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L’Università di Pisa e la sezione pisana del Club Alpino Italiano rinnovano la convenzione siglata per la prima volta nel 2015 con l’obiettivo di avvicinare i giovani alla montagna, promuovere la conoscenza del territorio, diffondere l’educazione alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo sostenibile.

La convenzione prevede un piano di iniziative mirate che ruotano intorno alla montagna: escursioni e percorsi di trekking, gite su percorsi di grande valenza paesaggistica e itinerari tematici, incontri sulla montagna con grandi personaggi dell’alpinismo al Polo Carmignani per conferenze e dibattiti.

La sezione pisana del CAI conta 670 iscritti, un numero in constante crescita negli ultimi anni, grazie soprattutto al tesseramento di molti giovani (il 20% circa degli iscritti è under 30. Il CAI Pisa propone un vasto programma di corsi dedicati alla montagna: escursionismo, alpinismo, arrampicata, scialpinismo e speleologia. Oltre alle attività didattiche e divulgative, la sezione è costantemente impegnata nella pulizia e nel mantenimento dei sentieri del Monte pisano: un’attività di grande importanza, specialmente dopo l’incendio del settembre scorso che ha colpito la zona e messo a dura prova la rete di percorsi che attraversano il territorio.

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Domenica 28 ottobre, dalle 9.30, nell’aula magna della Scuola Superiore Sant’Anna, si tiene il workshop “Revisioni sistematiche, dalla teoria alla pratica” organizzato dall’associazione CEST Pisa (Centro per l’Eccellenza e gli Studi Transdisciplinari).

Con “revisione sistematica” ci si riferisce al lavoro di ricerca e selezione bibliografica per produrre evidenza empirica in risposta a una specifica domanda di ricerca. Questo strumento consente di riassumere ed integrare evidenze prodotte da altri studi scientifici e di presentare lo stato dell’arte di un dato argomento. L’obiettivo di questo workshop di formazione sulle revisioni sistematiche è quella fornire le conoscenze e le skill pratiche necessarie per operare in autonomia nei processi di ideazione, stesura, analisi e lettura di revisioni sistematiche della letteratura. Il progetto qui presentato si propone di realizzare un corso rivolto agli studenti dell’università di Pisa con un forte interesse per la ricerca, a giovani dottorandi e a specializzandi.

Il workshop è realizzato con i contributi d'Ateneo per le attività studentesche

 

Un esperto in grado di guidare i processi di digitalizzazione delle imprese per favorire percorsi di innovazione orientati all’Industria 4.0. È la figura professionale del Digitalization Manager quella che mira a formare il nuovo master di I livello in “Industry 4.0 Design – Enterprise Digitalization and 4.0 Technologies”, un percorso di alta formazione, di durata annuale, nato dalla collaborazione tra l’Università di Pisa, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università di Siena e la Scuola Superiore Sant’Anna che partirà il prossimo 19 novembre. Il corso è promosso inoltre da una serie di aziende che saranno direttamente coinvolte nelle attività formative e nei tirocini: ErreQuadro s.r.l., Fondazione Giacomo Brodolini e Things On Internet s.r.l.

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«In un mondo produttivo sempre più orientato all’Industra 4.0, il Digitalization Manager ha il compito di individuare e selezionare le tecnologie più idonee per apportare un reale beneficio all’interno di un’azienda, consentendo a manager e operatori di focalizzarsi sulle attività a maggior valore aggiunto - spiega il professor Gualtiero Fantoni (nella foto in basso a destra), coordinatore scientifico e organizzativo del master - Tale figura è in grado di analizzare le funzioni aziendali e di coniugare l’attenzione per gli aspetti di processo con le tematiche di management con lo scopo di progettare piani di sviluppo e crescita dell’impresa, ovvero integrare correttamente le tecnologie digitali all’interno dei processi aziendali. Infatti, la trasformazione digitale parte dall’analisi dei processi esistenti per riprogettarli in chiave ottimale sfruttando il potenziale delle risorse umane e delle tecnologie disponibili».

