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Comunicati stampa

C'è un collegamento specifico fra l'obesità e i disturbi bipolari. Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista internazionale "Journal of Affective Disorder" firmato da quattro ricercatori del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Ateneo pisano, Giulia Vannucchi, Cristina Toni, Icro Maremmani e Giulio Perugi.

La ricerca è stata condotta su un campione nazionale composto da 571 soggetti seguiti in regime ambulatoriale per un episodio depressivo maggiore. L'obesità era definita, in linea con la letteratura scientifica attuale, sulla base di un indice di massa corporea (Body Mass Index o BMI) superiore a 30, calcolato come peso in Kg diviso per il quadrato dell'altezza espresso in metri (Kg/h2).

"I nostri risultati – ha spiegato Giulio Perugi - hanno consentito di evidenziare non solo come la presenza di disturbi dell'umore sia associata a un incremento del rischio di obesità, ma soprattutto che c'è un legame specifico tra incremento del BMI ed i disturbi dello spettro bipolare".

Il disturbo bipolare è infatti risultato più frequente fra gli obesi (31.4% rispetto al 19.0%dei non obesi) ed inoltre è emerso che la presenza di bipolarità era correlata con il grado di obesità: i pazienti con un BMI tra 30 e 35 avevano infatti una prevalenza di disturbo bipolare del 27.4%, in confronto al 41.7% dei soggetti con un BMI maggiore di 35.

"Mostrando come l'obesità sia associata a disturbi dello spettro bipolare – ha concluso Giulio Perugi - i dati della nostra ricerca sono in linea con l'ipotesi secondo cui in molti casi l'obesità potrebbe essere il risultato di comportamenti di abuso, una vera e propria forma di 'addiction'. Uno screening sistematico per il rilievo di sintomi ipomaniacali (anche attenuati) e di comportamenti di abuso verso il cibo, specialmente in alcune fasi come l'adolescenza, potrebbe avere un effetto preventivo sull'insorgenza di alcune forme di obesità al pari di quanto si verifica per lo sviluppo di alcune forme tossicodipendenza".

Un team internazionale di ricercatori sta lavorando alla mappatura del genoma del girasole e uno dei contributi fondamentali per arrivare al traguardo è arrivato dall'Università di Pisa grazie a Lucia Natali, ricercatrice del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali che ha coordinato il gruppo di genetica molecolare. Lo studio, i cui risultati sono stati recentemente pubblicati sulla rivista internazionale "BMC Genomics", è stato condotto in collaborazione con i ricercatori dell'Università della British Columbia di Vancouver, della Università del Colorado e dell'Istituto di Genomica Applicata di Udine e ha permesso di produrre un database di sequenze ripetute (SUNREP) che sarà utilizzato per decifrare la sequenza del genoma di girasole, una volta che questa sarà completata dal consorzio internazionale guidato dal professore Loren Rieseberg della Università canadese della British Columbia.

"Il girasole ha un genoma molto grande, stimato in 3,3 miliardi di nucleotidi poco più grande di quello dell'uomo – ha spiegato Lucia Natali – e le nostre analisi, hanno dimostrato che oltre l'80% del genoma di questa specie (oltre 2,5 miliardi di nucleotidi) è costituito da decine di migliaia di copie di sequenze che hanno una origine comune ai retrovirus e che si sono accumulate nel corso dell'evoluzione".

Il sequenziamento dei genomi delle piante coltivate è importante perché consente di decifrare i meccanismi che ne regolano lo sviluppo e la produttività. Per il girasole, i tratti genetici più utili da decifrare sono il contenuto in olio del seme, i meccanismi che regolano la fioritura e la dormienza dei semi, la produzione di biomassa e la resistenza a malattie e a carenza idrica.

In particolare il gruppo pisano, che ha condotto lo studio nell'ambito di un progetto di ricerca di interesse nazionale finanziato dal MIUR e coordinato dalla stessa Lucia Natali, ha utilizzato delle tecniche innovative di sequenziamento di DNA e di RNA ad elevato parallelismo (Next Generation Sequencing) che permettono di ottenere rapidamente un altissimo numero di sequenze a costi relativamente bassi e offrono un mezzo estremamente potente per affrontare l'analisi dei genomi e del loro funzionamento.

