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Comunicati stampa

Il Dipartimento di informatica dell’Università di Pisa in prima linea nel progetto di sviluppo di una moderna architettura per i servizi Cloud europei, NOUS. I ricercatori pisani, infatti, saranno impegnati nello sviluppo di componenti software avanzati per il Cloud computing e la sua evoluzione “decentralizzata”, l’edge computing, che innova il paradigma originale dei servizi Cloud, così da renderli più accessibili, sicuri e performanti.

Il focus principale dell'Università di Pisa è concentrato sullo sviluppo di modelli di programmazione avanzati per l'edge computing, ispirati dal framework FastFlow (https://github.com/fastflow/fastflow) e dai principi che ne stanno alla base. In sostanza, l'obiettivo è creare soluzioni che semplifichino e rendano efficace ed efficiente la programmazione di applicazioni in grado di sfruttare le infrastrutture di calcolo di prossima generazione.

"Questo progetto mira a integrare, in modo fluido, risorse di calcolo e archiviazione dati, spaziando dai dispositivi periferici ai supercomputer, per arrivare fino ai computer quantistici - spiega Patrizio Dazzi, Direttore del Pervasive AI Laboratory e responsabile di progetto per l'Ateneo – Con NOUS vogliamo innovare il panorama europeo dei servizi cloud, operando come un fornitore di servizi Infrastructure-as-a-Service (IaaS)/Platform-as-a-Service (PaaS). L’idea di base è quella di incorporare in questi servizi i paradigmi del cosiddetto Edge computing e di tecniche di decentralizzazione che, riducendo notevolmente la necessità di trasferire ed elaborare i dati in un datacenter remoto, permettono di diminuire i tempi di latenza e di attesa. In questo modo NOUS contribuirà a migliorare in modo significativo le strategie e le metodologie europee di elaborazione dati".

Assieme a Dazzi, per l’Università di Pisa collaboreranno al progetto anche i professori Marco Danelutto, Massimo Torquati, Gabriele Mencagli, esperti di architetture e sistemi per il calcolo parallelo e distribuito.

Il progetto NOUS, avviato in questi giorni, interverrà su tre degli elementi fondamentali dei servizi Cloud europei: sulle Componenti di Calcolo, che svolgono un ruolo fondamentale nel potenziamento delle capacità di elaborazione; sulle Componenti Edge, che contribuiscono alla visione, caratteristica di NOUS, di inclusività nel flusso computazionale; e sulle Componenti di Archiviazione Dati, cruciali per gestire efficientemente grandi quantità di dati.

“NOUS adotta una strategia di ricerca a doppio binario – conclude Dazzi - I vari componenti saranno ampiamente studiati individualmente, con l'aspettativa di ottenere risultati significativi. Allo stesso tempo, collaboreremo per integrare questi componenti in un'architettura coerente”.

Architettura che sarà resa open source, promuovendo la collaborazione e consentendo ad aziende e organizzazioni di sfruttare le soluzioni innovative sviluppate da NOUS. Il progetto, infatti, è pensato per un futuro collaborativo e sono già previsti workshop e attività di collaborazione con realtà del calibro di Data Spaces Support Centre, Gaia-X, FIWARE e EOSC. Collaborazioni che saranno supportate da un consorzio solido, composto da 21 partner provenienti da 11 paesi europei, tra i quali l’Università di Pisa.

Venerdì, 09 Febbraio 2024 09:21

M’illumino di meno (anche in acqua)

Gestire l’impatto dell’inquinamento luminoso e acustico di laghi, fiumi e mari e difendere la biodiversità dei sistemi acquatici. Sono questi gli obiettivi del nuovo progetto AquaPLAN che ha preso il via nel 2024 con un finanziamento europeo di circa 2,6 milioni di euro. Per quattro anni sino al 2027, l’Università di Pisa coordinerà un partenariato internazionale con lo scopo di studiare gli impatti e suggerire soluzioni per mitigare questi tipi di inquinamento.

“Negli ultimi decenni sappiamo di più sugli impatti dell’inquinamento luminoso e acustico (Light and Noise Pollution - LNP) sulla biodiversità acquatica – spiega Elena Maggi docente di Ecologia al Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e coordinatrice del progetto - Tuttavia, non conosciamo ancora bene gli effetti combinati di questi fenomeni su larga scala e per lunghi periodi di tempo; grazie ad AquaPLAN vogliamo colmare questa lacuna”.