Igualtiero fantonintegrando in un unico percorso le migliori competenze messe in campo dagli Atenei coinvolti, il master si rivolge ai laureati in discipline economiche, ingegneristiche e scientifiche. I candidati ideali sono neolaureati e professionisti che intendono acquisire competenze specifiche sulla digitalizzazione delle imprese. Il master è riservato a un massimo di 35 partecipanti e le iscrizioni sono aperte fino al 31 ottobre. Le lezioni si svolgeranno per tre giorni a settimana (dal lunedì al mercoledì) presso il GATE Centre di Pisa al fine di favorire un contatto diretto tra i partecipanti e imprese del territorio che operano nell’ambito della digitalizzazione dei processi aziendali. La partecipazione è aperta anche a laureati in discipline diverse da quelle indicate nel bando: possono partecipare infatti anche professionisti, manager e imprenditori che potranno essere presenti con la qualifica di studente uditore acquisendo, al termine del percorso, l'attestato di frequenza al master.

Il master coniuga lezioni frontali con attività pratiche come esercitazioni in aula, lavori di gruppo e analisi di casi studio. L’attività didattica prevede l’intervento di una serie di imprese e professionisti i quali andranno a rappresentare la loro esperienza nell’ambito dell’Industria 4.0. Al termine delle attività in aula, è previsto un tirocinio in azienda di almeno 160 ore durante il quale i partecipanti dovranno analizzare il livello di maturità digitale dell’impresa ospitante al fine di identificare le azioni correttive da attuare per aumentare tale livello in conformità con gli obiettivi che l’azienda vuole perseguire. I tirocini saranno svolti nelle aziende del territorio e saranno promossi attraverso il network del master, nonché grazie alla collaborazione con associazioni di categoria come Confartigianato Imprese Toscana. Tra le aziende interessate a ospitare i tirocinanti ci sono grandi e medie imprese locali di vari settori economici tra cui Fabio Perini S.p.A. e IGLOM Italia S.p.A.

Tutti i dettagli su lezioni, modalità e quote di iscrizione sono disponibili sul sito www.masterindustry40.it. Per maggiori informazioni rivolgersi alla segreteria del master: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Più arido e con minori precipitazioni, potrà essere così il clima del Mediterraneo nei prossimi cento anni secondo quanto emerge da uno studio internazionale pubblicato su Nature Communications e al quale hanno partecipato come unici italiani Eleonora Regattieri e Giovanni Zanchetta del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa. La ricerca, che complessivamente ha coinvolto 12 istituzioni fra cui l’University College di Londra come capofila, si basa sull’idea che l’analisi del clima passato, in questo caso l’ultimo periodo interglaciale (129-116 mila anni fa), possa fornire fondamentali indicazioni per capire le tendenze attuali e future.

“Lo studio dell'ultimo periodo interglaciale è particolarmente rilevante perché è stato caratterizzato da un intenso riscaldamento artico, con temperature più alte di alcuni gradi rispetto a quelle attuali e quindi paragonabili agli scenari di riscaldamento previsti per la fine di questo secolo”, spiega Giovanni Zanchetta.

Come conseguenza del riscaldamento, la ricerca ha stimato che il livello globale del mare nell’ultima epoca interglaciale sia stato di circa 6-9 metri superiore al livello attuale, un innalzamento in buona parte dovuto alla fusione della calotta glaciale della Groenlandia.

“Un tale scioglimento dei ghiacci potrebbe quindi aver contribuito ad un’instabilità, della circolazione oceanica del Nord Atlantico, con momenti di indebolimento corrispondenti a periodi di scarsità di precipitazioni in Europa”, aggiunge Zanchetta.

 

antro corchia

Stalagmiti dall'Antro del Corchia (Lucca) (Foto I. Isola).


