Un biomateriale in grado di favorire la rigenerazione dell’osso nell’anziano
È possibile rigenerare l'osso dell'anziano senza accelerarne i processi di calcificazione? Ricercatori dell'Università di Pisa, con la collaborazione dei colleghi dell'Università Politecnica delle Marche, hanno studiato e creato un biomateriale composto solo da proteine che, nonostante l'assenza di calcio, sarebbe in grado di stimolare la rigenerazione dell'osso. La ricerca, pubblicata su Nature Scientific Reports, è stata svolta nell'ambito del progetto "Ingegnerizzazione di modelli d'organo di interesse fisiologico e patologico per l'indagine di disturbi legati all'invecchiamento" (MIND), che ha lo scopo di ricreare in vitro le condizioni di invecchiamento dell'anziano per capire quali sono fattori che ne rallentano o ne accelerano il progredire.
"Certi materiali aiutano a differenziare cellule staminali in tessuto osseo, ma non è chiaro se questo sia dovuto a fattori chimici specifici del materiale o alla rigidezza del materiale stesso – spiegano Arti Ahluwalia, docente di Bioingegneria dell'Università di Pisa e co-coordinatrice del progetto, e Giorgio Mattei, ricercatore del Centro Piaggio e primo autore dell'articolo (nella foto in basso a sinistra) – La matrice extracellulare dell'osso è un materiale composito naturale, formato principalmente da collagene e componenti minerali, per lo più idrossiapatite (fosfato di calcio).
Tale matrice costituisce il micro-ambiente naturale delle cellule e fornisce loro vari stimoli, tra cui segnali meccanici o chimici che ne regolano il comportamento e la funzione. Capire quali siano i principali stimoli promotori dell'osteogenesi è cruciale per progettare biomateriali ottimali per applicazioni di ingegneria tissutale e medicina rigenerativa".
Nel corso dello studio sono stati sviluppati materiali a varia rigidezza, ma con la stessa composizione, tali da riprodurre le proprietà meccaniche di materiali compositi a vario contenuto minerale. Con questi materiali è stato possibile isolare le proprietà meccaniche da tutti gli altri stimoli fisico-chimici dovuti al differente contenuto minerale e studiarne selettivamente il loro contributo nel differenziamento osteogenico di cellule staminali.
"I risultati ottenuti – aggiungono Ahluwalia e Mattei – mostrano che la rigidezza è il fattore scatenante per il differenziamento di cellule staminali in tessuto osseo, mentre la presenza di idrossiapatite contribuisce ad accelerare tale processo, in particolare ad alte concentrazioni. Per i soggetti anziani, che tendono ad avere ossa troppo calcificate e quindi fragili, materiali poveri in contenuto minerale, ma con la giusta rigidezza, possono comunque favorire la rigenerazione ossea, senza però accelerare tale processo degenerativo".
Ne hanno parlato:
Ansa
ilMessaggero.it
InToscana.it
TirrenoPisa.it
StampToscana
Greenreport.it
Insalutenews.it
Una app per monitorare la salute dei piloti del MotoGP
BioCare Provider, azienda spin off dell'Università di Pisa e della Scuola Superiore Sant'Anna, in occasione del Gran Premio del Mugello ha annunciato una prestigiosa partnership con Clinica Mobile e Aruba. La start up pisana ha sviluppato 'Faster Than Your Bike', una app per monitorare la salute dei piloti del MotoGP: "Il nostro obiettivo comune è rendere facile e veloce prendersi cura dei centauri di MotoGP, nonché dello staff che li assiste in tutto il mondo – ha spiegato Francesca Sernissi, CEO & Co-founder di BioCare Provider - "Clinica Mobile, con il supporto della nostra piattaforma, potrà garantire ai piloti un servizio di assistenza e monitoraggio ancora più efficace e continuativo. Essa infatti facilita e ottimizza il flusso di lavoro quotidiano, mettendo in rete la community di medici e fisioterapisti, e permettendo una condivisione semplice ed efficace di informazioni mediche e di carattere organizzativo".
