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Lunedì, 08 Maggio 2023 06:42

Manuale di diritto del lavoro

Copertina Manuale Diritto del lavoro P.AlbiIl professor Pasqualino Albi, ordinario di Diritto del Lavoro presso l’Università di Pisa, ha da poco pubblicato, per i tipi di Giuffè, il Manuale  di diritto del lavoro. Il volume, uscito a gennaio 2023, sarà presentato a Pisa in occasione del seminario "I principi costituzionali del lavoro" che si terrà mercoledì 10 maggio presso l’Aula Magna Storica della Sapienza. L'evento è organizzato da Dirpolis della Scuola Sant’Anna di Pisa e dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Pisa. Sarà presente l'autore. 

Di seguito una breve presetazione del manuale

 

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Il manuale affronta in modo completo i fondamentali snodi del diritto del lavoro contemporaneo, prestando attenzione alla sua evoluzione più recente, fortemente influenzata dai tumultuosi processi di globalizzazione economica, dall'avvento della rivoluzione digitale e dagli sconvolgimenti provocati dalla pandemia.

Prendendo le mosse dai principi costituzionali del lavoro, con linguaggio chiaro e lineare, si esamina, nella prima parte, il diritto sindacale e le molteplici manifestazioni della libertà sindacale nonché il conflitto collettivo. In questa parte, messi a fuoco i fondamenti della libertà sindacale, il manuale si sofferma sull'organizzazione sindacale, sulle rappresentanze sindacali nei luoghi di lavoro, sulla contrattazione collettiva, sul conflitto collettivo e, infine, sullo sciopero.

Nella seconda parte il manuale si concentra sul rapporto individuale di lavoro e, in particolare, sui seguenti temi: il lavoro subordinato e i suoi confini, la figura del datore di lavoro, la somministrazione di lavoro, l'appalto, il distacco, il trasferimento d'azienda, la liquidazione giudiziale, la disciplina antidiscriminatoria, i servizi per il lavoro, i rapporti di lavoro flessibili (contratto a termine, contratto a tempo parziale, contratto di lavoro intermittente, lavoro occasionale), le mansioni e l'inquadramento professionale, il luogo e il tempo della prestazione, il lavoro agile, gli obblighi del lavoratore (obblighi di diligenza, obbedienza, fedeltà), gli obblighi del datore di lavoro (obbligo di sicurezza, obbligo retributivo), i poteri del datore di lavoro (potere direttivo, potere di controllo, potere disciplinare), la sospensione del rapporto di lavoro (malattia, infortunio), l'estinzione del rapporto di lavoro (dimissioni, risoluzione consensuale, licenziamento individuale e collettivo, trattamento di fine rapporto), gli ammortizzatori sociali, il lavoro giovanile e la formazione professionale, le rinunce e le transazioni, la prescrizione, la decadenza.

L'opera, aggiornata alle più recenti modifiche normative e pronunce giurisprudenziali, contiene anche essenziali riferimenti bibliografici.

Ogni anno l'Università di Pisa celebra l'anniversario della Battaglia di Curtatone e Montanara (29 maggio 1848 ), uno degli episodi simbolo del Risorgimento. Con la cerimonia l'Ateneo  ricorda il coraggio dei membri del Battaglione Universitario Toscano, che partirono volontari per andare a combattere sui campi lombardi.

Tra di loro 384 studenti e 30 docenti dell'Ateneo pisano che il 22 marzo 1848, nell’Aula Magna della Sapienza, divenuta “storica” proprio in memoria di quella riunione, decisero di accorrere in appoggio alle truppe piemontesi impegnate contro l’esercito austriaco. Il sacrificio di molti di loro, dei quali diversi non ancora ventenni, guidati da Ottaviano Fabrizio Mossotti, docente di Fisica matematica e Meccanica celeste, si impose all’opinione pubblica del tempo e il loro esempio divenne subito uno dei simboli del rinnovamento morale e civile del Paese.

