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Comunicati stampa

Straordinario risultato della squadra di nuoto dell’Ateneo pisano al 3° campionato nazionale riservato ai dipendenti delle università italiane che si è tenuto a Firenze nella giornata di domenica 13 ottobre. La squadra del CRDU, composta da personale docente, tecnico-amministrativo e dell’AUOP, si è classificata seconda su 14 atenei partecipanti, stravincendo nel medagliere assoluto con 9 ori, 8 argenti e 3 bronzi per un totale di 20 medaglie, mentre nel medagliere di categoria ha conquistato 35 ori, 11 argenti e 8 bronzi.

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Anche quest’anno si sono confermati protagonisti del campionato Chiara Caccamo e Lapo Taddei con 5 ori individuali, Eva Giuliani, Giulia Lamberti, Martina Perelli e Andrea Favilla con 4 ori, seguiti da Daniele Cati, Tommaso Brocchini, Linda Pagli, Antonio Dore e Claudio Traino con 3 ori e altri 20 nuotatori che hanno portato a casa medaglie e risultati importanti.

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Le due staffette veloci, 4x50 mista e 4x50 stile libero sono state vinte con un ampio distacco e vissute con entusiasmo anche dalle altre università, che hanno riconosciuto la forza e la tecnica dei componenti.

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I risultati raggiunti sono il frutto del lavoro e dell’organizzazione della responsabile del settore nuoto del CRDU, Chiara Caccamo, coadiuvata da Chiara Migone e da Rosalba Risaliti, che stanno già facendo scouting per l’edizione 2025. Da sottolineare quest’anno la sinergia tra CRDU e AUOP, che ha permesso l’ingresso in squadra di nuovi atleti tra specializzandi e tecnici di laboratorio, implementando la partecipazione e soprattutto alzando ulteriormente il livello tecnico dei componenti della squadra.

Per maggiori informazioni sulle attività promosse dal CRDU: https://www.crdu.unipi.it.

Tre progetti dell’Università di Pisa che puntano sull’Intelligenza Artificiale (IA) si sono aggiudicati l’edizione 2024 di Start Cup Toscana, la competizione rivolta alle migliori iniziative imprenditoriali ad elevato contenuto tecnologico provenienti dalla ricerca universitaria della regione. Su dieci finalisti in gara, ben cinque erano dell’Ateneo pisano e tre di loro hanno conquistato il podio della gara.

Primo posto per Cernais (settore Life Sciences - Medtech), elaborato da un’azienda spin-off dell’Università di Pisa all’avanguardia nella scoperta di farmaci, che si propone di utilizzare l’IA per sviluppare terapie innovative mirate alle malattie rare. Seconda posizione per MolBook Pro (categoria industrial), un programma informatico di facile impiego per creare, gestire e condividere database molecolari, che integra l’IA. Sul podio anche Delos AI (categoria ICT), progetto di sviluppo di soluzioni tecnologiche per le piccole e medie imprese nel campo dell’analisi automatica dei dati testuali basate su modelli di IA. Menzione d’onore a Lemovie dell’Università di Firenze, progetto che prevede il ricorso alla realtà virtuale per la riduzione dell’ansia e del dolore nei pazienti oncologici (categoria Life Sciences - Medtech).

I progetti Delois AI e MolBook Pro provengono dal percorso Contamination Lab Pisa e sono stati supportati nella definizione del loro progetto d’impresa: “Ci complimentiamo con i progetti d’impresa vincitori, che hanno dimostrato creatività, determinazione e capacità imprenditoriali di altissimo livello – commenta Alessio Cavicchi, delegato del rettore dell’Università di Pisa per la promozione della cultura imprenditoriale e dell’innovazione – Siamo orgogliosi di aver contribuito al loro percorso e siamo certi che questi successi siano solo l'inizio di grandi traguardi futuri”.

I primi tre classificati riceveranno un premio in denaro e in servizi (del valore rispettivamente di 5mila, 3mila e 2mila euro) e parteciperanno di diritto al “Premio Nazionale per l’Innovazione – PNI”, che si terrà a Roma il 5 e 6 dicembre.

