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Martedì, 04 Novembre 2014 09:39

La falsa teoria del clima impazzito

Teorie pseudo scientifiche, ipotesi non verificate, falsità vere e proprie. Nel suo ultimo libro, "La falsa teoria del clima impazzito" (Felici editore, 2014), Sergio Pinna, professore ordinario di Geografia dell'Università di Pisa, confuta con decisione, sulla base dei dati disponibili, la teoria della cosiddetta "estremizzazione del clima", un'idea ormai molto comune fra la gente, nei media e anche in buona parte degli ambienti scientisupercellfici.

«L'unico cambiamento certo che può essere documentato è un aumento della temperatura media della Terra di circa 0,8 gradi centigradi dalla metà dell'Ottocento ad oggi», spiega Sergio Pinna, aggiungendo che: «l'idea diffusa da alcuni decenni che il global warming abbia a sua volta provocato un'estremizzazione dei fenomeni climatici è una teoria che poggia su presupposti molto generici e che soprattutto si scontra con i dati disponibili; oltretutto, le informazioni che provengono dalla climatologia storica ci dicono che negli ultimi mille anni gli eventi estremi sono stati molto più frequenti nei periodi freddi piuttosto che in quelli caldi».

Il libro del professore dell'Ateneo pisano è composto da una parte iniziale ed una finale di carattere generale, mentre il contenuto dei capitoli centrali è di tipo più tecnico, visto che vi si analizzano singoli aspetti del clima: entità del riscaldamento recente, tornado e uragani, intensità delle precipitazioni, ondate di calore estivo, variabilità climatica e meteorologica.

«Il problema – sottolinea Sergio Pinna – è riportare il dibattito sui cambiamenti climatici in un piano veramente scientifico e quindi partire dai dati certi, anche se da questo punto di vista non mancano dei problemi strutturali, soprattutto per l'Italia». Il riferimento è ad esempio alla mancanza nel nostro Paese di un vero e proprio servizio meteo-climatico nazionale: quello dell'aeronautica militare non ha una tradizione di studi di climatologia descrittiva ed inoltre gestisce le statistiche solo di un centinaio di stazioni misura, mentre per definire il quadro climatico del nostro territorio ne sarebbero necessarie migliaia. In questa situazione, è poi da considerarsi in modo decisamente negativo l'abolizione negli anni '90 del Servizio Idrografico nazionale, che ha portato alla nascita di uffici regionali del tutto scollegati fra loro, rendendo così impossibile la raccolta di quella grande mole di dati pluviometrici e termometrici come precedentemente poteva avvenire.

sergio_pinna«Nel mio libro – conclude Sergio Pinna – riporto diversi esempi di assurde informazioni, spesso proposte da cosiddetti "esperti"; si possono ricordare in proposito le affermazioni sulle piogge in Toscana, per le quali si è data per certa una triplicazione dell'intensità negli ultimi 20-25 anni rispetto al periodo precedente: una teoria del tutto falsa, come si può facilmente verificare con un'analisi statistica delle serie meteorologiche disponibili nell'archivio online del Servizio Idrologico della Toscana».

Lunedì, 03 Novembre 2014 10:45

Il premio AISSA 2014 a Giovanni Benelli

G.-BenelliCome di consuetudine, l'Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie (AISSA) ha selezionato il vincitore del Premio AISSA 2014 per la migliore tesi di dottorato di ricerca discussa nel precedente anno accademico. Nell'ambito scientifico-disciplinare "Protezione delle piante" il Premio AISSA 2014 è stato attribuito a Giovanni Benelli, 27 anni, ricercatore del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa.

