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Comunicati stampa

Dal 28 dicembre è in distribuzione "Beppe a Legge",  la rivista realizzata da "Sinistra Per... "- Giurispridenza.

La pubblicazione è stata finanziata con i fondi stanziati dall'ateneo per le attività studentesche autogestite.

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Il 28 dicembre sono stati selezionati dall’ANVUR i 180 dipartimenti eccellenza delle università statali per il quinquennio 2023-2027, valutati sulla base valutazione della ricerca svolta nel quinquennio 2015-2019 e di un progetto scientifico, organizzativo e didattico per il periodo 2023-2027. I dipartimenti delle università statali sono oggi 787: 350 sono stati selezionati per la seconda fase (con un massimo di 15 per ogni università), da cui poi sono stati scelti i 180 vincitori.

Questa è la lista delle università ordinata per il numero dei dipartimenti di eccellenza. Per chiarezza è indicato il numero di tutti i dipartimenti di ciascuna università e il rapporto tra il numero dei dipartimenti di eccellenza e il numero dei dipartimenti di ciascuna università.

C’è poi da aggiungere che il meccanismo fa sì che ogni università abbia con alta probabilità almeno un dipartimento di eccellenza, per cui nell’ultima colonna ho corretto il rapporto escludendo un dipartimento (sia al numeratore sia al denominatore) per correggere.

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Colpiscono subito in positivo Milano Statale, Napoli Federico II e Milano Bicocca, poi Trento e Verona, abbastanza bene Pisa, Bologna, Padova, Firenze, e poi tanti fermi a uno, relativamente facile. Peccato per l’università della Calabria, che nell’altro quinquennio aveva fatto abbastanza bene.

Guardiamo la stessa lista orientata in base al rapporto tra i dipartimenti di eccellenza e i dipartimenti totali. In verde le università sopra la media nazionale, in rosso quelli sotto.

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Ordinata in questo modo, possiamo apprezzare il risultato ottimo di Milano-Bicocca, con più della metà dei dipartimenti di eccellenza. IUAV e Sant’Anna fanno en plein, ma su numeri molti piccoli. Molto bene anche Verona, Ca’ Foscari, Trento, Napoli Federico II, e Milano Statale (>40%).

Menzione particolare alle grandi università che hanno superato i 10 dipartimenti di eccellenza: Federico II, La Sapienza, Milano Statale, Bologna e Padova, perché comunque in fase due non si potevano presentare più di 15 dipartimenti, sebbene scelti tra i più forti.

Due riflessioni finali:
A livello del Paese è importante potenziare il sistema universitario al sud: si vede bene che l’unica grande università del sud e isole sopra la media è la Federico II, che è da anni su un percorso virtuoso.
L’altra cosa importante è che università relativamente giovani possono crescere in fretta e bene, raggiungendo dimensioni medie e qualità elevata, se guardiamo in primis Milano Bicocca (fondata nel 1998) e anche Trento (fondata nel 1962).

Post Scriptum:
Un commento per Pisa: A caldo ho detto “abbastanza bene”: 7 è un buon punto di partenza rispetto ai soli 2 ottenuti per il quinquennio precedente (a loro merito confermati in questa edizione). È un po’ sopra la media nazionale, siamo allineati al risultato di Bologna e Padova (che hanno fatto un po’ peggio della prima edizione). Testimonia un lavoro intenso sulla ricerca fatto nei 5 anni passati e una maggiore attenzione presentata alla definizione del progetto e alla VQR.

Giuseppe Iannaccone
Prorettore vicario Università di Pisa
 

Oltre cento infettivologi e dieci centri pilota in tutta Italia, tra i quali Pisa. E’ questo il nucleo fondativo di Resistimit l’importante progetto per la lotta contro i microrganismi multiresistenti agli antibiotici messo a punto dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT e lanciato a Pisa in occasione del convegno “La resistenza agli antimicrobici nella real-life” (14-15 dicembre). Obiettivo, contrastare un fenomeno in crescita in tutta Europa e che vede l’Italia registrare le peggiori performance.

