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Nel prossimo mese di novembre un innovativo dispositivo tecnologico sviluppato dal Dipartimento di Ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni (DESTEC) dell’Ateneo pisano sarà sottoposto a una sperimentazione ideata da sei studenti delle università di Pisa, Parma e Brighton su un volo parabolico dell’azienda Novespace a Bordeaux in Francia. Si chiama DEPLOY! ed è un progetto internazionale di ricerca scientifica e tecnologica selezionato dall’ESA – l’Agenzia Spaziale Europea – nell’ambito del PETRI Programme. Il DEPLOY! Project è l’ultimo di una lunga lista di vincitori provenienti dalle università coinvolte, come Phos, U-Phos e Hympact dall’Università di Pisa e PHP3 da Brighton.

Il soggetto della ricerca è un nuovissimo dispositivo di trasporto di calore chiamato Deployable Pulsating Heat Pipe. La PHP “flessibile” è un dispositivo a primaria applicazione spaziale e ha necessità di essere testato in microgravità. Le sue applicazioni possono essere variabili, ad esempio può essere utilizzata per ripiegare automaticamente i radiatori per ridurre il rischio di collisioni con detriti. Le PHP sono una soluzione altamente promettente per le applicazioni spaziali e terrestri e la loro flessibilità è il prossimo passo evolutivo necessario al loro progresso.

“Nell’aeroporto di Bordeaux il nostro esperimento salirà a bordo di un Boeing dell’Airbus A310 Zero G di Novespace che, dopo essere salito a quota 7500 metri, andrà in caduta libera per circa 20 secondi nei quali si sperimenterà l’assenza di peso; questo accadrà per 30 volte in ognuno dei tre voli previsti – spiega Alessandro Billi, team leader del progetto – È in quel momento che il nostro esperimento potrà essere testato con maggiore efficacia. L’aspetto più emozionante è che noi del team saremo a bordo dell’aereo per condurre il test e verificare che gli strumenti utilizzati funzionino senza intoppi. Per noi è un’opportunità unica per arricchire la ricerca nel campo delle PHP e, personalmente, provare almeno per un po’ ciò che provano solo gli astronauti sulla stazione spaziale”.

“La creatività dei nostri studenti e delle nostre studentesse, le competenze acquisite nei corsi di studio, la capacità di lavorare in team, innescano energie che generano a loro volta un entusiasmo contagioso che rigenera tutta la comunità universitaria – commenta la professoressa Enza Pellecchia, prorettrice per la coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio, che ha incontrato il team DEPLOY! insieme ai professori Corrado Priami e Alessio Cavicchi, delegati per la valorizzazione e la promozione della ricerca e per le nuove iniziative imprenditoriali, per complimentarsi con loro – Avverto una atmosfera di crescita, di fioritura di talenti, sento che stiamo andando nella direzione indicata dal Rettore nel discorso di inaugurazione dell’anno accademico”.

Il DEPLOY! Project è stato ideato con lo scopo di favorire una collaborazione multinazionale fra studenti, con l’obiettivo di dare loro la possibilità di interagire con i colleghi di altre università e paesi per confrontare le loro conoscenze e rafforzare i loro pregi. La squadra di ragazzi è composta da quattro studenti dell’Università di Pisa – il team leader Alessandro Billi (Ingegneria aerospaziale), Silvia Picchi (Ingegneria energetica), Vittorio Rosellini (Ingegneria robotica), Nicola Ricci (Ingegneria energetica) –, Erin Saltmarsh dell’Università di Brighton e Michele Bocelli, dottorando dell’Università di Parma (nella foto a destra con la termocamera). Il team pisano fa riferimento al Dipartimento di Ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni (DESTEC) ed è coordinato dal professor Sauro Filippeschi e dal ricercatore Mauro Mameli.

Tutte le informazioni sul progetto sono disponibili sul sito deploy.unipi.it.

Lunedì, 13 Marzo 2023 10:06

Esiste il femminismo in Iraq?

Pisa - Esiste il femminismo in Iraq? Da questa domanda parte il volume "Il mio posto è ovunque. Voci di donne per un altro Iraq" (Astarte Edizioni) che sarà presentato mercoledì 15 marzo alle 17 presso GIARA Gipsoteca di Arte Antica e Antiquarium dell'Università di Pisa (Piazza S. Paolo All'Orto 20).