Mercoledì, 30 Luglio 2014 15:09

Figure della Memoria, Momenti della Storia

L'Università di Pisa dà il via agli gli appuntamenti dedicati alla Giornata della Memoria. Il 22 gennaio alle 16.00 nell'Aula Magna del Dipartimento di Filologia, Letteratura, Linguistica (piazza Torricelli 2, Pisa) si svolgerà l'incontro "Figure della Memoria, Momenti della Storia". L'iniziativa, aperto al pubblico, è organizzata dall'Ateneo pisano e dal Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici (Cise). Dopo i saluti istituzionali di Maria Antonella Galanti, Prorettore al territorio dell'Università di Pisa, Marco Tulli, Direttore Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica e Alessandra Veronese, Direttore del Cise, seguirà una lettura di testi sulla persecuzione e la Shoah recitati da Francesca Censi. Il programma continua quindi con due interventi: Paolo Pezzino, professore dell'Università di Pisa, parlerà di antisemitismo e leggi razziali in Italia mentre Amedeo Osti Guerrazzi, dell'Istituto Storico Germanico di Roma, terrà una conferenza dal titolo "16 ottobre 1943. La grande razzia degli ebrei di Roma". Il pomeriggio si conclude quindi con una performance dedicata a Etty Hillesum, scrittrice olandese di origine ebraica morta ad Auschwitz nel 1943. La drammaturgia dello spettacolo "Ricordando con musica e parole. La voce di Etty. Dai diari di Etty Hillesum" è di Agostino Cerrai, le musiche sono di Stefano Perfetti che accompagnerà al pianoforte Silvia Pagnin come voce recitante.

Arriva dall'Università e dall'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Pisa una nuova speranza per la cura del diabete di tipo 2, quello più diffuso, che colpisce il 90% dei circa tre milioni e mezzo di individui in Italia e dei quattrocento milioni nel mondo che soffrono di questa malattia. Uno studio condotto dai ricercatori pisani - che sarà pubblicato a febbraio sulla prestigiosa rivista internazionale "Diabetologia", che lo ha anche selezionato tra quelli di maggior rilievo del numero - dimostra infatti che la ridotta quantità di insulina nel diabete di tipo 2 sembra essere dovuta non solo alla morte delle cellule beta, come generalmente ritenuto, ma soprattutto al fatto che molte di tali cellule, pur vive, non riescono a produrre l'insulina, con conseguente aumento delle concentrazioni di glucosio nel sangue e sviluppo del diabete.

"Questa ricerca - sintetizza il professor Piero Marchetti, che ha coordinato il gruppo di lavoro composto da numerosi ricercatori e clinici - può modificare il nostro modo di pensare alle cause del diabete di tipo 2, aprendo le porte a nuove possibilità di prevenzione e cura della malattia. Finora le ricerche hanno generalmente osservato che, in questa forma di diabete, molte cellule beta del pancreas (quelle che producono insulina) appaiono non più presenti, e si è sempre ritenuto che così fosse in quanto tali cellule erano morte. Nei nostri laboratori, applicando tecniche più approfondite, quali la microscopia elettronica e la valutazione diretta della secrezione di insulina, abbiamo evidenziato che molte delle cellule beta che sembravano morte - e quindi perse per sempre - sono in realtà vive, anche se incapaci di funzionare normalmente".

La scoperta appare di particolare interesse perché al momento, pur essendo molti i farmaci a disposizione per la cura del diabete, i risultati della terapia sono ancora parziali. "Alla luce dello studio - conclude il professor Marchetti - potremo riuscire a capire quali sono i meccanismi molecolari che causano il cattivo funzionamento delle cellule beta e, dunque, ottimizzare le terapie, in modo da ripristinare la normale produzione di insulina, e così prevenire, curare e forse guarire il diabete di tipo 2".

Sono in crescita di quasi quattro punti percentuali le immatricolazioni ai corsi di laurea triennale e a ciclo unico dell'Università di Pisa. Secondo i dati elaborati dall'Ufficio programmazione, valutazione e statistica dell'Ateneo, i nuovi iscritti all'anno accademico 2013/2014 sono 8.199 contro i 7.915 registrati l'anno passato. La differenza è dunque di 284 immatricolati, pari a circa il 3,6%.