“Lo scopo di questo progetto è quello di creare una struttura che permetta di ottenere un registro degli organismi multiresistenti nelle varie regioni italiane tramite applicativi informatici idonei – spiega il professor Marco Falcone, Segretario SIMIT e Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Pisa – Oggetto di questo studio saranno batteri, funghi, virus e ogni altro microrganismo resistenti ai farmaci antimicrobici”.

“Il registro – prosegue il professor Falcone - sarà funzionale a diversi scopi: da un lato, consentirà di monitorare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza; dall’altro permetterà di indagare caratteristiche e meccanismi di acquisizione delle infezioni causate da questi microrganismi nelle persone più colpite; inoltre, sarà la base anche per pianificare ulteriori approfondimenti sui nuovi farmaci antimicrobici”.

“Abbiamo a disposizione molecole attive molto interessanti – conclude - ma si deve adottare un uso attento, che non significa una marginalizzazione degli antibiotici, i quali restano preziosi salvavita. I nostri centri clinici devono fornire ai decisori, compresa AIFA, un supporto tecnico-scientifico basato su dati di real-life per dimostrare efficacia e sicurezza dell’uso degli antibiotici nel nostro Paese”.

 

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Il professor Marco Falcone, Segretario SIMIT e Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Pisa

 

A far partire l’iniziativa sono dieci centri pilota, dislocati in tutte le aree del Paese: Pisa, Roma con Spallanzani, Tor Vergata e Umberto I, Napoli con Cotugno e Federico II, Bari, Foggia, Palermo, Varese, Modena, Perugia, Padova. Ma non appena giungerà l’approvazione dei comitati etici, il progetto si estenderà a tutti i centri di malattie infettive che vorranno partecipare.

“Il progetto Resistimit è curato da un board di giovani infettivologi con una profonda esperienza sia clinica che di ricerca – sottolinea il professor Claudio Mastroianni, Presidente SIMIT e coordinatore del progetto insieme al professor Falcone – Questa iniziativa rientra nelle strategie della nostra società scientifica per coinvolgere le nuove generazioni di specialisti nella costruzione di un network per la raccolta dei dati e delle informazioni contro un fenomeno quale quello dei microbi multiresistenti, caratterizzato da numeri allarmanti e dall’assenza di adeguate contromisure”.

“In Italia – aggiunge il professor Mastroianni - manca una reportistica adeguata: sappiamo che esiste questo problema, ma non ne conosciamo le dimensioni, non abbiamo certezze su quali siano le infezioni più gravi e quelle più difficili da trattare. Con questa iniziativa si offrirà alla comunità scientifica un prezioso strumento per analizzare nel dettaglio tutte le sfaccettature di questa problematica, utile anche per istituzioni e altri enti che volessero ottenere informazioni aggiornate sulle infezioni provocate da microrganismi multiresistenti”.

Tra le iniziative già avviate in questi mesi nella lotta ai batteri multiresistenti vi è anche la piattaforma messa a punto presso il Policlinico di Tor Vergata, un software in cui vengono inseriti tutti i fattori utili per diminuire la resistenza dei germi e per capire quale fattore abbia provocato l’aumento della resistenza. Punto di partenza del lavoro di SIMIT saranno i dati prodotti dalle diverse istituzioni internazionali che già hanno richiamato l’attenzione su questo fenomeno, che rappresenta la possibile causa di una prossima emergenza sanitaria internazionale.

“I dati dell’OMS e dell’OCSE dimostrano che l’Italia è il primo Paese europeo per numero di infezioni e di morti, con circa 15mila decessi l’anno stimabili come causati da microrganismi resistenti agli antibiotici – evidenzia il professor Marco Falcone – Come indicato dai dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2050 l’antibiotico-resistenza sarà la prima causa di morte a livello globale, provocando 10 milioni di decessi”.

“Nel nostro lavoro – prosegue il professor Falcone - verranno utilizzati anche i dati della rete ALARICO (Advancing knowLedge on Antimicrobial Resistant Infections Collaboration Network), da cui si evince che le infezioni da microrganismi multiresistenti carbapenetici, i più difficili da trattare, causano, rispetto ai microrganismi sensibili a questi antibiotici, un eccesso di mortalità che può arrivare fino al 20%”.

