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orosius-577043.jpgIl volume “Orosius. Seven books of histories against the Pagans” pubblicato dalla Pisa University Press, la casa editrice dell’Università di Pisa che è parte integrante del Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura (CIDIC), e curato da Marco Di Branco, docente dell’Università Sapienza di Roma, ha vinto lo Sheikh Zayed Book Award, uno più prestigiosi premi al mondo dedicato alla letteratura e cultura araba per la categoria traduzione da o verso l'arabo.

Il premio, che riconosce il ruolo importante dei traduttori nell'arricchire la cultura e nel promuovere il dialogo tra i popoli quest'anno ha ricevuto un record di 3.151 candidature. La cerimonia di premiazione avrà luogo durante l’Abu Dhabi International Book Fair a maggio.

Kitāb Hurūšiyūš, ora tradotto per la prima volta in una lingua occidentale, è in orginale una traduzione e rielaborazione in arabo della celebre Historiae adversus paganos dello storico latino Paolo Orosio, ed è il frutto della collaborazione tra autori cristiani e musulmani alla corte del califfo andaluso al-Ḥakam II al-Mustanṣir. Il libro rappresentò un nuovo accesso al mondo greco-romano per la cultura islamica medievale e la sua influenza sulla conoscenza storica islamica fu molto significativa.

La Collana Greco Arabo Latino della Pisa University Press di cui fa parte, si aggiudica così un secondo importante riconoscimento internazionale, dopo aver ricevuto prestigioso premio “Custodian of the Two Holy Mosques King Abdullah bin Abdulaziz International Award for Translation” per la traduzione in italiano di Cecilia Martini Bonadeo del testo del filosofo medievale Al-Fārābī, L'armonia delle opinioni dei due saggi Platone il divino e Aristotele (Pisa University Press 2008).

La premiazione avrà luogo durante l’Abu Dhabi International Book Fair a maggio

Il volume “Orosius. Seven books of histories against the Pagans” pubblicato dalla Pisa University Press, la casa editrice dell’Università di Pisa, e curato da Marco Di Branco, docente dell’Università Sapienza di Roma, ha vinto lo Sheikh Zayed Book Award, uno più prestigiosi premi al mondo dedicato alla letteratura e cultura araba per la categoria traduzione da o verso l'arabo.

Il premio, che riconosce il ruolo importante dei traduttori nell'arricchire la cultura e nel promuovere il dialogo tra i popoli quest'anno ha ricevuto un record di 3.151 candidature. La cerimonia di premiazione avrà luogo durante l’Abu Dhabi International Book Fair a maggio.

Kitāb Hurūšiyūš, il volume vincitore, è una traduzione e rielaborazione in arabo della celebre Historiae adversus paganos dello storico latino Paolo Orosio, ed è il frutto della collaborazione tra autori cristiani e musulmani alla corte del califfo andaluso al-Ḥakam II al-Mustanṣir. Il libro rappresentò un nuovo accesso al mondo greco-romano per la cultura islamica medievale e la sua influenza sulla conoscenza storica islamica fu molto significativa.

La Collana Greco Arabo Latino della Pisa University Press di cui fa parte, si aggiudica così un secondo importante riconoscimento internazionale, dopo aver ricevuto prestigioso premio “Custodian of the Two Holy Mosques King Abdullah bin Abdulaziz International Award for Translation” per la traduzione in italiano di Cecilia Martini Bonadeo del testo del filosofo medievale Al-Fārābī, L'armonia delle opinioni dei due saggi Platone il divino e Aristotele (Pisa University Press 2008).

Sono indette le elezioni del Rettore dell’Università degli Studi di Verona per il sessennio 2025/2031.

Informazioni al link: https://www.univr.it/it/elezioni-rettore 

Lunedì, 07 Aprile 2025 11:53

Start Pitch 2025 - business competition

Sono aperte le candidature per Start Pitch 2025, la business competition promossa dall'Università di Pisa, che premierà la migliore start-up o progetto imprenditoriale con un alto potenziale di sviluppo e impatto sociale e ambientale.

La competizione è aperta a progetti di qualsiasi settore e le candidature potranno essere inviate entro il 28 aprile 2025.

Una giuria di professionisti selezionerà 12 finalisti che parteciperanno a Start Pitch il 27 e 28 maggio a Pisa nell'ambito della terza edizione di Converging Skills.

I finalisti avranno l'opportunità di presentare il progetto imprenditoriale davanti a investitori nazionali e internazionali, aziende leader e multinazionali. Inoltre, potranno accedere a un networking esclusivo per stimolare opportunità di fundraising, business matching e partnership strategiche.