Le celebrazioni nel corso degli anni

2022 – 174° anniversario

 2021 – 173° anniversario

2020 – 172° anniversario

 2019 – 171° anniversario

2018 – 170° anniversario

2017 – 169° anniversario

2016 – 168° anniversario

2014 – 166° anniversario

2013 – 165° anniversario

2012 – 164° anniversario

Anche gli scribi antichi che esercitavano la loro arte sui papiri di Ercolano utilizzavano diversi tipi di griglie per delimitare lo specchio di scrittura. La prima conferma scientifica di questa consuetudine, di cui gli autori classici ci avevano tramandato notizia, si deve ai risultati del gruppo di lavoro del Progetto ERC Advanced Grant 885222-GreekSchools (https://greekschools.eu/), coordinato dal professor Graziano Ranocchia (nella foto a lato) del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa, e dedicato all’analisi con tecniche avanzate dei papiri carbonizzati di Ercolano, custoditi presso la Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli. Lo studio che ha portato a questa importante scoperta è presentato sulla rivista “Scientific Reports”, pubblicata da “Nature portfolio”.

La pubblicazione, frutto della collaborazione di fisici, chimici e papirologi, ha evidenziato per la prima volta la presenza di vari tipi di griglie nei rotoli librari greci dell’antichità. Era già noto dagli autori classici che gli scribi antichi utilizzavano a questo scopo un righello e una rondella di piombo, la quale strofinata sulla superficie del papiro lasciava un’esile traccia appena visibile, che serviva a tracciare i confini dello specchio di scrittura. Mai finora ne era stata evinta traccia nei numerosissimi papiri a noi pervenuti dall’antichità, al punto che i moderni studiosi si sono arrovellati per decenni sul significato di tali testimonianze. Gli esperimenti di macro-fluorescenza a raggi X a scansione eseguiti su papiri ercolanesi della Biblioteca Nazionale di Napoli dal team del dottor Paolo Romano, dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale del Cnr (Cnr-Ispc) di Catania, e dei Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare hanno fornito la prova sperimentale della correttezza di queste informazioni. Grazie alla strumentazione portatile sviluppata in Cnr-Ispc con il progetto MUR PON IR SHINE, sono stati rivelati per la prima volta diversi tipi di griglie costituite da linee di piombo disposte in senso ortogonale al fine evidente di delimitare spazi intercolonnari, colonne, intercolunni e singole linee di scrittura.

“Si tratta di una scoperta sensazionale per la papirologia, – afferma il professor Graziano Ranocchia – ora abbiamo conferma di quanto prima potevamo solo immaginare. È inoltre finalmente dimostrato che la sistematica inclinazione delle colonne di scrittura nei rotoli letterari, la cosiddetta Legge di Maas, era un fatto estetico intenzionale degli scribi antichi, e non un segno di mancata accuratezza grafica, come è stato da alcuni ipotizzato”.

“Lo sviluppo di strumentazioni e metodi non invasivi per l’analisi in situ sta portando importanti avanzamenti nella diagnostica dei beni culturali, – continua la dottoressa Costanza Miliani, direttrice del Cnr-Ispc – in particolare lo scanner XRF sviluppato da Ispc-Cnr per la piattaforma di accesso MOLAB dell’infrastruttura di ricerca E-RIHS permette di rivelare informazioni preziose sulla composizione chimica e la distribuzione degli elementi grazie a sensibilità e risoluzione spaziale senza pari, come per le ultra-tracce di piombo residuale delle line di scrittura dei papiri di Ercolano”.

Grande soddisfazione è stata espressa anche dalla direttrice della Biblioteca Nazionale di Napoli, la dottoressa Maria Iannotti, che fin dall’inizio del suo mandato ha fortemente creduto nella necessità di stringere collaborazioni con università ed enti di ricerca per la valorizzazione dell’ingente patrimonio dell’Istituto da lei guidato, il quale comprende, oltre ai papiri, un’importante collezione di manoscritti antichi e incunaboli e, tra gli altri, importanti autografi di Giacomo Leopardi e Benedetto Croce: “Questo è un nuovo inizio per gli studi concernenti le nostre collezioni e un modello di cooperazione istituzionale da estendere ad altri casi dello stesso genere. A mio giudizio, la conservazione e la ricerca devono andare di pari passo e devono comunicare tra di loro a vantaggio sia dell’una che dell’altra”.

Questa collaborazione, che vede la Biblioteca Nazionale di Napoli per la prima volta cobeneficiaria di un progetto finanziato dalla Commissione Europea, è rafforzata anche dalla recente sottoscrizione di apposite convezioni sia con il Cnr-Ispc, sia con l’Università di Pisa.