‘Faster Than Your Bike’ è la versione della piattaforma drDrin®, progettata e sviluppata dal team di BioCare Provider, che il Dott. Michele Zasa e i suoi collaboratori testeranno e utilizzeranno nella pratica clinica a supporto delle attività quotidiane della Clinica Mobile.
La piattaforma sarà ospitata sul Private Cloud (www.cloud.it) fornito da Aruba. La soluzione garantisce risorse esclusivamente dedicate alla piattaforma in questione e tutta la potenza e la flessibilità del cloud computing di Aruba che ha messo a disposizione un servizio di livello enterprise che può essere attivato, a scelta del cliente, in uno dei data center italiani o europei del suo network.
La soluzione sviluppata per Clinica Mobile rappresenta le fondamenta per l'implementazione successiva di servizi di monitoraggio e di sistemi di supporto alle decisioni.
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Video intervista rilasciata da Michele Zasa a Pharmastar (https://www.youtube.com/watch?v=vK0fLOnRjHM).
Nella foto in alto a destra: Raffaello Brondi (BioCare), Daniele Sartiano (BioCare), Matteo Andreozzi (responsabile IT di Clinica Mobile, anche lui ex allievo dell'Università di Pisa), Francesca Sernissi (BioCare), Michele Zasa (Clinica Mobile) e Antonio Mancina (BioCare).
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La Clinica Mobile è una realtà consolidata, ben nota fra i motociclisti di tutto il mondo e riconosciuta dalla Federazione Internazionale Motociclistica. La Clinica Mobile opera sia nel campionato del mondo MotoGP che in quello Superbike, i due più importanti campionati di motociclismo su pista al Mondo. Dopo anni di incredibili imprese, nel 2014 il dr. Costa ha ceduto il testimone al dr. Michele Zasa (Medico specialista in Anestesia e Rianimazione) ed al dr. Guido Dalla Rosa Prati (Amministratore Delegato del Poliambulatorio Dalla Rosa Prati – Centro Diagnostico Europeo).
BioCare Provider è una start up nata nel 2013 da professionisti dei settori ICT e farmaceutico provenienti da due delle più importanti università Italiane, l'Università di Pisa e la Scuola Superiore Sant'Anna (Pisa). La società fonda la propria forza su un team di persone unite dalla passione per le tecnologie mobili e digitali applicate alla medicina, alla salute e al benessere. Negli ultimi due anni BioCare Provider si è impegnata a comprendere e rispondere ai bisogni ancora insoddisfatti dei pazienti, con il supporto di medici qualificati ed associazioni di pazienti, per offrire soluzioni personalizzate di e-health basate sulle ultime tecnologie e conformi agli standard di sicurezza per la gestione dei dati clinici.
Aruba S.p.A., fondata nel 1994, è la prima società in Italia per i servizi di data center, web hosting, e-mail, PEC e registrazione domini. La società gestisce oltre 2 milioni di domini, 6 milioni di caselle e-mail, 3,8 milioni di caselle PEC, 20.000 server ed un totale di oltre 2 milioni di clienti. La società è attiva sui principali mercati europei quali Francia, Inghilterra e Germania e vanta la leadership in Repubblica Ceca e Slovacca ed una presenza consolidata in Polonia ed Ungheria. In aggiunta ai servizi di web hosting, Aruba fornisce anche servizi di server dedicati, housing e colocation, servizi managed, firma digitale, conservazione sostitutiva e produzione di smart-card. Dal 2011 ha ampliato la sua offerta con servizi Cloud e nel 2014 è diventata Registro ufficiale della prestigiosa estensione ".cloud". Aruba ha una grande esperienza nella gestione dei data center disponendo di un network europeo in grado di ospitare circa 60.000 server.
