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Rizzo Caterina sito

L’Università di Pisa, grazie all’impegno del suo Centro Linguistico (CLI), ha ottenuto l’accreditamento della Regione come ente autorizzato a svolgere attività di formazione. Unico in Toscana accreditato nella sua interezza, l’Ateneo pisano fa ora parte dell’elenco di università, istituzioni scolastiche e Centri provinciali di istruzione per gli adulti (CPIA) riconosciuti a livello ufficiale.

Questo attestato permetterà all’Università di partecipare e presentare progetti per accedere ai finanziamenti del Fondo Sociale Europeo 2020-2027 o ad altre risorse pubbliche per promuovere attività nel campo della formazione. Come richiesto a livello regionale, poi, una particolare attenzione sarà riservata al tema dell’educazione permanente degli adulti, con l’obiettivo primario di colmare il divario digitale che mette a rischio di esclusione sociale importanti segmenti di popolazione.

“In questo ambito – ha commentato la professoressa Caterina Rizzo (nella foto a lato), delegata per la Formazione continua – l’Università di Pisa intende muoversi sulla scia delle indicazioni regionali, dando priorità agli interventi formativi strettamente collegati alle esigenze di inserimento e reinserimento lavorativo, sia in collaborazione con i centri per l’impiego sia a livello territoriale e a carattere ricorrente. Tali interventi consentiranno l’acquisizione di qualificazioni e/o certificazioni di competenze inserite nei repertori nazionale o regionali. Un’altra linea di intervento riguarderà i dispositivi e le procedure improntate alla semplificazione, sostenibilità e trasparenza degli organismi formativi e delle istituzioni abilitate a realizzare attività formative. L’obiettivo è di garantire l'erogazione di servizi personalizzati di formazione a distanza, rivolti sia all'utenza singola che a organizzazioni pubbliche (enti locali, scuole, università e così via) e private (agenzie formative, associazioni di categoria, ordini professionali)”.

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LE COLLEGHE GIORNALISTE E I COLLEGHI GIORNALISTI SONO INVITATI ALLE ORE 10,45 PER RIPRESE E INTERVISTE

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Cosa serve per trasformare una idea o una nuova scoperta in qualcosa di utile per l’intera società?

Ne discuteranno insieme ricercatori e top manager, finanziatori e giovani startupper dal 26 al 29 giugno nel Palazzo della Sapienza dell’Università di Pisa per Converging Skills: un incontro dedicato al tema chiave del trasferimento tecnologico e alla discussione su come l’accademia possa diventare un vero traino per l’economia del paese. Nel corso dell’evento, una prima assoluta per l’ateneo pisano, il rettore annuncerà una grande novità, unica in Italia, all’incrocio tra ricerca scientifica e innovazione.

“Compito fondamentale delle università - dichiara il rettore dell’ateneo pisano Riccardo Zucchi - è anche quello di favorire la crescita del tessuto sociale in cui opera attraverso il trasferimento e la condivisione di conoscenza. Converging Skills vuole mostrare la strada”. Una strada che nasce da una convergenza tra competenze diverse, come spiega Corrado Priami, delegato per la valorizzazione della ricerca e per le nuove iniziative imprenditoriali dell’Università di Pisa: “per favorire l’innovazione occorre coordinare gli sforzi di tutti gli attori coinvolti. Converging skills sarà un primo momento di confronto che ci permetterà di trovare un nuovo modo di cooperare tra università, finanza e impresa, per innovare e far crescere il paese”.

I relatori di Converging Skills saranno un’ottantina, tutti nomi di grande rilievo nel mondo delle startup e della finanza, dell’industria e della ricerca scientifica, e molti saranno gli esperti di trasferimento tecnologico e di open innovation.

Alcuni dei loro nomi:

Anne Dobree, Director of Programming, Cambridge Enterprise
Andrea Chiesi, Head of Special Projects, Chiesi Farmaceutici
Giacomo Benedetto Silvestri, Chairman Eniverse Venture e Goup Head Innovation Ecosystem, ENI Paolo Noccioni, President Nuovo Pignone – Baker Hughes
Carlo Purassanta, Executive Vice President, Strategy and Corporate Development, ION Group
Fabio Roberto Mora, Senior Vice President Open Innovation Ferrero
Nicola Rossi, Head of Innovation, Enel Green Power
Laura Orestano, CEO SocialFare
Claudia Pingue, Senior Partner, Head of Technology Transfer Fund, CDP Venture Capital
Luca Foschini, President and CEO, SAGE Bionetwork
Maria Chiara Carrozza, Presidente del CNR

