All'Università di Pisa il premio Solidarietà e Sostenibilità della Fondazione accademica IUISM 'Sapientia Mundi'
L'Università di Pisa ha ricevuto il premio Solidarietà e Sostenibilità 2015 della Fondazione accademica IUISM "Sapientia Mundi" in considerazione delle attività svolte in favore dei soggetti più deboli e diversamente abili. Il riconoscimento è stato ritirato da Paolo Mancarella, professore ordinario presso il dipartimento di Informatica, delegato del Rettore per la disabilità e attuale Presidente della Conferenza Nazionale dei Delegati Disabilità, durante una cerimonia che si è svolta a Roma il 25 marzo scorso nell'aula magna della clinica medica del Policlinico Umberto I.
"Il premio è un riconoscimento degli sforzi che il nostro Ateneo ha compiuto in questi anni a favore degli studenti con disabilità – ha dichiarato Paolo Mancarella - offrendo loro servizi sempre più efficaci, volti a garantire una partecipazione attiva alla vita universitaria. Desidero condividere la soddisfazione per il riconoscimento ottenuto con tutto lo staff dell'USID (l'Unità di Servizi per l'Integrazione degli studenti Disabili), con i volontari del servizio civile e con tutti gli studenti che in questi anni hanno fornito il loro prezioso e irrinunciabile contributo".
Un impegno che è stato dunque riconosciuto dalla Fondazione IUISM che da anni promuove l'inclusione sociale, con particolare attenzione alle forme di fragilità umana legate alle condizioni psico-fisiche dell'individuo, cercando di rendere accettabili le differenze tra i singoli ed i gruppi sociali. A tale proposito la Fondazione ha dato vita a specifici accompagnamenti per studenti diversamente abili per il conseguimento di titoli accademici presso Università italiane e straniere, secondo le direttive in materia di attuazione del diritto allo studio.
Quindici idee d’impresa per il gran finale del PhD+ 2015
Si è conclusa martedì 31 marzo la quinta edizione del PhD+, il programma dedicato alla diffusione dello spirito imprenditoriale e alla valorizzazione dei risultati della ricerca promosso dall'Università di Pisa. I progetti e le idee sviluppati nel corso del programma sono stati 15 e fanno riferimento a diversi settori: dall'agrifood al monitoraggio ambientale, dalla musica all'internet delle cose, dalla sostenibilità al turismo e all'intrattenimento.
L'edizione 2015 ha visto 20 relatori nazionali e internazionali animare le 12 sessioni che i 97 partecipanti hanno potuto seguire a partire dalla metà di febbraio. Le lezioni si sono svolte in inglese al fine di dare al programma una dimensione sempre più internazionale, consentendo così la partecipazione di 10 PhD stranieri. Il pitch finale, durante il quale sono state presentate le idee, si è svolto nel pomeriggio di venerdì 27 marzo e in quell'occasione 7 allieve e 8 allievi hanno illustrato i progetti in una sessione a cui hanno partecipato anche gli studenti del master in Business Administration dell'Università di Pisa con il quale il PhD+ collabora da tre anni.
"Il PhD+ sta crescendo in partecipazione e attenzione sia a livello locale, sia a livello nazionale e internazionale, come dimostrano i vari successi che i nostri spin-off stanno ottenendo nelle competizioni del settore – ha commentato Paolo Ferragina, prorettore per la Ricerca applicata e l'innovazione dell'Ateneo pisano intervenuto all'inizio della sessione di pitch – La dimensione internazionale del programma è testimoniata anche dal Progetto ENDuRE, European Network of Design for Resilient Entrepreneurship, di cui il PhD+ è un elemento fondamentale. Endure è un progetto finanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del Programma Erasmus+ Knowledge Alliances di cui il nostro Ateneo è capofila, finalizzato a fornire un supporto strategico alle startup e ad accrescerne la resilienza".
