Contenuto principale della pagina Menu di navigazione Modulo di ricerca su uniPi
Giovedì, 23 Febbraio 2023 10:45

In memoria di Massimo Ampola

ampolaIl professor Massimo Ampola è scomparso il 17 febbraio all’età di 78 anni. Laureato nel 1971 in filosofia, è stato ricercatore presso l’Università di Camerino fino al 1980, anno in cui si è trasferito presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Pisa, dove ha ininterrottamente insegnato fino al momento del collocamento a riposo. Formatosi nella tradizione intellettuale e sociologica di Achille Ardigò e di Silvano Burgalassi, i suoi interessi scientifici sono stati accomunati da una tensione verso l’analisi attenta e scientificamente accurata delle trasformazioni sociali in atto.

Nella sua attività di docente e di ricercatore è sempre stato guidato dall’esigenza di armonizzare la prassi empirica con la profondità della riflessione teorica, virtù che ha sempre instillato con passione negli studenti che hanno seguito, numerosissimi, i suoi corsi. Acuto osservatore della contemporaneità, i suoi studi più conosciuti nella comunità sociologica italiana hanno riguardato la sfera delle trasformazioni in ambito religioso (Mondi vitali, religiosi e secolari in transizione, 1983), e i processi di emarginazione nel nostro Paese (Dalla marginalità all’emarginazione: studi e ricerche sulla realtà italiana, 1986). Più recentemente è stato autore di alcuni approfonditi studi sull’opera di Jurgen Habermas, che hanno avuto vasta eco anche a livello internazionale (Dialogo su Jürgen Habermas: le trasformazioni della modernità, 2010, con Luca Corchia).

Nel 1999, insieme al suo gruppo di collaboratori, ha fondato una rivista online (The Lab’s Quarterly) che, nel corso del tempo, è cresciuta in spessore e rilievo scientifico, ottenendo il riconoscimento da parte di Anvur come rivista scientifica per l’area 14.

Chiunque abbia conosciuto il professor Ampola, potrà sicuramente ricordarne l’ironia, la mitezza, la capacità di ascolto e di mediazione – ma anche l’attitudine ad analizzare e interpretare i fenomeni della contemporaneità con quella chiarezza e semplicità che lo hanno fatto apprezzare da generazioni di studenti e colleghi.

Andrea Salvini
Professore di Sociologia generale
Dipartimento di Scienze politiche
Università di Pisa

Dal 13 al 18 febbraio si è svolta la Winter School “A new Grand Tour in Tuscany: Tourism between heritage, knowledge and digital media”, organizzata dall’Università di Pisa (Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere e Corsi di laurea in turismo) in collaborazione con la Cattedra UNESCO dell’Università della Svizzera italiana e il patrocinio accademico della Fondazione Campus.

Coordinata da Alessandro Tosi, Lorenzo Cantoni e Silvia De Ascaniis, con il supporto organizzativo di Maria Leandra Lupi, Erica Ribechini, Maria Cioni, Alice Tavoni, Simona Bellandi e Fabiana Fiorelli, la Winter School ha visto la partecipazione di studenti e studiosi di diverse nazionalità che hanno avuto modo di vivere, in uno dei più attrattivi contesti ambientali, monumentali e paesaggistici d’Italia, un’esperienza altamente formativa nell’ambito delle relazioni fra il patrimonio tangibile e intangibile, il turismo e i media digitali.

Oltre a seguire gli interventi di studiosi ed esperti in un’ampia prospettiva interdisciplinare (tra i docenti Adriano Fabris, Veronica Neri, Antonella Fresa, Enrica Lemmi), i partecipanti hanno avuto l’opportunità di incontrare e dialogare con gli stakeholders del territorio per conoscere le best practices e le criticità nella gestione dei flussi turistici, nell’organizzazione dei grandi eventi e nella valorizzazione del patrimonio. Dal Duomo all’Orto botanico, dal Museo della Grafica al Museo di San Matteo, dal Teatro del Silenzio di Lajatico alla Certosa di Calci, dal Carnevale di Viareggio al centro di Lucca, è stato possibile sperimentare in prima persona, a livello intellettuale e sensoriale, la possibilità di un nuovo Grand Tour in una Toscana inaspettata. Di particolare impatto la visita al Teatro del Silenzio, con la bella lettera di saluto che Andrea Bocelli ha rivolto alla Winter School e l’intervento del Sindaco di Lajatico, Alessio Barbafieri.