"Il risultato ottenuto oggi è il frutto di una strategia dell’Ateneo che ha deciso di investire fortemente nel sostegno all’innovazione, con il contributo dell’Ufficio del Trasferimento Tecnologico e attraverso l’approccio delle 4 E (Education, Experiment, Execute, Exit) – afferma Corrado Priami, prorettore per la valorizzazione della conoscenza – Tra le iniziative più rilevanti figurano il corso trasversale “Start up e multidisciplinarietà: a road map”, il Contamination Lab e il supporto allo sviluppo delle spin off neocostituite con il programma Start Attractor. Siamo molto fieri di vedere Unipi così ben rappresentata alla finale nazionale del PNI Cube, dove competono i migliori progetti d’impresa e start up derivati dalla ricerca scientifica italiana”.

I vincitori della competizione sono stati proclamati al termine della cerimonia di premiazione ospitata dall’Università di Firenze, che per l’edizione 2024 ha coordinato l'intera manifestazione, come di consueto finanziata e patrocinata dalla Regione Toscana con la cura del suo Ufficio di Trasferimento Tecnologico e nell’ambito di Giovanisì, il progetto regionale per l’autonomia dei giovani.

La mattinata si è aperta con i saluti della rettrice Alessandra Petrucci, dell'assessora a Università, ricerca e Trasferimento tecnologico Alessandra Nardini, della presidente PNI Cube Paola Paniccia, e del prorettore al Trasferimento tecnologico, Attività Culturali e Impatto Sociale dell’Università di Firenze Marco Pierini. A seguire si è svolta la presentazione dei business plan dei progetti finalisti.

Nel corso dell’evento anche una tavola rotonda dal titolo “Ecosistemi dell’innovazione: condizioni per la crescita delle startup in Toscana”, a cui sono intervenuti Daniela Giampà, (P.E.Q. Sostegno alle imprese, Regione Toscana), Silvia Ramondetta (responsabile area economica e coordinatrice DIH Toscana, di Confindustria Toscana), Nicola Redi, (Managing partner di Obloo Ventures), Stefano Delfino (promozione servizi e accompagnamento, Invitalia), Marco Battaglini (founder e Ceo, Siena imaging), Daniele Mazzei (founder Zerynth Spa, spin-off Unipi), Tommaso Mazzocchi (Cto, Relief Srl), Mario Rapaccini (Founder, Smart Operations srl) con la moderazione di Gastone Ciuti della Scuola Superiore Sant’Anna e Domenico Prattichizzo, delegato al trasferimento tecnologico dell’Università di Siena.

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A Delos AI è stata assegnata dalla giuria tecnica anche la menzione speciale per il miglior progetto di imprenditoria femminile, mentre Lemovie ha avuto quella per l’innovazione sociale. Infine, la menzione per il miglior progetto di impresa ad impatto sul cambiamento climatico a Resynth dell’Università di Siena: la proposta (categoria Clean tech & Energy) prevede il riutilizzo di scarti nell’industria conciaria in un processo chimico sostenibile e circolare per la produzione di prodotti chimici ad alto valore aggiunto da riutilizzare nella stessa industria conciaria. Infine, i riconoscimenti offerti dagli sponsor: il Polo Navacchio ha premiato MolBook Pro con lo Startup Booster, mentre lo Studio Rubino ha eletto il progetto Authentica della Scuola Normale Superiore che offre una teca smart per la conservazione scientifica delle opere d’arte (categoria ICT).

premio fredianiIn occasione del Congresso ICAS (International Council of Aeronautical Sciences) tenutosi a Firenze dal 9 al 12 settembre 2024, è stata conferita al professor Aldo Frediani la medaglia “Gabrielli”, il premio istituito dalla AIDAA, Associazione Italiana di Aeronautica e Astronautica, in riconoscimento di eccezionali e straordinari risultati scientifici raggiunti nel campo delle scienze aerospaziali.