“Da quando il Dipartimento da me guidato ha deciso di ospitare il Progetto GreekSchools – conclude la direttrice del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, la professoressa Roberta Ferrari (nella foto a lato) – le occasioni di collaborazione istituzionale e di visibilità pubblica delle nostre attività di ricerca sono notevolmente aumentate, anche con l’attrazione di altri progetti finanziati e il recente importante riconoscimento ministeriale del Dipartimento di Eccellenza 2023-2027, che con il Progetto CECIL si propone come avanguardia nel contrasto all’impoverimento linguistico”.

Primi italiani e quarti europei, i professori Paolo Ferragina e Giovanni Manzini dell’Università di Pisa hanno ricevuto il “Paris Kanellakis Theory and Practice Award”, il premio internazionale istituito nel 1996 che è considerato per rilievo nel campo dell’informatica secondo solo al Premio Turing, di fatto il Nobel della disciplina. Il prestigioso riconoscimento, assegnato ogni anno dall'Association for Computing Machinery (ACM), viene attribuito per "specifici risultati teorici che hanno avuto un impatto significativo e dimostrabile sulla pratica dell'informatica”. Tra i passati vincitori ci sono gli inventori della crittografia a chiave pubblica, dei codici a correzione di errore usati per le trasmissioni video, e degli algoritmi per il sequenziamento del DNA. I professori Ferragina e Manzini sono stati premiati per l’invenzione dell’FM-index, con risultati scientifici che hanno rivoluzionato la compressione dati e le applicazioni dell’informatica alla genomica.

Oltre ai due docenti del Dipartimento di Informatica, il premio è stato assegnato anche a Michael Burrows, ricercatore inglese che lavora a Google.

Nel 1994 Michael Burrows e David Wheeler (scomparso nel 2004) hanno pubblicato un articolo che descriveva un rivoluzionario algoritmo di compressione dati basato su una trasformata reversibile dell'input. Questa trasformata, in seguito chiamata "Burrows-Wheeler Transform", è stata utilizzata, per esempio, come elemento fondante del compressore bzip2, oggi parte di tutte le distribuzioni Linux. Nel 2000 Paolo Ferragina e Giovanni Manzini hanno esteso il risultato di Burrows e Wheeler con nuove tecniche algoritmiche, mostrando come costruire un “indice compresso”, in seguito chiamato FM-index dalle iniziali dei due ricercatori, che supportava ricerche veloci nel testo usando uno spazio asintoticamente uguale a quello dei migliori compressori noti. Fino ad allora si riteneva impossibile non incorrere in una significativa penalità in spazio per ottenere ricerche veloci: l'FM-index ha smentito questa congettura aprendo la nuova area di ricerca nota con il nome di Strutture Dati Compresse. Oltre alla sua importanza teorica, la semplicità e l'efficacia dell’FM-index lo hanno reso una scelta molto diffusa per la realizzazione di strumenti software che lavorano su Big Data, con rivoluzionarie applicazioni nella genomica, come i tool BowTie e BWA che sono oggi gli strumenti più usati per l’allineamento di sequenze di DNA.

“Faccio i complimenti miei e dell’Università di Pisa ai professori Ferragina e Manzini – ha commentato il rettore Riccardo Zucchi – che con le loro ricerche contribuiscono al progresso della scienza, con un impatto diretto e concreto sulla crescita della società. Questo premio ha radici profonde, che derivano dalla grande tradizione e dai primati che l’Ateneo e Pisa vantano nell’informatica, a partire dalla Calcolatrice Elettronica Pisana (la CEP) di metà anni Cinquanta del secolo scorso, dal primo corso di laurea italiano in Informatica e dal primo collegamento alla rete Internet in Italia. Anche oggi il settore informatico pisano conferma di saper raccogliere e rilanciare le sfide del futuro, con un un prestigio che ci viene riconosciuto in tutto il mondo, grazie alla capacità di abbinare una ricerca di avanguardia con una didattica di qualità ai vari livelli della formazione, dalla laurea triennale al dottorato di ricerca”. 

“Il premio – ha detto il professor Giovanni Manzini - è un riconoscimento agli studi nei settori della compressione dati e dei motori di ricerca, sui quali la comunità italiana è sempre stata all’avanguardia e ha espresso negli anni risultati scientifici molto apprezzati a livello internazionale. Questa tradizione ha ispirato e nutrito le nostre ricerche di inizio anni 2000 e tutta la nostra attività di ricerca successiva”. 