Il vincitore di Start Pitch 2025 avrà accesso ad un programma di accompagnamento imprenditoriale personalizzato del valore di 20.000 euro, che includerà formazione, mentoring e networking a livello nazionale e internazionale.

Per informazioni e candidature: https://convergingskills.unipi.it/startpitch/

Per contatti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Grande debutto per Ecoesione, il gioco strategico che affronta i temi della sostenibilità ideato da un gruppo di ricercatori dell'Università di Pisa in collaborazione con i game designer dell’associazione Golem’s Lab. Il gioco è stato presentato a PLAY 2025, il più importante evento italiano dedicato al mondo del gioco da tavolo che si è svolto a Bologna dal 4 al 6 aprile, grazie al supporto del Game Science Research Center della Scuola IMT Alti Studi Lucca.

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Ecoesione, un gioco nato dalla collaborazione tra economisti dell’Università di Pisa (Dipartimento di Economia e Management) e i game designer dell’associazione Golem’s Lab di Bologna, è pensato per riflettere sull’uso responsabile delle risorse naturali. La sfida è raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, evitando il consumo eccessivo di risorse fossili.

 “Ecoesione non è solo un gioco da tavolo, ma uno strumento educativo per comprendere meglio l’urgenza di una transizione ecologica. Vogliamo stimolare una riflessione sulle sfide ambientali in modo coinvolgente e accessibile, attraverso il linguaggio ludico.”, ha detto Simone D’Alessandro, professore ordinario presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa e tra gli ideatori del gioco.

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A new international study has shown that sea level along Africa’s Atlantic coast has risen by over 100 meters since the peak of the last ice age, around 30,000 years ago. Led by Professor Matteo Vacchi of the University of Pisa and published in the journal Nature Communications, the research offers the most comprehensive reconstruction to date of how sea level has changed in this region over millennia.

Studying how sea level evolved in the past helps us better understand what’s happening now and what might happen in the future,” says Vacchi. “This is especially important for Africa’s coastal areas, which are home to millions of people and key natural environments that are increasingly threatened by rising seas.”

The study identifies three main periods of change. During the coldest part of the last ice age—known as the Last Glacial Maximum—sea level was around 100 meters lower than it is today. As the Earth warmed and the ice sheets melted, the ocean rose rapidly. This period of deglaciation caused sea level to rise at rates of up to 25 millimeters per yearmuch faster than today’s average.

Between about 7,500 and 1,700 years ago, sea level reached a high point, in some places even higher than it is now. It then stabilized for centuries before starting to rise again over the last 100 years due to human-caused climate change.

The findings are not just of academic interest—they have real-world importance. Coastal regions in West Africa, for example, generate over half of the region’s GDP and support a large portion of its population. But they are also among the most vulnerable to sea-level rise.

Although Africa contributes very little to global greenhouse gas emissions,” explains Vacchi, “it will be one of the regions most affected by climate change. Our work helps show how sea level has changed in the past so we can better prepare for what lies ahead.”

The research involved scientists from several institutions, including the Earth Observatory of Singapore, Aix Marseille University in France, the University of Bologna, and Italy’s National Institute of Geophysics and Volcanology.

(Translation supported by ChatGPT-4o)

matteo_vacchi copia.jpgIl livello attuale del mare lungo la costa atlantica dell’Africa è più alto di oltre 100 metri rispetto a 30.000 anni fa. Il dato emerge da uno studio coordinato dal professor Matteo Vacchi (foto) del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Nature Communications. La ricerca ha mostrato come il livello dell’Atlantico sia stato fortemente influenzato dai cambiamenti climatici e dalla fusione delle calotte glaciali.  

“Studiando le fluttuazioni avvenute negli ultimi 30.000 anni – spiega Vacchi - potremmo affinare i modelli climatici e migliorare le previsioni sulle reazioni del sistema Terra rispetto ai cambiamenti attuali. Molte regioni costiere africane, comprese città densamente popolate e ambienti naturali sensibili, sono direttamente minacciate dall'innalzamento del livello del mare. Studi come questo aiutano a comprendere la vulnerabilità di queste aree e a sviluppare strategie di adattamento e mitigazione. Infatti, la fascia costiera rappresenta circa il 56% del prodotto interno lordo (PIL) dei paesi dell’Africa occidentale, rendendola una risorsa economica e sociale chiave altamente vulnerabile ai cambiamenti del livello del mare causati dal clima”.