L'aumento di immatricolazioni riguarda diverse aree disciplinari e molti dipartimenti. In termini assoluti, i maggiori incrementi si registrano ai dipartimenti di Biologia, con 209 matricole in più rispetto allo scorso anno, di Filologia, letteratura e linguistica (+51) e di Civiltà e forme del sapere (+44) - a conferma dell'attrattività dei settori umanistici - oltre a quelli di Ricerca traslazionale e delle nuove tecnologie in medicina e chirurgia e di Ingegneria dell'informazione (entrambi a +41).

In numeri assoluti, i dipartimenti con più immatricolati sono Economia e management con 1.094, Ingegneria civile e industriale (754), Civiltà e forme del sapere (691), Filologia, letteratura e linguistica (666) e Giurisprudenza (661).

I dati relativi alle iscrizioni al primo anno delle lauree magistrali, ancora provvisori, registrano invece una crescita di oltre sette punti percentuali, passando dalle 2.308 dell'anno scorso alle 2.472 del 2013/2014 (+164 e 7,1%).

In termini assoluti, il maggiore aumento è nei tre dipartimenti dell'area ingegneristica, con 108 nuovi iscritti in più rispetto allo scorso anno, pari al 20,1%. Risultati significativi sono anche nei settori scientifici di base (Fisica, Matematica e Chimica) e di Scienze della terra, in quelli umanistici e medici.

Per quanto riguarda i corsi magistrali, infine, i dipartimenti con più iscritti sono Economia e management (400), Filologia, letteratura e linguistica (284), Civiltà e forme del sapere (274) e Ingegneria civile e industriale (255).

In occasione dell'inizio della V edizione del master internazionale in Business Administration (MBA), uno dei pochi master in Italia interamente svolti in lingua inglese, il dipartimento di Economia e Management organizza il workshop "Entrepreneurship and Start-up in the International Context" che si terrà lunedì 20 gennaio 2014 alle ore 14.30 nell'Aula Magna del dipartimento in via Cosimo Ridolfi 10.

Il workshop tratta un tema di assoluta attualità: la creazione di nuove aziende attive in settori caratterizzati da alta innovazione scientifica e tecnologica. Tra i temi trattati vi sono l'imprenditorialità nei giovani ricercatori e la possibilità di proiettare le nuove aziende nei mercati internazionali.

Il workshop mostrerà testimonianze di aziende di successo già avviate da ricercatori e dottorandi dell'Università di Pisa, che hanno avviato nuove aziende dopo aver partecipato al programma PhD Plus dell'Ateneo e al corso di imprenditorialità PhD-Plus/MBA tenuto da docenti internazionali.

Un evento unico per incontrare punti di vista e culture differenti con 30 nuovi allievi provenienti da 19 paesi diversi (Albania, Armenia, Canada, Egitto, Colombia, Croazia, Georgia, Germania, Ghana, Giordania, Grecia, Iran, Italia, Kazakhstan, Panama, Spagna, Turchia, USA, Vietnam) e alla presenza di investitori.

Introdurranno l'evento il prorettore per la Ricerca applicata e l'innovazione, Paolo Ferragina, e il prorettore per la Comunicazione e la Promozione dell'internazionalizzazione, Marco Guidi.

Realizzare entro il 2014 un archivio digitale storico-comparativo completo del patrimonio toponomastico della Toscana. E' questo l'obiettivo del progetto "Studio sincronico e diacronico della toponomastica toscana e creazione di un archivio digitale con applicativi GIS" a cui sta lavorando il Leonardo IRTA, l'Istituto di Ricerca sul Territorio e l'Ambiente di cui fa parte anche l'Università di Pisa. La ricerca, coordinata a livello tecnico e scientifico dalla professoressa Giuliana Biagioli, presidente del Leonardo-IRTA, insieme al professor Fabio Lucchesi dell'Università di Firenze, complessivamente riguarda un'estensione territoriale di 22.994 kmq, ed ha un corpus toponomastico pari a 205.625 toponimi georeferiti. Al termine del lavoro, l'archivio consentirà di arricchire il patrimonio toponomastico toscano di circa il 45% di elementi persi nel tempo.