Il campo di azione di AquaPLAN è molto ampio, dal Mare del Nord al Mediterraneo, fino al Mar Rosso. Saranno studiate, ad esempio, le coste rocciose del Devon e della Cornovaglia nel sud-ovest del Regno Unito, zone caratterizzate da livelli contrastanti di inquinamento luminoso e acustico. Per determinare l’impatto a lungo termine sulle macroalghe e sulle piante acquatiche (come la Posidonia oceanica) saranno monitorati due habitat costieri lungo le coste toscane e liguri. Ancora più a sud, i livelli di inquinamento acustico e luminoso saranno valutati in città costiere come Eilat (Israele) e Aqaba (Giordania), caratterizzate da una popolazione di decine di migliaia di persone e da complessi industriali lungo i litorali, porti commerciali, militari e turistici per navi da diporto. Fiumi ed estuari saranno invece al centro delle indagini nei Paesi Bassi, dove si analizzerà in particolare il passaggio dei pesci migratori in riferimento a punti critici quali chiuse o sbarramenti. Non ultimi i laghi in Germania, dove verranno utilizzati sistemi video ad alta risoluzione combinati con strumenti di riconoscimento delle immagini ad alto rendimento attraverso l’uso di Intelligenza Artificiale, per monitorare i movimenti dello zooplancton.

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Il team del progetto al Museo di Storia Naturale dell'Ateneo in occasione del kick-off meeting

L’avvio ufficiale di AquaPLAN (Aquatic Pollution from Light and Anthropogenic Noise: Management of Impacts on Biodiversity) è avvenuto il 24 e 25 gennaio all’Università di Pisa. Il progetto sarà sviluppato da un consorzio composto da 13 partner provenienti da cinque Stati membri dell’UE (Italia, Spagna, Paesi Bassi, Germania, Irlanda), tre paesi associati a Horizon Europe (Norvegia, Israele, Regno Unito) e un partner associato proveniente da un Paese Terzo (Australia). Il partenariato vede la collaborazione di cinque istituti/centri di ricerca, sei università e due imprese private.

Il Dipartimento di informatica dell’Università di Pisa in prima linea nel progetto di sviluppo di una moderna architettura per i servizi Cloud europei, NOUS. I ricercatori pisani, infatti, saranno impegnati nello sviluppo di componenti software avanzati per il Cloud computing e la sua evoluzione “decentralizzata”, l’edge computing, che innova il paradigma originale dei servizi Cloud, così da renderli più accessibili, sicuri e performanti.

Il focus principale dell'Università di Pisa è concentrato sullo sviluppo di modelli di programmazione avanzati per l'edge computing, ispirati dal framework FastFlow (https://github.com/fastflow/fastflow) e dai principi che ne stanno alla base. In sostanza, l'obiettivo è creare soluzioni che semplifichino e rendano efficace ed efficiente la programmazione di applicazioni in grado di sfruttare le infrastrutture di calcolo di prossima generazione.

"Questo progetto mira a integrare, in modo fluido, risorse di calcolo e archiviazione dati, spaziando dai dispositivi periferici ai supercomputer, per arrivare fino ai computer quantistici - spiega Patrizio Dazzi, Direttore del Pervasive AI Laboratory e responsabile di progetto per l'Ateneo – Con NOUS vogliamo innovare il panorama europeo dei servizi cloud, operando come un fornitore di servizi Infrastructure-as-a-Service (IaaS)/Platform-as-a-Service (PaaS). L’idea di base è quella di incorporare in questi servizi i paradigmi del cosiddetto Edge computing e di tecniche di decentralizzazione che, riducendo notevolmente la necessità di trasferire ed elaborare i dati in un datacenter remoto, permettono di diminuire i tempi di latenza e di attesa. In questo modo NOUS contribuirà a migliorare in modo significativo le strategie e le metodologie europee di elaborazione dati".

Assieme a Dazzi, per l’Università di Pisa collaboreranno al progetto anche i professori Marco Danelutto, Massimo Torquati, Gabriele Mencagli, esperti di architetture e sistemi per il calcolo parallelo e distribuito.