“Fino a poco tempo fa, questo fenomeno interessava solo marginalmente il Nord Europa, ma dati recenti dimostrano che i pazienti resistenti ai carbapenemici sono ormai epidemici in varie aree dell’Irlanda, del Regno Unito, dei Paesi scandinavi – conclude Falcone – Il fenomeno della resistenza agli antibiotici, quale minaccia globale già identificata, si sta allargando rapidamente. Serve pertanto una risposta unitaria, di cui l’Italia può diventare capofila, in virtù, suo malgrado, della maggiore esperienza acquisita con l’elevata frequenza di queste infezioni. Il progetto Resistimit può dunque rappresentare uno slancio anche a livello internazionale”.

 

Una squadra di studenti e studentesse dell’Università di Pisa capitanata da Gregorio Pedrini (Magistrale Scienze Ambientali) e formata da Erica Marchetti (Scienze Ambientali) Simon Kanka (Magistrale di Fisica), Francesco Artuso (Magistrale di Fisica) e Fabio Brocchi (Magistrale di Ingegneria) ha vinto, nella propria categoria, la Teaching Factories Competition on Green Manufacturing 2022.

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La sfida consisteva nel trovare soluzioni innovative ed ecologiche a problemi reali. Nel caso specifico la squadra dell’Ateneo pisano si è cimentata nell’abbattimento del rumore emesso da un purificatore dell’aria e nella riduzione della impronta ecologicadel dispositivo.

Grande soddisfazione dunque per il professore Gaetano Licitra promotore, assieme agli studenti, della partecipazione del Corso di Laurea in Scienze Ambientali a questa competizione. La Teaching Factories Competition 2022, che si è svolta a novembre scorso, è organizzata da EIT Manufacturing e co-finanziata dalla Unione Europea.

Sono sette i Dipartimenti universitari di eccellenza dell’Università di Pisa ammessi al finanziamento del MUR per il quinquennio 2023-2027. Un risultato importante, che certifica la qualità della ricerca e nella progettualità scientifica dell’Ateneo pisano in alcuni dei campi che, peraltro, ne hanno scritto la storia: Biologia; Civiltà e Forme del Sapere; Filologia, Letteratura e Linguistica; Fisica; Ingegneria dell'informazione; Matematica e Scienze Veterinarie. Con Civiltà e Forme del Sapere e Ingegneria dell'informazione che ottengono questo riconoscimento per la seconda volta.

“In soli cinque anni siamo passati da due a sette dipartimenti d’eccellenza finanziati dal Ministero. Una crescita significativa, che premia il grande lavoro e le scelte fatte dal 2017 ad oggi – commenta il Rettore, Riccardo Zucchi – Di tutto ciò non posso che ringraziare il mio predecessore, i direttori dei dipartimenti, i docenti e il personale tecnico-amministrativo che hanno permesso di concretizzare un risultato importante per il nostro Ateneo e per la città”.

“Se, peraltro, sommiamo ai nostri sette, quelli ottenuti dalla Scuola Normale Superiore, dalla Scuola Superiore Sant'Anna e dalla Scuola IMT – conclude Zucchi - i dipartimenti finanziati salgono ad undici. Numero che riflette la vitalità del nostro sistema universitario, oltre che la straordinaria concentrazione di eccellenze che può vantare il nostro territorio. È da qui che adesso dobbiamo partire, per incrementare ulteriormente la qualità della nostra ricerca e la nostra capacità di attrarre studenti e giovani ricercatori”.

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La graduatoria dei 180 Dipartimenti assegnatari del finanziamento è stata pubblicata ieri dall’ANVUR, l’Agenzia nazionale di valutazione del Sistema universitario e della ricerca. Complessivamente erano 14 su 20 i Dipartimenti dell’Università di Pisa ammessi alla procedura di selezione sulla base del valore dell’Indicatore Standardizzato di Performance Dipartimentale (ISPD).

