Finanziamenti europei alla ricerca: attivato un servizio di supporto per il Consolidator Grant 2024
L'Università di Pisa sostiene le ricercatrici e i ricercatori, di qualsiasi nazionalità, che vogliono presentare una proposta progettuale per il bando ERC Consolidator Grant 2024, scegliendo l’Ateneo pisano come istituzione ospitante e lo fa offrendo loro un apposito servizio di supporto.
Il Consolidator Grant dell’European Research Council è uno dei più prestigiosi finanziamenti della Commissione Europea e per questo è altamente competitivo. Il finanziamento è destinato a ricercatrici e ricercatori nella fase intermedia della loro carriera scientifica (possono partecipare dopo 7 anni dal conseguimento del dottorato), al fine di rafforzare i loro gruppi di ricerca e perseguire attività di ricerca innovativa su argomenti e mediante metodologie di loro scelta.
Il servizio proposto da UNIPI sarà realizzato da un’agenzia di consulenza e consiste in un processo di revisione ampio ed interattivo sul Curriculum Vitae e sul profilo scientifico del proponente (PI, Principal Investigator), sull'idea progettuale e sulla sua presentazione.
Gli interessati hanno tempo fino all’11 settembre 2023 per presentare la propria candidatura applicando al bando Consolidator@UNIPI pubblicato sul sito di Ateneo.
Al servizio, si legge nel bando, potranno accedere un massimo di 15 candidati selezionati da un’apposita commissione. L'elenco degli ammessi sarà pubblicato entro il 25 settembre 2023 in modo da poter attivare il servizio entro la fine di settembre e quindi essere pronti per sottomettere la proposta per il bando l’ERC Consolidator Grant entro la scadenza del 12 dicembre 2023.
Per saperne di più: Consolidator@UNIPI - Il bando per supportare la tua partecipazione all'ERC COG
Alla Conferenza SIGIR di Taiwan assegnato il Best Paper Award Honorable Mention a un articolo su Intelligenza Artificiale
Un nuovo metodo per valutare e prevedere l’efficacia di sistemi di Intelligenza Artificiale, come gli assistenti vocali, nel portare avanti una conversazione che soddisfi le aspettative dell’utente. È questo il focus dell’articolo premiato con l’ACM SIGIR 2023 Best Paper Award Honorable Mention alla recente conferenza SIGIR (Conference on Research and Development in Information Retrieval), svoltasi a Taiwan, che riunisce annualmente i maggiori esperti sia accademici che industriali di reperimento delle informazioni, la scienza alla base dei motori di ricerca. Il lavoro ha visto la collaborazione tra il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa, Università di Padova e CNR.
“I motori di ricerca - spiega Nicola Tonellotto, docente di ingegneria informatica al Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e coautore dell’articolo - si stanno evolvendo dal semplice scenario “domanda-risposte multiple” (i famosi 10 link blu) a uno scenario “conversazionale”, dove l’interazione è composta da molteplici scambi di domande e risposte. Un tipico esempio consiste nell’interazione tra umani e assistenti digitali, la cui implementazione si basa sovente su reti neurali “profonde”.
Nell’articolo è proposto un nuovo strumento per predire il successo di un assistente digitale nel rispondere alla prossima domanda in una conversazione, o per modificarne al volo il comportamento di un assistente digitale nel recuperare le informazioni per migliorare la qualità delle risposte elaborate.Il nostro modello matematico stima la “distanza semantica” tra una domanda e una risposta, e quindi valuta il sistema che risponde meglio alle richieste degli utenti”.
Il lavoro sull'interazione tra esseri umani e intelligenza artificiale è parte delle attività del Forelab, il laboratorio del Dipartimento che conduce ricerca all'avanguardia sulle tecnologie per il nuovo paradigma di società e industria 5.0.
Congresso SISVET: premiate due ricercatrici e una dottoranda del Dipartimento di Scienze Veterinarie
Nel corso del 76° Congresso SISVET, tenutosi a Bari nel mese di giugno 2023, sono stati assegnati importanti premi a due ricercatrici e a una dottoranda del Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università di Pisa.