Altri incontri hanno visto la partecipazione del direttore del Museo Nazionale di San Matteo Pierluigi Nieri, del direttore di Toscana Promozione Turistica Francesco Tapinassi, di Ilaria Florido dell’Ufficio Turismo del Comune di Pisa, di Laura Granata e Fabrizio Quochi della Camera di Commercio Toscana Nord-Ovest, di Nicola Piegaja del Royal Victoria Hotel.

Alla realizzazione del progetto hanno contribuito il Museo della Grafica, il Sistema Museale di Ateneo, il Comune di Pisa, il Comune di Lajatico, l’Opera della Primaziale Pisana, la Camera di Commercio Toscana Nord-Ovest, la Fondazione Carnevale di Viareggio, il Museo di Storia Naturale e l’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa, Photoconsortium, Promoter, la Pro Loco Lajatico e il Royal Victoria Hotel.

Una zona pranzo all'aperto con panchine, un forno, contenitori per la conservazione, antichi resti di cibo e persino un frigorifero di 5000 anni fa, denominato “zeer”, termine arabo che identifica la tecnica del “vaso nel vaso” per conservare bevande e alimenti. È quanto hanno scoperto gli archeologi dell'Università di Pisa impegnati, assieme ai colleghi dell'Università della Pennsylvania, negli scavi del Lagash Archaeological Project che, a fine 2022, hanno riportato alla luce quella che potrebbe essere una taverna del 2.700 a.C.

Un tesoro, quello ritrovato dall'equipe guidata dalla professoressa Holly Pittman della University of Pennsylvania e dalla professoressa Sara Pizzimenti del Dipartimento di Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Ateneo pisano, che si nascondeva a soli 50 cm dalla superficie e che oggi ci consegna uno spaccato di quella che doveva essere la vita quotidiana di una delle più importanti città-stato della Mesopotamia: Tell al-Hiba (l'antica Lagash).

"Il ritrovamento fatto a Lagash è in grado di gettare nuova luce sullo studio dell’alimentazione e della cucina dell’antica Mesopotamia, finora principalmente conosciuta e approfondita attraverso i testi, che tuttavia non coprono i periodi più antichi del Sumer - spiega Sara Pizzimenti, Professoressa Associata di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico di UniPi – All’interno di quello che era un luogo pubblico per la produzione, distribuzione e consumo dei pasti, che doveva probabilmente avvenire all’interno del grande cortile con banchette, sono state ritrovate, infatti, un centinaio di ciotole contenenti resti di cibo, assieme ai dispositivi per la conservazione di bevande e alimenti. La ‘taverna’ di Lagash è di conseguenza un tassello importante per ricostruire le conoscenze nel campo della produzione e distribuzione alimentare, economia alla base delle prime società complesse della storia dell’uomo.”

Tell al-Hiba si trova a 24 km a est della città di Shatra, nel governatorato del Dhi Qar, nel sud dell'Iraq. Con i suoi più di 400 ettari di estensione, Lagash è una delle città-stato più antiche e più grandi della Mesopotamia meridionale e capitale dell’omonimo stato. Occupata a partire dal quinto millennio a.C. e in gran parte abbandonata attorno al 2.300 a.C., è stata uno dei più importanti snodi commerciali della regione, sede di un’intensa e variegata produzione artigianale, e con immediato accesso a terreni agricoli.

Fino al Lagash Archaeological Project, iniziato nel 2019, gli scavi si erano sempre concentrati sull'architettura religiosa e sulla comprensione delle élite. Con il nuovo progetto, invece, l’attenzione degli archeologi si è concentrata sulle aree non elitarie della città, così da poter conoscere meglio quale fosse la vita nell’antica città mesopotamica. La scoperta della taverna getta quindi nuova luce sulla vita quotidiana di un quartiere popolare sumerico probabilmente legato ad attività artigianali di produzione ceramica.

135 anni di scavi archeologici - Le prime esplorazioni archeologiche a Tell al-Hiba risalgono alla fine del XIX secolo (1887), ma è solo nel 1953, grazie al ritrovamento di un'iscrizione da parte dell'assiriologo danese Thorkild Jacobnsen e di Fuad Safar, che si è stati in grado di indentificare il sito con l'antica Lagash.