“L’università di Pisa vuole contribuire a trasformare l’Italia in un paese per Start Up - ha dichiarato il prorettore vicario Giuseppe Iannaccone nel corso della preview - L’iniziativa Global Entrepreneurship Monitor, un progetto di ricerca usato come riferimento dal World Economic Forum, dalla World Bank e dalle Nazioni Unite, ha definito dodici parametri che definiscono un buon ambiente per la crescita imprenditoriale. In Italia risultiamo sufficienti solo in due. A Pisa e nel sistema universitario nazionale abbiamo tutte le carte in regola per permettere il recupero della sufficienza in altri cinque parametri, allineando il nostro paese agli standard europei”. Il riferimento è al Report 2022/2023: l’Italia, insieme alla Spagna, risulta essere oggi l’unico paese ad alto reddito con una valutazione complessiva largamente insufficiente.

Quattro giorni di evento, ognuno dedicato a un tema:
26 giugno - Startup e imprese
Gli startupper presenteranno la loro esperienza condividendo storie di successo. E spiegheranno quale ritengono sia stato il supporto più importante che hanno ricevuto durante i primi giorni delle loro aziende per raggiungere lo stadio attuale. Cosa conta davvero quando si avvia un'azienda? Come sopravvivere? Una giornata arricchita anche dall’incontro con le agenzie governative che hanno l’obiettivo di sostenere l'innovazione e le nuove iniziative imprenditoriali, come una start-up può aiutare altre start-up che offrono servizi, come la deep-tech può aiutare la sostenibilità.
27 giugno - Investitori, banche, aziende
Il successo di un ecosistema che vuole alimentare nuove iniziative imprenditoriali dipende anche dalla disponibilità di capitali di rischio per sostenere la crescita delle giovani imprese. Come lavorano venture professionali, fondi pubblici e banche? Cosa cercano nelle giovani imprese in cui investire? Cosa si aspettano dopo l'investimento e quale supporto forniscono oltre al denaro? La discussione verterà su come una start-up debba modellarsi per diventare appetibile agli occhi degli investitori e di come l'ecosistema possa aiutarla a raggiungere l'obiettivo.
28 giugno - Le aziende
Le aziende multinazionali hanno un ruolo nello sviluppo degli ecosistemi dell'innovazione: possono agire come investitori, primi acquirenti o entrambi per le giovani imprese. Possono fornire una prospettiva di mercato ai fondatori e aiutarli a creare la giusta cultura aziendale. Cosa cercano le grandi aziende quando interagiscono con le università e le giovani imprese?
29 giugno - Incubatori, acceleratori, aziende
Molti incubatori e acceleratori di successo dalle principali università del mondo (Imperial College, Cambridge, Helsinki) presenteranno la loro ricetta per coltivare le giovani imprese e renderle pronte per il mercato o per l’acquisizione. Quali sono le migliori pratiche a livello mondiale in termini di servizi e supporto alle start-up?
Il programma completo all’indirizzo https://convergingskills.unipi.it/

Sono arrivati in questi giorni presso il Green Data Center dell’Università di Pisa e sono i primi ad essere installati in Italia. Si tratta di due sistemi Nvidia DGX-H100, piattaforme di quarta generazione che permetteranno all’Ateneo pisano di competere con i principali centri di ricerca di tutto il mondo, compresi quelli industriali, nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale generativa.

“Con questo ulteriore investimento, reso possibile grazie a fondi di Ateneo e PNRR del progetto SoBigData, puntiamo ad un ruolo di leadership nazionale nella ricerca sull’intelligenza artificiale - ha commentato il Prorettore Vicario dell'Università di Pisa, Giuseppe Iannaccone – Già oggi, peraltro, con il Dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale, da noi coordinato assieme al CNR, e con due lauree magistrali nel settore, una presso il dipartimento di Informatica e una presso il dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, abbiamo ruolo centrale nella formazione avanzata nel nostro Paese in questo settore”.

La disponibilità delle macchine DGX-H100 consentirà ai ricercatori dell’Università di Pisa di affrontare ricerche fondamentali riguardanti le routine di ottimizzazione dell’Intelligenza Artificiale senza iperparametri, che richiedono capacità di calcolo molto grandi. Grazie a queste due nuove macchine sarà anche possibile addestrare l’AI su modelli linguistici ampi, così da sviluppare ancor di più le sue capacità di traduzione automatica.