Lucia De Marchi, ricercatrice, ha vinto il premio 2023 bandito dalla Società Italiana di Farmacologia e Tossicologia Veterinaria (SIFTVet) nell’ambito della Tossicologia Veterinaria, assegnato per il lavoro dal titolo “Will extreme weather events influence the toxic impacts of caffeine in coastal systems? Comparison between two widely used bioindicator species”. Chemosphere, 2022, 297:134069. doi: 10.1016/j.chemosphere.2022.134069.
Giulia Sala, anche lei ricercatrice, si è aggiudicata il premio 2023 bandito dalla Società di Clinica Medica Veterinaria (SICLIM-VET) nell’ambito della medicina degli animali da reddito, per la presentazione orale dal titolo "Can endogenous procalcitonin distinguish healthy calves from calves affected by bronchopneumonia?".
Francesca Bindi, dottoranda in Scienze Veterinarie, ha vinto il premio 2023 bandito dalla Società di Clinica Medica Veterinaria (SICLIM-VET) nell’ambito della medicina degli equini, per la presentazione orale dal titolo "Evaluation of a panel of oxidative stress biomarkers in healthy and colic horses: preliminary study".
Informatica: Gonfalone d’Argento a Paolo Ferragina e Giovanni Manzini
“E’ un grande orgoglio e un grande piacere consegnare oggi ai professori Paolo Ferragina e Giovanni Manzini la più alta onorificenza del Consiglio regionale, il Gonfalone d’argento; permettetemi anche di essere un po’ più orgoglioso ed emozionato perché il professor Ferragina, anzi Paolo, è un amico, è una persona piena di idee, sempre pronta a darti delle visioni di futuro brillanti per la nostra Toscana”. Così il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo, alla cerimonia in sala Gonfalone a palazzo del Pegaso, con i professori ordinari di Algoritmi al dipartimento di informatica dell’Università di Pisa, e primi italiani a vincere il prestigioso premio internazionale “Paris Kanellakis Theory and Practice Award”.
“Quello di oggi è un premio a tutta la scuola dell’informatica pisana, al nostro sistema della ricerca che è fondamentale per vincere le sfide del futuro. Quando con Toscana 2050 ci immaginiamo le traiettorie di futuro desiderabile, io penso proprio al lavoro che hanno fatto Ferragina e Manzini, che proprio a Pisa sono stati in grado di anticipare il futuro – ha continuato il presidente -. Come saprete, i professori Ferragina e Manzini, hanno ricevuto il premio internazionale, istituito nel 1996, che è considerato uno dei più prestigiosi nella disciplina, una sorta di Nobel che la Association for Computing Machinery attribuisce per ‘specifici risultati teorici che hanno avuto un impatto significativo e dimostrabile sulla pratica dell’informatica’. Sono i primi italiani della storia, e quarti europei in assoluto, a vincerlo”.
E con parole semplici, Mazzeo ha spiegato il perché di un simile traguardo: “Hanno vinto questo premio per aver ideato l’FM-Index, FM dalle loro iniziali; si tratta di un indice compresso, che supporta ricerche veloci nel testo usando uno spazio molto più piccolo, e prima di loro si pensava non fosse possibile fare una cosa del genere; per questo viene usato per i big data, ma soprattutto per la genomica, un’innovazione, come capite, straordinaria non solo nel campo delle campo delle strutture di dati compressi ma con tantissime applicazioni pratiche”.