La città è stata per la prima volta intensivamente investigata grazie alle cinque campagne di scavo (1968-1976) di un progetto congiunto del Metropolitan Museum of Art e dell'Institute of Fine Arts di New York sotto la direzione di Donald Hansen. Seguiranno altre due campagne, nel 1984 (UCLA) e nel 1990 (UPENN), quest'ultima interrotta dallo scoppio della prima guerra del Golfo.

Le ricerche ripartiranno solo nella primavera del 2019, con un primo progetto congiunto tra l'Università della Pennsylvania e quella di Cambridge, seguito da una seconda campagna nel novembre 2021. Ma è dalla terza campagna, iniziata a marzo 2022, che entra in scena anche l'Università di Pisa con un gruppo di archeologi guidati dalla professoressa Sara Pizzimenti che, nella quarta stagione di scavi (autunno 2022), diverrà Direttore sul campo e condurrà alla scoperta di quella che si presume essere un'antica taverna di 5000 anni fa.

Una zona pranzo all'aperto con panchine, un forno, contenitori per la conservazione, antichi resti di cibo e persino un frigorifero di 5000 anni fa, denominato “zeer”, termine arabo che identifica la tecnica del “vaso nel vaso” per conservare bevande e alimenti. È quanto hanno scoperto gli archeologi dell'Università di Pisa impegnati, assieme ai colleghi dell'Università della Pennsylvania, negli scavi del Lagash Archaeological Project che, a fine 2022, hanno riportato alla luce quella che potrebbe essere una taverna del 2.700 a.C.

Un tesoro, quello ritrovato dall'equipe guidata dalla professoressa Holly Pittman della University of Pennsylvania e dalla professoressa Sara Pizzimenti del Dipartimento di Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell'Ateneo pisano, che si nascondeva a soli 50 cm dalla superficie e che oggi ci consegna uno spaccato di quella che doveva essere la vita quotidiana di una delle più importanti città-stato della Mesopotamia: Tell al-Hiba (l'antica Lagash).

 

generale sito unipi

Una vista degli scavi archeologici nel sito di Lagash

 

"Il ritrovamento fatto a Lagash è in grado di gettare nuova luce sullo studio dell’alimentazione e della cucina dell’antica Mesopotamia, finora principalmente conosciuta e approfondita attraverso i testi, che tuttavia non coprono i periodi più antichi del Sumer - spiega Sara Pizzimenti, Professoressa Associata di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico di UniPi – All’interno di quello che era un luogo pubblico per la produzione, distribuzione e consumo dei pasti, che doveva probabilmente avvenire all’interno del grande cortile con banchette, sono state ritrovate, infatti, un centinaio di ciotole contenenti resti di cibo, assieme ai dispositivi per la conservazione di bevande e alimenti. La ‘taverna’ di Lagash è di conseguenza un tassello importante per ricostruire le conoscenze nel campo della produzione e distribuzione alimentare, economia alla base delle prime società complesse della storia dell’uomo.”

Tell al-Hiba si trova a 24 km a est della città di Shatra, nel governatorato del Dhi Qar, nel sud dell'Iraq. Con i suoi più di 400 ettari di estensione, Lagash è una delle città-stato più antiche e più grandi della Mesopotamia meridionale e capitale dell’omonimo stato. Occupata a partire dal quinto millennio a.C. e in gran parte abbandonata attorno al 2.300 a.C., è stata uno dei più importanti snodi commerciali della regione, sede di un’intensa e variegata produzione artigianale, e con immediato accesso a terreni agricoli.

Fino al Lagash Archaeological Project, iniziato nel 2019, gli scavi si erano sempre concentrati sull'architettura religiosa e sulla comprensione delle élite. Con il nuovo progetto, invece, l’attenzione degli archeologi si è concentrata sulle aree non elitarie della città, così da poter conoscere meglio quale fosse la vita nell’antica città mesopotamica. La scoperta della taverna getta quindi nuova luce sulla vita quotidiana di un quartiere popolare sumerico probabilmente legato ad attività artigianali di produzione ceramica.