Ne hanno parlato:
Gazzetta dello Sport
Tiireno Pisa/1
Tirreno Pisa/2
InToscana.it
PisaToday.it
PaginaQ
gonews.it
Psicosi senza psicosi
Mercoledì 3 giugno alle 16,30, con la proiezione di "Hungry hearths" al Cinema Arsenale a Pisa (vicolo Scaramucci 2) prende il via il IV percorso didattico attraverso la visione e la discussione guidata di grandi film d'autore. Il ciclo è curato dalla professoressa Liliana Dell'Osso, direttore della Clinica Psichiatrica di Pisa e della Scuola di Specializzazione in Psichiatria, in collaborazione con il dottor Riccardo Dalle Luche. Questa quarta edizione include cinque film che attraversano cinematografie ed epoche diverse, ma sono accomunati da un unico tema, nella fattispecie la narrazione di percorsi psicopatologici che, alterando il rapporto con la realtà, possono essere detti psicotici, pur in assenza dei criteri diagnostici canonici, vale a dire la presenza di allucinazioni e deliri. Questo giustifica il titolo apparentemente paradossale della rassegna, "Psicosi senza psicosi".
"Hungry hearths" di Saverio Costanzo è il primo dei film in programma e mostra appunto come le problematiche del comportamento alimentare, talora giustificate con motivazioni culturali e di moda, ad esempio il salutismo alimentare, si iscrivono in sviluppi psicotici subdoli e non immediatamente riconosciuti. Nel periodo autunno-inverno, con le date ancora da definire, verranno proiettati altri quattro capolavori: "Persona" di Ingmar Bergman, uno dei film più importanti in assoluto, per molti aspetti, sul rapporto tra cinema e psichiatria, nato dall'esperienza personale di ricovero in un reparto psichiatrico dello stesso regista; "Into the Wild" notissimo film di Sean Penn sulla fuga psicotica di un ragazzo americano nei territori selvaggi dell'Alaska; "Safe" di Todd Haynes, una pellicola esemplare sull'esordio di una psicosi con ossessioni di contaminazione e avvelenamento, a partire da un'esperienza di panico; infine il bellissimo "Il papà di Giovanna" di Pupi Avati, un'altra storia di "psicosi senza psicosi" ambientata nell'italietta piccolo borghese a cavallo della seconda guerra mondiale, un film importante anche per la ricostruzione ambientale dell'Ospedale psichiatrico e dell'importanza della famiglia nella riabilitazione dei pazienti.
La rassegna didattica è rivolta, oltre che agli specializzandi in psichiatria, anche agli studenti di medicina e di tecnica della riabilitazione psichiatrica, e nei limiti delle disponibilità di posto, è aperto al pubblico.
Un corso per imparare a scrivere il Diritto
In un atto giuridico o amministrativo capita sempre più spesso di imbattersi in errori e approssimazioni che testimoniano un livello di competenza linguistica molto basso. Grazie a un'iniziativa dei docenti di Diritto dell'Università di Pisa, dal prossimo anno accademico gli studenti di Giurisprudenza avranno l'opportunità di frequentare un insegnamento che avrà come oggetto l'elaborazione dei testi professionali a partire dall'uso consapevole delle strutture linguistiche di base per la comunicazione. "Quella di Pisa è un'iniziativa unica in Italia – spiega Eleonora Sirsi, docente nel corso di laurea in Giurisprudenza dell'Ateneo pisano – Pur nella consapevolezza che la preparazione linguistica degli studenti dovrebbe essere "risolta" nei cicli scolastici, si è deciso di intervenire non limitandosi a iniziative occasionali, come seminari ed esercitazioni, ma istituendo un insegnamento che avrà al centro l'analisi delle tipologie di testo giuridico e la riflessione sulla correttezza, la chiarezza e, quindi, la comprensibilità della lingua".
