Eletti i cinque componenti interni del CdA
Si sono concluse le elezioni, previste per lunedì 29 e martedì 30 ottobre 2012, dei cinque componenti interni del Consiglio di Amministrazione dell'Università di Pisa, di cui quattro componenti individuati fra i candidati appartenenti ai professori e ricercatori dell'Ateneo e uno individuato fra i candidati appartenenti al personale tecnico-amministrativo. L'affluenza alle urne è stata di circa l'81% per quanto riguarda i docenti e del 55,5% per i tecnici-amministrativi.
I candidati per il personale docente erano i professori:
• Gianfranco Denti, ordinario del dipartimento di Chimica e chimica industriale, che ha avuto 63 preferenze;
• Mauro Ferrari, ordinario del dipartimento di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia, che ha avuto 211 preferenze;
• Claudio Palazzolo, ordinario del dipartimento di Scienze politiche, che ha avuto 222 preferenze;
• Paolo Paolicchi, associato del dipartimento di Fisica, che ha avuto 25 preferenze;
• Paolo Rossi, ordinario del dipartimento di Fisica, che ha avuto 183 preferenze;
• Marco Santagata, ordinario del dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica, che ha avuto 158 preferenze;
• Giovanni Stea, ricercatore del dipartimento di Ingegneria dell'informazione, che ha avuto 245 preferenze;
• Sandra Vitolo, ordinario del dipartimento di Ingegneria civile e industriale, che ha avuto 160 preferenze.
I candidati per il personale tecnico-amministrativo erano:
• Francesco Giorgelli, del dipartimento di Farmacia, che ha avuto 407 preferenze;
• Andrea Lapi, dell'amministrazione centrale, che ha avuto 396 preferenze.
Sono dunque risultati eletti i professori Giovanni Stea, Claudio Palazzolo, Mauro Ferrari e Paolo Rossi e il dottor Francesco Giorgelli. Il loro mandato dura tre anni accademici ed è rinnovabile una sola volta consecutivamente.
La Commissione di seggio era composta dal presidente, la professoressa Gigliola Vaglini, dalla segretaria Elena Tonsini, e dai membri Andrea Brongo, Gianluca Colabianchi e Laura La Penna. Il supporto organizzativo è stato assicurato dall'Ufficio elettorale dell'Ateneo.
Il Museo della Grafica diventa multimediale
Il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi inaugura il nuovo punto di accoglienza e diventa multimediale. Alla presenza del professor Alessandro Tosi e dell'assessore comunale alla cultura Silvia Panichi, rispettivamente direttore e presidente del Museo, è stato aperto al pubblico l'ingresso restaurato con la nuova biglietteria e il nuovo bookshop, rinnovati anche grazie ai nuovi strumenti tecnologici che aiuteranno i visitatori a entrare in contatto diretto e conoscere meglio le collezioni e le opere in mostra.
Con lo scopo di rendere immediatamente visibili e fruibili contenuti poco accessibili ai visitatori tramite un'interazione di tipo "touch screen", il Museo si è dotato di una lavagna interattiva multimediale (LIM), che è stata progettata secondo sezioni tematiche dedicate alla storia delle collezioni, alle mostre temporanee, ai laboratori didattici, ai laboratori creativi per famiglie, ai workshop per adulti e all'archivio multimediale. Il progetto, realizzato grazie a un finanziamento della Regione Toscana, ha infatti previsto la sperimentazione e l'applicazione di tecnologie informatiche avanzate per la fruizione delle collezioni e delle molteplici attività espositive e museali a queste connesse, realizzate grazie al supporto tecnico e scientifico del Laboratorio di Cultura digitale e del dipartimento di Informatica dell'Università di Pisa.
Le informazioni del "Museo multimediale" della LIM sono state rese disponibili anche per i "visitatori virtuali" nell'apposita sezione creata e inserita sul sito del Museo (www.museodellagrafica.unipi.it). Questa nuova sezione è stata progettata per essere un contenitore di immagini e video e allo stesso tempo un archivio digitale interattivo: con il contributo del Laboratorio video e fotografia dell'Università di Pisa sono state realizzate videointerviste inedite a studiosi d'arte che contribuiscono ad approfondire la conoscenza delle opere in mostra e a conservare la memoria delle collezioni.