 

Team UNIPI progetto NOUS sito

Il team UniPi all'interno del progetto NOUS - Da sinistra: Massimo Torquati, Patrizio Dazzi, Gabriele Mencagli, Marco Danelutto

 

Il progetto NOUS, avviato in questi giorni, interverrà su tre degli elementi fondamentali dei servizi Cloud europei: sulle Componenti di Calcolo, che svolgono un ruolo fondamentale nel potenziamento delle capacità di elaborazione; sulle Componenti Edge, che contribuiscono alla visione, caratteristica di NOUS, di inclusività nel flusso computazionale; e sulle Componenti di Archiviazione Dati, cruciali per gestire efficientemente grandi quantità di dati.

“NOUS adotta una strategia di ricerca a doppio binario – conclude Dazzi - I vari componenti saranno ampiamente studiati individualmente, con l'aspettativa di ottenere risultati significativi. Allo stesso tempo, collaboreremo per integrare questi componenti in un'architettura coerente”.

Architettura che sarà resa open source, promuovendo la collaborazione e consentendo ad aziende e organizzazioni di sfruttare le soluzioni innovative sviluppate da NOUS. Il progetto, infatti, è pensato per un futuro collaborativo e sono già previsti workshop e attività di collaborazione con realtà del calibro di Data Spaces Support Centre, Gaia-X, FIWARE e EOSC. Collaborazioni che saranno supportate da un consorzio solido, composto da 21 partner provenienti da 11 paesi europei, tra i quali l’Università di Pisa.

Il 18 febbraio il Club Alpino Italiano organizza un'escursione, riservata a studenti universitari.

Un percorso suggestivo per vedere Pisa e Lucca dall’alto del Monte Pisano. Il percorso parte dal paese di Ripafratta e arriva a San Giuliano Terme passando per la Rocca di Ripafratta e il Passo Croce, lungo il sentiero 00.

Leggi i dettagli

L'Università di Pisa partecipa alle celebrazioni del "Giorno del ricordo", organizzate da Regione Toscana e Comune di Pisa.

Venerdì 9 febbraio, dalle ore 10 alle ore 12.30, la Regione Toscana promuove l'iniziativa "Sulle tracce della storia. Viaggio sul confine orientale italiano" al Cinema La Compagnia di Firenze.

Sabato 10 febbraio il Comune di Pisa ha organizzato in vari luoghi della città una serie di iniziative per celebrare la ricorrenza.

Il Giorno del ricordo è la solennità civile nazionale, istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, per "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale" (art. 1 l. 92/2004).

Si svolgerà il 9 e 10 febbraio a Pisa l’evento conclusivo del progetto MyBreathingHeart, una collaborazione fra Università di Pisa, Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, Azienda sanitaria USL Toscana nord-ovest, e Fondazione Toscana Gabriele Monasterio, che ha coordinato il progetto, in seguito a un finanziamento della Regione Toscana. L’evento vedrà la partecipazione del D.G. della Fondazione Marco Torre, del Rettore dell’ateneo Pisano Riccardo Zucchi, della D.G. della AOUP Silvia Brani e della D.G. dell’USL Toscana nord-ovest Maria Letizia Casani.

Nella prima giornata del convegno, alle 9.30 presso le Officine Garibaldi in Pisa, verrà presentata una rassegna di contributi che il mondo della ricerca pisana ha recentemente portato in ambito medico, con applicazioni che vanno dal trattamento dei bambini affetti da sindrome autistica, allo studio del funzionamento di farmaci senza ricorrere a soggetti animali, e all’analisi automatica di elettrocardiogrammi con tecniche di AI.

Il pomeriggio sarà invece dedicato alla presentazione dei risultati del progetto, della nuova app per la misurazione a domicilio dei movimenti respiratori, e delle tecniche di analisi basate su AI per l’individuazione precoce di potenziali patologie. L’App, per smartphone Android, è di semplice utilizzo: una volta scaricata, guida il paziente indicando dove e per quanto tempo collocare lo smartphone sul torace. Attraverso i sensori integrati nel cellulare, l’App registra i segnali di movimento, eventuali accelerazioni o rallentamenti nel flusso respiratorio. I segnali raccolti vengono trasmessi ad un server accessibile ai clinici che, da remoto, grazie anche all’ausilio di strumenti di intelligenza artificiale, valutano i parametri. L’applicazione (non ancora disponibile sulla piattaforma Play Store) è stata testata su un campione di 270 pazienti fragili ed ha permesso di individuare anomalie cardiorespiratorie.