Benelli ha condotto il suo dottorato di ricerca presso la scuola di dottorato in Scienze agrarie e veterinarie (Università di Pisa e Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa), ed è stato premiato per la sua tesi, intitolata "Visual and olfactory cues perceived during reproductive behaviour by the fruit flies parasitoid Psyttalia concolor (Hymenoptera: Braconidae)", focalizzata sul controllo eco-compatibile dei Ditteri Tefritidi, noti anche come mosche della frutta, mediante agenti di controllo biologico. I risultati contenuti nella tesi dottorale di Benelli sono stati oggetto di pubblicazione in 9 articoli su riviste internazionali con impact factor. La premiazione avrà luogo il 6 novembre 2014 a Sassari, in occasione del XII Convegno AISSA.

Attualmente, Benelli svolge la sua attività di ricerca come assegnista di ricerca presso il dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa, dove si occupa di ecologia comportamentale di organismi utili in lotta biologica, con particolare riferimento al ruolo evolutivo dell'aggressività e all'apprendimento di stimoli visivi e olfattivi in contesti riproduttivi. Nel complesso, la sua attività ha portato alla pubblicazione di oltre 70 articoli, di cui 55 su riviste internazionali.

Galletti teamNel mondo della lavorazione delle pelli arriva una piccola rivoluzione "green": grazie a uno studio condotto dai ricercatori del dipartimento di Chimica e chimica industriale dell'Università di Pisa, in collaborazione con il Polo tecnologico conciario (POTECO), è stato brevettato un processo conciario innovativo che prevede l'utilizzo di agenti chimici "metal free" in grado di garantire un basso impatto ambientale e, allo stesso tempo, prospettive di crescita e innovazione per il territorio.

Il brevetto apre nuovi scenari nel panorama dei concianti ottenibili da materie prime rinnovabili, proponendo una nuova classe di agenti non tossici e biodegradabili. Infatti sono state sperimentate con ottimi risultati molecole innovative facilmente ottenibili direttamente da biomasse presenti sul territorio. L'innovativo sistema di concia rende così possibile l'ottenimento di un prodotto finito con caratteristiche estetiche e funzionali ottimali, rispettando l'ecosistema e garantendo la massima sostenibilità ambientale ed economica.

Dipartimento ChimicaLa ricerca applicata è stata condotta presso i laboratori del Polo Tecnologico Conciario, diretto da Domenico Castiello, e presso i laboratori del gruppo di ricerca della professoressa Anna Maria Raspolli Galletti del dipartimento di Chimica e chimica industriale dell'Università di Pisa: «Oltre all'assoluta novità delle molecole concianti proposte, finora mai prese in considerazione da alcun gruppo di ricerca industriale o accademico nel mondo, il grande punto di forza di questa invenzione è rappresentato dalla loro assenza di tossicità e dalla possibilità di usare esclusivamente materie prime rinnovabili – spiega la professoressa Raspolli - I materiali di partenza sono infatti disponibili nel territorio toscano, sono a basso costo o addirittura scarti agro-alimentari, e il processo di conversione studiato risulta ambientalmente ed economicamente sostenibile. ».

Sicuramente questa scoperta non avrebbe potuto aver luogo senza la stretta sinergia tra l'Università di Pisa e POTECO, e si è avvalsa delle grandi competenze e delle apparecchiature specifiche disponibili presso i laboratori di Castelfranco: «Questa collaborazione – conclude la professoressa Raspolli - ci ha permesso di trasformare un'idea progettuale in un risultato concreto che può avere un importante impatto sul settore conciario accelerandone il progresso verso processi e prodotti totalmente eco-sostenibili ed al tempo stesso offre valide opportunità formative nel settore della chimica conciaria a laureandi e borsisti della nostra Università».