 

frigorifero 2 sito unipi

Il frigorigero rivenuto nell'area archeologica di Lagash

 

135 anni di scavi archeologici - Le prime esplorazioni archeologiche a Tell al-Hiba risalgono alla fine del XIX secolo (1887), ma è solo nel 1953, grazie al ritrovamento di un'iscrizione da parte dell'assiriologo danese Thorkild Jacobnsen e di Fuad Safar, che si è stati in grado di indentificare il sito con l'antica Lagash.

La città è stata per la prima volta intensivamente investigata grazie alle cinque campagne di scavo (1968-1976) di un progetto congiunto del Metropolitan Museum of Art e dell'Institute of Fine Arts di New York sotto la direzione di Donald Hansen. Seguiranno altre due campagne, nel 1984 (UCLA) e nel 1990 (UPENN), quest'ultima interrotta dallo scoppio della prima guerra del Golfo.

Le ricerche ripartiranno solo nella primavera del 2019, con un primo progetto congiunto tra l'Università della Pennsylvania e quella di Cambridge, seguito da una seconda campagna nel novembre 2021. Ma è dalla terza campagna, iniziata a marzo 2022, che entra in scena anche l'Università di Pisa con un gruppo di archeologi guidati dalla professoressa Sara Pizzimenti che, nella quarta stagione di scavi (autunno 2022), diverrà Direttore sul campo e condurrà alla scoperta di quella che si presume essere un'antica taverna di 5000 anni fa.

Dal 13 al 18 febbraio si è svolta la Winter School “A new Grand Tour in Tuscany: Tourism between heritage, knowledge and digital media”, organizzata dall’Università di Pisa (Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere e Corsi di laurea in turismo) in collaborazione con la Cattedra UNESCO dell’Università della Svizzera italiana e il patrocinio accademico della Fondazione Campus.

Coordinata da Alessandro Tosi, Lorenzo Cantoni e Silvia De Ascaniis, con il supporto organizzativo di Maria Leandra Lupi, Erica Ribechini, Maria Cioni, Alice Tavoni, Simona Bellandi e Fabiana Fiorelli, la Winter School ha visto la partecipazione di studenti e studiosi di diverse nazionalità che hanno avuto modo di vivere, in uno dei più attrattivi contesti ambientali, monumentali e paesaggistici d’Italia, un’esperienza altamente formativa nell’ambito delle relazioni fra il patrimonio tangibile e intangibile, il turismo e i media digitali.

winterschool 1

Oltre a seguire gli interventi di studiosi ed esperti in un’ampia prospettiva interdisciplinare (tra i docenti Adriano Fabris, Veronica Neri, Antonella Fresa, Enrica Lemmi), i partecipanti hanno avuto l’opportunità di incontrare e dialogare con gli stakeholders del territorio per conoscere le best practices e le criticità nella gestione dei flussi turistici, nell’organizzazione dei grandi eventi e nella valorizzazione del patrimonio. Dal Duomo all’Orto botanico, dal Museo della Grafica al Museo di San Matteo, dal Teatro del Silenzio di Lajatico alla Certosa di Calci, dal Carnevale di Viareggio al centro di Lucca, è stato possibile sperimentare in prima persona, a livello intellettuale e sensoriale, la possibilità di un nuovo Grand Tour in una Toscana inaspettata. Di particolare impatto la visita al Teatro del Silenzio, con la bella lettera di saluto che Andrea Bocelli ha rivolto alla Winter School e l’intervento del Sindaco di Lajatico, Alessio Barbafieri.

winsterschool 2

Altri incontri hanno visto la partecipazione del direttore del Museo Nazionale di San Matteo Pierluigi Nieri, del direttore di Toscana Promozione Turistica Francesco Tapinassi, di Ilaria Florido dell’Ufficio Turismo del Comune di Pisa, di Laura Granata e Fabrizio Quochi della Camera di Commercio Toscana Nord-Ovest, di Nicola Piegaja del Royal Victoria Hotel.

Alla realizzazione del progetto hanno contribuito il Museo della Grafica, il Sistema Museale di Ateneo, il Comune di Pisa, il Comune di Lajatico, l’Opera della Primaziale Pisana, la Camera di Commercio Toscana Nord-Ovest, la Fondazione Carnevale di Viareggio, il Museo di Storia Naturale e l’Orto e Museo Botanico dell’Università di Pisa, Photoconsortium, Promoter, la Pro Loco Lajatico e il Royal Victoria Hotel.