Presso il rinnovato bookshop del Museo sarà possibile trovare tutti i cataloghi delle mostre temporanee ospitate nel passato e attualmente in corso, riproduzioni delle stampe più rappresentative di ogni esposizione e un'accurata selezione di testi dedicati alle arti grafiche e alla storia culturale della città. Oltre alla linea di cancelleria personalizzata con il logo del Museo della Grafica, di grande interesse sono gli articoli di abbigliamento e di oggettistica personalizzata con il logo dell'Università di Pisa, grazie all'accordo con la Pisa University Press. Ampliato e arricchito è il settore del bookshop dedicato all'esposizione e alla vendita di gioielli in pietre dure e minerali da collezione, in collaborazione con il Museo di Storia Naturale e del Territorio dell'Università di Pisa. Il Museo inoltre propone una scelta di pregiata Carta Magnani e alcuni prodotti artigianali locali lavorati a mano.
Guarda su Facebook la galleria fotografica dell'inaugurazione.
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PRIN 2010-2011: finanziate 69 proposte di docenti dell'Ateneo
Sono 69 le proposte presentate da docenti dell'Università di Pisa, in qualità di responsabili di Unità di ricerca, che il MIUR ha finanziato nell'ambito dei Progetti di ricerca di interesse nazionale (PRIN). Sono nove, inoltre, i docenti dell'Ateneo che hanno ottenuto fondi come coordinatori nazionali dei progetti, per un importo complessivo di quasi sette milioni di euro. È questo il risultato del bando PRIN 2010-2011, di cui sono state appena pubblicate le relative graduatorie, che assegnava un finanziamento complessivo di oltre 170 milioni di euro, suddiviso tra le 14 aree disciplinari del MIUR.
I professori dell'Ateneo pisano che faranno da capofila dei progetti sono:
- Carlo Baroni, del dipartimento di Scienze della terra, titolo del progetto: "Dinamica dei sistemi morfoclimatici in risposta ai cambiamenti globali e rischi geomorfologici indotti", finanziamento complessivo: 488 mila euro;
- Giovanna Colombini, del dipartimento di scienze politiche, titolo del progetto "Eguaglianza nei diritti fondamentali nella crisi dello stato e delle finanze pubbliche: una proposta per un nuovo modello di coesione sociale con specifico riguardo alla liberalizzazione e regolazione dei trasporti", finanziamento complessivo di 512 mila euro;
- Maria Perla Colombini, del dipartimento di Chimica e chimica industriale, titolo del progetto: "Sostenibilità nei beni culturali: dalla diagnostica allo sviluppo di sistemi innovativi di consolidamento, pulitura e protezione", finanziamento complessivo: 820 mila euro;
- Francesco D'Errico, del dipartimento di Ingegneria civile e industriale, titolo del progetto: "Sviluppo ed applicazione di nuovi materiali dosimetrici per radiazioni ionizzanti", finanziamento complessivo: 796 mila euro;
- Pierpaolo Degano, del dipartimento di Informatica, titolo del progetto: "Security Horizons", finanziamento complessivo: 572 mila euro;
- Alberto Del Guerra, del dipartimento di Fisica, titolo del progetto: "INSIDE: Soluzioni Innovative per la Dosimetria 'in-beam' in adroterapia oncologica", finanziamento complessivo: 977 mila euro;
- Eleuterio Ferrannini, del dipartimento di Medicina clinica e sperimentale, titolo del progetto: "Nuovi aspetti nella patogenesi e trattamento dell'obesità", finanziamento complessivo: 922 mila euro;
- Giacomo Lorenzini, del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, titolo del progetto: "Progettare la città verde nell'era del cambiamento globale: funzioni degli alberi urbani e loro adattabilità nelle future condizioni climatiche - TreeCity", finanziamento complessivo: 812 mila euro;
- Marco Santagata, del dipartimento di Filologia, letteratura e linguistica (titolo del progetto: "Per una Enciclopedia dantesca digitale", finanziamento complessivo: 775 mila euro.
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Tirreno Pisa
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I sette mesi che hanno cambiato la fisica moderna
Mercoledì 31 ottobre, alle ore 17, il professor Guido Tonelli terrà una relazione nell'Area della ricerca del CNR di San Cataldo su "La scoperta del bosone di Higgs ad LHC", organizzata nell'ambito del ciclo di seminari di divulgazione scientifica "Areaperta - parlando di scienza". Il docente, che insegna Fisica generale nella nostra Università e che è ricercatore associato all'INFN, ha condotto ricerche in fisica delle alte energie in esperimenti al CERN e al Fermilab (USA). Il professor Tonelli ha dedicato gli ultimi venti anni della sua carriera alla ricerca del bosone di Higgs e di segnali di nuova fisica oltre il Modello Standard. Ha lavorato con l' esperimento CMS al CERN a partire dal 1993 e ha servito come spokesperson di CMS nel 2010 e 2011. In tale ruolo ha tenuto al CERN, nel dicembre 2011, uno dei due seminari che hanno presentato la prima evidenza del bosone di Higgs a una massa di 125GeV, risultato che è stato confermato dall'annuncio della scoperta avvenuta nel luglio scorso.