"Per ora, le analisi fatte hanno prodotto una serie di risultati estremamente interessanti, in vari campi – commenta Giuliana Biagioli - Ne diamo solo qualche esempio. L'attuale Val di Bonea, nel territorio di Montescudaio, deve il suo nome ad un toponimo di origine longobarda che si riferiva ad un bosco in cui passava una 'strada romea': era una diramazione della via Francigena, mai scoperta prima. I vari toponimi "Diaccio" e derivati, presenti in molte parti della Toscana, permettono invece di ricostruire le varie direzioni dei percorsi della transumanza in Toscana; 'diaccio' infatti era il termine usato per le aree di sosta e riposo degli animali, che infatti dormivano 'all'addiaccio'. Nel comune di Vecchiano compare poi la 'via del Folle', attualmente interpretata come la via in cui ha abitato un pazzo; grazie alle carte catastali ottocentesche è stato invece possibile individuare in questa zona un follo, ovvero una gualchiera. Questa via, infatti, è ancora oggi costeggiata da un rio su cui si trovano i resti di un mulino".

Il progetto biennale "Studio sincronico e diacronico della toponomastica toscana e creazione di un archivio digitale con applicativi GIS", avviato nel gennaio 2013, rientra nell'ambito delle attività di ricerca promosse dal CIST e co-finanziate dal SITA (Servizio Informativo Territoriale ed Ambientale), della Regione Toscana. I risultati saranno pubblicati in un e-book che conterrà gli approfondimenti interdisciplinari dei toponimi nel tempo e nello spazio. Il team che attualmente lavora alla ricerca è composto da Francesca Del Maestro, Valbona Flora, Nicola Gabellieri, Francesco Ghizzani, Massimiliano Grava, Mariano Gesualdi, Silvia Marini, Alessandra Martinelli, Giulio Tarchi e Massimo Tofanelli. Collaborano infine alla ricerca anche il dottore Matteo Paolini e i professori Gabriella Garzella, Paolo Macchia, Matteo Massarelli, Cristiana Torti e Denise Ulivieri.

Dopo il grande successo dell'iniziativa dello scorso anno, che invitava tutti a bere tè e mangiare pasticcini dopo aver nutrito lo spirito, il Museo di Storia Naturale dell'Università di Pisa propone quest'anno un'altra esperienza divertente e formativa. Giovedì 16 gennaio, alle ore 16, nell'Aula Magna del Polo Fibonacci, in Largo Bruno Pontecorvo, si terrà il primo duello della serie "Guelfi contro Ghibellini" dove, a "colpi di scienza", si sfideranno ricercatori di Pisa e di Firenze. Protagonisti del primo appuntamento saranno Elena Bonaccorsi dell'Università di Pisa e Luca Bindi dell'Università di Firenze, che si sfideranno sul tema "Cristalli o... quasi". Il pubblico farà da arbitro e guiderà l'incontro. I ricercatori avranno a disposizione 30 minuti ciascuno e poi via libera alle domande a cui gli scienziati dovranno rispondere. L'evento, completamente gratuito, terminerà con un tè caldo. Gli altri tre duelli della serie si terranno nei mesi di febbraio, marzo e aprile.

Il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo comunica che, relativamente agli impegni assunti nella riunione del 20 dicembre 2013 alla presenza del Ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Massimo Bray, e di quello dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, si è tenuto a Pisa un incontro operativo finalizzato a ripristinare i servizi della Biblioteca Universitaria di Pisa, dando inizio alle attività di consolidamento e di risanamento del Palazzo della Sapienza, così come risulta dall'approfondito studio realizzato dai tecnici dell'Università e del Ministero.

L'incontro, al quale hanno partecipato il Segretario Generale Antonia Pasqua Recchia, il Direttore regionale Isabella Lapi, il Rettore Massimo Mario Augello, il Responsabile dell'Ufficio protezione civile del Comune di Pisa, Luca Padroni, e rappresentanti e tecnici delle Amministrazioni coinvolte, è iniziato dopo un sopralluogo nel Palazzo della Sapienza e nella sede del San Matteo. Preliminarmente è stato definito che nell'ex convento del San Matteo si collocherà una definitiva sede distaccata della Biblioteca Universitaria, che ospiterà fondi omogenei selezionati dalla Direzione della Biblioteca, nella misura necessaria ad alleggerire i carichi della sede storica, secondo le prescrizioni dello studio tecnico. È stato inoltre definito che l'intero complesso del San Matteo sarà oggetto di riqualificazione e rilancio.