La mattina di sabato 10 sarà dedicata a un momento di formazione per specializzandi e dottorandi di area medica e biomedica-ingegneristica, mentre sabato pomeriggio fra le 15 e le 17.30 si terrà presso la Gipsoteca di arte antica in piazza S. Paolo all’Orto a Pisa, un evento di divulgazione aperto alla cittadinanza, con dimostrazioni pratiche di uso della nuova app, e la possibilità per i partecipanti di provarne il funzionamento.

 

mybreathingheartwebSi svolgerà il 9 e 10 febbraio a Pisa l’evento conclusivo del progetto MyBreathingHeart, una collaborazione fra Università di Pisa, Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, Azienda sanitaria USL Toscana nord-ovest, e Fondazione Toscana Gabriele Monasterio, che ha coordinato il progetto, in seguito a un finanziamento della Regione Toscana. L’evento vedrà la partecipazione del D.G. della Fondazione Marco Torre, del Rettore dell’ateneo Pisano Riccardo Zucchi, della D.G. della AOUP Silvia Brani e della D.G. dell’USL Toscana nord-ovest Maria Letizia Casani.

Nella prima giornata del convegno, alle 9.30 presso le Officine Garibaldi in Pisa, verrà presentata una rassegna di contributi che il mondo della ricerca pisana ha recentemente portato in ambito medico, con applicazioni che vanno dal trattamento dei bambini affetti da sindrome autistica, allo studio del funzionamento di farmaci senza ricorrere a soggetti animali, e all’analisi automatica di elettrocardiogrammi con tecniche di AI.

Il pomeriggio sarà invece dedicato alla presentazione dei risultati del progetto, della nuova app per la misurazione a domicilio dei movimenti respiratori, e delle tecniche di analisi basate su AI per l’individuazione precoce di potenziali patologie. L’App, per smartphone Android, è di semplice utilizzo: una volta scaricata, guida il paziente indicando dove e per quanto tempo collocare lo smartphone sul torace. Attraverso i sensori integrati nel cellulare, l’App registra i segnali di movimento, eventuali accelerazioni o rallentamenti nel flusso respiratorio. I segnali raccolti vengono trasmessi ad un server accessibile ai clinici che, da remoto, grazie anche all’ausilio di strumenti di intelligenza artificiale, valutano i parametri. L’applicazione (non ancora disponibile sulla piattaforma Play Store) è stata testata su un campione di 270 pazienti fragili ed ha permesso di individuare anomalie cardiorespiratorie.

La mattina di sabato 10 sarà dedicata a un momento di formazione per specializzandi e dottorandi di area medica e biomedica-ingegneristica, mentre sabato pomeriggio fra le 15 e le 17.30 si terrà presso la Gipsoteca di arte antica in piazza S. Paolo all’Orto a Pisa, un evento di divulgazione aperto alla cittadinanza, con dimostrazioni pratiche di uso della nuova app, e la possibilità per i partecipanti di provarne il funzionamento.

 

Sono 45 gli studenti e le studentesse internazionali in condizione di emergenza abitativa che, grazie al supporto dell’Università di Pisa e dell’Associazione Sante Malatesta, hanno trovato un alloggio temporaneo all’Ostello Safestay in via Corridoni a Pisa. I ragazzi e le ragazze sono stati accolti a Palazzo Vitelli dal rettore Riccardo Zucchi, dalla prorettrice per la coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio Enza Pellecchia e dal prorettore per la cooperazione e le relazioni internazionali Giovanni Federico Gronchi, assieme ad alcuni rappresentanti dell’Associazione Malatesta, Giuseppina Barsacchi, Elena Menchetti e Armando Massanisso.