Il professor Guido Tonelli ha sintetizzato i contenuti dell'intervento che terrà al CNR in un articolo pubblicato da "L'Unità" il 14 ottobre con il titolo "La rivoluzione del bosone. Ecco come in sette mesi la fisica moderna è cambiata per sempre". Ne riportaimo di seguito il testo.
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Il Modello Standard
Il bosone di Higgs non è una particella come le altre, è la pietra angolare che sorregge l' intero edificio del Modello Standard delle interazioni elementari. Ad oggi, questa teoria costituisce la migliore descrizione di tutto quanto ci circonda. Il Modello Standard descrive la materia come composta di particelle elementari (quark e leptoni) che interagiscono fra loro attraverso lo scambio di portatori di forze: il leggerissimo fotone, la familiare particella di luce che ha massa a riposo nulla e trasporta le interazioni elettromagnetiche; i pesanti, W e Z, che hanno valso il premio Nobel a Carlo Rubbia nel 1984 e che sono responsabili dei decadimenti radioattivi legati alla forza debole; i gluoni che tengono insieme protoni, neutroni e nuclei mediante l'interazione forte. Il Modello Standard è una teoria semplice che sposa in maniera elegante meccanica quantistica e relatività speciale, le due colonne portanti della fisica del XX secolo. Dalla teoria si sono ricavate centinaia di previsioni su quantità misurabili che sono state tutte verificate sperimentalmente con grande precisione. Tutte tranne una visto che, fino a poco tempo fa, il componente piu' importante, il bosone di Higgs, era riuscito a sfuggire a tutte le ricerche.
Cos'è il bosone di Higgs e perchè è cosi' importante
È la particella che, secondo un meccanismo proposto indipendentemente, nel 1964, da due fisici belgi, Robert Brout e Francois Englert e da un fisico scozzese, Peter Higgs, è responsabile della incredibile differenza di massa fra fotoni da un lato e W e Z dall' altro lato. È la manifestazione di un campo invisibile che occupa ogni angolo dell' universo ed assegna una specifica massa ad ogni altra particella. Come conseguenza di questo meccanismo, che si è instaurato una frazione di secondo dopo il big-bang, gli ingredienti caotici dell' universo primordiale hanno cominciato ad attrarsi l'un l'altro per formare atomi, gas, galassie, pianeti e, in ultima analisi, anche noi. Senza il bosone di Higgs non solo il Modello Standard non starebbe in piedi ma non si riuscirebbe a capire nulla dell' Universo che ci circonda.
Una caccia durata oltre trent'anni
La ricerca del bosone di Higgs ha impegnato gli sforzi di ricercatori del mondo intero per oltre trent'anni. Tutti i tentativi condotti in Europa e negli Stati Uniti negli anni '80 e '90 utilizzando gli esperimenti piu' sofisticati e gli acceleratori fino a quel momento piu' moderni, si sono rivelati infruttosi. Per questo è stato deciso di costruire, il Large Hadron Collider, LHC, il piu' complesso apparato di ricerca mai concepito dall' umanità. Un acceleratore costituito da migliaia di magneti superconduttori, che si sviluppa per 27km, 100 metri nel sottosuolo, alla frontiera fra Francia e Svizzera nei pressi di Ginevra. In LHC fasci di protoni accelerati a velocità prossime a quelle della luce vengono fatti urtare in collisioni di altissima energia per produrre e studiare nuovi stati della materia. LHC può essere visto come una enorme macchina del tempo. Minuscoli brandelli di materia vengono esposti ad energie e temperature simili a quelle che si registravano nell' universo primordiale con la speranza di produrre ed identificare particelle mai osservate fino ad ora. Due giganteschi occhi elettronici, analizzano centinaia di milioni di collisioni al secondo registrando su disco soltanto quelle piccola frazione che potrebbe contenere eventi interessanti. Sono i grandi apparati di ricerca di ATLAS e CMS, moderne cattedrali delle tecnologie piu' avanzate, grandi ciascuno quanto un edificio di 5 piani, la cui costruzione e messa in opera ha richiesto venti anni di lavoro di migliaia di scienziati ed ingegneri di tutte le parti del mondo. Fra essi oltre 600 italiani, organizzati dall' Istituto Italiano di Fisica Nucleare, spesso in posizioni di rilievo all' interno delle grandi collaborazioni, e moltissimi studenti e giovani ricercatori impiegati nelle operazioni piu' complicate e difficili.