I professori Paolo Ferragina e Giovanni Manzini con, al centro, il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo
Il presidente ha quindi spiegato che questo premio ha radici profonde, che derivano dalla grande tradizione e dai primati che l’Università di Pisa e Pisa vantano nell’informatica, a partire dalla Calcolatrice Elettronica Pisana di metà anni Cinquanta del secolo scorso, dal primo corso di laurea italiano in Informatica e dal primo collegamento alla rete Internet in Italia. “Ferragina e Manzini sono il presente e il futuro di questa storia, che noi Istituzioni abbiamo il compito di valorizzare e sostenere sempre di più – ha sottolineato -. Ma c’è un altro aspetto che vorrei sottolineare, nessuno dei due è pisano, nessuno dei due è toscano, ma entrambi si sono formati a Pisa, dove hanno trovato un ambiente stimolante in grado di far fiorire il loro talento e hanno poi scelto di vivere in Toscana: questa è la storia di tanti ragazzi, compresa la mia, che grazie alle nostre università, al nostro sistema di diritto allo studio e ai nostri centri di ricerca d’eccellenza, vengono nella nostra regione per formarsi e spesso restano”. “Noi dobbiamo essere orgogliosi di questo, la Toscana deve e può diventare un hub dell’innovazione – ha concluso Mazzeo – L’hi-tech genera occupazione anche futura, sviluppo, vitalità culturale, ma anche più opportunità, servizi e diritti per tutte e tutti. Ed è questo il modello di Toscana che vogliamo, il futuro desiderabile di Toscana 2050”.
Una Toscana che ha accolto i premiati, come hanno tenuto a sottolineare, ricevendo con commozione il Gonfalone d’argento. “Vivo in Toscana da quando ho 19 anni e posso dire che la qualità della vita è tra le più alte – ha affermato Manzini – ho ricevuto molto da questa regione e, grazie a questo riconoscimento, ho in qualche modo la conferma che sto anch’io restituendo qualcosa alla comunità che mi ha accolto”.
“In fondo siamo due migranti della conoscenza – ha ribadito Ferragina – e se per noi Pisa è stata l’Università delle opportunità, noi abbiamo il compito di incoraggiare i giovani che intendano intraprendere questi percorsi di ricerca, credendo nei loro sogni e al tempo stesso stando con i piedi saldi a terra”.
In fondo, negli anni 2000 non si pensava possibile ridurre lo spazio dei dati e fare ricerca, mentre Ferragina e Manzini ci hanno creduto, e la loro scoperta, applicata alla biologia per il sequenziamento del Dna, porta a tanti risultati, anche nel campo delle malattie rare.
Presenti alla cerimonia in Consiglio regionale Giuseppe Iannaccone, Prorettore dell’Università di Pisa (Unipi); Francesco Barachini, Unipi; Mauro Ferrari, direttore della Fondazione TechCare e direttore del Festival della Robotica; i familiari dei premiati: Maria Rinaldi, Davide e Miriam Manzini.
Fonte: Ufficio Stampa del Consiglio regionale della Toscana
Mobilità sostenibile: EcoGeko, spin-off UniPi, partner tecnologico del Comune di Livorno
Sarà la piattaforma di premialità GoodGo, realizzata da EcoGeko, spin-off dell’Università di Pisa, il motore tecnologico di “Bike&walk2beach”, il contest del Comune di Livorno lanciato con l’intento di incentivare gli spostamenti a piedi o in bicicletta tra i cittadini che vanno al mare presso i cinque stabilimenti balneari della città che hanno aderito all’iniziativa che si svolgerà dal 1° al 31 agosto: Lido, Onde del Tirreno, Roma, Pancaldi e Nettuno.
Scaricando l’app di EcoGeko, i clienti dei cinque stabilimenti potranno partecipare ad una competizione che permetterà loro di accumulare dei crediti ogni volta che si recano al mare a piedi o in bicicletta. Alla fine del mese, chi lo avrà fatto più volte, si aggiudicherà il premio che ogni stabilimento balneare metterà in palio a proprie spese. Il primo premio sarà quasi per tutti un abbonamento gratuito per il prossimo anno, in più i bagni Lido hanno anche previsto una gara per i non abbonati che invece si tradurrà in uno sconto sul biglietto di ingresso, sconto direttamente erogabile quest'anno.
