Unipi è previa registrazione.
Dopo aver ospitato personalità come Nicola Armaroli del CNR-ISOF, la senatrice a vita Elena Cattaneo, Roberto Battiston, già Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Fosca Giannotti, professoressa di Informatica alla Scuola Normale Superiore, e Gianfausto Ferrari, presidente Digital Universitas, fondatore di Talent Garden e Superpartes Innovation Campus, l’incontro con Maria Chiara Carrozza prosegue quindi il ciclo "Sguardi nel futuro" mettendo al centro il futuro della robotica. Ad oggi sono circa 800 le studentesse e gli studenti che hanno partecipato ai vari eventi del ciclo.
I prossimi appuntamenti a febbraio sono il 6 con Gherardo Colombo, giurista, già Consigliere della Corte di Cassazione che parlerà su “Dove va la democrazia? Dove la facciamo andare?” e il 23 con Umberto Agrimi, dell’Istituto Superiore di Sanità, con un intervento su “One Health: l’occasione per ripensare il rapporto dell’uomo con il Pianeta”.
“Sguardi nel futuro” è a cura del professore Dario Pisignano, del Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC) dell’Università di Pisa, e del divulgatore e giornalista Piero Bianucci.
"Iskra" - Pubblicazione di "Sinistra per..."
L'associazione "Sinistra per... l'integrazione e le culture" presenta la pubblicazione "ISKRA", il giornalino cartaceo dell’area Umanistica.
Perché un giornalino nell’era dei social? L'associazione ritiene che la scrittura sia una delle più nobili arti dell’uomo, un’arte che, da sempre, consente di produrre un avanzamento nell’analisi e nell’interpretazione del mondo.
La distribuzione della rivista, stampata come numero unico a dicembre 2023, avverrà a partire dal 25 gennaio 2024.
L'attività è stata realizzata con il contributo dei fond di Ateneo per le attività studentesche.
"Iskra" - Pubblicazione di "Sinistra per..."
L'associazione "Sinistra per... l'integrazione e le culture" presenta la pubblicazione "ISKRA", il giornalino cartaceo dell’area Umanistica.
Perché un giornalino nell’era dei social? L'associazione ritiene che la scrittura sia una delle più nobili arti dell’uomo, un’arte che, da sempre, consente di produrre un avanzamento nell’analisi e nell’interpretazione del mondo.
La distribuzione della rivista, stampata come numero unico a dicembre 2023, avverrà a partire dal 25 gennaio 2024.
L'attività è stata realizzata con il contributo dei fond di Ateneo per le attività studentesche.
Cattiva postura sul lavoro? Ora si corregge con l’intelligenza artificiale
Correggere in tempo reale le cattive posture che si assumono a lavoro, via smartwatch, il tutto nel pieno rispetto di privacy e riservatezza. È questo l’obiettivo di un innovativo sistema basato sull’intelligenza artificiale ideato e sperimentato dall’Università di Pisa. I risultati della ricerca, coordinata da Francesco Pistolesi, ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, sono stati pubblicati sulla rivista Computers in Industry.
“L'affaticamento e la ripetitività di svariate mansioni lavorative portano spesso gli operatori ad assumere posture incongrue perché magari sono momentaneamente percepite come comode — spiega Pistolesi — questo però, a medio e lungo termine, provoca uno stress dell’apparato muscolo-scheletrico; le statistiche ci dicono che, in tutto il mondo, oltre un lavoratore su quattro soffre di mal di schiena, con conseguenti sofferenze e perdita di oltre 264 milioni di giorni lavorativi ogni anno”.
Il dispositivo dell’Ateneo pisano (si veda Figura 1) è stato testato coinvolgendo operatori durante l'esecuzione di varie mansioni standardizzate (avvitatura, saldatura e assemblaggio). Il sistema è costituito da un'unità basata su intelligenza artificiale che riceve continuativamente dati da uno smartwatch e un sensore LiDAR — una tecnologia avanzata che usa impulsi laser per misurare distanze e creare mappe dell'ambiente. Durante i test, il sistema ha monitorato le posizioni di braccio, spalla, tronco e gambe, acquisendo dati che non sono in grado di rivelare informazioni sensibili del lavoratore.