La scoperta
Il momento cruciale, tanto atteso per anni, si è intravisto, per la prima volta, alla fine del 2011. Quando, analizzando i dati appena raccolti, entrambi gli esperimenti hanno indicato al mondo che qualcosa stava succedendo intorno ad una massa di 125GeV. Per la prima volta, due esperimenti indipendenti vedevano segnali coerenti, che, per quanto ancora deboli, indicavano con chiarezza la possible presenza della particella tanto a lungo ricercata. La prudenza e la pazienza che accompagna il nostro lavoro ci suggerirono di attendere nuovi dati prima di sciogliere la riserva e di accumulare ulteriore evidenza prima di rimuovere ogni dubbio residuo.
Questo è avvenuto molto rapidamente con la presa dati del 2012. Dopo soli tre mesi dall' inizio del nuova raccolta di dati, non appena si è visto che il segnale osservato a 125GeV nel 2011, ricompariva nei dati del 2012 esattamente nello stesso posto ed ancora in entrambi gli esperimenti, si sono sciolte le riserve ed è stata annunciata al mondo la nuova scoperta.
Alcune risposte ed una nuova serie di domande
La nuova particella scoperta ad LHC sembra avere tutte le caratteristiche previste per il bosone di Higgs. Siamo quindi sulla buona strada per capire cos' è avvenuto un centesimo di miliardesimo di secondo dopo il big-bang. Oggi sappiamo che in quell' istante, con l' instaurarsi del campo di Higgs, la forza debole venne definitivamente separata dalla forza elettromagnetica e quark e leptoni acquistarono quelle masse cosi' peculiari che hanno consentito la nascita degli atomi, lo sviluppo della chimica e dato il via a quella evoluzione dell' universo della quale noi stessi, fragili abitanti del pianeta Terra, siamo un risultato.
Mentre si celebra il raggiungimento di questo obiettivo di portata storica, le questioni aperte sono ancora molte. Anzitutto si tratta veramente del bosone di Higgs? Ha precisamente tutte le caratteristiche previste dal Modello Standard? Oppure presenta anomalie che potrebbero suggerire la presenza di nuova fisica oltre il Modello Standard?
Nello stesso momento in cui si celebra un altro trionfo del Modello Standard, sappiamo già che esso rimane tutt'ora, anche includendo il bosone di Higgs, una teoria incompleta. Non spiega molti fenomeni che giocano un ruolo fondamentale nel nostro universo quali materia ed energia oscura o l' asimmetria fra materia ed antimateria. Non sappiamo a quale scala di energia sarà possible trovare risposte ad alcune di queste domande. Oggi abbiamo a disposizione una nuova particella che, essendo sensibile, per il ruolo che gioca, ad ogni nuovo stato della materia, potrebbe portare a nuove, ulteriori sorprese. Gli esperimenti di LHC sono solo all'inizio di una esplorazione che durerà per lo meno per altri 20 anni. Rimanete in ascolto.
Guido Tonelli
docente di Fisica generale
Le immatricolazioni a quota 7.400
Hanno raggiunto quota 7.400 le immatricolazioni ai corsi di laurea triennale e a ciclo unico dell'Università di Pisa, con una flessione di circa il 6 per cento rispetto allo scorso anno, e hanno superato quota 1.100 le iscrizioni al primo anno delle lauree magistrali, con una crescita superiore a 13 punti percentuali rispetto allo scorso anno. Sono questi i dati, ancora provvisori, dei nuovi iscritti per l'anno accademico 2012-2013, elaborati dall'Ufficio programmazione, valutazione e statistica dell'Ateneo alla data del 15 ottobre, confrontati con quelli presi alla stessa data dell'anno passato.
Precisamente, gli immatricolati sono 7.394 contro i 7.890 registrati lo scorso anno. La modesta flessione è dovuta a un insieme di fattori, tra i quali un ruolo centrale è rivestito dal fisiologico assestamento dopo anni di crescita pressoché continua, anche in controtendenza rispetto ai dati nazionali. Se infatti l'ultima indagine di Almalaurea indica che le immatricolazioni negli atenei italiani sono diminuite del 15% tra 2004 e 2011, nello stesso periodo l'Università di Pisa ha visto crescere i suoi immatricolati di quasi due punti percentuali. Un altro fattore è rappresentato dall'attivazione del numero programmato in alcuni corsi che fino allo scorso anno non lo prevedevano, come nel caso di Lingue e letterature straniere e di Scienze naturali e ambientali.
Per il resto, influiscono gli aspetti più generali legati alla situazione del Paese, con una crisi economica che rende difficile per molte famiglie sostenere le spese di studio dei propri figli e con il conseguente timore che le difficoltà occupazionali in diversi casi non siano superate dal raggiungimento del titolo universitario.
L'elaborazione statistica sugli immatricolati 2012-2013 è la prima che non tiene conto delle facoltà e dei vecchi dipartimenti, basandosi invece sulle 20 strutture dipartimentali che sono entrate in funzione il 19 settembre.