Le due nuove architetture installate nel Data Center pisano permetteranno, inoltre, all’Università di Pisa di testare le proprie reti neurali artificiali potenziate, oltrepassando i limiti posti dai benchmark sintetici su piccola scala. Questo consentirà ai ricercatori dell’Ateneo di affrontare applicazioni di classificazione dei vasi sanguigni cerebrali e di risolvere problemi di ottimizzazione combinatoria sulle reti semantiche del mondo reale come, ad esempio, quelli relativi al Vehicle Routing, ossia all’ottimizzazione dei tragitti dei veicoli utilizzati per le consegne.

Il Green Data Center di Ateneo, cuore delle infrastrutture informatiche a supporto delle attività di didattica e di ricerca dell’Università di Pisa, fa così un importante salto di qualità. Inaugurato nel 2017, da sei anni il Data Center pisano mette a disposizione dei ricercatori dell’Ateneo risorse in grado di competere alla pari con le più importanti istituzioni di ricerca europee. Nello specifico, il Centro di Calcolo è dotato di un’infrastruttura di nuova generazione che, con i due DGX-H100, può adesso contare su oltre 100 acceleratori (GPU) dedicati al Calcolo ad Alte prestazioni e alla ricerca in Intelligenza Artificiale.

 

In 66 rack, il Data Center mette a disposizione delle attività di calcolo scientifico più di 22.000 cores e circa 15 Petabyte di storage di varie generazioni e tipologie, acquisiti investendo sia risorse di Ateneo sia risorse acquisite per progetti su bandi competitivi. Le infrastrutture per il calcolo alte prestazioni (High Performance Computing) sono impiegate da gruppi di ricerca computazionale in un ampio spettro di settori: Chimica, Fisica, Scienze della Terra, Biologia, Medicina e Ingegneria.

Sono arrivati in questi giorni presso il Green Data Center dell’Università di Pisa e sono i primi ad essere installati in Italia. Si tratta di due sistemi Nvidia DGX-H100, piattaforme di quarta generazione che permetteranno all’Ateneo pisano di competere con i principali centri di ricerca di tutto il mondo, compresi quelli industriali, nello sviluppo dell’Intelligenza Artificiale generativa.

“Con questo ulteriore investimento, reso possibile grazie a fondi di Ateneo e PNRR del progetto SoBigData, puntiamo ad un ruolo di leadership nazionale nella ricerca sull’intelligenza artificiale - ha commentato il Prorettore Vicario dell'Università di Pisa, Giuseppe Iannaccone – Già oggi, peraltro, con il Dottorato nazionale in Intelligenza Artificiale, da noi coordinato assieme al CNR, e con due lauree magistrali nel settore, una presso il dipartimento di Informatica e una presso il dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, abbiamo ruolo centrale nella formazione avanzata nel nostro Paese in questo settore”.

DGX 2 interno

La disponibilità delle macchine DGX-H100 consentirà ai ricercatori dell’Università di Pisa di affrontare ricerche fondamentali riguardanti le routine di ottimizzazione dell’Intelligenza Artificiale senza iperparametri, che richiedono capacità di calcolo molto grandi. Grazie a queste due nuove macchine sarà anche possibile addestrare l’AI su modelli linguistici ampi, così da sviluppare ancor di più le sue capacità di traduzione automatica.

Le due nuove architetture installate nel Data Center pisano permetteranno, inoltre, all’Università di Pisa di testare le proprie reti neurali artificiali potenziate, oltrepassando i limiti posti dai benchmark sintetici su piccola scala. Questo consentirà ai ricercatori dell’Ateneo di affrontare applicazioni di classificazione dei vasi sanguigni cerebrali e di risolvere problemi di ottimizzazione combinatoria sulle reti semantiche del mondo reale come, ad esempio, quelli relativi al Vehicle Routing, ossia all’ottimizzazione dei tragitti dei veicoli utilizzati per le consegne.

DGX 2 interno2

Il Green Data Center di Ateneo, cuore delle infrastrutture informatiche a supporto delle attività di didattica e di ricerca dell’Università di Pisa, fa così un importante salto di qualità. Inaugurato nel 2017, da sei anni il Data Center pisano mette a disposizione dei ricercatori dell’Ateneo risorse in grado di competere alla pari con le più importanti istituzioni di ricerca europee. Nello specifico, il Centro di Calcolo è dotato di un’infrastruttura di nuova generazione che, con i due DGX-H100, può adesso contare su oltre 100 acceleratori (GPU) dedicati al Calcolo ad Alte prestazioni e alla ricerca in Intelligenza Artificiale.