Un momento della presentazione del contest 'Bike&walk2beach'
“Si tratta di una iniziativa probabilmente unica nel suo genere – ha dichiarato l’assessora alla Mobilità Giovanna Cepparello, durante la presentazione dell’iniziativa – che abbiamo pensato per cominciare a lanciare la ciclovia Tirrenica, attualmente in corso di realizzazione ma che l'anno prossimo sarà sostanzialmente pronta su tutto il litorale”.
Una vista della app GoodGo di EcoGeko srl
"Lo spin-off EcoGeko è impegnato nella promozione di una nuova cultura della mobilità orientata verso il rispetto per l'ambiente e i valori della sostenibilità che sempre più si stanno affermando nel nostro paese e anche a livello europeo – ha commentato Antonio Pratelli, professore presso il Dipartimento di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università di Pisa, uno dei soci fondatori dello spin-off accademico EcoGeko - Siamo costantemente impegnati a "fare innovazione" sia in termini di prodotto che di progetto, nel senso che quotidianamente lavoriamo per rendere la nostra suite di servizi e soluzioni tecnologiche sempre più performanti e in linea con le necessità del mercato, e - al tempo stesso - ci dedichiamo alla elaborazione di iniziative/progetti virtuosi e originali dal punto di vista dell'unicità delle idee realizzate. Ci auguriamo che il contest "Bike&Walk2Beach” realizzato in collaborazione con il Comune di Livorno possa aprire la strada a processi analoghi su scala nazionale”.
From the Mesolithic a history of adaptation to climate crisis
In the hottest summer in history, the semi-desert area of Los Monegros, Spain, provides us with an extraordinary story of adaptation and survival to climate changes around 6200 BC. A team of archaeologists from the University of Pisa engaged in the ‘MesoHistories’ project, directed by Niccolò Mazzucco, Professor at the University of Pisa and Javier Rey Lanaspa, archaeologist from the Government of Aragon, have found the traces.
“The scenario that is unfolding is of great interest not only archaeologically,” explains Professor Niccolò Mazzucco. “In almost a month of excavations at the site called ‘PBM’, located in Sariñena (Huesca, Spain), we have unearthed the remains of at least one hut, with post holes, four hearths in a pit, charred remains, some triangular and trapezoidal shape arrow heads, characteristic of the Mesolithic period, and a flint working area.
“This is the oldest site discovered in the Los Monegros area so far: an open-air encampment from the Mesolithic period, which takes us back to the time of the last nomadic hunters, gatherers, fishermen who lived here at a time of severe climatic crisis, one of the coldest and driest periods of the current geological era, the Holocene”, Professor Mazzucco continues. The remains found will help us understand how these human beings tried to adapt themselves to the new environmental condition brought about by what is referred to as event 8.2 ka, i.e., the abrupt cooling of 1-3 °C that affected a large part of the northern hemisphere about 8,200 years ago and lasted about 160 years”.
The investigation of the archaeological finds is still ongoing, but the first results of the pollen analyses tell us of an environment that was extremely different from that of today. The data, in fact, indicate that in that prehistoric period the excavation site would have been characterised mainly by a semi-open landscape, dominated by species such as cypress and juniper. In addition to this, a swamp appears to have been present in this corner of the current Los Monegros desert.
It was on its shores that the group of nomadic hunters, gatherers, probably small, had built their camp, for hunting mammals and birds, as evidenced by some bone remains found during the excavation and which tell us of a significant change in diet.
“Bird hunting was not very common and it is often difficult to document it archaeologically. In the case of ‘PBM’, the abundance of bird and small mammal bones found, might suggest a change in the diet of these hunters, gatherers and fishermen who had adapted to the new, harsher climatic conditions,” Niccolò Mazzucco concludes. “The increase in the number and type of prey hunted compared to a diet otherwise mainly based on hunting large ungulates, such as deer, wild boar, or wild goats, is often a reflection of an adaptation to new environmental conditions, to a change in the mobility and economic strategies of these groups. Although it is still too early to draw conclusions given that only laboratory analyses will be able to clarify the actual composition of the hunted species, ‘PBM’ is a site that may offer new insights into the interpretation of this last phase of life of European hunter-gatherer-fishermen, at the dawn of the Neolithic revolution, which a few centuries after 6200 BC brought new upheavals with the arrival of the domestication of animals and the beginning of agriculture.