Il professor Frediani è stato premiato per le sue attività di ricerca, in particolare per lo studio di configurazioni innovative di aeromobili per aviazione civile in grado di aumentarne la efficienza e ridurne drasticamente i consumi; in questo settore è stato coordinatore scientifico di progetti nazionali ed europei, fra i quali il più noto è il “Parsifal project”, che gli hanno consentito di essere una guida di moltissimi giovani ricercatori nelle scienze aerospaziali (guarda il video della serie “Raccontare la Ricerca”); molti di loro oggi ricoprono posizioni importanti in diverse Università di tutto il mondo.

La medaglia è stata conferita da parte di una commissione internazionale con una motivazione che recita, fra l’altro: “An award in recognition of a lifetime dedicated to pushing the boundaries of aeronautical innovation, unparalleled expertise in advancing the science of flight and outstanding contribution in the field of aeronautical science”.

Dopo la laurea in Ingegneria Aeronautica nel 1972 e il ruolo di professore associato presso l’Università di Pisa, Aldo Frediani è diventato, nel 1985, professore ordinario di Strutture aeromissilistiche, succedendo al professor Luigi Broglio, presso la Scuola di Ingegneria Aerospaziale della Università “La Sapienza” di Roma e, dal 1990 professore di Aeroelasticità presso l’Università di Pisa.

È autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche, di numerosi brevetti, di quattro volumi in cooperazione, editi da Plenum e Springer, attinenti all’applicazione dei metodi della Matematica alla Ingegneria Aerospaziale, ha co-diretto diversi workshops nel periodo 1992-2015 presso la Scuola di Matematica del Centro Majorana di Erice, ha collaborato a progetto CMS presso il CERN di Ginevra con la Scuola di Fisica e INFN di Pisa, è stato prorettore per l’Edilizia e l’Impiantistica durante il mandato del rettore Luciano Modica, nel 2008 è stato insignito dell’Ordine del Cherubino dell'Università di Pisa, è stato direttore della rivista internazionale “Aerotecnica Missili e Spazio”, edita da Springer Nature, per circa un decennio.

Tre progetti dell’Università di Pisa che puntano sull’Intelligenza Artificiale (IA) si sono aggiudicati l’edizione 2024 di Start Cup Toscana, la competizione rivolta alle migliori iniziative imprenditoriali ad elevato contenuto tecnologico provenienti dalla ricerca universitaria della regione. Su dieci finalisti in gara, ben cinque erano dell’Ateneo pisano e tre di loro hanno conquistato il podio della gara.

Primo posto per Cernais (settore Life Sciences - Medtech), elaborato da un’azienda spin-off dell’Università di Pisa all’avanguardia nella scoperta di farmaci, che si propone di utilizzare l’IA per sviluppare terapie innovative mirate alle malattie rare. Seconda posizione per MolBook Pro (categoria industrial), un programma informatico di facile impiego per creare, gestire e condividere database molecolari, che integra l’IA. Sul podio anche Delos AI (categoria ICT), progetto di sviluppo di soluzioni tecnologiche per le piccole e medie imprese nel campo dell’analisi automatica dei dati testuali basate su modelli di IA. Menzione d’onore a Lemovie dell’Università di Firenze, progetto che prevede il ricorso alla realtà virtuale per la riduzione dell’ansia e del dolore nei pazienti oncologici (categoria Life Sciences - Medtech).

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Cernais, primo classificato.

I progetti Delois AI e MolBook Pro provengono dal percorso Contamination Lab Pisa e sono stati supportati nella definizione del loro progetto d’impresa: “Ci complimentiamo con i progetti d’impresa vincitori, che hanno dimostrato creatività, determinazione e capacità imprenditoriali di altissimo livello – commenta Alessio Cavicchi, delegato del rettore dell’Università di Pisa per la promozione della cultura imprenditoriale e dell’innovazione – Siamo orgogliosi di aver contribuito al loro percorso e siamo certi che questi successi siano solo l'inizio di grandi traguardi futuri”.