Tra i progetti che hanno ricevuto maggiore attenzione dall'audience ricordiamo Echoes, di Stefano Lischi e Daniele Staglianò, che hanno sviluppato un sistema radar per applicazioni portuali che, grazie a innovative tecnologie di imaging, consente di individuare la forma e la dimensione delle navi in transito; Sound Shoes, di Lorenzo Cominelli, che ha unito la passione per la musica ai suoi studi nell'ambito del corso di dottorato in ingegneria dell'informazione sviluppando "Sound Shoes", una scarpa sensorizzata che genera musica grazie a un semplice movimento del piede; Matchome, un sito e una app per permettere ai tifosi di calcio di incontrarsi per seguire le partite della propria squadra del cuore ideati da Sara Compagnone, laureanda in Marketing e ricerche di mercato; NomoreQ, un sistema per risparmiare tempo ed evitare lo stress dello stare in coda, presentato da Antonello Cherubini e Gastone Rosati; Onlywine, un protocollo di vinificazione innovativo e una tecnologia all'avanguardia per eliminare additivi e solfiti ottenendo un vino più buono e più sano, presentato da Chiara Sanmartin, assegnista del dipartimento di Scienze agrarie, ambientali e agro-alimentari. Gli altri progetti sviluppati nell'ambito del corso sono stati: Enjoy Wine (Xiaoguo Ying), VideoTalent (Maria Laura Tamburello), Optical System for Lithography (José Maria Gonzales Castro), ABCDEARMONDAY (Antonella Garzelli); Recycling bioactive compounds for cosmetics and food production (Morena Gabriele), Digicane (Leo Dvortsin), Travelogin (Antonio Campus, Lorenza La Rosa), Save Food (Claudia Molfetta, Lorenzo Sossi), Sound absorption system (Veronica Palla), NoteATTIVE (Eleonora Galassi).
Il dolore si riduce stimolando il cervelletto
Uno studio coordinato dal professor Ferdinando Sartucci - direttore della sezione dipartimentale di Neurologia di Cisanello - e condotto dal dottor Tommaso Bocci (nella foto in basso a sinistra) - assegnista di ricerca dell'Università di Pisa - ha dimostrato che il cervelletto, oltre alle note funzioni di controllo del movimento, ha un ruolo importante nella modulazione del dolore. Lo studio, pubblicato dalla rivista "Restorative Neurology and Neuroscience", è il frutto della collaborazione tra le università di Pisa, Siena, Aalborg (Danimarca) e gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico Bambino Gesù di Roma e Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.
La ricerca ha dimostrato che l'utilizzo della "stimolazione transcranica a corrente diretta" (tDCS) (foto a destra) modifica significativamente la soglia del dolore. Sono stati coinvolti nella sperimentazione soggetti volontari sani che non assumevano alcun farmaco o sostanza ad azione psicotropa, cui sono stati applicati elettrodi che erogano una corrente continua di bassa intensità, in grado di influenzare le funzioni neuronali.
I ricercatori hanno quindi valutato le modificazioni soggettive nella percezione dolorifica e le modificazioni dei "potenziali evocati laser" (la metodica elettrofisiologica più comunemente impiegata nello studio e quantificazione del dolore). Di fatto, la pratica ha mostrato che la tDCS catodica abbatteva significativamente la soglia di percezione del dolore ed aumentava i punteggi della scala VAS, comunemente impiegata per misurare il dolore; inoltre produceva un aumento di ampiezza dei potenziali laser dolore correlati. Il punto rilevante tuttavia è stato che invertendo la polarità della tDCS, gli effetti erano opposti, ovvero la percezione dolorosa si riduceva, come provato dai punteggi della VAS, ed i potenziali laser dolore correlati si riducevano.
Lo studio ha così dimostrato che la tDCS può essere efficace nel trattamento del dolore non solo attraverso la stimolazione della corteccia frontale - come recentemente è stato provato - ma anche utilizzando il cervelletto. Altri studi sono in corso per verificare la durata del beneficio e capire se questo metodo possa essere applicato in condizioni cliniche siano presenti altri disturbi, oltre al dolore.
Quindici progetti per il gran finale del PhD+ 2015
Si è conclusa martedì 31 marzo la quinta edizione del PhD+, il programma dedicato alla diffusione dello spirito imprenditoriale e alla valorizzazione dei risultati della ricerca promosso dall'Università di Pisa. I progetti e le idee sviluppati nel corso del programma sono stati 15 e fanno riferimento a diversi settori: dall'agrifood al monitoraggio ambientale, dalla musica all'internet delle cose, dalla sostenibilità al turismo e all'intrattenimento.