Ne hanno parlato: 
Nazione Pontedera
Tirreno Pisa 
Tirreno.it 
PisaToday.it 
gonews.it 
Greenreport 
GreenBiz.it 
BioEcoGeo.it 


 

Non fu avvelenato dai suoi nemici, né morì a causa della malaria: la morte di Enrico VII fu causata dagli effetti collaterali della cura a cui l'imperatore si sottoponeva per l'antrace (o carbonchio), la malattia contratta probabilmente da uno dei suoi cavalli e che prevedeva la somministrazione terapeutica di piccole dosi di arsenico. Dopo un'accurata e meticolosa ricerca, Francesco Mallegni, docente dell'Università di Pisa e direttore del Museo archeologico dell'Uomo di Viareggio, ha risolto il mistero che per sette secoli ha accompagnato la morte dell'imperatore avvenuta nel 1313 a Buonconvento.volto Enrico VII

Il professor Mallegni ha potuto condurre le sue analisi sulle spoglie di Enrico VII grazie a un'operazione coordinata dall'Opera primaziale pisana che alla fine del 2013 – a 700 anni dalla morte dell'imperatore - ha permesso di riesumare i resti ossei del sovrano conservati nel Duomo di Pisa, per rilievi antropologici e patologici: «Da circa un anno, Enrico VII soffriva di antrace – spiega Mallegni – una malattia che lo aveva attaccato durante l'assedio di Firenze e lo aveva costretto a ritirarsi a Pisa, città ghibellina da lui molto amata. Di lì era partito per l'impresa napoletana contro il riottoso e infedele Roberto d'Angiò seguendo la via Francigena, ma il male inesorabile, con grandi sofferenze, lo fece soccombere nei pressi di Siena».

La malattia si era manifestata con una piaga al ginocchio e l'infezione fu causata molto probabilmente da un cavallo malato che, con la pecora, è il vettore principale di diffusione di questa infezione batterica: «Le fonti contemporanee alla vita e alla morte di Enrico VII parlano di una malattia ben precisa, l'antrace, che lo aveva colpito agli arti inferiori e aveva fatto il suo decorso di solito rapidissimo, rallentato però dalle cure a base di unguenti all'arsenico, l'unico che poteva tenere "a bada" il malanno, ben sapendo, i medici curanti, che un eccesso poteva portare all'avvelenamento e alla morte».

scheletro EnricoVIIIl rituale funerario
La ricerca ha fatto luce anche sul rituale funerario a cui fu sottoposto il cadavere del sovrano durante il trasporto a Pisa, dove Enrico VII aveva espresso il desiderio di riposare per sempre: «Le spoglie del sovrano – aggiunge Mallegni – sono risultate alquanto deteriorate non solo dal passare del tempo, ma dal trattamento che fu riservato al suo cadavere prima della sepoltura. Il corpo fu allontanato da Buonconvento su una lettiga sotto le sembianze camuffate di un ancora vivente per non far sapere della sua morte. Il fetore che emanava il cadavere, unito al lezzo della piaga che lo aveva tormentato per un anno, consigliò una sosta a Paganico dove, secondo le costumanze dell'epoca, più che altro germaniche, gli fu tagliata la testa. Il corpo fu poi bollito nell'acqua – e non nel vino come riportavano alcune fonti - e in seguito letteralmente spolpato e lo scheletro fu bruciato su di una pira. Abbiamo inoltre stabilito che il cranio è stato bollito a parte rispetto al resto del cadavere, dopo la decapitazione, perché la concentrazione dell'arsenico è più forte che nelle altre ossa; questo tipo di veleno si concentra infatti soprattutto nei capelli».

La ricostruzione del volto
Grazie alle analisi antropologiche, il professor Mallegni ha potuto ricostruire il cranio e il calco di Enrico VII, le cui sembianze non si discostano da quelle riportate nelle fonti storiche: «L'imperatore era descritto come un uomo dal volto gradevole, con naso sottile e appuntito e dalla bocca ben formata, e la ricostruzione fisiognomica realizzata dallo scultore Gabriele Mallegni non se ne discosta. Le fonti parlano anche di un tic nervoso all'occhio sinistro: questo particolare, unito a un quasi certo bruxismo - il digrignamento involontario dei denti - fanno pensare a un uomo forse tormentato, sebbene le fonti ne parlino come un sovrano calmo e uso a parlare poco».

cranio EnricoVII

La ricerca ha poi svelato altri particolari su Enrico VII: il sovrano era un uomo alto (1.78 m), mentre le cronache italiane dell'epoca lo definivano di statura quasi media e snello, forse per dimagrimento dovuto alla malattia. Dallo studio antropologico dei resti inoltre, gli arti inferiori risultano assai più robusti dei superiori, caratteristica che prova che il sovrano andava a cavallo forse già da bambino.

