All’Università di Pisa la didattica è… speciale
Con i progetti speciali per la didattica, l’Università di Pisa ha inaugurato un nuovo modo di fare lezione, che va oltre la tradizionale “aula”: gli studenti hanno la possibilità di partecipare a viaggi studio, lezioni fuori sede, iniziative all’estero e svolgere tante altre attività pensate per rendere più efficaci e incisivi gli insegnamenti dei corsi di laurea. Dei “progetti speciali” si parlerà nell’ambito dell’evento Focus Didattica in programma mercoledì 3 luglio al Polo Fibonacci a partire dalle ore 9, una giornata di approfondimenti, informazioni e notizie sulle iniziative dell’Ateneo nel campo della didattica, dell’orientamento e dei servizi per gli studenti.
Attivati per la prima volta lo scorso anno accademico, i progetti speciali sono finanziati con fondi che l’Ateneo ha dedicato appositamente a questo scopo. Nell’anno accademico 2018/2019 sono 40 i progetti a cui hanno partecipato gli studenti e per il prossimo semestre ci sono già 37 proposte in fase di valutazione. “I progetti speciali per la didattica hanno riscosso un immediato successo fra studenti e docenti, anche portando alla luce quante attività didattiche innovative, inaspettate ed entusiasmanti sono offerte dai nostri corsi di studio”, commenta il professor Marco Abate, prorettore per la Didattica.
Ma quali sono le attività proposte? Nel corso della giornata “Focus Didattica”, nella sessione delle 11.30, si parlerà in particolare di 4 progetti. Il primo si intitola “Storie di Case” e ha come referente il professor Luca Lanini. Gli studenti dei corsi in Ingegneria edile-Architettura e di Ingegneria edile-ambientale hanno partecipato a un ciclo di dieci conferenze che hanno proposto una lettura critica di alcune case-icona dell’architettura moderna e contemporanea, svolte da esperti italiani e internazionali. Si è parlato della Casa Schröder di Gerrit Rietveld a Utrecht, dei Lichtungsräume di Mies van der Rohe, dell’architettura di Ivan Leonidov e molto altro. Il ciclo si è chiuso con la mostra dei lavori dei laboratori integrati e di quelli di Architettura e Composizione architettonica.
Il gruppo dei partecipanti a "Storie di case".
Il secondo progetto, “Geo-traversa Albania-Macedonia: le Dinaridi, la regione dei grandi laghi, tra tettonica e paleoclima", è in programma il prossimo settembre ed è un viaggio di studio proposto dai professori Luca Pandolfi, Giovanni Zanchetta e Monica Bini del dipartimento di Scienze della Terra. L’escursione nella regione balcanica permetterà a 15 studenti di Scienze e tecnologie geologiche e Scienze ambientali di confrontarsi su tematiche che vanno dall’osservazione della geologia di una catena montuosa complessa, alla conoscenza delle problematiche ambientali derivate dall’attività industriale del periodo della guerra fredda, fino allo studio delle variazioni paleoclimatiche ricostruite nella regione dei grandi laghi sul confine macedone-albanese.
Il lago di origine glaciale di Golemo Ezero sul Monte Pelister (Macedonia) e uno dei rifugi dove saranno ospitati gli studenti durante il progetto speciale didattico (Foto Monica Bini).
Il progetto “Università Musei Pubblico: prodotti di comunicazione per il Museo Nazionale di San Matteo”, referente la professoressa Antonella Gioli, è nato dal corso di "Comunicazione museale" e coinvolge ora un gruppo di studenti di diversi corsi triennali (Scienze dei Beni Culturali, Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione) e magistrali (Storia delle Arti visive, dello Spettacolo e dei nuovi media), seguiti da studenti della Scuola di specializzazione in Beni storico-artistici e da collaboratori di MUSEIA-Laboratorio di cultura museale, tutti del Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere. Grazie alla collaborazione del Polo Museale della Toscana diretto da Stefano Casciu, il gruppo svilupperà e realizzerà prodotti di comunicazione relativi al Museo Nazionale di San Matteo di Pisa e alle sue straordinarie raccolte di opere d'arte del Medioevo e Rinascimento, seguiti anche dalla referente del Museo e cultore della materia "Comunicazione museale" Caterina Bay.