L'edizione 2015 ha visto 20 relatori nazionali e internazionali animare le 12 sessioni che i 97 partecipanti hanno potuto seguire a partire dalla metà di febbraio. Le lezioni si sono svolte in inglese al fine di dare al programma una dimensione sempre più internazionale, consentendo così la partecipazione di 10 PhD stranieri. Il pitch finale, durante il quale sono state presentate le idee, si è svolto nel pomeriggio di venerdì 27 marzo e in quell'occasione 7 allieve e 8 allievi hanno illustrato i progetti in una sessione a cui hanno partecipato anche gli studenti del Master in Business Administration dell'Università di Pisa con il quale il PhD+ collabora da tre anni.
"Il PhD+ sta crescendo in partecipazione e attenzione sia a livello locale, sia a livello nazionale e internazionale, come dimostrano i vari successi che i nostri spin-off stanno ottenendo nelle competizioni del settore – ha commentato Paolo Ferragina, prorettore per la Ricerca applicata e l'innovazione dell'Ateneo pisano intervenuto all'inizio della sessione di pitch – La dimensione internazionale del programma è testimoniata anche dal Progetto ENDuRE, European Network of Design for Resilient Entrepreneurship, di cui il PhD+ è un elemento fondamentale. Endure è un progetto finanziato dalla Commissione Europea nell'ambito del Programma Erasmus+ Knowledge Alliances di cui il nostro Ateneo è capofila, finalizzato a fornire un supporto strategico alle startup e ad accrescerne la resilienza".
Tra i progetti che hanno ricevuto maggiore attenzione dall'audience ricordiamo Echoes, di Stefano Lischi e Daniele Staglianò, che hanno sviluppato un sistema radar per applicazioni portuali che, grazie a innovative tecnologie di imaging, consente di individuare la forma e la dimensione delle navi in transito; Sound Shoes, di Lorenzo Cominelli, che ha unito la passione per la musica ai suoi studi nell'ambito del corso di dottorato in Ingegneria dell'informazione sviluppando "Sound Shoes", una scarpa sensorizzata che genera musica grazie a un semplice movimento del piede; Matchome, un sito e una app per permettere ai tifosi di calcio di incontrarsi per seguire le partite della propria squadra del cuore ideati da Sara Compagnone, laureanda in Marketing e ricerche di mercato.
NomoreQ, un sistema per risparmiare tempo ed evitare lo stress dello stare in coda, presentato da Antonello Cherubini e Gastone Rosati; Onlywine, un protocollo di vinificazione innovativo e una tecnologia all'avanguardia per eliminare additivi e solfiti ottenendo un vino più buono e più sano, presentato da Chiara Sanmartin, assegnista del dipartimento di Scienze agrarie, ambientali e agro-alimentari.
Gli altri progetti sviluppati nell'ambito del corso sono stati: Enjoy Wine (Xiaoguo Ying), VideoTalent (Maria Laura Tamburello), Optical System for Lithography (José Maria Gonzales Castro), ABCDEARMONDAY (Antonella Garzelli); Recycling bioactive compounds for cosmetics and food production (Morena Gabriele), Digicane (Leo Dvortsin), Travelogin (Antonio Campus, Lorenza La Rosa), Save Food (Claudia Molfetta, Lorenzo Sossi), Sound absorption system (Veronica Palla), NoteATTIVE (Eleonora Galassi), Smart Soccer Channel (Tommaso Giorgetti).
Ateneo in lutto per la scomparsa del professor Pietro Sarteschi
È morto negli scorsi giorni, all'età di 94 anni, il professor Pietro Sarteschi, primo cattedratico italiano di Psichiatria e padre della Scuola pisana di Psichiatria. "Con la scomparsa del professor Sarteschi - ha detto il rettore Massimo Augello - l'Ateneo perde uno dei suoi docenti più illustri, fondatore della Scuola pisana di Psichiatria, che oggi è un'eccellenza riconosciuta a livello nazionale e internazionale. Nel corso della carriera, il professor Sarteschi è stato direttore dell'Istituto di Clinica delle malattie nervose e mentali, successivamente Psichiatria, e direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria. Nel 1974 è stato insignito dell'Ordine del Cherubino. Alla famiglia del professor Sarteschi desidero esprimere le più sentite condoglianze a nome dell'Università di Pisa".