Per definire in dettaglio i cambiamenti oceanici e atmosferici dell'Atlantico settentrionale e dell'Europa meridionale, i ricercatori hanno prodotto una sorta di "stele di rosetta stratigrafica" analizzando una carota di sedimento marino proveniente dal margine atlantico della penisola iberica. I dati emersi, relativi ad esempio ai pollini e ai cambiamenti della vegetazione, sono stati quindi confrontati con l’andamento delle precipitazioni, registrato nelle stalagmiti della grotta “Antro del Corchia”, nel nord Italia, già studiate dai geologi dell’Università di Pisa. Il collegamento tra Corchia e il margine atlantico della penisola iberica ha così permesso ai ricercatori di datare per la prima volta in modo dettagliato e preciso i cambiamenti climatici nel Nord Atlantico. L'Antro del Corchia possiede infatti un vero e proprio archivio del clima passato, conservato nella stratigrafia e nelle proprietà chimiche delle sue concrezioni, che copre più di un milione di anni.

“Sebbene l’ultimo periodo interglaciale non sia un del tutto sovrapponibile a quanto accade oggi come conseguenza dell’attività umana – conclude Zanchetta - il profilo climatico che emerge, su scala secolare, indica che il progressivo riscaldamento che stiamo osservando possa generare in futuro un’instabilità del clima associata a fenomeni significativi di siccità”.

Giovanni Zanchetta ed Eleonora Zanchetta sono ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, dipartimento da anni leader nelle ricerche paleoclimatiche che a livello didattico offre, fra i primi in Italia, un nuovo curriculum di Climatologia nell’ambito un corso di laurea magistrale di Scienze ambientali.

 

Più arido e con minori precipitazioni, potrà essere così il clima del Mediterraneo nei prossimi cento anni secondo quanto emerge da uno studio internazionale pubblicato su Nature Communications e al quale hanno partecipato come unici italiani Eleonora Regattieri e Giovanni Zanchetta del dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa. La ricerca, che complessivamente ha coinvolto 12 istituzioni fra cui l’University College di Londra come capofila, si basa sull’idea che l’analisi del clima passato, in questo caso l’ultimo periodo interglaciale (129-116 mila anni fa), possa fornire fondamentali indicazioni per capire le tendenze attuali e future.
“Lo studio dell'ultimo periodo interglaciale è particolarmente rilevante perché è stato caratterizzato da un intenso riscaldamento artico, con temperature più alte di alcuni gradi rispetto a quelle attuali e quindi paragonabili agli scenari di riscaldamento previsti per la fine di questo secolo”, spiega Giovanni Zanchetta.
Come conseguenza del riscaldamento, la ricerca ha stimato che il livello globale del mare nell’ultima epoca interglaciale sia stato di circa 6-9 metri superiore al livello attuale, un innalzamento in buona parte dovuto alla fusione della calotta glaciale della Groenlandia.
“Un tale scioglimento dei ghiacci potrebbe quindi aver contribuito ad un’instabilità, della circolazione oceanica del Nord Atlantico, con momenti di indebolimento corrispondenti a periodi di scarsità di precipitazioni in Europa”, aggiunge Zanchetta.
Per definire in dettaglio i cambiamenti oceanici e atmosferici dell'Atlantico settentrionale e dell'Europa meridionale, i ricercatori hanno prodotto una sorta di "stele di rosetta stratigrafica" analizzando una carota di sedimento marino proveniente dal margine atlantico della penisola iberica. I dati emersi, relativi ad esempio ai pollini e ai cambiamenti della vegetazione, sono stati quindi confrontati con l’andamento delle precipitazioni, registrato nelle stalagmiti della grotta “Antro del Corchia”, nel nord Italia, già studiate dai geologi dell’Università di Pisa. Il collegamento tra Corchia e il margine atlantico della penisola iberica ha così permesso ai ricercatori di datare per la prima volta in modo dettagliato e preciso i cambiamenti climatici nel Nord Atlantico. L'Antro del Corchia possiede infatti un vero e proprio archivio del clima passato, conservato nella stratigrafia e nelle proprietà chimiche delle sue concrezioni, che copre più di un milione di anni.
“Sebbene l’ultimo periodo interglaciale non sia un del tutto sovrapponibile a quanto accade oggi come conseguenza dell’attività umana – conclude Zanchetta - il profilo climatico che emerge, su scala secolare, indica che il progressivo riscaldamento che stiamo osservando possa generare in futuro un’instabilità del clima associata a fenomeni significativi di siccità”.
Giovanni Zanchetta ed Eleonora Regattieri sono ricercatori del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa, dipartimento da anni leader nelle ricerche paleoclimatiche che a livello didattico offre, fra i primi in Italia, un nuovo curriculum di Climatologia nell’ambito un corso di laurea magistrale di Scienze ambientali.