Il professor Mallegni ha condotto le sue analisi con la collaborazione del Centro Ricerche e Servizi Ambientali (CRSA) di Ravenna, mentre per la parte storica si è avvalso del supporto di Maurizio Vaglini, direttore del Centro Interregionale per la Documentazione Bibliografica e Archivistica Biomedica dell'Arte Sanitaria di Roma.

Ne hanno parlato:
QN
La Stampa 
Corriere Fiorentino 
Gazzetta Parma 
Panorama.it
Tirreno Pisa
Nazione Pisa 

Giacomo De Nuccio

Anche Giacomo ce l'ha fatta, come Luca Razzauti che si è laureato pochi mesi fa, ha vinto la sua sfida contro la Sindrome "X fragile" e con grande determinazione ha raggiunto il traguardo finale degli studi universitari. Mercoledì 29 ottobre, Giacomo De Nuccio, 25 anni, originario di Gallarate, ha discusso la tesi dal titolo "Il male immaginato: fenomenologia e fascino del male nella Gerusalemme Liberata" con il professor Sergio Zatti, conseguendo la laurea in Lettere moderne con il massimo dei voti. Alladiscussione erano presenti anche il professor Paolo Mancarella, delegato del rettore per la disabilità, la dottoressa Federica Gorrasi, responsabile dell'USID, l'Unità di servizi per l'integrazione degli studenti con disabilità, e altri collaboratori dell'ufficio, che hanno accompagnato Giacomo lungo tutto il suo percorso universitario.

Giacomo si è trasferito a Pisa con i suoi genitori alcuni anni fa, appositamente per frequentare l'università: lo studente era infatti a conoscenza della storia di Luca Razzauti, un ragazzo come lui affetto dalla Sindrome "X fragile", una patologia che conferisce tratti autistici con relativa difficoltà comunicativa, ma che stava frequentando i corsi universitari con grande successo. Grazie all'USID, anche Giacomo ha potuto seguire il suo percorso coadiuvato da tutor che lo hanno affiancato durante le attività didattiche, e ha potuto sostenere gli esami in forma scritta utilizzando la "Comunicazione Facilitata Alfabetica" (CFA).

"Riprovo oggi le sensazioni e le emozioni che ho provato nel luglio scorso in occasione della laurea di Luca – ha dichiarato Paolo Mancarella - Anche Giacomo ci dimostra che con la forza di volontà si superano barriere che sembrano invalicabili e mi auguro che tanti ragazzi e ragazze ne traggano insegnamento per affrontare con la stessa forza gli inevitabili momenti di difficoltà che incontrano nel loro percorso di studio e di vita. Giacomo, poi, proviene da Gallarate, la città in cui sono nato e ho frequentato le scuole medie e superiori, per poi approdare come lui a Pisa per frequentare l'Università: un piccolo particolare che, in qualche modo, aggiunge un sapore speciale a questa splendida giornata. Anche in questa occasione desidero ringraziare tutto lo staff dell'USID e gli studenti tutor che hanno accompagnato Giacomo e che oggi condividono con lui, con la sua famiglia e con tutti noi una grande gioia".