Anche la professoressa Liliana dell'Osso, ordinario di Psichiatria al dipartimento di Medicina clinica e sperimentale e direttore dell'Unità Operativa Psichiatria 1, ha voluto ricordare l'eccezionale personalità del docente scomparso. "Con il professor Sarteschi - ha detto - ho un grande debito di riconoscenza: è stato lui a volermi come ricercatrice. Per me è stato un padre e un maestro, un modello".
Biografia del professor Pietro Sarteschi
Il professor Pietro Sarteschi è nato a Pisa nel dicembre del 1920. La sua carriera di medico è iniziata durante la seconda guerra mondiale, subito dopo la laurea, come aiuto nell'Ospedale Psichiatrico di Volterra ed è proseguita come aiuto della clinica delle Malattie Nervose e mentali dell'Università di Pisa, in cui fu chiamato dal professor Giuseppe Pintus. Erano anni quelli segnati da grandi cambiamenti: con lo sviluppo delle teorie psicodinamiche e della psicopatologia nella clinica delle malattie nervose e mentali si faceva sempre più urgente la spinta ad affiancare alla mera considerazione per il cervello l'attenzione per il comportamento e il vissuto del paziente. Gli alienisti, fino ad allora all'ombra dei neurologi, aspiravano a un'autonomia disciplinare che, a Pisa, grazie al professor Sarteschi, ha potuto realizzarsi con anni di anticipo rispetto al resto del mondo accademico italiano.
Un ulteriore impulso al cambiamento fu dato dalla scoperta degli psicofarmaci che a partire dagli anni '60 hanno realizzato la cosiddetta terza rivoluzione psichiatrica. Anche in questo campo il ruolo del professor Sarteschi è stato un innovatore. La possibilità di intervenire farmacologicamente sui disturbi mentali, infatti, non segnò una tappa solo per il trattamento ma dette nuovo fiato all'intuizione che anche l'esperienza soggettiva abbia dimora nella biologia, per cui la vita psichica non è qualcosa che si sviluppa indipendentemente e al di là dei processi fisiologici, ne è piuttosto una forma specifica, propria di un alto grado di complessità in cui è organizzata la materia biologica. L'impulso dato alla cultura psicofarmacologica a Pisa consentì a Pietro Sarteschi di essere tra i principali promotori della Società italiana di Neuropsicofarmacologia, di cui è stato a lungo presidente.
La sua scuola, rapidamente salita ai vertici della psichiatria italiana, si è caratterizzata per l'eccellenza nel campo delle terapie farmacologiche e ha fatto nascere eccellenze psichiatriche in varie parti del territorio nazionale. È suo merito anche aver promosso l'interesse per la psicopatologia, per la psicologia psicodinamica, per lo studio degli stati di coscienza di veglia e di sonno. Al suo insegnamento si deve infine la nascita e il radicamento di una cultura psicologica non incline a nessun tipo di riduzionismo che a Pisa ha come suo momento qualificante la nascita di un corso di laurea in Psicologia clinica e della salute che, primo in Italia, è potuto sorgere nella facoltà di Medicina e chirurgia.
Insignito dell'Ordine del Cherubino nel 1974, il professor Pietro Sarteschi era in pensione dalla fine del 1996.
Il mistero del cranio trapanato dei martiri di Otranto svelato dai ricercatori dell’Università di Pisa
Polvere d'osso per curare l'epilessia e altri disturbi della mente: è questa la soluzione al mistero del cranio con 16 fori presente tra le reliquie dei martiri di Otranto, gli 813 abitanti della cittadina pugliese massacrati il 14 agosto 1480 dalle milizie turche, guidate da Gedik Ahmet Pascià, perché rifiutarono di convertirsi all'Islam. Il team dell'Università di Pisa, guidato dal professor Gino Fornaciari, ha svelato le ragioni della misteriosa trapanazione multipla incrociando le analisi sui resti scheletrici con i testi di storia della medicina.