I primi tre classificati riceveranno un premio in denaro e in servizi (del valore rispettivamente di 5mila, 3mila e 2mila euro) e parteciperanno di diritto al “Premio Nazionale per l’Innovazione – PNI”, che si terrà a Roma il 5 e 6 dicembre.

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MolBook Pro, secondo classificato.

"Il risultato ottenuto oggi è il frutto di una strategia dell’Ateneo che ha deciso di investire fortemente nel sostegno all’innovazione, con il contributo dell’Ufficio del Trasferimento Tecnologico e attraverso l’approccio delle 4 E (Education, Experiment, Execute, Exit) – afferma Corrado Priami, prorettore per la valorizzazione della conoscenza – Tra le iniziative più rilevanti figurano il corso trasversale “Start up e multidisciplinarietà: a road map”, il Contamination Lab e il supporto allo sviluppo delle spin off neocostituite con il programma Start Attractor. Siamo molto fieri di vedere Unipi così ben rappresentata alla finale nazionale del PNI Cube, dove competono i migliori progetti d’impresa e start up derivati dalla ricerca scientifica italiana”.

I vincitori della competizione sono stati proclamati al termine della cerimonia di premiazione ospitata dall’Università di Firenze, che per l’edizione 2024 ha coordinato l'intera manifestazione, come di consueto finanziata e patrocinata dalla Regione Toscana con la cura del suo Ufficio di Trasferimento Tecnologico e nell’ambito di Giovanisì, il progetto regionale per l’autonomia dei giovani.

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Delois AI, terzo classificato.

La mattinata si è aperta con i saluti della rettrice Alessandra Petrucci, dell'assessora a Università, ricerca e Trasferimento tecnologico Alessandra Nardini, della presidente PNI Cube Paola Paniccia, e del prorettore al Trasferimento tecnologico, Attività Culturali e Impatto Sociale dell’Università di Firenze Marco Pierini. A seguire si è svolta la presentazione dei business plan dei progetti finalisti.

Nel corso dell’evento anche una tavola rotonda dal titolo “Ecosistemi dell’innovazione: condizioni per la crescita delle startup in Toscana”, a cui sono intervenuti Daniela Giampà, (P.E.Q. Sostegno alle imprese, Regione Toscana), Silvia Ramondetta (responsabile area economica e coordinatrice DIH Toscana, di Confindustria Toscana), Nicola Redi, (Managing partner di Obloo Ventures), Stefano Delfino (promozione servizi e accompagnamento, Invitalia), Marco Battaglini (founder e Ceo, Siena imaging), Daniele Mazzei (founder Zerynth Spa, spin-off Unipi), Tommaso Mazzocchi (Cto, Relief Srl), Mario Rapaccini (Founder, Smart Operations srl) con la moderazione di Gastone Ciuti della Scuola Superiore Sant’Anna e Domenico Prattichizzo, delegato al trasferimento tecnologico dell’Università di Siena.

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A Delos AI è stata assegnata dalla giuria tecnica anche la menzione speciale per il miglior progetto di imprenditoria femminile, mentre Lemovie ha avuto quella per l’innovazione sociale. Infine, la menzione per il miglior progetto di impresa ad impatto sul cambiamento climatico a Resynth dell’Università di Siena: la proposta (categoria Clean tech & Energy) prevede il riutilizzo di scarti nell’industria conciaria in un processo chimico sostenibile e circolare per la produzione di prodotti chimici ad alto valore aggiunto da riutilizzare nella stessa industria conciaria. Infine, i riconoscimenti offerti dagli sponsor: il Polo Navacchio ha premiato MolBook Pro con lo Startup Booster, mentre lo Studio Rubino ha eletto il progetto Authentica della Scuola Normale Superiore che offre una teca smart per la conservazione scientifica delle opere d’arte (categoria ICT).