In totale sono 271 i milioni di euro stanziati dal Ministero e ogni dipartimento di Eccellenza può aspirare ad essere finanziato con un budget annuale che va dai 1,620 ai 1,080 milioni di euro per cinque anni. Per i dipartimenti delle aree CUN da 1 a 9 sarà assegnato anche un budget di 250 mila euro annui vincolato a infrastrutture di ricerca.

Mercoledì, 28 Dicembre 2022 08:13

Diventare genitori. Sfide e risorse

copertina copyCome nasce il desiderio avere un bambino? Come si trasforma la relazione di coppia con l’arrivo di un figlio? I sentimenti di paura e incertezze sul proprio ruolo genitoriale sono normali o sottendono una qualche forma di patologia? A queste domande offre esaurienti risposte il volume curato da Martina Smorti dal titolo “Diventare genitori: Sfide e risorse” recentemente pubblicato per Edizioni Junior (2022).

Il pregio principale di questo volume è di considerare il diventare genitori da una prospettiva evolutiva mettendo a fuoco i percorsi di vita che portano la coppia a diventare una nuova famiglia, i punti di svolta e situazioni critiche che, se in certi casi possono rappresentare una significativa opportunità di crescita, in altri possono costituire veri e propri fattori di rischio per il benessere individuale, della coppia e della famiglia che va formandosi.

A questo proposito il libro dedica particolare attenzione a quelle situazioni critiche in cui la gravidanza segue un’esperienza di lutto, a periodi più o meno lunghi di infertilità della coppia o ad una patologia oncologica della donna concentrandosi soprattutto sulle risorse personali, relazionali e sociali che possono permettere alla coppia di affrontare queste esperienze difficili nel modo migliore, evolvendo verso una felice genitorialità.

Lungi dal “patologizzare” la crisi evolutiva che è comunque legata al diventare genitori, ma al tempo stesso evitando di minimizzare le possibili condizioni di rischio per il benessere psicologico, il volume aiuta il lettore ad individuare e distinguere i molteplici fattori di protezione e di rischio che fanno sì, a seconda dei casi, che l’adattamento alla genitorialità rappresenti una semplice tappa della crescita personale e di coppia ovvero un’esperienza critica che può evolvere in senso psicopatologico. E’ infatti solo grazie alla conoscenza e ad una formazione specifica in psicologia perinatale che sarà possibile supportare il benessere dei genitori e lo sviluppo di una sana relazione madre-padre-bambino.

Scritto a più mani, il volume di Martina Smorti segue tuttavia un’impostazione sistematica che è frutto della collaborazione di ricerca fra gli autori e dell’attenta opera di coordinamento della curatrice, che non perde mai di vista quel filo rosso che contribuisce a dare continuità e unitarietà al volume nel suo complesso.

Nonostante il linguaggio piano, il libro riflette infatti il grande lavoro clinico e di ricerca dell’autrice, professore associato di Psicologia dello sviluppo presso il Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica, per diversi anni responsabile dell’ambulatorio psicologico di sostegno alla genitorialità presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana, e che da sempre dedica particolare attenzione alla formazione degli operatori, organizzando e dirigendo un corso di perfezionamento post-lauream sulla Psicologia Perinatale presso l’Università di Pisa.

La ricchezza dei diversi contributi e lo spessore scientifico che li caratterizza contribuisce a rendere il libro non solo un valido strumento didattico per gli studenti dei corsi di laurea e di specializzazione di Psicologia, di Medicina, e di Scienze Ostetriche, ma anche un utile strumento di lavoro per tutti coloro che a vario titolo operano nel delicato settore di accompagnamento alla genitorialità.