Studenti al lavoro al Museo di San Matteo. Foto di Elena Janniello, Scuola di specializzazione in Beni storico-artistici di Pisa.
Molto innovativo è anche il progetto “Insegnamento dell’Economia politica mediante esperienze di teatro didattico e public speaking”, proposto dal professor Mario Morroni del Dipartimento di Scienze Politiche, che ha offerto agli studenti un approccio allo studio della macroeconomia basato sul teatro didattico. In aprile è stata organizzata una prima lettura teatrale tratta dal libro “Le conseguenze economiche della pace” di J.M. Keynes con l'intervento di due colleghi dell'Università di Genova. Gli studenti che hanno partecipato ai seminari della dott.ssa Patrizia Pasqui hanno realizzato e presentato sette diversi testi teatrali con un esercizio che ha permesso loro di conoscere ed esporre meglio i temi dell’economia politica e divulgare al pubblico importanti concetti economici, con una lettura pubblica che si è tenuta il 14 maggio.
Non solo progetti speciali, ma anche una offerta formativa ampia e articolata che negli ultimi due anni si è arricchita di 5 nuovi corsi di laurea, attivati per rispondere alle esigenze del tessuto sociale e del mondo del lavoro, tenendo conto delle continue novità portate dall'evoluzione scientifica e tecnologica. Anche di questi nuovi corsi – Scienze della formazione primaria, Management for Business and Economics, Diritto dell’innovazione per l’impresa e le istituzioni, Ingegneria per il design industriale e Management e controllo dei processi logistici – si parlerà alla giornata “Focus Didattica”, che prevede inoltre la presentazione delle attività organizzate dall’Ateneo per l'orientamento in ingresso e in uscita, per l’internazionalizzazione e per il sostegno agli studenti disabili, e una sessione dedicata all’iniziativa “Insegnare a insegnare” rivolta ai docenti neo-assunti per migliorare la qualità dell’insegnamento.
Il programma completo è disponibile a questo link.
A Napoli le carte scientifiche del matematico Guido Stampacchia
La storia della matematica italiana dopo la seconda guerra mondiale, con l'abbandono della tradizione autarchica e l'apertura alla collaborazione con le principali scuole internazionali, deve molto a Guido Stampacchia, il professore napoletano che nel corso della carriera ha insegnato nelle Università di Genova, Pisa, Roma e alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Per sottolineare il rapporto affettivo sempre mantenuto con la città di origine e allo stesso tempo il rilievo scientifico e culturale di Napoli, i figli e la famiglia hanno donato la raccolta di carte scientifiche di Guido Stampacchia all'Università "Federico II", depositandole al Dipartimento di Matematica intitolato a Renato Caccioppoli, maestro e amico del professore.
Le carte, in gran parte inedite, restituiscono quasi per intero il percorso biografico di Guido Stampacchia, che ha frequentato il Liceo Vico di Napoli prima di trasferirsi a Pisa nell'autunno del 1940 per iniziare gli studi universitari nell'Ateneo e alla Scuola Normale.
Partendo dagli anni di formazione pisana, con appunti delle lezioni interne della Normale, e passando per i successivi rapporti con Renato Caccioppoli (nella foto a lato con Guido Stampacchia) a Napoli, sede in cui ha avviato la carriera universitaria, i documenti si estendono a tutti gli anni Sessanta e Settanta, fino ad arrivare alla morte del professore avvenuta nel 1978. Emerse nella loro completezza solo di recente, le carte documentano per quei decenni l'intensa attività di relazione e collaborazione con matematici in Italia e fuori, sia attraverso la corrispondenza personale e scientifica, sia attraverso la raccolta di opere e articoli di matematici a lui contemporanei. Nella raccolta ci sono anche testi di Leonida Tonelli, di Carlo Severini, di Cesare Arzelà e, naturalmente, di Renato Caccioppoli; mentre tra i contemporanei spiccano le figure di Enrico Magenes e di Ennio De Giorgi e dei moltissimi altri, italiani e stranieri, con i quali la collaborazione è stata stretta, il più delle volte amicale.
Il fondo - composto da appunti di studio, preprint, estratti dei propri lavori dalle riviste scientifiche, schemi per conferenze e corsi tenuti nelle università di tutto il mondo: Stampacchia ha insegnato anche a New York, Minneapolis, Parigi, Chicago e Brighton - è completato da una sezione iconografica con foto e video che documentano l'aspetto conviviale e amicale di tanti rapporti scientifici.