Gli studenti, provenienti da paesi come Camerun, Marocco, Tunisia, Congo, Gabon, Iran ed Etiopia, sono arrivati a Pisa per frequentare i corsi di laurea dell’Ateneo pisano, ma hanno da subito incontrato molte difficoltà nel reperire soluzioni abitative adatte alla loro situazione, compresi i 14 tra loro che erano in attesa dell’assegnazione della borsa di studio e dell’alloggio presso le residenze del DSU. A novembre si sono rivolti all’Associazione Malatesta, l’associazione fondata nel 1999 da un gruppo di docenti dell’Università di Pisa con il proposito di fornire sostegno, anche finanziario, agli studenti stranieri iscritti alle istituzioni universitarie pisane e provenienti da paesi in difficoltà, al fine di favorire il loro inserimento nella vita universitaria e cittadina. Su segnalazione dell’Associazione e dopo una fruttuosa interlocuzione con il presidente Giuliano Colombetti, l’Ateneo di Pisa si è subito attivato su due fronti: come prima cosa ha svolto un’indagine sulle strutture ricettive di Pisa in grado di ospitare temporaneamente questi studenti, anche tramite la stipula di una convenzione ad hoc (decisivo in questo senso l’impulso del direttore generale Rosario Di Bartolo e della dottoressa Elena Perini, dirigente della Direzione Gare, Contratti e Logistica). Parallelamente, ha destinato una parte delle risorse provenienti dal 5x1000 che i contribuenti hanno donato all’Università di Pisa per la copertura dei costi degli alloggi.

Il risultato è stato che il 23 dicembre 35 studenti e studentesse – con l’attento coordinamento della vicepresidente dell’associazione Maria Elena Consorti e delle dottoresse Cristina Orsini e Laura Nelli dell’Ufficio Internazionale – sono potuti entrare nella struttura di via Corridoni (risultata la più adatta), dove stanno alloggiando in attesa di soluzioni definitive. Nel frattempo, 12 di loro hanno ottenuto l’assegnazione della borsa di studio e si sono potuti trasferire negli studentati, lasciando così il posto ad altri colleghi in difficoltà.

“L’alloggio offerto agli studenti internazionali è un esempio tangibile di come l’Università di Pisa metta in pratica i suoi valori, dimostrando che la solidarietà e l’attenzione alle necessità degli altri non conoscono confini – commenta il rettore Riccardo Zucchi – Questa iniziativa riflette il nostro impegno costante nell'essere un'istituzione che valorizza i talenti senza discriminazioni, incarnando i principi di apertura, inclusività e solidarietà. Siamo grati ai contribuenti che hanno scelto di destinare il 5x1000 all’Università di Pisa perché ci danno l’opportunità di concorrere concretamente a sostenere la vita di questi studenti e a costruire insieme una comunità universitaria che sia inclusiva, accogliente e rifletta la diversità del nostro mondo”.

“Ringraziamo sentitamente il rettore per aver voluto questo incontro, portando anche i saluti del nostro presidente, Giuliano Colombetti, che oggi non è potuto intervenire – hanno dichiarato i volontari dell’Associazione Sante Malatesta – La collaborazione con diversi uffici dell’Ateneo è stata negli anni continua e fruttuosa, citiamo ad esempio le Segreterie degli studenti e l’Ufficio Relazioni Internazionali, e noi speriamo che possa proseguire con altre efficaci e coordinate iniziative volte a superare gli ostacoli che interferiscono con il percorso universitario degli studenti stranieri, in particolare di quelli provenienti da paesi in difficoltà, di cui noi ci occupiamo per mandato statutario. Vi siamo profondamente grati per l’attenzione dedicata a questa speciale componente della vostra e nostra Università e speriamo di poter proseguire in una fattiva collaborazione affinché l’esperienza formativa di questi studenti presso l’Ateneo pisano sia per loro e per i loro paesi non solo proficua, ma anche felice”.

I ragazzi e le ragazze accolti a Palazzo Vitelli hanno portato le loro testimonianze e ringraziato tutti i presenti per l’aiuto ricevuto. Tra loro c’era Claude, che si è rivolto così al rettore: “Desidero innanzitutto esprimerle a nome mio e di tutto il gruppo di studenti e studentesse la nostra gratitudine per l’ospitalità che ci ha dato presso l’ostello Safestay, perché molti di noi non avevano un alloggio prima di quest’opportunità. Io vengo dal Camerun e sono studente della magistrale in Chimica Industriale. Ho scelto di proseguire il mio percorso universitario qui a Pisa perché è una laurea che, oltre alla necessaria formazione di base, dedica particolare spazio agli aspetti applicativi delle conoscenze chimiche e a discipline direttamente collegate alla produzione industriale. Molti degli argomenti trattati nel corso di Chimica industriale sono ovviamente studi di innovazione e in particolare sono rivolti alla sostenibilità ambientale, all’economia circolare, alla sostenibilità energetica e tutti questi argomenti come sappiamo saranno fondamentali in futuro per vincere le sfide globali che tutti noi ormai conosciamo. Una volta terminata la magistrale, il mio sogno è di creare un ponte tra il Camerun e l’Italia nel settore energetico per permettere ai due paesi di collaborare al fine di rispondere alle esigenze dei loro popoli e del mondo intero”.