L’intelligenza artificiale ha identificato le posture con una precisione media superiore al 98%, rilevando inoltre gli scostamenti dalle posizioni degli arti raccomandate dallo standard UNI ISO 11226 (Ergonomics — Evaluation of static working postures). Questo standard fornisce raccomandazioni per la valutazione del rischio per la salute della popolazione adulta attiva, derivate da studi sperimentali sul carico muscoloscheletrico, sul disagio/dolore e sulla resistenza/fatica associati alle posture di lavoro.
“Il nuovo paradigma dell’Industria 5.0 usa l'intelligenza artificiale (AI) mettendo al centro l’essere umano — sottolinea Pistolesi — la tecnologia non ci sostituisce, ma ci aiuta. Si tratta in altre parole di pensare a dispositivi, come quello che abbiamo ideato, che mettano in primo piano il benessere e diritti di lavoratrici e lavoratori, in particolare la privacy, che le tecnologie basate sull'analisi video possono mettere a rischio. Si pensi per esempio ad attacchi informatici che si impadroniscono di immagini di parti del corpo sensibili dei lavoratori, usate per rilevare la postura. I dati registrati dal nostro sistema, invece, anche se trafugati, non possono ricondurre ad alcuna informazione che violi la riservatezza dei dipendenti di un'azienda. Ciò fa sì che i lavoratori si sentano più tutelati e considerati, aumentando sia il benessere che la produttività. Ecco perché negli anni a venire sarà sempre più importante progettare sistemi ispirati all'intelligenza artificiale orientata all'essere umano, la cosiddetta human-centered AI”.
Assieme a Francesco Pistolesi, hanno collaborato alla ricerca Michele Baldassini, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, e Beatrice Lazzerini, professoressa ordinaria presso lo stesso dipartimento per oltre vent'anni, e attualmente titolare di un contratto di ricerca a titolo gratuito.
Cattiva postura sul lavoro? Ora si corregge con l’intelligenza artificiale
Correggere in tempo reale le cattive posture che si assumono a lavoro, via smartwatch, il tutto nel pieno rispetto di privacy e riservatezza. È questo l’obiettivo di un innovativo sistema basato sull’intelligenza artificiale ideato e sperimentato dall’Università di Pisa. I risultati della ricerca, coordinata da Francesco Pistolesi, ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, sono stati pubblicati sulla rivista Computers in Industry.
“L'affaticamento e la ripetitività di svariate mansioni lavorative portano spesso gli operatori ad assumere posture incongrue perché magari sono momentaneamente percepite come comode — spiega Pistolesi — questo però, a medio e lungo termine, provoca uno stress dell’apparato muscolo-scheletrico; le statistiche ci dicono che, in tutto il mondo, oltre un lavoratore su quattro soffre di mal di schiena, con conseguenti sofferenze e perdita di oltre 264 milioni di giorni lavorativi ogni anno”.
Il team di ricerca da sinistra Michele Baldassini, Francesco Pistolesi e Beatrice Lazzerini
Il dispositivo dell’Ateneo pisano (si veda Figura 1) è stato testato coinvolgendo operatori durante l'esecuzione di varie mansioni standardizzate (avvitatura, saldatura e assemblaggio). Il sistema è costituito da un'unità basata su intelligenza artificiale che riceve continuativamente dati da uno smartwatch e un sensore LiDAR — una tecnologia avanzata che usa impulsi laser per misurare distanze e creare mappe dell'ambiente. Durante i test, il sistema ha monitorato le posizioni di braccio, spalla, tronco e gambe, acquisendo dati che non sono in grado di rivelare informazioni sensibili del lavoratore.