A new expedition of palaeontologists from the University of Pisa to the Ica desert in Peru aims to extend the excavation that in 2023 uncovered part of the skeleton of Perucetus colossus, the cetacean that lived around 40 million years ago and is considered to have been the heaviest animal that ever existed on Earth. Thanks to the use of a large excavator/digger, the researchers were able to significantly expand the search area: starting from the top, several cubic metres of rock were removed from the hillside, up to about one metre above the fossiliferous layer. This has created a large terrace on which the Peruvian palaeontologists can work more easily, using pneumatic hammers to remove the layers of rock that still hide the rest of the skeleton, including – hopefully – the skull.

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In the context of the ProArcheo project, co-funded by the University of Pisa, Professor Giovanni Bianucci, the project coordinator, and other palaeontologists from the Department of Earth Sciences of the University of Pisa (Professor Alberto Collareta, Dr Giulia Bosio and PhD student Francesco Nobile), together with geologists and micropalaeontologists from the Universities of Camerino and Milano Bicocca, took part in the expedition. Part of the research was carried out as part of a PRIN project coordinated by Alberto Collareta.

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Last year, the discovery of the giant mammal’s remains stirred up a worldwide media hype, to the extent of being regarded as one of the three most extraordinary scientific discoveries of 2023. Perucetus had attracted attention not only because of its massive size – up to 20 metres long – but mainly because it may have been the heaviest animal ever to walk the Earth. In fact, its mass was estimated to reach 340 tonnes, almost twice that of the largest blue whale. The results of the fossil study have been published in the magazine Nature.

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“The previous excavations, which lasted more than ten years – Bianucci explains – were severely hampered by the prohibitive conditions of the site. In fact, the fossil was partially buried in a hill located in one of the most inaccessible and inhospitable areas of the Ica Desert, and the rock containing the fossil was extremely hard. The use of the excavator – Bianucci continues – was therefore an extreme solution dictated by the huge importance of the find and the impossibility of continuing the excavation by traditional means. In fact, when recovering fossil finds, great care is taken to limit as much as possible the impact on these desert areas, still untouched by man”.

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The discovery of the remains of Perucetus in 2023.

“The fragmented nature of the skeleton found (consisting of 13 vertebrae, 4 ribs and part of the pelvis) – Collareta explains – has left many questions unanswered about various aspects of Perucetus’ morphology and ecology. In particular, the absence of a skull and teeth allows only speculative assumptions about its diet: was it a herbivore, like modern manatees, or a scavenger feeding on the carcasses of marine vertebrates?”

“The next step will therefore be crucial in order to get new clues about what the only known specimen of this extraordinary giant sea creature from almost 40 million years ago looked like and what it fed on”, Bianucci concludes.

 

Con una piccola cerimonia di benvenuto ufficiale, sono stati accolti a Palazzo alla Giornata, sede del rettorato dell’Università di Pisa, gli studenti e le studentesse del progetto “Inclinados hacia América Latina” immatricolati per l’anno accademico 2024/2025 ai corsi di laurea magistrale in lingua italiana e inglese dell'Ateneo pisano. Gli studenti provengono da Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Costa Rica, Messico, Paraguay e Perù. Gli otto studenti colombiani sono stati preselezionati da UniPi in collaborazione con la Camera di Commercio italiana, l’Istituto di Cultura italiana e l’Ambasciata italiana a Bogotà, grazie al lavoro congiunto che svolgono da alcuni anni per la ricerca di studenti di eccellenza.

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Gli studenti e le studentesse sono stati salutati in rettorato dal prorettore per la Cooperazione e le relazioni internazionali, Giovanni Federico Gronchi, e dallo staff dell’Unità promozione internazionale che gestisce il progetto. Grazie a una borsa di studio e ad altre agevolazioni, gli studenti potranno seguire le lezioni nei vari dipartimenti, seguiti da una tutor madrelingua, Belkis Hernández, in servizio presso l’unità.