Fra l’aprile e il maggio 1226 Federico II e la sua corte sono bloccati a Ravenna dalle schiere della Lega lombarda che impedisce loro di procedere verso Cremona dove doveva svolgersi una Dieta per dare inizio alla crociata promessa a papa Onorio III. Secondo la storica della lingua Roberta Cella e il paleografo Antonino Mastruzzo dell’Università di Pisa, è questa la precisa circostanza che fa da sfondo alla più antica la lirica italiana a noi pervenuta. Si tratta della canzone "Quando eu stava in le tu cathene", di 50 versi divisi in cinque strofe più un ritornello, cantata e recitata alla corte dell’imperatore e probabilmente trascritta su una pergamena da un anonimo notabile ravennate.

La ricostruzione della vicenda, compresa quella del ritrovamento novecentesco del documento nell’Archivio storico arcivescovile di Ravenna, è al centro del volume edito da il mulino La più antica lirica italiana. "Quando eu stava in le tu cathene" (Ravenna 1226) dei due studiosi dell’Ateneo pisano.
L’attento lavoro investigativo, paleografico, filologico e storico-linguistico di Cella e Mastruzzo ha così ricollocato nello spazio e nel tempo la lirica rivoluzionando l’interpretazione del documento definita sullo scorcio del Novecento da studiosi come Alfredo Stussi, Antonio Ciaralli e Armando Petrucci.
Il primo cambiamento riguarda la datazione che si sposta in avanti di quasi 50 anni, dal 1180 circa al 1226, pur lasciando al componimento il primato di più antico che anticipa la “Rosa fresca aulentissima” della scuola siciliana di Cielo d'Alcamo. La circostanza legata alla corte all’imperatore Federico II risolve poi anche il rebus linguistico che aveva fatto supporre l’esistenza di un filone lirico settentrionale precedente o coeva a quella siciliana.
“I tratti settentrionali sono imputabili allo scrivente, ma la struttura sillabica è di solido impianto centro-meridionale - spiega Roberta Cella - sotto la patina romagnola, il vocalismo, specie se garantito dalla rima, è inequivocabilmente siciliano”.

La rilettura del documento di Cella e Mastruzzo, alla luce dell’episodio storico legato a Federico II, tocca infine anche il significato del testo, che da lirica cortese assume una connotazione politica legata alle vicende imperiali e alla contesa con i Comuni della Lega lombarda.
“Nell’affrontare questa ricerca, ci ha guidato la consapevolezza che per interpretare le testimonianze antiche, specie se così isolate, sia a volte necessario uscire dagli schemi consueti senza mai derogare ai principi di economia interpretativa e di plausibilità storica - aggiunge Cella – abbiamo sempre cercato la spiegazione più semplice, quella che da sola dà ragione di più dati (siano paleografici siano linguistici) senza forzare quanto si sa dell’assetto linguistico e degli usi scrittori medievali, della storia letteraria e della tradizione della lirica delle Origini”.
“In questo contesto ha perso anche di senso l’analisi paleografica che si muove sui classici binari dell’expertise di tipo comparativo – conclude Antonino Mastruzzo – La paleografia si è invece impegnata in un continuo dialogo con la filologia e la linguistica storica, per restituire così pienezza di significato a quel singolo e irriducibile evento di scrittura, a quella specifica performance grafica di quegli specifici scriventi che furono responsabili della messa su pergamena dei versi volgari”.

Chiara Ferracci, studentessa di Scienze agrarie, ha partecipato alla XXXI Universiade invernale in rappresentanza dell’Ateneo pisano. L’evento si è svolto a Lake Placid negli Stati Uniti dal 12 al 22 gennaio. 1500 studenti-atleti dai 17 ai 25 anni provenienti da più di seicento università di tutto il mondo si sono sfidati in tredici discipline tra eventi sciistici e di ghiaccio. La delegazione italiana era composta da sedici ragazze e diciotto ragazzi in rappresentanza di oltre venti atenei.