“Il premio – ha aggiunto il professor Paolo Ferragina - è frutto di una ricerca che è nata ed è stata condotta in Italia, in un ambiente fertile di iniziative e collaborazioni, quale il nostro Dipartimento di Informatica. Speriamo che questo riconoscimento sia di stimolo per i giovani ricercatori e per le future generazioni di studenti che sceglieranno Pisa per i loro studi informatici”.

Paolo Ferragina e Giovanni Manzini sono ordinari di Algoritmi al Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa. 

Il professor Ferragina ha conseguito la laurea in Scienze dell’Informazione nel 1992 e il dottorato di ricerca in Informatica nel 1996 nell’Ateneo pisano. Nel biennio 1997-98 è stato post-doc al Max Planck Institut fur Informatik in Germania. Dal 2007 è professore ordinario all'Università di Pisa, ricoprendo anche vari ruoli istituzionali: prorettore per la Ricerca applicata e l’Innovazione, direttore del dottorato regionale di ricerca in Informatica, prorettore per l’Informatica. Nel 2019 è stato insignito dell'Ordine del Cherubino dall’Ateneo pisano.

Il professor Manzini ha conseguito la laurea in Matematica all’Ateneo pisano e il diploma della Scuola Normale Superiore di Pisa nel 1988. Nel 1995 ha ottenuto il diploma di perfezionamento in Matematica alla Scuola Normale Superiore. Successivamente ha insegnato all'Università di Torino e all’Università del Piemonte Orientale. È professore ordinario dal 2006, e docente dell'Università di Pisa dal 2021.

Giovedì, 04 Maggio 2023 10:25

Campi estivi nei Musei dell'Ateneo

In occasione delle vacanze estive il Sistema Museale di Ateneo apre alle bambine e ai bambini le porte del Museo della Grafica, della Gipsoteca di Arte Antica, dell’Orto e Museo Botanico e del Museo degli Strumenti di Fisica – Ludoteca Scientifica, per settimane all’insegna del gioco, tra arte, scienza, natura e sport.

I campi sono realizzati con personale interno e in collaborazione con CUS Pisa Junior, che a sua volta propone varie attività sportive nei suoi campi estivi, sempre in sinergia con i nostri musei.

Leggi i dettagli: https://www.sma.unipi.it/2023/05/campi-estivi-sma-2023/ 

Anche presso il Museo di Storia Naturale saranno organizzati dei campi estivi.

I campi sono realizzati con personale interno e in collaborazione con Feronia Guide Ambientali.

Leggi i dettagli: https://www.msn.unipi.it/it/eventi/campi-estivi-al-museo-2023/ 

Ranocchia GrazianoAnche gli scribi antichi che esercitavano la loro arte sui papiri di Ercolano utilizzavano diversi tipi di griglie per delimitare lo specchio di scrittura. La prima conferma scientifica di questa consuetudine, di cui gli autori classici ci avevano tramandato notizia, si deve ai risultati del gruppo di lavoro del Progetto ERC Advanced Grant 885222-GreekSchools (https://greekschools.eu/), coordinato dal professor Graziano Ranocchia (nella foto a lato) del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa, e dedicato all’analisi con tecniche avanzate dei papiri carbonizzati di Ercolano, custoditi presso la Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli. Lo studio che ha portato a questa importante scoperta è presentato sulla rivista “Scientific Reports”, pubblicata da “Nature portfolio”.

La pubblicazione, frutto della collaborazione di fisici, chimici e papirologi, ha evidenziato per la prima volta la presenza di vari tipi di griglie nei rotoli librari greci dell’antichità. Era già noto dagli autori classici che gli scribi antichi utilizzavano a questo scopo un righello e una rondella di piombo, la quale strofinata sulla superficie del papiro lasciava un’esile traccia appena visibile, che serviva a tracciare i confini dello specchio di scrittura. Mai finora ne era stata evinta traccia nei numerosissimi papiri a noi pervenuti dall’antichità, al punto che i moderni studiosi si sono arrovellati per decenni sul significato di tali testimonianze. Gli esperimenti di macro-fluorescenza a raggi X a scansione eseguiti su papiri ercolanesi della Biblioteca Nazionale di Napoli dal team del dottor Paolo Romano, dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale del Cnr (Cnr-Ispc) di Catania, e dei Laboratori Nazionali del Sud dell’INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare hanno fornito la prova sperimentale della correttezza di queste informazioni. Grazie alla strumentazione portatile sviluppata in Cnr-Ispc con il progetto MUR PON IR SHINE, sono stati rivelati per la prima volta diversi tipi di griglie costituite da linee di piombo disposte in senso ortogonale al fine evidente di delimitare spazi intercolonnari, colonne, intercolunni e singole linee di scrittura.