La ricerca ha evidenziato tre fasi evolutive principali. Nell’epoca del massimo glaciale (circa 30.000 - 19.000 anni fa) il livello del mare era molto più basso rispetto ad oggi, circa 99-104 metri in meno, principalmente per la grande quantità di acqua intrappolata nelle calotte glaciali. Nella successiva fase di deglaciazione (19.000 - 7.500 anni fa), con il riscaldamento globale e la fusione delle calotte, il mare ha iniziato a risalire sempre più rapidamente sino a raggiungere il livello attuale. Il trend è continuato nel corso dell’Olocene (7.500 anni fa - oggi): il mare ha continuato a salire, ma con un ritmo più moderato, fino a raggiungere un massimo tra 5.000 e 1.700 anni fa con valori anche hanno superato il livello attuale. Dopo questa fase, c’è stata una sostanziale stabilizzazione, fino al nuovo recente innalzamento dovuto al riscaldamento globale che ha riguardato gli ultimi 100 anni.

“Il nostro studio fornisce una ricostruzione dettagliata e senza precedenti delle variazioni del livello del mare lungo la costa atlantica dell'Africa dal massimo glaciale fino all'epoca moderna – dice Matteo Vacchi - si tratta di dati fondamentali per comprendere i trend attuali e prevedere le future variazioni del livello del mare con implicazioni molteplici che toccano diversi ambiti scientifici e applicativi. Nonostante l’intero continente Africano contribuisca solo per il 4% alle emissioni globali di gas serra, il cambiamento climatico avrà effetti molto significativi in Africa occidentale, dove il 31% della popolazione e le principali infrastrutture sono concentrate nella zona costiera”.

Insieme all’Università di Pisa hanno collaborato alla studio l’Earth Observatory di Singapore, Aix Marseille University (France), L’Università di Bologna e l’INGV.

L’Università di Pisa ha coordinato lo studio pubblicato su Nature Communications

Il livello attuale del mare lungo la costa atlantica dell’Africa è più alto di oltre 100 metri rispetto a 30.000 anni fa. Il dato emerge da uno studio coordinato dal professor Matteo Vacchi del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Nature Communications. La ricerca ha mostrato come il livello dell’Atlantico sia stato fortemente influenzato dai cambiamenti climatici e dalla fusione delle calotte glaciali.  

“Studiando le fluttuazioni avvenute negli ultimi 30.000 anni – spiega Vacchi - potremmo affinare i modelli climatici e migliorare le previsioni sulle reazioni del sistema Terra rispetto ai cambiamenti attuali. Molte regioni costiere africane, comprese città densamente popolate e ambienti naturali sensibili, sono direttamente minacciate dall'innalzamento del livello del mare. Studi come questo aiutano a comprendere la vulnerabilità di queste aree e a sviluppare strategie di adattamento e mitigazione. Infatti, la fascia costiera rappresenta circa il 56% del prodotto interno lordo (PIL) dei paesi dell’Africa occidentale, rendendola una risorsa economica e sociale chiave altamente vulnerabile ai cambiamenti del livello del mare causati dal clima”.

La ricerca ha evidenziato tre fasi evolutive principali. Nell’epoca del massimo glaciale (circa 30.000 - 19.000 anni fa) il livello del mare era molto più basso rispetto ad oggi, circa 99-104 metri in meno, principalmente per la grande quantità di acqua intrappolata nelle calotte glaciali. Nella successiva fase di deglaciazione (19.000 - 7.500 anni fa), con il riscaldamento globale e la fusione delle calotte, il mare ha iniziato a risalire sempre più rapidamente sino a raggiungere il livello attuale. Il trend è continuato nel corso dell’Olocene (7.500 anni fa - oggi): il mare ha continuato a salire, ma con un ritmo più moderato, fino a raggiungere un massimo tra 5.000 e 1.700 anni fa con valori anche hanno superato il livello attuale. Dopo questa fase, c’è stata una sostanziale stabilizzazione, fino al nuovo recente innalzamento dovuto al riscaldamento globale che ha riguardato gli ultimi 100 anni.

“Il nostro studio fornisce una ricostruzione dettagliata e senza precedenti delle variazioni del livello del mare lungo la costa atlantica dell'Africa dal massimo glaciale fino all'epoca moderna – dice Matteo Vacchi - si tratta di dati fondamentali per comprendere i trend attuali e prevedere le future variazioni del livello del mare con implicazioni molteplici che toccano diversi ambiti scientifici e applicativi. Nonostante l’intero continente Africano contribuisca solo per il 4% alle emissioni globali di gas serra, il cambiamento climatico avrà effetti molto significativi in Africa occidentale, dove il 31% della popolazione e le principali infrastrutture sono concentrate nella zona costiera”.

Insieme all’Università di Pisa hanno collaborato alla studio l’Earth Observatory di Singapore, Aix Marseille University (France), L’Università di Bologna e l’INGV.