Sono due le squadre di studenti dell’Università di Pisa che hanno partecipato a Parigi al Southwestern Europe Regional Contest (SWERC) 2023-2024, la gara di problem solving e programmazione che si è svolta nel Campus Pierre et Marie Curie della Sorbonne. Ottimo il risultato ottenuto dal team Volterra gng, formato da Taulant Arapi, Lorenzo Ferrari e Francesco Lugli, due matricole e uno studente del terzo anno, che si è piazzato al 7° posto ottenendo una medaglia di bronzo. L'altra squadra, flag[10], formata da Tommaso Dossi, Filippo Casarin e Valerio Stancanelli, si è classificata al 20º posto. Entrambe le squadre avevano come allenatore Rossano Venturini, professore del Dipartimento di Informatica.

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Le 108 formazioni che hanno partecipato al contest provenivano, oltre che dall'Italia, da Francia, Israele, Portogallo, Spagna e Svizzera. Grazie al risultato ottenuto, il team Volterra gng parteciperà all'ICPC European Championship a Praga, in cui 4 squadre si qualificheranno all'International Collegiate Programming Contest, la principale competizione mondiale di programmazione per le università di tutto il mondo.

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I partecipanti alla gara hanno avuto cinque ore per risolvere e implementare la soluzione del massimo numero di problemi tra i 13 proposti. Risulta vincitore chi ne risolve di più, più velocemente e con meno tentativi sbagliati: “L'esperienza che abbiamo vissuto a Parigi e non è limitata alla gara – hanno commentato i ragazzi al loro rientro – le SWERC offrono la possibilità di conoscere e confrontarsi con alcuni tra i migliori programmatori delle altre università. Per chi è interessato, sono anche un buon momento per mettersi in contatto con le aziende Tech che sponsorizzano l’evento".

Sono 45 gli studenti e le studentesse internazionali in condizione di emergenza abitativa che, grazie al supporto dell’Università di Pisa e dell’Associazione Sante Malatesta, hanno trovato un alloggio temporaneo all’Ostello Safestay in via Corridoni a Pisa. I ragazzi e le ragazze sono stati accolti a Palazzo Vitelli dal rettore Riccardo Zucchi, dalla prorettrice per la coesione della comunità universitaria e il diritto allo studio Enza Pellecchia e dal prorettore per la cooperazione e le relazioni internazionali Giovanni Federico Gronchi, assieme ad alcuni rappresentanti dell’Associazione Malatesta, Giuseppina Barsacchi, Elena Menchetti e Armando Massanisso.

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Gli studenti, provenienti da paesi come Camerun, Marocco, Tunisia, Congo, India, Iran ed Etiopia, sono arrivati a Pisa per frequentare i corsi di laurea dell’Ateneo pisano, ma hanno da subito incontrato molte difficoltà nel reperire soluzioni abitative adatte alla loro situazione, compresi i 14 tra loro che erano in attesa dell’assegnazione della borsa di studio e dell’alloggio presso le residenze del DSU. A novembre si sono rivolti all’Associazione Malatesta, l’associazione fondata nel 1999 da un gruppo di docenti dell’Università di Pisa con il proposito di fornire sostegno, anche finanziario, agli studenti stranieri iscritti alle istituzioni universitarie pisane e provenienti da paesi in difficoltà, al fine di favorire il loro inserimento nella vita universitaria e cittadina. Su segnalazione dell’Associazione e dopo una fruttuosa interlocuzione con il presidente Giuliano Colombetti, l’Ateneo di Pisa si è subito attivato su due fronti: come prima cosa ha svolto un’indagine sulle strutture ricettive di Pisa in grado di ospitare temporaneamente questi studenti, anche tramite la stipula di una convenzione ad hoc (decisivo in questo senso l’impulso del direttore generale Rosario Di Bartolo e della dottoressa Elena Perini, dirigente della Direzione Gare, Contratti e Logistica). Parallelamente, ha destinato una parte delle risorse provenienti dal 5x1000 che i contribuenti hanno donato all’Università di Pisa per la copertura dei costi degli alloggi.