Giacomo De Nuccio

Così racconta Giacomo della sua esperienza all'Università di Pisa: «Quando un foglio di carta con firme e bolli ha attestato le mie capacità e mi ha concesso la libertà di continuare la mia strada chiudendo una parentesi difficile durata 18 anni, fra tanti dubbi e un'unica certezza (desideravo con tutto me stesso continuare gli studi), sono approdato a Pisa. Una condizione genetica non è cosa che muti nel tempo e certo non dev'essere stato semplice per i miei docenti universitari "decodificare" il mio linguaggio fatto di "borbottii" per selezionare i rumori che impediscono l'ascolto, di dita nelle orecchie per modulare i suoni in entrata e rendere comprensibili le singole parole, di osservazioni dalla finestra non come sintomo di distrazione ma come mezzo di concentrazione, di fughe strategiche per contenere le emozioni... eppure nessuno di loro ha rinunciato al rischio della delusione, finalmente attenti compagni di viaggio e non semplici spettatori della mia diversità. L'imprevedibilità degli eventi, che sempre fa capolino dalle pieghe dell'esistenza e ci spaventa cogliendoci di sorpresa, può trasformarsi in opportunità se ci apriamo al rischio della scelta. Parlo per me che ho scelto di lasciare la mia casa, la mia città, i miei fratelli, le mie abitudini, tanto importanti per me, per inseguire un sogno e parlo anche per i miei docenti che, scegliendo la via della fiducia, mi hanno nutrito con naturalezza della loro competenza, volti amabili e sorridenti che, insieme alla mia famiglia e ad alcuni amici, mi hanno aiutato a trasformare un sogno in una appagante realtà. A tutti il mio caloroso grazie».

Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa 
La Prealpina 
NazionePisa.it
Corrierefiorentino.it
PisaToday.it 
gonews.it 

Mercoledì, 29 Ottobre 2014 15:17

Mini-guida di sopravvivenza

L'Associazione "Sinistra Universitaria Pisana" ha realizzato una mini guida "di sopravvivenza" per studenti.

La guida, finanziata con i fondi del Consiglio degli Studenti, è in distribuzione  in formato cartaceo e in formato digitale (PDF).

Scarica la guida

Informazioni

Calogero Aquila Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Mercoledì, 29 Ottobre 2014 12:18

Un convegno in onore di Alberto Del Guerra

Venerdì 31 ottobre, nell'Aula magna del Polo Fibonacci, il dipartimento di Fisica dell'Università di Pisa e l'INFN organizzano in onore del professor Alberto Del Guerra, in occasione del suo imminente pensionamento, il simposio "Medical Physics is Beautiful". Alberto Del Guerra è professore ordinario di Fisica medica all'Università di Pisa.

All'incontro, che si aprirà alle ore 9, sono attesi circa 100 partecipanti, con la partecipazione di scienziati di fama internazionale che illustreranno con seminari in lingua inglese le principali attività di ricerca nel campo della Fisica medica.

Il programma completo della giornata è disponibile questo link.

Il dipartimento di Civiltà e forme del sapere dedica una giornata di festa e un'occasione di riflessione storiografica al professor Paolo Pezzino, docente ordinario di Storia contemporanea dell'Università di Pisa che recentemente è andato in pensione. L'incontro, che si terrà venerdì 31 ottobre alle ore 15 nell'Aula Liva dello stesso dipartimento, in via Pasquale Paoli, sarà animato dalle Lectio Magistralis di due illustri colleghi e studiosi, Salvatore Lupo, dell'Università di Palermo, e Philip Cooke, dell'University of Strathclyde di Glasgow, che presenteranno e discuteranno il contributo del professor Pezzino alla storiografia sull'Italia contemporanea. L'iniziativa, che sarà coordinata dal direttore del dipartimento, Alessandro Polsi, sarà allargata alla partecipazione dei tanti amici, colleghi e allievi che in questi anni hanno collaborato con il professor Pezzino.

Nato a Pescara nel 1948, Paolo Pezzino si è formato e ha insegnato all'Università di Pisa, fino a essere chiamato come ordinario nella cattedra di Storia contemporanea. Nel corso della carriera ha ricoperto le cariche di direttore del dipartimento di Storia moderna e contemporanea tra 2000 e 2003 e di prorettore ai Rapporti con il territorio nel quadriennio 2003-2006.