L’articolo " Enhanced climate instability in the North Atlantic and southern Europe during the Last Interglacial" di P.C. Tzedakis et al. è stato pubblicato su Nature Communications il 12 ottobre 2018.
https://www.nature.com/articles/s41467-018-06683-3

Didascalia foto: Stalagmiti dall'Antro del Corchia (Lucca) (Foto I. Isola).

 

È la prima scuola di eccellenza tra una università italiana e una università cinese ufficialmente approvata dal Ministero dell’Educazione Cinese e ogni anno anno darà la possibilità a 30 studenti – cinesi e italiani – di partecipare ai rispettivi percorsi congiunti. È la Pisa Marine Graduate School, nata da un accordo tra l’Università di Pisa e la Zhejiang Ocean University e offre una formazione accademica congiunta nei corsi di laurea magistrale in Biologia marina e Biosicurezza e qualità degli alimenti.
«La Zhejiang Ocean University, fondata nel 1958, è una tra le più importanti università cinesi in ambito di Scienze marine e Scienze e tecnologie alimentari – commenta il rettore Paolo Mancarella – Il nostro Ateneo, già dall’anno accademico 2015/2016 ha attivato una convenzione con la ZJOU per il conseguimento di un doppio titolo in Biologia marina. Da qui si è sviluppata una fruttuosa collaborazione tra le due Università anche in altre aree scientifico disciplinari, tanto da arrivare all’istituzione del corso congiunto in Biosicurezza e qualità degli alimenti e, oggi, della Scuola di eccellenza, un fiore all’occhiello nel panorama della nostra offerta didattica».
La Scuola ha fisicamente luogo nel campus della Zhejiang Ocean University e darà la possibilità agli studenti cinesi di conoscere il sistema universitario italiano e agli studenti italiani di poter trascorrere un periodo in Cina e acquisire, oltre al titolo di studio italiano, anche quello cinese. Per il momento le lauree magistrali coinvolte nel progetto sono quella in Biologia marina e in Biosicurezza e qualità degli alimenti, ma in futuro potrà estendersi ad altri settori e corsi di laurea. Lo statuto della scuola prevede anche la possibilità di attivare dottorati congiunti, lo svolgimento di ricerche in comune e scambi di docenti e staff accademico.
«La scuola sarà una nuova grande opportunità per avvicinare le due nazioni e le loro culture – aggiunge Francesco Marcelloni, prorettore alla Cooperazione e alle relazioni internazionali dell’Ateneo pisano – Vorrei ringraziare tutti i docenti e lo staff del nostro Ateneo che con grande entusiasmo e partecipazione hanno contribuito con il loro impegno alla nascita della scuola e che, sono sicuro, contribuiranno alla sua riuscita».

L’Università di Pisa ha avviato un’indagine di mercato per la ricerca di un immobile a uso laboratorio di ricerca per l'Industria 4.0. L’immobile dovrà essere preferibilmente ubicato in Pisa o in comuni limitrofi, purché in aree funzionali, raggiungibili in modo semplice e rapido, anche con mezzi pubblici, dalla sede del dipartimento di Ingegneria dell’informazione in via Caruso 6.
Possono essere presentate offerte libere entro il 20 novembre 2018 con le modalità di cui all’Avviso pubblicato su http://venditeimmobiliari.unipi.it.
Successivamente potranno essere attivate le procedure per la locazione.
Per ulteriori informazioni si possono contattare i numeri telefonici 050/2212 503–922-241 o si può scrivere all'indirizzo: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. .