In 66 rack, il Data Center mette a disposizione delle attività di calcolo scientifico più di 22.000 cores e circa 15 Petabyte di storage di varie generazioni e tipologie, acquisiti investendo sia risorse di Ateneo sia risorse acquisite per progetti su bandi competitivi. Le infrastrutture per il calcolo alte prestazioni (High Performance Computing) sono impiegate da gruppi di ricerca computazionale in un ampio spettro di settori: Chimica, Fisica, Scienze della Terra, Biologia, Medicina e Ingegneria.

A chiusura dei Career Days dell’Università di Pisa dedicati al settore dell’Information & Communication Technology, giovedì 22 giugno alle 18.00 nel cortile del Palazzo della Sapienza (via Curtatone e Montanara, 15) torna il consueto appuntamento dell’“Aperitivo con gli Alumni”. La protagonista di questa edizione è Darya Majidi, laureata in Informatica all’Università di Pisa, CEO di Daxo Group e Presidente di Donne 4.0.

L'iniziativa, gratuita e aperta a tutti, costituisce un momento di incontro e condivisione fra laureati dell’Ateneo che hanno intrapreso carriere particolarmente brillanti e originali e la comunità accademica. In dialogo con Maria Linda Pessolano, Darya racconterà la sua esperienza di studio all’Università di Pisa e il suo percorso di carriera e risponderà alle domande del pubblico. A conclusione dell’intervista sarà offerto un piccolo rinfresco. È gradita la conferma della presenza all’evento via mail all’indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Pioniera e visionaria dell’Information Technology in Italia, Darya Majidi è un’imprenditrice digitale italo-iraniana, esperta in intelligenza artificiale, attivista per i diritti umani e digitali e keynote speaker. Partecipa attivamente alla trasformazione digitale del nostro Paese da oltre 30 anni, con esperienze maturate in ambito pubblico, privato, accademico ed internazionale, ed è per questo che nel 2020 D. Repubblica l’ha inserita tra le 100 donne che cambiano il mondo.

L’incontro è organizzato dal Career Service d’Ateneo in collaborazione con il Polo Comunicazione del CIDIC, il Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura dell’Ateneo, nell’ambito delle iniziative di Alumni, la comunità delle laureate e dei laureati dell’Università di Pisa.

 

Three milestones of Italian creativity from the archives of Milanese fashion designer Nanni Strada were the focus of a study conducted by the Department of Chemistry and Industrial Chemistry of the University of Pisa recently published in the proceedings of the conference ‘The Plastics Heritage’ held in Naples in 2022. The research, carried out as part of a collaboration between the Nanni Strada Archive (Milan), conservator Barbara Ferriani (Milan), and researchers from the Department of Chemistry, aims to contribute to the knowledge and preservation of the extremely fragile heritage of textiles and historical fashion design garments in which Italy excels. These, however, risk being lost if specific solutions are not found. The research group’s studies on modern textiles were also the subject of attention at the workshop ‘Semi-synthetic and Synthetic Textile Materials in Fashion, Design and Art’ organised by the ICOM-CC Modern Materials and Contemporary Art & Textiles Working Groups (21-23 February 2023).

 

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The Nanni Strada projects surveyed included: a) ‘Il Manto’ (1973), b) ‘La Pelle’ (1973), c) ‘Amazonica’ (1976). Courtesy Nanni Strada Archive.

 Since the 1970s, Nanni Strada has focused her research on new technological processes and the use of unconventional materials, resulting in the design and production of pioneering garments. Among those involved in the study conducted by the University of Pisa are ‘La Pelle’, the world’s first completely seamless woven garment (thanks to the polytubular technology of circular hosiery machines); ‘Il Manto’, a coat-garment cut from a single piece of fabric, with no waste, assembled with futuristic multi-needle stitching; and a garment from the ‘Amazonica’ collection, produced in 1976 with a Dupont non-woven fabric, printed by inkjet. The first two constituted the 1973 metaproject ‘Il Manto e la Pelle’ (The Coat and The Skin), which was awarded the Compasso d’Oro prize by ADI – Association for Industrial Design in 1979; all three are now part of the Milan Triennale Permanent Collection, together with other garments and materials documenting the research for which Nanni Strada was also awarded the Compasso d’Oro prize for Lifetime Achievement in 2018.