The excavation campaign, which started in July, is the third one at the ‘PBM’ site, it is part of the ‘MesoHistories’ project, directed by Niccolò Mazzucco, Professor at the University of Pisa (Italy), and Javier Rey Lanaspa, archaeologist at the Government of Aragon. In the scientific group are Aitor Ruiz-Redondo, Professor at the University of Zaragoza and researcher at the University of Zaragoza, Ignacio Clemente Conte, researcher at IMF-CSIC, and Ermengol Gassiot from the Autonomous University of Barcelona. This third campaign involved the participation of students from the Universities of Pisa and Zaragoza and it lasted approximately three weeks, during which the excavation operations were concluded, defining more precisely the extent of the occupation and the activities carried out, as well as the collection of new samples for chronological and environmental analyses.
Follow the Instagram profile @mesohistories for updating on the PBM excavation.
Inaugurazione del Centro Matricolandosi per l’avvio delle immatricolazioni a Unipi
Partono giovedì 27 luglio le immatricolazioni ai corsi di laurea triennale e ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico dell’Università di Pisa per l’anno accademico 2023-2024, con procedura da poter svolgere interamente a distanza e informazioni sul portale https://matricolandosi.unipi.it/. Lo stesso giorno al Polo Fibonacci sarà aperto il Centro Matricolandosi, punto di riferimento per studenti e famiglie in cerca di informazioni sull’offerta didattica, sulle scadenze e sui servizi, oltre che di assistenza sulle procedure on line e orientamento sulla scelta del corso da seguire.
I colleghi giornalisti sono invitati per l’inaugurazione del Centro Matricolandosi, al Polo Fibonacci, alle ore 10,30.
Vittoria di esordio ai mondiali di calcio femminili, in squadra un'alumna Unipi
A festeggiare la vittoria 1-0 contro l’Argentina nella prima partita dei Mondiali di calcio femminile in Australia e Nuova Zelanda c’era anche un’alumna Unipi: Lucia Di Guglielmo, terzina titolare della Nazionale e della Roma fresca di scudetto, si è infatti laureata all’Università di Pisa in Chimica nel 2019.
Nata a Pisa nel 1997 da padre campano e madre sarda, la carriera di Lucia è sempre stata legata alla Toscana, dove ha indossato la maglia di diverse squadre. Ha iniziato a calcare i campi da giovanissima, unendosi alla Polisportiva ARCI Zambra, una società con sede a Cascina, in Provincia di Pisa.
Il suo amore per il calcio l’ha portata a giocare anche nelle squadre giovanili miste fino all’età di 14 anni, quando è passata al Valdarno, sua prima squadra completamente femminile. Con la maglia del Valdarno ha ottenuto notevoli successi, tra cui l’accesso alla Serie A2 nel 2012-2013.
Lucia ha continuato a crescere e a maturare come calciatrice, diventando una delle protagoniste del calcio femminile toscano. Ha seguito la sua squadra attraverso diverse evoluzioni e acquisizioni, come il passaggio al Castelfranco Calcio Femminile restando anche quando la squadra viene acquisita dall’Empoli. Con le azzurre ha conquistato la promozione in Serie A due volte e ha guidato la squadra con la fascia da capitano al braccio. Alla fine della stagione 2020-2021 Lucia è passata nella squadra di calcio femminile della Roma, firmando un contratto triennale.
La carriera di Lucia Di Guglielmo nella Roma è stata segnata da un trionfo storico: la conquista del primo Scudetto nella storia del club, il traguardo più alto di un percorso iniziato nel 2018, quando la squadra è stata fondata e iscritta alla prima Serie A Femminile gestita direttamente dalla FIGC.