Come è emerso nel corso della giornata di studi "L'Italiano per il Diritto. Del corretto e chiaro uso della lingua nelle istituzioni e nelle professioni giuridiche", che si è tenuta a Pisa con la partecipazione di giuristi, linguisti, rappresentanti delle professioni legali e funzionari parlamentari, da anni i docenti di Diritto lamentano il progressivo decadimento della qualità della scrittura nelle tesi di laurea e, a loro giudizio, si tratta di una situazione preoccupante se si pensa non solo che uno dei criteri di valutazione delle prove scritte nei concorsi pubblici è l'uso corretto della lingua italiana ma anche che tutte le professioni legali si servono della redazione di testi scritti. "Le norme – per considerare il prodotto giuridico più noto – sono fatte di parole tessute fra loro a formare frasi, e così anche le sentenze e i moltissimi documenti amministrativi che accompagnano la nostra vita – continua la professoressa Sirsi – Attraverso la lingua insomma si impongono o si vietano comportamenti, si tutelano diritti e si infliggono sanzioni ed è fondamentale che i giuristi sappiano usarla nel modo corretto".
Qualche esempio lo fa Francesco Sabatini, uno dei maggiori linguisti italiani, professore emerito dell'Università Roma Tre, già presidente e ora presidente onorario dell'Accademia della Crusca, citando alcuni errori riscontrati recentemente nel testo di una comparsa di un noto avvocato: nella frase "la somma da ella richiesta a titolo di risarcimento [...]", l'uso di "da ella" per "da lei" è un classico errore di chi vuole innalzare il tono dello scritto e ignora che "ella" può essere solo soggetto, come "egli". Oppure "per quanto attiene X e per quanto attiene YY": il verbo "attenere" richiede la preposizione "a" e ometterla è un errore tipico e frequentissimo nell'uso burocratico-legale. Senza parlare degli errori di ortografia latina, come ad esempio legittimatio anziché legitimatio.
L'iniziativa del dipartimento di Giurisprudenza nasce dalla collaborazione con il CAFRE, il Centro interdipartimentale per l'aggiornamento, la formazione e la ricerca educativa, che ha tra i suoi compiti anche quello di elaborare e promuovere la sperimentazione di metodologie e strumenti didattici innovativi. La proposta è stata elaborata nel corso una serie di incontri con Francesco Sabatini di un gruppo di docenti del dipartimento di Giurisprudenza e di rappresentanti della Scuola di specializzazione per le professioni legali e della Scuola di formazione forense (Fondazione Alto Tirreno). L'iniziativa didattica sviluppata per gli studenti dei corsi di laurea del dipartimento di Giurisprudenza infatti troverà poi un completamento e un'opportunità di approfondimento per l'applicazione professionale nei programmi della Scuola di specializzazione per le professioni legali.
Un corso per imparare a scrivere il Diritto
In un atto giuridico o amministrativo capita sempre più spesso di imbattersi in errori e approssimazioni che testimoniano un livello di competenza linguistica molto basso. Grazie a un'iniziativa dei docenti di Diritto dell'Università di Pisa, dal prossimo anno accademico gli studenti di Giurisprudenza avranno l'opportunità di frequentare un insegnamento che avrà come oggetto l'elaborazione dei testi professionali a partire dall'uso consapevole delle strutture linguistiche di base per la comunicazione. "Quella di Pisa è un'iniziativa unica in Italia – spiega Eleonora Sirsi, docente nel corso di laurea in Giurisprudenza dell'Ateneo pisano (nella foto in basso a destra) – Pur nella consapevolezza che la preparazione linguistica degli studenti dovrebbe essere "risolta" nei cicli scolastici, si è deciso di intervenire non limitandosi a iniziative occasionali, come seminari ed esercitazioni, ma istituendo un insegnamento che avrà al centro l'analisi delle tipologie di testo giuridico e la riflessione sulla correttezza, la chiarezza e, quindi, la comprensibilità della lingua".