Giovedì 25 ottobre, dalle 14.30, alla Scuola Medica, si tiene la conferenza "Determinanti di Salute: rapporto medico-paziente", organizzata dal SISM, Segretariato Italiano Studenti di Medicina. Intervengono Claudia Ravaldi, medico psichiatra e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale, fondatrice e presidentessa dell'associazione "Ciao Lapo"; Joanne Spataro, CANMEDS International Medical Educator and volunteer of the Canadian Royal College of Physicians, E.A.C.H (International Association for Communication in Healthcare) trainer.

La conferenza è realizzata con i contributi dell'ateneo per le attività studentesche autogestite all'Università di Pisa.

Per informazioni:
http://pisa.sism.org
www.facebook.com/SISM.Segretariato.Italiano.Studenti.Medicina

Determinanti di salute

È la prima scuola di eccellenza tra una università italiana e una università cinese ufficialmente approvata dal Ministero dell’Educazione Cinese e ogni anno anno darà la possibilità a 30 studenti – cinesi e italiani – di partecipare ai rispettivi percorsi congiunti. È la Pisa Marine Graduate School, nata da un accordo tra l’Università di Pisa e la Zhejiang Ocean University e offre una formazione accademica congiunta nei corsi di laurea magistrale in Biologia marina e Biosicurezza e qualità degli alimenti.

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«La Zhejiang Ocean University, fondata nel 1958, è una tra le più importanti università cinesi in ambito di Scienze marine e Scienze e tecnologie alimentari – commenta il rettore Paolo Mancarella – Il nostro Ateneo, già dall’anno accademico 2015/2016 ha attivato una convenzione con la ZJOU per il conseguimento di un doppio titolo in Biologia marina. Da qui si è sviluppata una fruttuosa collaborazione tra le due Università anche in altre aree scientifico disciplinari, tanto da arrivare all’istituzione del corso congiunto in Biosicurezza e qualità degli alimenti e, oggi, della scuola di eccellenza, un fiore all’occhiello nel panorama della nostra offerta didattica».

La scuola ha fisicamente luogo nel campus della Zhejiang Ocean University e darà la possibilità agli studenti cinesi di conoscere il sistema universitario italiano e agli studenti italiani di poter trascorrere un periodo in Cina e acquisire, oltre al titolo di studio italiano, anche quello cinese. Per il momento le lauree magistrali coinvolte nel progetto sono quella in Biologia marina e in Biosicurezza e qualità degli alimenti, ma in futuro potrà estendersi ad altri settori e corsi di laurea. Lo statuto della scuola prevede anche la possibilità di attivare dottorati congiunti, lo svolgimento di ricerche in comune e scambi di docenti e staff accademico.

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«La scuola sarà una nuova grande opportunità per avvicinare le due nazioni e le loro culture – aggiunge Francesco Marcelloni, prorettore alla Cooperazione e alle relazioni internazionali dell’Ateneo pisano – Vorrei ringraziare la professoressa Alessandra Guidi, che mi ha preceduto nel ruolo di prorettore all’Internazionalizzazione e a cui si deve la maggior parte del lavoro che ha portato all’approvazione della scuola, l'unità Cooperazione internazionale con la sua responsabile, Paola Cappellini, che ha seguito tutto l’iter, il professor Alberto Castelli, sia come presidente del corso di laurea magistrale in Biologia marina al momento dell’attivazione del doppio titolo che come attuale direttore del dipartimento di Biologia e la professoressa Luciana Dente attuale presidente in carica, la professoressa Annamaria Ranieri, presidente del corso di laurea magistrale in Biosicurezza e qualità degli alimenti al momento dell’attivazione del doppio titolo e il professor Andrea Serra attuale presidente in carica, il professor Alberto Pardossi, direttore del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali. Un doveroso ringraziamento va infine a tutti i docenti dei Dipartimenti di Biologia, Scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali, e Scienze Veterinarie che con grande entusiasmo e partecipazione hanno contribuito con il loro impegno alla nascita della scuola e che, sono sicuro, contribuiranno alla sua riuscita».».

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