È attivo sul sito del Centro interuniversitario di documentazione sul pensiero economico italiano (Cipei) presso l’Università di Pisa (Sistema Bibliotecario di Ateneo), il link alla Banca dati degli economisti accademici italiani dell’Ottocento. Per accedervi occorre compilare un semplice formulario di registrazione, in risposta al quale si otterrà in tempi rapidi (1-2- giorni lavorativi) una password per la consultazione.

banca dati economisti

La banca dati – che risulta da un lavoro quarantennale di scavo effettuato dal professor Massimo Augello (Università di Pisa), con la collaborazione di Francesco Celiano, Giovanna De Santi e Daniela Giaconi – contiene dati completi sulla biografia scientifica e sulla bibliografia primaria e secondaria di circa settanta economisti, tra i quali anche figure molto note tra cui Gerolamo Boccardo, Luigi Cossa, Francesco Ferrara, Achille Loria, Angelo Messedaglia, Maffeo Pantaleoni, Antonio Scialoja e Giuseppe Toniolo. Una  maschera di interrogazione consente di ottenere report dettagliati per una gamma molto ampia di criteri e di parole chiave.

La banca dati sarà costantemente aggiornata con nuove informazioni e approfondimenti. È inoltre in fase avanzata di realizzazione un secondo sistema informativo contenente analoghe informazioni sugli economisti italiani del Novecento.

La consultazione è libera in conformità con i principi della scienza aperta e condivisa. Questo strumento può essere estremamente utile per gli studiosi e le studiose di storia delle idee economiche e sociali e in particolare per studenti e studentesse, laureandi e laureande, dottorandi e dottorande che vogliano approfondire lo studio del pensiero economico italiano dell’Ottocento, della sua circolazione transnazionale, nonché del ruolo degli economisti nella società e nelle istituzioni accademiche e politiche dello Stato italiano.

Si sono conclusi i due progetti dell’Università di Pisa finanziati dalla Fondazione CRUI nell’ambito di “Go for IT”, l’iniziativa promossa dal Ministero dell’Università e della Ricerca per promuovere e rafforzare la specializzazione post dottorale. Si tratta del progetto CONTWARE, coordinato dal professor Antonio Brogi del Dipartimento di Informatica e condotto da Stefano Forti (nella foto a destra), dottore di ricerca in Informatica nel 2020, e del progetto ICU4SAT, coordinato dal professor Luca Fanucci del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e condotto da Pietro Nannipieri (nella foto a sinistra), dottore di ricerca in Ingegneria elettronica nel 2020.

FortiLe applicazioni moderne – p.e. smart city, e-health, realtà virtuale – sfruttano l’internet delle cose (Internet of Things, IoT) e sono realizzate da più componenti che vengono installati su nodi diversi della rete per offrire uno o più servizi agli utenti finali.

Il progetto CONTWARE, che si è svolto in collaborazione col professor Ernesto Pimentel dell’Università di Malaga e con Manuel Diaz dell’azienda spagnola SoftCritS, aveva come obiettivo sviluppare e applicare tecniche di Continuous Reasoning (CR) per abilitare la gestione continua QoS-compliant di applicazioni sul continuo Cloud-IoT.

CONTWARE ha implementato e valutato prototipi di Continuous Reasoning tenendo conto dei requisiti di casi d’uso industriali della società SoftCritS. Il progetto ha inoltre prodotto risultati nell’ambito della gestione decentralizzata e osmotica di applicazioni sul continuo Cloud-IoT e nell’ambito della mediazione di obiettivi contrastanti in applicazioni IoT di prossima generazione. I risultati ottenuti, tra cui alcuni prototipi open-source, sono stati descritti in cinque articoli su riviste internazionali e quattro articoli in conferenze nazionali e internazionali.

NannipieriIl progetto ICU4SAT (Instrument Control Unit for Satellite), realizzato in collaborazione con la Brandenburg University of Technology, permette l’esecuzione di algoritmi di intelligenza artificiale e reti neurali a basso consumo energetico a bordo di satelliti, sfruttando la tecnologia FPGA resistente alle radiazioni. Grazie alla riconfigurabilità dinamica delle piattaforme FPGA utilizzate, apre nuove possibilità in termini di risparmio energetico e flessibilità, adattandosi in modo efficiente a un carico di lavoro variabile durante la missione senza la necessità di lanciare nuovi satelliti.