Come è emerso nel corso della giornata di studi "L'Italiano per il Diritto. Del corretto e chiaro uso della lingua nelle istituzioni e nelle professioni giuridiche", che si è tenuta a Pisa con la partecipazione di giuristi, linguisti, rappresentanti delle professioni legali e funzionari parlamentari (foto in basso a sinistra), da anni i docenti di Diritto lamentano il progressivo decadimento della qualità della scrittura nelle tesi di laurea e, a loro giudizio, si tratta di una situazione preoccupante se si pensa non solo che uno dei criteri di valutazione delle prove scritte nei concorsi pubblici è l'uso corretto della lingua italiana ma anche che tutte le professioni legali si servono della redazione di testi scritti. "Le norme – per considerare il prodotto giuridico più noto – sono fatte di parole tessute fra loro a formare frasi, e così anche le sentenze e i moltissimi documenti amministrativi che accompagnano la nostra vita – continua la professoressa Sirsi – Attraverso la lingua insomma si impongono o si vietano comportamenti, si tutelano diritti e si infliggono sanzioni ed è fondamentale che i giuristi sappiano usarla nel modo corretto".
Qualche esempio lo fa Francesco Sabatini, uno dei maggiori linguisti italiani, professore emerito dell'Università Roma Tre, già presidente e ora presidente onorario dell'Accademia della Crusca, citando alcuni errori riscontrati recentemente nel testo di una comparsa di un noto avvocato: nella frase "la somma da ella richiesta a titolo di risarcimento [...]", l'uso di "da ella" per "da lei" è un classico errore di chi vuole innalzare il tono dello scritto e ignora che "ella" può essere solo soggetto, come "egli". Oppure "per quanto attiene X e per quanto attiene YY": il verbo "attenere" richiede la preposizione "a" e ometterla è un errore tipico e frequentissimo nell'uso burocratico-legale. Senza parlare degli errori di ortografia latina, come ad esempio legittimatio anziché legitimatio.
L'iniziativa del dipartimento di Giurisprudenza nasce dalla collaborazione con il CAFRE, il Centro interdipartimentale per l'aggiornamento, la formazione e la ricerca educativa, che ha tra i suoi compiti anche quello di elaborare e promuovere la sperimentazione di metodologie e strumenti didattici innovativi. La proposta è stata elaborata nel corso una serie di incontri con Francesco Sabatini di un gruppo di docenti del dipartimento di Giurisprudenza e di rappresentanti della Scuola di specializzazione per le professioni legali e della Scuola di formazione forense (Fondazione Alto Tirreno). L'iniziativa didattica sviluppata per gli studenti dei corsi di laurea del dipartimento di Giurisprudenza infatti troverà poi un completamento e un'opportunità di approfondimento per l'applicazione professionale nei programmi della Scuola di specializzazione per le professioni legali.
Ne hanno parlato:
QN
Corriere della Sera
TirrenoPisa.it
Nazione Pisa
I segni di Woodrow Wilson a Pisa
Nella mostra di Palazzo Blu I Segni della Guerra. Pisa 1915-1918: una città nel primo conflitto mondiale una sezione è dedicata all'Università di Pisa e fra i documenti esposti c'è la laurea honoris causa in giurisprudenza conferita al presidente americano Woodrow Wilson. Arnaldo Testi, prefessore Storia e Istituzioni delle Americhe dell'Ateneo pisano che ha appena svolto una conferenza a latere dell'esposizione, ci racconta le vicende legate a questo documento, una storia che, insieme ad altre, si trova anche nel suo blog shortcutsamerica.com.
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Nella bella mostra a Palazzo Blu su I segni della guerra. Pisa, 1915-1918: una città nel primo conflitto mondiale, ci sono anche alcuni segni di Woodrow Wilson. Un paio sono piuttosto noti, ne ha parlato Danilo Barsanti in un suo libretto e su questa stessa pagina, qualche anno fa. Si tratta della laurea honoris causa in giurisprudenza conferita dall'Università di Pisa al presidente americano, con un diploma datato 4 gennaio 1919. E della sua lettera autografa di ringraziamento al rettore David Supino, datata 30 gennaio 1919 e inviata da Parigi dove si trovava per la conferenza di pace.