Street art has become a powerful form of contemporary cultural expression, shaping public spaces and social dialogue in cities worldwide. Yet, these works often face a precarious existence, threatened by environmental factors, vandalism, and neglect. To address this, the University of Pisa has coordinated SuPerStAr – Sustainable Preservation Strategies for Street Art, a national research project aimed at developing innovative, science-based, and environmentally sustainable conservation strategies.

Funded by the Italian Ministry of University and Research under the PRIN2020 program, SuPerStAr brings together a wide network of institutions: five universities (Pisa, Turin, Bologna, Milan, Venice), three institutes of the National Research Council (CNR), and the Centro Conservazione e Restauro "La Venaria Reale", with the collaboration of local authorities, heritage professionals, and artists.

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"The conservation of street art has long lacked clear frameworks and methodologies," says Prof. Francesca Modugno, project coordinator from the University of Pisa. "SuPerStAr represents a breakthrough by providing practical guidelines grounded in multidisciplinary scientific research."

Over three years, the SuPerStAr team has conducted in situ diagnostics, laboratory analyses, and field testing on several iconic case studies across Italy. These include:Keith Haring’s “Tuttomondo” (1989), on the wall of the Convent of Sant’Antonio in Pisa – one of his few permanent public artworks; “Necesse” by SMOE (2021), a large-scale mural in Milan created after the COVID-19 pandemic, where protective coatings were tested under real environmental conditions; a mural by Alessandro Caligaris and Mauro 149 (2013) at the MAU - Urban Art Museum in Turin, where spectroscopic techniques were used to assess surface degradation.

The project integrates advanced diagnostic tools – such as high-resolution photography, multispectral imaging, satellite data, and non-invasive spectroscopic methods – to monitor the condition of murals and identify early signs of decay, such as color fading or biological growth.

SuPerStAr has also developed environmentally responsible cleaning protocols, including the use of green solvents and selective laser cleaning to remove graffiti without harming the original artwork. Protective treatments were tested for their ability to shield surfaces from moisture and pollutants while preserving the appearance and breathability of the materials.

"One of our key goals is to ensure long-term preservation without compromising the identity or message of the artwork," explains Prof. Ilaria Degano, part of the Pisa research team. "This requires not just science, but also community engagement and collaboration with local stakeholders."

Based on the results of laboratory tests and real-world applications, the project has produced evidence-based guidelines for the documentation, cleaning, protection, and monitoring of urban artworks. These guidelines are tailored to the specific materials used in street art – such as acrylics, alkyds, and spray paints – and consider the unique challenges posed by outdoor public environments.

SuPerStAr also emphasizes the importance of knowledge transfer and policy development, encouraging dialogue between researchers, conservators, artists, and city administrations.

“Street art is living heritage,” says Prof. Modugno. “Our mission is to protect it not only as an artwork, but as a form of cultural expression embedded in the urban fabric.”

The research groups led by Professors Modugno and Degano have long been active in applying chemical sciences to cultural heritage conservation. The SuPerStAr project involved the Departments of Chemistry at the Universities of Turin, Bologna, Bari, and Venice, the Politecnico di Milano, three institutes of the CNR – SCITEC, ICCOM, and ISPC – and the Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, in collaboration with the Istituto Centrale del Restauro, public institutions, restorers, and private companies.

(Translated with the assistance of ChatGPT-4o)

 

IMG-20250403-WA0003.jpgCi ha lasciati nella mattina del 2 aprile il professor Mario Zana, già Ordinario di Diritto privato del nostro Ateneo.

Nato a Stazzema nel 1944, si formava nell’eccellenza della Scuola Pisana del Diritto Civile, nel solco tracciato dal Professor Ugo Natoli e dal Professor Francesco Donato Busnelli.

Docente di grande spessore umano, si impegnò sul fronte della scienza giuridica in settori nei quali il valore della persona compenetra il freddo dato economico e tecnico; frutto della Sua riflessione sono alcuni rilevanti studi in tema di diritti individuali non patrimoniali, ed in particolare – fin dagli anni Settanta del Novecento – sul diritto alla salute, sui problemi giuridici legati agli emergenti temi, per quegli anni di riforma, dell’assistenza sanitaria e del diritto delle assicurazioni.

Animò sin dalle origini il dialogo tra giuristi nel panorama nazionale e non solo, nei ruoli svolti anche nell’associazionismo accademico. Generazioni di Suoi Allievi Lo ricorderanno sempre per la limpidezza del porgere, nelle sue esemplari lezioni, e per la signorilità del tratto ed il grande equilibrio, che sempre contraddistinse il Suo modo di rapportarsi con i Colleghi e con i Discenti.

Le Colleghe e i Colleghi del Dipartimento di Giurisprudenza

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