"È stato difficile risalire alle ragioni di questa pratica – spiega la dottoressa Valentina Giuffra, autrice dello studio, pubblicato sull'importante Journal of Ethnopharmacology e ripreso anche da Discovery News – Inizialmente abbiamo preso in considerazione diverse ipotesi, tutte però poco convincenti. Ad esempio una procedura per ricavare reliquie in forma di polvere d'osso non era plausibile, considerando le migliaia di ossa, di piccole e grandi dimensioni, appartenenti ai martiri che potevano essere facilmente prelevate e distribuite come reliquia".
La chiave di volta per chiarire il mistero l'ha fornita l'analisi dei testi di storia della medicina di epoca moderna: "I testi riferiscono l'uso di polvere di cranio umano come ingrediente per la cura dell'epilessia e di altri disturbi per i quali non esisteva una spiegazione razionale – continua Valentina Giuffra – La testa era considerata la parte più importante del corpo umano, un capolavoro della creazione, depositaria di forze spirituali invisibili che si conserverebbero anche dopo la morte. A tal proposito alcuni autori del XVIII secolo suggeriscono proprio l'utilizzo dell'osso polverizzato di individui deceduti di morte violenta e non sepolti, come è appunto il caso dei martiri di Otranto. Pertanto il cranio di Otranto rappresenta un'evidenza unica di trapanazione multipla effettuata per ottenere polvere d'osso da usare come ingrediente in preparazioni terapeutiche".
Le reliquie degli abitanti della cittadina pugliese sono conservate nella Cappella dei Martiri della cattedrale di Otranto, dove furono trasferiti un anno dopo l'eccidio. Tra i resti scheletrici, disposti dietro cinque grandi vetrate, era stata notata la presenza di una calotta cranica con ben 16 perforazioni perfettamente rotondeggianti e di varie dimensioni. Di queste, 8 attraversano tutto lo spessore del tavolato cranico, mentre 8 sono perforazioni incomplete che non raggiungono il tavolato interno. L'assenza di reazione ossea intorno alle lesioni indica un intervento praticato al momento della morte o dopo la morte dell'individuo. "Le lesioni sono il risultato di una trapanazione multipla effettuata con uno strumento dotato di una grande punta arrotondata – conclude Giuffra – questo tipo di strumento non poteva produrre rondelle ossee, ma solo polvere d'osso". I martiri di Otranto sono stati beatificati nel 1771 e canonizzati il 12 maggio 2013 da Papa Francesco.
Le strategie di combattimento della mosca delle olive
In molte specie animali, l'esperienza nel combattimento influenza le caratteristiche e gli esiti dei conflitti successivi. Secondo la teoria corrente, i vincitori hanno maggiori probabilità di vincere di nuovo (winner effect), mentre i vinti hanno sempre più probabilità di perdere ancora una volta (loser effect). Tuttavia, questo sembra non valere per tutti gli animali.
Uno studio coordinato da Giovanni Benelli e Angelo Canale, del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa, ha utilizzato la mosca delle olive, Bactrocera oleae, come modello per studiare il winner e il loser effect durante le interazioni aggressive tra maschi, funzionali al mantenimento di singoli territori nei quali intraprendere il corteggiamento delle femmine.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Scientific Reports, ha dimostrato come vincitori e perdenti di almeno due incontri consecutivi aumentino funzionalmente la loro aggressività negli incontri successivi, ottenendo maggiore successo nei combattimenti: "L'esperienza di combattimento fisico non è necessaria per indurre iper-aggressività in questi animali – ha spiegato Giovanni Benelli – Infatti, la sola esposizione a un possibile avversario è sufficiente per indurre elevati livelli di aggressività nei maschi di B. oleae".