Ai primi di gennaio del 1919 Wilson era in viaggio in Italia, accolto dall'entusiasmo popolare e anche da quello delle élite politiche e culturali. Era salutato come un salvatore per le idee nuove che aveva portato nella Grande guerra, e naturalmente per l'aiuto militare agli Alleati. Ricevette cittadinanze onorarie dalle città che visitò, e lauree onorarie da parecchie università. In un articoletto sull'Avanti! torinese Antonio Gramsci fece del sarcasmo: «tutta l'Italia è wilsoniana, tutta l'Italia dei caffè e dei salotti ... il wilsonismo è diventato l'autocoscienza della nazione».
La motivazione dell'Università di Pisa è questa: «il prof. Woodrow Wilson, dall'alto seggio di presidente degli Stati Uniti d'America ed in nome di quel libero popolo, tanto nobilmente ed efficacemente ha proclamato i principi di scienza e di giustizia, di civiltà e di umanità, professati dalla sua cattedra e nei suoi scritti». Ricorda quindi non solo l'uomo politico ma anche il collega di studi, che in precedenza era stato presidente di Princeton University e, prima ancora, docente di scienze politiche. Anzi, era stato uno dei fondatori della moderna scienza politica negli Stati Uniti.
L'entusiasmo durò poco. Quando a Parigi si cominciò a discutere della questione della Dalmazia e le pretese del governo italiano su quelle terre furono disattese, anche con l'attivo consenso di Wilson, molta opinione pubblica si raffreddò. Stava nascendo il mito della «vittoria mutilata». Le ragioni della politica nazionale e nazionalista presero il sopravvento su quelle dell'idealismo internazionalista, e Wilson divenne un nome pronunciato con astio. Come ricorda Barsanti, anche della moderata e prudente laudatio della laurea ad honorem dell'Università di Pisa non si parlò più.
La pergamena della laurea pisana e la lettera wilsoniana sono visibili in una teca al primo piano della mostra. Non lontano dalla teca c'è un terzo documento, meno evidente ma altrettanto interessante. Si tratta di manifesti colorati intitolati Egregio Signore con cui il rettore della parrocchia di S. Iacopo alle Piagge, il 1° dicembre 1918, si rivolge ai residenti del «nostro Sobborgo, il vecchio e laborioso Sobborgo di S. Michele degli Scalzi». E li invita a contribuire con le finanze e le opere alla preparazione di solenni festeggiamenti per la fine della guerra, per dire «Viva la Pace! Viva l'Italia!».
L'appello centrale è questo: «Tutti debbono concorrere, tutti debbono prender parte a questi festeggiamenti. Con ispirito sinceramente wilsoniano – quale ha dimostrato il grande Presidente degli Stati Uniti d'America – questi festeggiamenti avranno carattere profondamente patriottico e popolare – e abbracceranno manifestazioni civili e funzioni religiose. Nessuno dovrà trovarsi a disagio in essi; ma tutti trovarvi la vibrazione, il palpito dell'animo proprio, del proprio cuore – credenti e non credenti. L'unione sacra, fatta per la liberazione dallo straniero nella guerra, deve mantenersi per l'opera di affratellamento e di elevazione nella pace» (il grassetto è nell'originale).
Lo «spirito wilsoniano» ha braccia molto larghe, dunque, così come doveva averle il suo invocatore e firmatario del manifesto, Padre Domenico Pechenino. Il poco che so di lui (altri ne saprà di più) è significativo. Era arrivato a S. Iacopo alle Piagge da una quindicina d'anni, attivissimo e impegnato. Apparteneva alla congregazione degli Oblati di Maria Vergine, quella fondata di Bruno Lanteri. Nel 1919 ne fu eletto rettore maggiore, poi trasferito a Torino dove fu parroco di Nostra Signora della Pace. Qui nel 1932 organizzò un triduo di propiziazione per il felice esito della conferenza per il disarmo di Ginevra di quell'anno, per «una pace operosa e santa».