Il progetto ICU4SAT ha raggiunto diversi importanti risultati: dal punto di vista tecnico, è stato sviluppato un primo prototipo completo in grado di agire da unità di controllo per strumenti a bordo di satellite, con capacità sia di controllo che di elaborazione dati, anche con avanzati algoritmi di intelligenza artificiale. Le collaborazioni nate con il progetto hanno poi generato idee progettuali che sono e saranno sottoposte a bandi all’interno del programma Horizon Europe.

Il progetto ICU4SAT non solo è riuscito a ottenere obbiettivi tecnici rilevanti, ma ha anche allargato notevolmente la rete di collaborazioni internazionali dell’assegnista e del suo gruppo di ricerca, aprendo diverse nuove opportunità per il prosieguo del percorso scientifico intrapreso.

Per valorizzare l’esperienza condotta e i protagonisti delle attività di ricerca è stata ideata la piattaforma http://progetto-goforit.it in cui sono raccolti i progetti di ricerca coinvolti, i protagonisti, le istituzioni italiane ed estere, secondo una duplice modalità di “navigazione”.

logo heal italia copia copyL’Università di Pisa è uno degli 11 atenei coinvolti nel progetto HEAL ITALIA – “Health Extended ALliance for Innovative Therapies, Advanced Lab-research, and Integrated Approaches of Precision Medicine, la prima filiera nazionale dedicata alla ricerca e all’innovazione nel campo della Medicina di Precisione.

Il progetto, che ha preso avvio nei giorni scorsi, è uno dei 14 parternariati estesi finanziati nell’ambito delle iniziative del PNRR per rafforzare la ricerca a livello nazionale e promuoverne la partecipazione alle catene di valore strategiche europee e globali.

A HEAL ITALIA, che ha una dotazione di 114,7 milioni di euro in tre anni e, come soggetto proponente, l’Università degli Studi di Palermo, partecipano anche l’Istituto Superiore di Sanità, 5 Istituti di Ricerca e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), 6 aziende e una fondazione di ricerca.

L’obiettivo comune è quello di creare una rete nazionale di scienziati, tecnologi e giovani ricercatori che, con approccio olistico e multidisciplinare, condividano e sviluppino conoscenze, ricerche e tecnologie innovative al fine di portare il Sistema Sanitario Nazionale nell'era contemporanea della Medicina di Precisione nella lotta al cancro e alle malattie cardiovascolari, metaboliche e rare.

L’Università di Pisa è impegnata nel coordinamento delle attività di una unità di ricerca (Spoke) dedicata alle applicazioni cliniche della Medicina di Precisione e nella partecipazione ad altre unità di ricerca del progetto, con il coinvolgimento diretto di 25 ricercatori sui 350 complessivamente afferenti al progetto.

“Essere parte di questa iniziativa di ricerca è un’opportunità di notevole valore per il nostro Ateneo, non solo per la rilevanza della tematica affrontata ed il possibile e tangibile impatto di questa ricerca sul trattamento di tanti pazienti, ma anche per la possibilità di offrire un’occasione di crescita a tanti giovani ricercatori che lavoreranno alle varie attività previste e che matureranno competenze ed esperienza al fianco di ricercatori di prestigiose istituzioni nazionali”- commenta il Prof. Riccardo Zucchi, Rettore dell’Università di Pisa, che continua: “Le conoscenze che scaturiranno da questo progetto potranno avere conseguenze positive applicabili a tanti ambiti della scienza, con un sicuro beneficio anche per il nostro Sistema Sanitario e per la nostra società in generale.”

Il Direttore dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana (AOUP), Dottoressa Silvia Briani, aggiunge: “La nostra Azienda vive con estremo interesse e attenzione questa fase di nuovi sviluppi nell’ambito della medicina di precisione, che vede Pisa in posizione di avanguardia. Le molteplici e crescenti conoscenze in ambito molecolare, tecnologico e clinico hanno generato una enorme quantità di informazioni che devono essere gestite, integrate e interpretate in un’ottica di sempre maggiore interdisciplinarietà e capacità analitiche, per offrire scelte giuste nei momenti giusti. Il completamento del Nuovo Ospedale Santa Chiara, che sarà ancor più forte in competenze e tecnologie, la sinergia con l’Università e le opportunità offerte dal PNRR rappresentano i pilastri su cui ulteriormente far crescere le nostre offerte in termini di ancor più mirate opzioni personalizzate di prevenzione e trattamento per i nostri pazienti”.