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Il progetto “Inclinados hacia América Latina”, giunto al suo tredicesimo anno di vita, è uno dei programmi promossi direttamente dall’Università di Pisa per facilitare l’accoglienza di cittadini latinoamericani interessati all’offerta didattica proposta dall’Ateneo pisano. Fino ad oggi sono ben 181 i ragazzi e le ragazze iscritti a Pisa grazie a questo progetto, che ha preso avvio nell’anno accademico 2012/2013.

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Quando si studiano le microplastiche c’è il rischio che i risultati siano “inquinati”, per questo è importante che le ricerche siano “plastic free”. Uno studio dell’Università di Pisa appena pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment ha posto l’attenzione proprio su questo aspetto con riferimento alle indagini sulle acque sotterranee.

“Lo studio delle microplastiche nelle acque sotterranee è un argomento relativamente nuovo. Per evitare possibili contaminazioni, all’inizio della ricerca abbiamo definito un protocollo di campionamento e trattamento dei campioni assolutamente “plastic free”, come del resto prescritto dalla comunità scientifica – racconta il professore Stefano Viaroli dell’Università di Pisa - Arrivati sul campo però ci siamo trovati di fronte a pozzi e piezometri con rivestimenti e tubazioni in PVC e quindi ci siamo chiesti se e quanto questi elementi plastici potessero compromettere la qualità dell’acqua e i risultati complessivi”.

Il campionamento delle acque sotterranee si basa infatti su pozzi di monitoraggio e pozzi d'acqua preesistenti, spesso costruiti con rivestimenti o tubi in PVC che pur convenienti in termini di qualità-prezzo presentano, come in questo caso, aspetti problematici.

Il team di ricerca ha quindi intrapreso una indagine a tappeto sugli studi esistenti, anche se spesso nei vari lavori le caratteristiche di questi pozzi non sono sufficientemente dettagliate. Dai risultati preliminari è emerso che se il PVC supera il 6% della concentrazione totale di microplastiche nei campioni di acqua, è probabile che i rivestimenti e i tubi in PVC siano una fonte locale di inquinamento, inficiando i risultati analitici. Il fenomeno infatti non prefigura allarmi ambientali, anche se studi di fisica o scienza dei materiali avranno in futuro il compito di definire i tassi e processi di invecchiamento del PVC con una quantificazione del possibile rilascio di microplastiche.

“I pozzi essendo un accesso per raggiungere direttamente le falde possono essere un canale preferenziale di contaminazione, sia di microplastiche che di qualsiasi altro contaminante proveniente dalla superficie. Per questo motivo – conclude Viaroli – è importante che siano correttamente protetti con particolare cautela nel caso di campionamento, per ottenere un dato più significativo sul reale stato dell’intera falda acquifera e non solo del singolo punto”.

Il lavoro pubblicato su Science of The Total Environment si inserisce nell’ambito di SPONGE, una Postdoctoral Fellowship finanziata dalla Commissione Europea all’interno delle Marie Skłodowska-Curie Actions e coordinata dall’Università di Pisa partito nel 2022 che ha come obiettivo lo studio delle microplastiche e di altri contaminanti emergenti nelle falde acquifere urbane.
Per l’Ateneo pisano hanno partecipato alla ricerca docenti dei Dipartimenti di Scienze della Terra, di Chimica e Chimica Industriale e del Center for Instrument Sharing (CISUP): Stefano Viaroli, Roberto Giannecchini, Riccardo Petrini, Viviana Re e Valter Castelvetro. Hanno inoltre collaborato docenti dell’Eastern Institute of Technology (China), della Southern University of Science and Technology (SUSTech) (China) e della Kangwon National University (Corea del Sud).

 

 

Quando si studiano le microplastiche c’è il rischio che i risultati siano “inquinati”, per questo è importante che le ricerche siano “plastic free”. Uno studio dell’Università di Pisa appena pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment ha posto l’attenzione proprio su questo aspetto con riferimento alle indagini sulle acque sotterranee.