La prima fase delle attività consisterà nel trasferimento dal Palazzo della Sapienza alla sede del San Matteo dei volumi selezionati. Questa operazione precede l'intervento di redistribuzione dei libri all'interno della sede principale della Biblioteca nel Palazzo della Sapienza secondo un piano tecnico concordato con la soprintendenza e coerente con le prescrizioni tecniche. La sede di San Matteo potrà accogliere i volumi dalla seconda metà del mese di marzo prossimo. Conseguentemente nella sede principale della biblioteca si effettueranno gli interventi di miglioramento già individuati nello studio tecnico. È stato concordato anche lo sviluppo di un progetto complessivo di consolidamento, restauro e riqualificazione del Palazzo della Sapienza in piena sintonia e condivisione degli impegni e delle responsabilità fra le istituzioni.

Il progetto sarà elaborato nell'ambito di un più ampio accordo di collaborazione fra Ministero e Università per la valorizzazione dell'intero Palazzo - che tornerà ad ospitare le attività di Giurisprudenza e Scienze politiche - attraverso un percorso che individuerà le diverse azioni e le risorse economiche necessarie per la riapertura in sicurezza dell'edificio, sulla base di una nuova ordinanza del sindaco di Pisa.

Insieme ai colleghi statunitensi condurranno ricerche nelle varie aree scientifiche, lavorando a progetti con le finalità più diverse: dallo studio del modellamento delle rocce costiere, alla conservazione della biodiversità degli ecosistemi; da nuovi materiali di notevole interesse tecnologico, all'analisi del comportamento di costruzioni in muratura soggette ad azioni sismiche. Si è conclusa la valutazione dei progetti presentati in risposta alla seconda call dell'accordo MIT-UNIPI sottoscritto nel 2012, per promuovere nuove collaborazioni di ricerca tra l'Università di Pisa e il Massachusetts Institute of Technology di Boston. Tra le undici proposte arrivate, sono stati selezionati e finanziati dall'Advisory Board quattro nuovi progetti, che vanno ad aggiungersi ai primi cinque già scelti lo scorso mese di luglio.

I vincitori sono Marta Pappalardo del dipartimento di Scienze della Terra, con il progetto "Assessing the effect of Biota on coastal Rock Surface", Lisandro Benedetti Cecchi del dipartimento di Biologia, "Critical Slowing Down and Early Warning Indicators of Regime Shifts", Valentina Domenici del dipartimento di Chimica, "Energy Storage Devices and Actuators based on Composites of Liquid Crystal Elastometers", 
e Riccardo Barsotti del dipartimento di Ingegneria civile e industriale, "Mechanical Models for Masonry Walls under Seismic Action". I progetti saranno realizzati in collaborazione con un PI (Principal Investigator) del MIT e le attività si svolgeranno dal mese di gennaio 2014 al mese agosto 2015.

Per l'Ateneo pisano la collaborazione con il MIT è particolarmente rilevante per il prestigio di cui gode l'istituzione statunitense, universalmente riconosciuta ai vertici della ricerca scientifica. In Italia il MIT aveva all'attivo collaborazioni su progetti specifici solo con i Politecnici di Milano e Torino: Pisa è stata dunque la prima università generalista italiana a sottoscrivere una partnership di rilievo più ampio. La convenzione, di durata triennale, riguarderà tutte le aree scientifiche, con priorità ai settori dell'Energia, dell'ICT e delle Scienze della vita, che fanno diretto riferimento a tre dei distretti tecnologici toscani. Il progetto MIT-Unipi è infatti nato con l'obiettivo di sostenere in particolare la promozione di collaborazioni di ricerca tra i docenti del MIT e quelli dell'Università di Pisa su progetti aperti a tematiche nuove e avanzate.

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I progetti

Marta Pappalardo - "Assessing the effect of Biota on coastal Rock Surface"

Il progetto di ricerca si propone di indagare con un approccio quantitativo le interazioni fra quegli organismi marini, come mitili e balanidi, che vivono aderenti ai litorali rocciosi e i substrati ai quali essi si fissano. È noto infatti che la distribuzione di questi organismi varia in funzione delle modificazioni ambientali. La sfida scientifica consiste nel verificare in quale misura essi svolgano un ruolo nel modellamento delle rocce lungo costa e quindi se, in ultima analisi, le loro variazioni in risposta alle modificazioni ambientali abbiano un impatto sull'evoluzione a lungo termine dei paesaggi costieri. L'opportunità che offre questo progetto è quella di avvalersi delle sofisticate tecniche di misura delle proprietà meccaniche delle rocce che hanno messo a punto i ricercatori del dipartimento di Ingegneria civile e ambientale del MIT, per ottenere indicazioni sui tassi di erosione delle rocce lungo costa. Comprendere i meccanismi attraverso i quali le forme del rilievo evolvono ha importanti implicazioni per la pianificazione degli interventi di protezione dei litorali e, in ultima analisi, per le politiche ambientali in aree costiere.