Insieme all’autrice Silvia Abbà, intervengo all’incontro la professoressa Renata Pepicelli dell’Università di Pisa e Lodovico Mariani dell’organizzazione non governativa Un Ponte Per.
Il volume traccia un quadro dall’indipendenza irachena del 1932 alle proteste dell’ottobre 2019 attraverso storie di donne che parlano del coraggio di far sentire la propria voce, della loro determinazione a essere ciò che desiderano.

La presentazione è organizzata in collaborazione con Un Ponte Per e con il patrocinio dei corsi di laurea in Scienze per la Pace, il Centro interdisciplinare Scienze per la Pace (CISP) e il Comitato Unico di Garanzia dell’Università di Pisa.

Il libro è il primo della collana “Manifesta” diretta da Renata Pepicelli per Astarte Edizioni, spin off umanistico dell’Ateneo pisano.

 

Quattrocentosedici placche d’ottone, per ricordare i cittadini ebrei ufficialmente censiti a Pisa nel 1938 e colpiti dalle leggi razziali. È questo l’intervento che l’artista Elena Cologni ha progettato per la facciata esterna del Polo della Memoria San Rossore 1938, dove sarà installato prima dell’estate. Un progetto che, a distanza di 85 anni dalla firma di quei provvedimenti, vuole riannodare i fili della memoria e ricordare la comunità ebraica pisana nella sua città e nei suoi luoghi, dove viveva, lavorava e cresceva i propri figli.

416_SR1938, questo il titolo dell’opera, è solo il primo di una serie di interventi che, oltre alla facciata, interesseranno anche il giardino del Polo didattico dell’Università di Pisa: dei gradoni in memoria dei docenti ebrei espulsi dall’Ateneo e un’istallazione in ricordo delle studentesse e degli studenti ebrei stranieri che quelle leggi, firmate dal re nella tenuta di San Rossore, allontanarono da carriere e studi condannandoli, in molti casi, all’inferno dei lager nazisti.

“Con l’installazione di Elena Cologni si rafforza il messaggio di cui il Polo della Memoria - San Rossore 1938 è portatore e si rinnova l’impegno della nostra comunità in difesa dei valori della democrazia, della libertà e del diritto alla dignità di ciascun essere umano – afferma Riccardo Zucchi, rettore dell’Università di Pisa – Di tutto ciò ringrazio il mio predecessore, il professor Paolo Mancarella, che ha fortemente voluto questo progetto, legato al percorso da lui iniziato con la Cerimonia del ricordo e delle scuse del 2018 e proseguito, in tempi più recenti, proprio con l’inaugurazione di questo Polo”.

“Ricordare è riconnettersi con il nostro passato e questo progetto riapre inevitabilmente delle ferite profonde, che fanno parte della memoria sociale – spiega Elena Cologni - Allo stesso tempo, però, questo progetto vuole anche essere fulcro di un dialogo che possa indicare dei percorsi condivisi di attivazione di memoria comunicativa”.

Commissionato dall’Università di Pisa e curato da Alessandro Melis e Ilaria Fruzzetti - soci dello studio Heliopolis 21 Architetti Associati – assieme alla curatrice e critica di arte contemporanea, Gabi Scardi, l’intervento di Elena Cologni è realizzato in collaborazione con la Comunità ebraica di Pisa e con il Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici dell’Ateneo pisano. Il progetto ha avuto inoltre il supporto di Cambridge School of Art, Anglia Ruskin University e Arts Council England (GB).

 


 

Elena Cologni è artista ed accademica, formatasi all’Accademia Brera di Belle Arti, Milano, University of Leeds, ha conseguito un PhD in Arte e Filosofia alla University of the Arts London, dove ha anche ottenuto un post-dottorato su processi di memorizzazione nel presente (con i fondi di Art and Humanities Research Council). Dopo aver ricoperto posizioni all’ Università di Lincoln, all’ Università di Cambridge (GB) e ArtEZ, Univerity of the Arts (NL) ora è Senior Research Fellow con il ruolo di Research and Innovation Lead alla Cambridge School of Art (Anglia Ruskin University). Attraverso la ricerca artistica collabora con accademici per progetti collaborativi su memoria (Rockfluid, Dipartimento di Psicologia Sperimentale, Universta’ di Cambridge, 2011/15), e attaccamento al luogo (2016/19 Centre for Family Research, Cambridge University e Freud Museum, Londra), etica della cura (Homerton College, Cambridge; Drew University; Padiglione Italia, Biennale Architettura 2021). La carriera artistica di Cologni è stata sostenuta da numerose istituzioni tra cui: National Portrait Gallery (Londra), ICA (Londra), Tate Modern (Londra), CCA (Glasgow), Whitechapel Gallery (Londra), The Women’s Art Collection (Cambridge), MKGallery (Milton Keynes), Museums Quartier (Vienna), GAM (Bologna), GAMeC (Bergamo), Padiglione Italia, Biennale di Venezia, 17ª Mostra di Architettura 2021, Triennale di Tournai (Belgio), Fondazione Bevilacqua LaMasa (Venezia). Ha ricevuto numerosi premi e il supporto continuo da parte di Arts Council England e British Council (GB), ha inoltre vinto il prestigioso Getty Research Intitute Grant (Los Angeles 2023).