“Lo studio delle microplastiche nelle acque sotterranee è un argomento relativamente nuovo. Per evitare possibili contaminazioni, all’inizio della ricerca abbiamo definito un protocollo di campionamento e trattamento dei campioni assolutamente “plastic free”, come del resto prescritto dalla comunità scientifica – racconta il professore Stefano Viaroli dell’Università di Pisa - Arrivati sul campo però ci siamo trovati di fronte a pozzi e piezometri con rivestimenti e tubazioni in PVC e quindi ci siamo chiesti se e quanto questi elementi plastici potessero compromettere la qualità dell’acqua e i risultati complessivi”.

Il campionamento delle acque sotterranee si basa infatti su pozzi di monitoraggio e pozzi d'acqua preesistenti, spesso costruiti con rivestimenti o tubi in PVC che pur convenienti in termini di qualità-prezzo presentano, come in questo caso, aspetti problematici.

 

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Il team di ricerca ha quindi intrapreso una indagine a tappeto sugli studi esistenti, anche se spesso nei vari lavori le caratteristiche di questi pozzi non sono sufficientemente dettagliate. Dai risultati preliminari è emerso che se il PVC supera il 6% della concentrazione totale di microplastiche nei campioni di acqua, è probabile che i rivestimenti e i tubi in PVC siano una fonte locale di inquinamento, inficiando i risultati analitici. Il fenomeno infatti non prefigura allarmi ambientali, anche se studi di fisica o scienza dei materiali avranno in futuro il compito di definire i tassi e processi di invecchiamento del PVC con una quantificazione del possibile rilascio di microplastiche.

“I pozzi essendo un accesso per raggiungere direttamente le falde possono essere un canale preferenziale di contaminazione, sia di microplastiche che di qualsiasi altro contaminante proveniente dalla superficie. Per questo motivo – conclude Viaroli – è importante che siano correttamente protetti con particolare cautela nel caso di campionamento, per ottenere un dato più significativo sul reale stato dell’intera falda acquifera e non solo del singolo punto”.

Il lavoro pubblicato su Science of The Total Environment si inserisce nell’ambito di SPONGE, una Postdoctoral Fellowship finanziata dalla Commissione Europea all’interno delle Marie Skłodowska-Curie Actions e coordinata dall’Università di Pisa partito nel 2022 che ha come obiettivo lo studio delle microplastiche e di altri contaminanti emergenti nelle falde acquifere urbane.
Per l’Ateneo pisano hanno partecipato alla ricerca docenti dei Dipartimenti di Scienze della Terra, di Chimica e Chimica Industriale e del Center for Instrument Sharing (CISUP): Stefano Viaroli, Roberto Giannecchini, Riccardo Petrini, Viviana Re e Valter Castelvetro. Hanno inoltre collaborato docenti dell’Eastern Institute of Technology (China), della Southern University of Science and Technology (SUSTech) (China) e della Kangwon National University (Corea del Sud).

 

 

Prestigioso riconoscimento alla carriera per Mario Giorgi, docente di Farmacologia e Tossicologia Veterinaria presso il Dipartimento di Scienze veterinarie dell'Università di Pisa, che l'8 ottobre scorso, a Bangkog, è stato insignito del titolo di dottore di ricerca honoris causa in Medicina Veterinaria dalla Kasetsart University. Una delle migliori università pubbliche della Thailandia e terzo Ateneo più antico del Paese, fondato il 2 febbraio 1943.

A voler fortemente il conferimento al prof. Giorgi del Dottorato di ricerca Honoris Causa stata direttamente la Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università thailandese, come riconoscimento - si legge nella motivazione - delle sue "ineguagliabili capacità e del contributo che ha dato durante la sua vita all'apprendimento, alla scienza e alla società nel campo della Medicina Veterinaria".