griglie papiri

(a, c) mappa di distribuzione del piombo ottenuta tramite imaging MA-XRF su due superfici di papiro di 8,7×8,4 cm2 e di 6,9×5,7 cm2. Su concessione del Ministero della Cultura (credito fotografico: Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, Napoli - Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale); (b, d) Immagine infrarossa a 950 nm. Le linee rosse indicano i bordi di ogni colonna, intercolunnio e linea di scrittura. Su concessione del Ministero della Cultura (credito fotografico: Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III”, Napoli - Brigham Young University, Provo).

“Si tratta di una scoperta sensazionale per la papirologia, – afferma il professor Graziano Ranocchia – ora abbiamo conferma di quanto prima potevamo solo immaginare. È inoltre finalmente dimostrato che la sistematica inclinazione delle colonne di scrittura nei rotoli letterari, la cosiddetta Legge di Maas, era un fatto estetico intenzionale degli scribi antichi, e non un segno di mancata accuratezza grafica, come è stato da alcuni ipotizzato”.

“Lo sviluppo di strumentazioni e metodi non invasivi per l’analisi in situ sta portando importanti avanzamenti nella diagnostica dei beni culturali, – continua la dottoressa Costanza Miliani, direttrice del Cnr-Ispc – in particolare lo scanner XRF sviluppato da Ispc-Cnr per la piattaforma di accesso MOLAB dell’infrastruttura di ricerca E-RIHS permette di rivelare informazioni preziose sulla composizione chimica e la distribuzione degli elementi grazie a sensibilità e risoluzione spaziale senza pari, come per le ultra-tracce di piombo residuale delle line di scrittura dei papiri di Ercolano”.

Ferrari RobertaGrande soddisfazione è stata espressa anche dalla direttrice della Biblioteca Nazionale di Napoli, la dottoressa Maria Iannotti, che fin dall’inizio del suo mandato ha fortemente creduto nella necessità di stringere collaborazioni con università ed enti di ricerca per la valorizzazione dell’ingente patrimonio dell’Istituto da lei guidato, il quale comprende, oltre ai papiri, un’importante collezione di manoscritti antichi e incunaboli e, tra gli altri, importanti autografi di Giacomo Leopardi e Benedetto Croce: “Questo è un nuovo inizio per gli studi concernenti le nostre collezioni e un modello di cooperazione istituzionale da estendere ad altri casi dello stesso genere. A mio giudizio, la conservazione e la ricerca devono andare di pari passo e devono comunicare tra di loro a vantaggio sia dell’una che dell’altra”.

Questa collaborazione, che vede la Biblioteca Nazionale di Napoli per la prima volta cobeneficiaria di un progetto finanziato dalla Commissione Europea, è rafforzata anche dalla recente sottoscrizione di apposite convezioni sia con il Cnr-Ispc, sia con l’Università di Pisa.

“Da quando il Dipartimento da me guidato ha deciso di ospitare il Progetto GreekSchools – conclude la direttrice del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica, la professoressa Roberta Ferrari (nella foto a lato) – le occasioni di collaborazione istituzionale e di visibilità pubblica delle nostre attività di ricerca sono notevolmente aumentate, anche con l’attrazione di altri progetti finanziati e il recente importante riconoscimento ministeriale del Dipartimento di Eccellenza 2023-2027, che con il Progetto CECIL si propone come avanguardia nel contrasto all’impoverimento linguistico”.

Pisa - C’è un nuovo gioco da tavolo per spiegare ai bambini (e non solo) le sfide della sostenibilità. Si chiama Ecoesione e a idearlo sono stati i ricercatori dell’Università di Pisa che lo presenteranno a conclusione dell’omonimo progetto finanziato dal Ministero dell’Ambiente. L’appuntamento è il 5 maggio dalle 10 al Dipartimento di Economia e Management (Via Cosimo Ridolfi, 10); chi vuole, dalle 17 alle 19, potrà anche provare il gioco.