 "These historical fashion design items present specific and unprecedented conservation challenges that need to be addressed by assessing degradation processes and developing targeted restoration and preventive conservation practices,” says Barbara Ferriani, an expert conservator of modern and contemporary materials.

“To achieve this goal, we need analytical tools capable of characterising modern multi-component polymeric materials and investigating their risk factors and causes of degradation,” adds professor Francesca Modugno of the University of Pisa. Originally, textile fibres were obtained from natural sources, such as plants and animals; the same applies to 20th-century man-made fibres, obtained by modifying natural ones. Later, fibres based on synthetic polymers began to gain ground on the world market, and we can also find them today in garments and objects exhibited in museums or preserved in archives. This is the case with some of the garments designed by Nanni Strada, which pose a specific challenge: these garments were the result of experimentation that had both aesthetic and performative effects and led to pioneering and unprecedented achievements, whose evolution over time, however, was not foreseeable.

“Information on the specific causes of degradation of synthetic textiles, involving the loss of both material cohesion and colour, is still very limited,” explains Nanni Strada. “Therefore, studying the behaviour of synthetic textile fibres over time and their interactions with the environment is crucial for setting up appropriate conservation plans for designer fabrics, stage costumes and fashion collections.” In particular, samples taken from the three garments in the Nanni Strada Archive were analysed using spectroscopy, analytical pyrolysis, chromatography and mass spectrometry methods. In the case of ‘Il Manto’, it was found that the yellowing process was probably related to the hydrolysis of the polyurethane fraction applied onto the main cotton fabric and used to waterproof the garment. As for ‘La Pelle’ – which was ruined during a particularly hot summer while on display at the exhibition –, the loss of elasticity is technically to be attributed to the photo-oxidation of the polyamide chain and to the influence of dye molecules on glass transition temperature (the temperature at which an amorphous polymer changes from a hard state to a soft one, or vice versa).

“The results of the study will contribute to improving the understanding of the chemical properties of textiles and their behaviour over time, and to planning conservation strategies,” concludes professor Ilaria Degano of the University of Pisa. “Besides, getting to understand more about the chemical-physical properties and the degradation processes of synthetic fibres, as well as the analytical tools for their assessment, can also be very useful in the fields of contemporary industrial textile technology and environmental studies related to synthetic microfibre pollution.”

The authors of the work published in the proceedings of the 2022 conference ‘The Plastics Heritage’ held in Naples are, for the University of Pisa, Tommaso Nacci, Deborah Roversi, Francesca Sabatini (also CNR-SCITEC, Perugia), Ilaria Degano and Francesca Modugno, together with the Nanni Strada Archive and Barbara Ferriani, a restorer specialised in projects for leading national and international Museums, Foundations, and Institutions.

 

 

 

 

 

Tre pietre miliari della creatività italiana provenienti dall’Archivio della fashion designer milanese Nanni Strada sono state al centro di uno studio condotto dal Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale dell’Università di Pisa recentemente pubblicato negli atti del congresso “The Plastics Heritage” tenutosi a Napoli nel 2022. La ricerca, svolta nell’ambito di una collaborazione tra Archivio Nanni Strada (Milano), la conservatrice Barbara Ferriani (Milano), e ricercatori e ricercatrici del Dipartimento di Chimica, vuole contribuire a conoscere e preservare il fragilissimo patrimonio di tessuti e di abiti storici di fashion design in cui l’Italia eccelle, che tuttavia rischia di andare perduto in mancanza di soluzioni specifiche. Gli studi del gruppo di ricerca sui materiali tessili moderni sono stati oggetto di attenzione anche nell’ambito del workshop “Semi-synthetic and Synthetic Textile Materials in Fashion, Design and Art” organizzato dai gruppi di lavoro ICOM-CC “Modern Materials and Contemporary Art” e “Textiles” (21-23 febbraio 2023).

 

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I progetti Nanni Strada oggetto di indagine hanno incluso: a) "Il Manto” (1973), b) “La Pelle" (1973), c) “Amazonica” (1976). Courtesy Archivio Nanni Strada.