Complessivamente, è previsto il reclutamento di più di 100 nuovi ricercatori e di più di 100 dottorandi per rispondere alle domande oggetto delle attività previste dalle 8 unità operative del progetto. Spiega Piero Marchetti, Professore Ordinario di Endocrinologia dell’Università di Pisa e Direttore dell’UO di Malattie Metaboliche e Diabetologia dell’AOUP, che svolge il ruolo di coordinatore del Comitato Scientifico del progetto: “Le attività delle unità operative seguono il percorso logico della ricerca traslazionale, attraverso alcune tematiche principali che vanno dalla Holistic Nosology (per identificare, classificare e perfezionare i fenotipi delle malattie multifattoriali), alla Intelligent Health (per la gestione dei dati e lo sviluppo di metodi avanzati, algoritmi e approcci di apprendimento automatico basati su intelligenza artificiale e machine learning), dai Prediction Models (per lo sviluppo di metodi al supporto di diagnosi precoci e prognosi personalizzate), alla 4D-Precision Diagnostics (per una diagnosi precisa nello spazio e nel tempo, basata su approcci quadridimensionali che integrano biomarcatori clinici e di imaging), dai Next-Gen Therapeutics (per la progettazione e validazione di strategie terapeutiche innovative e personalizzate) alla Healthy Toolbox (per lo sviluppo di dispositivi innovativi per la diagnosi e terapie di precisione), alle Prevention Strategies (per lo sviluppo di strategie di prevenzione e di medicina di genere basate su approcci integrati e su dati biometrici ambientali, di stile di vita e clinici), per giungere infine alla Clinical Exploitation per la convalida clinica e l’implementazione di approcci innovativi di medicina di precisione predittiva, preventiva, diagnostica e terapeutica, basati su fenotipi molecolari e clinici consolidati o emergenti e su protocolli decisionali guidati dall'intelligenza artificiale”.

“Credo che il ruolo dell’Università di Pisa di coordinatore di una delle 8 unità di ricerca previste dal progetto sia un onore e un attestato di fiducia da parte di tutti gli attori coinvolti in questo grande progetto – commenta Chiara Cremolini, Professoressa Associata di Oncologia Medica dell’ateneo pisano e Responsabile Scientifica dell’unità di ricerca dedicata alle applicazioni cliniche– ma anche un notevole impegno e una sfida non solo scientifica ma anche organizzativa. Il lavoro di condivisione progettuale sotto l’aspetto logistico e dei contenuti, coordinato dal Prof. Andrea Pace e dal Prof. Giorgio Stassi dell’Università degli Studi di Palermo, è stato ingente, e le intersezioni pianificate tra le varie competenze coinvolte rappresentano certamente un valore aggiunto della proposta. Il nostro compito sarà quello di dimostrare l’utilità della medicina di precisione alla pratica clinica in vari casi di studio, che vanno da patologie oncologiche a malattie cardiovascolari e metaboliche fino ad alcune malattie rare, e di indagare l’applicabilità su larga scala delle nuove tecnologie nell’ottica della loro diffusione sostenibile ed equa a tutti i livelli del nostro Sistema Sanitario”.

In occasione dell’incontro di kick-off del progetto tenutosi nei giorni scorsi a Palermo, il Prof. Andrea Pace, Presidente della Fondazione HEAL ITALIA, ha puntualmente sottolineato che “le risorse messe a disposizione dall’Unione europea rappresentano un investimento piuttosto che un finanziamento; una sottile differenza semantica che deve responsabilizzare tutti gli attori in campo. Dobbiamo sempre ricordare che la maggior parte delle risorse a valere sull’intero Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha natura di “prestito” e il sistema Paese potrà garantirne la restituzione solo se ciascuna singola azione beneficiaria degli aiuti sarà incentrata sulla qualità e sulla sostenibilità di lungo termine.”