Tra questi dipartimenti, quelli che segnano i maggiori incrementi in valore assoluto sono Civiltà e forme del sapere, con 44 immatricolati in più rispetto allo scorso anno, pari all'8,2%, Chimica e chimica industriale (+43 e +26,4%), Scienze agrarie alimentari e agro-ambientali (+33 e +16,1%), Informatica (+20 e +11,2%), Scienza della terra (+16 e +26,7%) e Medicina clinica e sperimentale (+16 e +4,1%).
In numeri assoluti, i dipartimenti con più immatricolati sono Economia e management con 1.020, Ingegneria civile e industriale con 790 e Giurisprudenza con 653, seguiti da Ingegneria dell'informazione, Civiltà e forme del sapere e Filologia letteratura e linguistica, tutti compresi tra 584 e 582.
Sono in decisa crescita, come detto, gli studenti iscritti al primo anno delle lauree magistrali. Il loro numero complessivo, sempre alla data del 15 ottobre, è salito dai 995 dello scorso anno a 1.130, con un aumento percentuale di 13,6 punti.
In questo caso, i dipartimenti che hanno registrato il maggior aumento di immatricolati in valori assoluti sono Ingegneria civile e industriale (+77 e +137,5%), Economia e management (+24 e +15,6%), Filologia letteratura e linguistica (+23 e +17%), Ingegneria dell'energia dei processi dei sistemi del territorio e delle costruzioni (+19 e +29,7%), Scienza della terra (+17 e +170%) e Scienze agrarie alimentari e agro-ambientali (+12 e +38,7%).
In termini assoluti, i dipartimenti con più iscritti al primo anno delle lauree magistrali sono Economia e management con 178, Filologia letteratura e linguistica con 158 e Ingegneria civile e industriale con 133.
I termini per immatricolarsi ai corsi di laurea di primo livello e ai corsi di laurea a ciclo unico andranno avanti fino al 31 ottobre con il pagamento di una mora di 50 euro, fino al 30 novembre con una mora di 100 euro e fino al 31 dicembre con una mora di 150 euro. Oltre il 31 dicembre 2012 non sarà più possibile immatricolarsi. Per i corsi di laurea magistrale la scadenza è fissata al 31 dicembre, senza pagamento di mora.
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Rischio Arno: esercitazione in corso
Venerdì 19 ottobre, ore 17.00
L'esercitazione è in corso: secondo quanto previsto sono state inviate comunicazioni – mediante posta elettronica - a tutto il personale (docente e tecnico/amministrativo) e a tutti gli studenti dell'Ateneo sul potenziale rischio di esondazione dell'Arno alle ore 10 di domani mattina, sabato 20 ottobre, e sugli eventuali potenziali adempimenti da porre in essere.
Per gli aggiornamenti sulla situazione di emergenza siete invitati a consultare anche il sito http://www.pisainformaflash.it
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Giovedì 18 ottobre, ore 12.30
Nei giorni 19 e 20 ottobre è prevista una esercitazione coordinata dalla Protezione Civile di Pisa denominata "Esercitazione Rischio Arno".
L'esercitazione coinvolge tutta la città di Pisa ed è tesa a verificare, simulando una virtuale situazione di emergenza connessa ad un rischio di esondazione Arno, l'effettiva capacità della città - intesa nel suo insieme di Enti, Associazioni e strutture locali in genere - di attuare misure e procedure per ridurre gli ipotetici danni.
Anche l'Università di Pisa è chiamata a dare il suo contributo, visto che la sua presenza sul territorio è rilevante per l'elevato numero delle persone ad essa correlate: infatti è necessario verificare se, in una possibile situazione di emergenza e con un preavviso di sole 10 ore dall'esondazione, l'Ateneo sia in grado di mettere tempestivamente in sicurezza le proprie strutture localizzate nella città di Pisa, nonché di programmare la sospensione progressiva delle attività con il fine di assicurare, durante la fase più critica, l'assenza di attività in essere e l'assenza di persone nelle strutture.
L'attuazione di tali misure, in caso di esondazione, ridurrebbe i danni a beni e persone dell'Ateneo ed agevolerebbe la Protezione Civile e le varie Forze dell'Ordine ed ausiliarie impiegate nella evacuazione e nella messa in sicurezza della città.
La partecipazione attiva dell'Università servirà a testare e verificare le capacità dell'Ateneo, nonché ad individuare eventuali criticità da risolvere.