La partecipazione della Roma alla UEFA Women’s Champions League è stata un altro segno del percorso di crescita della squadra, culminato con il record italiano di spettatori per una partita di calcio femminile allo Stadio Olimpico durante gli ottavi di finale contro il Barcellona. La sua ascesa nel calcio femminile italiano non è passata inosservata, e il suo talento è stato presto riconosciuto dalla Ct Milena Bertolini, che l’ha convocata per la nazionale maggiore. Il suo debutto ufficiale con l’azzurro è avvenuto il 24 febbraio 2021, durante le qualificazioni ai campionati europei 2022, nella partita contro Israele.
Lucia ha continuato a essere una presenza costante nella nazionale italiana, partecipando a diverse amichevoli e tornei internazionali, inclusa la prestigiosa Algarve Cup. La sua determinazione e la sua abilità sul campo l’hanno portata ad essere convocata anche per i Mondiali in Australia e Nuova Zelanda. Lucia è una calciatrice completa, in grado di giocare sia sulla fascia destra che su quella sinistra. È veloce nelle ripartenze e sa contribuire sia alla fase difensiva che a quella offensiva della squadra. La sua efficacia nei contrasti e la precisione nei passaggi hanno reso la sua presenza in campo fondamentale per molte vittorie della sua squadra.
Ma Lucia Di Guglielmo non è solo una calciatrice di talento, è anche una brillante studentessa. Dopo aver conseguito la laurea triennale in Chimica per l’industria e l’ambiente con 110 e lode, sta attualmente proseguendo il suo percorso con la laurea magistrale.
Studiare a Pisa: Claudia Polese
Ciao Claudia, cominciamo dai tuoi inizi all'Unipi. Perché hai scelto di studiare Ingegneria aerospaziale a Pisa?
Arrivando da un liceo scientifico, inizialmente ero molto affascinata dall’idea di studiare astrofisica. Sono cresciuta con il mito di Margherita Hack. Seguendo il mio eterno spirito da San Tommaso mi infiltrai alle lezioni di fisica, che non mi colpirono particolarmente, così alcuni amici più grandi di me mi convinsero a provare a seguire una lezione di ingegneria aeronautica. Lì trovai un ambiente totalmente diverso, pratico, che mi dette la sensazione di potermi impegnare in qualcosa che avrebbe avuto un impatto immediato nel mondo e di essere coinvolta in un settore sempre all’avanguardia nelle nuove tecnologie. Anche l’idea di poter lavorare sugli aerei ha fatto il suo lavoro, insieme alla mia passione per i viaggi. Ai tempi era già famoso il grande disegno in aula B11: “Vieni a Ingegneria, girerai il mondo”, e quando lo vidi dal vivo qualcosa scattò nella mia testa. Così decisi che quella sarebbe stata la mia strada.
Dopo la laurea per vari anni hai ricoperto il ruolo di ricercatrice nel nostro Ateneo. Raccontaci qualcosa della tua "vita da laboratorio".
Durante la tesi di laurea in Struttura aerospaziale con il professor Agostino Lanciotti (in foto, a sinistra) fui probabilmente la prima donna con una tesi sperimentale in laboratorio. Lì cominciai davvero a divertirmi: amavo unire l’aspetto teorico alle simulazioni e quell’aspetto meccanico che per me era faticoso era qualcosa di nuovo ma molto stimolante. All’inizio abbiamo dovuto prendere le misure con gli altri tecnici di laboratorio, che trovavano curioso vedere una ragazza avere a che fare con bulloni e presse idrauliche. Nel tempo abbiamo creato un gruppo di lavoro davvero affiatato, lavorando sotto la supervisione dei professori Lanciotti, Lazzeri, Cavallini, tanti tecnici di laboratorio e studenti di master e dottorato che si sono alternati negli anni, tutti ragazzi che oggi sono in giro per il mondo.