Chiara Ferracci, livornese, classe 2001, ha partecipato a quattro gare: la Combinata Alpina, dove ha ottenuto il miglior piazzamento ed è arrivata diciottesima, il Super Gigante, il Gigante Slalom e lo Slalom Speciale. Sciatrice dall’età di cinque anni, entrata nell’agonismo ad otto, Chiara è iscritta allo Sci Club Sottozero e si allena da sempre all’Abetone. Conseguito il diploma al liceo Enriques di Livorno, si è iscritta al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa. Dopo la triennale, è attualmente al terzo anno, ha in programma di continuare gli studi con la magistrale e nel frattempo si sta preparando per diventare maestra di sci alpino.

“Con un impegno sportivo così coinvolgente, che mi porta a lunghe trasferte in giro per l’Italia, stare al passo con i programmi e gli esami non è semplicissimo – racconta Chiara Ferracci - spero che la mia partecipazione alle Universiadi possa aprire una strada e aiutare quelli che verranno dopo di me”. 

“L’Università di Pisa – conclude il prorettore per la Didattica Giovanni Paoletti - istituirà un percorso di Dual career per studenti atleti. Insieme al delegato per i Rapporti con il territorio, Marco Macchia, e alla prorettrice per la Coesione della comunità universitaria e per il diritto allo studio, Enza Pellecchia, stiamo elaborando una proposta in tal senso che terrà conto delle linee guida nazionali ed europee. Intanto, nelle more dell’istituzione formale di questo percorso, le nostre studentesse e i nostri studenti che stanno conciliando, come Chiara, una brillante carriera sportiva con il percorso universitario possono scrivere per informazioni e supporto alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.”.

 

 

Chiara Ferracci, studentessa di Scienze agrarie, ha partecipato alla XXXI Universiade invernale in rappresentanza dell’Ateneo pisano. L’evento si è svolto a Lake Placid negli Stati Uniti dal 12 al 22 gennaio. 1500 studenti-atleti dai 17 ai 25 anni provenienti da più di seicento università di tutto il mondo si sono sfidati in tredici discipline tra eventi sciistici e di ghiaccio. La delegazione italiana era composta da sedici ragazze e diciotto ragazzi in rappresentanza di oltre venti atenei.

chiara_ferracci_gara.jpeg

Chiara Ferracci durante una gara

Chiara Ferracci, livornese, classe 2001, ha partecipato a quattro gare: la Combinata Alpina, dove ha ottenuto il miglior piazzamento ed è arrivata diciottesima, il Super Gigante, il Gigante Slalom e lo Slalom Speciale. Sciatrice dall’età di cinque anni, entrata nell’agonismo ad otto, Chiara è iscritta allo Sci Club Sottozero e si allena da sempre all’Abetone. Conseguito il diploma al liceo Enriques di Livorno, si è iscritta al Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa. Dopo la triennale, è attualmente al terzo anno, ha in programma di continuare gli studi con la magistrale e nel frattempo si sta preparando per diventare maestra di sci alpino.

“Con un impegno sportivo così coinvolgente, che mi porta a lunghe trasferte in giro per l’Italia, stare al passo con i programmi e gli esami non è semplicissimo – racconta Chiara Ferracci - spero che la mia partecipazione alle Universiadi possa aprire una strada e aiutare quelli che verranno dopo di me”. 

“L’Università di Pisa – conclude il prorettore per la Didattica Giovanni Paoletti - istituirà un percorso di Dual career per studenti atleti. Insieme al delegato per i Rapporti con il territorio, Marco Macchia, e alla prorettrice per la Coesione della comunità universitaria e per il diritto allo studio, Enza Pellecchia, stiamo elaborando una proposta in tal senso che terrà conto delle linee guida nazionali ed europee. Intanto, nelle more dell’istituzione formale di questo percorso, le nostre studentesse e i nostri studenti che stanno conciliando, come Chiara, una brillante carriera sportiva con il percorso universitario possono scrivere per informazioni e supporto alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.”.

 

 

Flirica_italiana.pngra l’aprile e il maggio 1226 Federico II e la sua corte sono bloccati a Ravenna dalle schiere della Lega lombarda che impedisce loro di procedere verso Cremona dove doveva svolgersi una Dieta per dare inizio alla crociata promessa a papa Onorio III. Secondo la storica della lingua Roberta Cella e il paleografo Antonino Mastruzzo dell’Università di Pisa, è questa la precisa circostanza che fa da sfondo alla più antica la lirica italiana a noi pervenuta. Si tratta della canzone "Quando eu stava in le tu cathene", di 50 versi divisi in cinque strofe più un ritornello, cantata e recitata alla corte dell’imperatore e probabilmente trascritta su una pergamena da un anonimo notabile ravennate.