Il progetto HEAL ITALIA affonda il proprio razionale proprio in questa logica e promette di sviluppare conoscenza ed innovazione attraverso molteplici viaggi di andata e ritorno tra il laboratorio e il letto del malato, al fine di potenziare al massimo il dialogo tra le competenze e di sfruttarlo al meglio nella pratica clinica quotidiana.

christmas motif g5c5fae22f 1920 copyAuguri di Natale in musica per Circle U., l’alleanza universitaria europea di cui fa parte l’Università di Pisa insieme ad altri otto prestigiosi atenei.

Con la newsletter mensile di dicembre è stata lanciata la playlist “A Circle U. Christmas disponibile su Youtube: 19 canzoni nelle 7 lingue europee parlate nell’alleanza, selezionate con cura dalle diverse Università tra i classici natalizi del proprio paese.

Si va dal singolo “Wonderful Christmastime” lanciato nel 1979 dal cantautore rock britannico Paul McCartney al canto tradizionale tedesco “O Tannenbaum”, dal brano danese "Til julebal i Nisseland" tratto dalla colonna sonora del film “Far til vier i byen” (1956) al successo degli anni ’60 del cantante italo-belga Salvatore Adamo “Tombe la neige”, dalla versione francese della canzone per bambini “Petit Papa Noël” a una compilation di brani balcanici registrati dall’artista serba Divna Ljubojević, da “O Helga Natt”, traduzione svedese del classico “Oh Holy Night” del quartetto d’archi tutto al femminile Oslo Strings a Andachtsjodler, canto jodel che ha la sua origine nelle messe di Natale in Austria.

Per l’Italia la scelta è ricaduta su due brani. Il primo è il classico natalizio “Astro del ciel” nella versione del tenore Andrea Bocelli, tra i cantanti italiani più noti all’estero e anche tra i più celebri alumni dell’Università di Pisa: nato a Lajatico in provincia di Pisa, Bocelli si è infatti laureato in Giurisprudenza nel nostro Ateneo nel 1986.

“Astro del ciel” è la traduzione italiana del brano austriaco “Stille Nacht”, nato nel giorno della vigilia del 1818, il viceparroco della chiesa di Oberndorf bei Salzburg Joseph Mohr diede una poesia di sei strofe all’organista della parrocchia Franz Gruber, chiedendogli di comporre una melodia per accompagnarla. Duecento anni dopo, con 30 milioni di copie vendute in oltre 300 paesi in diverse lingue, il brano è diventato la canzone natalizia per eccellenza.

La seconda canzone italiana è frutto di una scelta più pop: “A Natale puoi”, jingle creato per la televisione ma diventato presto un classico tra i più amati e famosi delle feste in Italia.

Lanciata nel 2005 e ispirata, secondo le parole dell’autore Francesco Vitaloni, dall’ascolto di classici rock e dalla compagnia dei suoi figli, doveva essere un jingle di 30 secondi, ma il successo ha portato in breve alla creazione di un brano vero e proprio registrato dalla piccola Alice, figlia di Vitaloni.

L’Università di Pisa ha aderito a Circle U. da un anno, iniziando da subito una proficua collaborazione con gli altri membri dell’alleanza: Università di Aarhus (Danimarca), Università Humboldt di Berlino (Germania), King’s College di Londra (Regno Unito), Università di Parigi (Francia), Università di Belgrado (Serbia), Università Cattolica di Lovanio (Belgio), Università di Oslo (Norvegia) e Università di Vienna (Austria). Dal suo lancio nel novembre 2020, i partner di Circle U. stanno cooperando per creare entro il 2025 un'università europea inclusiva, interdisciplinare e fortemente orientata alla ricerca. Per scoprire tutte le iniziative dell’alleanza consulta la pagina dedicata sul sito d’Ateneo.

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