Sono stata orgogliosa di aver avuto la possibilità di partecipare allo sviluppo di un laboratorio decisamente unico. Quello che ci piaceva di più era il lavorare direttamente nel settore Ricerca e sviluppo con ditte aeronautiche, avendo contatti diretti con ingegneri, venendo coinvolti in progetti europei e consorzi internazionali, imparando a gestire proposte di progetto da punto di vista non solo tecnico, ma anche economico e finanziario. Per me è stato un momento davvero bella della mia vita, che mi ha arricchito su tanti livelli.
Durante il dottorato hai lavorato anche in Germania, di cosa ti occupavi?
Mi sono occupata di sviluppare, in collaborazione con Alenia Spazio di Torino, la tecnologia Friction Stir Welding. L’obiettivo finale era realizzare un prototipo di modulo per la stazione spaziale internazionale. Ho avuto l’opportunità di passare sei mesi pressi il German Aerospace Centre di Colonia (in foto, a destra), lavorando direttamente con il dottor Claudio Dalle Donne. Quella è stata un’esperienza di crescita notevole, con l’esposizione a un ambiente internazionale. Nello stesso istituto c’era anche la zona di addestramento astronauti dell’Agenzia Spaziale Europea, per cui ebbi la fortuna di incontrare anche personalità importanti come l’astronauta Paolo Nespoli, che si stava preparando per la sua prima missione.
Da 14 anni insegni alla Wits University di Johannesburg. Come ci sei arrivata e perché hai scelto di rimanerci?
Ci sono arrivata quasi per caso. Durante il periodo di post-doc mi sono trovata a chiedermi a quali possibilità potessero esserci all’estero. Quasi per gioco, con un mio studente di dottorato, abbiamo cercato su AcademicKeys i bandi. Wits è apparsa immediatamente in cima, con una scadenza per il giorno successivo. Mi feci convincere a mandare la domanda, anche se mi mancava qualche timbro. Dieci giorni dopo ero sul mio primo volo per Johannesburg per fare il colloquio.
Scesa dall’aereo, la prima cosa che mi sorprese fu il cielo: un blu incredibile, una luce accecante. Le persone sono cordiali, sorridenti. I miei colleghi sono stati da subito molto accoglienti. Nonostante abbia avuto nel tempo altre opzioni, la posizione da professore associato e la possibilità di vivere in un ambiente diverso mi ha conquistato. Il Sud Africa è un paese che dà tanto in termini di ricerca, sviluppo di nuovi laboratori e nuove tecnologie. Le possibilità di crescita in questi 14 anni sono state tante.
Il titolo di Cavaliere dell'Ordine della Stella d'Italia viene assegnato dal Presidente della Repubblica ad italiani all'estero che si sono distinti nella promozione dei rapporti di amicizia e collaborazione tra l'Italia e gli altri Paesi. Cos'ha significato per te essere insignita di questo titolo?
Quando mi ha chiamato la console generale Curnis per comunicarmelo mi sono venuti i brividi. Ero in macchina e lei mi ha chiesto “Claudia, sei seduta?”. Mi ha fatto estremamente piacere ricevere un riconoscimento per l’impegno che da anni impiego nello sviluppo di progetto comuni con università italiane ed europee e nel mantenimento di contatti con colleghi in giro per il mondo. Sentirsi dire dai tuoi genitori che sono orgogliosi di te, poi, è qualcosa che fa bene al cuore.
E ora la domanda di rito: se potessi tornare indietro nel tempo a quando eri una studentessa, che consiglio ti daresti?
Mi direi: “tieni duro”. Specialmente il primo anno è veramente difficile abituarsi a un ambiente così diverso dal liceo, trovarsi in un’aula con 365 studenti, ma se è quello che vuoi fare mettici impegno e i frutti arriveranno.
Segui le iniziative di Alumni, la comunità delle laureati e dei laureati Unipi, iscrivendoti alla newsletter.