Arnaldo Testi
Storia e Istituzioni delle Americhe, Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere
Al Museo degli Strumenti per il Calcolo torna la Notte dei Vecchi Videogiochi
Al Museo degli Strumenti per il Calcolo dell'Università di Pisa in via Bonanno Pisano 2b torna la "Notte dei Vecchi Videogiochi". Il torneo, giunto alla sua terza edizione, si svolgerà sabato 30 maggio dalle 14 nell'ambito delle iniziative di Amico Museo 2015. I partecipanti potranno sfidarsi su un videogioco storico che ha segnato una generazione. Sarà un viaggio tra nostalgia e curiosità in compagnia di hardware d'epoca funzionante, diretta streaming via webradio, chiacchiere con gli esperti, esposizioni temporanee di macchine e visite guidate alle sale del Museo. L'iniziativa è aperta a tutti e gratuita. Per partecipare al torneo occorre iscriversi inviando una mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Genes and dyslexia
A recent study by Guido Marco Cicchini (IN-CNR) and Maria Concetta Morrone (University of Pisa) published in the prestigious Journal of Neuroscience sheds light on the genetic marker that is associated with specific visual deficit and may help early diagnosis of dyslexia, before beginning to read.
Dyslexia is a specific and severe reading impairment afflicting otherwise bright children. It is very common, affecting up to 10% of the population, two to three children in every class. It is known that 20% of dyslexics show alterations in a specific gene, DCDC2, but the role of this gene in dyslexia has been unclear. The new study shows that dyslexics with an alteration in the DCDC2 gene are blind to certain types of visual motion, motion that is highly salient to typical controls.
The authors compared two groups of dyslexics – one with and one without a specific deletion within the DCDC2 gene – to typical readers in a series of visual tests. All the subjects of the group of dyslexics with the gene deletion failed to detect the motion of finely patterned stimuli, although they were able to report the orientation of these stimuli with precision. While they could clearly see the visual stimulus, they could not report its motion, even at maximum contrast. On the other hand, the group of dyslexics without the specific deletion behaved more similarly to controls, showing only a mild motion deficit.
These results suggest that the reading deficit results not from higher intellectual dysfunction, but has a clear perceptual basis. It is still not fully understood why a deficit in motion perception should impact on reading, but the researchers have some very clear ideas. Eye movements are fundamental to reading, and these frequent scanning movements move and displace of the image continuously: failure to process this motion satisfactorily could interfere with the stable perception of the text page in the face of these continual eye movements. The results also point to an anomalous sparseness of motion detectors for fine patterns, consistent with DCDC2's role in modulating neuronal migration during development.
Dyslexia is generally diagnosed only after children have commenced school and show obvious difficulties in reading. However, the motion perceptual difficulties can be measured at a very early age in the subjects with alteration in DCDC2 gene, before schooling begins, allowing for prompt diagnosis and intervention.
The Italian research group is getting closer to their goal of defining a specific biomarker and specific therapies of dyslexia associated with specific genetic mutations. Their work clearly shows that tackling the problem of dyslexia, with its enormous cost to society, requires a concerted multidisciplinary approach to construct better diagnostic tools, and to begin to refine more effective therapies.
Quando la dislessia è dovuta ai geni
Un marcatore genetico per aiutare la diagnosi precoce della dislessia. Un recente studio condotto da Guido Marco Cicchini dell'Istituto di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IN-CNR) di Pisa e Maria Concetta Morrone dell'Università di Pisa (nella foto in basso a sinistra) - in collaborazione con Daniela Perani dell'Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, e Cecilia Marino e Sara Mascheretti dell'IRCSS Medea - ha rivelato un'associazione tra un particolare tipo di dislessia causata da un'alterazione di un gene, il DCDC2, e un disturbo specifico della visione.
"Ad oggi la dislessia è diagnosticata solo quando si evidenzia un ritardo dell'apprendimento e vengono escluse altre cause" commenta Cicchini. "Questo rallenta molto, talvolta anche di anni, ogni forma di intervento. Scoprire un marcatore genetico e fisiologico cambia radicalmente tale prospettiva: in futuro, la diagnosi di questo tipo di dislessia potrebbe essere più semplice e molto più precoce".