Partendo dagli studi sulla società meridionale - un interesse avviato con la storia della riforma agraria e successivamente allargato alla storia della criminalità organizzata - il professor Pezzino si è occupato soprattutto di storia dell'antifascismo, della Resistenza e dei crimini di guerra, apportando un contributo basilare al filone di ricerca sulla storia delle stragi naziste che, dalla metà degli anni novanta, ha contribuito a fornire nuovi schemi interpretativi della storia dell'Italia, tra fascismo, guerra mondiale e transizione alla repubblica.

Da sempre legato al mondo della scuola, Paolo Pezzino ha mantenuto negli anni una costante attenzione ai circuiti extra-accademici di formazione della coscienza storica nel nostro paese, cimentandosi con progetti di ricerca di storia locale, progettazione e realizzazione di strutture museali, manifestazioni diverse di quella che in ambito anglosassone viene chiamata "public history".

Il professor Pezzino è stato consulente tecnico della Procura Militare di La Spezia, che ha indagato sulle stragi naziste, e della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause di insabbiamento dei fascicoli relativi alle stragi nazifasciste. Membro della Commissione storica italo-tedesca, attualmente coordina il Comitato scientifico del progetto "Per un Atlante delle stragi nazifasciste in Italia", promosso dall'Associazione nazionale dei partigiani d'Italia e dall'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, finanziato dal governo tedesco come forma di riparazione dei crimini compiuti durante il secondo conflitto mondiale.

Si è spento all'età di 71 anni il professor Carlo Venturini, docente di Storia del diritto romano all'Università di Pisa, in pensione dal 1° novembre del 2013. I funerali si svolgeranno mercoledì 29 ottobre, alle ore 15.30, nella Chiesa dei Santissimi Pietro e Paolo a Livorno.

Biografia del professor Carlo Venturini

Il professor Carlo Venturini, di origine livornese, si è laureato con lode da giovanissimo in Giurisprudenza e quasi contemporaneamente in Lettere classiche all'Università di Pisa. È stato professore di Storia romana nell'Università di Firenze (1971-1979) e nell'anno accademico 1976/1977 ha svolto anche il corso di "Roman Law and Civilisation" nella sede locale della California University. Dal 1° novembre 1979 ha assunto l'insegnamento di Storia del diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell'Ateneo pisano, dove è stato titolare della corrispondente prima cattedra romanistica e direttore dell'Istituto di diritto romano e storia del diritto. In tale sede ha svolto, in aggiunta alla disciplina di titolarità, i corsi di Diritto romano I e II, di Esegesi delle fonti del diritto romano e di Istituzioni di diritto romano, disciplina poi insegnata come professore ordinario per effetto del trasferimento su di essa della richiamata prima Cattedra romanistica. Dal 2001 ha svolto anche il corso di Fondamenti del diritto europeo. Ha fatto parte per otto anni del direttivo della Scuola per le Professioni legali all'Università di Pisa.

Nel 1996 Il professor Venturini è stato designato dal Consiglio Regionale della Toscana come uno dei tre esperti per la redazione dello Statuto regionale e nel 2001 ha svolto, in rappresentanza del Ministero dell'Ambiente e del Territorio, la funzione di presidente della Commissione istituita con Gab/2001/13618/B09.

L'attività di ricerca, trasfusa in oltre 130 pubblicazioni, ha privilegiato le tematiche legate al diritto delle persone, alla pubblicistica politica e, in particolare, alla storia del processo penale, esaminata in sintonia con l'evolversi dei reati contro la Pubblica Amministrazione nell'esperienza giuridica romana. Questa tematica, già affrontata in un contributo del 1969 e poi approfondita in una monografia di dieci anni più tarda, ha prodotto studi diretti, tra l'altro, all'analisi delle radici romanistiche e alle vicende storiche di problematiche attuali di interesse europeo. L'ampliarsi delle ricerche in materia penalistica è sfociato in due monografie del 1997 e del 2008, dedicate, in parte, a perfezionare precedenti contributi, calandoli in organiche ricostruzioni.