La ricostruzione della vicenda, compresa quella del ritrovamento novecentesco del documento nell’Archivio storico arcivescovile di Ravenna, è al centro del volume edito da il mulino La più antica lirica italiana. "Quando eu stava in le tu cathene" (Ravenna 1226) dei due studiosi dell’Ateneo pisano.
L’attento lavoro investigativo, paleografico, filologico e storico-linguistico di Cella e Mastruzzo ha così ricollocato nello spazio e nel tempo la lirica rivoluzionando l’interpretazione del documento definita sullo scorcio del Novecento da studiosi come Alfredo Stussi, Antonio Ciaralli e Armando Petrucci.
Il primo cambiamento riguarda la datazione che si sposta in avanti di quasi 50 anni, dal 1180 circa al 1226, pur lasciando al componimento il primato di più antico che anticipa la “Rosa fresca aulentissima” della scuola siciliana di Cielo d'Alcamo. La circostanza legata alla corte all’imperatore Federico II risolve poi anche il rebus linguistico che aveva fatto supporre l’esistenza di un filone lirico settentrionale precedente o coeva a quella siciliana.
“I tratti settentrionali sono imputabili allo scrivente, ma la struttura sillabica è di solido impianto centro-meridionale - spiega Roberta Cella - sotto la patina romagnola, il vocalismo, specie se garantito dalla rima, è inequivocabilmente siciliano”.

La rilettura del documento di Cella e Mastruzzo, alla luce dell’episodio storico legato a Federico II, tocca infine anche il significato del testo, che da lirica cortese assume una connotazione politica legata alle vicende imperiali e alla contesa con i Comuni della Lega lombarda.
“Nell’affrontare questa ricerca, ci ha guidato la consapevolezza che per interpretare le testimonianze antiche, specie se così isolate, sia a volte necessario uscire dagli schemi consueti senza mai derogare ai principi di economia interpretativa e di plausibilità storica - aggiunge Cella – abbiamo sempre cercato la spiegazione più semplice, quella che da sola dà ragione di più dati (siano paleografici siano linguistici) senza forzare quanto si sa dell’assetto linguistico e degli usi scrittori medievali, della storia letteraria e della tradizione della lirica delle Origini”.
“In questo contesto ha perso anche di senso l’analisi paleografica che si muove sui classici binari dell’expertise di tipo comparativo – conclude Antonino Mastruzzo – La paleografia si è invece impegnata in un continuo dialogo con la filologia e la linguistica storica, per restituire così pienezza di significato a quel singolo e irriducibile evento di scrittura, a quella specifica performance grafica di quegli specifici scriventi che furono responsabili della messa su pergamena dei versi volgari”.

Comune, Università di Pisa, Geofor e RetiAmbiente promuovono insieme una nuova campagna di comunicazione rivolta agli studenti universitari della città per sensibilizzarli ad un corretto conferimento dei rifiuti, sia in ambito universitario che nel contesto cittadino, al fine migliorare l’igiene urbana del centro storico e incrementare ulteriormente la percentuale della raccolta differenziata a Pisa.

Sono cinque gli spot, uno per ciascuna tipologia di rifiuto (carta, plastica, vetro, indifferenziato e ingombrante) che saranno diffusi attraverso televisioni e social network, realizzati in alcune zone del centro cittadino e presso le sedi universitarie, che dimostrano in maniera molto semplice i piccoli gesti che fanno la differenza nello smaltimento corretto dei rifiuti. Una campagna di comunicazione semplice e diretta, realizzata dall’agenzia “Autori Vari” su commissione di Geofor, che vede protagonisti alcuni studenti, per coinvolgerli a pieno e farli sentire parte attiva nel mantenimento di una città più pulita. A presentare la campagna di comunicazione stamani a Palazzo Gambacorti Filippo Bedini, assessore all’ambiente Comune di Pisa, Enza Pellecchia, prorettrice dell’Università di Pisa per la Coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio, Elena Perini, membro della Commissione di Ateneo per lo sviluppo sostenibile, Daniele Fortini, presidente RetiAmbiente, Urbano Dini, direttore RetiAmbiente e Pietro Cavina per Geofor.