L’intelligenza artificiale ha identificato le posture con una precisione media superiore al 98%, rilevando inoltre gli scostamenti dalle posizioni degli arti raccomandate dallo standard UNI ISO 11226 (Ergonomics — Evaluation of static working postures). Questo standard fornisce raccomandazioni per la valutazione del rischio per la salute della popolazione adulta attiva, derivate da studi sperimentali sul carico muscoloscheletrico, sul disagio/dolore e sulla resistenza/fatica associati alle posture di lavoro.
“Il nuovo paradigma dell’Industria 5.0 usa l'intelligenza artificiale (AI) mettendo al centro l’essere umano — sottolinea Pistolesi — la tecnologia non ci sostituisce, ma ci aiuta. Si tratta in altre parole di pensare a dispositivi, come quello che abbiamo ideato, che mettano in primo piano il benessere e diritti di lavoratrici e lavoratori, in particolare la privacy, che le tecnologie basate sull'analisi video possono mettere a rischio. Si pensi per esempio ad attacchi informatici che si impadroniscono di immagini di parti del corpo sensibili dei lavoratori, usate per rilevare la postura. I dati registrati dal nostro sistema, invece, anche se trafugati, non possono ricondurre ad alcuna informazione che violi la riservatezza dei dipendenti di un'azienda. Ciò fa sì che i lavoratori si sentano più tutelati e considerati, aumentando sia il benessere che la produttività. Ecco perché negli anni a venire sarà sempre più importante progettare sistemi ispirati all'intelligenza artificiale orientata all'essere umano, la cosiddetta human-centered AI”.
Assieme a Francesco Pistolesi, hanno collaborato alla ricerca Michele Baldassini, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione, e Beatrice Lazzerini, professoressa ordinaria presso lo stesso dipartimento per oltre vent'anni, e attualmente titolare di un contratto di ricerca a titolo gratuito.
L’avventura italiana (e pisana) di Marie Curie in un cortometraggio dell’Accademia Polacca delle Scienze
La celebre scienziata Maria Skłodowska Curie, due volte premio Nobel (nel 1903 per la fisica e nel 1911 per la chimica) e pioniera della ricerca sulla radioattività e del suo utilizzo a scopo medico, il 30 luglio 1918 giunse a Pisa su invito di Raffaello Nasini, professore di Chimica dell’Università di Pisa. Per tre settimane, insieme a Camillo Porlezza, all’epoca giovane assistente di Nasini, Madame Curie fece dei sopralluoghi in Italia per studiare la radioattività delle principali sorgenti termali e di alcune miniere, cominciando proprio dalla Toscana, dove visitò San Giuliano, Montecatini e Larderello.
L’avventura italiana (e pisana) di Maria Skłodowska Curie è ora raccontata nel documentario "Maria Skłodowska-Curie in Italia. Alla Ricerca del Radio", disponibile sul canale YouTube dell’Ateneo pisano, che sarà presentato il 18 gennaio alle 15, nell'Aula Magna del Dipartimento di Chimica e Chimica industriale (via G. Moruzzi, 13).
Il cortometraggio polacco-italiano di circa 25 minuti è stato realizzato grazie ad un’iniziativa congiunta tra Accademia Polacca delle Scienze di Roma, Istituto di Chimica Organica di Varsavia dell’Accademia Polacca delle Scienze, Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa e Museo biografico di Maria Skłodowska-Curie a Varsavia. Al Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale si sono svolte in parte le riprese e sono stati intervistati la professoressa Valentina Domenici e il professore Lorenzo Di Bari.
‘Il viaggio di Maria Skłodowska Curie in Italia non era molto conosciuto, se non agli storici e agli studiosi della famosa scienziata – racconta Valentina Domenici – sebbene le tracce del suo viaggio in giro per l’Italia sono ricordate da targhe marmoree, come a Montecatini, e da documenti preziosi, come quelli conservati presso il Museo della geotermia di Larderello. Ma ora, grazie al minuzioso lavoro di Marcin Górecki, ricercatore presso l’Accademia Polacca delle Scienze che collabora anche con il nostro Dipartimento, è stato possibile realizzare questo documentario e far conoscere ad un pubblico più ampio la storia di Madame Curie in Italia".