In questo contesto Pisa ha avuto un ruolo essenziale nella vita e nel percorso scientifico di Guido Stampacchia. L'Università è stata la prima e anche l'ultima sede di lavoro, alla Facoltà di Ingegneria dove ha collaborato intensamente con Piero Villaggio, poi alla Scuola Normale, vicino di stanza di Aldo Andreotti e di Ennio De Giorgi. Dopo la prematura scomparsa nell'aprile del 1978, il direttore della Scuola, Edoardo Vesentini, volle sottolineare il progetto coltivato dal professor Stampacchia di "fare scuola" matematica a Pisa. Inoltre, il dipartimento di Matematica dell'Università gli ha intitolato un'aula della sua sede.
"Il Dipartimento di Matematica 'Renato Caccioppoli' della Federico II di Napoli - hanno ricordato i familiari di Guido - ha accettato con molta generosità la proposta della famiglia di ricevere e ordinare ulteriormente il fondo, per poi metterlo a disposizione degli studiosi. Si allarga così la documentazione finora a disposizione, con la quale la professoressa Silvia Mazzone ha pubblicato un pregevole profilo biografico e scientifico e steso una voce per la Treccani. Lo sviluppo e la ripresa della matematica italiana negli anni del secondo dopoguerra e il suo allacciare fecondi rapporti internazionali con altre scuole matematiche, trovano in queste carte ulteriori elementi di documentazione e occasione di ricerca."
Scoperte le proprietà anti-ipertensive della rucola, le stesse legate al suo tipico sapore pungente
La rucola aiuta a combattere l’ipertensione e le malattie cardiovascolari grazie ad un principio attivo in grado di abbassare la pressione arteriosa che conferisce a questa insalata proprio il suo caratteristico sapore pungente. La scoperta arriva dall’Università di Pisa dove un team di farmacologi guidato dal professore Vincenzo Calderone ha condotto lo studio in collaborazione con le università di Firenze e “Federico II” di Napoli e il “Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia” (CREA) di Bologna. La ricerca, pubblicata sul “British Journal of Pharmacology”, la rivista in campo farmacologico più prestigiosa a livello internazionale, ha infatti dimostrato le proprietà vasorilascianti ed anti-ipertensive dell’isotiocianato Erucina, un principio attivo prodotto dalla pianta come meccanismo di difesa e che conferisce alla rucola proprio il suo caratteristico sapore ed odore pungente.
“Quando le foglie di rucola vengono tagliate o masticate – spiega Alma Martelli ricercatrice dell’Università di Pisa e prima autrice della pubblicazione – i glucosinolati e l’enzima mirosinasi, entrano in contatto generando l’isotiocianato Erucina. Se quest’ultimo per la pianta è un meccanismo di difesa che serve per allontanare ad esempio gli animali, per l’uomo è invece un principio attivo di origine naturale in grado di rilassare la muscolatura dei vasi e di abbassare la pressione arteriosa attraverso il rilascio di un gastrasmettitore, il solfuro d’idrogeno”.
Da destra, Eugenia Piragine, Alma Martelli, Vincenzo Calderone, Valentina Citi e Lara Testai
I ricercatori hanno dimostrato le proprietà vasorilascianti ed anti-ipertensive dell’isotiocianato Erucina sia in vitro, su cellule di aorta umana e su vasi isolati, che in vivo, su animali spontaneamente ipertesi.
“Questa scoperta ha importanti ripercussioni in campo medico poiché per ottenere questi effetti antiipertensivi possiamo certamente somministrate il principio attivo purificato, sotto forma di integratore ma, almeno in parte, possiamo ottenere gli stessi effetti anche attraverso l’alimentazione - sottolinea Alma Martelli - infatti diversamente dalle altre piante appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae come il cavolo, il broccolo o il rafano, la rucola si può mangiare cruda così da non degradare l’enzima con la cottura e assicurare la sintesi di Erucina”.