Il bilancio della Regione Toscana a 40 anni dalla sua istituzione
Fare il bilancio della Regione Toscana a quarant'anni dalla sua istituzione è l'obiettivo del volume "Il tempo della Regione - La Toscana", edito dal Consiglio regionale della Regione Toscana e dall'Associazione dei consiglieri onorari. Il libro, che segue a una prima iniziativa editoriale dello stesso tenore, è curato dal professor Alessandro Pizzorusso, docente dell'Ateneo pisano, insieme con Paolo Bagnoli e Massimo Carli. Attraverso dodici saggi, esso si propone da un lato di trarre un bilancio della Regione Toscana a distanza di quarant'anni dal primo avvio dell'esperienza regionale e di circa otto dall'entrata in vigore del nuovo Statuto, e dall'altro di fornire qualche utile chiave di lettura in vista delle scelte che la regione si troverà a compiere nel prossimo futuro.
Pubblichiamo di seguito l'introduzione al volume firmata dai tre curatori.
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Questo volume fa seguito a quello, intitolato Il tempo della Regione. La Toscana, che fu curato dai professori Pier Luigi Ballini, Maurizio Degl'Innocenti e Mario G. Rossi e pubblicato dall'editore Giunti di Firenze nel 2005. Contenuto di esso furono undici saggi dedicati a problemi di storia, economia e politica riguardanti la nostra Regione. Presentando quel volume, il Presidente dell'Associazione dei Consiglieri Onorari della Toscana, Renato Pollini, ricordava le fasi di sviluppo che essa aveva attraversato fino a quel momento e che conviene richiamare, aggiornandole, anche con riferimento agli analoghi saggi che ora si propongono ai lettori.
Prevista e regolata, al livello dei principi, dalla Costituzione del 1948, sulle tracce di lontane iniziative risorgimentali a lungo rimaste in secondo piano, anche se non dimenticate, la Toscana ebbe, con le altre Regioni "a Statuto ordinario", il suo primo "Statuto" (approvato con la legge statale 22 maggio1971, n. 343), dopo una ventina di anni durante i quali, al pari delle altre, essa era rimasta quasi completamente sulla carta. L'avvio di essa fu perciò caratterizzato da dibattiti che portarono ad alcuni giudizi svoltisi dinanzi alla Corte costituzionale, nel corso dei quali furono messi in discussione i caratteri che all'ordinamento delle Regioni ordinarie era stato conferito da leggi adottate dallo Stato quando ancora esse non avevano una concreta realtà giuridica e non erano quindi in condizione di esprimere adeguatamente i loro desideri o le loro opinioni.
Quelle decisioni del giudice delle leggi non risolsero tutti i problemi che si erano posti allora ed una serie di progetti di riforma dell'ordinamento regionale furono a lungo discussi in varie sedi, principale delle quali fu la Commissione presieduta da Massimo Severo Giannini, i cui lavori ebbero larga influenza sulla riforma realizzata mediante le leggi delegate che furono adottate vari anni dopo che gli Statuti delle Regioni ordinarie (autonomamente deliberati dai Consigli, ma soggetti ad un severo controllo statale) avevano ricevuto un primo assestamento. I contrasti circa i criteri impiegati per il trasferimento dallo Stato alle Regioni di un complesso di funzioni statali, di parte del personale che le aveva esercitate fino a quel momento e di altri problemi a questi collegati continuarono a lungo, sia in sede politica, sia davanti alla Corte costituzionale, costituendo oggetto di dibattiti che non favorirono il migliore funzionamento di questi enti.
Il mondo delle autonomie regionali e locali fu successivamente animato dalla riforma di queste ultime che fu realizzata con la legge 8 giugno 1990, n. 142, la quale modificò il Testo unico del 1934, fino a quel momento rimasto parzialmente in vigore, e soprattutto da due leggi di revisione costituzionale, la n. 1 del 1999 e la n. 3 del 2001, che riscrissero un'ampia parte del titolo V della Costituzione. Il nuovo art. 123 di questa comportò la formazione di nuovi Statuti regionali, cui si provvedette con grande lentezza, tanto che il relativo compito non è stato ancora del tutto ultimato.
In questa occasione, il procedimento di adozione degli Statuti fu modificato, riducendosi i controlli statali alla potestà di ricorso alla Corte costituzionale da parte del Governo e di richiesta di un eventuale referendum confermativo. L'attuazione della generale riforma degli Statuti regionali, peraltro, fu lasciata in gran parte all'interpretazione della Corte costituzionale, che intervenne in questa materia con un gran numero di decisioni, le quali dettero un nuovo assetto a questa parte della Costituzione ed al "diritto regionale" in genere.