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Il risultato è stato che il 23 dicembre 35 studenti e studentesse – con l’attento coordinamento della vicepresidente dell’associazione Maria Elena Consorti e delle dottoresse Cristina Orsini e Laura Nelli dell’Ufficio Internazionale – sono potuti entrare nella struttura di via Corridoni (risultata la più adatta), dove stanno alloggiando in attesa di soluzioni definitive. Nel frattempo, 12 di loro hanno ottenuto l’assegnazione della borsa di studio e si sono potuti trasferire negli studentati, lasciando così il posto ad altri colleghi in difficoltà.

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“L’alloggio offerto agli studenti internazionali è un esempio tangibile di come l’Università di Pisa metta in pratica i suoi valori, dimostrando che la solidarietà e l’attenzione alle necessità degli altri non conoscono confini – commenta il rettore Riccardo Zucchi – Questa iniziativa riflette il nostro impegno costante nell'essere un'istituzione che valorizza i talenti senza discriminazioni, incarnando i principi di apertura, inclusività e solidarietà. Siamo grati ai contribuenti che hanno scelto di destinare il 5x1000 all’Università di Pisa perché ci danno l’opportunità di concorrere concretamente a sostenere la vita di questi studenti e a costruire insieme una comunità universitaria che sia inclusiva, accogliente e rifletta la diversità del nostro mondo”.

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“Ringraziamo sentitamente il rettore per aver voluto questo incontro, portando anche i saluti del nostro presidente, Giuliano Colombetti, che oggi non è potuto intervenire – hanno dichiarato i volontari dell’Associazione Sante Malatesta – La collaborazione con diversi uffici dell’Ateneo è stata negli anni continua e fruttuosa, citiamo ad esempio le Segreterie degli studenti e l’Ufficio Relazioni Internazionali, e noi speriamo che possa proseguire con altre efficaci e coordinate iniziative volte a superare gli ostacoli che interferiscono con il percorso universitario degli studenti stranieri, in particolare di quelli provenienti da paesi in difficoltà, di cui noi ci occupiamo per mandato statutario. Vi siamo profondamente grati per l’attenzione dedicata a questa speciale componente della vostra e nostra Università e speriamo di poter proseguire in una fattiva collaborazione affinché l’esperienza formativa di questi studenti presso l’Ateneo pisano sia per loro e per i loro paesi non solo proficua, ma anche felice”.

I ragazzi e le ragazze accolti a Palazzo Vitelli hanno portato le loro testimonianze e ringraziato tutti i presenti per l’aiuto ricevuto. Tra loro c’era Claude, che si è rivolto così al rettore: “Desidero innanzitutto esprimerle a nome mio e di tutto il gruppo di studenti e studentesse la nostra gratitudine per l’ospitalità che ci ha dato presso l’ostello Safestay, perché molti di noi non avevano un alloggio prima di quest’opportunità. Io vengo dal Camerun e sono studente della magistrale in Chimica Industriale. Ho scelto di proseguire il mio percorso universitario qui a Pisa perché è una laurea che, oltre alla necessaria formazione di base, dedica particolare spazio agli aspetti applicativi delle conoscenze chimiche e a discipline direttamente collegate alla produzione industriale. Molti degli argomenti trattati nel corso di Chimica industriale sono ovviamente studi di innovazione e in particolare sono rivolti alla sostenibilità ambientale, all’economia circolare, alla sostenibilità energetica e tutti questi argomenti come sappiamo saranno fondamentali in futuro per vincere le sfide globali che tutti noi ormai conosciamo. Una volta terminata la magistrale, il mio sogno è di creare un ponte tra il Camerun e l’Italia nel settore energetico per permettere ai due paesi di collaborare al fine di rispondere alle esigenze dei loro popoli e del mondo intero”.

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