La dottoressa Alma Martelli che ha condotto la ricerca, è ricercatrice in Farmacologia al Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa dal 2014. Già nel 2016 ha ricevuto un importante premio internazionale, il “Ciro Coletta Youg Investigator Award”, per le sue ricerche sugli isotiocianati e il solfuro d’idrogeno. Più di recente, nel marzo scorso, ha ricevuto il premio ”Best Oral communication Award” nell’ambito del congresso “Le Basi farmacologiche dei Nutraceutici” proprio per la ricerca sulle proprietà anti-ipertensive di Erucina.
La dottoressa Martelli lavora in un team guidato dal professore Vincenzo Calderone di cui fanno parte la professoressa Lara Testai e le dottoresse Valentina Citi ed Eugenia Piragine. Da anni il gruppo studia le proprietà cardiovascolari del solfuro d’idrogeno occupandosi anche di farmacologia dei composti di origine naturale, due filoni di ricerca che si sono uniti in questo lavoro appena pubblicato sul “British Journal of Pharmacology”.
Scoperte le proprietà anti-ipertensive della rucola che, sorpresa, sono proprio legate al suo tipico sapore pungente
La rucola aiuta a combattere l’ipertensione e le malattie cardiovascolari grazie ad un principio attivo in grado di abbassare la pressione arteriosa che conferisce a questa insalata proprio il suo caratteristico sapore pungente. La scoperta arriva dall’Università di Pisa dove un team di farmacologi guidato dal professore Vincenzo Calderone ha condotto lo studio in collaborazione con le università di Firenze e “Federico II” di Napoli e il “Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia” (CREA) di Bologna. La ricerca, pubblicata sul “British Journal of Pharmacology”, la rivista in campo farmacologico più prestigiosa a livello internazionale, ha infatti dimostrato le proprietà vasorilascianti ed anti-ipertensive dell’isotiocianato Erucina, un principio attivo prodotto dalla pianta come meccanismo di difesa e che conferisce alla rucola proprio il suo caratteristico sapore ed odore pungente.
“Quando le foglie di rucola vengono tagliate o masticate – spiega Alma Martelli ricercatrice dell’Università di Pisa e prima autrice della pubblicazione – i glucosinolati e l’enzima mirosinasi, entrano in contatto generando l’isotiocianato Erucina. Se quest’ultimo per la pianta è un meccanismo di difesa che serve per allontanare ad esempio gli animali, per l’uomo è invece un principio attivo di origine naturale in grado di rilassare la muscolatura dei vasi e di abbassare la pressione arteriosa attraverso il rilascio di un gastrasmettitore, il solfuro d’idrogeno”.
I ricercatori hanno dimostrato le proprietà vasorilascianti ed anti-ipertensive dell’isotiocianato Erucina sia in vitro, su cellule di aorta umana e su vasi isolati, che in vivo, su animali spontaneamente ipertesi.
“Questa scoperta ha importanti ripercussioni in campo medico poiché per ottenere questi effetti antiipertensivi possiamo certamente somministrate il principio attivo purificato, sotto forma di integratore ma, almeno in parte, possiamo ottenere gli stessi effetti anche attraverso l’alimentazione - sottolinea Alma Martelli - infatti diversamente dalle altre piante appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae come il cavolo, il broccolo o il rafano, la rucola si può mangiare cruda così da non degradare l’enzima con la cottura e assicurare la sintesi di Erucina”.
La dottoressa Alma Martelli che ha condotto la ricerca, è ricercatrice in Farmacologia al Dipartimento di Farmacia dell’Università di Pisa dal 2014. Già nel 2016 ha ricevuto un importante premio internazionale, il “Ciro Coletta Youg Investigator Award”, per le sue ricerche sugli isotiocianati e il solfuro d’idrogeno. Più di recente, nel marzo scorso, ha ricevuto il premio ”Best Oral communication Award” nell’ambito del congresso “Le Basi farmacologiche dei Nutraceutici” proprio per la ricerca sulle proprietà anti-ipertensive di Erucina.
La dottoressa Martelli lavora in un team guidato dal professore Vincenzo Calderone di cui fanno parte la professoressa Lara Testai e le dottoresse Valentina Citi ed Eugenia Piragine. Da anni il gruppo studia le proprietà cardiovascolari del solfuro d’idrogeno occupandosi anche di farmacologia dei composti di origine naturale, due filoni di ricerca che si sono uniti in questo lavoro appena pubblicato sul “British Journal of Pharmacology”.