Altre importanti riforme attinenti all'ordinamento regionale ed a quello degli enti locali portarono all'adozione, in relazione a questi enti, di una forma di governo di tipo presidenziale (con elezione diretta del presidente o del sindaco, rispettivamente) e all'adozione del "sistema delle conferenze" che dettero una sede ufficiale ai rapporti fra Stato e Regioni e fra Stato ed Enti locali, con riferimento all'attività legislativa ed esecutiva. Da ultimo, un complesso di deleghe legislative furono accordate al Governo con la legge sul "federalismo fiscale" 5 maggio 2009, n. 42, mentre ulteriori ritocchi alla Costituzione si renderebbero necessari qualora venisse realizzata l'abolizione delle Province, riproposta a livello politico in questi ultimi tempi con maggior forza, ma ancora vivacemente contrastata. Il quadro delle problematiche di maggior rilievo tuttora in discussione comprende altresì l'eventuale introduzione di una "Camera delle Regioni" che, secondo una diffusa corrente di opinioni, dovrebbe sostituire il Senato. Meno dibattuta, quanto meno per quanto riguarda le sue linee generali, è l'attuazione da dare alle Città metropolitane (oltre che al particolare status di Roma Capitale, cui già sono stati dedicati alcuni interventi legislativi) e ad alcune articolazioni minori dei Comuni (o ad altre forme di riordinamento di questi).
La Toscana ha costantemente partecipato a questi processi riformatori con studi e progetti, che hanno svolto talora un ruolo di rilievo anche nei dibattiti che si sono svolti a livello nazionale. Il presente volume contiene saggi i quali analizzano alcuni dei problemi in questione o aspetti delle situazioni di fatto che vengono in considerazione, dal punto di vista della storia dei problemi affrontati o delle loro conseguenze economiche o giuridiche, operando sulla base di ricerche che si pongono in vario modo in rapporto con quelle che hanno dato luogo agli studi compresi nel precedente volume sopra ricordato. Le ricerche che hanno preceduto la stesura dei dodici contributi qui compresi si collocano pertanto in un campo di studi che è stato frequentemente affrontato nell'ambito dell'attività delle università toscane e di altre istituzioni di ricerca che operano in questa Regione. I criteri cui queste ricerche sono state informate sono gli stessi che furono indicati nell'Introduzione al volume pubblicato nel 2005.
Se nel complesso scarsa è stata l'influenza esercitata sull'attività svolta dalla Regione, in questa sua prima fase di funzionamento, dai precedenti storici più lontani (fra i quali è da ricordare il progetto di Statuto elaborato sotto l'egida dell'ultimo granduca di Toscana, che ebbe un contenuto simile a quello dello Statuto albertino, ma che non svolse un ruolo concreto, al di là del suo significato politico-culturale), sembra innegabile la progressiva unificazione politica che, anche in Toscana, il territorio dell'intero Stato italiano ha ricevuto, attraverso l'evoluzione secolare che ne riguarda la massima parte, con effetti di rilievo sulle vicende di un'importante letteratura e di un parallelo sviluppo delle scienze e delle arti, nonché sulla realizzazione di una sostanziale uniformità linguistica (pur se arricchita dalla molteplicità dei dialetti e dalla presenza di varie minoranze di questo tipo), ma che hanno comunque abituato i toscani a considerarsi parte di un'unità politica e amministrativa più ampia, anche se essi appaiono talora dotati di uno spirito comunitario più intenso al livello delle città, di quanto non sia al livello regionale.
Questo senso dell'Unità regionale peraltro non ha tuttavia impedito ai toscani, quando se ne è presentata l'occasione, di manifestare il sentimento della loro piena partecipazione alle attività più specificamente significative del contemporaneo sviluppo dell'Unità nazionale italiana, mentre rilevante appare altresì la tendenza del popolo toscano alla valorizzazione dei rapporti internazionali ed in particolare a quelli che hanno portato alla formazione dell'Unione europea.
Paolo Bagnoli, Massimo Carli, Alessandro Pizzorusso
Eletto il nuovo presidente del Consiglio degli Studenti
Si chiama Giorgia Concetti, ha 21 anni ed è il nuovo presidente del Consiglio degli studenti dell'Università di Pisa. Eletta nel corso dell'ultima seduta, Giorgia viene dalla lista Sinistra per e rimarrà in carica fino al 31 ottobre 2014. Il nuovo Consiglio degli studenti, eletto secondo le norme del nuovo statuto, è composto da 40 rappresentanti e si è insediato a inizio mese.
Studentessa iscritta al terzo anno del corso di laurea in Storia contemporanea, Giorgia Concetti viene da Sant'Elpidio a Mare, paese delle Marche in provincia di Fermo, ed ha alle spalle già alcuni anni di esperienze di politica attiva e sindacato studentesco, in particolare all'interno di Sinistra per. A Pisa è attiva in varie associazioni culturali che si occupano di cinema e musica e collabora all'organizzazione di eventi e manifestazioni rivolte a tutta la cittadinanza.