Il DCDC2 fa parte di una ristretta famiglia di geni collegati alla dislessia. È già noto che il 20% dei dislessici ha un'alterazione in DCDC2, tuttavia il ruolo di questo gene finora era rimasto oscuro. Nella ricerca, apparsa in questi giorni su The Journal of Neuroscience, gli autori hanno preso in esame un gruppo di dislessici portatori di un'alterazione di questo gene, dimostrando che sono ciechi al movimento di alcuni stimoli visivi, quelli che di solito sono i più visibili nei soggetti normali.
"Questi soggetti dislessici riportano correttamente la forma o l'orientamento di un oggetto, ma se forzati a indicare la direzione in cui si muovono alcuni stimoli tirano a caso", spiega la professoressa Morrone. "Per fortuna questo deficit è presente solo per alcuni tipi di stimoli e quindi l'impatto nella vita quotidiana può essere limitato, ma in alcuni casi potrebbe non essere così: per esempio la direzione di un pedone o di una bicicletta visti da lontano potrebbe non essere percepita. Siamo di fronte a un sottotipo specifico di dislessia che sarebbe auspicabile riconoscere e trattare in maniera specifica nei primi anni di vita e la genetica può aiutare a selezionarlo in età molto giovane, quando le terapie riabilitative sono più efficaci".
Nello studio venivano mostrate a soggetti normali e dislessici con l'alterazione del DCDC2 mire visive di varie grandezze che si muovevano in direzioni diverse e di differente contrasto. Mentre i primi percepivano la direzione del movimento fino a contrasti molto bassi, i dislessici avevano forti difficoltà con gli stimoli minori di un grado di angolo visivo e non riuscivano a indicare correttamente la loro direzione di movimento neanche al massimo contrasto (bianco su nero). La ricerca ha anche chiarito che un terzo gruppo sperimentale, composto da dislessici senza l'alterazione genetica del DCDC2, aveva un deficit di gravità molto inferiore e solo per stimoli molto piccoli, vicino ai limiti della visibilità.
I ricercatori pisani e milanesi da oggi sono più vicini all'obiettivo di definire biomarker specifici e terapie più appropriate soprattutto nella dislessia associata a mutazioni genetiche. Grazie al loro lavoro, possiamo comprendere che un approccio multidisciplinare integrato alla dislessia è necessario per avere diagnosi e terapie sempre più specifiche e risolutive.
Ne hanno parlato:
Le Scienze
Repubblica.it
AGI
PaginaQ
Health Desk
Gazzetta del Sud
Quotidiano Sanità
Professore dell’Ateneo invitato a contribuire al numero inaugurale della nuova rivista Nature
Il gruppo Nature ha tenuto a battesimo una nuova rivista, "Nature Reviews Disease Primers", e per il numero inaugurale ha commissionato un importante lavoro sulla menopausa ad un gruppo di ricercatori internazionali tra i quali il professore Tommaso Simoncini (foto) del Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell'Università di Pisa.
"Primers" è una pubblicazioni mirata ad offrire una quadro generale degli sviluppi futuri nel campo della medicina con l'obiettivo di orientare clinici e ricercatori. Scopo del comitato editoriale della rivista è di commissionare a gruppi internazionali di ricercatori leaders la scrittura di articoli su importanti tematiche cliniche che coprano gli aspetti epidemiologici, i meccanismi e fisiopatologia, la diagnosi e le tecniche di screening e prevenzione, fino al management di importanti patologie.
"Questo lavoro sulla menopausa conferma il riconoscimento internazionale per le attività del nostro Ateneo e della Ginecologia pisana – ha detto Tommaso Simoncini – da sempre la Clinica Ostetrica e Ginecologica diretta dal professore Angiolo Gadducci si è distinta in campo internazionale a livello scientifico e clinico. Aree come l'endocrinologia della riproduzione, la chirurgia avanzata ginecologica e l'oncologia ginecologica rappresentano punti di eccellenza per cui Pisa è conosciuta nel mondo".