Lisandro Benedetti Cecchi - "Critical Slowing Down and Early Warning Indicators of Regime Shifts"

Il progetto valuta la possibilità di anticipare transizioni verso stati alternativi (regime shifts) in sistemi ecologici naturali mediante la sperimentazione sul campo. Vi è una crescente preoccupazione che la continua antropizzazione della biosfera possa innescare regime shifts in molti ecosistemi naturali, con conseguente perdita di biodiversità e di servizi. Recenti esperimenti con popolazioni di microorganismi hanno mostrato come sia possibile anticipare un regime shift in condizioni controllate di laboratorio. Lo studio si popone di estendere queste analisi a ecosistemi naturali, utilizzando i popolamenti ad alghe e invertebrati di coste rocciose come modello di studio. Sarà valutata l'ipotesi secondo cui la capacità di recupero del sistema da piccole perturbazioni dovrebbe diminuire lungo il gradiente di perturbazione dello strato algale arborescente (critical slowing down). L'esperimento permetterà inoltre di valutare se gli indicatori indiretti proposti per anticipare regime shifts, quali l'aumento di autocorrelazione e di varianza, si comportano come previsto dalla teoria in condizioni naturali. I risultati diranno se questi indicatori sono effettivamente utilizzabili per anticipare regime shifts in ecosistemi naturali con importanti implicazioni per la conservazione e la gestione ambientale.

Valentina Domenici - "Energy Storage Devices and Actuators based on Composites of Liquid Crystal Elastometers"

Il progetto riguarda alcuni materiali compositi di notevole interesse tecnologico costituiti da un film a doppio strato in cui la componente principale è data da un particolare tipo di materiale "soft" che è in grado di modificare la propria forma (allungarsi e accorciarsi) cambiando la temperatura: gli elastomeri liquido cristallini. Ricoprendo questi film con polimeri conduttori, strati sottili di metalli o di ossidi metallici è possibile osservare una variazione di forma, reversibile e controllata, applicando altri tipi di stimoli esterni, come i campi elettrici. Questi film a doppio strato quindi sono utilizzabili non solo come attuatori, ma anche come micro-dispositivi in grado di convertire varie forme di energia: termica, meccanica ed elettrica, ad esempio. Il progetto riguarda lo studio chimico-fisico dei meccanismi alla base del funzionamento di questi materiali a doppio strato, con particolare attenzione ai fenomeni all'interfaccia tra i due materiali. A questo scopo verranno combinate tecniche spettroscopiche (V. Domenici, UNIPI Pisa), tecniche elettrochimiche (Y. Shao-Horn, MIT Boston) e computazionali (A. Kolpak, MIT Boston).

Riccardo Barsotti - "Mechanical Models for Masonry Walls under Seismic Action"

Il progetto di ricerca, che sarà sviluppato da Riccardo Barsotti insieme a Stefano Bennati, docenti del dipartimento di Ingegneria civile e industriale dell'Università di Pisa, e da John Ochsendorf, del dipartimento di Architettura del MIT di Boston, ha per oggetto le costruzioni in muratura, una tipologia costruttiva che costituisce la maggior parte del patrimonio architettonico nel territorio italiano ed europeo. Lo studio sarà affrontato con i metodi e gli strumenti teorici che sono propri della Meccanica dei solidi e delle strutture, in particolare quelli riconducibili all'analisi limite e ai modelli elastici non lineari delle strutture. L'attività di ricerca si articolerà in più fasi. In una prima fase si procederà allo studio del comportamento sotto carico e della capacità portante ultima dei singoli elementi strutturali presenti nelle costruzioni murarie, quali pannelli, volte o archi. L'ipotesi, già oggetto di numerosi altri studi precedenti, è che l'utilizzo di semplici modelli meccanici consenta una descrizione sommaria ma efficace del loro comportamento. In seguito, basandoci sui risultati ottenuti, si elaboreranno schemi più complessi, rivolti all'analisi di porzioni più ampie di un intero edificio in muratura. Infine, verranno esaminati casi studio ritenuti particolarmente significativi.

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