Nel complesso, lo studio in questione evidenzia che questi insetti sono in grado di utilizzare informazioni acquisite da vittorie e sconfitte precedenti per migliorare le loro performance di combattimento e ottenere così maggiore successo negli scontri contro maschi inesperti. "Poter rendere più competitivi i maschi di questa specie – ha aggiunto Angelo Canale – può essere utile per il miglioramento della tecnica dell'insetto sterile, poiché maschi sterili iper-aggressivi avranno maggiore successo in campo nel corteggiamento delle femmine".
Lo studio ha visto la partecipazione della University of Hawaii, USA (Prof. Russell H. Messing) e del French National Institute for Agricultural Research (INRA) di Sophia-Antipolis (Dr. Nicolas Desneux).
Svelato il mistero del cranio trapanato dei martiri di Otranto
Polvere d'osso per curare l'epilessia e altri disturbi della mente: è questa la soluzione al mistero del cranio con 16 fori presente tra le reliquie dei martiri di Otranto, gli 813 abitanti della cittadina pugliese massacrati il 14 agosto 1480 dalle milizie turche, guidate da Gedik Ahmet Pascià, perché rifiutarono di convertirsi all'Islam. Il team dell'Università di Pisa, guidato dal professor Gino Fornaciari, ha svelato le ragioni della misteriosa trapanazione multipla incrociando le analisi sui resti scheletrici con i testi di storia della medicina.
"È stato difficile risalire alle ragioni di questa pratica – spiega la dottoressa Valentina Giuffra, autrice dello studio, pubblicato sull'importante Journal of Ethnopharmacology e ripreso anche da Discovery News – Inizialmente abbiamo preso in considerazione diverse ipotesi, tutte però poco convincenti. Ad esempio una procedura per ricavare reliquie in forma di polvere d'osso non era plausibile, considerando le migliaia di ossa, di piccole e grandi dimensioni, appartenenti ai martiri che potevano essere facilmente prelevate e distribuite come reliquia".
La chiave di volta per chiarire il mistero l'ha fornita l'analisi dei testi di storia della medicina di epoca moderna: "I testi riferiscono l'uso di polvere di cranio umano come ingrediente per la cura dell'epilessia e di altri disturbi per i quali non esisteva una spiegazione razionale – continua Valentina Giuffra – La testa era considerata la parte più importante del corpo umano, un capolavoro della creazione, depositaria di forze spirituali invisibili che si conserverebbero anche dopo la morte. A tal proposito alcuni autori del XVIII secolo suggeriscono proprio l'utilizzo dell'osso polverizzato di individui deceduti di morte violenta e non sepolti, come è appunto il caso dei martiri di Otranto. Pertanto il cranio di Otranto rappresenta un'evidenza unica di trapanazione multipla effettuata per ottenere polvere d'osso da usare come ingrediente in preparazioni terapeutiche".
Le reliquie degli abitanti della cittadina pugliese sono conservate nella Cappella dei Martiri della cattedrale di Otranto, dove furono trasferiti un anno dopo l'eccidio. Tra i resti scheletrici, disposti dietro cinque grandi vetrate, era stata notata la presenza di una calotta cranica con ben 16 perforazioni perfettamente rotondeggianti e di varie dimensioni. Di queste, 8 attraversano tutto lo spessore del tavolato cranico, mentre 8 sono perforazioni incomplete che non raggiungono il tavolato interno. L'assenza di reazione ossea intorno alle lesioni indica un intervento praticato al momento della morte o dopo la morte dell'individuo. "Le lesioni sono il risultato di una trapanazione multipla effettuata con uno strumento dotato di una grande punta arrotondata – conclude Giuffra – questo tipo di strumento non poteva produrre rondelle ossee, ma solo polvere d'osso". I martiri di Otranto sono stati beatificati nel 1771 e canonizzati il 12 maggio 2013 da Papa Francesco.
Ne hanno parlato:
Corriere del Mezzogiorno
Gazzetta del Mezzogiorno
InToscana.it
PisaInformaFlash.it
TirrenoPisa.it
Controcampus.it
Ansa
Tirreno
VIPER hit the goal on Kickstarter
The startup TOI - ThingsOnInternet conducted a successful crowdfunding campaign on Kickstarter with the project VIPER, a smart object development suite that brings cloud and IoT connectivity to design projects with just a click of the mouse. The 22.579 dollars obtained will allow finalizing the development and releasing process, in view of the official market launch in the end of this summer.