 

Un gruppo di ricerca internazionale a cui ha partecipato la professoressa Elisabetta Starnini (in foto, durante una recente intervista) dell’Università di Pisa ha riscritto la storia genetica dei nostri antenati grazie al più grande set di genomi di cacciatori-raccoglitori europei preistorici mai studiato. La ricerca pubblicata sulla rivista Nature è stata condotta da ricercatori dell'Università di Tubinga, di Pechino e del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, in collaborazione con 125 scienziati internazionali.

“Con il collega Vitale Sparacello dell’Università di Cagliari - spiega Starnini - abbiamo fornito il campione AC16, di una delle sepolture epigravettiane della famosa caverna delle Arene Candide in Liguria contribuendo alla ricostruzione delle dinamiche del popolamento del periodo postglaciale e tardoglaciale in Europa”.

Il team ha analizzato i genomi di 356 cacciatori-raccoglitori preistorici di popoli vissuti tra 35.000 e 5.000 anni fa che sono, almeno in parte, gli antenati degli attuali abitanti dell'Eurasia occidentale.

Dall’analisi è emerso che L'Italia non fu un rifugio climatico bensì un vicolo cieco dove si sono estinti gli antichi popoli preistorici che migrarono verso l'Europa sud-occidentale nel tentativo di mettersi al riparo dal picco più freddo dell'ultima glaciazione. Le popolazioni di cacciatori-raccoglitori associate alla cultura gravettiana che erano presenti nell'Europa centrale e meridionale, e in particolare in Italia, scomparvero infatti dopo la fase più acuta dell'era glaciale e furono sostituiti nelle stesse aree da nuove popolazioni con un bacino genetico diverso.

 

 

 


Nel prossimo mese di novembre un innovativo dispositivo tecnologico sviluppato dal Dipartimento di Ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni (DESTEC) dell’Ateneo pisano sarà sottoposto a una sperimentazione ideata da sei studenti delle università di Pisa, Parma e Brighton su un volo parabolico dell’azienda Novespace a Bordeaux in Francia. Si chiama DEPLOY! ed è un progetto internazionale di ricerca scientifica e tecnologica selezionato dall’ESA – l’Agenzia Spaziale Europea – nell’ambito del PETRI Programme. Il DEPLOY! Project è l’ultimo di una lunga lista di vincitori provenienti dalle università coinvolte, come Phos, U-Phos e Hympact dall’Università di Pisa e PHP3 da Brighton.

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Il soggetto della ricerca è un nuovissimo dispositivo di trasporto di calore chiamato Deployable Pulsating Heat Pipe. La PHP “flessibile” è un dispositivo a primaria applicazione spaziale e ha necessità di essere testato in microgravità. Le sue applicazioni possono essere variabili, ad esempio può essere utilizzata per ripiegare automaticamente i radiatori per ridurre il rischio di collisioni con detriti. Le PHP sono una soluzione altamente promettente per le applicazioni spaziali e terrestri e la loro flessibilità è il prossimo passo evolutivo necessario al loro progresso.

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I quattro studenti di Pisa in laboratorio con la PHP: da sinistra Silvia Picchi (Ingegneria energetica), Vittorio Rosellini (Ingegneria robotica), Nicola Ricci (Ingegneria energetica), Alessandro Billi (Ingegneria aerospaziale).