Nell'ultima seduta del Consiglio sono stati eletti anche i due vice presidenti: il primo è Luca Urbanucci della lista Sinistra per, il secondo è Giovanni La Terra Bellina di Ateneo Studenti.
Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
Nazione Pisa
Resto del Carlino
TirrenoPisa.it
PisaInformaFlash.it
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All'Università di Pisa il Premio San Francesco 2012
È stato conferito all'Università di Pisa il Premio San Francesco 2012, che la Lega nazionale per la difesa del cane destina a personaggi o istituzioni che si siano distinte per il loro impegno a favore degli animali. Il riconoscimento è stato assegnato per le attività svolte dal Comitato Etico dell'Ateneo, istituito per la tutela degli animali impiegati ai fini sperimentali, e più in particolare per il progetto di riabilitazione dei beagle da laboratorio avviato al dipartimento di Scienze veterinarie nello scorso agosto.
Per conto dell'Università, il Premio è stato ritirato dalla professoressa Daniela Gianfaldoni, direttore del dipartimento di Scienze veterinarie, da Angelo Gazzano, ricercatore dello stesso dipartimento, e da Antonella Pochini, della Direzione Ricerca ed internazionalizzazione.
L'iniziativa, giunta alla sua undicesima edizione, è stata organizzata dalla sezione genovese della Lega nazionale per la difesa del cane, dal Centro di medicina comportamentale Martin Buber, dall'Esercito italiano e dalla Associazione amici animali abbandonati.
Il progetto di riabilitazione degli animali da laboratorio dell'Università di Pisa nasce da una circolare ministeriale che indirizzava gli operatori verso la pratica della rehabilitation degli animali sperimentali, nei casi in cui le condizioni di salute degli stessi lo consentissero. A tal fine è stato istituito un centro per la riabilitazione di animali da laboratorio presso il nuovo dipartimento di Scienze veterinarie, supportato da esperti in etologia, per promuovere la massima diffusione dell'informazione sulle metodologie e sulle pratiche in questo settore.
Ne hanno parlato:
Tirreno Pisa
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Nanosensori per la cura delle lesioni cutanee croniche
Si chiama SWAN-iCare ed è un progetto di ricerca europeo che mira a sviluppare un sistema integrato di nanosensori per il monitoraggio e la gestione delle ferite cutanee croniche. Finanziato all'interno del Settimo Programma Quadro della Comunità Europea con oltre 6 milioni di euro, lo studio vede coinvolta in prima linea l'Università di Pisa insieme ad altri dieci partner appartenenti a sei diversi paesi europei, comprendenti enti di ricerca, industrie del settore e un'associazione di pazienti con lesioni cutanee. Responsabili scientifici del progetto per l'Ateneo pisano sono i ricercatori Fabio Di Francesco del dipartimento di Chimica e Chimica Industriale e Marco Romanelli del dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale.
"Cuore del progetto è lo sviluppo di sensori basati su nanocompositi che saranno introdotti nelle medicazioni o nei dispositivi a pressione negativa utilizzati per la cura di ferite come le ulcere venose degli arti inferiori e le ulcere del piede diabetico", spiega Romanelli. "Il medico potrà seguire a distanza e in tempo reale le condizioni del paziente, valutando parametri chimici, fisici e cutanei e potendo intervenire nel percorso preventivo e terapeutico in momenti ben precisi", aggiunge Di Francesco.
In Europa più di 10 milioni di persone soffrono di questi problemi, generalmente associati a patologie vascolari, ipertensione o diabete, che affliggono la qualità della vita dei pazienti, con un costo sociale del problema in costante crescita considerando l'incremento della vita media dei pazienti, le giornate di lavoro perse a causa della patologia e la vita di relazione che risulta fortemente afflitta dalle complicanze delle lesioni cutanee.
La ricerca, finanziata dalla Comunità Europea per un periodo di quattro anni (2012-2016) nell'ambito del programma per lo sviluppo delle Information and Communication Technologies, abbraccia discipline che vanno dalla chimica (analitica, scienza dei materiali), all'elettronica, all'informatica e alla medicina (dermatologia, chirurgia vascolare, diabetologia) e per la formazione assistita dal computer è stata avviata una collaborazione con il Centro di eccelenza EndoCas dell'Università di Pisa e la costituenda Fondazione Tech Care con il coordinamento del professor Franco Mosca. Il progetto SWAN-iCARE, attraverso un rigoroso processo di valutazione da parte dei revisori scientifici, ha ottenuto il primo posto tra tutte le domande pervenute alla Comunità Europea. Grande quindi la soddisfazione per il brillante risultato all'interno dell'ateneo pisano che si colloca sempre più ai vertici della ricerca in ambito internazionale.
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