A Pisa il concerto del Coro dell’Università di Salamanca
Martedì 2 luglio alle ore 21.15, presso il Palazzo dei Congressi di Pisa (Via Giacomo Matteotti, 1), si terrà il concerto del Coro dell’Università di Salamanca dal titolo “De ida y vuelta. Musica y poesia iberica e ibero-americana”. Il concerto, a ingresso libero, si inserisce all’interno dello scambio culturale fra il Coro dell’Università di Pisa e il Coro dell’Università di Salamanca previsto nei mesi di luglio-novembre 2019, promosso dal Centro d’Ateneo per la diffusione della cultura e della pratica musicale coordinato dalla professoressa Maria Antonella Galanti.
Fondato nel 1950, il Coro dell’Università di Salamanca è uno dei più antichi cori universitari della Spagna. Diretto dal 1990 dal maestro Bernardo Garcia-Bernalt Alonso, ha ricevuto prestigiosi premi e riconoscimenti internazionali e negli ultimi anni si è concentrato sulla musica del XX e XXI secolo con una particolare attenzione al repertorio spagnolo e latino-americano.
Nel concerto pisano del 2 luglio, il coro dell’Università di Salamanca eseguirà un programma concepito come un itinerario musicale dal repertorio spagnolo e latino-americano, alle armonie basche, fino a composizioni derivate dalla tradizione poetica giapponese. A conclusione del concerto, per omaggiare la tradizione musicale italiana, i coristi del Coro dell’Università di Pisa si uniranno ai colleghi di Salamanca per eseguire insieme il celebre “Va Pensiero” da Nabucco di Giuseppe Verdi e due inni della tradizione goliardica pisana e internazionale.
L'Università di Pisa ha aderito al programma Software Heritage
L'Università di Pisa ha aderito al programma Software Heritage, il progetto senza scopo di lucro, sotto l'egida dell'Istituto nazionale francese per la ricerca nell'informatica e nell'automazione (INRIA), che persegue l'obiettivo di costruire l'archivio universale di tutto il codice sorgente del software disponibile, preservando le preziose conoscenze in esso contenute e rendendolo ampiamente accessibile. L'Ateneo pisano ha deciso di sostenere il programma, nell'anno in cui festeggia i 50 anni dalla nascita del corso di laurea in Informatica, il primo in Italia, in quanto consapevole che gran parte delle conoscenze tecniche e scientifiche attuali risiedono nel software e che dunque la conservazione di tale conoscenza assume un'importanza fondamentale per lo sviluppo futuro della ricerca.
Pur nata in Francia, la sfida ambiziosa e complessa del programma Software Heritage ha tra i suoi fondatori due informatici italiani: Roberto Di Cosmo e Stefano Zacchiroli. Il direttore di Software Heritage, Roberto Di Cosmo, sostenitore convinto del software libero e scienziato informatico di livello internazionale, si è laureato in Informatica all'Università di Pisa, diplomandosi anche alla Scuola Normale Superiore, e sempre nell'Ateneo di Pisa ha ottenuto il dottorato di ricerca. "Siamo felici di dare il benvenuto all'Università di Pisa come sostenitrice di Software Heritage - ha detto il professor Di Cosmo, direttore del programma - Pisa è sede del primo corso di laurea italiano in Informatica ed è quindi un partner particolarmente qualificato per diffondere la necessità di preservare il nostro patrimonio culturale, supportando la scienza aperta e la ricerca condivisa, a vantaggio dell'intera società".
“Ho accolto subito con entusiasmo la sollecitazione dell’amico e collega Di Cosmo – ha detto il rettore Paolo Mancarella - ed è particolarmente significativo che l’adesione dell’Università di Pisa avvenga nel 50esimo dalla istituzione del primo corso di laurea italiano in Scienze dell’Informazione. Pisa e il nostro Ateneo sono stati la culla dell’Informatica italiana, sin dagli anni ’50 del secolo scorso. Sarà interessante, soprattutto per chi era allora in prima linea, riportare alla luce il codice sorgente scritto in quegli anni memorabili, riscoprendo anche le piccole magie alle quali si doveva ricorrere per sfruttare al massimo le potenzialità dei calcolatori di allora”.