Fin dagli anni Settanta Nanni Strada ha concentrato la propria ricerca su nuovi processi tecnologici e sull’impiego di materiali non convenzionali, arrivando a progettare e produrre capi pionieristici. Tra quelli interessati dallo studio dell’Università di Pisa ci sono “La Pelle”, il primo abito al mondo completamente tessuto senza cuciture (grazie alla tecnologia politubolare delle macchine circolari per calzetteria); “Il Manto”, abito-mantello tagliato in un unico pezzo di tessuto, senza scarti, assemblato con cuciture avveniristiche a più aghi; e un capo della collezione “Amazonica”, prodotto nel 1976 con un tessuto non tessuto della Dupont, stampato a getto d'inchiostro. I primi due costituiscono il metaprogetto del 1973 “Il Manto e la Pelle”, premiato dall'ADI - Associazione per il Disegno Industriale con il Compasso d’Oro nel 1979; tutti e tre fanno oggi parte della Collezione permanente della Triennale di Milano, insieme ad altri capi e materiali che documentano la ricerca per la quale nel 2018 Nanni Strada ha ricevuto il Premio Compasso d'Oro anche alla carriera.

“Questi esemplari storici del fashion design presentano sfide di conservazione specifiche e senza precedenti che devono essere affrontate valutando i processi di degrado e sviluppando pratiche mirate di restauro e conservazione preventiva”, sottolinea Barbara Ferriani, conservatrice esperta di materiali moderni e contemporanei.

“Per raggiungere questo obiettivo sono necessari strumenti analitici in grado di caratterizzare i materiali polimerici multicomponenti moderni e di indagarne i fattori di rischio e le cause del degrado” aggiunge la professoressa Francesca Modugno dell'Università di Pisa.

Originariamente, infatti, le fibre tessili erano ottenute da fonti naturali, come piante e animali; lo stesso vale per le fibre artificiali del XX secolo, ottenute modificando quelle naturali. In seguito, hanno cominciato ad affermarsi sul mercato mondiale le fibre basate su polimeri di sintesi, che troviamo oggi anche in indumenti ed oggetti esposti nei musei o conservati negli archivi. È questo il caso di parte degli abiti progettati da Nanni Strada, che costituiscono quindi una sfida esemplare: capi nati da una sperimentazione che ha avuto ricadute sia estetiche che performative e ha portato a risultati pionieristici e inediti, di cui però non si poteva prevedere l’evoluzione nel tempo.

“Le informazioni sulle cause specifiche del degrado dei tessuti sintetici, che comportano la perdita sia della coesione dei materiali che del colore, sono ancora oggi molto limitate - spiega Nanni Strada - Pertanto, studiare il comportamento delle fibre tessili sintetiche nel tempo e le loro interazioni con l'ambiente è fondamentale per impostare adeguati piani di conservazione per tessuti di design, costumi di scena e collezioni di moda”. In particolare, i campioni prelevati dai tre abiti dell’Archivio Nanni Strada sono stati analizzati attraverso metodi di spettroscopia, pirolisi analitica, cromatografia e spettrometria di massa. Nel caso de “Il Manto” è così emerso che l’ingiallimento è probabilmente correlato all'idrolisi della frazione poliuretanica applicata sopra al tessuto principale di cotone e usata per impermeabilizzare l’indumento. Nel caso de “La Pelle” - capo rovinato durante un'estate particolarmente calda mentre era esposto in mostra - la perdita di elasticità, tecnicamente, va attribuita alla foto-ossidazione della catena poliammidica e all'influenza delle molecole del colorante sulla temperatura di transizione vetrosa (la temperatura alla quale un polimero amorfo passa da uno stato rigido a uno morbido, o viceversa).

“I risultati dello studio contribuiranno a una migliore conoscenza delle proprietà chimiche dei tessuti e al loro comportamento nel tempo e a pianificare strategie di conservazione - conclude la professoressa Ilaria Degano dell'Università di Pisa - Inoltre, migliorare la comprensione delle proprietà chimico-fisiche e dei processi di degradazione delle fibre sintetiche, e degli strumenti analitici per la loro valutazione, è un risultato trasferibile e vantaggioso anche per la tecnologia tessile industriale contemporanea e gli studi ambientali legati all'inquinamento da microfibre sintetiche”.

 Gli autori del lavoro pubblicato negli atti del Convegno “The Plastics Heritage” di Napoli del 2022 sono per l’Università di Pisa Tommaso Nacci, Deborah Roversi, Francesca Sabatini (anche CNR-SCITEC, Perugia), Ilaria Degano e Francesca Modugno, insieme all’Archivio Nanni Strada e a Barbara Ferriani, restauratrice specializzata in progetti di restauro per primari Musei, Fondazioni e Istituzioni nazionali e internazionali.