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“Mi preme ringraziare e condividere questo riconoscimento con tutti i Rettori che si sono succeduti dal mio arrivo all’Università di Pisa per il loro supporto incondizionato alla ricerca ed all'internazionalizzazione – ha commentato Mario Giorgi – Come un ringraziamento ci tengo a rivolgerlo ai nostri uffici di internazionalizzazione, sempre attivi e competenti; ai vari direttori di Dipartimento, disponibili nel farmi ospitare ricercatori internazionali; ai presidenti di Corso di laurea che mi hanno ritagliato un orario di lezioni in linea con le mie richieste di mobilità e ai colleghi che ho più volte mi hanno generosamente concesso cambiamenti di orario; ai ricercatori che hanno lavorato con me e a tutto il personale del mio Dipartimento che anche con un semplice gesto ha facilitato la mia attività di lavoro. Questo riconoscimento è come un puzzle dove ogni pedina ha avuto il suo ruolo attivo nel raggiungimento del risultato finale”.

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Docente dell’Università di Pisa dal 2001, Mario Giorgi ha conseguito la laurea in chimica farmaceutica nel 1997 e la laurea in farmacologia applicata nel 2001. È stato “visiting professor” in istituzioni straniere (Polonia, Australia, Corea del Sud, Kazakistan, Iran, Cina e Israele) curando reciprocamente ricerca e insegnamento. I suoi principali campi di ricerca vanno dall’innovazione nella terapia del dolore in medicina veterinaria ai nuovi protocolli terapeutici di agenti antiinfettivi in animali da produzione. È editore della rivista internazionale di riferimento del suo settore scientifico, consulente scientifico di paesi europei e non ed autore di oltre 220 articoli scientifici sottoposti a revisione paritaria.

Prestigioso riconoscimento alla carriera per Mario Giorgi, docente di Farmacologia e Tossicologia Veterinaria presso il Dipartimento di Scienze veterinarie dell'Università di Pisa, che l'8 ottobre scorso, a Bangkog, è stato insignito del titolo di dottore di ricerca honoris causa in Medicina Veterinaria dalla Kasetsart University. Una delle migliori università pubbliche della Thailandia e terzo Ateneo più antico del Paese, fondato il 2 febbraio 1943.

A voler fortemente il conferimento al prof. Giorgi del Dottorato di ricerca Honoris Causa stata direttamente la Facoltà di Medicina Veterinaria dell'Università thailandese, come riconoscimento - si legge nella motivazione - delle sue "ineguagliabili capacità e del contributo che ha dato durante la sua vita all'apprendimento, alla scienza e alla società nel campo della Medicina Veterinaria".

“Mi preme ringraziare e condividere questo riconoscimento con tutti i Rettori che si sono succeduti dal mio arrivo all’Università di Pisa per il loro supporto incondizionato alla ricerca ed all'internazionalizzazione – ha commentato Mario Giorgi – Come un ringraziamento ci tengo a rivolgerlo ai nostri uffici di internazionalizzazione, sempre attivi e competenti; ai vari direttori di Dipartimento, disponibili nel farmi ospitare ricercatori internazionali; ai presidenti di Corso di laurea che mi hanno ritagliato un orario di lezioni in linea con le mie richieste di mobilità e ai colleghi che ho più volte mi hanno generosamente concesso cambiamenti di orario; ai ricercatori che hanno lavorato con me e a tutto il personale del mio Dipartimento che anche con un semplice gesto ha facilitato la mia attività di lavoro. Questo riconoscimento è come un puzzle dove ogni pedina ha avuto il suo ruolo attivo nel raggiungimento del risultato finale”.

Docente dell’Università di Pisa dal 2001, Mario Giorgi ha conseguito la laurea in chimica farmaceutica nel 1997 e la laurea in farmacologia applicata nel 2001. È stato “visiting professor” in istituzioni straniere (Polonia, Australia, Corea del Sud, Kazakistan, Iran, Cina e Israele) curando reciprocamente ricerca e insegnamento. I suoi principali campi di ricerca vanno dall’innovazione nella terapia del dolore in medicina veterinaria ai nuovi protocolli terapeutici di agenti antiinfettivi in animali da produzione. È editore della rivista internazionale di riferimento del suo settore scientifico, consulente scientifico di paesi europei e non ed autore di oltre 220 articoli scientifici sottoposti a revisione paritaria.

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