Il professor Carlo Venturini ha tenuto numerose relazioni in Congressi internazionali, nonché conferenze e seminari su invito di istituzioni universitarie e accademiche italiane, europee (Germania, Austria, Francia, Spagna, Polonia, Ungheria, Romania, Serbia) ed extraeuropee (Israele, Messico, Brasile). Ha svolto corsi di Dottorato di ricerca presso le Università Autonoma di Madrid, di Ciudad de México e di Oviedo. È stato coordinatore scientifico del Programma di ricerca di interesse nazionale "I Fondamenti del diritto europeo e la tradizione romanistica". Ha fatto parte del comitato scientifico delle riviste "Minima Epigraphica et Papirologica", "Studia et Documenta Historiae et iuris", "Seminarios Complutenses de Derecho Romano" e "Nova Tellus".

Nel 2001 il professor Venturini è stato insignito dell'"Ordine del Cherubino" e nel 2010 è stato cooptato come membro d'Onore nella "Real Academia de Jurisprudencia y Legislacion" di Spagna.

Mercoledì, 29 Ottobre 2014 09:05

Una giornata in onore del professor Paolo Pezzino

Paolo PezzinoIl dipartimento di Civiltà e forme del sapere dell'Università di Pisa dedica una giornata di festa e un'occasione di riflessione storiografica al professor Paolo Pezzino, docente ordinario di Storia contemporanea dell'Ateneo che recentemente è andato in pensione. L'incontro, che si terrà venerdì 31 ottobre alle ore 15 nell'Aula Liva dello stesso dipartimento, sarà animato dalle Lectio Magistralis di due illustri colleghi e studiosi, Salvatore Lupo, dell'Università di Palermo, e Philip Cooke, dell'University of Strathclyde di Glasgow, che presenteranno e discuteranno il contributo del professor Pezzino alla storiografia sull'Italia contemporanea. L'iniziativa, che sarà coordinata dal direttore del dipartimento, Alessandro Polsi, sarà allargata alla partecipazione dei tanti amici, colleghi e allievi che in questi anni hanno collaborato con il professor Pezzino.

Nato a Pescara nel 1948, Paolo Pezzino si è formato e ha insegnato all'Università di Pisa, fino a essere chiamato come ordinario nella cattedra di Storia contemporanea. Nel corso della carriera ha ricoperto le cariche di direttore del dipartimento di Storia moderna e contemporanea tra 2000 e 2003 e di prorettore ai Rapporti con il territorio nel quadriennio 2003-2006.

Partendo dagli studi sulla società meridionale - un interesse avviato con la storia della riforma agraria e successivamente allargato alla storia della criminalità organizzata - il professor Pezzino si è occupato soprattutto di storia dell'antifascismo, della Resistenza e dei crimini di guerra, apportando un contributo basilare al filone di ricerca sulla storia delle stragi naziste che, dalla metà degli anni novanta, ha contribuito a fornire nuovi schemi interpretativi della storia dell'Italia, tra fascismo, guerra mondiale e transizione alla repubblica.

Da sempre legato al mondo della scuola, Paolo Pezzino ha mantenuto negli anni una costante attenzione ai circuiti extra-accademici di formazione della coscienza storica nel nostro paese, cimentandosi con progetti di ricerca di storia locale, progettazione e realizzazione di strutture museali, manifestazioni diverse di quella che in ambito anglosassone viene chiamata "public history".

Il professor Pezzino è stato consulente tecnico della Procura Militare di La Spezia, che ha indagato sulle stragi naziste, e della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause di insabbiamento dei fascicoli relativi alle stragi nazifasciste. Membro della Commissione storica italo-tedesca, attualmente coordina il Comitato scientifico del progetto "Per un Atlante delle stragi nazifasciste in Italia", promosso dall'Associazione nazionale dei partigiani d'Italia e dall'Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, finanziato dal governo tedesco come forma di riparazione dei crimini compiuti durante il secondo conflitto mondiale.

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