 

Alla giornata saranno presenti il professore Simone D’Alessandro dell’Università di Pisa, i veri autori del gioco Ecoesione, Tobia Teardo e gli altri ragazzi del Golem’s Lab ed Ennio Bilancini, esperto di gamification, direttore del GAME Science Research Center dell’IMT Lucca, insieme a rappresentanti delle istituzioni e delle associazioni: Mara Cossu del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Laura Greco di A Sud, Alessio Di Addezio di Legambiente e Giulio Marcon di Fondazione Finanza Etica.

 

“Abbiamo sviluppato due versioni del gioco, una semplificata e gratuita che sarà distribuita nelle scuole elementari e medie e una più avanzata destinata anche agli adulti che vogliamo realizzare a partire da una campagna di crowdfunding che lanceremo nelle prossime settimane”, dice Simone D’Alessandro referente del progetto.

La versione base di Ecoesione è un gioco di carte strategico con due mazzi, uno rappresenta le risorse esauribili come gas, carbone e petrolio, l’altro il tipo di società che si vuole costruire a partire da quelle stesse risorse: vince chi ne riduce il consumo o lo azzera. La logica della versione del gioco più avanzata è la stessa, solo che in questo caso c’è una plancia da tavolo e il ventaglio delle scelte strategiche è maggiore.

“La cosa interessante è che all'inizio le risorse sembrano infinite – continua D’Alessandro - poi invece, rapidamente, si esauriscono, il che è un po’ quello che stiamo vivendo: da una società che ha ottenuto il suo benessere grazie all’uso dei combustibili fossili dobbiamo in fretta trovare modi alternativi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile”.

Il 5 maggio sarà infine anche l’occasione per presentare un altro risultato del progetto Ecoesione. Si tratta di un toolkit online che permette agli utenti di costruire ipotetiche politiche ambientali e sociali e testarne gli impatti. Su questa piattaforma è stato lanciato il concorso “Crea la tua Italia sostenibile”. Sulla base di indicatori sia sociali e che ambientali, una giuria di esperti ha selezionato i cinque migliori scenari che i partecipanti alla giornata del 5 maggio voteranno scegliendo quello più desiderabile per il nostro futuro. Il vincitore o la vincitrice riceverà in premio una scatola completa del gioco da tavola Ecoesione.

I successi economici delle aziende delle economie emergenti come Cina o India si legano spesso con la violazione dei diritti umani. E’ questo quanto emerge da uno studio dell’Università di Pisa pubblicato su Business & Society, la rivista di punta dell’associazione internazionale per gli studi su impresa e società (IABS).

 

La ricerca ha riguardato 245 imprese provenienti da 8 paesi in via di sviluppo (Brasile, Cina, India, Malesia, Messico, Russia, Sudafrica e Tailandia) osservate dal 1992 al 2012. Il campione è composto da imprese leader che fanno parte del ranking Forbes Global 2000 come, ad esempio, la brasiliana Vale Corp, la cinese China Construction Bank, l’indiana Tata Motors o la Russa Gazprom.

 

“Abbiamo imparato che i cattivi nel mercato non sono necessariamente gli anelli più deboli, ma gli anelli più forti, quelli con le migliori performance economiche – commenta la professoressa Elisa Giuliani del Dipartimento di economia e management dell’Università di Pisa che ha coordinato lo studio – ma abbiamo anche verificato l’importanza delle norme nel regolare il comportamento di impresa: ridurre i cosiddetti governance gap dei governi è un passo fondamentale per disciplinare il mondo delle imprese e promuovere un capitalismo più responsabile”.

 

Dallo studio emerge che in media un raddoppio della prestazione economico finanziaria rispetto alle imprese globali dello stesso settore aumenta la probabilità di commettere abusi di circa il 25%. Gli abusi rilevati sono stati 366 di cui il 47% sono contro i lavoratori, 52% contro le comunità e solo l’1% contro consumatori. Le violazioni riguardano ad esempio i diritti del lavoro, cioè la mancanza di salari giusti, il lavoro minorile, la schiavitù moderna, la poca sicurezza e le discriminazioni sul lavoro, ma anche il diritto alla vita, alla salute, come nel caso di aziende che inquinano, sino all’uccisione di sindacalisti o attivisti.