“Nell’aeroporto di Bordeaux il nostro esperimento salirà a bordo di un Boeing dell’Airbus A310 Zero G di Novespace che, dopo essere salito a quota 7500 metri, andrà in caduta libera per circa 20 secondi nei quali si sperimenterà l’assenza di peso; questo accadrà per 30 volte in ognuno dei tre voli previsti – spiega Alessandro Billi, team leader del progetto – È in quel momento che il nostro esperimento potrà essere testato con maggiore efficacia. L’aspetto più emozionante è che noi del team saremo a bordo dell’aereo per condurre il test e verificare che gli strumenti utilizzati funzionino senza intoppi. Per noi è un’opportunità unica per arricchire la ricerca nel campo delle PHP e, personalmente, provare almeno per un po’ ciò che provano solo gli astronauti sulla stazione spaziale”.
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Erin Saltmarsh dell’Università di Brighton con la struttura di controllo.


“La creatività dei nostri studenti e delle nostre studentesse, le competenze acquisite nei corsi di studio, la capacità di lavorare in team, innescano energie che generano a loro volta un entusiasmo contagioso che rigenera tutta la comunità universitaria – commenta la professoressa Enza Pellecchia, prorettrice per la coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio, che ha incontrato il team DEPLOY! insieme ai professori Corrado Priami e Alessio Cavicchi, delegati per la valorizzazione e la promozione della ricerca e per le nuove iniziative imprenditoriali, per complimentarsi con loro – Avverto una atmosfera di crescita, di fioritura di talenti, sento che stiamo andando nella direzione indicata dal Rettore nel discorso di inaugurazione dell’anno accademico”.

michele parma termocameraIl DEPLOY! Project è stato ideato con lo scopo di favorire una collaborazione multinazionale fra studenti, con l’obiettivo di dare loro la possibilità di interagire con i colleghi di altre università e paesi per confrontare le loro conoscenze e rafforzare i loro pregi. La squadra di ragazzi è composta da quattro studenti dell’Università di Pisa – il team leader Alessandro Billi (Ingegneria aerospaziale), Silvia Picchi (Ingegneria energetica), Vittorio Rosellini (Ingegneria robotica), Nicola Ricci (Ingegneria energetica) –, Erin Saltmarsh dell’Università di Brighton e Michele Bocelli, dottorando dell’Università di Parma (nella foto a destra con la termocamera). Il team pisano fa riferimento al Dipartimento di Ingegneria dell’energia, dei sistemi, del territorio e delle costruzioni (DESTEC) ed è coordinato dal professor Sauro Filippeschi e dal ricercatore Mauro Mameli.

Tutte le informazioni sul progetto sono disponibili sul sito deploy.unipi.it.

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Un gruppo di ricerca internazionale a cui ha partecipato la professoressa Elisabetta Starnini (in foto, durante una recente intervista) dell’Università di Pisa ha riscritto la storia genetica dei nostri antenati grazie al più grande set di genomi di cacciatori-raccoglitori europei preistorici mai studiato. La ricerca pubblicata sulla rivista Nature è stata condotta da ricercatori dell'Università di Tubinga, di Pechino e del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, in collaborazione con 125 scienziati internazionali.

“Con il collega Vitale Sparacello dell’Università di Cagliari - spiega Starnini - abbiamo fornito il campione AC16, di una delle sepolture epigravettiane della famosa caverna delle Arene Candide in Liguria contribuendo alla ricostruzione delle dinamiche del popolamento del periodo postglaciale e tardoglaciale in Europa”.

Il team ha analizzato i genomi di 356 cacciatori-raccoglitori preistorici di popoli vissuti tra 35.000 e 5.000 anni fa che sono, almeno in parte, gli antenati degli attuali abitanti dell'Eurasia occidentale.

Dall’analisi è emerso che L'Italia non fu un rifugio climatico bensì un vicolo cieco dove si sono estinti gli antichi popoli preistorici che migrarono verso l'Europa sud-occidentale nel tentativo di mettersi al riparo dal picco più freddo dell'ultima glaciazione. Le popolazioni di cacciatori-raccoglitori associate alla cultura gravettiana che erano presenti nell'Europa centrale e meridionale, e in particolare in Italia, scomparvero infatti dopo la fase più acuta dell'era glaciale e furono sostituiti nelle stesse aree da nuove popolazioni con un bacino genetico diverso.

 

 

 

Quattrocentosedici placche d’ottone, per ricordare i cittadini ebrei ufficialmente censiti a Pisa nel 1938 e colpiti dalle leggi razziali. È questo l’intervento che l’artista Elena Cologni ha progettato per la facciata esterna del Polo della Memoria San Rossore 1938, dove sarà installato prima dell’estate. Un progetto che, a distanza di 85 anni dalla firma di quei provvedimenti, vuole riannodare i fili della memoria e ricordare la comunità ebraica pisana nella sua città e nei suoi luoghi, dove viveva, lavorava e cresceva i propri figli.