 

 

 

 

È scomparso nella giornata del 18 giugno il professor Otello Giacomo Mancino, ordinario di Analisi Matematica presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa fino al 2007. Nato a Gaeta (LT) nel 1932, nel 1957 ha conseguito la laurea in Matematica e Fisica presso l’Università di Napoli e nel 1959 si è trasferito a Pisa a lavorare al Centro Studi Calcolatrici Elettroniche (C.S.C.E.), dove ha contribuito allo sviluppo della CEP, la Calcolatrice Elettronica Pisana.

Nel 1976 ha ottenuto la cattedra di “Calcoli numerici e grafici” presso la Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Catania. Nel 1977 è stato trasferito alla terza cattedra di “Analisi matematica” presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa, dove ha prestato servizio fino al 2007. Nel 2003 ha fondato il corso europeo di laurea specialistica in Ingegneria edile-architettura. Nel 1994 è stato insignito dell’Ordine del Cherubino.

I funerali del professor Mancino si terranno venerdì 23 giugno alle ore 9.30 presso la Chiesa di Santa Maria Maddalena, in via Mazzini a Pisa.

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Qui di seguito il curriculum completo del professor Otello Giacomo Mancino.

Otello Giacomo Mancino, nato a Gaeta (LT) il 20/2/1932, si è laureato in Matematica e Fisica presso l’Università di Napoli nel 1957 discutendo una tesi sulla “Relatività ristretta e relatività generale” e ha seguito nel 1958, come borsista del Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari, un corso di perfezionamento in Fisica teorica e nucleare presso la stessa Università. Nel 1959 ha iniziato a lavorare al Centro Studi Calcolatrici Elettroniche (C.S.C.E.) di Pisa, dove è stato promosso ricercatore nel 1962. Con quest’ultima qualifica è stato assunto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche e assegnato al C.S.C.E., dove è stato promosso ricercatore capo nel 1967. Dal dicembre 1967 al settembre 1970 è stato coordinatore del Gruppo dell’A.I.C.A. (Associazione Italiana per il Calcolo Automatico) per lo studio e lo scambio di informazioni sugli algoritmi e, in tale veste, ha organizzato le riunioni del gruppo stesso tenute in varie città italiane, presiedendo le sessioni dedicate all’Analisi numerica ed all’insegnamento dei calcolatori nel 2° Congresso dell’A.I.C.A. a Napoli.

Otello Giacomo Mancino ha conseguito la libera docenza in “Calcoli numerici e grafici” nel 1968 e ha ottenuto la conferma della predetta abilitazione nel 1974. È stato nominato professore straordinario di “Calcoli numerici e grafici” presso la Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Catania nel 1976. Nel 1977 è stato trasferito alla terza cattedra di “Analisi matematica” presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università di Pisa, dove ha prestato servizio fino al 2007 in qualità di professore ordinario. Nell’Università di Pisa è stato sovrintendente del Centro per l’Elaborazione dei Dati Amministrativi dal 1978 al 1984, responsabile del progetto per l’automazione delle biblioteche dal 1984 al 1988, presidente del Consiglio del corso di laurea in Ingegneria edile dal 1996 al 2002, presidente del Consiglio aggregato dei corsi di studio in Ingegneria edile dal 2002 al 2003, presidente del corso europeo di laurea specialistica in Ingegneria edile-architettura, da lui stesso fondato, dal 2003 al 2007.

Otello Giacomo Mancino ha svolto ricerche, documentate da numerose pubblicazioni su riviste nazionali e internazionali nei campi dell’aritmetica binaria, dei linguaggi e compilatori, dell’analisi numerica, della programmazione convessa, delle disequazioni variazionali, della meccanica dei continui, della filtrazione attraverso mezzi porosi, dell’automazione bibliotecaria. Ha inoltre costruito il sistema programmativo di entrata e uscita dei dati per la Calcolatrice Elettronica Pisana (CEP).

Ha poi coordinato la realizzazione del Traduttore FORTRAN per la CEP considerato “an unusually large effort for the Europe” nelle Communications of the ACM (vol. 4, giugno 1961); ha costruito con la dott.ssa Maria Bruna Baldacci, il prof. Renzo Sprugnoli e altri il sistema ATLAS (Athenaeum Library Automation System) che è stato usato per automatizzare la Biblioteca della Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Pisa diretta dal professor Tommaso Fanfani, la Biblioteca del Dipartimento di Matematica “G. Ricci” dell’Università di Milano diretta dal prof. Michele Sce e la Biblioteca Provinciale di Pisa diretta dal dott. Venanzio Guerrini. ATLAS è stato presentato alla University of Library and Information Science di Tsukuba, la “Brain City” del Giappone; alla Library of the Academy of Science di Leningrado; alla Library of Congress of Washington D.C.; alla National Library of China in Pechino.