Studiare a Pisa: Lapo Mori
Da giovane laureato in Ingegneria meccanica e ricercatore, Lapo è stato uno dei primi Team Leader dell'E-Team squadra corse. Entrato nel mondo della consulenza quasi per gioco, negli ultimi 15 anni ha vissuto tra Belgio, Thailandia e Stati Uniti supportando le industrie di oltre 40 paesi sui temi delle tecnologie innovative. Questa è la storia di Lapo Mori, consulente strategico nella sede di Denver della McKinsey & Company.
Lapo è uno dei protagonisti di "Vox Alumni", il podcast di Alumni che racconta le storie di laureate e laureati dell'Università di Pisa.
Ascolta "Ep. 10 | Dalle gare con l'E-Team a consulente McKinsey: Lapo Mori" su Spreaker.
Ciao Lapo, raccontaci un po’ dei tuoi anni a Pisa, tra gli studi, la ricerca e la gestione dell’E-Team.
Da sempre appassionato di materie scientifiche (nonostante abbia fatto il classico…) volevo trovare un lavoro che mi permettesse di usarle tutti i giorni. La scelta di ingegneria fu scontata. Ho svolto la mia triennale e specialistica a Pisa in Ingegneria Meccanica e poi ho fatto il mio PhD alla Northwestern University a Chicago.
Di ritorno a Pisa per un postdoc, ho svolto per un periodo anche il ruolo di Team manager e Direttore tecnico dell’E-Team Squadra Corse, che era allora agli albori del progetto. Si è trattata di un’esperienza molto diversa da tutte le altre vissute all’università. Per la prima volta, ho vissuto un vero lavoro di gruppo in un’atmosfera molto simile alle start-up, fatta di grandi ambizioni, nessuna ricetta per risolvere i problemi, inventiva e improvvisazione, passione. Cose che mi sono poi trovato ad usare spesso nel mio lavoro.
Come sei passato dal mondo della ricerca a quello della consulenza strategica, e di cosa ti occupi esattamente?
Ci sono arrivato per puro caso. Quando ero all’università non sapevo nemmeno cosa fosse la consulenza. Ho preparato i colloqui seguendo il consiglio di un amico di esplorare questa strada come un modo per fare esperienza e poi andare nell’industria. Sono entrato con l’idea di restare qualche anno o fino a quando mi fossi divertito…Qualche anno sono diventati oltre dodici e continuo a divertirmi.
Mi occupo di molti settori ma in generale aiuto aziende nei settori della chimica, estrazione mineraria, agricoltura, metalli, carta, a migliorare la loro produzione, supply chain e sostenibilità utilizzando nuove tecnologie, per lo più legate ad analisi avanzate, big data, e automazione.
Negli ultimi quindici anni hai vissuto tra Europa, Asia e Stati Uniti, lavorando in oltre quaranta paesi. Quali sono, secondo la tua esperienza, i pro e i contro di trasferirsi all’estero per lavoro?
Fare esperienze all’estero è l’unico modo per capire come collaborare con aziende e persone che hanno una cultura diversa. Data la globalizzazione di tutti i settori, non credo che sia un’opzione, ma una necessità. Detto questo, vivere all’estero non è certamente la scelta giusta per tutti, ma consiglio per lo meno di sperimentare e decidere in base ai fatti e non a preconcetti.
Per chiudere, la domanda che facciamo a tutti: se potessi tornare indietro nel tempo a quando eri uno studente, quale consiglio ti daresti?
Non ho un solo consiglio ma due. Il primo è fare un periodo all’estero. Durante l’università l’unico obiettivo era lo studio e non ho mai considerato un periodo all’estero perché lo vedevo come una perdita di tempo. Solo più tardi ho capito che queste esperienze aiutano a crescere in un modo che non si misura con i mesi guadagnati o persi. Il secondo è esplorare discipline che non hanno niente a che vedere con quella di studio. Durante l’università, per esempio, non avevo idea che finanza e intelligenza artificiale sarebbero state materie che avrei usato molto più della progettazione nell’ambito in cui mi sono trovato a lavorare.
Segui le iniziative di Alumni, la comunità delle laureati e dei laureati Unipi, iscrivendoti alla newsletter.