416_SR1938, questo il titolo dell’opera, è solo il primo di una serie di interventi che, oltre alla facciata, interesseranno anche il giardino del Polo didattico dell’Università di Pisa: dei gradoni in memoria dei docenti ebrei espulsi dall’Ateneo e un’istallazione in ricordo delle studentesse e degli studenti ebrei stranieri che quelle leggi, firmate dal re nella tenuta di San Rossore, allontanarono da carriere e studi condannandoli, in molti casi, all’inferno dei lager nazisti.

 

Installazione 1

I luoghi della memoria. 416_SR1938 ©Elena Cologni (2022), Artist impression dell’opera in situ

 

“Con l’installazione di Elena Cologni si rafforza il messaggio di cui il Polo della Memoria - San Rossore 1938 è portatore e si rinnova l’impegno della nostra comunità in difesa dei valori della democrazia, della libertà e del diritto alla dignità di ciascun essere umano – afferma Riccardo Zucchi, rettore dell’Università di Pisa – Di tutto ciò ringrazio il mio predecessore, il professor Paolo Mancarella, che ha fortemente voluto questo progetto, legato al percorso da lui iniziato con la Cerimonia del ricordo e delle scuse del 2018 e proseguito, in tempi più recenti, proprio con l’inaugurazione di questo Polo”.

“Ricordare è riconnettersi con il nostro passato e questo progetto riapre inevitabilmente delle ferite profonde, che fanno parte della memoria sociale – spiega Elena Cologni - Allo stesso tempo, però, questo progetto vuole anche essere fulcro di un dialogo che possa indicare dei percorsi condivisi di attivazione di memoria comunicativa”.

 

schizzi sr1938

416_SR1938 ©Elena Cologni (2022), Schizzi assonometrici dei ‘fregi’ (grafite + inchiostro indiano su carta millimetrata e carta da lucido)

 

Commissionato dall’Università di Pisa e curato da Alessandro Melis e Ilaria Fruzzetti - soci dello studio Heliopolis 21 Architetti Associati – assieme alla curatrice e critica di arte contemporanea, Gabi Scardi, l’intervento di Elena Cologni è realizzato in collaborazione con la Comunità ebraica di Pisa e con il Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici dell’Ateneo pisano. Il progetto ha avuto inoltre il supporto di Cambridge School of Art, Anglia Ruskin University e Arts Council England (GB).

 


 

Elena Cologni è artista ed accademica, formatasi all’Accademia Brera di Belle Arti, Milano, University of Leeds, ha conseguito un PhD in Arte e Filosofia alla University of the Arts London, dove ha anche ottenuto un post-dottorato su processi di memorizzazione nel presente (con i fondi di Art and Humanities Research Council). Dopo aver ricoperto posizioni all’ Università di Lincoln, all’ Università di Cambridge (GB) e ArtEZ, Univerity of the Arts (NL) ora è Senior Research Fellow con il ruolo di Research and Innovation Lead alla Cambridge School of Art (Anglia Ruskin University). Attraverso la ricerca artistica collabora con accademici per progetti collaborativi su memoria (Rockfluid, Dipartimento di Psicologia Sperimentale, Universta’ di Cambridge, 2011/15), e attaccamento al luogo (2016/19 Centre for Family Research, Cambridge University e Freud Museum, Londra), etica della cura (Homerton College, Cambridge; Drew University; Padiglione Italia, Biennale Architettura 2021). La carriera artistica di Cologni è stata sostenuta da numerose istituzioni tra cui: National Portrait Gallery (Londra), ICA (Londra), Tate Modern (Londra), CCA (Glasgow), Whitechapel Gallery (Londra), The Women’s Art Collection (Cambridge), MKGallery (Milton Keynes), Museums Quartier (Vienna), GAM (Bologna), GAMeC (Bergamo), Padiglione Italia, Biennale di Venezia, 17ª Mostra di Architettura 2021, Triennale di Tournai (Belgio), Fondazione Bevilacqua LaMasa (Venezia). Ha ricevuto numerosi premi e il supporto continuo da parte di Arts Council England e British Council (GB), ha inoltre vinto il prestigioso Getty Research Intitute Grant (Los Angeles 2023).