Per l’importanza dei risultati conseguiti, Otello Giacomo Mancino è stato insignito nel 1994 dell’Ordine del Cherubino assegnato a tutti quei docenti che si sono adoperati per accrescere il prestigio dell’Ateneo pisano.

Infine, Otello Giacomo Mancino è stato socio fondatore e Presidente del Rotary Club Pisa Galilei dal 2000 al 2001. Nella sua annata sono state donate 100 sedie con ruote per disabili nella Scuola salesiana Don Bosco a Matunga, Mumbai (India). Questa iniziativa, classificata come Matching Grant for Humanitarian Project, era stata programmata dal Rotary Club Pisa Galilei e dal Rotary Club di Bombay Mandvi. Trenta di queste sedie sono state assegnate all’Istituto Salesiano di Padre Giuseppe Casti, missionario a Matunga. Per questa donazione, Otello Giacomo Mancino ha ricevuto l’attestato di “Benemerito della Associazione delle Missioni Don Bosco”.

Matteo Antognoli (foto), che si è dottorato in Ingegneria Industriale al Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell'Università di Pisa, è l’autore della migliore tesi di dottorato del biennio nel settore dell’ingegneria che si occupa di microprocessi chimici, procedimenti essenziali in diversi ambiti, in particolare modo nel settore biomedicale e farmaceutico.

Il riconoscimento è stato conferito dalla Federazione Europea di Ingegneri chimici lo scorso maggio, nell’ambito della conferenza EPIC2023, svoltasi a Varsavia.

Matteo, 31 anni, si è laureato in ingegneria industriale con curriculum ingegneria chimica e dei materiali all’Università di Pisa, dove ha conseguito anche il dottorato. Dopo un anno trascorso a Los Angeles, presso l’Università della California (UCLA), è stato immediatamente assunto dall’azienda GSK, di Siena, che opera nell’ambito della produzione farmaceutica.

“Gli ultimi anni hanno visto un grande sviluppo della ricerca nell’ingegneria dei microprocessi, processi chimici che avvengono non in grandi reattori, ma in canali di piccolissime dimensioni. La piccola scala consente di intensificare la resa e selettività delle reazioni chimiche - ha detto Matteo Antognoli - Nel mio lavoro mi sono occupato di studiare come i reagenti si mescolano nei canali microfluidici, elaborando un metodo innovativo per progettare microreattori con miscelazione ottimale. Questo strumento di progettazione può trovare diverse applicazioni nella produzione di farmaci e vaccini, nella diagnostica e nelle nanotecnologie.”

Matteo Antognoli (foto), che si è dottorato in Ingegneria Industriale al Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell'Università di Pisa, è l’autore della migliore tesi di dottorato del biennio nel settore dell’ingegneria che si occupa di microprocessi chimici, procedimenti essenziali in diversi ambiti, in particolare modo nel settore biomedicale e farmaceutico.

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Il riconoscimento è stato conferito dalla Federazione Europea di Ingegneri chimici lo scorso maggio, nell’ambito della conferenza EPIC2023, svoltasi a Varsavia.

Matteo, 31 anni, si è laureato in ingegneria industriale con curriculum ingegneria chimica e dei materiali all’Università di Pisa, dove ha conseguito anche il dottorato. Dopo un anno trascorso a Los Angeles, presso l’Università della California (UCLA), è stato immediatamente assunto dall’azienda GSK, di Siena, che opera nell’ambito della produzione farmaceutica.

“Gli ultimi anni hanno visto un grande sviluppo della ricerca nell’ingegneria dei microprocessi, processi chimici che avvengono non in grandi reattori, ma in canali di piccolissime dimensioni. La piccola scala consente di intensificare la resa e selettività delle reazioni chimiche - ha detto Matteo Antognoli - Nel mio lavoro mi sono occupato di studiare come i reagenti si mescolano nei canali microfluidici, elaborando un metodo innovativo per progettare microreattori con miscelazione ottimale. Questo strumento di progettazione può trovare diverse applicazioni nella produzione di farmaci e vaccini, nella diagnostica e nelle nanotecnologie.”

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