“Ringrazio il Comune di Pisa, Geofor e la precedente amministrazione dell’Università che ha seguito il progetto - ha detto la prorettrice per la Coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio, Enza Pellecchia - perché i filmati presentati oggi contribuiranno a far crescere tra le studentesse e gli studenti la consapevolezza di comportamenti corretti per una gestione sostenibile dei rifiuti, anche all’interno dei luoghi universitari. Come Ateneo vogliamo e dobbiamo porci obiettivi ambiziosi da perseguire in tempi brevi, riguardo l’estensione a tutte le sedi della raccolta differenziata di carta e multimateriale, l'ampliamento delle categorie di rifiuti differenziabili e la limitazione del quantitativo di contenitori e imballaggi in plastica, oltre a puntare alla progressiva riduzione del volume complessivo dei rifiuti prodotti”.

C.S. Campagna comunicazione studenti raccolta differenziata con Unipi

“Ringrazio l'Università di Pisa, Retiambiente e Geofor – ha dichiarato l’assessore all’ambiente Filippo Bedini - per la collaborazione in questo progetto. Pisa ha raggiunto la soglia del 65% della raccolta differenziata con un'azione indirizzata in tanti ambiti. La comunicazione è una di questi: il progetto rivolto alla popolazione studentesca è un altro tassello alla corretta raccolta e differenziazione, coinvolgendo gli studenti che arrivano a Pisa da tutte le regioni d’Italia al corretto conferimento. Così auspichiamo di aumentare il dato della raccolta differenziata e avere un raccolto più pulito ed effettivamente riciclabile. Il risultato ottenuto dal Comune di Pisa ha un valore ancora più importante, se teniamo conto che la nostra città, a fronte di una popolazione di 90mila residenti, ospita circa 50mila studenti delle sue università, oltre a un imponente flusso turistico, un aeroporto internazionale e un importante polo ospedaliero. Un indotto cittadino che porta Pisa a registrare una produzione di rifiuti pro capite tra le più alte d'Italia. In una realtà così complessa ed articolata, un aumento di pochi punti percentuali nella raccolta differenziata richiede uno sforzo organizzativo enorme e rappresenta un risultato estremamente importante, che possiamo ulteriormente migliorare attraverso la piena collaborazione tra istituzioni del territorio e la partecipazione di tutte le categorie di cittadini e fruitori della città. I giovani, gli studenti delle università, che rappresentano una parte rilevante della popolazione cittadina e che frequentano il centro storico sia per motivi di studio che per trascorrere il tempo libero, possono davvero fare la differenza nel contribuire a tenere Pisa più pulita e nel differenziare i rifiuti raccolti, a beneficio della città e dell’ambiente.”

“Un progetto di comunicazione ambientale per il mondo universitario – commenta Daniele Fortini, presidente di RetiAmbiente - rappresenta anche per Retiambiente un segnale importante da rivolgere a utenti che stanno già da tempo dimostrando interesse e sensibilità verso temi ecologici. Questo tipo di campagna sarà anche ricettiva di suggestioni e suggerimenti che potranno venire dai ragazzi. Le nostre campagne tradizionalmente si rivolgono ad un pubblico più giovane, con lezioni ambientali che da anni interessano le scuole materne, elementari e medie. Il progetto Geofor-Scuola, infatti, nacque nel 2001 e da allora è proseguito in crescendo, con circa trentamila studenti che ne hanno preso parte. Oggi si profila la necessità di rivolgerci anche ad una platea più matura e adulta, informando più dettagliatamente una fetta di persone i cui comportamenti possono fare la differenza, nel rispetto e nel decoro del territorio. Ecco quindi che sposiamo con convinzione l'idea del Comune di Pisa che, assieme a Geofor, propone agli studenti universitari una campagna specifica sui temi ambientali, al fine di rinnovare il loro impegno in funzione dell'ecologia”.

Questo sito utilizza solo cookie tecnici, propri e di terze parti, per il corretto funzionamento delle pagine web e per il miglioramento dei servizi. Se vuoi saperne di più, consulta l'informativa