 

“Alcune aziende dei paesi in via di sviluppo sono diventate leader mondiali nei loro settori, superando anche le principali concorrenti che provengono dalle cosiddette economie avanzate, questo però è accaduto a scapito dei diritti umani - continua Giuliani – Esistono però dei correttori che possono mitigare questo effetto se non anche invertire la tendenza, in primo luogo le norme di diritto nei paesi dove queste aziende vanno ad investire e secondariamente la presenza di un codice di autoregolamentazione aziendale in materia di diritti umani, che spesso le aziende adottano anche per mantenere una legittimità nel mercato globale, ma che può anche essere usato come strumento interno di pressione normativa”.

 

La ricerca da questo punto di vista ha ribaltato il pensiero dominante sull’argomento, ovvero che le imprese violino i diritti umani soprattutto quando sono costrette a prendere decisioni rischiose per aumentare le scarse performance economico-finanziarie, una visione che ha spesso relegato il problema alle aziende meno performanti e più marginali del capitalismo contemporaneo.

 

“L’evidenza empirica a supporto di questa visione teorica però è piuttosto inconcludente - ricorda Giuliani - I risultati di questo studio offrono spunti per ribaltare questa teoria e, almeno per il nostro campione, suggeriscono che sono invece le imprese di successo a violare maggiormente i diritti umani, questo perché sono disposte a tutto pur di restare al top della scala competitiva globale, assumendosi anche il rischio di essere sanzionate o dal sistema giuridico o dal mercato attraverso un danno reputazionale”.

 

“Ma questo risultato – chiarisce Giuliani - non è necessariamente limitato alle imprese nei paesi emergenti, questo studio non vuole puntare il dito contro queste regioni. Infatti, già nel 2010, un altro studio, tra i pochissimi ad oggi esistenti, mostrava come le imprese occidentali più esposte a comportamenti illegali fossero proprio quelle di maggior successo economico-finanziario. Il nostro studio rafforza quindi questa prospettiva con nuova evidenza e nuove interpretazioni teoriche.”

“In sintesi – conclude Giuliani - c’è una irresponsabilità sociale da parte delle grandi aziende di successo che ci impone un ripensamento del modello di capitalismo contemporaneo, che trascende il paese di origine di queste grandi imprese globali”.

 

La responsabilità e irresponsabilità sociale d’impresa, la misurazione delle performance sociali delle imprese e le strategie di legittimità delle imprese multinazionali sono fra gli interessi di ricerca della professoressa Giuliani, prima autrice del lavoro pubblicato su Business & Society. Giuliani, attuale prorettrice per la sostenibilità e l’Agenda 2030 dell’Università di Pisa, nel 2017 Giuliani ha fondato il centro di ricerca REMARC (Responsible Management Research Center) che dirige presso il Dipartimento di Economia e Management. Al centro sono affiliati anche gli altri due autori dell’articolo: Andrea Vezzulli, professore di Economia Applicata all’Università degli Studi dell’Insubria, e Federica Nieri, ricercatrice senior in Economia e Gestione delle Imprese dell’Ateneo pisano.

 

Llink all’articolo scientifico:

https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/00076503221144994

 

Giovedì 4 maggio, alle ore 15.00, nell'aula magna nuova del Palazzo "La Sapienza", si terrà il convegno dal titolo "La prima vittima. Pace, guerra, poteri segreti", organizzato dal Dipartimento di Scienze politiche e dal Centro Interdisciplinare Scienze per la Pace (CISP) dell’Università di Pisa.

A partire dal detto secondo cui la verità è la prima vittima della guerra, il convegno si propone di analizzare le strategie di controllo del discorso pubblico che accompagnano le guerre contemporanee. I relatori sono Stefania Maurizi e Nico Piro, due giornalisti di fama internazionale che hanno dedicato le loro inchieste e i loro libri a questi temi.

Ricordiamo, in particolare di Stefania Maurizi “Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e Wikileaks” (Chiarelettere, 2021), e di Nico Piro “Maledetti pacifisti. Come difendersi dal marketing della guerra” (People, 2022).

Per partecipare è richiesta la prenotazione a questo link: https://pretix.eu/teledidatticalibera/primavittima/.

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