L'Università di Pisa, nell'ambito del progetto EUWONDER - European Women's Law and Gender, organizza un percorso formativo per insegnanti della scuola secondaria dedicato ai temi dell'integrazione europea, della parità di genere e della lotta alle diseguaglianze.

Il percorso EUWONDER promuove la consapevolezza e la conoscenza mirata della normativa europea, in particolare proponendo ai/alle docenti la “Equality European Roadmap”.

Attraverso il corso, saranno esplorate le direttrici in cui si muovono i principi della parità di genere e delle pari opportunità, nonché le loro molteplici manifestazioni e implementazioni. Questo focus fornirà anche strumenti sostanziali per progettare, insieme con il teaching staff di EUWONDER, strumenti innovativi per la didattica dell’educazione civica, che avranno un conseguente impatto positivo – ingenerando un circolo virtuoso – sulla formazione degli/lle studenti.

In considerazione della nuova rilevanza assegnata all’educazione civica, dell’impegno richiesto ai docenti di tutte le discipline sulla materia (trasversale), e della centralità nell’insegnamento dell’educazione civica dell’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, il percorso mira a fornire conoscenze e strumenti didattici per lo sviluppo delle competenze in relazione in particolare ai Goals 5 e 10 dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, ma in modo trasversale in relazione a tutti gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile, con particolare attenzione allo scenario europeo.

Leggi i dettagli

Per iscriversi compilare il form 

Modalità e tempo di erogazione

  • Didattica frontale, presso le aule del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pisa, per 6 ore per ciascun gruppo di formazione (per 3 gruppi di docenti).
  • Didattica condivisa e restituzione nelle scuole coinvolte (4 h per ciascuna scuola coinvolta, con la partecipazione dei docenti che hanno frequentato il percorso e di almeno 1 formatore tra i docenti universitari coinvolti nel percorso).

La prima parte del percorso si svolgerà nei mesi di novembre e dicembre 2023, la seconda parte nei mesi di febbraio e marzo 2024.

Responsabili del percorso formativo

Prof.ssa Elettra Stradella (Università di Pisa)

Prof. Saulle Panizza (Università di Pisa)

Il Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace, all'interno della sua Scuola triennale Formatori e Formatrici, organizza nei giorni 1° e 15 aprile il corso di formazione dal tiolo  "A che gioco giochiamo? Strumenti per la formazione" (2° ed.).

Il giocare è una forma di azione (e di form-azione) che si – e ci – riconnette al mondo ed alla vita: perché nasce dalle nostre matrici animali ed infantili e corrobora una vita adulta che sia capace di non dimenticarle. Occorre quindi rendere esplicita questa connessione nel campo del lavoro formativo. Come sperimentare e far vivere il gioco? Come strutturare un gioco o un’attività di ludopedagogia? Come usare gli strumenti del cooperative learning e della facilitazione per promuovere la maieutica reciproca e la conoscenza?Quando giocare e quando non giocare e come capirlo?
Una professionista e un professionista nel campo della formazione ci guideranno in questo percorso, alternando presentazioni, esercitazioni pratiche e lavori di gruppo.

Il corso ha una durata complessiva di 16 ore, divise in due moduli di 8 ore. È possibile iscriversi sia a tutto il corso, sia ai singoli moduli.
Modulo 1: "Saper giocare” (Gloria Vitaioli)
Modulo 2 (online): “Formare in forma di gioco” (Enrico Euli)

Destinatari:
Il corso è aperto a tutti/e coloro che desiderano scoprire e rafforzare le competenze personali e relazionali, da utilizzare nella propria vita privata o professionale.
Il corso è destinato inoltre a chi, nel proprio contesto professionale, lavora con gruppi o singoli in apprendimento o crescita personale (quali insegnanti, formatori o formatrici, educatori/trici, counselor, coach, ecc.), ma costituisce un’occasione di apprendimento o di aggiornamento per chiunque si trovi, nel proprio contesto professionale o associativo, a interagire con colleghi/e o gruppi di lavoro.

Per informazioni sul corso, bando, programma, calendario, costi e modalità d'iscrizione, vai al link: https://cisp.unipi.it/formazione/i-corsi-della-scuola/corso-a-che-gioco-giochiamo/ 

Le iscrizioni sono aperte fino a lunedì 27 marzo 2023 alle ore 12:00.
Quote ridotte per chi si iscrive entro lunedì 20 marzo 2023.
Quote agevolate riservate al personale Unipi.

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