As its name implies, VIPER — or "Viper Is Python Embedded in Real-time" — makes it possible for Makers and embedded designers to create their next connected project in Python for Arduino, UDOO and Spark, all in in real-time. And, unlike other solutions that already exist today, this collection of products is platform-agnostic and compatible with all sensors and kits.
The idea was first conceived after conducting some detailed market analysis, where the company discovered that designers, Makers and programmers all faced a similar set of challenges. In hopes of simplifying how "things" are brought onto the Internet, VIPER converged a series of components to better streamline the process. This included an IDE to manage and program the boards, a Virtual Machine to serve as its operating system, a plug-and-play TOI Shield, an extensive library of ready-to-use functions, and a mobile app to act as the interface for smart objects. On top of that, it's also cloud-ready. With just a little coding, users can develop a wide-range of IoT applications, ranging from interactive storefronts, to home and industrial automation systems, to art and museum installations, to smart farming.
Since millions of developers already know Python, VIPER makes the programming language readily accessible for commercial interactive products as well, therefore amplifying the potential for smart objects to be as pervasive as mobile devices in their ease of design interactivity. To do this, VIPER provides a browser-based, minimal-installation development environment where users can write code with extensive library support and have it executed on any Arduino-like board. What's great for designers is that, with VIPER, it leaves them able to focus on the features and functionality, not the tediousness, along with a mobile app to control their creation for free.
The Kickstarter campaign has been an important market test for VIPER. More than 320 backers from 25 different countries pledged the project, mainly from US, UK and Italy. Besides single backers like professional product designers, makers, developers and researchers, many companies put their attention on VIPER, including players from software development, embedded electronics and consumer electronics sectors. The leading embedded system manufacturer, Atmel, highlighted the potential of this solution with two different posts on the official blog.
The campaign also allowed starting the first industrial collaborations for the development of a dedicated microcontroller board and the development of a set of 12 synchronized rotating platforms for luxury goods exposition installed in a Paris jewelry.
Check the official website for the next updates and news about the official market launch of the VIPER suite.
Le strategie di combattimento della mosca delle olive
In molte specie animali, l'esperienza nel combattimento influenza le caratteristiche e gli esiti dei conflitti successivi. Secondo la teoria corrente, i vincitori hanno maggiori probabilità di vincere di nuovo (winner effect), mentre i vinti hanno sempre più probabilità di perdere ancora una volta (loser effect). Tuttavia, questo sembra non valere per tutti gli animali.
Uno studio coordinato da Giovanni Benelli e Angelo Canale, del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell'Università di Pisa, ha utilizzato la mosca delle olive, Bactrocera oleae, come modello per studiare il winner e il loser effect durante le interazioni aggressive tra maschi, funzionali al mantenimento di singoli territori nei quali intraprendere il corteggiamento delle femmine.
La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Scientific Reports, ha dimostrato come vincitori e perdenti di almeno due incontri consecutivi aumentino funzionalmente la loro aggressività negli incontri successivi, ottenendo maggiore successo nei combattimenti: "L'esperienza di combattimento fisico non è necessaria per indurre iper-aggressività in questi animali – ha spiegato Giovanni Benelli – Infatti, la sola esposizione a un possibile avversario è sufficiente per indurre elevati livelli di aggressività nei maschi di B. oleae".
Nel complesso, lo studio in questione evidenzia che questi insetti sono in grado di utilizzare informazioni acquisite da vittorie e sconfitte precedenti per migliorare le loro performance di combattimento e ottenere così maggiore successo negli scontri contro maschi inesperti. "Poter rendere più competitivi i maschi di questa specie – ha aggiunto Angelo Canale – può essere utile per il miglioramento della tecnica dell'insetto sterile, poiché maschi sterili iper-aggressivi avranno maggiore successo in campo nel corteggiamento delle femmine".
Lo studio ha visto la partecipazione della University of Hawaii, USA (Prof. Russell H. Messing) e del French National Institute for Agricultural Research (INRA) di Sophia-Antipolis (Dr. Nicolas Desneux).